Archivi. 191
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- Date: Tue, 7 May 2013 06:59:53 +0200 (CEST)
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)
Numero 191 del 7 maggio 2013
In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di aprile 2013 (parte seconda)
2. Confessioni di un bevitore di arsenico, che con una domanda si concludono
3. Ricorrendo l'anniversario della scomparsa di Federico Caffe'
4. La somiglianza
5. Opporsi alla guerra, opporsi al razzismo
6. Boston, Afghanistan
7. Tre caratteristiche della cultura totalitaria. E tre postille
8. Una buona cosa per le istituzioni democratiche
9. In memoria di Chico Mendes
10. Rodota'
11. La cosa piu' semplice, la cosa piu' utile
12. Frattanto l'ignobile governo Monti continua a commettere nefandezze
13. Le prime due cose da fare
14. Per l'anniversario dell'insurrezione del ghetto di Varsavia
15. Le testimonianze di Etty Hillesum e di Germaine Tillion
16. Commemorato Tonino Bello a Viterbo
17. Per la Giornata della Terra
18. Per la Giornata mondiale del libro
19. Elezioni amministrative. Minima ermeneutica
20. Contro il fascismo che torna. Il nostro 25 aprile
21. Dalla memoria dei martiri della Resistenza
22. Il 25 aprile all'ascolto di Simone Weil e di Vandana Shiva
23. Ernesto Balducci, maestro di pace e di umanita'
24. Associazione "Respirare": Nell'anniversario della catastrofe di Cernobyl
1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI APRILE 2013 (PARTE SECONDA)
Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di aprile 2013.
2. CONFESSIONI DI UN BEVITORE DI ARSENICO, CHE CON UNA DOMANDA SI CONCLUDONO
Prima ancora che le agenzie di stampa nazionali si accorgessero di quel che gia' tutti a Viterbo sapevamo, finanche la "Talete spa" - che gestisce i servizi idrici in quasi tutta la provincia capoluogo incluso - insieme alla bolletta dell'acqua salata (la bolletta, naturalmente) dall'inizio di quest'anno ci invia anche un prospetto con cui ci rende edotti che quell'acqua che paghiamo a caro prezzo per potabile in realta' potabile non e' ma avvelenata, e non solo non dobbiamo berla, ma neppure usarla per cucinare e neanche per lavarci i denti.
E' la stessa acqua che fino a non molto tempo fa in un sol coro amministratori e funzionari della medesima "Talete spa" e di tutte le istituzioni dal Comune fino al Governo (con codazzo di "tecnici", "esperti" ed altri prezzolati imbonitori) pretendevano a un dipresso che bevessimo a garganella. La stessa acqua che l'Unione Europea aveva dichiarato fuorilegge per eccesso di arsenico fin dal secolo scorso e che dal 2001 una legge dello stato italiano dichiarava avvelenata: ma per Viterbo ed altri luoghi era stata richiesta e ripetutamente concessa una deroga, ovvero una licenza di avvelenare. Licenza di avvelenare ora finalmente revocata, ma naturalmente solo a parole, visto che i dearsenificatori che dovevano essere realizzati dodici anni fa sono ancora pressoche' tutti da fare.
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Il prossimo mese a Viterbo si vota per il rinnovo dell'amministrazione comunale e come d'incanto sono fiorite cento liste, quasi tutte di prominenti del regime della corruzione o di giovini loro acrobatici valletti - e di Fregoli agilissimi allievi -, e la generalita' di esse per soprammercato esplicitamente neofasciste o di neofascisti infarcite.
Il prossimo mese si vota, e non c'e' candidato trasformista che non proclami la sua indignazione e minacci sfracelli per l'indegno scandalo dell'arsenico, e subito tenda l'orecchio all'applauso come il Nerone di Petrolini. Ma la generalita' di costoro, ed in particolare tutti coloro che hanno ricoperto incarichi pubblici con effettive responsabilita' di governo della citta' e del territorio (e quando diciamo tutti intendiamo dire: tutti), hanno taciuto per anni ed anni, o peggio hanno pontificato che il problema non sussisteva o lo hanno cinicamente minimizzato, e si sono ben guardati dal realizzare tempestivamente gli adeguati interventi concretamente possibili ed assolutamente necessari di cui vi era (e vi e' tuttora) una drammatica, disperata urgenza. Ed anche quei pochi candidi candidati che qualcosina hanno detto prima che l'ultima deroga scadesse, lo hanno fatto col contagocce, quanto bastava per timbrare il cartellino da esibire al momento buono. Sono - verrebbe da dire - le intermittenze del cuore.
Ne' c'e' da aspettarsi alcunche' di buono da chi in questi anni di avvelenamento pensava solo ad organizzare spettacoli circensi mentre a sempre piu' persone mancava il pane, e per tutti era anch'esso come l'acqua dall'arsenico avvelenato. E nulla aggiungiamo sugli speculatori e gli sciacalli che in circostanze simili non mancano mai.
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Chi invece sulla questione ha condotto da anni ed anni una straordinaria azione di informazione e di coscientizzazione, di denuncia e di documentazione, di incessante promozione di iniziative in difesa della salute di tutte le persone, e' stata la dottoressa Antonella Litta, referente nel viterbese dell'"Associazione italiana medici per l'ambiente" - e merito gliene sia dato.
La quale dottoressa Litta, sia detto en passant, e' stata altresi' la portavoce del comitato che ha guidato la lotta che ha salvato la preziosa area naturalistica, archeologica e termale del Bulicame di dantesca memoria dall'irreversibile devastazione che sarebbe stata provocata dalla realizzazione a Viterbo (propugnata da una lobby affaristica di estrema destra con la complicita' della quasi totalita' dell'insipiente ed irresponsabile quanto famelico e vandalico ceto politico ed amministrativo) di un mega-aeroporto nocivo e distruttivo, fuorilegge e insensato.
