[Nonviolenza] Ogni vittima ha il volto di Abele. 34



 

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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Numero 34 del 6 ottobre 2013

 

In questo numero:

1. Verso il 4 novembre: Ogni vittima ha il volto di Abele

2. Per far cessare immediatamente le stragi nel Mediterraneo

3. Modello di lettera ai parlamentari per un impegno concreto ed urgente contro il razzismo

4. Benito D'Ippolito: Litania dei morti in preghiera

5. Dino Frisullo: Cronaca nera

 

1. INIZIATIVE. VERSO IL 4 NOVEMBRE: OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

 

Riproponiamo l'appello promosso gia' negli scorsi anni da Movimento Nonviolento, Peacelink e Centro di ricerca per la pace di Viterbo per il 4 novembre: Ogni vittima ha il volto di Abele.

*

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

2. EDITORIALE. PER FAR CESSARE IMMEDIATAMENTE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO

 

Basta una legge che riconosca a tutti gli esseri umani il diritto di libera circolazione sull'unico pianeta in cui l'intera umanita' vive.

Ed abrogare conseguentemente - ope legis - tutte le scellerate misure razziste in contrasto col fondamentale diritto umano alla vita.

 

3. MATERIALI. MODELLO DI LETTERA AI PARLAMENTARI PER UN IMPEGNO CONCRETO ED URGENTE CONTRO IL RAZZISMO

[Riproponiamo ancora una volta il seguente testo]

 

Gentili senatrici e gentili senatori,

gentili deputate e gentili deputati,

siano abolite al piu' presto le infami misure razziste imposte da precedenti governi golpisti.

Sia rispettata la Costituzione della Repubblica Italiana che all'articolo 2 afferma che "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo" e all'articolo 10 afferma che "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle liberta' democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica".

Cessi la persecuzione dei migranti.

Sia abolito il cosiddetto "reato di clandestinita'".

Siano aboliti i campi di concentramento.

Siano abolite le deportazioni.

Cessi la schiavitu'.

Sia consentita la libera circolazione di tutti gli esseri umani sull'unico pianeta casa comune dell'umanita' intera.

Sia legiferato subito che ogni persona ha diritto a votare nel luogo in cui vive, lavora, paga le tasse, contribuisce al bene comune.

Sia legiferato subito che ogni persona che e' nata in Italia deve avere i diritti di ogni persona che e' nata in Italia.

Cessi la complicita' istituzionale con le mafie schiaviste.

Cessi finalmente anche in Italia il regime dell'apartheid.

Vi e' una sola umanita'.

Distinti saluti,

Firma

Luogo e data

Indirizzo del mittente

 

4. LUTTI. BENITO D'IPPOLITO: LITANIA DEI MORTI IN PREGHIERA

[Nuovamente proponiamo questa litania che l'autore scrisse nell'ottobre 2000, alla notizia del ritrovamento dei cadaveri di sei migranti abbandonati in una discarica. Inviata questa lettera all'amico suo Dino Frisullo, questi rispose con la sua che di seguito anch'essa nuovamente si riporta]

 

Leggo sul giornale la notizia assente

lungo una strada una discarica abusiva

sulla discarica deposti, scaricati

morti asfissiati sei giovani migranti:

sei clandestini, leggo sul giornale

che aggiunge: il tir

partendo in fretta e furia

con una ruota ha calcato il capo spento

di uno dei morti, schiacciandolo

facendone scempio.

 

Vedo

la scena tutta: la strada, il grande camion

il cumulo maleodorante dei rifiuti

la fretta di sgravare a terra il carico

inerte, lo sguardo da lupo il fiato affannoso

le bestemmie masticate in gola

di chi scaglia tra i residui i residui

corpi. Vedo

il camion pesante macigno, il fumo

dei gas di scappamento, il crocchiare

orribile che non posso, non posso dire.

