[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 668



 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Numero 668 del 26 marzo 2015

 

In questo numero:

1. Enrico Peyretti ricorda Renato Solmi

2. Oggi a Vicenza

3. Il 17, 18, 19 aprile a Vicenza

4. Vicenza: cinque cose da fare ora

5. Anna Grazia Casieri: L'accompagnamento personale dei processi di crescita nella "Evangelii Gaudium". Capitolo secondo: L'arte dell'accompagnamento nell'Esortazione apostolica "Evangelii Gaudium" (parte prima)

 

1. MAESTRI. ENRICO PEYRETTI RICORDA RENATO SOLMI

[Ringraziamo di cuore Enrico Peyretti (per contatti: enrico.peyretti at gmail.com) per questo intervento.

Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; e' stato presidente della Fuci tra il 1959 e il 1961; nel periodo post-conciliare ha animato a Torino alcune realta' ecclesiali di base; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Il diritto di non uccidere. Schegge di speranza, Il Margine, Trento 2009; Dialoghi con Norberto Bobbio, Claudiana, Torino 2011; Il bene della pace. La via della nonviolenza, Cittadella, Assisi 2012; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia (ormai da aggiornare) degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68.

Renato Solmi e' stato tra i pilastri della casa editrice Einaudi, ha introdotto in Italia opere fondamentali della scuola di Francoforte e del pensiero critico contemporaneo, e' uno dei maestri autentici e profondi di generazioni di persone impegnate per la democrazia e la dignita' umana, che attraverso i suoi scritti e le sue traduzioni hanno costruito tanta parte della propria strumentazione intellettuale; e' stato impegnato nel Movimento Nonviolento del Piemonte e della Valle d'Aosta. E' deceduto il 25 marzo 2015. Dal risvolto di copertina del recente volume in cui sono raccolti taluni dei frutti maggiori del suo magistero riprendiamo la seguente scheda: "Renato Solmi (Aosta 1927) ha studiato a Milano, dove si e' laureato in storia greca con una tesi su Platone in Sicilia. Dopo aver trascorso un anno a Napoli presso l'Istituto italiano per gli studi storici di Benedetto Croce, ha lavorato dal 1951 al 1963 nella redazione della casa editrice Einaudi. A meta' degli anni '50 ha passato un periodo di studio a Francoforte per seguire i corsi e l'insegnamento di Theodor W. Adorno, da lui per primo introdotto e tradotto in Italia. Dopo l'allontanamento dall'Einaudi, ha insegnato per circa trent'anni storia e filosofia nei licei di Torino e di Aosta. E' impegnato da tempo, sul piano teorico, e da un decennio anche su quello della militanza attiva, nei movimenti nonviolenti e pacifisti torinesi e nazionali. Ha collaborato a numerosi periodici culturali e politici ("Il pensiero critico", "Paideia", "Lo Spettatore italiano", "Il Mulino", "Notiziario Einaudi", "Nuovi Argomenti", "Passato e presente", "Quaderni rossi", "Quaderni piacentini", "Il manifesto", "L'Indice dei libri del mese" e altri). Fra le sue traduzioni - oltre a quelle di Adorno, Benjamin, Brecht (L'abici' della guerra, Einaudi, Torino 1975) e Marcuse (Il "romanzo dell'artista" nella letteratura tedesca, ivi, 1985), che sono in realta' edizioni di riferimento - si segnalano: Gyorgy Lukacs, Il significato attuale del realismo critico (ivi, 1957) e Il giovane Hegel e i problemi della societa' capitalistica (ivi, 1960); Guenther Anders, Essere o non essere (ivi, 1961) e La coscienza al bando (ivi, 1962); Max Horkheimer e Theodor W. Adorno, Dialettica dell'illuminismo (ivi, 1966 e 1980); Seymour Melman, Capitalismo militare (ivi, 1972); Paul A. Baran, Saggi marxisti (ivi, 1976); Leo Spitzer, Lettere di prigionieri di guerra italiani 1915-1918 (Boringhieri, Torino 1976)". Opere di Renato Solmi: segnaliamo particolarmente la sua recente straordinaria Autobiografia documentaria. Scritti 1950-2004, Quodlibet, Macerata 2007]

 

Chi crede e opera per cio' che vede giusto e non per cio' che conviene, e' un credente nella verita' della vita. Chi crede in cose che non muoiono, vive con esse. Cosi' Renato Solmi (nato ad Aosta nel 1927, figlio del poeta Sergio, di cui mi regalo' le Opere) ha vissuto una lunga vita, uscita dal tempo il 25 marzo, dopo molti mesi di gravi impedimenti fisici e di estrema difficolta' di comunicazione, tanto piu' penosa per lui, rasserenato dal riconoscere e sorridere agli amici in visita, fino all'ultimo.

La sua opera di saggista, traduttore di filosofi, importante intellettuale della sinistra critica italiana e torinese inserita nel pensiero europeo, sara' illustrata da altri meglio di me, e si trova indicata sul web. Io ebbi occasione di recensire su "il foglio", n. 350, marzo 2008, e su "L'Indice", maggio 2008, la raccolta dei suoi scritti dal 1950 al 2004, Autobiografia documentaria (un volume di oltre 800 pagine).

