[Nonviolenza] Telegrammi. 2176



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2176 del 24 novembre 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. La prima radice di ogni violenza

2. Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre

3. Hic et nunc, quid agendum

4. One Billion Rising: Dal 25 novembre al 14 febbraio

5. Umberto Santino: Giovanni Orcel. Recuperare una storia collettiva

6. Umberto Santino: A cento anni dall'assassinio di Bernardino Verro

7. In memoria di Manfredo Bertini, di Anna Capponi, di Carlo Collodi, di Annie Lee Cooper, di Henryk  Grossman, di Prosper-Olivier Lissagaray, di Mazzino Montinari, di Sabatino Moscati, di John Rawls, di Giuseppe Sapienza, di Baruch Spinoza, di Laurence Sterne

8. Segnalazioni librarie

9. La "Carta" del Movimento Nonviolento

10. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. LA PRIMA RADICE DI OGNI VIOLENZA

 

L'oppressione maschilista e patriarcale e' la prima radice di ogni violenza.

E' la prima radice delle guerre e di tutte le uccisioni.

E' la prima radice del razzismo e di tutte le persecuzioni.

E' la prima radice dell'oppressione economica, sociale, politica.

E' la prima radice dell'oppressione ideologica.

E' la prima radice dell'organizzazione gerarchica, del sistema dello sfruttamento, del militarismo come metodo e come sistema.

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E' la prima radice perche' e' la violenza la piu' intima e la piu' contagiosa, la piu' elaborata e la piu' distruttiva, la piu' primordiale e la piu' celebrata, la piu' diretta e la piu' organizzata, la piu' vile e la piu' feroce.

E' la prima radice perche' e' la prima violenza concretamente agita.

E' la prima radice perche' e' la prima violenza strutturalmente imposta.

E' la prima radice perche' e' l'esperienza e il modello di riferimento per ogni altro rapporto sociale basato sull'ineguaglianza e la subordinazione, l'asservimento e la negazione dell'altrui dignita'.

E' la prima radice perche' e' fatta propria, propagandata e fin esaltata da tradizioni di pensiero e di azione cosi' antiche e pervasive da esser divenuta abito mentale per innumerevoli persone e popoli, culture e societa'.

E' la prima radice perche' e' cosi' violenta che gia' il solo denunciarla suscita sovente reazioni brutali e fin assassine.

L'oppressione maschilista e patriarcale e' la prima radice di ogni violenza.

*

Come e' possibile che l'umanita' si liberi dalla violenza se non si libera innanzitutto da questa prima violenza?

E come e' possibile ritenere che siano vie alla liberazione dell'umanita' ideologie e pratiche che mantengono questa prima violenza?

E come e' possibile lottare per la liberazione propria e comune se non si lotta innanzitutto contro questa violenza prima e fondante ogni altra?

Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare per la pace e i diritti umani.

Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare contro il razzismo ed ogni persecuzione.

Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare contro tutti i poteri criminali.

Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare in difesa della biosfera.

*

Poiche' l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice l'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani, l'umanita' spaccando in due, rendendone meta' vittima e meta' carnefice.

Poiche' l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice che una persona sia innanzitutto una persona, ed in quanto tale portatrice di diritti come ogni altra persona.

Poiche' l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice che la societa' sia alleanza tra pari, nega alla radice che persone diverse siano eguali in diritti e doveri, nega alla radice la pluralita' degli esseri umani ed il loro medesimo esser parte dell'unica umanita', nega alla radice la giustizia e la solidarieta' universale.

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Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta il principio che fonda ogni ingiustizia, ogni oppressione, ogni violenza.

Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta l'ordine che impone insieme il privilegio e l'esclusione, il rapporto servo-padrone, la configurazione di ogni legame sociale nella forma della relazione tra dominanti e dominati, la negazione della piena dignita' umana delle persone che il potere opprime.

Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta la perdita della pienezza dell'umanita' propria e dell'altrui.

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La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' quindi il primo dovere di ogni essere umano sollecito del pubblico bene.

La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' quindi il primo diritto di ogni essere umano sollecito della propria e comune dignita'.

La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' quindi il primo passo per contrastare la guerra, il razzismo, il fascismo. Il primo passo per la liberazione dell'umanita'.

La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' il primo compito a cui la nonviolenza ti chiama.

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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera. Una sola umanita', di persone tutte diverse l'una dall'altra e tutte eguali in diritti e dignita'.