E vedo ancora

come sacchi quei corpi rotti

che attendono l'alba, il giorno, il passaggio

delle automobili, il sole

che alto si leva, il tempo

che passa e che fermenta, finche' viene

qualcuno e si ferma

ed e' tardi.

Poi vedo che arrivano uomini molti,

si fermano auto e furgoni, ed e' tardi.

Vengono le telecamere, le macchine

fotografiche, un momento ancora,

ancora un momento prima di gettare

un velo pietoso, il pubblico cannibale

vuole vedere il sangue, lo scempio.

Poi tutto si avvolge. Tutto torna nero.

Tutto resta nero, e nel nero un piu' cupo

nero che sembra quasi rosso. E un silenzio

tumescente.

 

Leggo il giornale, uno dei poveri

cristi ammazzati cosi' dalle leggi di Schengen e dalle mafie

transnazionali cui lo stato ha appaltato

il mercato del diritto a fuggire

dalla morte altra morte trovando,

leggo il giornale uno dei cristi poveri

stringeva ancora in mano una piccola, una piccola coroncina

da preghiera.

 

Mentre affogavano tra le balle di cotone

pregavano, pregavano i miseri clandestini.

 

Ascoltala tu la loro pia preghiera.

Ascoltala tu, che leggi queste righe.

Tu poni mano a far cessar la strage.

 

Ipocrita lettore, mio simile, mio frate.

Ascoltala tu la voce dei morti

e poni mano tu, poniamo mano insieme, a far cessar la strage.

 

5. LUTTI. DINO FRISULLO: CRONACA NERA

[Nell'ottobre 2000 Benito D'Ippolito invio' ad alcuni amici la litania qui sopra riprodotta; Dino Frisullo gli rispose con la lettera che di seguito nuovamente ripubblichiamo.

Dino Frisullo (1952-2003), impegnato nel movimento antirazzista e per i diritti umani, per la pace e la liberazione dei popoli, fondatore delle associazioni "Senzaconfine" e "Azad", per il suo impegno di solidarieta' con il popolo kurdo e' stato detenuto in Turchia. E' deceduto il 5 giugno 2003 nel giorno del suo cinquantunesimo compleanno. Tra le opere di Dino Frisullo: L'utopia incarcerata, L'altritalia, Roma 1998; Se questa e' Europa, Odradek, Roma 1999; postumo e' apparso Sherildan, La citta' del sole, Napoli 2003. Il seguente suo testo epistolare in versi e' apparso nel n. 27 di "Un uomo, un voto" e poi piu' volte ripubblicato ne "La nonviolenza e' in cammino". Alcune testimonianze in ricordo di Dino Frisullo sono nei nn. 577 e 1008 de "La nonviolenza e' in cammino"]

 

Ali veniva, poniamo, da Zako.

Portava in tasca un pane di sesamo

comprato in fretta nel porto a Patrasso

profumo di casa

garanzia di vita

prima di calarsi nel buio del ventre del camion.

Ali aveva gia' visto l'Italia, poniamo.

Aveva l'odore dolciastro del porto di Bari l'Italia,

e il primo italiano che vide

vestiva la divisa di polizia di frontiera

e fu anche l'ultimo.

Respingeteli, disse,

Ali non capi' le parole ma lesse lo sguardo

guardo' a terra poi si volse

perche' un uomo non piange.

Ali veniva da Zako, poniamo,

e sapeva gia' usare il kalashnikov

ma di raffiche ne aveva abbastanza

e di agenti turchi irakeni americani arabi

e di kurdi che ammazzano kurdi

e di paura masticata amara con la fame

e dell'eco delle bombe

Qendaqur come Halabje

bombardieri turchi come gli aerei irakeni

gli stessi occhi sbarrati contro il cielo che uccide.

