[Nonviolenza] La nonviolenza contro il razzismo. 66



 

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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Numero 66 dell'11 settembre 2015

 

In questo numero:

Anche a Viterbo la "marcia delle donne e degli uomini scalzi"

 

INIZIATIVE. ANCHE A VITERBO LA "MARCIA DELLE DONNE E DEGLI UOMINI SCALZI"

 

In occasione della "Marcia delle donne e degli uomini scalzi" promossa per l'11 settembre 2015 a Venezia ed in molte altre citta' italiane, anche a Viterbo questa mattina e' stata realizzata un'iniziativa di testimonianza e di riflessione in solidarieta' con i migranti e contro tutte le uccisioni, le persecuzioni, le violenze.

Una delegazione del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" ha percorso silenziosamente un periplo sostando in meditazione in quattro punti della citta': in piazzale Gramsci dinanzi alla lapide che ricorda alcune vittime viterbesi del nazismo, in piazza del Sacrario dinanzi alla lapide che ricorda i martiri viterbesi della Resistenza, in via Carletti dinanzi alla lapide che ricorda il martire antifascista Mariano Buratti, in via della verita' dinanzi alla lapide e alle pietre d'inciampo che ricordano una famiglia di viterbesi deportati e uccisi nei campi di sterminio nazisti.

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All'inizio della camminata silenziosa e' stato letto l'appello delle personalita' che indiceva l'iniziativa odierna e l'"aggiunta nonviolenta" proposta dalla struttura viterbese, e sono state ricordate anche le vittime del colpo di stato in Cile dell'11 settembre 1973 e le vittime della strage delle torri gemelle di New York dell'11 settembre 2001.

Durante ogni sosta e' stato letto un testo di Primo Levi.

Al termine dell'iniziativa il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha tenuto un discorso conclusivo ricordando ancora una volta che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; che il primo dovere e' salvare le vite; che vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera; che occorre opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, al razzismo e a tutte le persecuzioni, al maschilismo e a tutte le oppressioni; che occorre soccorrere, accogliere, assistere ogni essere umano in pericolo; che ogni vittima ha il volto di Abele.

Ed in particolare ha rinnovato la richiesta che Il Parlamento italiano legiferi immediatamente il riconoscimento del diritto di tutti gli esseri umani a giungere in modo legale e sicuro in Italia e quindi in Europa; abroghi tutte le antileggi razziste, incostituzionali, criminali e criminogene tragicamente e scelleratamente oggi vigenti in Italia; riconosca immediatamente il diritto di voto per le elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

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In allegato:

1. L'appello per la "Marcia delle donne e degli uomini scalzi";

2. L'"aggiunta nonviolenta" proposta dal "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani";

3. I quattro testi di Primo Levi letti durante le soste;

4. Tre recenti discorsi in piazza a Viterbo.

 

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1. L'appello per la "Marcia delle donne e degli uomini scalzi"

 

"E' arrivato il momento di decidere da che parte stare. E' vero che non ci sono soluzioni semplici e che ogni cosa in questo mondo e' sempre piu' complessa. Ma per affrontare i cambiamenti epocali della storia e' necessario avere una posizione, sapere quali sono le priorita' per poter prendere delle scelte.

Noi stiamo dalla parte degli uomini scalzi. Di chi ha bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere. E' difficile poterlo capire se non hai mai dovuto viverlo. Ma la migrazione assoluta richiede esattamente questo: spogliarsi completamente della propria identita' per poter sperare di trovarne un'altra. Abbandonare tutto, mettere il proprio corpo e quello dei tuoi figli dentro ad una barca, ad un tir, ad un tunnel e sperare che arrivi integro al di la', in un ignoto che ti respinge, ma di cui tu hai bisogno.

Sono questi gli uomini scalzi del XXI secolo e noi stiamo con loro. Le loro ragioni possono essere coperte da decine di infamie, paure, minacce, ma e' incivile e disumano non ascoltarle.

