Archivi. 145



 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Numero 145 del 22 marzo 2013

 

In questo numero:

1. Alcuni testi del mese di luglio 2005 (parte seconda e conclusiva)

2. Senza girarci intorno

3. Nel tubo

4. Pio Baldelli, Gina Lagorio, Cesare Cases

5. Venti letture per una cultura della pace

 

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI LUGLIO 2005 (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di luglio 2005.

 

2. SENZA GIRARCI INTORNO

 

Quando nel 1998 la legge Turco-Napolitano (in questo pienamente recepita nella successiva Bossi-Fini) istitui' i Centri di permanenza temporanea (in sigla: Cpt) in cui recludere persone senza processo - anche perche' di nessun reato accusate -, in Italia furono reintrodotti i campi di concentramento di funesta memoria.

Luoghi di detenzione in cui si e' privati della liberta' senza essere accusati di alcun reato, luoghi che denegano radicalmente lo stato di diritto, l'ordinamento democratico, la legalita' costituzionale italiana, i diritti umani cosi' come definiti nella Dichiarazione del 1948. E cio' che piu' conta: luoghi che hanno gia' provocato la morte di esseri umani.

Abolirli non dovrebbe essere argomento di dibattito, ma atto di civilta', obbligo giuridico, dovere morale, esigenza esistenziale. L'esistenza di questi campi rende il nostro paese colpevole di crimini contro l'umanita', rende l'intero popolo italiano complice di torture e omicidi. Sempre piu' persone se ne stanno accorgendo, in varie forme sempre piu' soggetti - singoli cittadini, movimenti ed associazioni, istituzioni - stanno finalmente premendo perche' questa infamia e questo orrore finisca. Non si perda altro tempo.

 

3. NEL TUBO

 

Nel tubo incontri i signori con la gobba

con la cintura in fiamme, nel tubo

d'un lampo apprendi che la guerra e' dappertutto:

nel tubo Londra e' Srebrenica, e' Falluja.

 

Nel tubo incontri giovani spauriti

che hanno l'ordine di spararti in testa

se hai sbagliato pelle, se non sai lo scioglilingua:

nel tubo apprendi che la vita e' nulla.

 

Nel tubo vedi che unico e' il destino

e solo un gesto puo' salvarci tutti

quel gesto fallo tu, salvaci tutti:

getta la pistola, disinnesca la bomba.

 

La guerra, il terrorismo, puoi fermarli

solo a mani nude, solo le braccia aperte.

Deciditi, ti prego.

 

4. PIO BALDELLI, GINA LAGORIO, CESARE CASES

 

Per i poveri diavoli che hanno la mia eta' e hanno fatto il mio mestiere (anzi: la mia girandola di mestieri, bizzarri taoisti compassionevoli dell'umanita' e del mondo, divorati dall'inquietudine dell'insufficienza e dall'urgenza, dalla "febbre del fare") Pio Baldelli resta un punto di riferimento. La passione per il "potere di tutti", un approccio rigoroso e non subalterno ai mass-media, un impegno civile costante, una generosita' e una curiosita' sempre fresche, sempre sorgive. Per garantire a tutti il diritto di parola si rese anche piu' volte generosamente disponibile a fungere da direttore responsabile di testate di informazione "alternativa", che non sempre avevano la sua onesta' e il suo rigore, la sua intelligenza e la sua umanita' (molte idiozie e fin atrocita' si scrissero e si dissero negli anni '70 - e ne proviamo ancor oggi come allora un'indignazione e un dolore che non si estinguono).

Ai militanti che si affacciarono alla lotta politica nei fragorosi anni aperti, anzi squadernati dal sessantotto, le riflessioni di Baldelli approntarono strumenti di lavoro ermeneutico e pratico ricchi e fecondi.

Solo nel corso del tempo ricostruii come nella sua storia c'era, fondativo, il lavoro con Capitini, l'esperienza dei Centri di orientamento sociale, la lezione barbianese, le esperienze educative e giornalistico-editoriali a un tempo con altre persone molto care (come Lanfranco Mencaroni, che qui colgo l'occasione per salutare e ringraziare ancora).