Quel che desidero ora specialmente testimoniare e' l'assidua intensa amicizia nata tra lui e me, come con gli altri operatori del Centro Studi "Sereno Regis", da quando, negli anni '90, si avvicino' con impegno ed entusiasmo, con vibrazioni emotive, ai movimenti della nonviolenza positiva. Egli proseguiva cosi' un aspetto antico ed essenziale del suo sentire e pensare, la coscienza atomica: "L'opera di Guenther Anders, (...)  ha avuto su di me l'effetto, che ha continuato ad esercitarsi fino ad oggi, di attirare la mia attenzione sulla svolta decisiva operata dall'invenzione delle armi di distruzione di massa e sulle conseguenze paradossali che ne scaturiscono in tutti i compartimenti della vita e della societa' umana. L'incontro con lui ha contribuito, fin dai primi anni '60, a indirizzarmi sulla via dei movimenti pacifisti e nonviolenti. (...) Che Anders, per suo conto, non abbia aderito alle dottrine nonviolente di stampo gandhiano, e' un paradosso" (da una intervista data da Solmi a Paolo Di Stefano, in quel volume autobiografico).

Possiedo una cartella con molte decine di scritti, lettere, appunti suoi, degli ultimi venti anni, che potranno essere utili a chi vorra' seguire il suo pensiero attivo dopo l'attivita' pubblicistica e l'insegnamento. Insisteva perche' la nonviolenza si presentasse in politica, a proporre alternative alla violenza che profondamente la impregna. Sperava e sollecitava qualche operatore politico a comprendere. Ha piantato ulivi a ottant'anni, come fa chi ama la vita.

L'amicizia e il dialogo con Renato mi hanno mostrato una volta di piu' come, pur con differenti concezioni ultime dell'esistenza, si possa intendersi e collaborare camminando nel tempo alla luce di valori umani che stanno davanti a noi come degni scopi della vita.

Chi ha conosciuto Solmi, persona sensibile (fragile nel senso forte di Eugenio Borgna) e intellettuale lavoratore generoso, ha incontrato un tipo di uomo necessario perche' una societa' possa progredire, se lo vuole, in umanita'.

 

2. INCONTRI. OGGI A VICENZA

[Riceviamo e diffondiamo]

 

Un'altra difesa e' possibile. Raccolta delle firme per una proposta di legge di iniziativa popolare

per istituire una difesa civile non armata e nonviolenta.

Giovedi' 26 marzo 2015, ore 20,30, presso il Centro Culturale S. Paolo, in viale Ferrarin 30, a Vicenza.

Interventi: Bepi De Marzi racconta l'"imbecillita' dei bombardieri"; Mao Valpiana spiega le ragioni e gli obiettivi della Campagna "Un'altra difesa e' possibile".

L'Italia ripudia la guerra (art. 11 della Costituzione), ma si continua ad acquistare armi. Crescono le spese militari. Continua la militarizzazione del territorio con sempre nuove basi. Il nostro Paese, pur essendo in piena crisi economica, si colloca tra le prime potenze militari e partecipa alla corsa agli armamenti piu' dispendiosa della storia (cacciabombardieri F35). L'esercito italiano e' coinvolto con i suoi uomini e le sue armi nelle missioni cosiddette "di pace" in scenari lontani. Per superare tutto questo e' necessario aprire nuove e coraggiose prospettive. Per questo si propone di istituire, con una legge di iniziativa popolare, una difesa civile non armata e nonviolenta, la formazione e l'addestramento dei "corpi civili di pace", la possibilita' di una "opzione fiscale" che sposti risorse finanziarie dalla spesa militare a quella per la difesa civile nonviolenta, l'istituzione di un Dipartimento nazionale per la difesa civile e la risoluzione nonviolenta dei conflitti, un Centro nazionale per le ricerche sulla pace e la prevenzione dei conflitti. E altro ancora...

La Campagna e' promossa da: Conferenza Nazionale Enti di Servizio Civile, Forum Nazionale per il Servizio Civile, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci!, Tavolo Interventi Civili di Pace.

Per informazioni: casaperlapace at gmail.com, cell. 3333410606 (Giancarlo) - 3356429807 (Francesco).

 

3. INCONTRI. IL 17,18,19 APRILE A VICENZA

[Riceviamo e diffondiamo]

 

il 17, 18, 19 aprile a Vicenza stiamo organizzando un convegno/seminario/incontro di lavoro dal titolo "Principi e buone prassi sulla trasformazione nonviolenta dei conflitti".

Ci piacerebbe essere in molti e da tutte le regioni d'italia.

Le tre giornate sono organizzate in modo da dare molto spazio al dibattito e al confronto tra le varie persone e associazioni che da anni riflettono e sperimentano la nonviolenza.

