Archivi. 197
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- Date: Mon, 13 May 2013 07:32:23 +0200 (CEST)
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)
Numero 197 del 13 maggio 2013
In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di ottobre 2001 (parte quinta e conclusiva)
2. Una bambina di dieci anni
3. Contro la guerra occorre lo sciopero generale
4. Perche' il movimento contro la guerra e' cosi' inefficace?
5. Contro la guerra, contro il terrorismo, con la nonviolenza
6. Fermare la guerra subito
7. Svoltosi ieri incontro al Senato per la proposta di legge per la formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza
8. A proposito dei "Social Forum", tre ambiguita' da sciogliere
9. La guerra continua
1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI OTTOBRE 2001 (PARTE QUINTA E CONCLUSIVA)
Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di ottobre 2001.
2. UNA BAMBINA DI DIECI ANNI
Saggi gli amici mi dicono, caro
rinuncia al volto aggrottato, se vuoi
altri persuadere all'impegno, all'impegno di pace
sii piu' sereno fin nei lineamenti: un volto
addolorato addolora.
Ma io che tanti anni fa un bambino in Palestina
ebbi in affidamento e cosi' da lontano, e che ogni giorno
che leggo sui giornali di nuove straziate
vittime mi chiedo se il nostro Muatez
ancora sia vivo o se le sue carni
rodano i viventi piu' piccini, e tremo
io che sono un omone che non ha avuto paura neppure della Paura
nascosta in agguato nei pressi del casolare dei miei nonni
ebbene, io tremo, come una foglia: mio povero figlio lontano.
E leggo oggi sul giornale "per vendetta
uccisa una bambina di dieci anni". Per vendetta
di che? per vendetta di chi? Una bambina
di dieci anni, figlia di Palestina, figlia di uomo e di donna, una
bambina.
Dell'antico maestro le antiche parole ricordo
dopo Sabra e Chatila, levo' la sua voce
ferma di testimone, ferma di giudice, terribile
perche' era un uomo benigno, chiese
le dimissioni di Begin, le dimissioni di Sharon.
Era la voce di Primo Levi, sembrava
di udire parlare Mose'.
Gli chiedeva il giornalista: "dottor Levi,
che cosa manda a dire ai governanti israeliani?".
E rispondeva Primo Levi, il saggio, il testimone, l'uomo
tra le cui braccia tutti ci siamo rifugiati quando il male
veniva come un'onda furiosa; l'uomo benevolo,
la persona buona Primo Levi rispondeva:
"Che si dimettano. Non ho altro messaggio, visto
che e' impossibile cambiar loro la testa.
Certo, so bene
che in un momento come questo anche chiedergli
di dimettersi e' velleitario. Pero',
se gli e' rimasto un barlume di ragione,
Sharon deve dimettersi". Era l'anno
millenovecentottantadue.
Una bambina di dieci anni, figliuolo mio Muatez, Primo
Levi da cui tutto ho imparato quello che so. Di dieci anni
una bambina ancora e' stata assassinata.
3. CONTRO LA GUERRA OCCORRE LO SCIOPERO GENERALE
"Quando i crimini si moltiplicano, diventano invisibili" deve aver scritto da qualche parte Bertolt Brecht. Al crimine della guerra chi non si trova sotto le bombe e' rapido ad assuefarsi. Ed occorre invece una volta di piu' affermare che la guerra e' sempre omicidio di massa; che una strage che si aggiunge a una strage non resuscita le prime vittime, ne aggiunge delle altre.
Occorre un piu' intenso impegno contro il terrorismo e per la legalita', per la difesa del diritto internazionale e della legalita' costituzionale, per salvare i concreti esseri umani che sotto i bombardamenti stanno morendo.
