[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 669



 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Numero 669 del 27 marzo 2015

 

In questo numero:

1. Per Virginia Woolf

2. Proposta di legge di iniziativa popolare: "Istituzione e modalita' di finanziamento del Dipartimento della Difesa Civile non armata e nonviolenta"

3. Anna Grazia Casieri: L'accompagnamento personale dei processi di crescita nella "Evangelii Gaudium". Capitolo secondo: L'arte dell'accompagnamento nell'Esortazione apostolica "Evangelii Gaudium" (parte seconda e conclusiva)

 

1. MAESTRE. PER VIRGINIA WOOLF

 

Ricorre il 28 marzo l'anniversario della scomparsa di Virginia Woolf.

Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo ricorda la grande scrittrice, pensatrice e militante femminista come una delle piu' grandi figure dell'impegno in difesa della dignita' umana, della lotta di liberazione dell'umanita' da ogni oppressione, dell'azione per la pace, della teoria e della prassi nonviolenta.

Un'opera come Le tre ghinee costituisce una lettura formativa imprescindibile per ogni persona di volonta' buona, uno dei grandi manifesti della cultura civile dell'umanita', un testo classico della nonviolenza.

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Virginia Woolf, scrittrice tra le piu' grandi del Novecento, nacque a Londra nel 1882, promotrice di esperienze culturali ed editoriali di grande rilievo, oltre alle sue splendide opere narrative scrisse molti acuti saggi, di cui alcuni fondamentali anche per una cultura della pace. Mori' suicida nel 1941. E' uno dei punti di riferimento della riflessione dei movimenti delle donne, di liberazione, per la pace. Opere di Virginia Woolf: le sue opere sono state tradotte da vari editori, un'edizione di Tutti i romanzi (in due volumi, comprendenti La crociera, Notte e giorno, La camera di Jacob, La signora Dalloway, Gita al faro, Orlando, Le onde, Gli anni, Tra un atto e l'altro) e' stata qualche anno fa pubblicata in una collana ultraeconomica dalla Newton Compton di Roma; una pregevolissima edizione sia delle opere narrative che della saggistica e' stata curata da Nadia Fusini nei volumi dei Meridiani Mondadori alle opere di Virginia Woolf dedicati (ai quali rinviamo anche per la bibliografia). Tra i saggi due sono particolarmente importanti per una cultura della pace: Una stanza tutta per se', Newton Compton, Roma 1993; Le tre ghinee, Feltrinelli, Milano 1987 (ma ambedue sono disponibili anche in varie altre edizioni). Numerosissime sono le opere su Virginia Woolf: segnaliamo almeno Quentin Bell, Virginia Woolf, Garzanti, Milano 1974; Mirella Mancioli Billi, Virginia Woolf, La Nuova Italia, Firenze 1975; Paola Zaccaria, Virginia Woolf, Dedalo, Bari 1980; Nadia Fusini, Possiedo la mia anima. Il segreto di Virginia Woolf, Mondadori, Milano 2006; Liliana Rampello, Il canto del mondo reale. Virginia Woolf, la vita nella scrittura, Il saggiatore, Milano 2005. Segnaliamo anche almeno le pagine di Erich Auerbach, "Il calzerotto marrone", in Mimesis, Einaudi, Torino 1977.

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Nel ricordo di Virginia Woolf proseguiamo nell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani; per il disarmo e la smilitarizzazione; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita', in un unico mondo casa comune dell'umanita' intera.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

2. DOCUMENTAZIONE. PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE: "ISTITUZIONE E MODALITA' DI FINANZIAMENTO DEL DIPARTIMENTO DELLA DIFESA CIVILE NON ARMATA E NONVIOLENTA"

[Diffondiamo il testo della proposta di legge della campagna "Un'altra difesa e' possibile" su cui si stanno raccogliendo da mesi le firme. Per contattare la segreteria nazionale della campagna: c/o Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. e fax: 0458009804, e-mail: info at difesacivilenonviolenta.org, sito: www.difesacivilenonviolenta.org]

 

Art. 1 (Difesa civile non armata e nonviolenta)

1. In ottemperanza al principio costituzionale del ripudio della guerra, di cui all'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana, ed al fine di favorire l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarieta' politica, economica e sociale, di cui all'articolo 2 della Costituzione, e l'adempimento del dovere di difesa della Patria di cui all'articolo 52 della Costituzione, viene riconosciuta a livello istituzionale una forma di difesa alternativa a quella militare denominata "Difesa civile non armata e nonviolenta", quale strumento di difesa che non comporti l'uso delle armi ed alternativo a quello militare.

2. Ai fini di cui al comma precedente, viene istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il "Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta", dal quale dipendono:

a) i Corpi Civili di Pace, la cui sperimentazione e' inserita nella Legge 27 dicembre 2013, n. 147 che prevede l'istituzione di un contingente da impegnare in azioni di pace non governative nelle aree di conflitto o a rischio di conflitto o nelle aree di emergenza ambientale;

b) l'Istituto di ricerca sulla Pace e il Disarmo, da istituirsi con apposita Legge successiva.