Abbiamo pensato a dei tavoli di lavoro che ci sembrano interessanti e che trovate nel

programma completo sul sito: siamovicenza.wordpress.com

Sempre sul sito la scheda di adesione alla tre giorni.

Per maggiori informazioni: Silvano 3387878893, Giulia 3408280519.

 

4. REPETITA IUVANT. VICENZA: CINQUE COSE DA FARE ORA

 

A tutte le persone che ci leggono, ed a tutte le esperienze collettive di cui fanno parte - associazioni, istituzioni, movimenti, redazioni... -, chiediamo di nuovo di esprimere il proprio sostegno alla "Casa per la Pace" di Vicenza, associandosi alla richiesta rivolta al sindaco di quella citta' che sia al piu' presto restituita un'adeguata sede alla "Casa per la Pace", che da alcune settimane ne e' stata privata a seguito della vendita dell'immobile che ospitava gli uffici dell'Assessorato comunale presso cui la "Casa per la Pace" era ospitata.

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Ricordiamo ancora una volta che la "Casa per la Pace" di Vicenza e' un prezioso punto di riferimento, non solo a livello cittadino ma a livello nazionale ed internazionale, per tutte le persone impegnate per la pace, i diritti umani, la solidarieta' concreta, la difesa dell'ambiente, la democrazia autenticamente partecipata, la nonviolenza.

E ricordiamo che molte illustri personalita' della cultura e dell'impegno morale e civile hanno gia' espresso al Comune di Vicenza la loro persuasa condivisione della richiesta che alla "Casa per la Pace", che e' una "istituzione pubblica" (a seguito di specifica deliberazione del Consiglio Comunale di Vicenza del 1993, in adempimento dell'art. 2 dello Statuto Comunale), sia tempestivamente restituita una sede in cui poter continuare ad operare.

Tra le prime di queste illustri personalita' ricordiamo il professor Alberto L'Abate gia' collaboratore di Aldo Capitini e di Danilo Dolci e figura storica della nonviolenza in Italia; il professor Sergio Paronetto vicepresidente di Pax Christi; l'on. Michele Boato presidente dell'Ecoistituto del Veneto; il sen. Gigi Malabarba figura storica del movimento operaio e della solidarieta' internazionale; la dottoressa Antonella Litta dell'Associazione italiana medici per l'ambiente; Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento.

Ed anche dal Parlamento italiano e da quello europeo molte personalita' hanno espresso il loro sostegno, tra esse le senatrici e i senatori Ornella Bertorotta, Enrico Cappelletti, Paolo Corsini, Roberto Cotti, Loredana De Petris, Nerina Dirindin, Laura Fasiolo, Gianni Girotto, Luigi Manconi, Maria Mussini, Stefania Pezzopane, Laura Puppato, Manuela Serra, le deputate e i deputati Roberta Agostini, Sofia Amoddio, Massimiliano Bernini, Luisa Bossa, Luigi Gallo, Walter Rizzetto, Gessica Rostellato, Simonetta Rubinato, Daniela Sbrollini, Arturo Scotto, Pierpaolo Vargiu, Sandra Zampa, Giorgio Zanin, gli europarlamentari David Borrelli e Gianni Pittella; Giuseppe Battaglia, segretario particolare del Ministro dei Beni Culturali.

Ricordiamo ancora infine che tra le persone che animano la "Casa per la Pace" di Vicenza vi e' il professor Matteo Soccio, una delle personalita' piu' autorevoli della nonviolenza in Italia - tanto sul piano del contributo teorico ed educativo quanto su quello dell'azione concreta come della luminosa testimonianza personale.

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Vi chiediamo di esprimere la vostra solidarieta' con la "Casa per la Pace" di Vicenza nei seguenti modi:

1. inviando una lettera al sindaco di Vicenza (ma anche all'amministrazione comunale nel suo complesso) chiedendo che sia al piu' presto restituita un'adeguata sede alla "Casa per la Pace", prezioso bene comune della citta' e di ogni persona di volonta' buona. Gli indirizzi di posta elettronica del sindaco e dell'amministrazione comunale di Vicenza sono i seguenti: sindaco at comune.vicenza.it; vicesindaco at comune.vicenza.it; assessore.crescita at comune.vicenza.it; assessore.curaurbana at comune.vicenza.it; assessore.risorse at comune.vicenza.it; assessore.partecipazione at comune.vicenza.it; assessore.progettazione at comune.vicenza.it; assessore.formazione at comune.vicenza.it; assessore.sicurezza at comune.vicenza.it; assessore.comunita at comune.vicenza.it; assessore.semplificazione at comune.vicenza.it; presidenteconsiglio at comune.vicenza.it; direttoregenerale at comune.vicenza.it; segreteriadirezionepersonale at comune.vicenza.it; segreteriagen at comune.vicenza.it; uffstampa at comune.vicenza.it; urp at comune.vicenza.it; e' anche possibile (ed opportuno) scrivere a tutti i singoli consiglieri comunali di Vicenza attraverso le loro pagine personali nel sito del Comune www.comune.vicenza.it