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Non sarebbe cosa buona che la dottoressa Antonella Litta venisse candidata a sindaco alle imminenti elezioni comunali di Viterbo, alla guida di una lista ovvero di una coalizione della sinistra delle persone oneste e sollecite del pubblico bene e dei diritti di tutti?
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Peppe Sini, civis viterbiensis atque mundi
Viterbo, 13 aprile 2013
3. RICORRENDO L'ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA DI FEDERICO CAFFE'
Nella notte tra il 14 e il 15 aprile del 1987 l'illustre economista e cattedratico Federico Caffe' usciva di casa per non piu' rientrarvi. Da allora della sua persona si e' persa ogni traccia, ma ogni giorno che passa cresce nella comunita' scientifica e civile la coscienza della grandezza del suo lascito di studioso e di educatore, di pensatore e di cittadino.
Antifascista e resistente, maestro di rigore intellettuale e morale, di impegno civile e di generosita' personale, Federico Caffe' resta nella storia della cultura e della democrazia italiana del Novecento come una delle figure piu' insigni.
E resta nella mente e nel cuore di quanti alla sua lezione si sono accostati un modello di civiche virtu', di passione del vero e del giusto, di dedizione al bene comune, alla civilta' umana; civilta' umana che e' una, e il cui compito e senso e' la solidarieta' che tutti gli esseri umani riconosce, abbraccia e sostiene; ovvero la responsabilita' che ogni persona ed ogni civile istituto impegna alla difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani cosi' come alla difesa del mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Gli allievi di Federico Caffe' al suo insegnamento fedeli, e coloro che lo conobbero ed apprezzarono attraverso la sua attivita' saggistica, pubblicistica, editoriale e di organizzatore e promotore della cultura, e quanti ancor dopo la sua scomparsa dell'opera sua e del suo messaggio anch'essi si sono nutriti, lo ricordano con affetto e gratitudine che non si estingue, e ad ogni persona di retto sentire e di volonta' buona ne indicano la persona, l'azione e le opere come esempio di virtu', modello di condotta, testimonianza dell'umana dignita'.
Persiste nel tempo il bene compiuto, e chi verra' dopo illuminera' ancora.
4. LA SOMIGLIANZA
"Ma come si tien conto della volonta' degli altri? Anzitutto, ascoltandoli. Prima ancora che nella bocca, la democrazia sta nelle orecchie. La vera democrazia non e' il paese degli oratori, e' il paese degli ascoltatori"
(Guido Calogero, Le regole della democrazia e le ragioni del socialismo, 1968 [ma gia' 1944], p. 5)
Colpisce quanto quel "nuovo" partito del 2013 somigli a quel "nuovo" partito del 1994.
Ambedue hanno un padre-padrone. Esemplare incarnazione del potere e dell'ideologia maschilista e patriarcale, proprietaria e reazionaria.
Ambedue hanno un padre-padrone. Il cui linguaggio triviale e tracotante e' gia' un flagrante programma politico, e un'adorazione della violenza.
Ambedue hanno un padre-padrone specializzato nell'uso sistematico della menzogna. E chi usa la menzogna come strumento privilegiato di lotta politica e' gia' nemico della democrazia.
Ambedue hanno un padre-padrone che si autorappresenta come uomo della provvidenza, investito di una missione sacra, capo carismatico di un gregge indifferenziato. E sono formule e condotte che abbiamo gia' visto farsi strada col passo dell'oca.
Ambedue hanno un padre-padrone che nega ogni dignita' agli avversari. E si sa dove porti una tale visione del mondo.
Ambedue hanno un padre-padrone che si e' costruito un partito politico come proprieta' privata. Che in quanto tale si oppone alla res publica, al pubblico interesse, al bene comune, al conflitto sociale e alla ricomposizione politica di cui la democrazia consiste.
Ambedue hanno un padre-padrone che ha una visione totalitaria della societa' e della politica. E non occorre aggiungere altro.
Colpisce quanto quel "nuovo" partito del 2013 somigli a quel "nuovo" partito del 1994.
5. OPPORSI ALLA GUERRA, OPPORSI AL RAZZISMO
Se non ci si impegna per salvare le vite, la barbarie ha gia' vinto.
Se non ci si impegna contro tutte le uccisioni e le persecuzioni, il fascismo ha gia' vinto.
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Cessi immediatamente la criminale partecipazione italiana alla guerra afgana che ogni giorno miete vittime innocenti.
Siano abrogate immediatamente le infami misure razziste che perseguitano, schiavizzano, mandano a morte i migranti.
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Opporsi alla guerra, opporsi al razzismo: primo dovere di ogni persona decente.
Opporsi alla guerra, opporsi al razzismo: primo dovere di ogni ordinamento giuridico democratico.
6. BOSTON, AFGHANISTAN
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Ogni strage, la stessa strage.
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La strage di Boston ci ricorda che vi e' una sola umanita' in un mondo ormai unificato.
La strage di Boston ci ricorda che la violenza e' sempre e solo nemica dell'umanita'.
La strage di Boston ci ricorda che solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
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Perche' cessino tutte le stragi occorre che cessino tutte le guerre.
Perche' cessino tutte le stragi occorrono la pace, il disarmo e la smilitarizzazione.
Perche' cessino tutte le stragi occorrono la giustizia sociale e un'autentica cooperazione internazionale; il riconoscimento, il rispetto e la difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani; la difesa della biosfera, casa comune dell'umanita' intera.
Perche' cessino tutte le stragi occorre che la nonviolenza diventi il principio istitutivo delle relazioni tra le persone e tra i popoli, tra l'umanita' e l'intero mondo vivente.
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Tutte le vittime, la stessa vittima.
Tutti gli esseri umani, una stessa famiglia.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
7. TRE CARATTERISTICHE DELLA CULTURA TOTALITARIA. E TRE POSTILLE
Tre caratteristiche della cultura totalitaria.
Il presidenzialismo plebiscitario: senza mediazioni, a furor di popolo. Di solito vince Barabba.
