Telegrammi. 706



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 706 del 12 ottobre 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Movimento Nonviolento, Peacelink, Centro di ricerca per la pace di Viterbo: 4 novembre: ogni vittima ha il volto di Abele

2. Peppe Sini. Dell'indignazione, della dignita'

3. Alcune canzoni contro il militarismo e la guerra

4. Il feroce monarchico Bava

5. Addio padre e madre addio

6. Gorizia

7. Italo Calvino: Dove vola l'avvoltoio?

8. Franco Fortini: La marcia della pace

9. Luigi Tenco: Cara maestra

10. Sergio Endrigo: La guerra

11. Chiara Cavallaro: Mi ricordo...

12. Francesco de Notaris: Il volto di Abele

13. Francesco Pullia: Nonviolenza per ogni essere senziente

14. La "Carta" del Movimento Nonviolento

15. Per saperne di piu'

 

1. INIZIATIVE. MOVIMENTO NONVIOLENTO, PEACELINK, CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO: 4 NOVEMBRE: OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

 

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

*

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

*

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

2. EDITORIALE. PEPPE SINI: DELL'INDIGNAZIONE, DELLA DIGNITA'

 

Per due fatti, prima di ogni altro, occorre indignarsi nel nostro paese: che col passivo consenso del popolo italiano lo stato italiano sta uccidendo esseri umani innocenti, partecipando alle guerre in Afghanistan e in Libia; e che col passivo consenso del popolo italiano lo stato italiano sta perseguitando, rendendo schiavi e facendo morire esseri umani innocenti, con le misure hitleriane del colpo di stato razzista iniziato nel '98 e giunto al suo culmine in questi ultimi anni.

Nella giornata internazionale dell'indignazione del 15 ottobre, in Italia queste dovrebbero essere le prime due ragioni. Per non essere complici della guerra assassina, per non essere complici della persecuzione razzista.

*

Cessi immediatamente la partecipazione italiana alle guerre in Afghanistan e in Libia.

Siano abrogate immediatamente tutte le misure del colpo di stato razzista.

Disarmo unilaterale subito, taglio delle spese militari a vantaggio delle spese sociali, riconversione dell'industria bellica a produzioni civili.

Dimissioni immediate del governo della guerra e del razzismo, delle uccisioni e delle persecuzioni.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

3. MATERIALI. ALCUNE CANZONI CONTRO IL MILITARISMO E LA GUERRA

 

Da Giuseppe Vettori (a cura di), Canzoni italiane di protesta (1794-1974), Newton Compton, Roma 1974, 1976, riprendiamo i testi seguenti. 

Qualche minima notizia ulteriore: "Il feroce monarchico Bava", di autore sconosciuto, fa riferimento alla sanguinaria repressione del 1898 a Milano; "Addio padre e madre addio", di autore sconosciuto, e' una delle piu' diffuse canzoni della prima guerra mondiale; "Gorizia", di autore sconosciuto, fa riferimento alla carneficina di Gorizia dell'agosto 1916; "Dove vola l'avvoltoio?" e' stata scritta nel marzo 1958, il testo e' di Italo Calvino, la musica di Sergio Liberovici; "La marcia della pace" e' stata improvvisata il 24 settembre 1961 durante la marcia Perugia-Assisi, il testo e' di Franco Fortini, la musica di Fausto Amodei; "Cara maestra", di Luigi Tenco, e' del 1963; "La guerra", di Sergio Endrigo, e' del 1963-'64.

 

4. TESTI. IL FEROCE MONARCHICO BAVA

 

Alle grida strazianti e dolenti

di una folla che pan domandava,

il feroce monarchico Bava

gli affamati col piombo sfamo'.

 

Furon mille i caduti innocenti

sotto il fuoco degli armati caini

e al furor dei soldati assassini

"morte ai vili!", la plebe grido'.

 

Deh, non rider, sabauda marmaglia:

se il fucile ha domato i ribelli,

se i fratelli hanno ucciso i fratelli,

sul tuo capo quel sangue cadra'.

 

La panciuta caterva dei ladri,

dopo avervi ogni bene usurpato,

la lor sete ha di sangue saziato

in quel giorno nefasto e feral.