2. inviando per conoscenza la vostra lettera (o una lettera in cui riferite di essa o comunque del vostro sostegno alla "Casa per la Pace") anche ai mezzi d'informazione vicentini affinche' informino la cittadinanza della vasta e crescente attenzione e solidarieta'; gli indirizzi di posta elettronica dei principali sono i seguenti: redazioneweb at ilgiornaledivicenza.it; info at vicenzareport.it; vicenzatoday at citynews.it; redazione at vicenzapiu.com; vicenza at gazzettino.it; corriereveneto at corriereveneto.it; regione at mattinopadova.it; direttore at lavocedeiberici.it; info at editriceveneta.it; info at televeneto.it; info at bluradioveneto.it; redazione at bluradioveneto.it; redazione at birikina.it; info at radioreb.org; redazione at stellafm.it; diretta at stellafm.it; radioplanet at radioplanet.it; info at radio24.it; amministrazione at mediaveneto.com; redazione at radiovicenza.fm; ladomenica at tvavicenza.it; info at lineanews.it; radio at lineanews.it; regioni at adnkronos.com; ansa.venezia at ansa.it

3. inviando per conoscenza la vostra lettera anche agli ulteriori mass-media locali e nazionali che riterrete utile ovvero opportuno informare;

4. inviando la vostra lettera e/o questo appello agli altri vostri interlocutori invitando anch'essi ad aderire all'iniziativa;

5. inviando ovviamente la vostra lettera anche direttamente agli amici della "Casa per la Pace" di Vicenza: casaperlapace at gmail.com

Il momento e' ora.

 

5. RIFLESSIONE. ANNA GRAZIA CASIERI: L'ACCOMPAGNAMENTO PERSONALE DEI PROCESSI DI CRESCITA NELLA "EVANGELII GAUDIUM". CAPITOLO SECONDO: L'ARTE DELL'ACCOMPAGNAMENTO NELL'ESORTAZIONE APOSTOLICA "EVANGELII GAUDIUM" (PARTE PRIMA)

[Ringraziamo di cuore suor Anna Grazia Casieri per averci messo a disposizione il testo della sua tesi di laurea magistrale in Scienze religiose, sostenuta presso la Facolta' Teologica Pugliese - Istituto superiore di Scienze religiose "Giovanni Paolo II" di Foggia nell'anno accademico 2014-2015, dal titolo L'accompagnamento personale dei processi di crescita nella "Evangelii Gaudium". In questa riproduzione abbiamo omesso le molte, preziose note che arricchiscono il testo.

Suor Anna Grazia Casieri, della congregazione delle murialdine, gia' missionaria in Messico, impegnata in attivita' educative e di solidarieta', insegna nella scuola pubblica a Foggia. E' da sempre una importante collaboratrice del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo]

 

L'educazione cattolica è una delle sfide più importanti della Chiesa, impegnata oggi a realizzare la nuova evangelizzazione in un contesto storico e culturale in costante trasformazione.

Papa Francesco richiama più volte gli educatori alla necessità di saper comunicare con i giovani che si hanno di fronte. Nell'Esortazione Evangelii Gaudium il tema dell'incontro è fortemente presente in tutte le sue dimensioni, quella politica, quella economica, quella educativa. Dire cultura dell'incontro significa, pertanto, intercettare una sfida centrale per l'oggi e porre, a partire da noi stessi e a partire dalle nostre esperienze educative, dei segni di incontro, che attivino processi di vero cammino, di vera umanità. Incontrare è più che dialogare, è far interagire dei punti di vista perché ci sia cammino e maturazione. Il vero incontro è apertura e disponibilità all'inedito, ed è sempre nel segno della gratuità e della Grazia.

Annunciare Cristo è bello ed è capace di colmare la vita di nuovo splendore e di una gioia profonda: chi si è aperto all'amore di Dio, non può tenere questo dono per sé. La luce di Gesù brilla sul volto dei cristiani e così si diffonde, si trasmette e passa di generazione in generazione, attraverso la catena ininterrotta dei testimoni della fede. Chi riceve la fede sperimenta che gli spazi del proprio io si allargano aprendosi a nuove relazioni che arricchiscono la vita.

Così, il compito dell'educatore cristiano è diffondere questa buona notizia del Vangelo, che è capace di trasformare il cuore dell'uomo, in questa realtà attuale che vede «L'eclissi del senso di Dio e l'offuscarsi della dimensione dell'interiorità, l'incerta formazione dell'identità personale in un contesto plurale e frammentato, le difficoltà di dialogo tra le generazioni, la separazione tra intelligenza e affettività [...] accettando la sfida di trasformarle in altrettante opportunità educative. [Siamo, così, chiamati a divenire veicolo per il] superamento di quella falsa idea di autonomia che induce l'uomo a concepirsi come un "io" completo in se stesso, laddove, invece, egli diventa "io" nella relazione con il "tu" e con il "noi"».