3. Per i fini di cui all'Articolo 1 Comma 1 della presente legge, il "Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta" deve prevedere forme di interazione e collaborazione con:

a) il Dipartimento della Protezione Civile come organo di riferimento del Servizio Nazionale di Protezione Civile regolato dalla Legge 12 luglio 2012, n. 100 e successive modifiche ed integrazioni;

b) il Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile incardinato presso il Ministero dell'Interno;

c) il Dipartimento della Gioventu' e del Servizio Civile Nazionale regolato dal Dpcm 21 giugno 2012;

in particolare con l'istituzione di un "Consiglio Nazionale per la difesa civile, non armata e nonviolenta" fra i suddetti Dipartimenti con compiti paritetici di indirizzo e di confronto da normare con successivo Regolamento emesso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri di concerto con il Ministero degli Interni.

4. Il "Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta" ha i seguenti compiti:

a) difendere la Costituzione, affermando i diritti civili e sociali in essa enunciati, la Repubblica e l'indipendenza e la liberta' delle istituzioni democratiche del Paese;

b) predisporre piani per la difesa civile non armata e nonviolenta, coordinarne la loro attuazione, e curare ricerche e sperimentazioni, nonche' forme di attuazione della difesa civile non armata, ivi compresa la necessaria formazione e l'educazione della popolazione;

c) svolgere attivita' di ricerca per la pace, il disarmo, per la graduale differenziazione produttiva e la conversione a fini civili delle industrie nel settore della difesa e la giusta e duratura risoluzione dei conflitti, e predisporre studi finalizzati alla graduale sostituzione della difesa armata con quella civile nonviolenta, provvedere alla formazione del personale appartenente alle sue strutture;

d) favorire la prevenzione dei conflitti armati, la riconciliazione, la mediazione, la promozione dei diritti umani, la solidarieta' internazionale, l'educazione alla pace nel mondo, il dialogo inter-religioso ed in particolare nelle aree a rischio di conflitto, in conflitto o post-conflitto;

e) organizzare e dirigere le strutture della Difesa civile non armata e nonviolenta e pianificare e coordinare l'impiego dei mezzi e del personale ad essa assegnati;

f) contrastare  le situazioni di degrado sociale, culturale ed ambientale e difendere l'integrita' della vita, dei beni, degli insediamenti e dell'ambiente dai danni cagionati dalle calamita' naturali.

5. Le attivita', l'organizzazione ed il funzionamento del Dipartimento di cui al comma 2, e delle sue articolazioni, sono disciplinati con regolamento da emanarsi ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della Legge 23 agosto 1988, n. 400 e successive modificazioni, da parte del Presidente del Consiglio dei ministri, entro sei mesi dalla data di approvazione della presente legge.

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Art. 2 (Fondo nazionale per la Difesa civile non armata e nonviolenta)

1. Per il funzionamento del Dipartimento di cui al precedente articolo 1, si provvede mediante costituzione presso la Presidenza del Consiglio, nell'ambito del relativo Programma della Missione "Organi costituzionali, a rilevanza costituzionale e Presidenza del Consiglio", di un apposito Fondo denominato "Fondo nazionale per la Difesa civile non armata e nonviolenta", con  una dotazione annua  iniziale pari a 100 milioni di  euro per l'anno 2015, di cui non oltre il 10% per le spese di funzionamento, ed alimentato, per  gli anni successivi, anche dalle risorse derivanti dalla disposizione di cui al successivo articolo 3.

2. Al fine di sostenere per l'anno in corso l'onere finanziario derivante dalla precedente disposizione le spese sostenute dal Ministero della Difesa relative all'acquisto di nuovi sistemi d'arma sono ridotte in misura tale da assicurare risparmi pari ad almeno 100 milioni di euro.

3. Le modalita' di gestione e di rendicontazione delle risorse del Fondo e delle spese di funzionamento del "Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta", sono stabilite con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro  dell'economia e delle finanze.

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Art. 3 (Scelta di destinazione del sei per mille dell'Irpef)

1. A decorrere dall'anno d'imposta 2015 e' riconosciuta al contribuente la facolta' di destinare una quota pari al sei per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, dovuta e liquidata dall'amministrazione finanziaria sulla base della dichiarazione annuale, all'incremento della copertura delle spese di funzionamento del Dipartimento per la Difesa civile non  armata e nonviolenta ed al finanziamento delle attivita' dei Corpi Civili di Pace e dell'Istituto di ricerca sulla Pace e il Disarmo di cui all'articolo 1, comma 2, lettera a) e b) della presente legge. A tal fine, per la destinazione delle relative somme e' necessario che il contribuente, con opzione fiscale in sede di dichiarazione dei redditi, scelga di sostenere le spese per la Difesa civile non armata e nonviolenta.