Il disprezzo del parlamento come luogo non solo di rappresentanza e conflitto, ma anche e soprattutto - e decisivamente ai fini della legiferazione - di mediazione e ricomposizione.
L'uso sistematico della menzogna (e su questo Hannah Arendt ha scritto pagine definitive).
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Le tre postille.
Postilla prima: di plebisciti in Italia abbiamo gia' avuto funesta esperienza. Basta, di grazia.
Postilla seconda: quanto alla cosiddetta democrazia diretta esercitata attraverso le televisioni o il sito web del Capo, suvvia.
Postilla terza: certe retoriche e le pratiche ad esse connesse si sono gia' presentate nel corso del Novecento: in Germania ed in Russia avevano i baffi.
8. UNA BUONA COSA PER LE ISTITUZIONI DEMOCRATICHE
Eleggere Stefano Rodota' Presidente della Repubblica.
9. IN MEMORIA DI CHICO MENDES
Nella mattinata di mercoledi' 17 aprile 2013 a Viterbo il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" ha realizzato una iniziativa di riflessione e di denuncia contro la violenza sugli esseri umani e sull'ambiente, con diretto riferimento a recentissime vicende locali e globali. L'iniziativa e' stata dedicata alla memoria di Chico Mendes.
Chico Mendes, sindacalista, ecologista, amico della nonviolenza, martire; nato nel 1944, operaio nell'attivita' estrattiva del caucciu', sindacalista dei seringueiros, militante del Partito dei Lavoratori, difensore ecologico dell'Amazzonia, premiato dall'Onu per il suo impegno, per il suo impegno fu assassinato il 22 dicembre 1988. Scritti di Chico Mendes: Con gli uomini della foresta, Sonda, Torino 1989. Tra le opere su Chico Mendes: Andrew Revkin, La stagione del fuoco: l'assassinio di Chico Mendes e la lotta per salvare l'Amazzonia, Mondadori, Milano 1990; Vittorio Bonanni, Chico Mendes e la lotta dei seringueiros dell'Amazzonia, Datanews, Roma 1991; A. Schoumatoff, Il mondo sta bruciando. Chico Mendes e la tragedia dell'Amazzonia, Leonardo, Milano 1991.
Ai partecipanti all'incontro e' stato diffuso il testo in memoria di Chico Mendes che di seguito si allega, gia' pubblicato anni fa nel notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino".
*
Una sera di Chico Mendes
"Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho serbato la fede"
(2 Tm 4, 7)
La selva e nella selva l'altra selva
quella nei laghi neri del cuore
quella ove incontri lupe, leoni, lonze
e i killer prezzolati dai padroni.
La selva e nella selva vivi gli alberi
e sotto la corteccia il sangue loro
ed e' mestieri di cavarne stille,
fratelli alberi, abbiamo fame anche noi.
La selva e nella selva gli abitanti
della selva. Ed ecco stabiliamo
un patto nuovo tra noi della foresta,
fratelli umani che dopo noi vivrete.
La selva e noi, le donne antiche e gli uomini
antichi e gli uomini e le donne che eccoci.
Stringiamo un patto, sorelle piante, ci diciamo
parole di rispetto e di dolore, fratelli alberi
abbiamo fame anche noi, hanno fame anche altri, tutti
vogliamo vivere.
La selva e nella selva io Chico Mendes
e tre proiettili che passo dopo passo
di ramo in ramo di talento in talento
dal portafogli e dalla scrivania
fino alla tasca e alla cintura e alla fondina
e' tanto che mi cercano, e cercano me
Chico Mendes, il sindacalista
l'amico della foresta, l'amico della nonviolenza.
Ed e' gia' questo ventidue dicembre
del mille novecento ottantotto
questa e' la porta di casa mia, sono
le cinque e tre quarti. E mi sotterreranno
nel giorno di Natale antica festa.
Piangono nella selva lente lacrime
di caucciu' le piante, piange l'indio
piange Ilzamar, Sandino ed Elenira
piangono e piangono i compagni tutti,
il sindacato piange e piange il cielo
in questa sera senza luce e senza scampo.
Mentre mi accascio guardo ancora il mondo
che possa vivere
ho fatto la mia parte.
10. RODOTA'
Nessuna persona decente ignora che Stefano Rodota' e' hic et nunc il miglior Presidente della Repubblica possibile.
*
Nessuna forza politica democratica ignora che Stefano Rodota' e' hic et nunc il miglior Presidente della Repubblica possibile.
*
Nessun parlamentare che voglia esser fedele alla Costituzione ignora che Stefano Rodota' e' hic et nunc il miglior Presidente della Repubblica possibile.
11. LA COSA PIU' SEMPLICE, LA COSA PIU' UTILE
Che tutti i "grandi elettori" dell'area a favore della democrazia e del diritto, o perlomeno dell'area che non vuole essere complice dell'eversione dall'alto berlusconiana, votino Stefano Rodota' alla Presidenza della Repubblica.
La cosa piu' semplice, la cosa piu' utile. Per l'intero popolo italiano.
12. FRATTANTO L'IGNOBILE GOVERNO MONTI CONTINUA A COMMETTERE NEFANDEZZE
Grazie a quanti si sono adoperati per impedire un governo democratico e antifascista guidato da chi ha vinto le elezioni (le ha vinte la coalizione di centrosinistra, per chi non lo ricordasse) e' tuttora in carica lo sciagurato governo Monti, che senza alcun controllo continua la sua scellerata politica antipopolare, antidemocratica, anticostituzionale.
13. LE PRIME DUE COSE DA FARE
Ripetiamolo una volta ancora:
1. che cessi immediatamente la criminale partecipazione italiana alla guerra afgana che ogni giorno miete vittime innocenti;
2. che siano abrogate immediatamente le infami misure razziste che perseguitano, schiavizzano, mandano a morte i migranti.
14. PER L'ANNIVERSARIO DELL'INSURREZIONE DEL GHETTO DI VARSAVIA
Qui
in tempo di Pesach
l'umanita' insorse contro il male.