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2.1. L'arte dell'accompagnamento

L'Esortazione apostolica Evangelii Gaudium approfondisce, nel terzo capitolo al quarto paragrafo, l'importanza dell'arte dell'accompagnamento quale tema cruciale di ogni pastorale. Papa Francesco nella sua profonda sapienza ed esperienza, ci offre qui un insegnamento particolarmente prezioso su questo ambito.

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2.1.1. Testimoni della gioia del Vangelo

Accompagnamento è accompagnamento nella via, pellegrinaggio; è accompagnamento nel perfezionamento spirituale, nella crescita personale; è condivisione del bene e gioia del donare; è gioia dell'annuncio che si concretizza nella relazione, ovvero nell'essere e sentirsi persona nella comunità, comunità di persone, e quindi comunione, corpo vivo della Chiesa.

Attraverso l'Esortazione Evangelii Gaudium Papa Francesco ricorda all'uomo di oggi che vivere il Vangelo è quanto di più bello, vero e gioioso ci possa essere, è un'avventura d'amore che, donando speranza, apre a prospettive future da cui nessuno può essere escluso.

Siamo consapevoli che la formazione integrale della persona è resa oggi difficile dalla separazione tra le sue dimensioni costitutive: la razionalità e l'affettività, la corporeità e la spiritualità, la conoscenza e l'emozione.

Siamo chiamati, oggi più che mai, a sviluppare un ascolto continuo delle istanze e dei bisogni di ogni persona, sostenendo la fedeltà a Dio e all'uomo, ponendo attenzione alle reali condizioni di ciascuno e agli ambiti di vita da raggiungere con l'annuncio del Vangelo.

È necessario, in questo nostro tempo caratterizzato da internazionalità e interculturalità, far cogliere la ricchezza della differenza, l'identità aperta agli altri; vedere noi dal punto di vista del mondo piuttosto che vedere il mondo dal nostro punto di vista.

Siamo chiamati a leggere la storia con gli occhi di Gesù, a scegliere, amare, sperare come Lui, perché la fede illumini la vita e le opere di carità illuminino la fede. Siamo chiamati ad attirare l'attenzione su Dio, sulla sua presenza reale e concreta nella storia dell'uomo. Ogni essere umano è, infatti, oggetto dell'infinita tenerezza del Signore. «Al di là di qualsiasi apparenza, ciascuno è immensamente sacro e merita il nostro affetto e la nostra dedizione». Pertanto, è necessario essere persone che custodiscono e alimentano in se stessi la memoria di Dio e la risvegliano negli altri.

Il Pontefice ci ricorda ancora che dobbiamo dare la priorità ai valori non quantificabili, come l'amicizia, la capacità di godere delle cose semplici, la sincerità, che genera pace e fiducia, rinunciando alla sottomissione e all'adorazione del "dio del successo". E ci esorta a inserire nella nostra evangelizzazione le testimonianze di quei cristiani e dei tanti "uomini di buona volontà" che hanno sognato un'umanità diversa, di quanti si sono distinti non per le ricchezze accumulate o per le luci distorte con cui sono stati illuminati, ma per la forza stessa della loro virtù, della loro gioia e della loro dignità trascendente.

Non possiamo trascurare, inoltre, che ogni azione educativa si colloca e si concretizza in un contesto ambientale, sociale e culturale. L'attenzione per l'ambiente ed il rispetto per esso nelle sue varie dimensioni, per la società e per le sue strutture, le sue dinamiche, i suoi conflitti e le sue insufficienze, ma anche per le sue tradizioni ed i suoi valori, per la varietà delle culture e quindi per l'impegno dell'inculturazione nell'annuncio, è fase costitutiva della missione evangelizzatrice e più in generale di ogni azione educativa.

In questa concretezza va verificata la validità dell'opera educatrice ed evangelizzatrice; qui si coglie con maggior forza la capacità di adeguazione dell'annuncio; pertanto qui opera, con la massima sua potenza ermeneutica e schiudente, euristica e trascendente, la gioia dell'annuncio del Vangelo.

È nella trasmissione della gioia che concretamente, percettivamente, "sensibilmente", si comunica l'annuncio di salvezza; la sensazione ed il sentimento della gioia condivisa, della gioia che affratella, della gioia che incammina verso l'incontro con Dio, sono per così dire la verifica empirica dell'efficacia della comunicazione, il manifestarsi dell'annuncio nella struttura esistenziale e relazionale delle persone umane dall'annuncio raggiunte, dall'annuncio illuminate.

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2.1.2. Accogliere per accompagnare

La gioia è la grande forza della pedagogia cristiana, e si dimostra al suo massimo grado nell'interazione con quanti vivono nella necessità.

Così l'accompagnamento dell'emarginato, del povero, di quanti nella società contemporanea sono vittime della perdita di rispetto per la dignità inviolabile della vita, è la verifica e la chiave di volta dell'autenticità del nostro procedere sul cammino verso Dio, nella sequela del Cristo vivente.

In questa prassi brilla di luce vivissima la gioia dell'annuncio del Vangelo e trova intenso, profondo, sublime adempimento perché con la sua opera educativa la Chiesa intende essere testimone dell'amore di Dio nell'accoglienza dei più bisognosi, nell'impegno per un mondo più giusto, nella difesa della vita e dei diritti di ogni essere umano.