Ali, poniamo, aveva una ragazza

rimasta sola, la famiglia in Germania,

con lei aveva sognato l'Europa

con lei aveva cercato gli agenti turchi e turkmeni

e kurdi, maledizione, anche kurdi

per contrattare il passaggio della prima frontiera,

batteva forte il loro cuore al valico di Halil

divise verdeoliva

nel buio fasci di banconote stinte di tasca in tasca

e poi liberi

corre veloce l'autobus da Cizre verso Mardin

ogni mezzora un posto di blocco

divise verdeoliva banconote via libera

colonna di autobus veloce di notte tre notti

trenta posti di blocco

da Mardin fino a Istanbul,

e quella notte ad Aksaray nel piu' lurido degli alberghi

fra ubriachi che russano e scarafaggi

per la prima volta avevano fatto l'amore

e per l'ultima volta.

Sul comodino un vaso di fiori secchi stecchiti

lei gliene regalo' uno

come fosse una rosa di maggio.

Fu all'alba che vennero a prenderli

taxi scassati il cielo grigio del Bosforo

poi a piedi verso un'altra frontiera

in fila indiana nel fango in silenzio

fino alle ginocchia l'acqua del Meric

ha la pistola il mafioso, "piu' in fretta" sussurra,

di la' la Grecia l'Europa

e' calda la mano di Leyla

si chiamava Leyla, poniamo

era calda la mano di Leyla

prima che scoppiasse sott'acqua la mina

prima che i greci cominciassero a sparare

prima dell'inferno.

Un uomo non piange

ma il cuore di Ali galleggiava nell'acqua sporca del Meric

mentre si nascondeva nel canneto

perche' i greci non scherzano

e se ti consegnano ai turchi e' la fine

i maledetti verdeoliva che hanno intascato i tuoi soldi

ti fanno sputare sangue

nelle celle di frontiera.

In Grecia l'uomo si fa gatto

si fa topo ragno gazzella

a piedi di notte fino a Salonicco

un passaggio da Salonicco a Patrasso

giovani turisti abbronzati, poniamo

Ali ha la febbre batte i denti fa pena

rannicchiato sul sedile della Rover

e' bella la ragazza straniera

ma la sua Leyla era piu' bella

piu' profondi del mare i suoi occhi.

La Rover frena sul mare

di la' c'e' l'Europa davvero

gli ultimi soldi per il biglietto per Bari

Ali il mare non l'aveva mai visto

fa paura di notte il mare

ma un uomo non ha paura

e il cielo dal mare non e' poi diverso

dal cielo dei monti di Zako nelle notti chiare.

Fa piu' paura la polizia di frontiera

"ez kurd im"

"ma che vuoi, che lingua parli,

rispediteli a Patrasso, ne abbiamo abbastanza di curdi qui a Bari,

chiudeteli dentro, che non scendano a terra

senno' chiedono asilo..."

E' triste il cielo dal mare

come il cielo dei monti di Zako nelle notti scure.

E' duro esser kurdi

sperduti fra il cielo ed il mare

erano in dieci, poniamo

che quella notte a Patrasso contrattarono in fretta

seicento dollari a testa disse il camionista

seimila dollari quei dieci corpi

valgono quanto un carico intero

e il suo amico Huseyn pago' anche per lui

prima di coricarsi abbracciati

stretto il pane di sesamo in tasca

stretto in mano un fiore secco

in dieci stretti fra le balle di cotone

che ti prende alla gola

che ti toglie il respiro...

 

E' cronaca

"Morti soffocati a Foggia sei clandestini in un tir"

e' politica

"Piu' di mille clandestini respinti nel porto di Bari"

e' diplomazia

"Accordo con la Grecia sui rimpatri"

e' ipocrisia

"Roma chiede collaborazione ad Ankara"

e' propaganda

"Inasprite le pene contro i trafficanti"

e' nausea e' rabbia e' dolore

 

sotto le stelle di Zako mille Ali sognano l'Europa

in Europa sogneranno il ritorno

 

nella fredda nebbia di Colonia

Huseyn bussa a una porta

ha da consegnare una cattiva notizia

un fiore secco

e un pane di sesamo...

 

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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

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Numero 34 del 6 ottobre 2013