Occorre l'azione diretta nonviolenta laddove e' possibile contrastare operativamente la macchina stragista; occorre la disobbedienza civile ai poteri fuorilegge che il terrorismo e la guerra praticano ed avallano; occorre nel nostro paese un atto forte di presa di responsabilita' del popolo italiano affinche' l'Italia faccia quanto in suo potere perche' la guerra cessi, affinche' governo, parlamento e capo dello stato tornino al rispetto della legalita' costituzionale che proibisce la partecipazione italiana alla guerra in corso.
Occorre promuovere uno sciopero generale contro la guerra, esclusivamente contro la guerra, in difesa della legalita' democratica, del diritto internazionale, del diritto di ogni essere umano a vivere.
Uno sciopero generale contro la guerra e per la legalita', uno sciopero generale in difesa dello stato di diritto e della vita umana.
Le organizzazioni sindacali tutte devono pronunciarsi su questo.
Senza strumentalizzazioni, senza furbizie, senza accatastare questioni diverse alla questione decisiva della difesa della vita umana, della lotta contro il terrorismo e la guerra, dell'impegno per impedire che si giunga alla catastrofe della civilta' umana.
Uno sciopero generale per affermare che non esistono guerre giuste, che non esistono uccisioni legittime.
Uno sciopero generale per dare una possibilita' alla pace.
4. PERCHE' IL MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA E' COSI' INEFFICACE?
Perche' e' ambiguo: e non sa dire una parola chiara contro la violenza, contro ogni violenza. Invece dobbiamo affermare con decisione che si puo' essere efficacemente e persuasivamente contro la guerra solo se si fa la scelta della nonviolenza.
Perche' e' astratto e subalterno: e preferisce inseguire logiche spettacolari e simboliche, e schemi ideologici effettualmente escapisti, invece di cercare una via concreta di reale opposizione nonviolenta al terrorismo e alla guerra, agli apparati assassini e ai loro complici.
Perche' e' irresponsabile: si preoccupa piu' di questioni inessenziali che delle cose decisive.
E le cose decisive sono le seguenti:
a) e' in corso una strage: occorre fermarla;
b) la guerra si sta propagando nel mondo: occorre fermarla;
c) la violazione del diritto internazionale (e per quel che riguarda l'Italia della legalita' costituzionale) apre la via a una guerra mondiale che puo' essere letale per la civilta' umana: occorre fermarla.
Ma per fermare la guerra, per contrastare il terrorismo, per ripristinare la vigenza del diritto, occorre la scelta della nonviolenza, la scelta teorica e pratica della nonviolenza.
Occore la scelta morale e intellettuale della nonviolenza: che non consente furbizie e sotterfugi, non ammette approssimazioni e ambiguita'; richiede impegno, rigore e limpidezza; richiede disponibilita' all'ascolto e al confronto, capacita' di comunicare e volonta' di lottare per la vita e la dignita' di ogni essere umano; richiede disponibilita' a soffrire piuttosto che a far soffrire.
Ed occorre, operativamente: l'azione diretta nonviolenta contro la guerra e per la legalita'; la disobbedienza civile di massa contro la guerra e per la legalita'; lo sciopero generale contro la guerra e per la legalita'.
Il resto e' silenzio, o peggio: rumore di fondo.
5. CONTRO LA GUERRA, CONTRO IL TERRORISMO, CON LA NONVIOLENZA
Non dimentichiamolo: la guerra e' in corso e l'Italia e' coinvolta in essa. E' una guerra illegale e criminale, voluta dai terroristi che hanno compiuto le mostruose stragi dell'11 settembre e proseguita da capi di stato irresponsabili ed imitatori dei terroristi; e' una guerra che viola il diritto internazionale e la nostra legalita' costituzionale, e' una guerra fuorilegge che puo' provocare un'estensione dei massacri su scala planetaria e mettere in pericolo la stessa civilta' umana.