Il 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, ci richiama a questa consapevolezza, a questo impegno, a questa urgente necessita': opporsi all'oppressione maschilista e patriarcale, e cosi' difendere i diritti di tutti gli esseri umani, e cosi' costruire la pace e la convivenza, la giustizia e la liberazione.

Con volto e con voce di donna, la nonviolenza e' in cammino.

 

2. REPETITA IUVANT. CONTRO TUTTI I TERRORISMI, CONTRO TUTTE LE GUERRE

 

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni uccisione e' un crimine.

Non si puo' contrastare una strage commettendo un'altra strage.

Non si puo' contrastare il terrorismo con atti di terrorismo.

A tutti i terrorismi occorre opporsi.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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La guerra e' il terrorismo portato all'estremo.

Ogni guerra consiste di innumerevoli uccisioni.

La guerra e' un crimine contro l'umanita'.

Con la guerra gli stati divengono organizzazioni terroriste.

Con la guerra gli stati fanno nascere e crescere le organizzazioni terroriste.

A tutte le guerre occorre opporsi.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Un'organizzazione criminale va contrastata con un'azione di polizia da parte di ordinamenti giuridici legittimi.

La guerra impedisce l'azione di polizia necessaria.

Occorre dunque avviare un immediato processo di pace nel Vicino e nel Medio Oriente che consenta la realizzazione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali, democratici, rispettosi dei diritti umani.

Occorre dunque che l'Europa dismetta ogni politica di guerra, di imperialismo, di colonialismo, di rapina, di razzismo, di negazione della dignita' umana di innumerevoli persone e di interi popoli.

Occorre dunque una politica europea di soccorso umanitario, di pace con mezzi di pace: la politica della nonviolenza che sola riconosce e promuove e difende i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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La violenza assassina si contrasta salvando le vite.

La pace si costruisce abolendo la guerra.

La politica della nonviolenza richiede il disarmo e la smilitarizzazione.

La politica nonviolenta richiede la difesa civile non armata e nonviolenta, i corpi civili di pace, l'azione umanitaria, la cooperazione internazionale.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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Si coalizzino tutti gli stati democratici contro il terrorismo proprio ed altrui, contro il terrorismo delle organizzazioni criminali e degli stati.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per l'indispensabile aiuto umanitario a tutte le persone ed i popoli che ne hanno urgente bisogno.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per contrastare le organizzazioni criminali con azioni di polizia adeguate, mirate a salvare le vite e alla sicurezza comune.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per la civile convivenza di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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Cominci l'Italia.

Cominci l'Italia soccorrendo, accogliendo e assistendo tutte le persone in fuga dalla fame e dall'orrore, dalle dittature e dalla guerra.

Cominci l'Italia cessando di partecipare alle guerre.

Cominci l'Italia uscendo da alleanze militari terroriste e stragiste come la Nato.

Cominci l'Italia cessando di produrre  armi e di rifornirne regimi e poteri dittatoriali e belligeranti.

Cominci l'Italia abrogando tutte le infami misure razziste ancora vigenti nel nostro paese.

Cominci l'Italia con un'azione diplomatica, politica ed economica, e con aiuti umanitari adeguati a promuovere la costruzione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali e democratici dalla Libia alla Siria.

Cominci l'Italia destinando a interventi di pace con mezzi di pace, ad azioni umanitarie nonviolente, i 72 milioni di euro del bilancio dello stato che attualmente ogni giorno sciaguratamente, scelleratamente destina all'apparato militare, alle armi, alla guerra.

Cominci l'Italia a promuovere una politica della sicurezza comune e del bene comune centrata sulla difesa popolare nonviolenta, sui corpi civili di pace, sulla legalita' che salva le vite.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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Ogni vittima ha il voto di Abele.

Alla barbarie occorre opporre la civilta'.

Alla violenza occorre opporre il diritto.

Alla distruzione occorre opporre la convivenza.

Al male occorre opporre il bene.

Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

3. REPETITA IUVANT. HIC ET NUNC, QUID AGENDUM

 

Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.

Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.

Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.

Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.

Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.

Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.

Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.

Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.

In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.

In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.

L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.

L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

4. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING: DAL 25 NOVEMBRE AL 14 FEBBRAIO

[Da Nicoletta Billi e Nicoletta Corradini del Coordinamento One Bilion Rising Italia (per contatti: nico at onebillionrising.org, nicolettabilli at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]

 

Il 25 novembre 2015, Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, One Billion Rising lancia la nuova campagna 2016 dando appuntamento agli eventi del prossimo 14 febbraio 2016.