La Marcia degli Uomini Scalzi parte da queste ragioni e inizia un lungo cammino di civilta'. E' l'inizio di un percorso di cambiamento che chiede a tutti gli uomini e le donne del mondo globale di capire che non e' in alcun modo accettabile fermare e respingere chi e' vittima di ingiustizie militari, religiose o economiche che siano.

Non e' pensabile fermare chi scappa dalle ingiustizie, al contrario aiutarli significa lottare contro quelle ingiustizie. Dare asilo a chi scappa dalle guerre, significa ripudiare la guerra e costruire la pace.

Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere, significa lottare per i diritti e le liberta' di tutte e tutti.

Dare accoglienza a chi fugge dalla poverta', significa non accettare le sempre crescenti disuguaglianze economiche e promuovere una maggiore redistribuzione di ricchezze.

Venerdi' 11 settembre lanciamo da Venezia la Marcia delle Donne e degli Uomini Scalzi. In centinaia cammineremo scalzi fino al cuore della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica. Ma invitiamo tutti ad organizzarne in altre citta' d'Italia e d'Europa.

Per chiedere con forza i primi necessari cambiamenti delle politiche migratorie europee e globali:

1. certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature;

2. accoglienza degna e rispettosa per tutti;

3. chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti;

4. creare un vero sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino.

Perche' la storia appartenga alle donne e agli uomini scalzi e al nostro camminare insieme.

L'appuntamento e' venerdi' 11 settembre alle 17 a Lido S. Maria Elisabetta a Venezia".

Primi firmatari: Lucia Annunziata, don Vinicio Albanesi, Gianfranco Bettin, Marco Bellocchio, don Albino Bizzotto, Elio Germano, Gad Lerner, Giulio Marcon, Valerio Mastrandrea, Grazia Naletto, Giusi Nicolini, Marco Paolini, Costanza Quatriglio, Roberto Saviano, Andrea Segre, Toni Servillo, Sergio Staino, Jasmine Trinca, Daniele Vicari, don Armando Zappolini (Cnca)

 

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2. L'"aggiunta nonviolenta" proposta dal "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani"

 

Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.

Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.

Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.

Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.

Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.

Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.

Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.

Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.

In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.

In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.

L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.

L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

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3. I quattro testi di Primo Levi letti durante le soste

 

Primo Levi: Si immagini ora un uomo...

[Da Primo Levi, Se questo e' un uomo, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. I, p. 21]

 

Si immagini ora un uomo a cui, insieme con le persone amate, vengano tolti la sua casa, le sue abitudini, i suoi abiti, tutto infine, letteralmente tutto quanto possiede: sara' un uomo vuoto, ridotto a sofferenza e bisogno, dimentico di dignita' e discernimento, poiche' accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso; tale quindi, che si potra' a cuor leggero decidere della sua vita o morte al di fuori di ogni senso di affinita' umana; nel caso piu' fortunato, in base ad un puro giudizio di utilita'. Si comprendera' allora il duplice significato del termine "Campo di annientamento"...

 

Primo Levi: Non ci sono demoni...

[Da Primo Levi, La ricerca delle radici, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 1519]

 

Non ci sono demoni, gli assassini di milioni di innocenti sono gente come noi, hanno il nostro viso, ci rassomigliano. Non hanno sangue diverso dal nostro, ma hanno infilato, consapevolmente o no, una strada rischiosa, la strada dell'ossequio e del consenso, che e' senza ritorno.