Occorre fermare la guerra al piu' presto: occorre far cessare le stragi, prestare soccorso a tutte le vittime, ripristinare la vigenza del diritto. Occorre agire contro la guerra, occorre agire per la pace, il diritto e la dignita' umana, occorre agire con la scelta limpida e intransigente della nonviolenza: occorre l'azione diretta nonviolenta, la disobbedienza civile, lo sciopero generale contro la guerra e per la legalita'.
Occorre agire subito. Ogni giorno che passa nuove stragi vengono compiute, nuovi crimini contro l'umanita' si sommano ai precedenti, sempre piu' difficile diventa fermare l'escalation verso una catastrofe planetaria.
6. FERMARE LA GUERRA SUBITO
Possibile che non ci si renda conto? Occorre fermare la guerra subito.
Le stragi si aggiungono alle stragi, la violenza alimenta la violenza, l'area investita dal conflitto si allarga sempre piu', i piani onnicidi dei terroristi si vanno adempiendo.
Ogni giorno che passa nuove vittime si aggiungono alle vittime, nuovi disperati si aggiungono ai disperati pronti a tutto, il terrorismo dei gruppi criminali e degli stati ingigantisce e tutto travolge e divora. Occorre fermare la guerra subito.
Occorre ripristinare il diritto internazionale, la legalita', il rispetto della vita umana. Occorre difendere la civilta' umana, mai cosi' in pericolo dalla fine della seconda guerra mondiale.
Occorre fermare la guerra, subito.
7. SVOLTOSI IERI INCONTRO AL SENATO PER LA PROPOSTA DI LEGGE PER LA FORMAZIONE DELLE FORZE DELL'ORDINE ALLA NONVIOLENZA
Si e' svolto lunedi 29 ottobre 2001 a Roma, presso il Senato della Repubblica, un incontro tra il senatore Achille Occhetto, primo firmatario della proposta di legge per la formazione e l'addestramento delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie della nonviolenza, e Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo (struttura promotrice dell'iniziativa); all'incontro ha preso parte anche Luigi Daga, consulente giuridico del senatore Occhetto, che ha notevolmente contribuito alla stesura attuale della proposta di legge.
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Svolta un'ampia consultazione di studiosi e operatori
E' stata predisposta la stesura pre-definitiva della proposta di legge, che ora passera' all'esame di tutti i senatori e i deputati che hanno gia' espresso sostegno ed agli altri che intenderanno aggiungersi ai sottoscrittori: ovviamente e' ancora possibile apportare modifiche, che beninteso non stravolgano il testo, testo che e' frutto di un'ampia consultazione sulla base di una bozza che negli ultimi tre mesi ha ampiamente circolato ed e' stata ampiamente discussa particolarmente tra rappresentanti dell'associazionismo sindacale e culturale delle forze dell'ordine, giuristi, educatori, cattedratici, formatori, operatori sociali, movimenti pacifisti e nonviolenti (negli scorsi mesi si e' svolta una consultazione che ha coinvolto molti dei piu' prestigiosi studiosi della materia, e migliaia di persone e strutture interessate; la proposta originaria il "Centro di ricerca per la pace" l'aveva formulata oltre un anno fa).
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Nei prossimi giorni una consultazione con tutti i parlamentari
Nei prossimi giorni si effettuera' la consultazione con tutti i senatori e i deputati interessati, poi la sottoscrizione da parte di tutti i parlamentari disponibili all'iniziativa, ed infine la presentazione ufficiale della proposta di legge, con cui si concludera' questa fase preliminare e si avviera' quindi il successivo percorso di esame nelle competenti commissioni parlamentari.
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Rilevanza democratica dell'iniziativa
Il senatore Achille Occhetto ha sottolineato la rilevanza democratica dell'iniziativa e come essa intenda apportare utili risorse teoriche e pratiche alla formazione e all'attivita' del personale preposto alla difesa della sicurezza pubblica, ed intenda contribuire all'affermazione di una cultura ed una pratica della legalita', dei diritti umani e della pace, radicata nella Costituzione italiana. Il senatore Occhetto ha altresi' espresso la sua disponibilita' per ulteriori iniziative in collaborazione con i movimenti nonviolenti.