*

Di Gina Lagorio ha scritto Giulio Vittorangeli un commovente ricordo qualche giorno fa, al quale fervidamente mi associo. Dovrei avere da qualche parte qualche sua lettera (anche della sua benevolenza in momenti decisivi ebbi il generoso dono) e l'intervento che mando' anche al convegno viterbese del 1987, il primo dei due che organizzammo per ricordare Primo Levi, allora da poco scomparso.

Ho amato i suoi libri ed insieme ho sempre sentito che - a differenza di tanti scrittori - molto al di la' dei suoi libri la sua persona fosse, valesse molto di piu', insegnasse molto di piu' di quanto avesse scritto (per quanto alcuni suoi lavori mi siano carissimi, e penso non solo alle opere in proprio, ma ad alcune preziose curatele, come quei due volumi della poesia italiana del Novecento da lei diretti insieme a Piero Gelli per Garzanti un quarto di secolo fa).

*

Non solo per la devozione che mi lega a Renato Solmi, e per la grata memoria che ho di Franco Fortini, e per la gioia che mi hanno dato i suoi libri, e perche' per le sue cure ho potuto leggere alcuni degli autori di lingua tedesca che amo di piu', Cesare Cases e' uno dei maestri segreti di cui piu' si e' nutrita l'anima mia (ed uso questa formula cosi' sciatta e sdata proprio pensando alle matte risate che ci saremmo potuti fare se fosse capitata sotto i suoi occhi e avesse avuto a commentarla con una delle sue fulminanti stoccate).

Tra le cose che la mia memoria, per imperscrutabile perversione, trattiene impigliate, e che mi piace recitare alle persone amiche nei momenti di stanchezza e abbandono - come dire: tra il desco e le bocce -, c'e' una meravigliosa poesia del Fortini ospite ingrato dove risuona l'emistichio "come il buon Cases", modalita' formulare che per me e' come il "mastro d'astuzie Ulisse": il buon Cases, sempre lucido, sempre sarcastico, attraverso cui mi accorgo oggi di aver imparato non picciola parte del marxismo fiammeggiante, e di quello raggelato, della cui stoffa, legno e ferri consistono tanta parte dei miei labirinti mentali, della mia cassetta degli attrezzi e delle mie scelte nel mondo; il marxismo del mirabolante acrobata e geniale saltimbanco dialettico Brecht, della ruspa Lukacs che con duplice movimento tante mura e bastioni abbatte e spiana e tanti nuovi vertiginosi abissi rivela ed apre; del lucido, entomologico e prensile sguardo sull'arte della golpe e del lione, e della critica pratica - inveratrice di umanita', ad ogni menzogna e oppressione inimica, e rivoluzionaria sempre - di quelle arti superbe e malefiche rovesciatrice.

Il buon Cases, il Cases buono, maestro di critica e di verita'.

 

5. VENTI LETTURE PER UNA CULTURA DELLA PACE

[Questa proposta di un percorso di lettura, gia' pubblicata nel n. 765 di questo foglio, e' apparsa dapprima sulla "Rivista del volontariato" n. 12, dicembre 2003]

 

Ovviamente non c'e' la biblioteca ideale della pace e della nonviolenza, non ci sono ne' i dieci ne' i cento libri che occorre aver letto. Perche' ogni persona puo' accostarsi all'impegno di pace e alla scelta della nonviolenza (ed e' opinione di chi scrive queste righe che senza la scelta della nonviolenza l'impegno di pace resti inadeguato, subalterno ed ambiguo) a partire dal suo vissuto, dalle sue esperienze e riflessioni, dalle letture che incontra, dal colloquio corale di cui si trova ad esser parte.

E cosi' vi e' chi ha fatto la scelta della nonviolenza perche' ha letto Tolstoj e chi l'ha fatta perche' ha letto Dostoevskij; chi e' passato attraverso Voltaire e Zola, e chi per Erasmo e Thomas More, chi leggendo Leopardi e Kafka, e chi i Vangeli e la Bhagavad Gita, o i tragici greci, o Shakespeare e Cervantes, o Kant, o Martin Buber, o Norberto Bobbio.

Qui di seguito si indicano alcune autrici ed alcuni autori, e talvolta dei singoli libri, che a chi scrive queste righe dicono cose toccanti ed ortative in tal senso. Ma certo tanti altri libri e persone citar si potrebbero.