 

Su piangete mestissime madri,

quando scura discende la sera,

per i figli gettati in galera,

per gli uccisi dal piombo fatal.

 

5. TESTI. ADDIO PADRE E MADRE ADDIO

 

Addio padre e madre addio,

che per la guerra mi tocca di partir,

ma che fu triste il mio destino,

che per l'Italia mi tocca morir.

 

Quando fui stato in terra austriaca

subito l'ordine a me l'arrivo',

si da' l'assalto la baionetta in canna,

addirittura un macello divento'.

 

E fui ferito, ma una palla al petto,

e i miei compagni li vedo a fuggir

ed io per terra rimasi costretto

mentre quel chiodo lo vedo a venir.

 

"Fermati o chiodo, che sto per morire,

pensa a una moglie che piange per me",

ma quell'infame col cuore crudele

col suo pugnale morire mi fe'.

 

Sian maledetti quei giovani studenti

che hanno studiato e la guerra voluto,

hanno gettato l'Italia nel lutto,

per cento anni dolor sentira'.

 

6. TESTI. GORIZIA

 

La mattina del cinque d'agosto

si muovevano le truppe italiane

per Gorizia, le terre lontane

e dolente ognun si parti'.

 

Sotto l'acqua che cadeva a rovescio

grandinavano le palle nemiche

su quei monti, colline e gran valli

si moriva dicendo cosi':

 

O Gorizia, tu sei maledetta

per ogni cuore che sente coscienza;

dolorosa ci fu la partenza

e il ritorno per molti non fu.

 

O vigliacchi che voi ve ne state

con le mogli sui letto di lana,

schernitori di noi carne umana,

questa guerra ci insegna a punir.

 

Voi chiamate il campo d'onore

questa terra di la' dei confini;

Qui si muore gridando: assassini!

maledetti sarete un di'.

 

Cara moglie, che tu non mi senti,

raccomando ai compagni vicini

di tenermi da conto i bambini,

che' io muoio col suo nome nel cuor.

 

O Gorizia, tu sei maledetta

per ogni cuore che sente coscienza;

dolorosa ci fu la partenza

e il ritorno per molti non fu.

 

7. TESTI. ITALO CALVINO: DOVE VOLA L'AVVOLTOIO?

 

Un giorno nel mondo finita fu l'ultima guerra,

il cupo cannone si tacque e piu' non sparo'

e, privo del tristo suo cibo, dall'arida terra

un branco di neri avvoltoi si levo'.

 

Dove vola l'avvoltoio?

Avvoltoio vola via,

vola via dalla terra mia,

che e' la terra dell'amor.

 

L'avvoltoio ando' dal fiume

ed il fiume disse: "No,

avvoltoio, vola via, avvoltoio, vola via:

nella limpida corrente

ora scendon carpe e trote,

non piu' i corpi dei soldati

che la fanno insanguinar".

 

Dove vola l'avvoltoio...

 

L'avvoltoio ando' dal bosco

ed il bosco disse: "No

avvoltoio, vola via, avvoltoio, vola via:

tra le foglie, in mezzo ai rami

passan sol raggi di sole,

gli scoiattoli e le rane,

non piu' i colpi del fucil".

 

Dove vola l'avvoltoio...

 

L'avvoltoio ando' dall'eco,

anche l'eco disse "No

avvoltoio, vola via, avvoltoio, vola via:

sono canti che io porto,

sono i tonfi delle zappe,

girotondi e ninne nanne,

non piu' il rombo del cannon".

 

Dove vola l'avvoltoio...

 

L'avvoltoio ando' ai tedeschi

e i tedeschi disser: "No,

avvoltoio, vola via, avvoltoio, vola via:

non vogliam mangiar piu' fango,

odio e piombo nelle guerre,

pane e case in terra altrui

non vogliamo piu' rubar".

 

Dove vola l'avvoltoio...

 

L'avvoltoio ando' alla madre

e la madre disse: "No,

avvoltoio, vola via, avvoltoio, vola via:

i miei figli li do' solo

a una bella fidanzata

che li porti nel suo letto,

non li mando piu' a ammazzar".

 

Dove vola l'avvoltoio...