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Cos'e' One Billion Rising

"Ci sono vagine in sala?", gridava nel 1994 Eve Ensler, e in tutto il mondo, negli anni che seguirono la prima rappresentazione de I monologhi della vagina, le donne rispondevano: "Si'!". Era un modo di affermare pubblicamente che i loro corpi erano pronti per la rivoluzione. Quello che e' cominciato come un'opera teatrale si e' trasformato in un movimento internazionale, il V-Day, nato con l'obiettivo di porre fine alla violenza contro le donne, sfidando le disparita' culturali, sociali, razziali ed economiche che gravano su piu' della meta' della popolazione mondiale. Nel 2013, Ensler ha fatto compiere al movimento un altro passo avanti grazie a One Billion Rising, riuscendo a far ballare insieme un miliardo di donne e uomini in oltre duecento paesi nel giorno di San Valentino, il 14 febbraio. Ancora nel 2014 e nel 2015 One Billion Rising ha continuato la sua battaglia con un'adesione crescente a livello globale, levando la sua voce contro la violenza sulle donne e aprendo un nuovo dibattito globale sui diritti, il razzismo, le disuguaglianze economiche e le guerre dichiarate sui corpi delle donne in tutto il mondo.

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La campagna One Billion Rising Revolution 2016

Grazie agli attivisti della manifestazione molte leggi sono cambiate negli anni, molti diritti ripristinati e molte opportunita' sono state aperte in diverse comunita' e nazioni, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Il 14 febbraio 2016 sara' il giorno del quarto appuntamento con One Billion Rising e il tema della rivoluzione continua, focalizzandosi sulle donne emarginate  con azioni sempre piu' audaci, coraggiose, creative e determinate.

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Ascolta, agisci, partecipa (Listen! Act! Rise!)

Portare l'attenzione al dramma dei profughi. La crudezza di questa realta' ci assedia da vicino, il mare e' esondato ovunque invadendo le nostre strade col suo carico di corpi offesi, vivi e morti, alimentando paure e con esse rabbia e diffidenza. Respingimento e repressione non potranno arrestare il popolo migrante: il suo non e' uno spostamento dovuto alla ricerca di una vita migliore, ma l'esodo disperato di chi tenta di salvare la propria vita.

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Un'alleanza globale contro la violenza

L'obiettivo diventa indagare e praticare esperienze civili e sociali nuove, improntate a politiche e forme di governo altre, che consentano di affrontare in maniera nuova gli impegni presi operativamente da chiunque si collochi nell'ambito del sociale, del politico, del culturale. C'e' uno scarto tra gli esseri umani e il mondo per come esso si e' venuto costruendo. Guardare questo scarto significa anche concepire strumenti di cambiamento per niente virtuali, al contrario, in grado di proporsi in un'interezza oggi persa, nella quale la vita di ogni singola persona sia considerata preziosa. Le donne possono e debbono prendersi cura del mondo e dei suoi abitanti. One Billion Rising si stringe in una alleanza globale con le donne e gli uomini di tutto il mondo con questo primario e irrinunciabile obiettivo.

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Adesioni e iniziative per il 25 novembre

One Billion Rising in collaborazione con Differenza Donna e l'adesione di D.I.RE, Emergency, Cgil, Terre des hommes, Federazione Nazionale Associazioni Scuole Danza Fnasd, ArciLesbica e molte altre associazioni e scuole, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, il 25 novembre, dara' vita ad eventi con letture, danze, flash mob in numerose citta' italiane, da Trieste a Pistoia, da Bergamo a Viareggio, da Trieste a Pavia, da Napoli a Parma, da Livorno a Modena. Migliaia di iniziative One Billion Rising avranno luogo anche in Europa e negli Stati Uniti, nonche' in India, nelle Filippine, in Messico e, per la prima volta, anche a Cuba, dove Eve Ensler ha portato in scena di recente I monologhi della vagina.

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Per maggiori informazioni e per aderire alla campagna: www.onebillionrising.org, www.facebook.com/obritalia

 

5. MEMORIA. UMBERTO SANTINO: GIOVANNI ORCEL. RECUPERARE UNA STORIA COLLETTIVA

[Dal sito del Centro Impastato di Palermo riprendiamo il seguente intervento.

