Ogni vittima ha il volto di Abele. 9
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- Date: Wed, 12 Oct 2011 08:30:49 +0200 (CEST)
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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 9 del 12 ottobre 2011
In questo numero:
1. Mao Valpiana: Ne' un uomo ne' un soldo per la guerra
2. Claudia Cernigoi: Parlare
3. Andrea Cozzo: Tutti i giorni
4. Luca Giusti: Quella sorta di ossimoro
5. Fabrizio Truini: Caino, o degli stati militari
6. Piero Calamandrei: Epigrafi per donne, uomini e citta' della Resistenza
1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: NE' UN UOMO NE' UN SOLDO PER LA GUERRA
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"); attualmente e' presidente del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa per la nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del comitato scientifico e di garanzia della Fondazione Alexander Langer Stiftung; fa parte del Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta istituito presso L'Ufficio nazionale del servizio civile; e' socio onorario del Premio nazionale "Cultura della pace e della nonviolenza" della Citta' di Sansepolcro; ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]
"Ne' un uomo, ne' un soldo per la guerra" e' il manifesto dell'obiezione di coscienza.
E' l'unica invocazione onesta per piangere e commemorare le vittime di tutte le guerre, che ricorderemo il 4 novembre.
2. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. CLAUDIA CERNIGOI: PARLARE
[Ringraziamo Claudia Cernigoi (per contatti: nuovaalabarda at yahoo.it) per questo intervento.
Claudia Cernigoi, nata a Trieste nel 1959, dove ha conseguito la maturita' scientifica, ha cominciato l'attivita' giornalistica all'interno di Radio Citta' Trieste Canale 89, la prima radio libera (nel senso di politicamente impegnata a sinistra) alla fine degli anni Settanta. Giornalista pubblicista dal 1981, dal 1990 dirige il periodico triestino "La Nuova Alabarda". E' stata tra i fondatori di Radio Onda Libera nel 1980, ha collaborato per diversi anni con l'emittente radiofonica bilingue "Radio Opcine" di Trieste ed ha diretto per alcuni anni "il Movimento", periodico del Movimento dei Finanzieri democratici. Il suo ambito di ricerca verte sulla seconda guerra mondiale, il neofascismo, la strategia della tensione. E' stata una dei consulenti storici per la difesa di Oskar Piskulic nel cosiddetto "processo per le foibe" di Roma. Di formazione storica marxista, negli anni '70 ha militato nella nuova sinistra (Partito di Unita' Proletaria per il comunismo, aderendo successivamente al progetto di Democrazia Proletaria); ha poi fatto parte dell'Associazione culturale Civilta' Mitteleuropea ed e' stata attiva nel Movimento Trieste, emanazione politica dell'associazione. Si e' impegnata (e si impegna tuttora) in numerose battaglie ambientaliste ed e' attiva nei movimenti contro tutte le guerre. E' stata iscritta a Rifondazione comunista tra il 1999 ed il 2000, partito col quale ha collaborato anche successivamente, ed oggi e' vicina al progetto della Federazione della Sinistra. Pubblicazioni: "Operazione foibe a Trieste" (Kappa Vu Udine 1997); "La memoria tradita" (con Mario Coglitore, Zeroincondotta Milano 2002); "Operazione foibe tra storia e mito" (Kappa Vu Udine 2005). Cura la collana i dossier de "La Nuova Alabarda" (disponibili anche nel sito Internet del periodico www.nuovaalabarda.org), all'interno della quale ha pubblicato i seguenti titoli: "Luci ed ombre del Cln di Trieste" (2003); "L'ombra di Gladio. Le foibe tra mito ed eversione" (2003); "La "foiba" di Basovizza" (2005); "Le inchieste dell'ispettore De Giorgi" (2005); "1972. Ricordi della strategia della tensione" (2003); "La strategia dei camaleonti" (2004); "No Gud. Breve dossier sulla cultura fascista"(2005); "Strani casi di morte a Trieste" (2007); "Operazione Plutone" (2010); "La Banda Collotti: appunti su Resistenza e repressione al confine orientale" (2010); "Lo sguardo di Almirante" (2011); "Il caso Norma Cossetto" (2011), ed "I Diari di Diego de Henriquez" (2006) in collaborazione con Vincenzo Cerceo. Ha partecipato come relatrice a svariati convegni sulla tematica della seconda guerra mondiale e del neofascismo. Nelle pubblicazioni degli atti del convegno internazionale svoltosi ad Ancona il 10 febbraio 2007 ("La frontiera orientale, conflitti relazioni memorie", atti pubblicati a cura di Nazareno Re, Ancona 2007) e del convegno di Sesto San Giovanni (Mi) "Foibe: la verita'. Contro il revisionismo storico" del 9 febbraio 2008 (atti pubblicati in "Revisionismo di Stato e amnesie della repubblica", Kappa Vu, Udine 2008) si trovano anche i suoi interventi. Ha pubblicato anche una raccolta di poesie dal titolo "Anch'io son poeta!" (2006)]
Mi avete chiesto delle riflessioni sul 4 novembre e sulla nonviolenza, ed io vorrei scrivere a ruota libera, perche' in questi giorni ho tante cose per la testa e mi sento poco organica e molto istintuale.
Io sono nata in una famiglia antimilitarista per vocazione, che mi ha insegnato che e' meglio una pecora viva piuttosto che un leone morto, ho imparato a cantare "s'accende la fiamma dell'amor quando vedo un disertor scappar" e quando alle scuole elementari ci facevano portare i fiori per i caduti da mandare a Redipuglia il 4 novembre io portavo i fiori, ma non mi piaceva il fatto che fossero in bianco rosso e verde perche' mi faceva pena che fossero morti ma non capivo perche' si doveva vedere la loro morte come una vittoria patriottica.