*

1. Di Simone Weil tutto quello che ha scritto, ma particolarmente i Quaderni, in quattro volumi presso Adelphi (e la sua bella biografia scritta da Simone Petrement, sempre presso Adelphi).

2. Anche di Primo Levi va letto tutto (adesso vi e' per fortuna un'edizione complessiva delle opere in due volumi presso Einaudi) ma prima di ogni altra cosa direi I sommersi e i salvati, l'ultima testimonianza di una Resistenza che ancora ci chiama alla lotta in difesa e a inveramento della dignita' umana.

3. Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, edito da Einaudi, e' la migliore silloge in un solo volume, a cura di Giuliano Pontara, che vi ha premesso un saggio introduttivo importante quanto e forse piu' della stessa antologia, poiche' costituisce la migliore sintesi del pensiero gandhiano disponibile in Italia.

4. Virginia Woolf, Le tre ghinee, Feltrinelli (ma anche presso altri editori); un libro fondamentale, chi non lo ha letto ancora non sa qualcosa di decisivo.

5. Anche di Hannah Arendt si dovrebbe leggere tutto, ma almeno Le origini del totalitarismo (Comunita'), La banalita' del male (Feltrinelli), Vita activa (Bompiani), La vita della mente (Il Mulino); e la sua biografia scritta da Elisabeth Young-Bruehl (Bollati Boringhieri).

6. E tutto bisognerebbe leggere anche di Franco Basaglia e di Franca Ongaro Basaglia; ma del primo almeno i due volumi degli Scritti (Einaudi), e della seconda, oltre i testi a quattro mani nella raccolta teste' citata, anche almeno Salute/malattia (Einaudi) e Una voce (Il Saggiatore).

7. Tutto va letto di Vandana Shiva, ma almeno Terra madre (Utet).

8. Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, Einaudi.

9. Di Danilo Dolci almeno alcuni libri che raccolgono - scelti dall'autore - vari interventi, come Esperienze e riflessioni (Laterza), e parte cospicua dell'opera poetica, come Creatura di creature (successive edizioni presso vari editori); e Dal trasmettere al comunicare (Sonda).

10. Rosa Luxemburg e' figura imprescindibile; due buone antologie sono Scritti scelti (Einaudi), e Scritti politici (Editori Riuniti); per un'introduzione: Lelio Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg (Mondadori).

11. Di Rigoberta Menchu' va letto il notissimo libro-intervista a cura di Elisabeth Burgos, Mi chiamo Rigoberta Menchu' (Giunti).

12. Anche di Assia Djebar tutto va letto, e per un primo incontro La donna senza sepoltura, Il Saggiatore.

13. Di Nelson Mandela va letta la bella autobiografia Lungo cammino verso la liberta' (Feltrinelli).

14. Tutto di Guenther Anders, ma almeno L'uomo e' antiquato (Il Saggiatore, Bollati Boringhieri), Noi figli di Eichmann (Giuntina), Essere o non essere (Einaudi), il carteggio con Claude Eatherly, Il pilota di Hiroshima (Einaudi, Linea d'ombra).

15. Hans Jonas, almeno Il principio responsabilita', Einaudi.

16. Anche di Ernesto Balducci occorrerebbe leggere tutto, ma almeno l'antologia curata insieme a Lodovico Grassi, La pace. Realismo di un'utopia (Principato), che costituisce un'ottima introduzione al pensiero di pace dal Rinascimento al XX secolo.

17. Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, tre volumi, Edizioni Gruppo Abele.

18. Di Lev Tolstoj almeno La confessione (SE), Il regno di Dio e' in voi (Publiprint-Manca), La vera vita (Manca).

19. Di Aldo Capitini almeno gli Scritti sulla nonviolenza (Protagon), e gli Scritti filosofici e religiosi (Fondazione centro studi Aldo Capitini).

20. Infine segnaliamo tutti i lavori del Centro nuovo modello di sviluppo (di Vecchiano, Pisa) che e' una delle eredita' feconde dell'esperienza della scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani; sono editi perlopiu' dalla Emi.

 

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Numero 145 del 22 marzo 2013

 

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