[Nonviolenza] Telegrammi. 2104



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2104 del 12 settembre 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: Donne e uomini in cammino. Parole dette in piazza a Viterbo la mattina dell'11 settembre 2015

2. In memoria di Steve Biko, di Amilcar Cabral, di Florence Kelley, di Eugenio Montale

3. Verso la "Giornata internazionale della nonviolenza" del 2 ottobre

4. Movimento Nonviolento, Peacelink e Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo: Un appello per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele"

5. Verso la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne" del 25 novembre

6. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

7. Franco Restaino presenta le "Tre ghinee" di Virginia Woolf

8. Segnalazioni librarie

9. La "Carta" del Movimento Nonviolento

10. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: DONNE E UOMINI IN CAMMINO. PAROLE DETTE IN PIAZZA A VITERBO LA MATTINA DELL'11 SETTEMBRE 2015

[Ricostruite a memorie queste sono le cose essenziali dette la mattina dell'11 settembre 2015 a Viterbo a conclusione dell'iniziativa per la "marcia delle donne e degli uomini scalzi"]

 

1. Anche a Viterbo questa mattina abbiamo voluto camminare in solidarieta' con le donne e gli uomini in fuga dalla fame e dalle guerre, affinche' tutte e tutti siano accolti in Italia e in Europa.

Ed in questa nostra camminata viterbese, che si univa a quella di tante altre persona in tante altre citta' italiane che da ieri sera a questa sera aderiscono all'appello che promuove la "marcia delle donne e degli uomini scalzi", abbiamo voluto sostare in quattro luoghi in cui alcune lapidi e "pietre d'inciampo" ricordano i martiri della Resistenza, le vittime della Shoah, le persone massacrate dal nazifascismo.

Perche' noi crediamo che oggi occorre proseguire la lotta contro il nazifascismo, contro l'ordine dei lager, contro il totalitarismo genocida, contro il razzismo che nega l'eguaglianza di diritti e dignita' di tutti gli esseri umani.

E proseguire qui ed ora la lotta che fu della Resistenza significa lottare per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani; significa soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone in fuga dalla fame e dalle guerre; significa lottare per abolire tutte le infami e scellerate misure razziste che governi criminali hanno imposto nel nostro paese negli ultimi decenni; significa riaffermare la fedelta' alla Costituzione della Repubblica italiana; significa impegnarsi per salvare le vite, impegnarsi per la legalita' che salva le vite, impegnarsi per la democrazia che salva le vite, impegnarsi per la civilta' che salva le vite.

E la prima cosa che occorre ottenere e' che il Parlamento italiano legiferi immediatamente il riconoscimento del diritto di tutti gli esseri umani a giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese: con questo semplice provvedimento facendo cessare la strage oggi in corso nel Mediterraneo; con questo semplice provvedimento facendo scomparire il criminale mercato nelle mani delle mafie dei trafficanti schiavisti e assassini; con questo semplice provvedimento facendo tornare l'Italia al rispetto della Costituzione repubblicana, democratica, antifascista; facendo tornare l'Italia al rispetto della Dichiarazione universale dei diritti umani; facendo tornare l'Italia un paese civile, un luogo in cui sia possibile vivere senza vergogna, senza orrore.

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2. Ancora una volta torniamo ad affermare queste evidenti, fondamentali verita': che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; che il primo dovere e' salvare le vite; che vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Ancora una volta torniamo ad affermare che occorre opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, al razzismo e a tutte le persecuzioni, al maschilismo e a tutte le oppressioni.

Ancora una volta torniamo ad affermare che occorre soccorrere, accogliere, assistere ogni essere umano in pericolo; che ogni vittima ha il volto di Abele.

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3. E poiche' siamo a Viterbo torniamo a chiedere al Comune di Viterbo di adempiere agli impegni che il sindaco dichiaro' pubblicamente di sostenere oltre un anno fa in un incontro con il "Tavolo per la pace" cittadino: l'istituzione della consulta comunale delle persone immigrate; la cittadinanza onoraria alle bambine e ai bambini stranieri che vivono a Viterbo; atti amministrativi intesi a difendere e promuovere la vita, il rispetto della dignita' e i diritti democratici di tutte le persone che vivono a Viterbo.

