[Nonviolenza] Telegrammi. 1937
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- Date: Fri, 27 Mar 2015 00:52:18 +0100 (CET)
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TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 1937 del 27 marzo 2015
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Sommario di questo numero:
1. Luca Lenzini ricorda Renato Solmi
2. In memoria di Adrienne Rich, nel terzo anniversario della scomparsa
3. Un incontro di studio su Guenther Anders
4. "Tavolo per la pace" di Viterbo: Al Sindaco del Comune di Viterbo
5. Una scheda di presentazione dell'associazione Erinna - centro antiviolenza di Viterbo
6. Segnalazioni librarie
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'
1. MAESTRI. LUCA LENZINI RICORDA RENATO SOLMI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 26 marzo 2015 riprendiamo il seguente articolo di Luca Lenzini dal titolo "Renato Solmi, l'elegante stile critico che si fa militanza".
Luca Lenzini e' critico letterario ed intellettuale critico. Dal sito della casa editrice Quodlibet riprendiamo la seguente breve nota: "Luca Lenzini (Firenze, 1954) ha dedicato studi e commenti all'opera di Vittorio Sereni, Franco Foritni, Guido Gozzano, Giovanni Giudici, Attilio Bertolucci, Alessandro Parronchi ed altri autori novecenteschi. Dirige la Biblioteca della Facolta' di Lettere e filosofia dell'Universita' di Siena ed e' membro del Centro studi Franco Fortini".
Renato Solmi e' stato tra i pilastri della casa editrice Einaudi, ha introdotto in Italia opere fondamentali della scuola di Francoforte e del pensiero critico contemporaneo, e' uno dei maestri autentici e profondi di generazioni di persone impegnate per la democrazia e la dignita' umana, che attraverso i suoi scritti e le sue traduzioni hanno costruito tanta parte della propria strumentazione intellettuale; e' stato impegnato nel Movimento Nonviolento del Piemonte e della Valle d'Aosta. E' deceduto il 25 marzo 2015. Dal risvolto di copertina del recente volume in cui sono raccolti taluni dei frutti maggiori del suo magistero riprendiamo la seguente scheda: "Renato Solmi (Aosta 1927) ha studiato a Milano, dove si e' laureato in storia greca con una tesi su Platone in Sicilia. Dopo aver trascorso un anno a Napoli presso l'Istituto italiano per gli studi storici di Benedetto Croce, ha lavorato dal 1951 al 1963 nella redazione della casa editrice Einaudi. A meta' degli anni '50 ha passato un periodo di studio a Francoforte per seguire i corsi e l'insegnamento di Theodor W. Adorno, da lui per primo introdotto e tradotto in Italia. Dopo l'allontanamento dall'Einaudi, ha insegnato per circa trent'anni storia e filosofia nei licei di Torino e di Aosta. E' impegnato da tempo, sul piano teorico, e da un decennio anche su quello della militanza attiva, nei movimenti nonviolenti e pacifisti torinesi e nazionali. Ha collaborato a numerosi periodici culturali e politici ("Il pensiero critico", "Paideia", "Lo Spettatore italiano", "Il Mulino", "Notiziario Einaudi", "Nuovi Argomenti", "Passato e presente", "Quaderni rossi", "Quaderni piacentini", "Il manifesto", "L'Indice dei libri del mese" e altri). Fra le sue traduzioni - oltre a quelle di Adorno, Benjamin, Brecht (L'abici' della guerra, Einaudi, Torino 1975) e Marcuse (Il "romanzo dell'artista" nella letteratura tedesca, ivi, 1985), che sono in realta' edizioni di riferimento - si segnalano: Gyorgy Lukacs, Il significato attuale del realismo critico (ivi, 1957) e Il giovane Hegel e i problemi della societa' capitalistica (ivi, 1960); Guenther Anders, Essere o non essere (ivi, 1961) e La coscienza al bando (ivi, 1962); Max Horkheimer e Theodor W. Adorno, Dialettica dell'illuminismo (ivi, 1966 e 1980); Seymour Melman, Capitalismo militare (ivi, 1972); Paul A. Baran, Saggi marxisti (ivi, 1976); Leo Spitzer, Lettere di prigionieri di guerra italiani 1915-1918 (Boringhieri, Torino 1976)". Opere di Renato Solmi: segnaliamo particolarmente la sua recente straordinaria Autobiografia documentaria. Scritti 1950-2004, Quodlibet, Macerata 2007]