 

L'avvoltoio ando' all'uranio

e l'uranio disse: "No,

avvoltoio, vola via, avvoltoio, vola via:

la mia forza nucleare

fara' andare sulla Luna,

non deflagrera' infuocata

distruggendo le citta'".

 

Dove vola l'avvoltoio...

 

Ma chi delle guerre quel giorno aveva il rimpianto

in un luogo deserto a complotto si raduno'

e vide nel cielo arrivare girando quel branco

e scendere scendere, finche' qualcuno grido':

 

Dove vola l'avvoltoio?

avvoltoio, vola via,

vola via dalla testa mia...

ma il rapace li sbrano'.

 

8. TESTI. FRANCO FORTINI: LA MARCIA DELLA PACE

 

E se Berlino chiama, ditele che s'impicchi:

crepare per i ricchi, crepare per i ricchi;

e se Berlino chiama, ditele che s'impicchi:

crepare per i ricchi no, non ci garba piu',

no, non ci garba piu'.

 

E se la Nato chiama, ditele che ripassi:

lo sanno pure i sassi, non ci si crede piu'.

 

Se la ragazza chiama, non fatela aspettare:

servizio militare solo con lei faro'.

 

E se la patria chiama, lasciatela chiamare:

oltre le Alpi e il mare un'altra patria c'e'.

 

E se la patria chiede di offrirgli la tua vita,

rispondi che la vita per ora serve a te.

 

9. TESTI. LUIGI TENCO: CARA MAESTRA

 

Cara maestra, un giorno m'insegnavi

che a questo mondo noi, noi siamo tutti uguali;

ma quando entrava in classe il direttore

tu ci facevi alzare tutti in piedi,

e quando entrava in classe il bidello

ci permettevi di restar seduti.

 

Mio buon curato, dicevi che la chiesa

e' la casa dei poveri, della povera gente;

pero' hai rivestito la tua chiesa

di tende d'oro e marmi colorati;

come puo' adesso un povero che entra

sentirsi come fosse a casa sua?

 

Egregio sindaco, m'hanno detto che un giorno

tu gridavi alla gente: Vincere o morire!

Ora vorrei sapere come mai

vinto non hai eppure non sei morto,

e al posto tuo e' morta tanta gente

che non voleva ne' vincere ne' morire.

 

10. TESTI. SERGIO ENDRIGO: LA GUERRA

 

Dicono che domani ci sara' la guerra

e domani sotto la tua casa

sfileranno mille baschi neri

e i tuoi occhi rotondi

mi cercheranno.

 

Ti hanno detto di aspettarmi

Senza fare tante storie

e chi scrivera' la storia

non parlera' di te.

 

Dicono che domani ci sara' la guerra

siamo nati, nati per soffrire,

solo questo mi han saputo dire,

solo questo mi han detto

per consolarmi.

 

Mi hanno detto di lasciarti

senza fare tante storie

s chi scrivera' la storia

Non parlera' di me.

 

Dicono che domani ci sara' la guerra

tornerete carichi di gloria:

solo questo ha detto il generale

e mi ha stretto una mano

senza guardarmi.

 

Mi hanno detto di morire

senza fare tante storie

e chi scrivera' la storia

non parlera' di noi.

 

Dicono che domani ci sara' la guerra

e domani sotto la tua casa

torneranno cento baschi neri

e i tuoi occhi rotondi

mi piangeranno.

 

11. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. CHIARA CAVALLARO: MI RICORDO...

[Ringraziamo Chiara Cavallaro (per contatti: ch.cavallaro at virgilio.it) per questo intervento.

Chiara Cavallaro, laureata in economia, ricercatrice Cnr presso l'Istituto di Studi sui Sistemi Federali Regionali e sulle Autonomie "M. S. Giannini", si occupa delle tematiche relative alla ricerca e innovazione, altraeconomia e decrescita e tematiche della nonviolenza. Parte del Comitato scienziate e scienziati contro la guerra, partecipa al movimento delle ciclofficine popolari per il riciclo e riuso delle vecchie biciclette, per una mobilita' e una citta' sostenibile e per la condivisione di arti, saperi e competenze. Opera nella ciclofficina popolare presso l'Associazione Ex Lavanderia, luogo di intervento per il rispetto della Legge Basaglia, per il riuso pubblico e sociale del patrimonio del dismesso Ospedale Psichiatrico Santa Maria della Pieta' a Roma. E' anche iscritta alla Flc-Cgil e neosocia di Banca Etica. Cfr. anche l'ampia intervista in "Coi piedi per terra" n. 358]

 

Mi ricordo...

quando ero piccola, erano gli anni '60, in occasione del 4 novembre a scuola tutti/e venivamo avvisati/e che le caserme si sarebbero aperte per noi, dandoci la possibilita' di andare a vedere con quali strumenti l'esercito della nostra Patria era pronto a difenderci da qualsiasi nuova aggressione...