Poi negli anni '70 ricordo che si usava andare a Redipuglia, il 4 novembre, per contestare le celebrazioni ufficiali al grande sacrario che raccoglie i resti di tante persone assassinate dai guerrafondai. Un'estate, avevo diciassette anni, passando vicino a Redipuglia, scrissi una quartina:
La guerra, la morte.
E poi la strumentalizzazione, la propaganda.
Ed era solo povera gente.
Morta per niente.
Sono 36 anni che faccio attivita' politica e tante idee ho cambiato, in tante cose mi sono evoluta ed in tante altre ho cambiato la visione della vita. Penso che l'unico punto fermo rimastomi sia il rifiuto della violenza e della guerra, e la solidarieta' tra i popoli: su tutto il resto posso discutere (ovviamente l'antifascismo e' implicito in questa visione politica).
E penso anche che nel 1972 a tredici anni andai alla mia prima manifestazione, che era contro la guerra nel Viet-Nam; penso a tutte le manifestazioni di solidarieta' al popolo palestinese che ho fatto dal 1975 ad oggi, ed il popolo palestinese non e' ancora libero; penso alle mobilitazioni contro l'escalation di Reagan dei primi anni '80, alla mobilitazione contro la guerra del Golfo tra il 1990 ed il 1991, e poi la Jugoslavia, l'Afghanistan, di nuovo l'Iraq, la Libia, e tutti i conflitti di cui non si parla e non si sa nulla. E penso a tutte le speranze che avevamo trent'anni fa, ed a come sono finite. Ma penso anche alle parole di Salvatore Borsellino, quando ha detto che, non vedendo la verita' sulla morte di suo fratello si era stancato di lottare per cercarla e poi si e' reso conto che e' egoismo pensare di lottare per vincere noi le battaglie, perche' noi dobbiamo lottare per vincere, indipendentemente se saremo ancora vivi al momento della vittoria.
E penso ai tanti partigiani che ho intervistato nel corso delle mie ricerche storiche, che erano stati costretti a prendere le armi, loro che erano contrari alla violenza, per creare un mondo senza violenza. Persone a cui era stata fatta una doppia violenza, la violenza di farli diventare violenti.
Ecco, sono queste le riflessioni che mi passano per la testa oggi pensando al prossimo 4 novembre e a tutte le guerre che sono ancora in corso, spesso nella piu' totale indifferenza di coloro che pure pagano le tasse e vedono tagliato lo stato sociale per mantenere gli armamenti. E chiudo esprimendo un impegno: parlare, parlare, parlare, con piu' persone possibile, dai vicini di casa ai colleghi di lavoro, dai clienti dei supermercati a chi si incontra in autobus. Parlare, per spiegare i motivi della nonviolenza e della pace. Perche' la pace si costruisce innanzitutto con chi ci vive accanto.
3. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. ANDREA COZZO: TUTTI I GIORNI
[Ringraziamo Andrea Cozzo (per contatti: acozzo at unipa.it) per questo intervento.
Andrea Cozzo, sposato, insegna Lingua e letteratura greca presso la Facolta' di Lettere e Filosofia dell'Universita' di Palermo, dove ha tenuto per otto anni anche un Laboratorio di Teoria e pratica della nonviolenza. Ha tenuto corsi di formazione alla nonviolenza per le Forze dell'ordine, per studenti e docenti, per Centri sociali. Tra le sue pubblicazioni: Dopo l'11 settembre, la nonviolenza, in "Segno", n. 232, febbraio 2002, pp. 21-28; Il rappel di Lanza del Vasto, richiamo fisico e mentale all'attenzione, in "Arca Notizie", n. 1, gennaio-marzo 2005, pp. 12-13; Per un'uscita nonviolenta dal sistema mafioso, in "Segno", n. 263, 2005, pp. 99-106; Conflittualita' nonviolenta. Filosofia e pratiche di lotta comunicativa, Milano, Mimesis 2004; Cittadinanza come trasformazione nonviolenta dei conflitti, in M. Marino (a cura di), Il mito della cittadinanza: Analisi e problemi in prospettiva pedagogica, pp. 55-88, Roma, Anicia 2005; Gestione creativa e nonviolenta delle situazioni di tensione. Manuale di formazione per le Forze dell'ordine, Pisa; Gandhi Edizioni 2007; Filosofia e teoria della nonviolenza in Lanza del Vasto, in A. Drago e P. Trianni (a cura di), La filosofia di Lanza del Vasto. Un ponte tra occidente ed oriente, pp. 223-250, Milano, Jaca Book 2009; Scienza, conoscenza e istruzione in Lanza del Vasto, in "Satyagraha", n. 2, 2002, pp. 155-168, poi ripubblicato, con qualche piccola modifica, in A. Drago (a cura di), Il pensiero di Lanza del Vasto. Una risposta al XX secolo, pp. 113-125, Trapani, Il pozzo di Giacobbe, 2010; Come evitare le guerre e rendere amici i nemici. Forme della diplomazia nella Grecia antica, in "Hormos", n.s. 1, 2008-2009, pp. 13-34; Donne operatrici di pace nel mondo greco (e non solo), in C. Masseria e D. Loscalzo (a cura di), Miti di guerra, riti di pace. La guerra e la pace: un confronto interdisciplinare, Atti del Convegno, Torgiano 4 maggio 2009 e Perugia 5-6 maggio 2009, Bari, Edipuglia 2011, pp. 97-104; Tra comunita' e violenza. Conoscenza, logos e razionalita' nella Grecia antica, Roma, Carocci 2001; Sapere e potere presso i moderni e presso i Greci antichi. Una ricerca per lo studio come se servisse a qualcosa, Roma, Carocci 2002; La tribu' degli antichisti. Un'etnografia ad opera di un suo membro, Roma, Carocci 2006; (a cura di), Le orecchie e il potere. Aspetti socioantropologici dell'ascolto nel mondo antico e nel mondo contemporaneo, Roma, Carocci 2010. Cfr. anche le interviste nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 240 e n. 421]