2. Il ministro dell'Economia e delle finanze e' delegato a stabilire, con proprio decreto, da emanarsi entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, le modalita' di esercizio, in sede di dichiarazione annuale ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, dell'opzione fiscale di cui al comma 1, anche prevedendo a tal fine le dovute modifiche alla modulistica.

3. Il Presidente del Consiglio dei ministri ed il Ministro dell'economia e delle finanze presentano annualmente al Parlamento una dettagliata relazione sull'entita' e sulle modalita' di utilizzazione delle risorse rivenienti dalle opzioni fiscali di cui al precedente comma 1, e sullo stato di attuazione della presente legge.

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Art. 4 (Copertura finanziaria)

1. A decorrere dall'anno d'imposta 2015 l'ammontare delle risorse disposte ai sensi dell'articolo 3 e' compensato da corrispondenti risparmi derivanti dai meccanismi di revisione e di razionalizzazione della spesa pubblica di cui alla missione "Difesa e sicurezza del territorio" del bilancio statale secondo le procedure di cui alla legge 7 agosto 2012, n. 135 nonche' dai risparmi derivanti dalla dismissione di caserme e presidi di pertinenza del demanio militare.

2. Il Ministero dell'economia e delle finanze e' autorizzato ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio.

 

3. RIFLESSIONE. ANNA GRAZIA CASIERI: L'ACCOMPAGNAMENTO PERSONALE DEI PROCESSI DI CRESCITA NELLA "EVANGELII GAUDIUM". CAPITOLO SECONDO: L'ARTE DELL'ACCOMPAGNAMENTO NELL'ESORTAZIONE APOSTOLICA "EVANGELII GAUDIUM" (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA)

[Ringraziamo di cuore suor Anna Grazia Casieri per averci messo a disposizione il testo della sua tesi di laurea magistrale in Scienze religiose, sostenuta presso la Facolta' Teologica Pugliese - Istituto superiore di Scienze religiose "Giovanni Paolo II" di Foggia nell'anno accademico 2014-2015, dal titolo L'accompagnamento personale dei processi di crescita nella "Evangelii Gaudium". In questa riproduzione abbiamo omesso le molte, preziose note che arricchiscono il testo.

Suor Anna Grazia Casieri, della congregazione delle murialdine, gia' missionaria in Messico, impegnata in attivita' educative e di solidarieta', insegna nella scuola pubblica a Foggia. E' da sempre una importante collaboratrice del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo]

 

2.2.2. Accompagnamento personale

Ogni accompagnamento è sempre esperienza inedita di Dio, di un suo volto nuovo, che ha qualcosa da dire e da chiedere anche e anzitutto a chi si propone come guida di altri. Ne viene, come conseguenza, che costui sarà tanto più capace di provocare la risposta del fratello minore senza ricorrere a imposizioni e ordini, quanto più egli stesso darà la propria risposta a questo Dio che ha incrociato la sua strada.

È, in concreto, trovare quel punto medio ove la vicinanza si coniuga col rispetto, o la prossimità col senso del mistero dell'altro, o la relazione intensa con l'invito a vivere la solitudine, o l'accoglienza incondizionata con la provocazione a cambiare.

La pedagogia amorevole di Dio ci fa comprendere che l'amore è l'asse centrale di ogni azione pedagogica, uno dei pilastri che stanno alla base dell'educazione, perché genera un movimento empatico che produce nell'educatore l'atteggiamento adeguato per comprendere i sentimenti dei ragazzi risvegliando in essi la motivazione all'apprendimento e l'assimilazione dei valori.

Come modello del nostro operare abbiamo Dio, educatore del suo popolo, che rispetta i tempi della conversione, che realizza le sue promesse. Ricordiamo, poi, che Dio educa un popolo, non dei singoli, e quando sceglie dei singoli lo fa perché siano educatori di un popolo. Prendiamo esempio da Gesù che cura le ferite nel cuore delle persone e dei popoli; ascolta; aiuta a leggere la propria vicenda con occhi nuovi; non condanna; aiuta a passare dai desideri terreni a quelli più profondi e spirituali; dispone le persone a diventare esse stesse missionarie (cfr. Gv 4).

Siamo chiamati a cogliere come dentro le tante domande e i tanti bisogni dell'essere umano ne emerge uno: incontrare il Signore. Più o meno esplicitamente la gente, i giovani chiedono che si parli loro di Dio, di Gesù, della sua opera e del suo insegnamento, aiutandoli a scoprire la propria dignità di uomini e di figli di Dio. Senza l'incontro con Dio Padre l'uomo rischierebbe, infatti, di vagabondare nella storia dell'umanità alla ricerca di una storia a cui aderire.