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La nonviolenza, una grande risorsa
Il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" ha evidenziato l'importanza che la nonviolenza sempre piu' entri nella legislazione, e che la grande risorsa democratica che essa costituisce sia pienamente valorizzata anche in ambito istituzionale, nell'amministrazione pubblica, ed in tutte le agenzie formative. In particolare la formazione alla nonviolenza di tutto il personale delle forze dell'ordine mette a disposizione di chi svolge una funzione cosi' delicata e decisiva risorse e strumenti conoscitivi ed operativi di grandissima utilita'.
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Alcune ulteriori informazioni integrative
- Sono molteplici e prestigiose le adesioni a sostegno della proposta di legge per la formazione e l'addestramento delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie della nonviolenza: dalla societa' civile come dalle istituzioni, dalle organizzazioni professionali, sindacali e associative come dal mondo della ricerca e degli studi, dagli operatori delle forze dell'ordine come dai movimenti pacifisti e nonviolenti, da giuristi e sociologi, operatori sociali ed educatori; molti i contributi alla riflessione, originali e critici, che sottolineano l'importanza della proposta formulata: mettere le risorse della nonviolenza a disposizione di chi e' impegnato nella difesa della legalita', nella protezione dell'incolumita' e dei diritti delle persone, nella difficile e delicata funzione di garantire la sicurezza pubblica.
- Tra i parlamentari che hanno gia' espresso attenzione e adesione ci sono il vicepresidente del Parlamento Europeo Renzo Imbeni, i senatori Achille Occhetto (primo firmatario), Natale Ripamonti, Francesco Martone, Anna Donati, Nedo Canetti (a nome del gruppo senatoriale DS), Nando Dalla Chiesa, Chiara Acciarini, Loredana De Petris; i deputati Fulvia Bandoli, Marida Bolognesi, Paolo Cento, Laura Cima, Elettra Deiana, Titti De Simone, Alfiero Grandi, Franco Grillini, Marcella Lucidi, Giorgio Panattoni, Roberta Pinotti, Giuliano Pisapia, Aldo Preda, Ermete Realacci, Carlo Rognoni, Giovanni Russo Spena, Piero Ruzzante, Vincenzo Siniscalchi, Francesco Tolotti, Tiziana Valpiana, Luciano Violante; i parlamentari europei Giuseppe Di Lello, Claudio Fava, Luisa Morgantini, Giovanni Pittella (oltre al gia' citato Renzo Imbeni).
- La presentazione ufficiale della proposta di legge, sottoscritta da vari senatori e deputati di diverse forze politiche, e' prevista tra pochi giorni.
- In relazione alla presentazione della proposta di legge si terra' a Roma anche una conferenza cui parteciperanno i parlamentari presentatori, illustri personalita' della peace research e della nonviolenza, cattedratici universitari di prestigio internazionale.
- I materiali preliminari della proposta di legge, cosi' come ulteriori materiali di documentazione, possono essere richiesti al "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo (e-mail: nbawac at tin.it).
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Per saperne di piu'
A. La nonviolenza nella legislazione e nella storia d'Italia
- La nonviolenza nel corpus legislativo italiano
Nella legislazione italiana il termine, ed il concetto, di "nonviolenza" e' entrato relativamente tardi: con la legge 8 luglio 1998, n. 230, che all'art. 8, comma 2, lettera e) attribuisce all'Ufficio nazionale per il servizio civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri il compito di "predisporre, d'intesa con il Dipartimento per il coordinamento della protezione civile, forme di ricerca e di sperimentazione di difesa civile non armata e nonviolenta".