 

Primo Levi: La vergogna del mondo

[Da Primo Levi, I sommersi e i salvati, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, pp. 1157-1158]

 

E c'e' un'altra vergogna piu' vasta, la vergogna del mondo. E' stato detto memorabilmente da John Donne, e citato innumerevoli volte, a proposito e non, che "nessun uomo e' un'isola", e che ogni campana di morte suona per ognuno. Eppure c'e' chi davanti alla colpa altrui, o alla propria, volge le spalle, cosi' da non vederla e non sentirsene toccato: cosi' hanno fatto la maggior parte dei tedeschi nei dodici anni hitleriani, nell'illusione che il non vedere fosse un non sapere, e che il non sapere li alleviasse dalla loro quota di complicita' o di connivenza. Ma a noi lo schermo dell'ignoranza voluta, il "partial shelter" di T. S. Eliot, e' stato negato: non abbiamo potuto non vedere. Il mare di dolore, passato e presente, ci circondava, ed il suo livello e' salito di anno in anno fino quasi a sommergerci. Era inutile chiudere gli occhi o volgergli le spalle, perche' era tutto intorno, in ogni direzione fino all'orizzonte. Non ci era possibile, ne' abbiamo voluto, essere isole; i giusti fra noi, non piu' ne' meno numerosi che in qualsiasi altro gruppo umano, hanno provato rimorso, vergogna, dolore insomma, per la colpa che altri e non loro avevano commessa, ed in cui si sono sentiti coinvolti, perche' sentivano che quanto era avvenuto intorno a loro, ed in loro presenza, e in loro, era irrevocabile. Non avrebbe potuto essere lavato mai piu'; avrebbe dimostrato che l'uomo, il genere umano, noi insomma, eravamo potenzialmente capaci di costruire una mole infinita di dolore; e che il dolore e' la sola forza che si crei dal nulla, senza spesa e senza fatica. Basta non vedere, non ascoltare, non fare.

 

Primo Levi: Il nocciolo di quanto abbiamo da dire

[Da Primo Levi, I sommersi e i salvati, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, pp. 1149-1150]

 

L'esperienza di cui siamo portatori noi superstiti dei Lager nazisti e' estranea alle nuove generazioni dell'Occidente, e sempre piu' estranea si va facendo a mano a mano che passano gli anni (...).

Per noi, parlare con i giovani e' sempre piu' difficile. Lo percepiamo come un dovere, ed insieme come un rischio: il rischio di apparire anacronistici, di non essere ascoltati. Dobbiamo essere ascoltati: al di sopra delle nostre esperienze individuali, siamo stati collettivamente testimoni di un evento fondamentale ed inaspettato, fondamentale appunto perche' inaspettato, non previsto da nessuno. E' avvenuto contro ogni previsione; e' avvenuto in Europa; incredibilmente, e' avvenuto che un intero popolo civile, appena uscito dalla fervida fioritura culturale di Weimar, seguisse un istrione la cui figura oggi muove al riso; eppure Adolf Hitler e' stato obbedito ed osannato fino alla catastrofe. E' avvenuto, quindi puo' accadere di nuovo: questo e' il nocciolo di quanto abbiamo da dire.

 

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4. Tre recenti discorsi in piazza a Viterbo

 

Peppe Sini: Dinanzi alla prefettura. Parole dette in piazza a Viterbo la sera del 21 aprile 2015

 

Cinque storie io so.

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Nella prima un uomo nudo e coperto di sale giunge naufrago in un'isola, ed il re di quell'isola non lo fa uccidere, non lo fa imprigionare, non lo fa torturare, non lo fa ricacciare in mare, ma lo ospita nella sua casa, gli dona i suoi vestiti, lo invita alla sua mensa, e dopo la cena gli fa ascoltare un cantore che racconta la storia di un uomo che e' tutti gli uomini, la storia di un uomo che e' Ulisse. E quel naufrago e' Ulisse.