È un coinvolgimento che parte dall'analisi della situazione di chi si lascia sollecitare dai segni dei tempi e dai bisogni dell'ora presente, di chi si cala nella realtà del proprio ambiente e ne coglie la sfida proveniente dalle fasce del disagio, di chi prende lezioni dai poveri, ascolta e comprende le voci della sua gente, è la stessa logica dell'incarnazione che ha portato Cristo a condividere la sua vita con i poveri dell'umanità.

È un coinvolgimento che sa leggere i bisogni dei fratelli, sa cogliere le dinamiche negative che producono emarginazioni ed ingiustizie, sa sostituire la cultura dell'avere con quella del dare, aprendosi alla mondialità nei valori della pace, della tolleranza e della fratellanza universale.

Educare è un compito molto delicato, perché mira a fare dei ragazzi e dei giovani soggetti liberi e responsabili, rispondendo alla condizione originaria dell'essere uomo, pensato a immagine e somiglianza di Dio.

Nell'azione educativa, che accompagna la crescita dei bambini e delle bambine, la gioia, la condivisione della gioia, la cura per la gioia, sono elementi fondanti. Qui emerge in tutta la sua luce la gioia dell'annuncio del Vangelo che si incarna in una relazione di amore accudente, che nella sua plenitudine si manifesta come valore e funzione trascendente.

Papa Francesco in molti suoi interventi ha dato contributi di riflessione straordinari in questo ambito, di cui ogni educatore impegnato nell'attività didattica con i bambini e le bambine gli è grato in modo e misura particolari.

L'adolescenza, poi, è età critica per antonomasia. E l'educatore vi si confronta davvero sovente "in timore e tremore", sapendo che le sue proposte plasmano irreversibilmente l'anima del discente, e che quel ragazzo, quella ragazza, devono trovare nella scuola e nell'educatore un aiuto valido e scrupolosissimo che si affianchi all'aiuto che già ricevono dalle famiglie, in uno stadio della vita in cui si incontrano col mondo nelle sue dimensioni e nelle sue strutture sociali e quindi anche nei suoi fenomeni più dolorosi.

In questa fase della vita i ragazzi e le ragazze hanno bisogno di un'attenzione estrema, di un affetto, di una lealtà, che siano guida sicura e modello appropriato, àncora nei momenti di turbamento, e salda difesa di fronte alla violenza e al disagio presenti nella società.

Proprio perché la condizione giovanile è così esposta a illusioni e delusioni, menzogne che inaridiscono e forme di ottundimento e traviamento, umiliazione e sopraffazione, dissipazione e smarrimento talora estreme, proprio per questo l'educatore deve dedicare particolare cura nel sostenere i giovani, e proprio per questo la gioia dell'annuncio del Vangelo ha una funzione decisiva.

Educare per "vocazione" è qualcosa di più che esercitare una professione o un'attività sociale. Significa condividere la propria vita e le proprie qualità con gli altri.

È solo proponendo convincentemente questa gioia, è solo trasmettendo testimonialmente questa gioia, è solo donando effettualmente questa gioia, che l'educatore è credibile, riceve la fiducia del giovane e può quindi proficuamente operare a suo pieno ed autentico ausilio e vantaggio.

Non si può mai prescindere da una visione globale dell'esistenza, nella quale le attività educative e la stessa vita trovano la loro giustificazione. Così è necessario tener conto del fatto che quanto si desidera comunicare è per definizione incomunicabile: un ideale di vita, la realtà di Dio. Tutto questo non si può "trasmettere", ma solo "evocare" attraverso la narrazione della propria esperienza personale. Si desidera che il giovane viva questo ideale di vita e questa esperienza di Dio e a tal fine l'educatore fa da "ponte" e da "strada" affinché il giovane possa percorrere il proprio cammino. Questo implica soprattutto la testimonianza di vita dell'educatore e la qualità delle relazioni che egli riesce a stabilire. Quello che si comunica va oltre quello che si dice e quello che si fa, perché si riferisce, in certo modo, ad una esperienza di vita.

In questo processo le attitudini interne, la spiritualità dell'educatore, non possono passare in secondo ordine rispetto alla finalità educativa, ma esse, in realtà, predispongono alla relazione perché esprimono accoglienza, stima, interesse, sollecitudine, o, al contrario, impediscono la relazione trasmettendo rifiuto, disistima, disinteresse. Diventa quindi fondamentale la cura dell'interiorità dell'educatore come punto di partenza di ogni azione educativa.

Nello stesso tempo bisogna considerare che l'attività educativa acquisisce il valore di un servizio, e quindi, di un dono: per l'educatore, lo stare con i ragazzi non è solo un ufficio o una professione, ma l'espressione esistenziale, la testimonianza degli ideali umani e religiosi che ci animano, e questo è il cammino privilegiato per evangelizzare e favorire la crescita personale della fede.