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4. E poiche' siamo in Italia torniamo a chiedere al Parlamento italiano di legiferare immediatamente il riconoscimento del diritto di tutti gli esseri umani a giungere in modo legale e sicuro in Italia e quindi in Europa.

Torniamo a chiedere al Parlamento italiano di abrogare immediatamente tutte le antileggi razziste, incostituzionali, criminali e criminogene tragicamente e scelleratamente oggi vigenti in Italia.

Torniamo a chiedere al Parlamento italiano di riconoscere immediatamente il diritto di voto per le elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

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5. Occorre parlare chiaro: la migrazione in corso e' conseguenza delle guerre e della rapina che il Nord rapinatore del mondo commette ai danni del Sud rapinato; e' conseguenza delle guerre e della rapina che le classi ricche e potenti perche' violente e rapinatrici commettono ai danni delle classi sfruttate e dei popoli impoveriti, impoveriti perche' rapinati. Per far si' che ogni persona possa vivere una vita degna nei luoghi in cui e' nato ed ha i suoi affetti occorre che cessino le guerre e la rapina, occorre che ovunque prevalgano giustizia e liberta', responsabilita' e solidarieta', il diritto alla vita che e' il primo e il fondamentale di tutti i diritti.

Solidarieta' immediata, concreta e coerente con i migranti significa allora anche impegno contro la guerra e contro la rapina; impegno immediato, concreto e coerente per il disarmo e la smilitarizzazione; impegno immediato, concreto e coerente contro il razzismo, lo schiavismo, il maschilismo, la mafia, il colonialismo, l'imperialismo; contro il modo di produzione fondato sulla massimizzazione del profitto dei rapinatori, sulla riduzione in schiavitu' degli esseri umani sfruttati, sulla distruzione delle risorse fino alla catastrofe della biosfera.

Difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani e difendere la natura sono uno stesso impegno.

Salvare le vite umane e salvare il mondo vivente sono uno stesso impegno.

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6. Ed ancora una parola occorre aggiungere: che per contrastare la guerra e' necessaria la smilitarizzazione ed e' necessario il disarmo.

L'Italia sperpera 72 milioni di euro al giorno in spese militari: e' uno scandalo abominevole.

L'Italia continua ad essere complice di regimi dittatoriali e poteri criminali: e' uno scandalo abominevole.

L'Italia continua a far parte di un'organizzazione responsabile di crimini gravissimi come la Nato: e' uno scandalo abominevole.

L'Italia continua a partecipare a guerre che sempre e solo consistono di stragi e che sono vietate dalla Costituzione che "ripudia la guerra": e' uno scandalo abominevole.

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7. Ed ancora una parola occorre aggiungere: che per contrastare il razzismo occorre abolire i campi di concentramento, occorre abolire le deportazioni, occorre abolire tutte le misure, le procedure e le strutture vessatorie e persecutorie nei confronti dei migranti.

Ed occorre contrastare le forze politiche neonaziste, le organizzazioni criminali schiaviste, i propagandisti dell'odio, gli organizzatori dei pogrom, quei rappresentanti delle istituzioni che abusano dei loro poteri di governo del territorio per promuovere ideologie e pratiche razziste e fasciste, che propugnano, favoreggiano e praticano flagranti ed infami violazioni dei diritti umani.

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8. Ed ancora una parola occorre aggiungere: che per contrastare la guerra e il razzismo e' indispensabile opporsi alla violenza maschilista e patriarcale, essendo la violenza maschilista e patriarcale la prima radice di tutte le altre violenze.

Ed occorre quindi in primo luogo sostenere i centri antiviolenza realizzati dal movimento delle donne; occorre ottenere la piena applicazione della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne; occorre contrastare ogni ideologia e pratica maschilista - militarista, razzista, gerarchica, autoritaria, predatoria - che negando pienezza di diritti a meta' del genere umano nega l'umanita' dell'intera umanita'.