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Nella seconda storia un prigioniero condannato a morte mentre gia' e' nella fila dei destinati al carnefice si rivolge al re che assiste alle esecuzioni e gli dice: "Potente re, luce delle genti, siamo tuoi prigionieri, destinati a morte sicura, ma prima di farci uccidere di' ai tuoi servitori che ci diano da bere; abbiamo sete, non negarci questo estremo sollievo". Ed il re acconsente. Dissetatisi il prigioniero e i suoi compagni di sventura, egli ancora apostrofa il re: "Potente re, luce delle genti, ci hai dissetato, sazia anche la nostra fame, facci dare da mangiare". Ed il re dispone che i condannati a morte siano anche sfamati. Ed allora il prigioniero: "Potente re, luce delle genti, prima eravamo tuoi prigionieri ma ora tu ci hai dissetato e ci hai sfamato, e quindi siamo ormai tuoi ospiti; ed essendo tuoi ospiti, salva dunque le nostre vite". Ed il re salva loro la vita.

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La terza storia e' quella di un professore tedesco che con teutonica regolarita' e cronometrica precisione ogni giorno alla stessa ora si reca da casa all'universita' e dall'universita' a casa. E mentre cammina per le strade di Koenigsberg Herr Professor Immanuel Kant pensa a come si possa realizzare la pace perpetua tra gli esseri umani, e questo ragionamento svolge: se la Terra fosse una distesa piatta e infinita, all'essere umano costretto dalla sofferenza e dalla persecuzione ad abbandonare la sua casa e il suo paese che si presentasse in un luogo ove altri esseri umani vivono, costoro potrebbero dire: qui ci siamo insediati gia' noi, ma la Terra e' infinita, spostati dunque ancora oltre e troverai dove abitare. Ma la forma della Terra e' invece sferica, e se quel sofferente, perseguitato fuggiasco trovasse solo persone che gli negassero solidarieta' e gli imponessero di proseguire il suo viaggio per trovare un luogo ove abitare, finirebbe per tornare al punto di partenza, dove vivere non puo': ed allora, conclude il professore, quell'essere umano ha diritto di essere accolto dagli altri esseri umani e vivere con loro, e cosi' salvare la propria vita. Pensa questo pensiero il professor Kant, e continua la sua passeggiata: e senza parere ha dato il suo contributo a rendere l'umanita' piu' libera, piu' giusta, piu' umana.

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La quarta storia e' di uomini e donne usciti di pianto in ragione che scrivono insieme una legge che valga per sempre. Ed essendo uomini e donne che hanno conosciuto la persecuzione, la dittatura e la guerra, essendo donne e uomini che hanno conosciuto le bastonature delle squadracce e gli agguati dei sicari, le carceri e l'esilio, la deportazione e il Lager, essendo le donne e gli uomini della Resistenza al fascismo, queste donne e questi uomini scrivono nella legge della loro Repubblica che "L'Italia ripudia la guerra"; scrivono nella legge della loro Repubblica che "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo"; scrivono nella legge della loro Repubblica che "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle liberta' democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica". E quella legge che quelle donne e quegli uomini hanno scritto e' la Costituzione della Repubblica Italiana, alla quale tutte le altre leggi italiane devono adeguarsi, e che e' una buona legge, una legge buona. E quella legge dice: salva tutte le vite, nessun essere umano ti e' estraneo, salva tutte le vite.

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La quinta storia e' la storia di un saggio cinese, di un sapiente ebreo, di un condannato a morte dall'imperialismo romano, e di innumerevoli altri uomini, di innumerevoli altre donne, che in tempi e luoghi infinitamente distanti tutte e tutti affermano questa medesima massima morale, questa stessa regola di condotta: "Tratta le altre persone come vorresti essere trattato tu; salva le altrui vite in pericolo come vorresti fosse salvata la tua; rispetta l'altrui dignita' come vorresti lo fosse la tua; reca soccorso alle altre persone nel bisogno come vorresti che a te nel bisogno soccorso fosse recato".

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Vi e' una sola umanita', in un unico mondo casa comune dell'umanita' intera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Il primo dovere di ogni persona decente, ed a maggior ragione di ogni civile istituzione, e' quello di salvare le vite.