Che la Repubblica che "ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali" (art. 11 della Costituzione italiana) possa dedicare il 4 novembre alla celebrazione della "vittoria" della prima guerra mondiale e alle Forze armate e' un vero e proprio ossimoro, una contraddizione in termini. Abbiamo bisogno, piuttosto, di un 4 novembre in cui ricordare quante centinaia di migliaia di morti e di mutilati quella guerra produsse, abbiamo bisogno di un 4 novembre in cui ricordare che tutte le guerre - anche quando sembrano aver dato risultati positivi per la liberta' dei popoli - hanno sempre visto la morte e la sofferenza di uomini e donne, adulti, vecchi e bambini del tutto innocenti (innocenti che hanno pagato con la vita il loro appartenere ad un popolo o all'altro). No, mi sono sbagliato. Abbiamo bisogno di ricordare tutto cio' non solo il 4 novembre, ma tutti giorni. Abbiamo bisogno, allora, di una cultura intera che ci rammenti che la guerra e' morte e che ad essa ci sono alternative: che la storia ci mostri l'opera generatrice di liberta'-e-vita della nonviolenza nel corso dei secoli; che la sociologia ci indichi i mille modi che esistono per raggiungere quotidianamente la pace con mezzi pacifici; che la filosofia e le scienze ci educhino al dialogo con gli altri esseri umani, piuttosto che al loro annientamento dialettico, e al rispetto della natura, piuttosto che alla sua dissezione e distruzione; che la religione ci infonda amore per il tutto, anziche' fanatismo, identitarismo, missionarismo...
4. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. LUCA GIUSTI: QUELLA SORTA DI OSSIMORO
[Ringraziamo Luca Giusti (per contatti: lucagiusti at hotmail.com) per questo intervento in forma di lettera.
Luca Giusti, da sempre affascinato dal metodo nonviolento, anche per cultura familiare. Dopo il G8 di Genova aderisce al Movimento Nonviolento, del cui Comitato di coordinamento e' membro per due mandati. Attualmente segue il Centro di Genova e partecipa a quello di Torino. Collabora da ormai dieci anni alla rivista "Azione Nonviolenta", per cui ha curato le rubriche "L'azione", "Un secolo fa... il futuro" e l'omonimo "Quaderno di azione nonviolenta" su sei casi di lotte nonviolente di successo del XX secolo]
... ricordi le ormai introvabili batterie da 4,5 volt? Quelle quadrate con sopra le lamelle dei poli + e -?
Ricordi la scossa elettrica ogni volta che la lingua univa i due poli opposti, prentendeva di contenerli nella cavita' della bocca, che invece rimbombava dissonante di acido salato? Ricordi come da bambini ci ritrovavamo sempre a ritentare e sempre non riuscivamo a reggere quella scossa per piu' di un istante?
Bene, e' un po' la sensazione che provo quando dai titoli dei giornali mi risuona dentro quella sorta di ossimoro: "Festa delle forze armate" (o se si vuole "giornata", per quello stesso pudore un po' ipocrita che gli affianca la memoria dell'unita' nazionale).
"Festa" e "guerra": due parole fondamentali, ma probabilmente ai due poli opposti del vocabolario di Aldo Capitini, come la A e la Z: e nella sua bocca, insieme alla parola "guerra", non risuonava il termine "festa" ma "opposizione integrale". Una "integralita'" di cui ho sempre faticato ad assumere la responsabilita' ogni volta che rinnovo la tessera del Movimento Nonviolento e vedo quell'opposizione spiccare al primo punto della "Carta" cosi' cara al tuo notiziario.
Insomma, come non sarebbe proprio da festeggiare il fatto che il generale inverno a novembre arrivi davvero (a Natale si', festeggeremo l'inizio della sua ritirata), cosi' non sarebbe proprio il caso di "pararsi" in piazza, petto in fuori al vento freddo e fanfare spiegate, quando semmai bisognerebbe raccogliersi in lutto silenzioso in luoghi riparati e caldi, stringersi stretti a farsi coraggio e meditare insieme, intorno a fiammelle delle candele sempre sul punto di spegnersi, sulla tragedia dei morti nella prima guerra mondiale, dei militari morti in tutte le guerre (che evidentemente non capivano) e dei civili (che le subivano e maledivano). A meditare sulle - ancora troppo poco comprese - ragioni che spingevano Capitini a mettere quell'"opposizione integrale" al primo punto della Carta; non il punto di arrivo ma la partenza, il primo articolo, precondizione di tutti gli altri: il sistema militare-industriale come impedimento per ogni reale percorso di pace.
E appena possibile uscire nelle fredde piazze a ripetere a quelle schiere imbandierate con dentro troppi sindaci e troppi vescovi, che queste due parole devono rimanere ben distanti: che non c'e' niente da festeggiare ne' da insegnare ai ragazzi nelle scuole.