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9. Porsi in cammino al fianco delle "donne e degli uomini scalzi" che sono in marcia per salvare la propria vita significa opporsi ad ogni violenza nell'unico modo in cui e' possibile e necessario opporsi ad ogni violenza: contrastando il male facendo il bene; resistendo alla barbarie difendendo la civile convivenza; combattendo la violenza praticando la nonviolenza; opponendosi al fascismo con l'antifascismo, ovvero con la forza della verita' e del diritto, della democrazia e della solidarieta', della dignita' umana e della legalita' che salva le vite.

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10. Questa mattina abbiamo ascoltato ancora una volta le parole di Primo Levi; abbiamo reso omaggio ancora una volta alle persone viterbesi assassinate dal nazifascismo, alle persone viterbesi che al nazifascismo si opposero a prezzo della propria vita; abbiamo ricordato le vittime del colpo di stato in Cile del 1973, e le vittime dell'attentato alle torri gemelle di New York del 2001; abbiamo camminato in silenzio per esprimere la nostra solidarieta' alle vittime di tutte le guerre, per esprimere la nostra solidarieta' a tutte le persone in fuga dalla fame e dall'orrore, per esprimere la nostra solidarieta' a tutti i migranti.

Prima di lasciarci diciamo ancora una volta che questo cammino non comincia ne' finisce oggi; che la nostra lotta contro la guerra, contro il razzismo, contro il maschilismo continua; che la solidarieta' con l'umanita' affamata e perseguitata continua; che l'impegno contro la violenza e per la liberazione dell'umanita' continua.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Vi e' una sola umanita'.

 

2. ANNIVERSARI. IN MEMORIA DI STEVE BIKO, DI AMILCAR CABRAL, DI FLORENCE KELLEY, DI EUGENIO MONTALE

 

Ricorre oggi, 12 settembre, l'anniversario dell'uccisione di Steve Biko (King William's Town, 18 dicembre 1946 - Pretoria, 12 settembre 1977), l'anniversario della nascita di Amilcar Cabral (Bafata', 12 settembre 1924 - Conakry, 20 gennaio 1973), l'anniversario della nascita di Florence Kelley (Philadelphia, 12 settembre 1859 - 18 febbraio 1932), l'anniversario della scomparsa di Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 - Milano, 12 settembre 1981).

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Anche nel ricordo di Steve Biko, di Amilcar Cabral, di Florence Kelley, di Eugenio Montale, proseguiamo nell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

 

3. REPETITA IUVANT. VERSO LA "GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA" DEL 2 OTTOBRE

 

Occorre fare del 2 ottobre una manifestazione mondiale contro tutte le guerre e contro tutte le uccisioni.

La Giornata internazionale della nonviolenza, indetta dall'Onu nell'anniversario della nascita di Gandhi, e' infatti la migliore delle occasioni per far emergere nitida e forte la volonta' dell'umanita' cosciente che chiede pace, disarmo, smilitarizzazione, democrazia, giustizia, solidarieta', rispetto della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, tutela dell'unico mondo vivente casa comune dell'umanita'.

La nonviolenza ci convoca ad assumerci le nostre responsabilita'.

In ogni citta', in ogni paese, in ogni consesso civile, in ogni scuola, il 2 ottobre si celebri la Giornata internazionale della nonviolenza.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

4. REPETITA IUVANT. MOVIMENTO NONVIOLENTO, PEACELINK E CENTRO DI RICERCA PER LA PACE E I DIRITTI UMANI DI VITERBO: UN APPELLO PER IL 4 NOVEMBRE: "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE"

[Riproponiamo l'appello promosso gia' negli scorsi anni da Movimento Nonviolento, Peacelink e Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele"]

 

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

Movimento Nonviolento, per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Peacelink, per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it

Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo, per contatti: e-mail: nbawac at tin.it e centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

5. REPETITA IUVANT. VERSO LA "GIORNATA INTERNAZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE" DEL 25 NOVEMBRE

 

Si svolge il 25 novembre la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne".

Ovunque si realizzino iniziative.

Ovunque si contrasti la violenza maschilista e patriarcale.

Ovunque si sostengano i centri antiviolenza delle donne.

Ovunque si educhi e si lotti per sconfiggere la violenza maschilista e patriarcale, prima radice di tutte le altre violenze.