Umberto Santino e' con Anna Puglisi il fondamentale animatore del "Centro Impastato" di Palermo, che come tutti sanno e' la testa pensante e il cuore pulsante del movimento antimafia. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000, 2010; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000; Dalla mafia alle mafie, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006; Mafie e globalizzazione, Di Girolamo Editore, Trapani 2007; (a cura di), Chi ha ucciso Peppino Impastato, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 2008; Breve storia della mafia e dell'antimafia, Di Girolamo Editore, Trapani 2008; Le colombe sulla rocca, Di Girolamo Editore, Trapani 2010; L'altra Sicilia, Di Girolamo Editore, Trapani 2010; Don Vito a Gomorra, Editori Riuniti, Roma 2011; La mafia come soggetto politico, Di Girolamo Editore, Trapani 2013; Dalla parte di Pollicino, Di Girolamo Editore, Trapani 2015. Su Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su "La nonviolenza e' in cammino", da ultimo nel supplemento "Coi piedi per terra" nei nn. 421-425 del novembre 2010. Il sito del Centro Impastato e' www.centroimpastato.com]

 

Il 14 ottobre la Cgil, il Centro Impastato e l'amministrazione comunale rappresentata dal vicesindaco Emilio Arcuri hanno ricordato Giovanni Orcel, il dirigente sindacale assassinato nel 1920, prima in corso Vittorio Emanuele, davanti alla lapide che lo ricorda, posta sulla facciata della Biblioteca regionale, all'incrocio con via Collegio Giusino, il luogo in cui fu ucciso, e successivamente nell'aula magna dell'Istituto tecnico industriale Vittorio Emanuele III.

Orcel, segretario della Fiom (Federazione italiana operai metallurgici), e' una delle figure piu' rappresentative di una stagione di lotte che si apri' nel primo dopoguerra, con le occupazioni delle terre e culmino' con le mobilitazioni operaie del 1919-1920, anni che sono passati alla storia come "biennio rosso". La Sicilia diede un contributo significativo, ma che ancor oggi viene ignorato dai libri di storia piu' diffusi. A Palermo la Fiom aveva duemila iscritti, in gran parte operai del Cantiere navale e della ferriera Ercta. In provincia c'era un forte movimento contadino, alla cui testa erano dirigenti prestigiosi come Nicolo' Barbato a Piana dei Greci, uno dei capi dei Fasci siciliani, Giuseppe Rumore e Nicolo' Alongi a Prizzi. La mafia, preoccupata per la crescita delle mobilitazioni, ricorse ancora una volta alla violenza, uccidendo nel gennaio del 1919 Giovanni Zangara, dirigente contadino e assessore socialista a Corleone, nel settembre dello stesso anno Giuseppe Rumore e nel febbraio del 1920 Alongi. Ma a reprimere le lotte contadine non c'era solo la mafia. Nell'ottobre del 1919 a Riesi le forze dell'ordine, capitanate dal commissario Messana, che ritroveremo negli anni '40, con la strage di Portella della Ginestra, spararono su una manifestazione di contadini, uccidendone undici. E sempre le forze dell'ordine nel luglio del 1920 a Randazzo aprirono il fuoco sui contadini, causando nove morti e vari feriti e sempre a luglio a Catania ci furono sette morti tra i partecipanti a un comizio dei dirigenti socialisti Maria Giudice e Giuseppe Sapienza (oggi vengono ricordati piu' per essere genitori della scrittrice Goliarda Sapienza, la cui opera e' stata riscoperta negli ultimi anni, che per la loro attivita' politica).

Orcel si muove sulla scena palermitana sperimentando una linea che si contrappone a quella dominante nel sindacato e nel Partito socialista, moderata e opportunista. La linea alternativa, che si potrebbe definire "proto comunista" (il foglio diretto da Orcel si intitolava prima "La dittatura operaia", poi "Dittatura proletaria"), si sviluppa ponendo accanto alle rivendicazioni operaie per le otto ore e i miglioramenti salariali temi piu' generali come il carovita. Mentre la violenza mafiosa miete altre vittime (a settembre del 1920 nella frazione Raffo di Petralia Soprana furono uccisi i consiglieri comunali socialisti Paolo Li Puma, parente di Epifanio, il dirigente contadino ucciso nel 1948, e Croce Di Gangi, il 3 ottobre a Noto cade il sindacalista socialista Paolo Mirmina) a Palermo nell'estate dello stesso anno il padronato ricorre a una raffica di licenziamenti e sospensioni in gran parte di aderenti alla Fiom. Nei primi di settembre gli operai occupano il Cantiere navale e avviano l'autogestione. Tra le produzioni c'e' una nave intitolata ad Alongi. A simboleggiare un progetto e una prassi unitaria di cui Alongi e Orcel sono i principali organizzatori. Nei giorni dell'occupazione il Cantiere, presidiato dal servizio d'ordine degli operai (le "guardie rosse"), e' aperto ai familiari degli operai e ai cittadini, per mostrare che la fabbrica piu' importante della citta' e' un patrimonio collettivo, oggi si direbbe un "bene comune": una indicazione che si potrebbe riprendere anche oggi, con il riproporsi della crisi del Cantiere.