Così esiste una profonda relazione tra la visio dell'educatore, cioè l'insieme degli ideali e dei valori che costituiscono l'orizzonte della cultura e della sensibilità che determina le sue attitudini e i suoi sentimenti, che conferisce identità alla sua persona, e la missio dello stesso educatore.

Siamo chiamati, pertanto, ad accogliere il giovane, soprattutto povero-debole, senza pretendere che sia diverso da quello che è; siamo chiamati a riconoscere nel giovane la presenza di Gesù ed educarlo, mettendoci al suo servizio con piena dedizione e stabilendo relazioni personali con i giovani e con le altre figure della comunità educativa che siano caratterizzate dal rispetto e dalla dolcezza.

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2.2. Accompagnamento verso Dio

L'identità umana e cristiana è profondamente segnata dalla persona e dal mistero di Cristo, di cui ciascuno è portatore. In Cristo si manifesta non solo il mistero d'amore della Trinità, ma anche l'altissima vocazione dell'uomo, chiamato a diventare partecipe della natura divina.

«La decisione dell'uomo per Cristo apre dunque l'esistenza nel tempo all'accoglienza della vita eterna: nella storia presente viene a narrarsi la storia eterna dell'amore.»

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2.2.1. Un'evangelizzazione kerigmatica

Ecco il senso profondo del grande progetto salvifico divino: portare l'uomo salvato nella dimensione trinitaria in Cristo, per opera dello Spirito Santo, tra le braccia di Dio Padre. Afferma il professor De Vita: «Ecco, la Trinità diventa la meta che il cristiano deve raggiungere come anelito e la Chiesa diventa praticamente il luogo attuativo di tutto ciò.»

Ecco che la grazia creata, ciò che lo Spirito Santo crea come presenza e cambiamento interiore nell'uomo, rende l'uomo gradito a Dio e lo unisce a Lui nella comunione trinitaria. È la grazia abituale, che inerisce all'uomo come habitus, che perfeziona l'anima liberandola dal peccato e donandole la dignità di figli di Dio.

Così è la grazia attuale che, arricchendo l'uomo di tutte le virtù, lo rende docile a seguire le mozioni dello Spirito Santo, illumina la mente e stimola a compiere il bene.

È la Grazia il cuore pulsante dell'accompagnamento, dell'ascolto, della compassione, dell'incontro che si realizza nella libertà e nella responsabilità: la Grazia che è il dono della gioia dell'annuncio, la Grazia che è il mistero salvifico, la Grazia che è manifestazione intimamente vissuta e tessuto connettivo del mondo, del tempo, della storia, della persona: poiché tutto converge in questo movimento da Dio a Dio e tutto quivi acquista senso e profondità, e si fa gioia.

Fede, Speranza, Carità, le tre virtù teologali, illuminano la pratica educativa e la caratterizzano non come mera trasmissione di saperi, non come semplice percorso di socializzazione, ma come autentico rispondere all'amore di Dio, come sincero affidamento alla volontà divina, come crescita e cammino comune nella luce appunto della fede, della Speranza, della Carità.

L'educazione, pertanto, prima di essere un impegno formativo dell'uomo, è una forza attrattiva di Dio perché non avviene nessun incontro con Cristo senza che il Padre agisca interiormente, attraverso il suo Spirito, facendo scoprire i tesori della Grazia.

Non si può rimanere insensibili di fronte alla profondità della parola di Gesù e alla verità del suo insegnamento, al fascino della sua persona, alla sublimità del suo esempio di vita. È questa verità che deve mostrare la sua bellezza con la forza della sua trasparenza e della sua verità.

Non si tratta, infatti, di far conseguire una conoscenza di tipo intellettualistico, ma di una conoscenza esperienziale che coinvolga la persona in modo stabile e duraturo fino ad incontrarsi col mistero di Cristo e  riempirsi di tutta la pienezza di Dio. L'incontro con Cristo attraverso le situazioni della vita ordinaria aiuta a comprendere che l'esperienza cristiana non si riduce a contenuti da apprendere, né tantomeno al rispetto di un codice di comportamento, ma si caratterizza per la sua capacità di riconoscere Cristo come via, verità e vita dell'uomo.

E la libertà che viene da Dio va condivisa perché diventi gioia di tutti. Una verità, pertanto, che non è solo da credere, una verità che più che essere dimostrata, va mostrata: è troppo poco darne una spiegazione teorica e astratta che si potrebbe rivelare di fatto poco convincente, di scarsa presa su chi ascolta o accessibile a pochi. Solo la vita concreta può offrire alla verità il luogo adeguato per la sua manifestazione, il terreno buono che le permetta di portare frutto.

Parlare di Kerigma per Papa Francesco è parlare di quell'esperienza viva che, dentro la Chiesa, ogni cristiano può fare di Dio uno e trino, attraverso l'accoglienza di Gesù e sostenuto dalla forza dello Spirito. E dal momento che il Kerigma esprime l'amore salvifico di Dio, il suo annuncio va fatto con apertura al dialogo, pazienza, accoglienza cordiale che non giudica e non condanna.