Nella Prefazione a Autobiografia documentaria, il volume che raccoglie i suoi scritti di oltre mezzo secolo (Quodlibet, 2007), cosi' scriveva Renato Solmi: "Ho piu' che mai l'impressione (...) che questo libro, che e', se cosi' si puo' dire, un sommario dettagliato della mia vita, sia tutto rivolto verso il passato, e non posso fare a meno di temere che essa sia destinata a prevalere su qualsiasi altra agli occhi degli esponenti della nuova generazione che si battono con tanto ardore e con tanta fermezza sulla linea piu' avanzata del fronte che separa il passato dal futuro, o, se si preferisce, la salvezza dalla catastrofe". Ma a chi abbia presenti le ottocento e passa pagine del libro, l'impressione dell'autore risulta infondata, anzi fuorviante: perche', al contrario, la lezione dell'Autobiografia di Solmi - scomparso ieri - era ed e' quella di un pensatore la cui bussola e' stata sempre orientata verso cio' che, nel presente, si schiude a nuovi sviluppi, al di fuori di schemi dottrinari o teleologici. E gia' il sommario dell'antologia del 2007 dispiegava in piena luce l'amplissimo orizzonte entro cui si e' mossa, con straordinaria mobilita' intellettuale, la riflessione di Solmi: dai primi lavori su Jaeger, Snell, Cassirer, De Martino degli anni Cinquanta, ai contributi su "Discussioni", la rivista realizzata con Insolera, Amodio, Ranchetti, Fortini, i Guiducci, tra il '49 e il '53, agli interventi del redattore Einaudi nel periodo piu' fecondo della casa editrice, fino a quelli su "Quaderni Piacentini", i pezzi sulla scuola e sui movimenti degli anni '60/'70, sul pacifismo.
A partire da quei testi si puo' bene intendere come l'opera di Solmi non sia in alcun modo classificabile come quella di uno "specialista", anche se sul terreno volta a volta affrontato, dalla filosofia in senso stretto alla storia della cultura, dall'antropologia alla sociologia, la storia o la critica letteraria, pochi specialisti - oggi meno che mai - ne sarebbero all'altezza. Il carattere militante, e percio' critico, del pensiero di Solmi, ostile per natura ai dogmi e agli schematismi, e' il filo che ne tiene saldamente insieme l'opera, e non meno caratteristico e' il suo stile intellettuale, tanto piu' garbato, raziocinante e talvolta persino cerimonioso nell'argomentare i suoi dissensi, quanto piu' si rivela radicale e indocile alle pretese della doxa, fosse pure quella della parte politica per cui si e' sempre schierato, con preveggente impegno pacifista e altrettanto rigore morale.
Tutto questo, mentre spiega la sua emarginazione rispetto ai sentieri della cultura ufficiale, sia dei partiti sia accademica, pone la sua opera esattamente, per usare le sue parole, "sulla linea piu' avanzata del fronte che separa il passato dal futuro". Ed e' di una tale lezione, nel nostro tempo di filosofi da festival e microspecialisti, segnato dal conformismo (non meno tale per vestirsi di provocazione modaiola o da lezione di disincanto), che c'e' bisogno, ora che lui ci ha lasciato. Chi sapra' misurarsi con i saggi introduttivi all'opera di Adorno o Benjamin, scritti tra il 1953 ed il '59, potra' rendersi conto di quali calibrate rimozioni e' capace la cultura del nostro paese: quel che e' stato rimosso, beninteso, non sono Adorno o Benjamin, che anzi sono stati ampiamente pubblicati e fatti oggetto persino (non senza ambiguita') di culto, ma la prospettiva e lo spessore di storia e cultura entro cui un lettore come Solmi si poneva: quella di una traduzione nel senso piu' vero (incluso, ovviamente, il piu' letterale, in cui eccelleva), capace ogni volta di fare i conti con la societa' che si andava sviluppando nelle tumultuose ondate di quella "modernizzazione", le cui contraddizioni ed i cui limiti si sono poi rivelati tragicamente nel corso degli anni seguenti, e ancora oggi scontiamo.
C'e' un testo del 1985 in cui rammentando l'autunno del '68, Solmi annotava: "Ricordo una mattina, in tram - e non era un'esperienza unica o eccezionale in quei giorni -, gli studenti e le studentesse che andavano a scuola, e che si raccontavano reciprocamente quel che era accaduto nelle rispettive scuole e in quei giorni, con un'immediatezza, una spontaneita', come se tutte le barriere fossero cadute: c'era un'esperienza comune di cui si poteva parlare". Proseguiva poi, con un rilievo consonante con le osservazioni di De Certeau sulla "presa della parola": "Non e' durato molto, forse, nel senso che ben presto si sono aggiunti anche altri elementi che hanno alterato o adulterato la purezza originaria del movimento. Questa purezza si manifestava, fra l'altro nella lingua, nel linguaggio, nel modo di esprimersi e di comunicare degli studenti". Lo ricordiamo cosi', mentre guarda ai giovani e a quanto e' in movimento; e con i versi che gli dedico' Franco Fortini, che portano un'altra data cruciale, quella del 1956 (Ventesimo Congresso): "Una mattina di febbraio/ grigio gentile ghiaccio/ nello sventolio/ delle edicole, balzo e riso,/ delizioso fulmine, le mani gli occhi dell'amico/ convulso, con l'articolo/ mangiato dal vento: Il vento/ - diceva ridendo fra i denti -/ il vento della storia, che ci precipita!".