Gli operai riescono a firmare un accordo con il padronato che non viene rispettato e Orcel, conclusa l'occupazione, e' isolato e attaccato come estremista e pensa di continuare la sua azione proponendosi come candidato alle elezioni provinciali. Il pugnale del sicario lo raggiunge la notte tra il 13 e il 14 ottobre. L'assassinio e' rimasto impunito, nonostante che si sia indicato come mandante un capomafia di Prizzi, Silvestro Gristina, probabile mandante anche dell'omicidio di Alongi. Il sicario di Orcel viene assassinato e anche il capomafia sara' ucciso. Si e' parlato di una "giustizia proletaria" a fronte di una giustizia negata. Per Orcel come per altri sindacalisti e militanti del movimento antimafia, non solo di quegli anni.

Nel corso delle iniziative per ricordare Orcel si e' detto che bisogna ricostruire una memoria che vada oltre le celebrazioni dei personaggi piu' noti ma riproponga una storia collettiva. Occorrono segni, come la lapide per Orcel o quella piu' volte proposta per i Fasci siciliani, da porre sulla facciata di palazzo Cefala', in via Alloro. dove il 22 maggio del 1893 si svolse il congresso dei Fasci, e strutture come il Memoriale-laboratorio della lotta alla mafia. E bisognerebbe rinnovare la toponomastica cittadina, in gran parte viceregia e monarchica. A Crispi, protagonista del Risorgimento ma pure massacratore dei Fasci, e' dedicato un monumento con la scritta "La monarchia ci unisce..." e gli sono intitolate strade e scuole. La scuola in cui il 14 ottobre scorso si e' svolto un incontro con docenti e studenti, e' dedicata a un sovrano sabaudo che ha gravissime responsabilita' nell'avvento del fascismo. L'Istituto vanta un rapporto storico con il Cantiere navale, ricordato dal preside e da un operaio del Cantiere, e ha elaborato un progetto per la sistemazione dello spiazzo davanti al Cantiere intitolato a Orcel. Non sarebbe piu' coerente con la sua storia e il suo impegno se sulla facciata dell'Istituto si ponesse la scritta: "Istituto tecnico industriale Giovanni Orcel gia' Vittorio Emanuele III"? A segnare un percorso e una scelta.

 

6. MEMORIA. UMBERTO SANTINO: A CENTO ANNI DALL'ASSASSINIO DI BERNARDINO VERRO

[Dal sito del Centro Impastato di Palermo riprendiamo il seguente articolo originariamente pubblicato nella cronaca di Palermo del quotidiano "La Repubblica" del 4 novembre 2015, con il titolo: "Il corleonese che sfido' la mafia. Bernardino Verro il sindaco dei contadini"]

 

"Picciotti, andate a casa... Fra poco piove e questi due passi li faccio da solo". Siamo a Corleone, e' il 3 novembre del 1915, sono passate le 15, il sindaco socialista Bernardino Verro e' uscito dal municipio, lo accompagnano due guardie municipali che gli fanno da scorta poiche' e' da molti anni nel mirino della mafia. A pochi metri dalla sua abitazione lo raggiungono dei colpi di rivoltella. Cade e un sicario per finirlo gli spara alla nuca. Cosi' muore uno dei protagonisti delle lotte contadine in Sicilia, avviate con i Fasci siciliani e continuate negli anni successivi.