 

6. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

7. LIBRI. FRANCO RESTAINO PRESENTA LE "TRE GHINEE" DI VIRGINIA WOOLF

[Riproponamo il testo seguente estratto dal paragrafo 1185, "Virginia Woolf: oltre le conquiste liberal-democratiche", del capitolo XXX, "Il pensiero delle donne sulle donne", dell'ultimo volume della grande Storia della filosofia fondata da Nicola Abbagnano. Riportiamo le pp. 57-62 del volume X dell'edizione economica Tea, Milano 1996.

Franco Restaino, nato ad Alghero (Sassari) nel 1938, docente universitario prima a Cagliari e poi a Roma; "i suoi interessi di ricerca hanno riguardato prevalentemente le filosofie inglese, scozzese, francese e statunitense degli ultimi tre secoli. Ha intrapreso anche studi sull'estetica (avendola insegnata per dieci anni) e negli ultimi anni ha ripreso ed esteso le sue ricerche (iniziate negli anni Sessanta su Vailati) sull'area italiana, occupandosi degli sviluppi del positivismo. Attualmente continua le sue ricerche sulla recente filosofia inglese e statunitense, sui rapporti tra filosofia di lingua inglese e filosofie europeo-continentali e sul pensiero femminista". Tra le opere di Franco Restaino: La fortuna di Comte in Gran Bretagna. I. Comte sansimoniano, in "Rivista critica di storia della filosofia", XXIII, 1968, 2; II. Comte scienziato, ibidem, XXIII, 1968, 4; III. Comte filosofo, ibidem, XXIV, 1969, 2; IV. Comte pontefice, ibidem, XXIV, 1969, 4; J. S. Mill e la cultura filosofica britannica, La Nuova Italia, Firenze 1968; Scetticismo e senso comune. La filosofia scozzese da Hume a Reid, Laterza, Roma-Bari 1974; Note sul positivismo italiano (1865-1908). Gli inizi (1865-1880), in "Giornale critico della filosofia italiana", LXIV, 1985, 1; Il successo (1881-1891), ibidem, LXIV, 1985, 2; Il declino (1892-1908), ibidem, LXIV, 1985, 3; David Hume, Editori Riuniti, Roma 1986; Filosofia e postfilosofia in America. Rorty, Bernstein, MacIntyre, Angeli, Milano 1990; Storia dell'estetica moderna, Utet, Torino 1991; Storia della filosofia, fondata da N. Abbagnano, in collaborazione con G. Fornero e D. Antiseri, vol. IV, tomo II, La filosofia contemporanea, Utet, Torino 1994, poi Tea, Milano 1996; "Esthetique et poetique au XVIIIe siecle en Angleterre", in Histoire des Poetiques, a cura di J. Bessiere, E. Kushner, R. Mortier, J. Weisberger, Presses Universitaires de France, Paris 1997; "La filosofia anglo-americana", in La filosofia della seconda meta' del Novecento, a cura di G. Paganini, Piccin-Vallardi, Padova 1998; in collaborazione con A. Cavarero, Le filosofie femministe, Paravia Scriptorium, Torino 1999; Storia della filosofia, 4 voll., Utet Libreria, Torino 1999; La rivoluzione moderna. Vicende della cultura tra Otto e Novecento, Salerno Editrice, Roma 2001.