L'intera vita cristiana si configura come un cammino di crescita progressiva verso la meta della santità, risposta personale che ciascuno è tenuto a dare in Cristo al Padre. Siamo chiamati, pertanto, a crescere nell'arte dell'accompagnamento, ad avvicinarci all'altro come terra sacra davanti alla quale toglierci i sandali proprio perché "terra sacra".

Papa Francesco è uno straordinario ispiratore per l'educatore impegnato a meditare e insegnare in e su queste situazioni di particolare densità teologica. Ed ancora una volta la pastorale del pontefice ci offre strumenti e indicazioni per un'azione educativa nutrita e costantemente corroborata e per così dire continuamente rigenerata dalla gioia dell'annuncio del Vangelo. Anche Giovanni Paolo II ha scritto a riguardo: «La Chiesa sa che questo Vangelo della vita, consegnatole dal suo Signore, ha un'eco profonda e persuasiva nel cuore di ogni persona, credente e anche non credente, perché esso, mentre ne supera infinitamente le attese, vi corrisponde in modo sorprendente. Pur tra difficoltà e incertezze, ogni uomo sinceramente aperto alla verità e al bene, con la luce della ragione e non senza il segreto influsso della grazia, può arrivare a riconoscere nella legge naturale scritta nel cuore (cf. Rm 2, 14-15) il valore sacro della vita umana dal primo inizio fino al suo termine, e ad affermare il diritto di ogni essere umano a vedere sommamente rispettato questo suo bene primario. Sul riconoscimento di tale diritto si fonda l'umana convivenza e la stessa comunità politica. Questo diritto devono, in modo particolare, difendere e promuovere i credenti in Cristo, consapevoli della meravigliosa verità ricordata dal Concilio Vaticano II: "Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo". In questo evento di salvezza, infatti, si rivela all'umanità non solo l'amore sconfinato di Dio che "ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Gv 3, 16), ma anche il valore incomparabile di ogni persona umana. E la Chiesa, scrutando assiduamente il mistero della Redenzione, coglie questo valore con sempre rinnovato stupore e si sente chiamata ad annunciare agli uomini di tutti i tempi questo "vangelo", fonte di speranza invincibile e di gioia vera per ogni epoca della storia. Il Vangelo dell'amore di Dio per l'uomo, il Vangelo della dignità della persona e il Vangelo della vita sono un unico e indivisibile Vangelo».

È per questo che l'uomo, l'uomo vivente, costituisce la prima e fondamentale via della Chiesa. Siamo consapevoli, di fatto, che la dignità trascendente dell'essere umano è l'aspetto più peculiare dell'intera concezione cristiana dell'uomo perché riconosce che ogni persona è in relazione al vincolo misterioso che ci lega al Creatore, ciascuno con la propria unicità.

La relazione con Gesù, che dà luogo ad un nuovo orizzonte di vita, richiede una rinnovata decisione nella libertà del dono.

Grazia e libertà si compenetrano a vicenda cosicché se è vero che la grazia di Dio sempre ci precede, ci abbraccia, e non potremmo amare se prima non fossimo stati amati da Dio, è pur vero che l'uomo, nella sua libertà, è chiamato a rispondere a questo amore accogliendo o rifiutando il dono.

Questo incontro, che è innanzitutto presenza vicina e sguardo personale di Gesù, si realizza, pertanto, nella docilità allo Spirito, in una relazione di fiducia, di affidamento, di Fede.

Un'autentica relazione di accompagnamento è chiamata a rispettare sempre e comunque la libertà della persona, anzi per sua definizione essa guida il discepolo verso la piena autonomia.

Libertà e responsabilità si richiamano ed implicano reciprocamente, e responsabilità rinvia ovviamente in primo luogo alla dialettica della preghiera e della risposta di Dio, ed anche all'adempimento della volontà di Dio da parte dell'essere umano che sente la chiamata divina.

Responsabilità è quindi conseguentemente non solo "rispondere a" Dio che ci chiama a collaborare con Lui, ma è anche "rispondere di", riportandoci alla responsabilità umana nei confronti del fratelli, dell'ecumene, del creato.

Il cammino verso la verità ha la sua origine nel Padre, che ci ha scelti in Cristo, e l'itinerario del cristiano prosegue nella sua libertà di decisione, sorretta dalla Grazia, che accetta di impegnarsi nel compimento del bene.

In questa dinamica il credente è chiamato a coinvolgersi in un cammino che lo immette in una progressione verso la pienezza del suo essere figlio di Dio.

Così l'Esortazione apostolica di Papa Francesco invita ad accompagnare con misericordia e pazienza il cammino di crescita di quanti si mettono alla sequela di Cristo, rispettando i tempi della Grazia che si incarna nelle circostanze concrete.