Verro, che ha 49 anni, essendo nato nel 1866, ha avuto una vita avventurosa. Da ragazzo e' stato espulso dalle scuole del Regno, dopo ha trovato un posticino all'ufficio anagrafe bestiame del Comune ma e' stato licenziato per aver fondato nel 1892 un circolo radicale, "La Nuova Eta'". Stringe rapporti con i socialisti e nel settembre dello stesso anno fonda il Fascio dei lavoratori. Viene a sapere che agrari e mafiosi vogliono ucciderlo. Un mafioso lo avvicina e lo rassicura: a volerlo morto sono gli agrari, non i mafiosi. Nell'aprile del 1893 ha accolto l'invito di un "fratuzzo", cosi' si chiamavano i membri della mafia corleonese, di far parte dell'organizzazione mafiosa. E in un suo memoriale descrive la cerimonia di iniziazione: il giuramento, la puntura del dito, il sangue asciugato con un foglio di carta con il disegno di un teschio, che viene bruciato, lo scambio del bacio con i presenti. Ma la ragione che lo ha spinto a diventare "fratuzzo" e' solo il desiderio di aver salva la vita o c'e' dell'altro? Pensa di tirare dalla sua parte i mafiosi, che i nemici dei contadini alla loro prima esperienza significativa di lotta organizzata sono i proprietari terrieri e che la mafia sia una sorta di società di mutuo soccorso, anch'essa schierata contro gli agrari? Il Fascio e i fratuzzi hanno la stessa base sociale, formata soprattutto da contadini, e quindi e' possibile mettere in campo un fronte comune? Ha voluto vedere con i suoi occhi cos'e' la mafia del suo paese?

Quel che e' certo e' che nel corso del 1893, il grande sciopero agrario, cominciato ad agosto e che durera' fino a novembre, vede Bernardino Verro alla testa delle lotte, mentre i fratuzzi boicottano lo sciopero, organizzano il crumiraggio e le strade si dividono. I mafiosi se la legheranno al dito: lo considerano un traditore ma temono soprattutto le sue doti di organizzatore e meditano una vendetta che prima o poi trovera' l'occasione per essere eseguita.

Verro intanto assume un ruolo di primo piano nel movimento contadino e nella vita politica. Lo sciopero agrario che raccolse piu' di 50.000 persone, viene dopo il congresso del 31 luglio che delibero' i patti di Corleone, l'atto di nascita del sindacalismo contadino: per la prima volta si regola il rapporto tra datori di lavoro e lavoratori. Ma alla fine del 1893 e nei primi giorni del '94 il movimento dei Fasci si conclude nel sangue, con piu' di cento morti per mano delle forze dell'ordine, su ordine del capo del governo Francesco Crispi e dei campieri mafiosi. I Fasci vengono sciolti, Verro e gli altri dirigenti vengono processati e condannati. Rientra a Corleone dopo l'amnistia, costituisce la Federazione della terra che viene sciolta. Subisce un'altra condanna e si reca in America a predicare il verbo socialista. Al ritorno a Corleone fonda una cooperativa di consumo. Viene eletto al consiglio comunale. In seguito a una condanna per alcuni articoli pubblicati sul foglio "Lu Viddanu" va in esilio in Tunisia e a Marsiglia. Ritorna nei primi mesi del 1905. Nel giugno del 1906 fonda l'Unione agricola per gestire l'affittanza collettiva, che sostituisce il gabelloto mafioso con la cooperativa contadina. Intanto la mafia ha impugnato di nuovo le armi: nell'ottobre 1905 ha ucciso il contadino socialista Luciano Nicoletti, nel gennaio del 1906 Andrea Orlando, medico socialista, nel 1911 a S. Stefano Quisquina cadra' Lorenzo Panepinto, dirigente socialista. Ma i mafiosi non usano solo la violenza, fanno politica, controllano l'amministrazione di Corleone e la cassa rurale cattolica S. Leoluca. Verro denuncia le collusioni e il 6 novembre 1910 subisce un attentato. Successivamente, su accusa del cassiere dell'Unione, Angelo Palazzo, un personaggio borderline, Verro viene incriminato per aver falsificato delle cambiali e deve fare dieci mesi di carcere. Nel luglio del 1913 rientra in paese e con le prime elezioni a suffragio universale maschile, introdotto nel 1912, nel giugno del 1914 viene eletto consigliere comunale e sindaco. Per i mafiosi Verro sindaco e' molto piu' pericoloso del Verro organizzatore delle lotte contadine e che il clima sia cambiato e' evidente: dietro gli arresti e le proposte di ammonizione che cominciano a fioccare deve esserci la sua mano. Palazzo dichiara: Verro "si e' dato anima e corpo alla questura". La reazione mafiosa arrivera' il 3 novembre del 1915.