Virginia Woolf, scrittrice tra le piu' grandi del Novecento, nacque a Londra nel 1882, promotrice di esperienze culturali ed editoriali di grande rilievo, oltre alle sue splendide opere narrative scrisse molti acuti saggi, di cui alcuni fondamentali anche per una cultura della pace. Mori' suicida nel 1941. E' uno dei punti di riferimento della riflessione dei movimenti delle donne, di liberazione, per la pace. Opere di Virginia Woolf: le sue opere sono state tradotte da vari editori, un'edizione di Tutti i romanzi (in due volumi, comprendenti La crociera, Notte e giorno, La camera di Jacob, La signora Dalloway, Gita al faro, Orlando, Le onde, Gli anni, Tra un atto e l'altro) e' stata qualche anno fa pubblicata in una collana ultraeconomica dalla Newton Compton di Roma; una pregevolissima edizione sia delle opere narrative che della saggistica e' stata curata da Nadia Fusini nei volumi dei Meridiani Mondadori alle opere di Virginia Woolf dedicati (ai quali rinviamo anche per la bibliografia). Tra i saggi due sono particolarmente importanti per una cultura della pace: Una stanza tutta per se', Newton Compton, Roma 1993; Le tre ghinee, Feltrinelli, Milano 1987 (ma ambedue sono disponibili anche in varie altre edizioni). Numerosissime sono le opere su Virginia Woolf: segnaliamo almeno Quentin Bell, Virginia Woolf, Garzanti, Milano 1974; Mirella Mancioli Billi, Virginia Woolf, La Nuova Italia, Firenze 1975; Paola Zaccaria, Virginia Woolf, Dedalo, Bari 1980; Nadia Fusini, Possiedo la mia anima. Il segreto di Virginia Woolf, Mondadori, Milano 2006; Liliana Rampello, Il canto del mondo reale. Virginia Woolf, la vita nella scrittura, Il Saggiatore, Milano 2005. Segnaliamo anche almeno le pagine di Erich Auerbach, "Il calzerotto marrone", in Mimesis, Einaudi, Torino 1977]

 

Questo libro del 1938, ormai un classico del pensiero sulla donna, formalmente e' la risposta alla richiesta di un avvocato pacifista in merito a possibili iniziative contro la guerra imminente. L'avvocato proponeva alla Woolf tre possibilita': scrivere sui giornali in favore dell'associazione pacifista, iscriversi a questa, offrire ad essa un contributo in denaro. Virginia Woolf, avendo a disposizione tre ghinee, si domanda, rispetto a queste richieste, come debba utilizzarle. Il libro - un capitolo per ogni ghinea - e' scritto in maniera molto suggestiva, non segue un filo conduttore palese, ma sotterraneamente il discorso risulta avere un profondo filo conduttore: la messa in discussione, attraverso efficaci squarci filosofici, storiografici, statistici, della logica maschile che sta alla base della richiesta avanzata dall'avvocato pacifista, e la contrapposizione di un'altra logica, quella delle donne, che consente una scelta soddisfacente per la destinazione delle tre ghinee.

In questo libro, inoltre, Virginia Woolf va al di la' della tradizionale lotta emancipazionista del movimento femminista inglese, e scrive addirittura che si deve eliminare il termine "femminista" per poter avviare un discorso, e una pratica, di tipo nuovo: un discorso e una pratica che non tendano piu' all'uguaglianza - di diritti, di condizioni e opportunita' materiali - tra uomini e donne, ma alla differenza, profondamente motivata con argomentazioni molto persuasive. Questi spunti costituiscono un motivo di grande valore teorico dello scritto, in quanto staranno alla base dei piu' avanzati filoni di pensiero delle donne degli ultimi decenni.

Virginia Woolf muove, nel suo saggio, dalla consapevolezza che "le figlie degli uomini colti", cioe' le donne di classe media, operano in condizioni diverse da quelle precedenti le conquiste del movimento femminista. Hanno oggi un'autonomia economica, un'autonomia di pensiero, una liberta' intellettuale che spiega il fatto che ci si rivolga a loro, da parte dei maschi, per un intervento a favore del movimento contro la guerra. Ma le guerre sono il frutto del tradizionale predominio maschile, e in particolare di un tipo di istruzione e di cultura che poco o nulla hanno a che fare con i sentimenti e le esigenze delle donne. Insieme alla richiesta dell'avvocato e' giunta all'autrice una richiesta di contributo per la ricostruzione e il rinnovamento di un college per ragazze.