E Giovanni Paolo II afferma: «L'uomo è chiamato a una pienezza di vita che va ben oltre le dimensioni della sua esistenza terrena, perché consiste nella partecipazione alla vita stessa di Dio. L'altezza di questa vocazione soprannaturale rivela la grandezza e la preziosità della vita umana anche nella sua fase temporale. La vita nel tempo, infatti, è condizione basilare, momento iniziale e parte integrante dell'intero e unitario processo dell'esistenza umana. Un processo che, inaspettatamente e immeritatamente, viene illuminato dalla promessa e rinnovato dal dono della vita divina, che raggiungerà il suo pieno compimento nell'eternità (cfr. 1Gv 3,1-2). Nello stesso tempo, proprio questa chiamata soprannaturale sottolinea la relatività della vita terrena dell'uomo e della donna. Essa, in verità, non è realtà "ultima", ma "penultima"; è comunque realtà sacra che ci viene affidata perché la custodiamo con senso di responsabilità e la portiamo a perfezione nell'amore e nel dono di noi stessi a Dio e ai fratelli».

La gioia dell'annuncio del Vangelo è compito condiviso dall'intera comunità dei credenti ed è la missione specifica del credente. Così, l'apostolato è la gioia dell'annuncio del Vangelo in atto, è l'incontro con l'umanità nel cammino comune verso Dio.

Non possiamo trascurare, inoltre, come sia la famiglia, nel cui seno nasce l'essere umano, il nucleo di ogni consorzio sociale. È quindi nella famiglia che in primis et ante omnia va recato e va fatto crescere l'annuncio; è pertanto in questo ambito, prima e più che in ogni altro, che si estrinseca la gioia dell'annuncio del Vangelo e che si adempie questo primo irrinunciabile compito kerygmatico.

Dunque, in nessun contesto come in quello della catechesi viene alla luce in modo dirompente e dolcissimo la gioia, la vivissima gioia dell'annuncio del Vangelo. Per questo alla catechesi occorre destinare le massime cure, consci della sua rilevanza, delle sue conseguenze, delle sue scaturigini, delle sue implicazioni, della sua potenza nel percorso salvifico. Ad essa spetta favorire un percorso di formazione e maturazione che, permettendo di crescere in quel progetto che Dio ha per ciascuno, si trasformi in cammino di risposta nella libertà e responsabilità di quanti si sentono figli su cui il Padre riversa la sua Grazia. Un appello alla libertà e responsabilità nella risposta che si fonda sull'amore salvifico di Dio, prima ancora che su ogni obbligazione morale, e che su tale fondamento sviluppa al meglio i doni ricevuti.

«La centralità del kerygma richiede alcune caratteristiche dell'annuncio che oggi sono necessarie in ogni luogo: che esprima l'amore salvifico di Dio previo all'obbligazione morale e religiosa, che non imponga la verità e che faccia appello alla libertà, che possieda qualche nota di gioia, stimolo, vitalità, ed un'armoniosa completezza che non riduca la predicazione a poche dottrine a volte più filosofiche che evangeliche. Questo esige dall'evangelizzatore alcune disposizioni che aiutano ad accogliere meglio l'annuncio: vicinanza, apertura al dialogo, pazienza, accoglienza cordiale che non condanna».

Ed è ancora una volta la gioia dell'annuncio del Vangelo che fonda l'impegno pedagogico per la pace, la dignità umana, il rispetto per il creato opera di Dio.

Un annuncio che, invitando a crescere nella fedeltà allo stile di vita del Vangelo, indichi una proposta di vita, di realizzazione alla cui luce comprendere tutta l'esistenza.

Un'opera educativa che, distaccandosi da quanto è distruttivo di una vera personalità, comporti un impegno a costruire le premesse di una nuova personalità che pone le sue radici nel progetto di Dio.

È bene, pertanto, che l'educatore sia visto come gioioso messaggero di proposte alte, custode del bene e della bellezza che risplendono in una vita fedele al Vangelo e che sappia provocare nei suoi discepoli desideri grandi e alti, che non possano trovare piena soddisfazione se non nelle cose belle della creazione e in quelle ancor più belle della redenzione.

Alla luce di quanto fin qui esposto risulta evidente come sia prioritario il livello della fede e di una matura soggettività ecclesiale senza la quale si inficerebbe ogni tentativo di annuncio e di testimonianza.

Sono questi concetti di grande profondità che guidano l'educatore, ed a maggior ragione devono e possono orientare l'impegno dell'insegnante di religione cattolica nelle scuole.

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2.3. Quattro passaggi segnalati dalla Evangelii Gaudium

La sfida che attende il popolo di Dio è far sì che ogni persona possa sperimentare una Chiesa sensibile, partecipe, vicina, esperta in umanità, compagna di viaggio, capace di comunicare il Mistero di Cristo; una Chiesa che si impegna a ridare fondamento cristiano ai valori e a permeare la cultura del nostro tempo con l'annuncio del Vangelo.