Nel settantesimo anniversario dell'insurrezione del Ghetto di Varsavia Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo ha reso omaggio agli insorti con una commemorazione, nel corso della quale sono state lette alcune testimonianze degli eroici combattenti per la liberta' e la dignita' umana.
La memoria degli insorti del ghetto possa accompagnarci sempre ed esserci di guida nei compiti dell'ora.
15. LE TESTIMONIANZE DI ETTY HILLESUM E DI GERMAINE TILLION
Si e' svolto nel pomeriggio di venerdi' 19 aprile 2013 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio sul tema: "Per una cultura e una prassi dell'antifascismo vivente e operante: le testimonianza di Etty Hillesum e di Germaine Tillion".
Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati alcuni scritti e alcune lettere delle due grandi testimoni della dignita' umana.
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L'incontro era parte di un ciclo di incontri di studio in preparazione del 25 aprile, incontri nel corso dei quali si vengono leggendo e commentando alcuni testi classici dell'antifascismo e della cultura democratica: nei precedenti incontri sono stati letti testi di Rosa Luxemburg, Hannah Arendt, Piero Gobetti, Antonio Gramsci, Giacomo Matteotti, Carlo e Nello Rosselli, i martiri della Rosa Bianca, Dietrich Bonhoeffer, Primo Levi, Nelson Mandela, lettere dei caduti della Resistenza e brani della Costituzione della Repubblica Italiana.
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Etty Hillesum e' nata a Middelburg nel 1914 e deceduta ad Auschwitz nel 1943, il suo diario e le sue lettere costituiscono documenti di altissimo valore e in questi ultimi anni sempre di piu' la sua figura e la sua meditazione diventano oggetto di studio e punto di riferimento per la riflessione. Opere di Etty Hillesum: Diario 1941-1943, Adelphi, Milano 1985, 1996; Lettere 1942-1943, Adelphi, Milano 1990, 2001. Opere su Etty Hillesum: AA. VV., La resistenza esistenziale di Etty Hillesum, fascicolo di "Alfazeta", n. 60, novembre-dicembre 1996, Parma; Nadia Neri, Un'estrema compassione, Bruno Mondadori Editore, Milano 1999; Pascal Dreyer, Etty Hillesum. Una testimone del Novecento, Edizioni Lavoro, Roma 2000; Sylvie Germain, Etty Hillesum. Una coscienza ispirata, Edizioni Lavoro, Roma 2000; Wanda Tommasi, Etty Hillesum. L'intelligenza del cuore, Edizioni Messaggero, Padova 2002; Maria Pia Mazziotti, Gerrit Van Oord (a cura di), Etty Hillesum. Diario 1941-1943. Un mondo 'altro' e' possibile, Apeiron, Sant'Oreste (Roma) 2002; Maria Giovanna Noccelli, Oltre la ragione, Apeiron, Sant'Oreste (Roma) 2004; Luciana Breggia, Parole con Etty, Claudiana, Torino 2011.
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Germaine Tillion (1907-2008) e' una delle piu' grandi figure morali del Novecento; allieva di Marcel Mauss, etnologa e antropologa, ricercatrice in Algeria e solidale col popolo algerino, poi animatrice in Francia della Resistenza, deportata nel lager di Ravensbrueck; antirazzista ed anticolonialista, impegnata contro tutti i totalitarismi, contro la guerra, contro la tortura, nella solidarieta' con i popoli oppressi, per i diritti delle donne, per i diritti umani; ha condotto e preso parte a iniziative di pace, di verita' e giustizia, e scritto libri fondamentali. E' ancora incredibilmente pressoche' sconosciuta in Italia. Su Germaine Tillion hanno scritto testi notevoli tra altri Jean Lacouture e Tzvetan Todorov. Cfr. anche i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 562 e 654.
*
Di seguito due epigrafi per Etty Hillesum e per Germaine Tillion gia' apparse anni fa sul notiziario "La nonviolenza e' in cammino".
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Etty Hillesum
Finche' le scorse sangue nelle vene
sempre fu giusta, lieta, solidale
sempre si oppose integralmente al male:
chi vuole il bene faccia solo il bene.
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Germaine Tillion
Se un volto sempre avra' la Resistenza
e' il volto di Germaine che mai cedette,
sempre volle giustizia e mai vendette:
per sempre volto della nonviolenza.
16. COMMEMORATO TONINO BELLO A VITERBO
Venti anni fa, il 20 aprile 1993, moriva don Tonino Bello, il vescovo di Molfetta straordinario costruttore di pace, difensore dei diritti umani e della biosfera, amico della nonviolenza.
La mattina di sabato 20 aprile 2013 a Viterbo il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" lo ha ricordato con un incontro di commemorazione, nel corso del quale sono stati letti e commentati vari suoi scritti.
*
Concludendo l'incontro il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha evidenziato come "porsi all'ascolto di Tonino Bello implica proseguire l'impegno che fu anche suo.
1. L'impegno per la pace, che per essere tale implica il disarmo, la smilitarizzazione, la giustizia sociale. Invece chi governa il nostro paese continua in una politica di guerra, di riarmo, di militarismo, e innanzitutto continua con la scellerata partecipazione alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan: una politica assassina. Ergo hic et nunc per proseguire l'impegno che fu di Tonino Bello occorre impegnarsi in primo luogo affinche' cessi immediatamente la criminale partecipazione italiana alla guerra afgana che ogni giorno miete vittime innocenti.
2. L'impegno contro il razzismo, per il riconoscimento della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani. Invece chi governa il nostro paese continua nella politica della violenza sui migranti, dei respingimenti e del rifiuto di asilo, dei campi di concentramento: una politica assassina. Ergo hic et nunc per proseguire l'impegno che fu di Tonino Bello occorre impegnarsi in primo luogo affinche' siano abrogate immediatamente le infami misure razziste che perseguitano, schiavizzano, mandano a morte i migranti.