La sua prima ghinea andra' a quest'ultima richiesta, ma ad alcune condizioni. Non si tratta infatti, per Virginia Woolf, di costruire un college che stia alla pari di quelli maschili, ben piu' ricchi, numerosi e attrezzati e che quindi trasmetta lo stesso tipo di cultura da cui provengono le guerre; si tratta invece di costruire un college di tipo nuovo capace di "produrre il tipo di societa', il tipo di persone che possano contribuire a prevenire la guerra" (Le tre ghinee, Feltrinelli, Milano 1980, p. 57). La Woolf si domanda: "E poi, cosa si dovra' insegnare nel college nuovo, nel college povero? Certo non l'arte di dominare sugli altri; non l'arte di governare, di uccidere, di accumulare terra e capitale. [...] Nel college povero si dovranno insegnare solo le arti che si possono insegnare con poca spesa e che possono essere esercitate da gente povera: la medicina, la matematica, la musica, la pittura, la letteratura. E l'arte dei rapporti umani; l'arte di comprendere la vita e la mente degli altri, insieme alle arti minori che le completano: l'arte di conversare, di vestire, di cucinare. Lo scopo del nuovo college, del college povero, dovrebbe essere non di segregare e di specializzare, ma di integrare" (Ib., pp. 57-58). Sono passi importanti, che documentano in maniera discreta, non dottrinaria, la contrapposizione radicale tra i valori della tradizione del predominio maschile (nella societa', nell'economia, nella cultura) che portano alla competitivita' e alla guerra, e i valori nuovi proposti dalle donne, che portano ad una societa' non competitiva, di collaborazione, e di arricchimento culturale.

Solo con questo capovolgimento di valori si potra' evitare che le donne, come e' capitato per la prima guerra mondiale, vadano con entusiasmo e spirito di sacrificio ad aiutare gli uomini nelle loro scelte militaristiche. Solo con una istruzione diversa da quella di tradizione maschile le figlie degli uomini colti saranno in grado di rifiutare i valori - o meglio i disvalori - che portano alle guerre. "Nell'attuale stato di cose, la maniera piu' efficace per prevenire la guerra, attraverso l'istruzione, e' di contribuire il piu' generosamente possibile ai colleges per le figlie degli uomini colti. Perche', ripetiamo, se queste donne non riceveranno un'istruzione universitaria, non potranno guadagnarsi da vivere; se non saranno in grado di guadagnarsi da vivere, torneranno a essere educate entro i confini angusti della casa paterna e finiranno quindi, ancora una volta, per esercitare tutta la loro influenza, consciamente o inconsciamente, in favore della guerra" (Ib., p. 61).

Quanto alla utilizzazione della seconda ghinea, Virginia Woolf muove dalla consapevolezza della condizione nuova aperta alle donne dalla legge del 1919 che consente loro l'accesso alla maggior parte delle libere professioni, cosa che ha dato loro "la nostra unica arma, l'arma dell'indipendenza di pensiero frutto dell'indipendenza economica" (Ib. p. 65).

Anche in questo caso, accanto alla richiesta dell'avvocato, la Woolf ha una richiesta di una donna che chiede un contributo di denaro per un'associazione che aiuta le giovani a entrare nelle libere professioni. Il fatto che un'associazione del genere esista per le donne e non per gli uomini costituisce un motivo di profonda riflessione per l'autrice, che utilizza statistiche ufficiali per dimostrare che gli uomini occupano in genere tutti i posti e le cariche senza alcun bisogno di associazioni che li aiutino. Impressionante e' la messe di dati che mostrano l'esclusione delle donne dalle occupazioni piu' redditizie ma anche l'esclusione delle donne dalla remunerazione di alcuni loro impegni di lavoro (in particolare di quello casalingo). Anche in questo caso, pero', la Woolf non accetta la tesi che le donne debbano associarsi al "corteo" degli uomini, cioe' debbano ricercare e conquistare le professioni, i posti, le occupazioni, cosi' come gli uomini li hanno modellati. La Woolf rifiuta la tesi puramente emancipazionista, che porterebbe le donne a fare le stesse cose degli uomini, quelle cose, sottolinea l'autrice, che portano alle guerre. E' vero, certo, "che noi, le figlie degli uomini colti, ci troviamo tra Scilla e Cariddi. Dietro di noi sta il sistema patriarcale; le pareti domestiche, con il loro nulla, la loro immoralita', la loro ipocrisia, il loro servilismo. Dinnanzi a noi si apre il mondo della vita pubblica, con la sua possessivita', la sua invidia, la sua aggressivita', la sua avidita'. L'uno ci tiene prigioniere come schiave dell'harem; l'altro ci obbliga, come bruchi l'uno in fila all'altro, a fare il girotondo attorno all'albero della proprieta' privata" (Ib., p. 106).