I giovani sono alla ricerca continua di significato, della ragione ultima delle cose e di quello che si fa, del senso della vita, della speranza di fronte al futuro. Essere educatori, pertanto, consiste sempre meno nel "dare delle cose" e sempre più nel "farsi carico delle persone". Si tratta di qualcosa di spirituale, di un'attitudine interiore, di accogliere l'altro in sé stesso, nonostante che questo atteggiamento di sollecitudine, premura, solidarietà, preoccupazione, interesse per l'altro disturbi e metta in crisi la nostra tranquillità personale. È preoccuparsi dell'altro, dargli attenzione, aiutarlo a trovare il suo posto nella società.

È importante non lasciarci sfuggire l'ottica della condivisione, intesa come partecipazione alla storia e alla vita dell'altro, con la disponibilità ad assumere i suoi problemi e le sue condizioni di vita.

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2.3.1. Prudenza

Papa Francesco nella Evangelii Gaudium afferma: «Più che mai abbiamo bisogno di uomini e donne che a partire dalla loro esperienza di accompagnamento, conoscano il modo di procedere, dove spiccano la prudenza, la capacità di comprensione, l'arte di aspettare, la docilità allo Spirito [...]».

L'etimologia della parola "prudenza", dal latino providentia, esprime la capacità di prevedere non solo le proprie azioni, ma anche gli atteggiamenti interiori e i comportamenti in vista del fine da raggiungere che mira sempre al rispetto dell'alleanza con Dio, dell'altro e del mondo. Essa permette di valutare le situazioni e i contesti, consente di  imparare a proporsi con chiarezza obiettivi raggiungibili e verificabili, scegliere percorsi, considerare le risorse disponibili.

Il richiamo alla prudenza ci porta al cuore della questione della relazione educativa, al cuore della relazione fraterna, dell'intersoggettività umana. Il dispiegarsi della virtù della prudenza è decisivo nell'esperienza di accompagnamento perché esprime la capacità di avvicinarci ad ogni situazione cogliendo il giusto da fare nelle azioni concrete del vivere.

Nell'ampia e preziosa voce "Prudenza" del Dizionario enciclopedico di teologia morale, Felice Cocco scriveva: «Il cristiano non può rispondere all'appello di Cristo nella pienezza dell'amore di carità, senza volere le vie e i mezzi necessari suggeriti dalla prudenza [...]».

Nella stessa linea si colloca quanto affermato nella medesima voce del Dizionario di etica cristiana diretto da Bernhard Stoeckle: «Come atteggiamento etico di fondo della persona, la prudenza designa quelle disposizioni, attitudini e sentimenti, che rendono l'uomo capace, disposto e allenato a conoscere il vero e a fare ciò che è moralmente giusto. Essa non significa soltanto capacità e prontezza dell'intelletto, ma anche disponibilità e preparazione della volontà e dell'attività nei confronti della situazione concreta. [...] La prudenza non può essere considerata semplicemente una prestazione dell'uomo. In essa si deve vedere all'opera l'apertura allo Spirito di Dio (Gv 6,25) con i suoi doni di sapienza e di consiglio».

È importante educare all'attenzione verso l'altro che deve essere compreso nella sua peculiarità, prima di essere giudicato e magari rifiutato proprio perché non idoneo a "incastrarsi" nei nostri abituali schemi mentali.

È necessario liberarsi da preconcetti positivi o negativi che siano. Uno sguardo di benevolenza, un atteggiamento di accettazione delle differenze, di tolleranza e di accoglienza, infatti, comporta un coinvolgimento complessivo della persona nelle sue dimensioni esistenziali più concrete.

Per incontrarsi con gli altri occorre purificarsi da quelle passioni che bloccano un autentico rapporto interpersonale, accettare di farsi mettere in discussione dagli altri o da Dio attraverso gli altri, così da realizzare un atteggiamento di rispetto della persona altrui e di autentica carità evangelica.

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2.3.2. Capacità di comprensione

Il secondo aspetto evidenziato da Papa Francesco nella sua Esortazione è la capacità di comprensione che egli esprime con l'invito ad ascoltare i giovani con pazienza, ad essere comprensivi verso le loro inquietudini o le loro richieste, a imparare a parlare con loro nel linguaggio che essi comprendono, così da essere in grado di risvegliare fiducia e disposizione a crescere.

Come è noto in ambito pedagogico - ma anche psicopedagogico, e più generalmente nel campo delle scienze umane e non - il concetto di comprensione è di straordinaria complessità e ricchezza, e si articola in molte direzioni.

Nel significato che qui più ci interessa la comprensione non designa l'attività mentale dispiegata nel processo di acquisizione delle conoscenze, né l'altro movimento ermeneutico posto in coppia polare con la "spiegazione" su cui si sviluppò un importante dibattito tra Ottocento e Novecento; l'accezione che qui intendiamo particolarmente sottolineare è quella della relazione empatica e costruttiva che si instaura nella dinamica relazionale tra due o più esseri umani.