In realta' gia' da molti anni erano stati effettualmente accolti termini ed esperienze sovente fortemente connessi alla teoria e prassi della nonviolenza, come ad esempio attesta la legislazione che dal 1972 con la legge n. 772 riconosceva e recepiva l'obiezione di coscienza al servizio militare e disponeva il servizio civile alternativo; inoltre gia' nel dettato costituzionale, come hanno rilevato autorevoli commentatori, vi sono le fondamenta di un orientamento tendenzialmente nonviolento e comunque una legittimazione piena di tale prospettiva.
E del resto analogo orientamento e' possibile leggere in autorevoli documenti internazionali: come la Carta delle Nazioni Unite, e la Dichiarazione universale dei diritti umani.
- La nonviolenza nella ricerca accademica e nelle agenzie formative
Nella ricerca accademica e nelle agenzie formative ormai da decenni la nonviolenza e' un tema rilevante. E' cosi' a livello internazionale (a partire dalle attivita' di peace research promosse dall'ONU), ed e' cosi' anche in Italia, in cui lo studio della nonviolenza e la formazione ai valori, alle tecniche e alle strategie della nonviolenza costituiscono esperienze consolidate sia in ambito accademico che in ambito piu' generalmente istituzionale che nell'alveo delle esperienze dell'associazionismo democratico, delle agenzie formative, delle variegate formazioni in cui si articola la societa' civile e particolarmente l'impegno sociale e civile.
- La nonviolenza nella cultura e nella storia d'Italia
Del resto nella cultura e nella storia d'Italia la nonviolenza e' radicata in esperienze e riflessioni che risalgono ad esempio fino alla proposta di vita e di pensiero di Francesco d'Assisi.
E nel Novecento un illustre filosofo e pedagogista italiano, Aldo Capitini, ha dato un contributo di riflessione e di proposta di enorme rilevanza a livello internazionale; cosi' come Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto (che di Gandhi fu direttamente discepolo); cosi' come Danilo Dolci: personalita' italiane che a livello internazionale sono tra le figure piu' note e piu' luminose della nonviolenza. Ad Aldo Capitini risale altresi' la coniazione del termine stesso "nonviolenza".
Peraltro in Italia anche la figura di Gandhi fu conosciuta con relativa tempestivita': anche grazie alla sua visita nel nostro paese nel 1931, ed alla pubblicazione nello stesso anno dell'edizione italiana della sua autobiografia con prefazione di Giovanni Gentile; ed alla nonviolenza si ispirarono alcune delle figure piu' nobili e delle attivita' piu' profonde e luminose dell'opposizione alla dittatura fascista.
- Per una definizione critica e pluridimensionale della nonviolenza
I. Il termine "nonviolenza", distinto dalla locuzione "non violenza"
La parola "nonviolenza" e' stata coniata dal filosofo ed educatore italiano Aldo Capitini (1899-1968) e traduce i due termini creati da Mohandas Gandhi (1869-1948) per definire la sua proposta teorico-pratica: "ahimsa" e "satyagraha".
La parola "nonviolenza" designa un concetto del tutto distinto dalla semplice locuzione "non violenza" o "non-violenza"; la locuzione "non violenza" infatti indica la mera astensione dalla violenza (ed in quanto tale puo' comprendere anche la passivita', la fuga, la rassegnazione, la vilta', l'indifferenza, la complicita', l'omissione di soccorso); il concetto di "nonviolenza" afferma invece l'opposizione alla violenza come impegno attivo e affermazione di responsabilita'.
Infatti i due termini usati da Gandhi, che il termine capitiniano di "nonviolenza" unifica e traduce, hanno un campo semantico ampio ma molto forte e ben caratterizzato: "ahimsa" significa "contrario della violenza", "negazione assoluta della violenza", quindi "opposizione alla violenza fino alla radice di essa"; "satyagraha" significa "adesione al vero, contatto con il bene, forza della verita', vicinanza all'essere, coesione essenziale".