Così è stato per lo stesso Gesù che si è fatto interprete delle attese dei suoi ascoltatori, attento ai bisogni inespressi di quanti lo avvicinavano, con quella stessa compassione con cui il Padre aveva ascoltato il gemito del suo popolo. Egli insegna, indica la via della vita autentica, con la Parola condivide il pane, si prende cura dei bisogni concreti della sua gente e si mostra come "via" che conduce alla realizzazione piena, "verità" che rivela se stesso all'uomo, "vita" perché in Lui l'uomo ritrova il senso ultimo del suo esistere e del suo operare. In Gesù siamo coinvolti nell'opera educatrice del Padre che prende avvio dall'averlo incontrato ed aver vissuto una profonda relazione con Lui.

Di qui la decisione di accettare di lasciarci amare e di condividere l'esperienza vissuta perché, come afferma padre Cencini: «Il cristiano è esattamente colui che ha imparato a godere di questo sguardo - di amore del Padre - poiché si ritrova in quegli occhi, o è colui che trova la sua gioia [...] nel lasciarsi da lui guardare, e cerca spesso tale sguardo come ciò che dà un senso alla vita e a tutto quel che fa [...] La sua gioia è nell'incrociare gli occhi di Dio».

Una gioia, dunque, relazionale perché mentre da una parte è frutto del ricevere lo sguardo amoroso del Padre, dall'altra provoca a dare una personale risposta.

Il bagaglio di competenze e strumenti per una "pedagogia della fede" mira a favorire l'incontro tra Dio e l'uomo attraverso l'incontro con la persona di Gesù, a valorizzare il contenuto integrale del messaggio cristiano e far sì che esso sia significativo attraverso l'attenzione alle attese e ai desideri dei destinatari. L'annuncio del Regno richiede: «Annunciare l'amore di Dio, che si è rivelato in Gesù Cristo crocifisso e risorto e che ci chiama [...] a introdurre tutti gli uomini alla comunione con Lui; permeare la cultura del nostro tempo con l'annuncio del Vangelo, per rinnovare stili di vita, criteri di giudizio, modelli di comportamento e ridare fondamento cristiano a quei valori che fanno parte integrante della nostra tradizione, ispirata al cristianesimo; testimoniare fiducia, gioia e speranza: in tal modo la Chiesa è promotrice di "alleanze educative" con tutti coloro che hanno come finalità lo sviluppo armonico della persona e della società».

Un'autentica educazione deve essere in grado di parlare al bisogno di significato e di felicità delle persone. È importante, come afferma Papa Francesco, coltivare la "via della bellezza" aiutando a far cogliere che è bello vivere il Vangelo perché riempie la vita di un rinnovato splendore che senza Cristo sarebbe impossibile acquisire. Una bellezza che si sperimenta quando la vita è traboccante e trova il suo sinonimo, nella felicità ritrovata dentro il vissuto quotidiano.

Ascolto, stupore e gratitudine sono tre atteggiamenti fondamentali per cogliere nella quotidianità la novità portata da Cristo. Stupore significa la capacità di meraviglia di fronte a ciò che si presenta come novità, in contrapposizione al già conosciuto e sperimentato e include la capacità di contemplare e condurre a quella gratitudine che è in grado di produrre quel lento training nel quale ci si convince che la vita è dono.

La gioia non effimera è un bene che per raggiungere la sua perfezione richiede di essere condiviso perché dono di Dio e frutto di una profonda e sincera condivisione dei doni spirituali tra quanti si riconoscono destinatari di quella verità salvifica che ci è stata rivelata in Cristo Signore. Una gioia che appare, dunque, legata a una prospettiva di verità e bellezza e alla corrispondente capacità di coglierla dentro di sé.

Questa gioia, la ricerca del vero e del bello rendono il Vangelo desiderabile, accessibile a tutti nel concreto del quotidiano, anche nelle fatiche della vita. Un cristiano che non vive la gioia, quella vera, non può dare testimonianza credibile di Colui in cui crede.

Si tratta di cogliere anzitutto l'azione di Dio storica nella vita dell'altro, non semplicemente di applicare una presunta conoscenza teorica di Dio. E questo esige molta attenzione e disponibilità a lasciarsi sorprendere dalla novità e imprevedibilità di Dio, magari a lasciarsi metter in crisi nelle proprie presupposizioni fino al punto di convertirle.

Chi accompagna realmente scopre sempre un aspetto nuovo dell'agire di Dio e ne rimane sorpreso e grato. Un buon accompagnatore non è un tecnico o un esperto che ha solo da insegnare, ma un credente che mentre aiuta il fratello minore a discernere la presenza divina nella sua vita si sente lui per primo interpellato da Dio.

Questo Dio, infatti, abita nella relazione, parla nella relazione, si incontra dove si incontra l'altro e l'intero creato: la mia vita relazionata con la vita degli altri e con la vita del mondo mi fa incontrare Dio e scoprire quella realizzazione a cui ogni essere umano è chiamato.

(Parte prima - segue)

 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

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Numero 668 del 26 marzo 2015

 

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