[Nonviolenza] Ai Presidenti della Camera e del Senato affinche' il Parlamento si opponga a un atto illegale annunciato dal Governo



 

Un appello ai Presidenti della Camera e del Senato affinché il Parlamento si opponga a un atto illegale annunciato dal Governo

 

Egregia Presidente della Camera dei Deputati,

egregio Presidente del Senato della Repubblica,

 

ed egregio Presidente del Consiglio dei Ministri, egregi ministri, deputati e senatori ed egregio Presidente della Repubblica cui inviamo questa lettera per opportuna conoscenza,

 

vorremmo sollecitare il tempestivo impegno dei Presidenti delle due Camere in cui si articola l'organo legislativo del nostro ordinamento istituzionale affinché il Parlamento si opponga a un atto illegale annunciato dal Governo, ovvero la fornitura di armi a milizie belligeranti in aree di conflitto.

 

Questa decisione governativa è palesemente contra legem.

 

* * *

 

1. Parte prima. Avverso una decisione illegale

 

1.1. Leggiamo nella Costituzione della Repubblica Italiana che "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo" e che "L'Italia ripudia la guerra": armare milizie irregolari in un'area di conflitto dispiegato dove le stragi sono da anni in corso (area che coinvolge ben due stati, ambedue fortemente destrutturati da guerre recenti ed attuali, ed in cui follemente sono state armate milizie irregolari fuori di ogni controllo e di ogni legalità che oggi praticano terrorismo e violenze di massa) significa cooperare in modo decisivo alla commissione di omicidi e stragi, in flagrante contrasto con l'art. 2 e con l'art. 11 della Costituzione.

 

1.2. Leggiamo nel Codice Penale che "Chiunque cagioni la morte di un uomo è punito con la reclusione...": armare milizie irregolari in un'area di conflitto dispiegato dove le stragi sono da anni in corso significa cooperare in modo decisivo alla commissione di omicidi e stragi, in flagrante contrasto con l'art. 575 e l'art. 422 del Codice Penale.

 

1.3. Leggiamo nella Legge 9 luglio 1990, n. 185, recante "Nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento":

- all'art. 1, comma 1: "L'esportazione, l'importazione e il transito di materiale di armamento nonché la cessione delle relative licenze di produzione devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell'Italia. Tali operazioni vengono regolamentate dallo Stato secondo i principi della Costituzione repubblicana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". L'evidente contrasto con i princìpi costituzionali sopra richiamati vieta pertanto di armare milizie irregolari in un'area di conflitto dispiegato dove le stragi sono da anni in corso.

- All'art. 1, comma 5: "L'esportazione ed il transito di materiali di armamento, nonché la cessione delle relative licenze di produzione, sono vietati quando siano in contrasto con la Costituzione, con gli impegni internazionali dell'Italia e con i fondamentali interessi della sicurezza dello Stato, della lotta contro il terrorismo e del mantenimento di buone relazioni con altri Paesi, nonché quando manchino adeguate garanzie sulla definitiva destinazione dei materiali". E' del tutto evidente che nel caso di specie si verificano precisamente sia il "contrasto con la Costituzione", sia la mancanza di "adeguate garanzie sulla definitiva destinazione dei materiali", poiché le armi verrebbero consegnate a milizie irregolari in un'area di conflitto dispiegato dove le stragi sono da anni in corso.

- All'art. 1, comma 6, lettera a: "L'esportazione ed il transito di materiali di armamento sono altresì vietati verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere". Anche in questo caso il Governo non può aggirare il divieto, poiché la lettera a del comma 6 dell'art. 1 della legge 185/1990 è in aggiunta (di qui l'espressione "altresì") e non in sostituzione di quanto già definito nei summenzionati commi 1 e 5, e pertanto nella situazione in esame il Consiglio dei Ministri non può deliberare contra legem "per la contradizion che nol consente".

- Né ci troviamo qui nella casistica prevista al comma 9 del medesimo art. 1 della medesima legge poiché i destinatari ed utilizzatori delle armi non sono forze armate o di polizia regolari e non costituiscono articolazioni statuali, bensì sono mere milizie irregolari con le quali a fortiori uno Stato di diritto, uno Stato costituzionale democratico come l'Italia, non può intrattenere relazioni bilaterali o negozi giuridici.

Pertanto anche alla luce della legge 185/1990 è palesemente illegale armare milizie irregolari in un'area di conflitto dispiegato dove le stragi sono da anni in corso.

 

1.4. Leggiamo infine nel Trattato recepito dall'Italia con la Legge 4 ottobre 2013, n. 118, "Ratifica ed esecuzione del Trattato sul commercio delle armi, adottato a New York dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 2 aprile 2013":

- all'art. 6 : "Nessuno Stato Parte autorizzerà il trasferimento di armi se tale trasferimento è suscettibile di violare obblighi derivanti da misure adottate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite" (comma 1), o anche "se tale trasferimento è suscettibile di violare obblighi internazionali ai sensi degli accordi internazionali di cui è Parte, in particolare per quanto riguarda il trasferimento o il traffico illecito di armi convenzionali" (comma 2); o infine "che le armi possano essere utilizzate per la commissione di (...) attacchi diretti a obiettivi o soggetti civili" (comma 3). Orbene, non vi è dubbio che armare milizie irregolari in un'area di conflitto dispiegato implica esattamente le fattispecie summenzionate.