2. MAESTRE. IN MEMORIA DI ADRIENNE RICH, NEL TERZO ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA
Ricorre il 27 marzo il terzo anniversario della scomparsa di Adrienne Rich, poetessa, saggista, intellettuale e militante femminista, pacifista, ecologista, nonviolenta.
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Adrienne Rich (Baltimora, 16 maggio 1929 - Santa Cruz, 27 marzo 2012) e' stata una grandissima poetessa e saggista femminista americana di straordinaria intensita' e profondita', di forte impegno civile, militante per la pace e la dignita' umana. Presentando alcuni suoi versi anni fa scrivevamo che "Adrienne Rich e' l'autrice di Nato di donna, un libro la cui lettura e' ineludibile. Ma e' anche una poetessa che ha scritto versi che ti tolgono il respiro, ovvero te lo restituiscono. Ed una militante per la pace e i diritti umani di grande rigore e nitore". Dal sito www.crocettieditore.com riprendiamo la seguente scheda di alcuni anni fa: "Adrienne Rich e' nata il 16 maggio 1929 a Baltimora. Poetessa, saggista e militante femminista, a ventun anni ha vinto il Premio Yale per giovani poeti con A change of world (1951, Un mutamento di mondo). Ha, inoltre, pubblicato le raccolte poetiche Gli intagliatori di diamanti (1955, The diamond cutters), Necessita' del vivere (1966, Necessities of life), Esplorando il relitto (1973, Diving into the wreck), Il sogno di una lingua comune (1978, The dream of a common language), Atlante del mondo difficile (1991, Atlas of the difficult world); e i saggi Nato di donna (1976, Born of woman), Segreti silenzi bugie (1966-78, On lies, secrets and silence), Sangue, pane e poesia (1986, Blood, bread and poetry); e la raccolta Oscuri campi della repubblica (1991-95, Dark fields of the republic), che comprende anche numerose sequenze narrative". Tra le opere di Adrienne Rich in traduzione italiana: Nato di donna, Garzanti, Milano 1977, 2000; Esplorando il relitto, Savelli, Milano 1979; Segreti silenzi bugie, La Tartaruga, Milano 1982; Lo spacco alla radice, Estro, Firenze 1985; Come la tela del ragno, La Goliardica, Roma 1985; Cartografie del silenzio, Crocetti, Milano 2000.
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Nel ricordo di Adrienne Rich proseguiamo nell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani; per il disarmo e la smilitarizzazione; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita', in un unico mondo casa comune dell'umanita' intera.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
3. INCONTRI. UN INCONTRO DI STUDIO SU GUENTHER ANDERS
Si e' svolto la sera di giovedi' 26 marzo 2015 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio su Guenther Anders.
All'incontro ha preso parte Marco Graziotti.
In apertura dell'incontro il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha commemorato Renato Solmi, scomparso il 25 marzo.
Nel corso dell'incontro sono state lette e commentate le Tesi sull'eta' atomica andersiane e alcune pagine de L'uomo e' antiquato.
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Marco Graziotti e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Ambrosini e Paolo Arena ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Laureato in Scienze della comunicazione, e' autore di un apprezzato lavoro su "Nuove tecnologie e controllo sociale nella ricerca di David Lyon"; recentemente ha realizzato una rilevante ricerca su "Riflessi nella letteratura e nel cinema della boxe come realta' complessa e specchio della societa' della solitudine di massa e della sopraffazione e mercificazione universale", interpretando con adeguate categorie desunte dalle scienze umane e filologiche numerose opere letterarie e cinematografiche; piu' recentemente ancora ha realizzato una ricerca sulle istituzioni e le politiche finanziarie europee facendo specifico riferimento alle analisi di Luciano Gallino e di Francuccio Gesualdi.