E invece anche quest'anno sarei arrivato a questa data impreparato e mi sarei sentito solo e impotente.
Grazie allora per la tua iniziativa, che ci ricorda di prepararci per non ritrovarci soli di fronte a questo 4 novembre, ancor piu' dissonante perche' programmano finanziamenti sproporzionati e bipartizan per caccia anticostituzionali mentre ci stanno tagliando servizi essenziali a una societa' che possa dirsi tale.
5. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. FABRIZIO TRUINI: CAINO, O DEGLI STATI MILITARI
[Ringraziamo Fabrizio Truini (per contatti: fabriziotruini at tiscali.it) per questo intervento.
Fabrizio Truini, nato a Velletri (Roma) nel 1941, conseguita la maturita' classica nel 1960, si laurea in Giurisprudenza all'Universita' "La Sapienza" di Roma con una tesi su "Il problema etico-giuridico della pace" e si perfeziona in Filosofia della politica e del diritto con una tesi su "Teoria e prassi della nonviolenza in Aldo Capitini", discussa con il professor Vittorio Frosini. Borsista e ricercatore presso l'Istituto di Filosofia del Diritto, diretto dal professor Sergio Cotta, pubblica diversi articoli su riviste specializzate. Dal 1971 inizia la collaborazione nella Divisione Tv dei Servizi culturali della Rai. Nel 1975 consegue la licenza in Teologia morale nella Pontificia Universita' "Angelicum" con una tesi su "La pace nel commento di San Tommaso d'Aquino al 'De Divinis nominibus' dello Pseudo-Dionigi", discussa con padre Dalmazio Mongillo. Nello stesso anno 1975 viene assunto come funzionario ai programmi di Raiuno. Curatore di diverse serie di documentari e cicli di trasmissioni di carattere storico, ambientale e di attualita', e' autore di alcune inchieste: in particolare quella del 1979 su "Aldo Capitini: alle radici della nonviolenza" e quella su "Pace e giustizia nella I Assemblea Ecumenica di Basilea" del 1989. In questo stesso anno pubblica la prima biografia di Aldo Capitini nella collana "I Maestri" per le Edizioni Cultura della Pace di Fiesole, dirette da padre Ernesto Balducci. Dal 1987 ha iniziato la collaborazione con Sergio Zavoli curando per Raiuno molti suoi programmi, in particolare le diverse serie di "Viaggio intorno all'uomo"; "Nostra Padrona Tv"; "Credere Non Credere". Dal 1997 ha diretto le rubriche religiose di Raiuno come autore del programma "A Sua Immagine", fino al pensionamento nel 2006. Nel 2008 ha pubblicato per i tipi dell'editrice Citta' Nuova: La Pace in Tommaso d'Aquino. Nell'introduzione monsignor Piero Coda segnala l'originalita' dello studio che analizza la presenza e lo sviluppo del tema della pace in tutti gli scritti di San Tommaso. Nel 2011 l'editrice Il Margine pubblica una seconda edizione rivista e ampliata della biografia: Aldo Capitini: le radici della nonviolenza. E' fondatore e attuale presidente del Centro Interconfessionale per la Pace di Roma. Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 346.
Lev Tolstoj, nato nel 1828 e scomparso nel 1910, non solo grandissimo scrittore, ma anche educatore e riformatore religioso e sociale, propugnatore della nonviolenza. Opere di Lev Tolstoj: tralasciando qui le opere letterarie (ma cfr. almeno Tutti i romanzi, Sansoni, Firenze 1967; e Tutti i racconti, Mondadori, Milano 1991, 2005), della gigantesca pubblicistica tolstojana segnaliamo particolarmente almeno Quale scuola, Emme, Milano 1975, Mondadori, Milano 1978; La confessione, SE, Milano 1995; Perche' la gente si droga? e altri saggio su societa', politica, religione, Mondadori, Milano 1988; Il regno di Dio e' in voi, Bocca, Roma 1894, poi Publiprint-Manca, Trento-Genova 1988; l'antologia Tolstoj verde, Manca, Genova 1990; La vera vita, Manca, Genova 1991; La legge della violenza e la legge dell'amore, Edizioni del Movimento Nonviolento, Verona 1998; Il cammino della saggezza, Centro Gandhi Edizioni, Pisa 2010. Opere su Lev Tolstoj: dal nostro punto di vista segnaliamo particolarmente Pier Cesare Bori, Gianni Sofri, Gandhi e Tolstoj, Il Mulino, Bologna 1985; Pier Cesare Bori, Tolstoj, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1991; Pier Cesare Bori, L'altro Tolstoj, Il Mulino, Bologna 1995; Amici di Tolstoi (a cura di), Tolstoi il profeta, Il segno dei Gabrielli, S. Pietro in Cariano (Vr) 2000]
Un anno fa abbiamo celebrato il centenario della morte di Leone Tolstoj. Il grande romanziere russo piu' di cent'anni fa nel saggio Il Regno di Dio e' in voi - che converti' Gandhi alla nonviolenza - cosi' scriveva: "Il servizio militare universale e' l'ultimo grado della violenza necessaria al mantenimento dell'organizzazione sociale; e' il limite estremo che possa raggiungere la sottomissione dei sudditi; e' la chiave di volta, la cui caduta determinera' quella dell'edificio intero" (cap. VII).