II. La nonviolenza non e' un'ideologia
La "nonviolenza" quindi e' un concetto che indica la scelta e l'mpegno di un intervento attivo contro la violenza, la sopraffazione, l'ingiustizia (non solo quella dispiegata e flagrante, ma anche quella cristallizzata e camuffata, quella acuta e quella cronica, quella immediata e quella strutturale).
La nonviolenza non e' un'ideologia ne' una fede: ci si puo' accostare alla nonviolenza a partire da diverse ideologie e da diverse fedi religiose e naturalmente mantenendo quei convincimenti. Ad esempio nel corso dello scorso secolo vi sono stati uomini e donne che si sono accostati alla nonviolenza aderendo a fedi diverse: induista, cristiana, buddhista, islamica, ebraica, altre ancora, o anche non aderendo ad alcuna fede. Ugualmente vi sono stati uomini e donne che si sono accostati alla nonviolenza aderendo a ideologie diverse: liberali, socialiste (nelle varie articolazioni di questo concetto teorico e movimento storico), patriottiche, internazionaliste, democratiche in senso lato.
III. La nonviolenza e' una teoria-prassi sperimentale e aperta
La nonviolenza infatti e' una teoria-prassi, ovvero un insieme di riflessioni ed esperienze, creativa, sperimentale, aperta. Non dogmatica, non autoritaria, ma che invita alla responsabilita' personale nel riflettere e nell'agire.
IV. La nonviolenza e' un concetto pluridimensionale
Molti equivoci intorno alla nonviolenza nascono dal fatto che essa e' un concetto a molte dimensioni, cosicche' talvolta chi si appropria di una sola di queste dimensioni qualifica la sua collocazione e il suo agire come "nonviolenti", in realta' commettendo un errore e una mistificazione, poiche' si da' nonviolenza solo nella compresenza delle varie sue dimensioni (ovviamente, e' comunque positivo che soggetti diversi conoscano e accolgano anche soltanto alcuni aspetti della nonviolenza, ma questo non li autorizza a dichiarare di praticare la nonviolenza).
Proviamo a indicare alcune delle dimensioni fondamentali della nonviolenza:
- la nonviolenza e' un insieme di ragionamenti e valori morali;
- la nonviolenza e' un insieme di tecniche comunicative, relazionali, deliberative, organizzative e di azione;
- la nonviolenza e' un insieme di strategie di intervento sociale e di gestione dei conflitti;
- la nonviolenza e' un progetto sociale di convivenza affermatrice della dignita' di tutti gli esseri umani;
- la nonviolenza e' un insieme di analisi e proposte logiche, psicologiche, sociologiche, economiche, politiche ed antropologiche.
Come si vede, lo studio della nonviolenza implica la coscienza della pluridimensionalita' di essa, delle sue articolazioni, delle sue implicazioni.
Ed anche del fatto che essa implica saldezza sui principi ed insieme un atteggamento ricettivo, critico, sperimentale, aperto; che non ha soluzioni preconfezionate ma richiede ogni volta nella situazione concreta un riflettere e un agire contestuale, critico e creativo.
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B. Formazione del personale delle forze dell'ordine e ordinamento giuridico
- I percorsi formativi del personale delle forze dell'ordine
Attualmente le forze dell'ordine in Italia sono articolate in diversi corpi, con statuti specifici ed organizzazioni interne peculiari. Tale situazione si riflette anche sui percorsi formativi ed addestrativi.
- La Costituzione come fondamento dell'ordinamento giuridico
Ma fondamento unitario di tutti i percorsi formativi e' e deve essere il riferimento alla Costituzione della Repubblica Italiana su cui si incardina tutto il sistema legislativo ed istituzionale italiano e si basa il nostro ordinamento giuridico.
- Ordine pubblico, legalita', democrazia
E quindi in uno stato di diritto, in un paese democratico come l'Italia, la funzione dello Stato preposta all'ordine pubblico e' vincolata all'affermazione della legalita', alla difesa della democrazia, alla promozione della sicurezza, dell'incolumita' e dei diritti delle persone che nel territorio italiano si trovino.