Tredici persone, tra cui Palazzo, vengono rinviate a giudizio come mandanti dell'assassinio, ma il processo, iniziato il 4 maggio del 1918, si conclude con la loro assoluzione, grazie anche al comportamento dell'accusa. Il pubblico ministero Edoardo Wancolle dichiara di condividere le tesi dei difensori degli imputati e abbandona l'accusa. Si replica il copione del processo agli imputati dell'assassinio di Panepinto. La sentenza di rinvio a giudizio diceva chiaramente che a Corleone c'e' la mafia, che quanto scrive Verro nel suo memoriale risponde al vero, che le modalita' del suo assassinio sono mafiose: "rimane evidente che siffatto delitto non fu consumato da comuni delinquenti, ma da delinquenti consci di poter contare se visti nell'altrui silenzio per quella potenza intimidatrice nascente da una organizzata associazione a delinquere". Ma la conclusione e': il delitto e' mafioso pero' gli imputati, tra cui figurano mafiosi notori, non lo hanno commesso.

La memoria di Verro ha stentato a farsi strada. Un busto collocato nel 1917 scomparve nel 1925, solo sessant'anni dopo e' stato collocato un altro busto ed e' stata posta una lapide sul luogo del delitto. Un nuovo busto e' stato collocato nella piazza principale di Corleone nel centenario dell'assassinio. Nel 1974 esce un libro di Salvatore Mangano, nel 1989 uno di Nonuccio Anselmo e nel 1994 Dino Paternostro ha ricostruito questa e altre storie di un'antimafia sconosciuta. A Verro dedicano pagine gli storici Francesco Renda, Giuseppe Carlo Marino, Salvatore Lupo, John Dickie. Chi scrive ha voluto raccontare queste vicende nella Storia del movimento antimafia, dai Fasci siciliani ai nostri giorni, ma ancora oggi gran parte di questa storia rimane sepolta dallo stereotipo secondo cui tutto sarebbe cominciato solo alcuni decenni fa e si sono formate classifiche e graduatorie, con vittime di serie A e di serie B. E Corleone, nonostante le lotte contadine siano continuate nel secondo dopoguerra con una grande partecipazione e hanno visto il sacrificio di Placido Rizzotto, negli ultimi anni e' diventata solo o soprattutto la patria di Riina e Provenzano, la location del Padrino. Il Centro antimafia, sorto nel 2000 con i migliori auspici, si e' arenato con l'elezione di sindaci che hanno ben poco da spartire con l'impegno antimafia. Per fortuna i giovani delle cooperative per l'uso sociale dei beni confiscati hanno dato nuove gambe alla memoria.

 

7. ANNIVERSARI. IN MEMORIA DI MANFREDO BERTINI, ANNA CAPPONI, DI CARLO COLLODI, DI ANNIE LEE COOPER, DI HENRYK GROSSMAN, DI PROSPER-OLIVIER LISSAGARAY, DI MAZZINO MONTINARI, DI SABATINO MOSCATI, DI JOHN RAWLS, DI GIUSEPPE SAPIENZA, DI BARUCH SPINOZA, DI LAURENCE STERNE

 

Ricorre oggi, 2 novembre, l'anniversario della scomparsa di Manfredo Bertini, della scomparsa di Anna Capponi, della nascita di Carlo Collodi, della scomparsa di Annie Lee Cooper, della scomparsa di Henryk  Grossman, della nascita di Prosper-Olivier Lissagaray, della scomparsa di Mazzino Montinari, della nascita di Sabatino Moscati, della scomparsa di John Rawls, della scomparsa di Giuseppe Sapienza, della nascita di Baruch Spinoza, della nascita di Laurence Sterne.

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Anche nel ricordo di Manfredo Bertini, di Anna Capponi, di Carlo Collodi, di Annie Lee Cooper, di Henryk  Grossman, di Prosper-Olivier Lissagaray, di Mazzino Montinari, di Sabatino Moscati, di John Rawls, di Giuseppe Sapienza, di Baruch Spinoza, di Laurence Sterne, proseguiamo nell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

 

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Nino Borsellino, Gli anticlassicisti del Cinquecento, Laterza, Roma-Bari 1979, pp. 158.

 

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

10. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2176 del 24 novembre 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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