3. L'impegno in difesa della biosfera, che richiede la scelta della decrescita, di un'economia socializzata, di giustizia e di solidarieta', di salvaguardia del mondo vivente di cui l'umanita' e' parte. Invece chi governa il nostro paese continua con una politica economica intesa alla massimizzazione del profitto a scapito delle persone e della biosfera, una politica economica che sfrutta e distrugge vite umane e natura: una politica assassina. Ergo hic et nunc per proseguire l'impegno che fu di Tonino Bello occorre impegnarsi in primo luogo affinche' si rinunci definitivamente alle "grandi opere" ecocide e ci si adoperi invece per la "decrescita felice", per garantire il diritto alla vita di tutte le persone e di tutti gli ecosistemi, una autentica politica economica-ecologica che salvaguardi ad un tempo diritti umani, beni comuni, mondo vivente.
Cosa occorre, dunque, per inverare l'appello, il lascito di don Tonino?
Occorre la rivoluzione nonviolenta.
I. Una rivoluzione esistenziale nonviolenta: che nella trama delle relazioni interpersonali e nella vita quotidiana faccia prevalere i valori della responsabilita' e della solidarieta', dell'attenzione e del rispetto, della sobrieta' e della gentilezza: della lentezza, della profondita', della dolcezza.
II. Una rivoluzione culturale nonviolenta: che valorizzando quanto la civilta' umana ha prodotto di degno e di giovevole promuova insieme il sapere e la saggezza, la scienza e la morale, formi persone e cittadini che si sentano ognuno responsabile di tutto.
III. Una rivoluzione economica nonviolenta: ovvero una conversione dell'economia alla nonviolenza, uscendo dalla dittatura del profitto e della sopraffazione, dal "regno della necessita'" e della schiavitu', ed entrando finalmente in quel "regno della liberta'", ovvero della responsabilita' e della solidarieta', di persone libere ed uguali in diritti e doveri, in cui da ciascuno sia dato secondo le sue capacita' ed a ciascuno sia dato secondo i suoi bisogni.
IV. Ed infine una rivoluzione politica nonviolenta: poiche' solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe. E indicano la scelta della nonviolenza le grandi conquiste del costituzionalismo moderno, e tra i monumenti di esso la Dichiarazione universale dei diritti umani, la Costituzione della Repubblica Italiana. Indicano la scelta della nonviolenza le grandi tradizioni di pensiero dell'umanita'. Indicano la scelta della nonviolenza le fondamentali acquisizioni delle scienze naturali ed umane. Indica la scelta della nonviolenza l'intimo sentire di ogni essere umano che si coglie fragile e perituro, ed insieme si sa capace di ricevere e dare amore, di contribuire al benessere comune; che si sa esistente in una trama di relazioni umane, da esse sostenuto e protetto e valorizzato; che si sente "zoon politikon" ed e' cosciente di un dovere di fedelta' all'umanita' e alla vita e al mondo come conseguenza della sua medesima nascita.
Ecco, parlando oggi di Tonino Bello abbiamo spesso fatto riferimento ad esperienze e riflessioni di tante altre persone che per noi contano molto: da Hannah Arendt a Vandana Shiva, da Primo Levi a Nelson Mandela, da Alexander Langer a Laura Conti, da Virginia Woolf a Emmanuel Levinas, da Danilo Dolci a Ivan Illich, da Simone Weil a Simone de Beauvoir, da Hans Jonas a Franca Ongaro Basaglia, da Ernesto Balducci a Silvia Vegetti Finzi, a molte altre persone amiche della nonviolenza, e figure decisive del movimento operaio, del movimento anticolonialista ed antimperialista, del movimento femminista, del movimento ecologista.
La lezione di Tonino Bello, come quella di tutte le persone amiche della nonviolenza e di nonviolenza maestre, ci convoca a un esame di coscienza e a un rinnovato, concreto, urgente impegno intellettuale, morale e politico.
E piace concludere questo incontro con le stesse parole con cui lo abbiamo convocato.
Porsi all'ascolto di Tonino Bello e' chiarire a se stessi le ragioni della dignita' umana, della pace, della salvaguardia della biosfera, della responsabilita' e della solidarieta' che tutte le persone e l'intero mondo vivente riconosce e raggiunge e sostiene.
Porsi all'ascolto di Tonino Bello e' scegliere la nonviolenza, forza della verita' ed impegno di liberazione dell'umanita'.
Porsi all'ascolto di Tonino Bello e' decidersi alla lotta contro tutte le violenze.
La nonviolenza e' in cammino".
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Una breve notizia su Tonino Bello
Tonino Bello e' nato ad Alessano nel 1935, vescovo di Molfetta, presidente nazionale di Pax Christi, e' scomparso nel 1993; costantemente impegnato dalla parte degli ultimi, promotore di iniziative di solidarieta' con gli immigrati, per il disarmo, per i diritti dei popoli e la dignita' umana, ideatore ed animatore di grandi iniziative nonviolente, e' stato un grande costruttore di pace e profeta di nonviolenza. Opere di Tonino Bello: segnaliamo particolarmente, tra le molte sue pubblicazioni, I sentieri di Isaia, La Meridiana, Molfetta 1989; Il vangelo del coraggio, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 1996; e' in corso la pubblicazione di tutte le opere in Scritti di mons. Antonio Bello, Mezzina, Molfetta 1993 sgg., volumi vari. Opere su Tonino Bello: cfr. per un avvio Luigi Bettazzi, Don Tonino Bello. Invito alla lettura, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2001; Claudio Ragaini, Don Tonino, fratello vescovo, Edizioni Paoline, Milano 1994; Alessandro D'Elia, E liberaci dalla rassegnazione. La teologia della pace in don Tonino Bello, La Meridiana, Molfetta (Ba) 2000. Nella rete telematica materiali utili di e su Tonino Bello sono nel sito di Pax Christi: www.paxchristi.it, in quello de La Meridiana: www.lameridiana.it e in molti altri ancora.