Tolstoj analizza poi il cerchio della violenza e nota che l'ultimo mezzo che lo chiude e' quello con cui i poteri dominanti, gli Stati Militarizzati, rendono gli uomini: "strumenti passivi di tutte le crudelta' necessarie al governo: si arriva ad abbrutirli ed a renderli ancora piu' feroci scegliendoli tra gli adolescenti, allorche' non hanno ancora potuto formarsi un concetto chiaro della moralita', ed isolandoli da tutte le condizioni naturali della vita: la casa paterna, la famiglia, la citta' natale, il lavoro utile. Li rinchiudono in caserme, li vestono in abiti speciali, li obbligano con grida, con tamburi, con la musica... ed essi cadono in uno stato di ipnotismo tale che cessano di essere uomini e divengono macchine senza ragionamento, docili al potere dell'ipnotizzatore, pronti all'assassinio al primo ordine del governo".
E' noto come Tolstoj coltivasse un profondo spirito religioso, che aveva trovato nell'esempio di Cristo una concezione e una prassi di vita ispirata all'amore per l'altro. In particolare aveva rinvenuto in una frase di San Paolo il fondamento della sua dottrina, quella della "non resistenza al male con la violenza". Ma egli considerava cio' come l'essenza di ogni religione, che quindi dovrebbe unire tutti i popoli. Non c'e' in lui - che io sappia - un riferimento esplicito al mito di Caino e Abele, e tuttavia si puo' affermare che egli - basandosi sul comandamento del "non uccidere" rivolto agli individui singoli, ma esteso a maggior ragione anche agli Stati militarizzati - chieda a Caino-Stato militarizzato: "Dov'e' Abele tuo fratello?" e condanni come inumana la risposta di questi: "Sono forse il guardiano di mio fratello?".
Quando non ci saranno piu' guerre, e finiranno gli eserciti con i soldati che uccidono altri fratelli?
Tolstoj profetizza: "Viene gia' il tempo in cui tutte le istituzioni fondate sulla violenza, spariranno in conseguenza della loro inutilita', della loro stupidita' ed anche della loro evidente inconvenienza". Con questa speranza deponiamo una corona d'ulivo ai piedi dei soldati caduti, poveri Abeli resi con la violenza inconsapevoli Caini.
6. TESTI. PIERO CALAMANDREI: EPIGRAFI PER DONNE, UOMINI E CITTA' DELLA RESISTENZA
[I testi che qui ancora una volta riproponiamo sono estratti dal libro di discorsi, scritti ed epigrafi di Piero Calamandrei, Uomini e citta' della Resistenza, edito nel 1955 e successivamente ristampato da Laterza, Bari 1977 (l'edizione da cui citiamo), poi riproposto da Linea d'ombra, Milano 1994, e nuovamente da Laterza nel 2006.
Piero Calamandrei, nato a Firenze nel 1889 ed ivi deceduto nel 1956, avvocato, giurista, docente universitario, antifascista limpido ed intransigente, dopo la Liberazione fu costituente e parlamentare, fondatore ed animatore della rivista "Il Ponte", impegnato nelle grandi lotte civili. Dal sito dell'Anpi di Roma (www.romacivica.net/anpiroma) riprendiamo la seguente notizia biografica su Piero Calamandrei: "Nato a Firenze nel 1889. Si laureo' in legge a Pisa nel 1912; nel 1915 fu nominato per concorso professore di procedura civile all'Universita' di Messina; nel 1918 fu chiamato all'Universita' di Modena, nel 1920 a quella di Siena e nel 1924 alla nuova Facolta' giuridica di Firenze, dove ha tenuto fino alla morte la cattedra di diritto processuale civile. Partecipo' alla Grande Guerra come ufficiale volontario combattente nel 218mo reggimento di fanteria; ne usci' col grado di capitano e fu successivamente promosso tenente colonnello. Subito dopo l'avvento del fascismo fece parte del consiglio direttivo dell'"Unione Nazionale" fondata da Giovanni Amendola. Durante il ventennio fascista fu uno dei pochi professori che non ebbe ne' chiese la tessera continuando sempre a far parte di movimenti clandestini. Collaboro' al "Non mollare", nel 1941 aderi' a "Giustizia e Liberta'" e nel 1942 fu tra i fondatori del Partito d'Azione. Assieme a Francesco Carnelutti e a Enrico Redenti fu uno dei