Ma e' proprio una scelta obbligata, o c'e' forse un'altra strada che ci eviti Scilla e Cariddi? "Come potremo intraprendere quelle professioni e tuttavia rimanere esseri umani civili; esseri umani, cioe', che vogliono evitare le guerre?" (Ib., p. 107). Virginia Woolf ritiene che sia possibile intraprendere questa nuova strada - come lo riteneva per i colleges poveri per ragazze - e decide quindi di destinare la sua seconda ghinea a questo fine, che sara' meglio precisato nel capitolo sulla terza ghinea.

L'avvocato aveva chiesto, tra le varie iniziative, di scrivere sui giornali per difendere la cultura e la liberta' di pensiero. Ma quale cultura e quale liberta', si domanda la Woolf? Quella di impronta maschile, naturalmente, sui cui connotati l'autrice si e' soffermata a lungo. Non e', questa, una richiesta accettabile: "L'unico modo in cui possiamo aiutarvi a difendere la cultura e la liberta' di pensiero e' difendendo la nostra cultura e la nostra liberta' di pensiero [nostra vuol dire, ovviamente, delle donne]. Vale a dire che, quando da un college femminile ci scrivono chiedendoci quattrini, possiamo far presente la possibilita' che qualcosa cambi in quell'istituzione satellite quando essa cessi di essere satellite; oppure, se da un'associazione che aiuta le donne a trovare impiego ci scrivono chiedendoci quattrini, possiamo far presente che nell'interesse della cultura e della liberta' di pensiero sarebbe auspicabile qualche cambiamento nel modo di esercitare le libere professioni" (Ib., p. 124).

L'autrice si avvia ora a caratterizzare meglio la proposta di non subalternita' della cultura e delle professioni delle donne rispetto a quelle ereditate e praticate dagli uomini. Le donne (almeno quelle designate correntemente dalla Woolf con l'espressione "le figlie degli uomini colti") possiedono oggi una loro autonomia e liberta', che consente loro di aiutare gli uomini nelle condizioni di discriminazione ed emarginazione in cui alcuni di loro si trovano (come per secoli si sono trovate pressoche' tutte le donne) per motivi politici o razziali (il riferimento e' ai regimi nazista e fascista). Rivolgendosi a questi uomini, la Woolf scrive con efficacia: "Ora voi provate sulla vostra persona quello che hanno provato le vostre madri quando furono escluse, quando furono imprigionate perche' erano donne. Ora voi siete esclusi, ora voi siete imprigionati, perche' siete ebrei, perche' siete democratici, per ragioni razziali, per ragioni religiose. Non e' una fotografia quella che vi sta davanti; siete voi stessi, che arrancate in fila. Allora tutto cambia. Ora vi appare evidente in tutto il suo orrore l'iniquita' della dittatura, non importa dove, se a Oxford o a Cambridge, a Whitehall o a Downing Street, in Inghilterra o in Germania, in Italia o in Spagna; non importa contro chi, se contro gli ebrei o contro le donne. Ma oggi lottiamo fianco a fianco. Le figlie e i figli degli uomini colti oggi lottano uniti" (Ib., p. 140).

Si tratta di un fatto esaltante, che pero' non deve far dimenticare altri fatti essenziali, che impediscono alle donne, pur nella loro offerta di solidarieta', di iscriversi alle associazioni degli uomini. Tra questi fatti essenziali, il principale e' quello della differenza, giacche' "diversi lo siamo, come hanno dimostrato i fatti, e per sesso e per educazione. E' da questa differenza, ancora una volta, che puo' venirvi l'aiuto, se aiutarvi possiamo, per difendere la liberta', per prevenire la guerra" (Ib., p. 141).