- Pubblica sicurezza, diritti umani
Sempre piu' la riflessione giuridica contemporanea ha evidenziato il nesso inscindibile tra sicurezza pubblica e diritti umani, diritti che sono propri di ogni essere umano e che per essere inverati abbisognano di un impegno positivo delle funzioni pubbliche.
- Necessita' di una piu' adeguata formazione delle forze dell'ordine
Si evince pertanto la necessita' di una sempre piu' adeguata formazione del personale delle forze dell'ordine ordinata all'espletamento piu' coerente ed efficace dei compiti che inverino le finalita' dalla Costituzione enunciate nell'ambito delle specifiche funzioni, modalita' ed aree di intervento. A tal fine la formazione alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie della nonviolenza si dimostra di estrema utilita'.
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C. Esperienze di riferimento in Italia, in Europa e nel mondo
- Esperienze di formazione alla nonviolenza delle forze dell'ordine gia' svolte ed in corso in Italia
Anche in Italia da anni in vari luoghi e contesti si sperimentano gia' percorsi formativi alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie dalla nonviolenza di personale preposto alla sicurezza pubblica.
- Riflessioni ed esperienze in altri paesi europei
In altri paesi europei la riflessione e le esperienze in tal senso sono sovente assai rilevanti, come si evince dal dibattito in merito.
- Esperienze internazionali di riferimento
Infine si consideri come a livello internazionale vi siano ormai molteplici e qualificatissime esperienze storiche, di grande rilievo anche sul piano giuridico, con particolar riferimento a situazioni di partenza decisamente assai critiche.
Si pensi ad esempio al caso del Nicaragua in cui dopo la fine della dittatura somozista si pose il problema di rieducare il personale dei corpi speciali della dittatura (spesso bambini che erano stati ridotti a feroci bruti); o al caso straordinario del Sud Africa, in cui la "Commissione nazionale per la verita' e la riconciliazione", presieduta dal Premio Nobel Desmond Tutu, ha indicato una via di grande interesse e profonda originalita' per uscire da una situazione tremenda come quella ereditata dal regime dell'apartheid.
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D. Ambiti formativi in cui si fa gia' ampio uso dei valori e delle tecniche della nonviolenza
Segnaliamo infine, come mera elencazione, alcuni ambiti in cui da molti anni esiste ormai una lunga ed ampia tradizione di studi e di esperienze formative e addestrative alla conoscenza e all'uso della nonviolenza.
Questa tradizione ha diverse esplicazioni: in sede di istituzioni sovranazionali; in sede di istituzioni nazionali; in sede di istituzioni locali; in sede universitaria; in sede scolastica; in sede di altre agenzie formative; in sede di enti assistenziali, sociali, sanitari, di protezione civile; in sede di enti di servizio civile; in sede di associazionismo democratico; in sede di formazione ed aggiornamento nel management; in sede di agenzie informative; in sede di intervento psicoterapeutico; in sede di training sportivo; in sede di facilitazione in consessi deliberativi; in sede di promozione e coordinamento di campagne sociali.
Gli esempi sono infiniti: si va dalla formazione ad altissima qualificazione del personale specializzato in interventi di peace-keeping a livello internazionale (in primo luogo dell'ONU); alle cattedre e ai dipartimenti universitari di peace-research; fino alla formazione dei giovani in servizio civile.
Analogamente esempi attuativi e fonti normative e regolamentari di riferimento gia' esistono a tutti i livelli, sia in campo internazionale che per quel che concerne specificamente l'Italia.
Esistono anche ricognizioni di istituti di ricerca specializzati in ambito istituzionale e accademico; una pregevole raccolta di dati e' stata recentemente pubblicata dal Movimento Internazionale della Riconciliazione (MIR) di Padova, ed e' disponibile sulla rete telematica pacifista Peacelink.