Capacità di comprensione significa dare nell'interazione educativa un ruolo fondamentale al vissuto emotivo dell'altro; implica in ambito pedagogico che l'educatore si ponga in ascolto dell'educando. Essa chiama in causa ovviamente l'empatia, il cui ruolo importante si manifesta nella comprensione fra le persone a livello spirituale.

Possiamo dire che tutta l'Esortazione è attraversata da una scelta ineludibile di condivisione e di attenzione all'altro. Una scelta compiuta in piena libertà e con un atteggiamento di empatia verso ogni persona e quindi verso l'intera umanità, affinché ci sia dato di entrare in contatto con la concreta esistenza dell'altro.

Nel cuore della comunità cresce la capacità di un ascolto pieno di tenerezza, capace di richiamare quanto di più bello e di più vero vi è nell'altro. Afferma Papa Francesco: «È necessario conoscere la forza della tenerezza per capire, compatire, superare qualsiasi distanza».

Siamo chiamati ad avere uno sguardo di misericordia, di comprensione e di pazienza, uno sguardo di vicinanza, con il suo contemplare, commuoversi e fermarsi davanti all'altro e quindi con la sua prossimità sollecita ed insieme rispettosa del bene altrui e del bene comune.

Il modo più bello per annunciare il Vangelo e il buon annuncio che esso contiene è proprio quello di offrire compagnia e speranza agli uomini e alle donne di oggi con quella misericordia che viene solo da Dio e che si esprime in gesti di compassione e di speranza. L'appassionarsi e il compatire diventano, così, un luogo potenziale per svelare quel Dio che, facendosi uomo, si è appassionato per tutto ciò che è umano fino a dare la vita perché a ciascun uomo sia ridonato il suo proprio volto.

Collegate alla categoria dell'accompagnamento si pongono quindi una molteplicità di ulteriori situazioni e tematiche.

Ricordiamo quanto affermato da Goleman a riguardo dell'importanza di non prescindere, nell'apprendimento, dai sentimenti e dall'alfabetizzazione emozionale. Egli sostiene, infatti, che nell'approccio educativo un'abilità sociale fondamentale sia l'empatia che consente di comprendere i sentimenti altrui, di assumere il loro punto di vista, ed afferma che un'attenzione particolare deve essere dedicata ai rapporti interpersonali, ad imparare l'arte di saper ascoltare, di saper collaborare.

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2.3.3. Arte di aspettare

L'educazione è un processo di crescita che richiede pazienza perché ogni persona ha i suoi tempi di maturazione, ma anche perché la condizione giovanile oggi, caratterizzata da grande frammentarietà, incontra innumerevoli ostacoli prima che si generi una personalità unificata intorno a un nucleo di valori. L'annuncio del Vangelo deve rispettare i ritmi della vita di ciascuno, concentrandosi soprattutto sull'essenziale della fede così da suscitare quel desiderio di una vita felice che è inizio e meta di ogni esperienza di vita. La comunità evangelizzatrice è, di fatto, invitata insistentemente da Papa Francesco ad accompagnare l'umanità in tutti i suoi processi, ad usare pazienza, a dare tempo, ad offrire misericordia, perché l'altro arrivi alla piena appropriazione del mistero.

L'ascolto è la prima e fondamentale articolazione dell'accompagnare come dell'essere accompagnati. Esso presuppone la capacità di prestare attenzione, il desiderio di comprendere, rispettare, dare valore all'altro.

Ascoltare, tuttavia, non è semplicemente sentire. È voler capire, dare valore, prendersi cura delle richieste che ci vengono dall'altro.

Implica sempre un uscire da se stessi per entrare nel mondo dell'altro e in particolare per entrare nell'orbita vitale di un Altro che ci interpella personalmente.

Asserire che la realtà umana è costitutivamente relazionale equivale a dire che essa è costitutivamente dialogo, che include una complessa trama di relazioni che permettono una comprensione dell'altro non teorica, ma nella logica dell'incontro.

Dall'esempio di Gesù apprendiamo che la relazione educativa esige pazienza, gradualità, progettualità coraggiosa, impegno costante (cfr. Gv 6,1-71).

È solo in un profondo atteggiamento di ascolto che è possibile risvegliare il desiderio di rispondere all'amore di Dio e portare frutto secondo il suo cuore.

Non sembra fuori luogo affermare che dal cuore stesso dell'antropologia parte la risposta alla domanda di senso che possiamo così esprimere: sei importante perché ti amo, perché ti accolgo incondizionatamente, e ti accolgo incondizionatamente perché la vita che tu sei è unica, è portatrice di mistero, e frutto di un atto d'amore che ci trascende entrambi.

*

2.3.4 Docilità allo Spirito

Al centro dell'esperienza cristiana non c'è una grande idea, bensì l'incontro tra la libertà di Dio e quella dell'uomo. È l'incontro con la Persona di Gesù che dà alla vita un nuovo orizzonte.