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C'e' un modo semplice per salvare le vite di tutte le persone che oggi muoiono nel Mediterraneo: e' sufficiente che l'Unione Europea, che l'Italia, riconosca a tutti gli esseri umani il diritto di muoversi liberamente.

C'e' un modo semplice per salvare le vite di tutte le persone che oggi muoiono nel Mediterraneo: e' sufficiente che l'Unione Europea, che l'Italia, consenta a tutti gli esseri umani in fuga dalla fame, dalla guerra, dall'orrore e dalla morte di giungere in modo legale e sicuro ove trovare scampo, accoglienza e assistenza.

C'e' un modo semplice per salvare le vite di tutte le persone che oggi muoiono nel Mediterraneo: e' sufficiente che l'Unione Europea, che l'Italia, metta a disposizione degli innocenti in pericolo mezzi di trasporto pubblici e gratuiti che li traggano in salvo.

C'e' un modo semplice per salvare le vite di tutte le persone che oggi muoiono nel Mediterraneo: e' sufficiente che l'Unione Europea, che l'Italia, permetta a tutti gli esseri umani costretti a lasciare le loro case e le loro terre di poter giungere in modo legale e sicuro ove siano accolti ed assistiti, con mezzi di trasporto pubblici, legali, idonei, e trovando infine soccorso, accoglienza, assistenza e rispetto nel nostro continente, nel nostro paese.

C'e' un modo semplice per salvare le vite di tutte le persone che oggi muoiono nel Mediterraneo: e' sufficiente che l'Unione Europea, che l'Italia, riconosca a tutti gli esseri umani il diritto alla vita; soccorrendo ed accogliendo gli innocenti in fuga, ed insieme cessando di fare le guerre, cessando di rapinare interi continenti, cessando di alimentare dittature, mafie e terrorismi, cessando di praticare razzismo, colonialismo e imperialismo, cessando di devastare la biosfera.

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Fermare la strage nel Mediterraneo e' possibile. Annientare le mafie dei trafficanti e' possibile. Salvare tutte le vite a rischio di naufragio e' possibile.

E' sufficiente che l'Unione Europea o almeno l'Italia consentano l'ingresso legale e sicuro nel nostro continente e nel nostro paese, viaggiando con mezzi di trasporto pubblici e idonei, a tutte le persone in fuga dalla fame, dalla guerra, dall'orrore, dalla morte.

E' sufficiente che l'Unione Europea o almeno l'Italia rispettino quanto e' proclamato solennemente nella Costituzione della Repubblica Italiana, nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, nella Dichiarazione universale dei diritti umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

Peppe Sini: Noi clandestini. Parole dette in piazza a Viterbo la mattina del 20 giugno 2015

 

Tutti gli esseri umani

Tutti gli esseri umani sono esseri umani.

Solo i nazisti distinguono tra esseri umani "regolari" ed esseri umani "irregolari".

Chi stigmatizza degli esseri umani innocenti con la parola "clandestini" ha gia' costruito i Lager, ha gia' dato il consenso alle stragi, coopera gia' all'orrore.

Finche' una sola persona innocente e' dichiarata "clandestina" e per questo subisce minacce e violenze, l'intera umanita' subisce minacce e violenze.

E tutti noi esseri umani, in quanto non disumani, siamo "clandestini" per la barbarie nazista.

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Noi clandestini, o dell'umanita'

Noi clandestini siamo nati nudi, ed anche senza documenti siamo nati esseri umani, e in quanto tali titolari di tutti i diritti umani.

Noi clandestini siamo nati su questo pianeta che chiamiamo Terra, ed anche senza documenti essa e' la nostra casa e la casa di tutti gli esseri viventi che in essa sono nati.

Noi clandestini sappiamo che tutti gli esseri umani sono un'unica famiglia, ed anche senza documenti sappiamo riconoscere tutte le nostre sorelle, tutti i nostri fratelli.