Mi ricordo che, al contrario dei miei fratelli, non ci sono mai andata. In fondo ero una donna... E loro tornavano con negli occhi non l'amore per la Patria, ma la meraviglia per aver toccato macchine cosi' complesse e cosi' grandi... di cui poi parlavano con il nostro zio ingegnere...

Mi ricordo di aver saputo solo quando ero ormai grande che il primo vero amore di mia nonna, troppo pudica per parlarne, era un sottoufficiale che mori' proprio nella prima guerra mondiale...

Mi ricordo le occasioni in cui intorno alla tavola si cominciavano a cantare le tristi canzoni degli alpini e "Addio Lugano bella", a raccontare il disastro della prima guerra mondiale, poi il tempo del fascismo e poi della seconda guerra mondiale e della Resistenza, il dolore per i lutti e per la tragedia, che anche nella Resistenza era presente, della terribile scelta di riscattare il nostro Paese, e difendere delle vite, anche con l'uso delle armi... e qui si', formarsi in noi il senso del valore dato da quella tragedia alla costruzione di un mondo migliore... dove non doveva piu' essere necessario, anzi era ripudiato, l'uso della violenza per dirimere i conflitti...

Una Costituzione imparata dalla storia dei nostri familiari, nei loro racconti non necessariamente eroici, a volte anche tragicomici, di una quotidianita' dilaniata ma che aveva saputo apprendere lezioni storiche dalla storia...

Mi ricordo di aver sentito parlare ancora bambina di don Milani e dell'obiezione di coscienza, dei cattolici che per le loro idee politiche rischiavano la scomunica e dei preti mandati "in montagna", di La Pira, un "semplice" sindaco, che telefonava ai grandi della Terra perorando la pace e il disarmo, anche unilaterale, e facendo di Firenze un luogo del mondo non solo per i suoi tesori artistici...

E mi ricordo anche dei giovani universitari che accorrevano in quella stessa Firenze per salvare il salvabile dall'alluvione che l'aveva colpita e passavano per le case di Bologna a chiedere stivali di gomma, impermeabili, maglioni pesanti...

A questo mi fa pensare la data del 4 novembre. E mi sembra quasi un racconto fuori dal tempo...

 

12. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. FRANCESCO DE NOTARIS: IL VOLTO DI ABELE

[Ringraziamo Francesco de Notaris (per contatti: francesco.denotaris at virgilio.it) per questo intervento.

Francesco de Notaris, gia' senatore della Repubblica, giornalista e saggista, protagonista di molte iniziative di pace, di solidarieta', per i diritti umani, contro i poteri criminali e la violenza. In Senato presentatore della mozione contro le mine e della richiesta di salvare la vita a Mumia Abu Jamal; autore del disegno di legge n. 360 XII Leg. su "Nuove norme in materia di obiezione di coscienza" poi divenuto legge; componente della commissione parlamentare recatasi in Iraq in missione di pace prima della seconda guerra; parlamentare per la pace. Tra le opere di Francesco de Notaris: Realizzare la speranza. Voci della citta', Edizioni Dehoniane; Messaggi per la pace, La scuola di Pitagora. Si veda anche l'ampia intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 301]

 

Non bisogna andare lontano per trovare il volto di Abele. In una moltitudine di donne e uomini riconosciamo Abele, il suo volto. Noi stessi siamo vittime di una violenza diffusa, delle ingiustizie, delle discriminazioni.

Il volto di Abele lo vediamo in ogni vittima della violenza. E giungo a dire che anche io sento di essere vittima della violenza della guerra, della ingiustizia, di tutte le violazioni verso la dignita' dell'uomo.