Virginia Woolf si sofferma con forza, nelle pagine successive, sul tema della necessita' di rivendicare e salvaguardare la differenza tra i valori e i comportamenti delle donne rispetto a quelli degli uomini. E' possibile, e' auspicabile, lottare insieme per fini comuni (la pace, al giustizia, la liberta'), ma non nascondendo o cancellando le differenze. Da qui la tesi, anch'essa molto importante, e d'altronde in armonia con la tradizione femminista inglese, della necessita' di una autonomia di organizzazione delle donne rispetto agli uomini. Un tipo di associazione di carattere diverso rispetto a quelle tradizionali degli uomini, che richiedono soldi, spazi, gerarchie. Questa nuova organizzazione, scrive la Woolf, "non avra' alcun tesoriere onorario, perche' non avra' bisogno di fondi. Non avra' alcuna sede, alcun comitato, alcuna segreteria; non convochera' riunioni, non organizzera' convegni. Se un nome dovra' avere, la si potra' chiamare la Societa' delle Estranee" (Ib., p. 144).

Su questi temi Virginia Woolf anticipa alcuni dei caratteri del movimento delle donne degli ultimi decenni, quando ad esempio scrive: "La Societa' delle Estranee persegue i vostri stessi fini: la liberta', l'uguaglianza, la pace; ma cerca di raggiungerli con i mezzi che un sesso diverso, una tradizione diversa, un'educazione diversa e i diversi valori che derivano da tutte queste diversita' hanno messo a nostra disposizione. In generale possiamo dire che la principale differenza tra noi che siamo fuori dalla societa' e voi che siete dentro la societa' consiste in questo: che voi utilizzerete i mezzi che la vostra posizione vi offre: leghe, convegni, campagne, grossi nomi e tutte le misure pubbliche che la ricchezza e il potere politico vi mettono a disposizione, mentre noi, restandocene fuori, faremo degli esperimenti non con strumenti pubblici in pubblico, ma con strumenti privati in privato. E i nostri esperimenti non saranno soltanto critici, ma creativi" (Ib., pp. 152-153).

Solidarieta' nelle cause di comune interesse con gli uomini, quindi, ma differenza nelle organizzazioni e nei comportamenti. Una differenza che la Woolf sottolinea esistente, in senso negativo, nelle chiese (mentre originariamente le religioni vedevano le donne come protagoniste, ora le vedono escluse, ed economicamente emarginate: una diaconessa riceve 150 sterline all'anno, l'arcivescovo di Canterbury 15.000, ricorda l'autrice), nelle discipline specialistiche, nelle scienze ("La scienza, a quanto pare, non e' asessuata; e' un uomo", scrive a p. 183). Solidarieta' che consente alla Woolf di destinare la terza ghinea all'associazione maschile contraria alla guerra, precisando pero' che "il modo migliore per aiutarvi a prevenire la guerra non e' di ripetere le vostre parole e seguire i vostri metodi, ma di trovare nuove parole e inventare nuovi metodi. Non e' di entrare nella vostra organizzazione, ma di rimanere fuori pur condividendone il fine" (Ib., p. 188).

Trovare nuove parole, inventare nuovi metodi, organizzarsi in maniera autonoma, riaffermare la differenza, rivendicandone il carattere positivo. Questo appare il piu' innovativo e originale messaggio lasciato da Virginia Woolf nella ricerca di una nuova strada al di la' delle conquiste del femminismo liberaldemocratico di fine Ottocento e primo Novecento. Una eredita' che non sarebbe rimasta inascoltata e inutilizzata, ma avrebbe dato frutti di grande rilevanza e originalita' teoriche negli ultimi decenni, soprattutto nei paesi di lingua inglese e di tradizione liberal-democratica e protestante. Sono infatti questi paesi che vedranno, negli anni Sessanta, la ripresa di un movimento specifico delle donne, sull'onda del piu' generale movimento di rinnovamento radicale dei modi di sentire, di pensare e di agire di grandi masse di studenti e di giovani in generale.

 

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Bruno Migliorini, Storia della lingua italiana, Sansoni, Firenze 1960, 1987, Rcs, Milano 1994, pp. XXXVIII + 762.

*

Riedizioni

- Giulio Cavalli, Nomi, cognomi e infami, Edizioni Ambiente, Milano 2010, Il sole 24 ore, Milano 2015, pp. 176, euro 8,90.

- Jean Piaget, La nascita dell'intelligenza nel bambino, Giunti-Barbera, Firenze 1968, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1973, Centauria-Fabbri, Milano 2015, pp. XII + 482, euro 9,90.

 

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

10. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2104 del 12 settembre 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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