17. PER LA GIORNATA DELLA TERRA
Ricorre il 22 aprile la "Giornata della Terra", il giorno in cui si richiama l'attenzione di ogni persona, della societa' civile globale e delle istituzioni di tutto il mondo sulla catastrofe ecologica in corso e sulla necessita' di porre rimedio prima che sia troppo tardi.
E' polemica annosa, ed in ultima analisi esercizio sterile, interrogarsi ancora se queste "giornate internazionali" ad uno od altro argomento dedicate abbiano una reale efficacia o non siano invece funzionali alla spettacolarizzazione delle questioni e quindi alla deresponsabilizzazione di massa: per parte nostra ci sembra evidente che e' sempre meglio che un fatto, ovvero un problema, o un compito, sia segnalato piuttosto che occultato o rimosso o dimenticato.
E la distruzione dell'ecosistema provocata dall'attivita' antropica organizzata, ovvero dall'effettuale azione di sfruttamento e devastazione della natura - oltre che delle vite umane - da parte dei poteri dominanti e del modo di produzione e riproduzione sociale da essi imposto (poiche' di questo stiamo parlando) e' cosa cosi' tragicamente decisiva, e conseguentemente e parimenti la necessita' di "invertire la rotta" nel rapporto non solo interumano ma anche tra umanita' e mondo naturale - da un agire distruttivo della biosfera ad un agire che invece la preservi per il suo valore intrinseco ed a beneficio altresi' delle presenti e future umane generazioni - e' cosi' drammaticamente urgente, che ogni iniziativa che favorisca una autentica presa di coscienza e sia di reale stimolo ed efficace guida ad un concreto adeguato operare in pro del bene di tutti e di quel bene comune che tutti gli altri assomma, ovvero la biosfera come casa comune dell'umanita' intera e come sistema vivente complesso e unitario di cui l'umanita' stessa e' parte, e' iniziativa saggia e benedetta.
Varie sono le formulazioni - da diverse tradizioni linguistiche e culturali discendenti - con cui si puo' definire l'agire che occorre: salvaguardia del creato, difesa dei beni comuni, convivialita' delle differenze, decrescita felice, sobrieta' volontaria, principio responsabilita' e molte altre ancora, e tutte danno conto di aspetti e percezioni e concettualizzazioni convergenti nell'esortare a un impegno comune; a noi sembra che una forse tutte le comprenda: scegliere la nonviolenza come criterio orientativo (principio istitutivo, massima conforme a ragione, norma condivisa) delle relazioni tra le persone e tra i popoli, tra gli esseri umani e la natura.
La "Giornata della Terra" ci convoca a un impegno ineludibile: di buone pratiche in un orizzonte globale, di responsabilita' e solidarieta' nei confronti dell'umanita' intera (passata, presente e ventura) e dell'intero mondo vivente.
Vi e' una sola umanita', in un'unica biosfera.
18. PER LA GIORNATA MONDIALE DEL LIBRO
"Hurbinek, che aveva tre anni e forse era nato in Auschwitz e non aveva mai visto un albero; Hurbinek, che aveva combattuto come un uomo, fino all'ultimo respiro, per conquistarsi l'entrata nel mondo degli uomini, da cui una potenza bestiale lo aveva bandito; Hurbinek, il senzanome, il cui minuscolo avambraccio era pure stato segnato col tatuaggio di Auschwitz; Hurbinek mori' ai primi giorni del marzo 1945, libero ma non redento. Nulla resta di lui: egli testimonia attraverso queste mie parole"
(Primo Levi, La tregua)
L'Unesco ha dichiarato il 23 aprile "Giornata mondiale del libro" ed ogni anno in questa giornata si svolgono iniziative in varie parti del mondo.
Martedi' 23 aprile 2013 la festeggeremo anche a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani".
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Nel nostro rapporto coi libri e' tanta parte della nostra umanita'.
Da migliaia di anni leggere un libro e' il modo migliore - e sovente pressoche' l'unico - per conoscere ed ascoltare ancora un essere umano non piu' fisicamente vivente, e tuttavia in quelle parole ancora vivente finche' vi saranno lettori. Attraverso un libro ne riceviamo e tramandiamo la memoria, attraverso un libro testimonia ancora.
Lo scrisse Heinrich Heine una volta per sempre: "Dove si bruciano i libri, poi si bruceranno le persone"; troppe volte la storia lo ha tragicamente confermato. I totalitarismi temono e odiano i libri: perche' temono e odiano l'umanita' che pensa e che parla, e questo pensare e parlare e' l'unico bene che abbiamo, e' il fondamento della liberta' e della giustizia, della responsabilita' e della solidarieta', della dignita' e della virtu'.
Leggere un libro e' dunque contribuire alla lotta dell'umanita' contro il male e la morte.
19. ELEZIONI AMMINISTRATIVE. MINIMA ERMENEUTICA
Si avvicinano le elezioni amministrative e fioriscono le liste dai nomi e dai simboli piu' fantasiosi.
Ci sono tre segnali semplici e certi per riconoscere la propaganda della destra neofascista anche - e soprattutto - quando si camuffa:
1. l'affermazione che "non esistono piu' destra e sinistra";
2. il giovanilismo;
3. l'adorazione della tecnologia.
E invece destra e sinistra esistono eccome, e la destra e' quella che lotta per perpetuare la violenza dei dominatori, e la sinistra e' quella che lotta per l'uguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani.
Quanto al giovanilismo (e ai suoi portati: l'irresponsabilita' e la smemoraggine, la condotta ignara e puerile, l'incoscienza del limite e il disprezzo del fragile) chi ha la mia eta' sa da quale radice proviene questa ideologia, questa retorica: "Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza" recitava l'"inno trionfale" mussoliniano.
Quanto alla tecnologia, chi pensa che ad essa possa essere delegata la responsabilita' morale, ebbene ha gia' abdicato alla sua di responsabilita' morale, ovvero alla sua medesima dignita' di essere senziente, pensante, agente.