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Guenther Anders (pseudonimo di Guenther Stern, "anders" significa "altro" e fu lo pseudonimo assunto quando le riviste su cui scriveva gli chiesero di non comparire col suo vero cognome) e' nato a Breslavia il 12 luglio 1902, figlio dell'illustre psicologo Wilhelm Stern, fu allievo di Husserl e si laureo' in filosofia nel 1925. Costretto all'esilio dall'avvento del nazismo, trasferitosi negli Stati Uniti d'America, visse di disparati mestieri. Tornato in Europa nel 1950, si stabili' a Vienna. E' scomparso a Vienna il 17 dicembre 1992. Strenuamente impegnato contro la violenza del potere e particolarmente contro il riarmo atomico, e' uno dei maggiori filosofi contemporanei; e' stato il pensatore che con piu' rigore e concentrazione e tenacia ha pensato la condizione dell'umanita' nell'epoca delle armi che mettono in pericolo la sopravvivenza stessa della civilta' umana; insieme a Hannah Arendt (di cui fu coniuge), ad Hans Jonas (e ad altre e altri, certo), e' tra gli ineludibili punti di riferimento del nostro riflettere e del nostro agire. Tra le opere di Guenther Anders: Essere o non essere, Einaudi, Torino 1961; La coscienza al bando. Il carteggio del pilota di Hiroshima Claude Eatherly e di Guenther Anders, Einaudi, Torino 1962, poi Linea d'ombra, Milano 1992 (col titolo: Il pilota di Hiroshima ovvero: la coscienza al bando); L'uomo e' antiquato, vol. I (sottotitolo: Considerazioni sull'anima nell'era della seconda rivoluzione industriale), Il Saggiatore, Milano 1963, poi Bollati Boringhieri, Torino 2003; L'uomo e' antiquato, vol. II (sottotitolo: Sulla distruzione della vita nell'epoca della terza rivoluzione industriale), Bollati Boringhieri, Torino 1992, 2003; Discorso sulle tre guerre mondiali, Linea d'ombra, Milano 1990; Opinioni di un eretico, Theoria, Roma-Napoli 1991; Noi figli di Eichmann, Giuntina, Firenze 1995; Stato di necessita' e legittima difesa, Edizioni Cultura della Pace, San Domenico di Fiesole (Fi) 1997. Si vedano inoltre: Kafka. Pro e contro, Corbo, Ferrara 1989; Uomo senza mondo, Spazio Libri, Ferrara 1991; Patologia della liberta', Palomar, Bari 1993; Amare, ieri, Bollati Boringhieri, Torino 2004; L'odio e' antiquato, Bollati Boringhieri, Torino 2006; Discesa all'Ade, Bollati Boringhieri, Torino 2008. In rivista testi di Anders sono stati pubblicati negli ultimi anni su "Comunita'", "Linea d'ombra", "Micromega". Opere su Guenther Anders: cfr. ora la bella monografia di Pier Paolo Portinaro, Il principio disperazione. Tre studi su Guenther Anders, Bollati Boringhieri, Torino 2003; singoli saggi su Anders hanno scritto, tra altri, Norberto Bobbio, Goffredo Fofi, Umberto Galimberti; tra gli intellettuali italiani che sono stati in corrispondenza con lui ricordiamo Cesare Cases e Renato Solmi.
4. LETTERE. "TAVOLO PER LA PACE" DI VITERBO: AL SINDACO DEL COMUNE DI VITERBO
[Riceviamo e diffondiamo]
Al Sindaco del Comune di Viterbo
Egregio Sindaco,
il "Tavolo per la Pace" promosso dal Comune di Viterbo ed al quale prendono parte le rappresentanti ed i rappresentanti di varie associazioni impegnate per la pace, la solidarieta', i diritti umani e la nonviolenza, chiede all'Amministrazione Comunale che siano finalmente consegnati al Centro antiviolenza "Erinna" i fondi ad esso destinati dalla Regione Lazio per l'attivita' svolta nell'anno 2012, trasmessi al Comune nel 2013 e tuttora dal Comune trattenuti.
Voglia gradire distinti saluti,
il "Tavolo per la Pace" di Viterbo
Viterbo, 26 marzo 2015
5. REPETITA IUVANT. UNA SCHEDA DI PRESENTAZIONE DELL'ASSOCIAZIONE "ERINNA" - CENTRO ANTIVIOLENZA DI VITERBO
[Dal sito dell'associazione Erinna (per contatti: "Associazione onlus Erinna - donne contro la violenza alle donne", tel. 0761342056, e-mail: onebillionrisingviterbo at gmail.com, e.rinna at yahoo.it, sito: http://erinna.it) riprendiamo e diffondiamo la seguente breve scheda di autopresentazione]
L'associazione "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto).
Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza.
E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole.
Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia.
Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne.
Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne.
Il centro mette a disposizione:
- segreteria attiva 24 ore su 24;
- colloqui;
- consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio;
- attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione.
La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate.
L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza.
6. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Martin Bernal, Atena nera. Le radici afroasiatiche della civilta' classica, Pratiche, Parma 1991, Est, Milano 1997, pp. XXX + 674.
7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
8. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
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TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 1937 del 27 marzo 2015
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