principali ispiratori dei Codice di procedura civile del 1940, dove trovarono formulazione legislativa gli insegnamenti fondamentali della scuola di Chiovenda. Si dimise da professore universitario per non sottoscrivere una lettera di sottomissione al duce che gli veniva richiesta dal Rettore del tempo. Nominato Rettore dell'Universita' di Firenze il 26 luglio 1943, dopo l'8 settembre fu colpito da mandato di cattura, cosicche' esercito' effettivamente il suo mandato dal settembre 1944, cioe' dalla liberazione di Firenze, all'ottobre 1947. Presidente del Consiglio nazionale forense dal 1946 alla morte, fece parte della Consulta Nazionale e della Costituente in rappresentanza del Partito d'Azione. Partecipo' attivamente ai lavori parlamentari come componente della Giunta delle elezioni della commissione d'inchiesta e della Commissione per la Costituzione. I suoi interventi nei dibattiti dell'assemblea ebbero larga risonanza: specialmente i suoi discorsi sul piano generale della Costituzione, sugli accordi lateranensi, sulla indissolubilita' del matrimonio, sul potere giudiziario. Nel 1948 fu deputato per "Unita' socialista". Nel 1953 prese parte alla fondazione del movimento di "Unita' popolare" assieme a Ferruccio Parri, Tristano Codignola e altri. Accademico nazionale dei Lincei, direttore dell'Istituto di diritto processuale comparato dell'Universita' di Firenze, direttore con Carnelutti della "Rivista di diritto processuale", con Finzi, Lessona e Paoli della rivista "Il Foro toscano" e con Alessandro Levi del "Commentario sistematico della Costituzione italiana", nell'aprile del 1945 fondo' la rivista politico-letteraria "Il Ponte". Mori' a Firenze nel 1956". Tra le opere di Piero Calamandrei segnaliamo particolarmente Uomini e citta' della Resistenza, edito nel 1955 e successivamente ristampato da Laterza, Roma-Bari 1977, poi riproposto da Linea d'ombra, Milano 1994, e nuovamente ripubblicato da Laterza nel 2006]
VIVI E PRESENTI CON NOI
FINCHE' IN LORO
CI RITROVEREMO UNITI
MORTI PER SEMPRE
PER NOSTRA VILTA'
QUANDO FOSSE VERO
CHE SONO MORTI INVANO
(In limine al libro Uomini e citta' della Resistenza)
*
DA QUESTA CASA
OVE NEL 1925
IL PRIMO FOGLIO CLANDESTINO ANTIFASCISTA
DETTE ALLA RESISTENZA LA PAROLA D'ORDINE
NON MOLLARE
FEDELI A QUESTA CONSEGNA
COL PENSIERO E COLL'AZIONE
CARLO E NELLO ROSSELLI
SOFFRENDO CONFINI CARCERI ESILII
IN ITALIA IN FRANCIA IN SPAGNA
MOSSERO CONSAPEVOLI PER DIVERSE VIE
INCONTRO ALL'AGGUATO FASCISTA
CHE LI RICONGIUNSE NEL SACRIFICIO
IL 9 GIUGNO 1937
A BAGNOLES DE L'ORNE
MA INVANO SI ILLUSERO GLI OPRESSORI
DI AVER FATTO LA NOTTE SU QUELLE DUE FRONTI
QUANDO SPUNTO' L'ALBA
SI VIDERO IN ARMI
SU OGNI VETTA D'ITALIA
MILLE E MILLE COL LORO STESSO VOLTO
VOLONTARI DELLE BRIGATE ROSSELLI
CHE SULLA FIAMMA RECAVANO IMPRESSO
GRIDO LANCIATO DA UN POPOLO ALL'AVVENIRE
GIUSTIZIA E LIBERTA'
(Epigrafe sulla casa dei fratelli Rosselli, in Firenze, via Giusti n. 38)
*
GIUSTIZIA E LIBERTA'
PER QUESTO MORIRONO
PER QUESTO VIVONO
(Epigrafe sulla tomba dei fratelli Rosselli, nel cimitero di Trespiano - Firenze)
*
NON PIU' VILLA TRISTE
SE IN QUESTE MURA
SPIRITI INNOCENTI E FRATERNI
ARMATI SOL DI COSCIENZA
IN FACCIA A SPIE TORTURATORI CARNEFICI
VOLLERO
PER RISCATTARE VERGOGNA
PER RESTITUIR DIGNITA'
PER NON RIVELARE IL COMPAGNO
LANGUIRE SOFFRIRE MORIRE
NON TRADIRE
(Epigrafe sulla villa di via Bolognese, a Firenze - dove fu la sede della banda Carita' - nella quale Enrico Bocci fu torturato: e che fu chiamata in quei mesi "Villa triste")
*
GIANFRANCO MATTEI
DOCENTE UNIVERSITARIO DI CHIMICA
NELL'ORA DELL'AZIONE CLANDESTINA
FECE DELLA SUA SCIENZA
ARMA PER LA LIBERTA'
COMUNIONE COL SUO POPOLO
SILENZIOSA SCELTA DEL MARTIRIO
SU QUESTA CASA OVE NACQUE
RIMANGANO INCISE
LE ULTIME PAROLE SCRITTE NEL CARCERE
QUANDO SOTTRASSE AL CARNEFICE
E INVITTA CONSEGNO' ALL'AVVENIRE
LA CERTEZZA DELLA SUA FEDE
"SIATE FORTI - COME IO LO FUI"
Milano 11 dicembre 1916 - Roma febbraio 1944