Noi clandestini sappiamo che tutti gli esseri umani sono esposti al dolore e alla morte, ed anche senza documenti sappiamo riconoscere che il primo nostro dovere e' recare soccorso, salvare le vite.

Noi clandestini ricordiamo tutte le vittime di tutte le guerre e di tutte le persecuzioni, di tutte le stragi e di tutte le devastazioni, ed anche senza documenti ci battiamo perche' non ci siano piu' vittime.

Noi clandestini presagiamo le generazioni future, ed anche senza documenti ci battiamo perche' possano vivere in armonia e condivisione in una societa' solidale, in un mondo abitabile.

Noi clandestini, noi viandanti, noi nativi: ogni persona diversa da ogni altra, ogni persona uguale ad ogni altra in diritti e dignita'.

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Oggi, nella Giornata internazionale delle rifugiate e dei rifugiati

Oggi, nella Giornata internazionale delle rifugiate e dei rifugiati, ancora una volta affermiamo che vi e' una sola umanita'; che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; che il primo dovere e' salvare le vite; che ogni vittima ha il volto di Abele.

Cessi il massacro nel Mediterraneo: e' sufficiente che l'Unione Europea, o almeno l'Italia, riconosca a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro in questo paese, in questo continente.

Cessino le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani: e per far cessare le guerre occorre abolire le armi e gli eserciti.

Cessi la distruzione della natura: distrutto il mondo vivente, l'umanita' si estingue.

Cessi l'antipolitica della rapina, della sopraffazione, della violenza: cominci la politica dell'umanita', la politica della nonviolenza.

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Al governo e al parlamento italiano chiediamo

Al governo e al parlamento italiano chiediamo quindi di riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro; chiediamo di legiferare affinche' ogni essere umano possa vivere nel nostro paese una vita degna; chiediamo di impegnarsi altresi' affinche' in modo altrettanto legale e sicuro dall'Italia tutti possano recarsi liberamente altrove.

Al governo e al parlamento italiano chiediamo quindi di soccorrere, accogliere ed assistere tutte le persone nel bisogno e in pericolo; e di allestire un servizio di trasporto pubblico e gratuito per salvare chi e' in fuga dalla fame e dalla guerra, dalle persecuzioni e dalle devastazioni.

Al governo e al parlamento italiano chiediamo quindi di cessare di partecipare alle guerre, di far cessare la produzione e il commercio di armi assassine, di abolire le scellerate e insensate spese militari in cui attualmente lo stato italiano sperpera 72 milioni di euro al giorno, denari che potrebbero essere utilizzati per salvare ed assistere innumerevoli persone.

Al governo e al parlamento italiano chiediamo quindi di abolire tutte le criminali e criminogene misure razziste che favoreggiano le mafie e la schiavitu', che denegano alla radice i fondamentali diritti umani.

Al governo e al parlamento italiano chiediamo quindi il riconoscimento del diritto di voto nel nostro paese per tutte le persone che risiedono nel nostro paese: "una persona, un voto".

Al governo e al parlamento italiano chiediamo quindi una politica internazionale di pace e di cooperazione, di giustizia e di solidarieta', di autentico aiuto umanitario nelle aree di crisi, una politica concretamente coerente con la Costituzione della Repubblica Italiana, con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, con la Dichiarazione universale dei diritti umani.

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Oggi siamo in piazza

Oggi siamo in piazza contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni, per la difesa del mondo vivente, per il bene comune dell'umanita' intera.

Oggi siamo in piazza per la pace, la giustizia, la solidarieta', la condivisione.

Oggi siamo in piazza contro tutti i poteri assassini.

Non piu' spade, ma aratri. Non piu' arsenali, ma granai.

Non occorrono documenti per sapere quale e' il tuo dovere.

Non occorrono documenti per fare il bene.

Non occorrono documenti per riconoscersi esseri umani.