- All'art. 7 si aggiunge che: "Se l'esportazione non è proibita dall'art. 6, ciascuno Stato Parte esportatore (...) dovrà valutare (...) se le armi (...): a) possano contribuire a minacciare la pace e la sicurezza; b) possano essere utilizzate per commettere una grave violazione del diritto umanitario internazionale (...)", ed in tali casi "qualora vi sia un rischio preponderante di una delle conseguenze negative previste (...) lo Stato Parte esportatore non autorizzerà l'esportazione". Se ne evince che anche se la situazione de quo non rientrasse in quanto previsto dall'art. 6 (ed è invece incontrovertibile che vi rientra), la fornitura di armi sarebbe comunque proibita in quanto è flagrante la presenza di "un rischio preponderante di una delle conseguenze negative previste" (ed invero non solo di "un rischio", bensì della certezza).

Pertanto anche alla luce del Trattato recepito con la legge 118/2013 è palesemente illegale armare milizie irregolari in un'area di conflitto dispiegato dove le stragi sono da anni in corso.

 

1.5. E' pertanto inequivocabile, stando alla lettera e allo spirito delle singole disposizione normative citate, ed a maggior ragione per il combinato disposto di esse, che la decisione del Governo italiano di inviare armi a milizie irregolari in un'area di conflitto dispiegato (area che - ripetiamolo ancora una volta - coinvolge ben due stati, ambedue fortemente destrutturati da guerre recenti ed attuali, ed in cui follemente sono state armate milizie irregolari fuori di ogni controllo e di ogni legalità che oggi praticano terrorismo e violenze di massa) è palesemente contra legem e quindi inammissibile sotto ogni punto di vista.

 

Vi preghiamo pertanto di adoperarvi affinché il Parlamento, titolare del potere legislativo, impedisca che il Governo compia un atto illegale dagli esiti omicidi e stragisti.

 

* * *

 

2. Parte seconda. Per un intervento costruttivo

 

2.1. Naturalmente vi preghiamo di adoperarvi altresì affinché il Parlamento e il Governo italiano si impegnino al fine di sostenere l'invio in quell'area di una ingente forza d'interposizione dell'Onu, l'invio di aiuti umanitari adeguati, la creazione di corridoi umanitari, la difesa, accoglienza ed assistenza delle vittime in fuga, un'azione politica e diplomatica come normata dal diritto internazionale e finanche un'azione di polizia internazionale da parte dell'Onu qualora ne ricorrano le specifiche condizioni.

 

2.2. Ed altrettanto ovviamente vi preghiamo di adoperarvi anche affinché il Parlamento e il Governo italiano si impegnino al fine di sostenere il disarmo, la cessazione dei conflitti armati e delle violenze, il rispetto dei diritti umani e il ripristino della legalità: a tal fine gli interventi militari e le forniture di armi sono del tutto controproducenti, come l'esperienza ha tragicamente dimostrato; occorre invece promuovere nelle aree di conflitto processi de-escalativi della violenza e riconciliativi, sostenendo materialmente le popolazioni, ricostruendo le infrastrutture civili e promuovendo la convivenza e la sicurezza, la legalità e la democrazia, in modo adeguato e coerente: a tal fine la cosa più necessaria ed urgente è il disarmo, in primo luogo ovviamente delle organizzazioni criminali (che vanno naturalmente perseguite ai sensi di legge con interventi di polizia), ma più in generale di tutte le parti belligeranti. La guerra non è la soluzione, ma il problema; il disarmo è la via da percorrere; l'aiuto umanitario è l'unico strumento adeguato per ricostruire ciò che guerra, dittature e terrorismo hanno devastato, e quindi per favorire la legalità rispettosa dei diritti umani, la pace che salva le vite, la civile convivenza orientata alla giustizia ed alla solidarietà.

 

* * *

 

Per tutto quanto precede vi preghiamo pertanto, in conclusione, di adoperarvi affinché:

- l'Italia invii massicci e adeguati aiuti umanitari alle popolazioni dell'area, la cui distribuzione non sia affidata a parti in conflitto ma ad organismi internazionali umanitari di provata affidabilità;

- l'Italia si impegni affinché nell'area irachena intervenga una adeguata forza di interposizione dell'Onu, e si rafforzi consistentemente la forza di interposizione dell'Onu nell'area siriana;

- l'Italia si impegni per la cessazione della fornitura di armi alle parti belligeranti e per la cessazione degli interventi armati i cui esiti stragisti sono del tutto manifesti e del tutto inammissibili;

- l'Italia si opponga alla folle e criminale proposta statunitense di promuovere una ulteriore escalation della guerra in Medio Oriente;

- l'Italia si disponga ad una politica internazionale di pace, di disarmo, di smilitarizzazione dei conflitti, di promozione del rispetto dei diritti umani; una politica internazionale coerente con la Costituzione della Repubblica Italiana, con la Carta delle Nazioni Unite, con la Dichiarazione Universale dei Diritti umani, con il diritto delle genti e con il sentire di ogni essere umano.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignità, alla solidarietà.

Vi è una sola umanità in un unico pianeta casa comune dell'umanità intera.

Solo il disarmo salva le vite.

 

Confidando nel vostro tempestivo intervento, vogliate gradire distinti saluti,

 

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani"

 

Viterbo, 8 settembre 2014

 

Mittente: "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, centropaceviterbo at outlook.it, centropaceviterbo at libero.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/