(Epigrafe sulla casa di Milano, ove nacque l'11 dicembre 1916 Gianfranco Mattei)
*
LA MADRE
QUANDO LA SERA TORNAVANO DAI CAMPI
SETTE FIGLI ED OTTO COL PADRE
IL SUO SORRISO ATTENDEVA SULL'USCIO
PER ANNUNCIARE CHE IL DESCO ERA PRONTO
MA QUANDO IN UN UNICO SPARO
CADDERO IN SETTE DINANZI A QUEL MURO
LA MADRE DISSE
NON VI RIMPROVERO O FIGLI
D'AVERMI DATO TANTO DOLORE
L'AVETE FATTO PER UN'IDEA
PERCHE' MAI PIU' NEL MONDO ALTRE MADRI
DEBBAN SOFFRIRE LA STESSA MIA PENA
MA CHE CI FACCIO QUI SULLA SOGLIA
SE PIU' LA SERA NON TORNERETE
IL PADRE E' FORTE E RINCUORA I NIPOTI
DOPO UN RACCOLTO NE VIENE UN ALTRO
MA IO SONO SOLTANTO UNA MAMMA
O FIGLI CARI
VENGO CON VOI
(Epigrafe dettata per il busto, collocato nella sala del consiglio del Comune di Campegine, di Genoveffa Cocconi, madre dei sette fratelli Cervi, morta di dolore poco dopo la loro fucilazione)
*
A POCHI METRI DALL'ULTIMA CIMA
AVVOLTA NEL NEMBO
QUALCUNO PIU' SAGGIO DISSE SCENDIAMO
MA LIVIO COMANDA
QUANDO UN'IMPRESA SI E' COMINCIATA
NON VALE SAGGEZZA
A TUTTI I COSTI BISOGNA SALIRE
DALLA MONTAGNA NERA
DOPO DIECI ANNI DAL PRIMO CONVEGNO
S'AFFACCIANO LE OMBRE IN VEDETTA
L'HANNO RICONOSCIUTO
SVENTOLANO I VERDI FAZZOLETTI
RICANTAN LE VECCHIE CANZONI
E' LIVIO CHE SALE
E' IL LORO CAPO
CHE PER NON RINUNCIARE ALLA VETTA
TRA I MORTI GIOVANI
GIOVANE ANCH'EGLI
E' VOLUTO RESTARE
ASCIUGHIAMO IL PIANTO
GUARDIAMO SU IN ALTO
IN CERCA DI TE
COME TI VIDERO I TEDESCHI FUGGENTI
FERMO SULLA RUPE
LE SPALLE QUADRATE MONTANARE
LA MASCHIA FRONTE OSTINATA
L'OCCHIO ACCESO DI DOLCE FIEREZZA
FACCI UN CENNO LIVIO
SE VACILLEREMO
A TUTTI I COSTI BISOGNA SALIRE
ANCHE SE QUESTO
E'
MORIRE
(Epigrafe per la morte di Livio Bianco avvenuta nel luglio del 1953, per una sciagura di montagna)
*
DALL'XI AGOSTO MCMXLIV
NON DONATA MA RICONQUISTATA
A PREZZO DI ROVINE DI TORTURE DI SANGUE
LA LIBERTA'
SOLA MINISTRA DI GIUSTIZIA SOCIALE
PER INSURREZIONE DI POPOLO
PER VITTORIA DEGLI ESERCITI ALLEATI
IN QUESTO PALAZZO DEI PADRI
PIU' ALTO SULLE MACERIE DEI PONTI
HA RIPRESO STANZA
NEI SECOLI
(Epigrafe apposta dopo la liberazione sulla parete di Palazzo Vecchio che guarda Via dei Gondi, a Firenze)
*
SULLE FOSSE DEL VOSTRO MARTIRIO
NEGLI STESSI CAMPI DI BATTAGLIA
O SUPPLIZIATI DI BELFIORE
O VOLONTARI DI CURTATONE E MONTANARA
DOPO UN SECOLO
MANTOVA VI AFFIDA
QUESTI SUOI CADUTI DELLA GUERRA PARTIGIANA
COME VOI SONO ANDATI INCONTRO ALLA MORTE
A FRONTE ALTA CON PASSO SICURO
SENZA VOLTARSI INDIETRO
ACCOGLIETELI OMBRE FRATERNE
SONO DELLA VOSTRA FAMIGLIA
MUTANO I VOLTI DEI CARNEFICI
RADETZKY O KESSELRING
VARIANO I NOMI DELLE LIBERAZIONI
RISORGIMENTO O RESISTENZA
MA L'ANELITO DEI POPOLI E' UNO
NELLA STORIA DOVE I SECOLI SONO ATTIMI
LE GENERAZIONI SI TRASMETTONO
QUESTA FIAMMA RIBELLE
PATIBOLI E TORTURE NON LA SPENGONO
DOPO CENT'ANNI
QUANDO L'ORA SPUNTA
I CIMITERI CHIAMANO LIBERTA'
DA OGNI TOMBA BALZA UNA GIOVANE SCHIERA
L'AVANZATA RIPRENDE
FINO A CHE OGNI SCHIAVITU' SARA' BANDITA
DAL MONDO PACIFICATO
(Epigrafe murata nella sala del Palazzo Provinciale di Mantova nel primo decennale della Resistenza, giugno 1954)
*
RITORNO DI KESSELRING
NON E' PIU' VERO NON E' PIU' VERO
O FUCILATI DELLA RESISTENZA
O INNOCENTI ARSI VIVI
DI SANT'ANNA E DI MARZABOTTO
NON E' PIU' VERO
CHE NEL ROGO DEI CASALI
DIETRO LE PORTE INCHIODATE
MADRI E CREATURE
TORCENDOSI TRA LE FIAMME
URLAVANO DISPERATAMENTE PIETA'
AI CAMERATI GUASTATORI
CHE SI GLORIARONO DI QUELLE GRIDA
SIA RESA ALFINE GIUSTIZIA
RIPRENDANO TORCE ED ELMETTI
SI SCHIERINO IN PARATA
ALTRI ROGHI DOVRANNO ESSERE ACCESI
PER LA FELICITA' DEL MONDO
NON PIU' FIORI PER LE VOSTRE TOMBE
SONO STATI TUTTI REQUISITI
PER FARE LA FIORITA
SULLE VIE DEL LORO RITORNO
LI COMANDERA' ANCORA
COLL'ONORE MILITARE
CUCITO IN ORO SUL PETTO
IL CAMERATA KESSELRING
IL VOSTRO ASSASSINO
*
IL MONUMENTO A KESSELRING
LO AVRAI
CAMERATA KESSELRING
IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI ITALIANI
MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRA'
A DECIDERLO TOCCA A NOI
NON COI SASSI AFFUMICATI
DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO STERMINIO
NON COLLA TERRA DEI CIMITERI
DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI
RIPOSANO IN SERENITA'
NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE MONTAGNE
CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO
NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI
CHE TI VIDE FUGGIRE
MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI TORTURATI
PIU' DURO D'OGNI MACIGNO
SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO
GIURATO FRA UOMINI LIBERI
CHE VOLONTARI SI ADUNARONO
PER DIGNITA' NON PER ODIO
DECISI A RISCATTARE
LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO
SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE
AI NOSTRI POSTI CI RITROVERAI
MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO
CHE SI CHIAMA
ORA E SEMPRE
RESISTENZA
(Lapide murata nel Palazzo Comunale di Cuneo il 21 dicembre 1952)
*
ALL'OMBRA DI QUESTE MONTAGNE
IL 12 SETTEMBRE 1943
POCHI RIBELLI QUI CONVENUTI
ARMATI DI FEDE E NON DI GALLONI
FURONO LA PRIMA PATTUGLIA
DELLA RESISTENZA PIEMONTESE
CHE DOPO DUE INVERNI
CON DUCCIO E LIVIO AL COMANDO
PER OGNI CADUTO CENTO SOPRAGGIUNTI
DIVENTO'
L'ESERCITO DI GIUSTIZIA E LIBERTA'
DILAGANTE VITTORIOSO IN PIANURA
NEL PRIMO DECENNALE
I VIVI SALUTANO I MORTI
DORMITE IN PACE COMPAGNI
L'IMPEGNO DI MARCIARE INSIEME
VERSO L'AVVENIRE
NON E' CADUTO
(Epigrafe murata sulla Chiesa di Madonna del Colletto, inaugurata il 27 settembre 1953 con un discorso di Ferruccio Parri)
*
CONTRO OGNI RITORNO
INERMI BORGATE DELL'ALPE
ASILO DI RIFUGIATI
PRESE D'ASSALTO COI LANCIAFIAMME
ARSI VIVI NEL ROGO DEI CASALI
I BAMBINI AVVINGHIATI ALLE MADRI
FOSSE NOTTURNE SCAVATE
DAGLI ASSASSINI IN FUGA
PER NASCONDERVI STRAGI DI TRUCIDATI INNOCENTI
QUESTO VI RIUSCI'
S. TERENZIO BERGIOLA ZERI VINCA
FORNO MOMMIO TRAVERDE S. ANNA S. LEONARDO
SCRIVETE QUESTI NOMI
SON LE VOSTRE VITTORIE
MA ESPUGNARE QUESTE TRINCEE DI MARMO
DI DOVE IL POPOLO APUANO
CAVATORI E PASTORI
E LE LORO DONNE STAFFETTE
TUTTI ARMATI DI FAME E DI LIBERTA'
VI SFIDAVA BEFFARDO DA OGNI CIMA
QUESTO NON VI RIUSCI'
ORA SUL MARE SON TORNATI AL CARICO I VELIERI
E NELLE CAVE I BOATI DELLE MINE
CHIAMAN LAVORO E NON GUERRA
MA QUESTA PACE NON E' OBLIO
STANNO IN VEDETTA
QUESTE MONTAGNE DECORATE DI MEDAGLIE D'ORO
AL VALORE PARTIGIANO
TAGLIENTI COME LAME
IMMACOLATO BALUARDO SEMPRE ALL'ERTA
CONTRO OGNI RITORNO
(Epigrafe scolpita sul marmo della stele commemorativa delle Fosse del Frigido, inaugurata il 21 ottobre 1954)
*
FANTASMI
NON RAMMARICATEVI
DAI VOSTRI CIMITERI DI MONTAGNA
SE GIU' AL PIANO
NELL'AULA OVE FU GIURATA LA COSTITUZIONE
MURATA COL VOSTRO SANGUE
SONO TORNATI
DA REMOTE CALIGINI
I FANTASMI DELLA VERGOGNA
TROPPO PRESTO LI AVEVAMO DIMENTICATI
E' BENE CHE SIANO ESPOSTI
IN VISTA SU QUESTO PALCO
PERCHE' TUTTO IL POPOLO
RICONOSCA I LORO VOLTI
E SI RICORDI
CHE TUTTO QUESTO FU VERO
CHIEDERANNO LA PAROLA
AVREMO TANTO DA IMPARARE
MANGANELLI PUGNALI PATIBOLI
VENT'ANNI DI RAPINE DUE ANNI DI CARNEFICINE
I BRIGANTI SUGLI SCANNI I GIUSTI ALLA TORTURA
TRIESTE VENDUTA AL TEDESCO
L'ITALIA RIDOTTA UN ROGO
QUESTO SI CHIAMA GOVERNARE
PER FAR GRANDE LA PATRIA
APPRENDEREMO DA FONTE DIRETTA
LA STORIA VISTA DALLA PARTE DEI CARNEFICI
PARLERANNO I DIPLOMATICI DELL'ASSE
I FIERI MINISTRI DI SALO'
APRIRANNO
I LORO ARCHIVI SEGRETI
DI OGNI IMPICCATO SAPREMO LA SEPOLTURA
DI OGNI INCENDIO SI RITROVERA' IL PROTOCOLLO
CIVITELLA SANT'ANNA BOVES MARZABOTTO
TUTTE IN REGOLA
SAPREMO FINALMENTE
QUANTO COSTO' L'ASSASSINIO
DI CARLO E NELLO ROSSELLI
MA FORSE A QUESTO PUNTO
PREFERIRANNO RINUNCIARE ALLA PAROLA
PECCATO
QUESTI GRANDI UOMINI DI STATO
AVREBBERO TANTO DA RACCONTARE
(Epigrafe pubblicata sul "Ponte" dopo le elezioni politiche del 7 giugno 1953)
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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE
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Numero 9 del 12 ottobre 2011
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