Chi aiuta una persona, aiuta l'umanita'.

Chi salva una vita, salva il mondo.

 

Peppe Sini: Ogni vittima ha il volto di Abele. Parole dette in piazza a Viterbo la mattina del 3 settembre 2015

 

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'. Il primo dovere e' salvare le vite. Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

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La strage nel Mediterraneo ha responsabili precisi: i governi europei che, impedendo a chi e' in fuga dalla fame e dalle guerre di giungere in Europa in modo legale e sicuro, hanno creato il mercato illegale gestito da trafficanti mafiosi, schiavisti e assassini, ed hanno provocato l'ecatombe che tuttora continua.

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Per far cessare la strage e' sufficiente che almeno uno stato europeo, ad esempio l'Italia, riconosca il diritto di tutti gli esseri umani ad entrare in modo legale e sicuro in Europa.

Per far cessare le migrazioni occorre far cessare le guerre e la rapina delle risorse del Sud del mondo da parte dei poteri dominanti del Nord e dei loro complici.

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Il nostro paese sta precipitando nel razzismo e nello schiavismo: l'esistenza di luoghi orribili come i campi di concentramento, e di pratiche abominevoli come le deportazioni, dimostra quanto grave sia la violazione dei diritti umani fondamentali in Italia; ed il razzismo istituzionale promuove e favoreggia la riduzione in schiavitu' e i pogrom.

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Il Comune di Viterbo dia adempimento agli impegni che anche il sindaco dichiaro' pubblicamente di sostenere oltre un anno fa in un incontro con il "Tavolo per la pace" cittadino: l'istituzione della consulta comunale delle persone immigrate; la cittadinanza onoraria alle bambine e ai bambini stranieri che vivono a Viterbo; atti amministrativi intesi a difendere e promuovere la vita, il rispetto della dignita' e i diritti democratici di tutte le persone che vivono a Viterbo.

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Il Parlamento italiano legiferi immediatamente il riconoscimento del diritto di tutti gli esseri umani a giungere in modo legale e sicuro in Italia e quindi in Europa; abroghi tutte le antileggi razziste, incostituzionali, criminali e criminogene tragicamente e scelleratamente oggi vigenti in Italia; riconosca immediatamente il diritto di voto per le elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

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Chi propone, sostiene e propaganda la violenza razzista commette un crimine. Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.

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Noi che siamo su questa piazza siamo esseri umani che testimoniamo la nostra fedelta' all'umanita', la nostra solidarieta' con le vittime; siamo esseri umani che ci impegnamo per evitare altre vittime. Siamo qui a testimoniare e lottare per la legalita' che salva le vite, per la democrazia che salva le vite, per la civilta' che salva le vite.

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Oggi su questa piazza c'e' con il cuore tutta la Viterbo popolare e antifascista, democratica e civile, la Viterbo che vuole salvare le vite di tutti gli esseri umani, la Viterbo responsabile e solidale che ama il bene e quindi vuole il bene e quindi agisce contro la violenza e in difesa dei diritti umani. Invece chi ospita e omaggia i propagandisti del razzismo non rappresenta degnamente la citta', ma si fa complice - consapevolmente o meno - di un'ideologia e un agire malvagi e criminali.

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Questo incontro non vuole restare l'iniziativa di un giorno, ma essere un passo di un cammino che prosegue: per ottenere dal Comune provvedimenti che riconoscano e promuovano giustizia, dignita' e solidarieta'; per ottenere dal Parlamento leggi che salvino le vite e promuovano la condivisione, la convivenza e il bene comune.

Questo incontro in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani e' quindi anche un incontro contro la guerra e tutte le uccisioni; contro il razzismo e tutte le persecuzioni; contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Prepariamo fin d'ora la Giornata internazionale della nonviolenza, indetta dall'Onu per il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Numero 66 dell'11 settembre 2015

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, centropaceviterbo at outlook.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/