Abbiamo il 4 novembre. E tutti i popoli hanno il loro 4 novembre. Di 4 novembre non ce ne e' uno solo. Ogni giorno e' un 4 novembre.

Non chiederemo piu' che i nostri vadano a far guerra contro gli altri. In ogni uomo c'e' tutta intera l'umanita', la dignita'. E l'offesa alla dignita' non e' misurabile. Non esiste una piccola, una grande, una insignificante offesa. La violenza abita in un territorio che e' morte sul piano fisico e psicologico per chi la subisce. Non esiste il colore grigio per la violenza subita e per chi la compie. Sono vittime ed hanno il volto di Abele. Ma hanno anche il volto mio, il vostro, il volto di chi subisce e di chi infligge violenza.

Vittima e carnefice sono Abele. Ricordate? Da una croce fu detto dei carnefici: "Non sanno quello che fanno" Ed i carnefici divennero anche vittime. Ed anche oggi chi crede di sapere cio' che fa, chi e' violento nega la sua umanita', ed e' Abele e Caino insieme.

Vorrei sottolineare come vi sia una violenza, direi occasionale, quella di tutti i giorni, che si compie nei rapporti interpersonali, nelle famiglie, nei rapporti di potere, nello sfruttamento del debole che e' Abele. Ed esiste una violenza della Istituzione che si esprime secondo i parametri e le logiche proprie della Istituzione. C'e' la violenza della burocrazia corrotta che non produce morti fisiche, ma distrugge la speranza. E' violenza quella di chi usa il proprio piccolo o smisurato potere per prevaricare.  C'e' la violenza di chi insegna come essere violenti, di chi rapina l'uomo della sua umanita' per fini abietti. Ed ecco la violenza della guerra e di chi la rende possibile e di chi tratta l'altro come carne da macello per uccidere altra carne da macello, per creare altre vittime. E in tutte le guerre le vittime si scontrano tra loro. Le vittime uccidono e sono uccise e sono vittime dell'odio indotto, della violenza programmata, della scienza asservita alla creazione di armi sempre piu' terribili.

Tutti hanno il volto di Abele. I popoli dell'Africa senza acqua e medicine sono Abele. I bambini che vivono nelle fogne sono Abele. Gli orfani delle guerre sono Abele. I bambini malati in Iraq e in Afghanistan sono Abele con le loro mamme e i loro padri, che hanno impresso piu' volte su di loro il volto di Abele. E l'immigrato che cerca di sopravvivere e viene scacciato o accusato di reato e' Abele. Ha il volto di Abele chi aspetta da noi il permesso di soggiorno, che e' violenza per colui a cui basterebbe il passaporto per camminare nelle strade del mondo. E perche' non chiamare Abele il giovane che deve lasciare il proprio paese in cerca di lavoro? E la vittima della criminalita' organizzata e' Abele? E c'e' Abele nelle carceri di questo mondo? C'e' Abele ad Herat in Afghanistan?

Ecco, vorrei che ci impegnassimo tutti per sapere se nelle scuole dell'esercito in Italia si insegna ad essere violenti ai giovani arruolati. Vorrei conoscere i programmi di addestramento e se si insegna ad essere rispettosi dei diritti dell'uomo o se si insegnano tecniche prossime o proprie della tortura. I nostri soldati inviati per improbabili missioni di pace, laddove la parola pace e' utilizzata del tutto a sproposito, sono Abele perche' vittime di chi chiede loro di fare la guerra e sono figli di Caino, di tutti i Caino che uccidono Abele.

Rischiano gli Abele del mondo di diventare Caino per altri Abele? E' evidente, infatti, come gia' accennato, che dove c'era Abele c'e' stato Caino. E se anche noi, che crediamo di essere Abele, fossimo Caino per cio' che potremmo fare e non facciamo? Forse, forse siamo tutti, in questo nostra Europa, un po' Caino verso tutti gli Abele del mondo.

La nonviolenza attiva e' impegno forte, e' lotta. E' lotta perche' dobbiamo affrettare il tempo in cui "il lupo e l'agnello pascoleranno insieme, il leone mangera' la paglia come il bue e il serpente si nutrira' di polvere. Non faranno piu' alcun male ne' distruzione su tutto il mio santo monte".