Che oggi trionfi in Italia la destra piu' barbara e totalitaria e' la prova di quanto a fondo abbia scavato la tabe berlusconiana, che ha distrutto non solo la coscienza politica ma finanche la capacita' di analisi logica e di giudizio morale nella gran parte dei cittadini.
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Certo, vi sono anche gli errori e gli orrori dei gruppi dirigenti della sinistra: e il primo e cruciale e' stato quello di non capire cio' che dopo i lager ed i gulag, dopo Auschwitz ed Hiroshima, era ormai evidente e ineludibile: ovvero che la lotta di liberazione delle persone e delle classi oppresse, la lotta per la giustizia sociale ovvero per la messa in comune e il comune accudimento dei beni che a tutti pertengono, la lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa della biosfera, richiede la scelta esplicita e definitiva della nonviolenza. Della nonviolenza, che e' la lotta la piu' nitida e la piu' intransigente contro tutte le menzogne e le violenze. E la sinistra o sara' nonviolenta o non sara'.
20. CONTRO IL FASCISMO CHE TORNA. IL NOSTRO 25 APRILE
Il nostro 25 aprile non e' il loro.
Non e' quello degli ipocriti complici della guerra e del razzismo.
Non e' quello dei prominenti del regime della corruzione, dell'eversione dall'alto, del populismo sciovinista.
Non e' quello delle menzognere liturgie, delle routine arrugginite, dei discorsi recitati con parole insincere e stantie, del frettoloso fingere una passione spenta.
Non e' quello delle parate chiassose, delle visite cieche ai monumenti corrosi, delle voraci scampagnate.
Non e' quello della societa' dello spettacolo, della barbarie consumista, della retorica degli imbonitori.
No, il nostro 25 aprile non e' il loro.
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Il nostro 25 aprile e' la fedelta' alla Resistenza.
Il nostro 25 aprile e' la fedelta' alla Liberazione.
Il nostro 25 aprile e' la fedelta' alla Costituzione della Repubblica Italiana.
Il nostro 25 aprile e' la fedelta' alla Dichiarazione universale dei diritti umani.
Fedelta' alla Resistenza, che fu luminosa e dolorosa la lotta delle persone migliori, e la sollevazione dei popoli oppressi per far cessare tutti i fascismi, per far cessare tutte le guerre, per restituire l'umanita' all'umanita' intera. La Resistenza che ancora ci chiama alla lotta solidale ovunque una persona e' umiliata e offesa.
Fedelta' alla Liberazione, che fu la sconfitta della barbarie, la cessazione della dittatura e delle stragi, la fine del regno della violenza; la Liberazione che fu il ritorno della dignita' umana, la riconquista della convivenza, della solidarieta', della civilta'. La Liberazione che ancora ci chiama alla lotta finche' l'intera umanita' sia libera, finche' ad ogni persona siano egualmente riconosciuti tutti i diritti nel rispetto della diversita' di ciascuno; per una societa' di liberi ed eguali - ed eguali in quanto tutti irriducibilmente diversi - in cui ad ogni essere umano sia dato a seconda dei suoi bisogni e da ogni essere umano sia dato a seconda delle sue capacita'; per quella che con antiche parole ancora chiamiamo l'internazionale futura umanita' - futura, e gia' compresente ogni volta che tu fai l'azione buona, l'azione responsabile, l'azione giusta.
Fedelta' alla Costituzione della Repubblica Italiana ed alla Dichiarazione universale dei diritti umani, i patti in cui si e' giurato il senso e il fine della Resistenza e della Liberazione. La Costituzione della Repubblica Italiana e la Dichiarazione universale dei diritti umani che ancora ci chiamano alla lotta finche' quegli impegni solennemente sanciti siano inverati ovunque.
Questo e' il nostro 25 aprile.
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Ci convoca il nostro 25 aprile.
Ci convoca a denunciare e contrastare il tradimento di quella liberazione: il tradimento attuato dalle classi dominanti che hanno operato per ripristinare il regime della violenza, della menzogna, dell'ingiustizia, della sopraffazione, della distruzione.
Ci convoca al dovere di continuare la lotta contro il fascismo che torna: e quindi ci convoca alla lotta contro la guerra, gli eserciti e le armi; ci convoca alla lotta contro il razzismo ed ogni pregiudizio e persecuzione; ci convoca alla lotta contro i poteri criminali, i poteri occulti, il regime dello sfruttamento e della corruzione; ci convoca alla lotta contro il sistema di potere maschilista e patriarcale che non solo criminalmente nega piena dignita' a meta' dell'umanita', ma precipita anche l'altra meta' in una condizione disumanata; ci convoca alla lotta in difesa della biosfera che e' la casa comune dell'umanita' intera, ed altresi' il sistema vivente complesso ed olistico a un tempo di cui anche l'umanita' e' parte.
Ci convoca il nostro 25 aprile.
Convoca ogni persona di retto sentire e di volonta' buona ad uscire dalla rassegnazione, ad uscire dalla subalternita', ad uscire dalla contemplazione atterrita dell'orrore; a contrastare ogni ignavia e rompere ogni complicita'; ad assumere personalmente la responsabilita' della lotta per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani e in difesa del mondo vivente.
Convoca all'agire comune per il bene comune: convoca alla democrazia progressiva, alla responsabilita' e alla condivisione, alla socializzazione delle risorse fondamentali e dei fondamentali mezzi di produzione, all'accudimento in comune dei beni comuni, al dovere di ognuno che fonda i diritti di tutti.
Ci convoca, infine e soprattutto, all'unica scelta intellettuale, morale e politica concretamente adeguata e coerente con la Resistenza, con la Liberazione, con la Costituzione repubblicana e con la Dichiarazione universale dei diritti umani unite in un sinolo: questa scelta e' la nonviolenza.