8. A PROPOSITO DEI "SOCIAL FORUM", TRE AMBIGUITA' DA SCIOGLIERE
Ci sembra che la proposta di coordinamento tra soggetti assai eterogenei che si va realizzando in alcune citta' italiane sotto la sigla di "Social Forum" (a cui il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo non ha aderito per quelle esigenze di chiarezza e di rigore intellettuale e morale per cui non aderi' neppure al Genoa Social Forum che ne e' all'origine), contenga alcune ambiguita' su cui occorre fare chiarezza, prendere posizione, suscitare una riflessione.
La prima e' sulla violenza: occorre una parola nitida di ripudio assoluto e intransigente della violenza, in mancanza di questo non si puo' operare ne' per la pace ne' per la difesa dei diritti e della dignita' di ogni essere umano.
La seconda e' sulla legalita': occorre una parola nitida di impegno per la legalita', in mancanza di questo non si puo' operare ne' per la pace ne' per la difesa dei diritti e della dignita' di ogni essere umano. Difesa della legalita' naturalmente significa anche opposizione alle leggi ingiuste, ma opposizione condotta in modo limpido e coerente, senza sotterfugi, senza violenza, con la noncollaborazione, e pagando il prezzo di una autentica disobbedienza civile come assunzione di responsabilita'.
La terza e' sulla verita': occorre una parola nitida di ripudio assoluto e intransigente della menzogna e delle ambiguita', in mancanza di questo non si puo' operare ne' per la pace ne' per la difesa dei diritti e della dignita' di ogni essere umano. L'impegno per la verita' e' una scelta metodologica ed assiologica indispensabile.
Solo sciogliendo queste ambiguita' i Social Forum potranno uscire dalla situazione ibrida che attualmente li connota, ed assumere le caratteristiche che nella loro autorappresentazione vorrebbero avere e che di fatto non hanno; una caratterizzazione che sia:
- fondata sull'assunzione di responsabilita' (nel senso forte del concetto, come tematizzato da Emmanuel Levinas e da Hans Jonas), che implica anche la pratica della condivisione e della rinuncia ai privilegi iniqui;
- consiliare, democratica ed egualitaria; rispettosa delle differenze e quindi capace delle mediazioni necessarie al dialogo e al convivere;
- antiautoritaria, e quindi antidogmatica ed antitotalitaria (nel movimento cosiddetto antiglobalizzazione del nord del mondo circolano rappresentazioni ideologiche ed atteggiamenti empirici nella loro specularita' del tutto subalterni e mimetici rispetto al "pensiero unico" neoliberista), e quindi fallibilista (il delirio dell'infallibilita' del cosiddetto movimento e il culto della personalita' dei suoi leader costituisce una patologia pericolosissima ed omologa al delirio dei potenti del terrore);
- che porti la scelta della solidarieta', della liberazione, della dignita' di ogni essere umano, fino alla sua logicamente necessitata conseguenza teorico-pratica fondante e finale: la scelta della nonviolenza.
Sara' possibile? Non sappiamo. E' necessario? A noi sembra di si'.
9. LA GUERRA CONTINUA
La guerra continua. Continuano le stragi. E nuovi orrori con tutta evidenza ne germineranno. Ovunque.
Occorre intensificare, approfondire, illimpidire il nostro impegno contro la guerra, contro il terrorismo, per la legalita' e il diritto alla vita di ogni essere umano.
Occorre un piu' persuaso e persuasivo impegno per la nonviolenza, con la nonviolenza, per fermare gli omicidi di massa in corso, per richiamare tutti all'impegno per la dignita' umana, per la civilta' umana.
Fermare la guerra al piu' presto, e' il compito urgente ed ineludibile per cui deve adoperarsi ogni persona di volonta' buona.
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)
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Numero 197 del 13 maggio 2013
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