 

13. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. FRANCESCO PULLIA: NONVIOLENZA PER OGNI ESSERE SENZIENTE

[Ringraziamo Francesco Pullia (per contatti: francesco.pullia at gmail.com) per questo intervento.

Francesco Pullia, nato a Terni il 4 novembre 1956, laureato in Filosofia, ha conseguito il diploma della Scuola di specializzazione in Giornalismo e comunicazione di massa alla Facolta' di Scienze Politiche della Luiss di Roma. Vegano, militante nonviolento, componente della direzione di Radicali Italiani, e' acceso sostenitore, da anni, dei diritti animali e di una ricerca scientifica nettamente contraria alla vivisezione e alla sperimentazione sugli animali. Collabora a quotidiani e riviste. Ha pubblicato diciassette libri: nove di liriche (tra cui Le farfalle del Golgota, Ripostes, 1983; Visitazione della pietra, Ripostes, 1994; Indice di meraviglia, Ripostes, 1998; Partitura di fede e conoscenza, Ripostes, 2000; Il seme dell'accettazione, Ripostes, 2003; Cio' che ritorna quando s'affaccia l'alba, Premio Rhegium Julii, 2005, Nell'ora che svanisce tra le crepe, Mimesis, 2010), quattro di narrativa (Sulla soglia, la voce, Cappelli, 1987; Prova di luce, Ripostes, 1995; Il miele dell'officiante, Ripostes, 1997; Nei reami del falco, Ed. Il Torchio - La Bottega delle Meraviglie, 1998), quattro di saggistica d'argomento filosofico (Il dolce gomito, Cappelli, 1984; L'evidenza sensibile, Ellemme-Lucarini, 1991, Dalla schiuma del mondo, Mimesis, 2004, Dimenticare Cartesio (ecosofia per la compresenza), Mimesis, 2010). Cfr anche la recente intervista apparsa in "Coi piedi per terra" n. 309]

 

La violenza e la guerra, che ne e' la traduzione politica, devono cessare soltanto perche' ogni uomo avrebbe il volto di Abele? Non lo credo perche', in fondo, sarebbe una posizione di comodo e fin troppo scontata. Nell'espressione "ogni uomo ha il volto di Abele" c'e' qualcosa di poco convincente.

Innanzitutto, dal momento che la scelta nonviolenta ne comporta un'altra, altrettanto radicale, di natura antispecista, cioe' non antropocentrica, sarebbe piu' corretto affermare "ogni essere ha il volto di Abele". E' limitativo e superficiale pensare alla guerra solo in termini "umani", antropocentrici, escludendo in tal modo l'olocausto nei confronti delle altre specie perpetrato dalla specie umana. E' in atto una strage avallata dalle religioni monoteistiche e fomentata da Aristotele in avanti da una posizione filosofico-teologica (ancora dominante) che, attraverso il cartesianesimo per cui "gli animali" non sarebbero altro che macchine, giunge a quell'Heidegger secondo cui "l'animale" sarebbe povero di mondo e, pertanto, incapace di percepire la morte.

Cio' significa giustificare l'intollerabile, cioe' l'abominio dei mattatoi, degli allevamenti intensivi, della sperimentazione animale e della vivisezione, della caccia, dello sfruttamento circense.

C'e' un massacro sistematico, un olocausto con cui quotidianamente accettiamo di convivere e di cui ogni essere umano reca su di se' la responsabilita'. Tra l'altro, e' ora che i disastri causati dalle guerre vengano esaminati non soltanto dal punto di vista "umano" ma di ogni senziente: quanti altri esseri senzienti hanno perso e perdono la vita in ogni conflitto? Quanta alterazione e' stata provocata e si produce nell'ecosistema  planetario?

In secondo luogo, il nonviolento, se e' davvero tale, e' chiamato a risparmiare non tanto e non solo Abele ma anche e soprattutto Caino. Ogni uomo non ha il volto di Abele ma e' potenzialmente Caino. Dev'essere prioritario affermare non l'odio, non lo spirito di vendetta nei confronti dei tanti Caini, ma la ragionevolezza necessaria ad uscire dal vicolo cieco delle soluzioni insanguinate.

 

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

15. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 706 del 12 ottobre 2011

 

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