Nella scelta, nella lotta nonviolenta oggi rivive la Resistenza; nella scelta, nella lotta nonviolenta e' la fedelta' alla Liberazione; nella scelta, nella lotta nonviolenta e' l'inveramento del patto giurato nella Costituzione repubblicana e nella Dichiarazione universale dei diritti umani.
E questo e' il nostro 25 aprile.
21. DALLA MEMORIA DEI MARTIRI DELLA RESISTENZA
Dalla memoria dei martiri della Resistenza ogni persona di volonta' buona e' convocata al dovere morale e civile di opporsi all'abominevole barbarie fascista; e' convocata al compito urgente e cogente di lottare in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani; e' convocata all'impegno della lotta nonviolenta contro tutte le violenze e le menzogne.
Questa memoria rinnoviamo oggi, riproponendo ancora all'ascolto e alla lettura le epigrafi dettate da Piero Calamandrei per donne, uomini e citta' della Resistenza.
22. IL 25 APRILE ALL'ASCOLTO DI SIMONE WEIL E DI VANDANA SHIVA
La mattina di giovedi' 25 aprile 2013, nell'anniversario della Liberazione dal nazifascismo, si e' svolto a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione sul tema: "Per una cultura e una prassi dell'antifascismo vivente e operante: da Simone Weil a Vandana Shiva".
Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati alcuni testi delle due autrici.
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L'incontro ha concluso un ciclo di incontri di studio quotidiani dal 13 al 25 aprile, incontri nel corso dei quali sono stati letti e commentati alcuni testi classici dell'antifascismo e della cultura democratica; nei precedenti incontri sono stati letti testi di Rosa Luxemburg, Hannah Arendt, Piero Gobetti, Antonio Gramsci, Giacomo Matteotti, Carlo e Nello Rosselli, i martiri della Rosa Bianca, Dietrich Bonhoeffer, Primo Levi, Nelson Mandela, Etty Hillesum, Germaine Tillion, Piero Calamandrei, Margarete Buber Neumann, Albert Camus, George Orwell, Virginia Woolf, Franco Basaglia, Franca Ongaro Basaglia, Stephane Hessel, Tzvetan Todorov, Simone de Beauvoir, Eve Ensler, lettere dei caduti della Resistenza e brani della Costituzione della Repubblica Italiana.
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Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento".
Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta.
Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil. Biografia di un pensiero, Garzanti, Milano 1981, 1990; Eadem, Simone Weil. Una donna assoluta, La Tartaruga edizioni, Milano 1991, 2009; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna 1997; Eadem, Simone Weil. Un'intima estraneita', Citta' Aperta, Troina (Enna) 2006; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994.
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Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa dell'ambiente e delle culture native, e' oggi tra i principali punti di riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli, di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia di operazioni e programmi scientifico-industriali dagli esiti pericolosissimi.
Tra le opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze, DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano 2002. Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003; Le nuove guerre della globalizzazione, Utet, Torino 2005; Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano 2006; India spezzata, Il Saggiatore, Milano 2008; Dalla parte degli ultimi, Slow Food, 2008; Ritorno alla terra, Fazi, Roma 2009; Campi di battaglia, Edizioni Ambiente, Milano 2009; Semi del suicidio, Odradek, Roma 2009.
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Al termine dell'incontro il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha ringraziato quanti hanno preso parte agli incontri di studio ed ha sollecitato "un rinnovato impegno morale e politico in continuita' con la Resistenza, con la Liberazione, con la Costituzione repubblicana e con la Dichiarazione universale dei diritti umani; un impegno per la pace, il disarmo e la smilitarizzazione; un impegno contro il razzismo ed ogni violazione della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani; un impegno per la giustizia sociale e la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e sostiene; un impegno in difesa della biosfera. Ed innanzitutto, qui ed ora, una ripresa della lotta nonviolenta affinche' cessi immediatamente la criminale partecipazione italiana alla guerra afgana che ogni giorno miete vittime innocenti; ed affinche' siano abrogate immediatamente le infami misure razziste che perseguitano, schiavizzano, mandano a morte i migranti. La nonviolenza e' la Resistenza che continua. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'".
23. ERNESTO BALDUCCI, MAESTRO DI PACE E DI UMANITA'
Ricorre il 25 aprile anche la scomparsa di Ernesto Balducci, deceduto appunto il 25 aprile del 1992 in un incidente automobilistico, mentre come suo solito infaticabilmente correva ovunque vi fosse bisogno della sua parola, del suo braccio.
Ernesto Balducci e' un maestro al quale, come tante altre persone, anch'io mi sento profondamente legato non solo per il suo luminoso impegno intellettuale, morale e civile, ma anche per alcune occasioni in cui ebbi modo di attingere personalmente alla sua generosa solidarieta'.
Nell'Italia del secondo Novecento fu forse il piu' grande costruttore di pace, e credo sia stato - tra tanti suoi altri talenti, che quasi non si crederebbe che un uomo solo potesse essere portatore e suscitatore e animatore di cosi' tante e cosi' vive e cosi' decisive esperienze - uno dei pensatori piu' acuti, profondi e lungimiranti del tempo della mia vita: le riflessioni consegnate alle ultime sue grandi opere (da Il terzo millennio dell'81, a L'uomo planetario dell'85, a La terra del tramonto e a Montezuma scopre l'Europa del '92) ci dicono parole di verita' anche sul mondo che poi venne e che seppe prefigurare con autentica chiaroveggenza, e ci convocano ancora ai compiti nostri dell'ora presente.
24. ASSOCIAZIONE "RESPIRARE": NELL'ANNIVERSARIO DELLA CATASTROFE DI CERNOBYL
Ricorre oggi, 26 aprile, l'anniversario della catastrofe di Cernobyl del 1986.
Nessuno dimentichi.
Vi e' una sola umanita'.
Vi e' una sola biosfera.
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L'associazione "Respirare" di Viterbo
Viterbo, 26 aprile 2013
L'associazione "Respirare" e' stata promossa a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)
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Numero 191 del 7 maggio 2013
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