È necessario, pertanto, testimoniare l'amore di Dio con attenzione all'altro, mettendo la persona al centro; occorre farsi prossimi di quanti faticano a credere, andare incontro alle persone per l'esigenza di condividere il dono ricevuto. Non possiamo sottacere che Gesù Cristo, manifestandoci l'amore del Padre, ha rivelato l'uomo a se stesso, rendendogli nota la sua alta vocazione alla perfezione dell'amore.

Così siamo chiamati a riconoscere nei segni dei tempi le tracce dell'azione dello Spirito che apre orizzonti nuovi per vivere il servizio educativo. La docilità all'azione dello Spirito plasma la vita nella prospettiva del corrispondere ogni giorno di più al dono ricevuto, resi capaci di amare Dio e i fratelli con lo stesso amore di Cristo.

Le virtù umane e quelle cristiane, dunque, crescono insieme e contribuiscono a far maturare quella libertà che permette di lavorare, gioire, amare nell'anelito di raggiungere la somiglianza con il Dio amore.

Un importante principio metodologico nasce, allora, sotto il segno di un'attenzione globale nei riguardi del giovane e della vita nelle varie dimensioni: bio-fisica, intellettuale-professionale, socio-affettiva, ma anche morale-spirituale. È un metodo che richiede attenzione a tutta la persona, alla complessità delle situazioni, ai condizionamenti sociali dell'ambiente senza trascurare la dimensione dell'incontro con Cristo da cui nasce una grande speranza per l'uomo, per la sua vita, per la sua capacità di amare.

L'educatore cristiano deve saper offrire un sostegno sicuro all'adolescente, e questo sostegno è la gioia dell'annuncio del Vangelo, che si realizza nella relazione educativa con mirabile capacità di espansione e di richiamo, come appello e come condivisione, come cammino comune verso il Bene che ogni bene fonda. Di nulla è più affamato l'adolescente che dell'educatore che sappia donargli la gioia dell'annuncio.

Pertanto, un contributo prezioso è dato dalla coerenza della vita e dal coinvolgimento personale, dal testimoniare la fiducia nella vita e nell'uomo che «non è frutto di ingenuo ottimismo, ma ci proviene da quella "speranza affidabile" che ci è donata mediante la fede nella redenzione operata da Gesù Cristo».

«[I giovani ci chiedono di] essere ricchi di umanità, maestri, testimoni e compagni di strada, disposti ad incontrarli là dove sono, ad ascoltarli, a ridestare le domande sul senso della vita e sul loro futuro, a sfidarli nel prendere sul serio la proposta cristiana, facendone esperienza nella comunità».

Alcune attitudini fondamentali per vivere uno stile di annuncio e testimonianza della fede sono: la capacità di discernere, con attenzione al tempo presente, lì dove è possibile annunciare e vivere la fede; la capacità di testimoniare la forza trasformatrice di Dio nella nostra storia; il legame con la Chiesa; l'attitudine al dialogo e all'ascolto delle persone nelle diverse situazioni di vita; il desiderio di professare in modo pubblico la propria fede; la capacità di saper motivare le proprie scelte e i propri valori; la disponibilità ad accompagnare la crescita dei più giovani; la ricerca di momenti di comunione.

Ci sembra di aver verificato che in questi paragrafi dell'esortazione apostolica, Papa Francesco abbia non solo toccato tutti i temi essenziali dell'accompagnamento personale dei processi di crescita, ma anche evidenziato l'importanza dell'arte dell'accompagnamento di ogni educatore, di ogni comunicatore, di ogni persona che si prende cura del suo prossimo, di ogni essere umano fedele al dovere della solidarietà e della condivisione, fedele al bene lungo il cammino della vita, un cammino che è sempre esperienza di comunione.

E nel ripercorrere in breve volger di frasi questioni decisive non solo nel campo del "prendersi cura", dell'accompagnare, dell'educare, ma decisive per la vita tutta del cristiano, il Papa si fonda su una tradizione che dalle Scritture al Magistero innerva l'intera storia della cristianità.

Nei riferimenti che abbiamo riportato in questo paragrafo muovendo specificamente da alcune parole-chiave dei numeri 169-173 della Evangelii Gaudium - e naturalmente moltissimi altri riferimenti era possibile segnalare - emerge la pienezza preziosa e nutriente di una tradizione che dimostra ad abundantiam come "la gioia dell'evangelizzazione" è la radice e il culmine di ogni esperienza di accompagnamento personale nei processi di crescita, che è insieme cura amorevole della persona che si accompagna e cammino comune verso Dio.

Come scrive lo stesso Papa Francesco: «Non lasciamoci rubare la gioia dell'evangelizzazione! [...] La gioia del Vangelo è quella che niente e nessuno ci potrà mai togliere».

 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Numero 669 del 27 marzo 2015

 

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