La domenica della nonviolenza. 267



 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 267 del 2 ottobre 2011

 

In questo numero:

1. Con l'azione nonviolenta contro la guerra assassina e la persecuzione razzista

2. Aldo Capitini: Il socialismo libertario di Gandhi

3. Pasquale Pugliese: Dalla Marcia della pace al 2 ottobre, Giornata internazionale della nonviolenza. L'impegno per il disarmo continua

4. Sette domande a Ilenia Malavasi

5. Sei domande a Michele Meomartino

6. Giancarla Codrignani: Meditazioni nonviolente per il 2 ottobre

7. Angela Giuffrida: La questione morale e' una questione cognitiva

8. Annamaria Rivera: Lampedusa

 

1. EDITORIALE. CON L'AZIONE NONVIOLENTA CONTRO LA GUERRA ASSASSINA E LA PERSECUZIONE RAZZISTA

 

Far cessare immediatamente la partecipazione italiana alle guerre in Afghanistan e in Libia.

Abrogare immediatamente le scellerate misure in cui si concretizza il colpo di stato razzista.

Che lo stato italiano cessi immediatamente di perseguitare migranti e viaggianti, ed anzi accolga ed assista ogni essere umano perseguitato.

Che lo stato italiano cessi immediatamente di uccidere, ed anzi si adoperi per far cessare le guerre e salvare le vite.

*

Il 2 ottobre, Giornata internazionale della nonviolenza, e' un giorno di lotta per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Quindi un giorno di lotta contro la guerra e contro il razzismo; contro le uccisioni e le persecuzioni; contro i poteri, le strutture e gli strumenti della violenza onnicida.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

2. MAESTRI. ALDO CAPITINI: IL SOCIALISMO LIBERTARIO DI GANDHI

[Da Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, p. 168.

Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' ancora quella a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori, Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); ma notevole ed oggi imprescindibile e' anche la recente antologia degli scritti a cura di Mario Martini, Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004, 2007; delle singole opere capitiniane sono state recentemente ripubblicate: Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989, Edizioni dell'asino, Roma 2009; Elementi di un'esperienza religiosa, Cappelli, Bologna 1990; Colloquio corale, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2005; L'atto di educare, Armando Editore, Roma 2010; cfr. inoltre la raccolta di scritti autobiografici Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; La religione dell'educazione, La Meridiana, Molfetta 2008; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Piu' recente e' la pubblicazione di alcuni carteggi particolarmente rilevanti: Aldo Capitini, Walter Binni, Lettere 1931-1968, Carocci, Roma 2007; Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008; Aldo Capitini, Guido Calogero, Lettere 1936-1968, Carocci, Roma 2009. Opere su Aldo Capitini: a) per la bibliografia: Fondazione Centro studi Aldo Capitini, Bibliografia di scritti su Aldo Capitini, a cura di Laura Zazzerini, Volumnia Editrice, Perugia 2007; Caterina Foppa Pedretti, Bibliografia primaria e secondaria di Aldo Capitini, Vita e Pensiero, Milano 2007; segnaliamo anche che la gia' citata bibliografia essenziale degli scritti di Aldo Capitini pubblicati dal 1926 al 1973, a cura di Aldo Stella, pubblicata in Il messaggio di Aldo Capitini, cit., abbiamo recentemente ripubblicato in "Coi piedi per terra" n. 298 del 20 luglio 2010; b) per la critica e la documentazione: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Mario Martini (a cura di), Aldo Capitini libero religioso rivoluzionario nonviolento. Atti del Convegno, Comune di Perugia - Fondazione Aldo Capitini, Perugia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Gian Biagio Furiozzi (a cura di), Aldo Capitini tra socialismo e liberalismo, Franco Angeli, Milano 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; Maurizio Cavicchi, Aldo Capitini. Un itinerario di vita e di pensiero, Lacaita, Manduria 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; Alarico Mariani Marini, Eligio Resta, Marciare per la pace. Il mondo nonviolento di Aldo Capitini, Plus, Pisa 2007; Maura Caracciolo, Aldo Capitini e Giorgio La Pira. Profeti di pace sul sentiero di Isaia, Milella, Lecce 2008; Mario Martini, Franca Bolotti (a cura di), Capitini incontra i giovani, Morlacchi, Perugia 2009; Giuseppe Moscati (a cura di), Il pensiero e le opere di Aldo Capitini nella coscienza delle giovani generazioni, Levante, Bari 2010; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; e Amoreno Martellini, Fiori nei cannoni. Nonviolenza e antimilitarismo nell'Italia del Novecento, Donzelli, Roma 2006; c) per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato ed i volumi bibliografici segnalati sopra; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va  mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Gandhi:  essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento (traduzione del fondamentale libro di Gandhi: Hind Swaraj; ora disponibile anche in nuova traduzione col titolo Vi spiego i mali della civilta' moderna, Gandhi Edizioni); La cura della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori, e quello di Christine Jordis, Gandhi, Feltrinelli. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999; tra le piu' recenti pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini, L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006; Giuliano Pontara, L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006]

 

Gandhi amava la campagna, i villaggi (ce ne sono 750.000 in India) con una vita piu' sana e piu' pacata, aliena dai vizi delle grandi citta'. Percio' egli ha sostenuto un socialismo di cooperatori, decentrato, che si basasse sulle autonomie delle comunita' di villaggio, diffidando della prepotenza e onnipotenza dello Stato. Teneva tanto alla liberta' dell'individuo nel suo rapporto spontaneo con gli altri, e indipendente dall'autoritarismo centralistico, che e' stato riconosciuto talvolta come un "libertario", un libertario che vuole essere fino in fondo amico di tutti e concepisce la sua vita come servizio sociale, come cooperazione amorevole.

Anche questo orientamento, di un socialismo che valorizza al massimo le comunita' di campagna e decentra l'autorita' nelle assemblee di queste comunita', ha un grande significato attuale, di contro agli eccessi dell'urbanesimo dove il ritmo della vita si accelera artificiosamente, e dove una persona non conosce veramente l'altra.

 

3. RIFLESSIONE. PASQUALE PUGLIESE: DALLA MARCIA DELLA PACE AL 2 OTTOBRE, GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA. L'IMPEGNO PER IL DISARMO CONTINUA

[Ringraziamo Pasquale Pugliese (per contatti: puglipas at interfree.it) per questo intervento.

Pasquale Pugliese fa parte della segreteria nazionale del Movimento Nonviolento. "Obiettore di coscienza e laureato in filosofia con una tesi sul pensiero di Aldo Capitini, sono stato per diversi anni educatore in un progetto del Comune di Reggio Emilia, i Gruppi Educativi Territoriali. Ne sono poi diventato coordinatore pedagogico e supervisore. Oggi mi occupo di progettazione educativa e di politiche giovanili. Sono legato fin dai tempi dell'universita' al Movimento Nonviolento, per il quale in questo momento sono impegnato nel direttivo e nella segreteria nazionali. Collaboro  alla redazione di "Azione nonviolenta", per la quale ho anche seguito, per qualche anno, la rubrica "Educazione". A Reggio Emilia, dove vivo, dopo aver partecipato negli anni a molte reti, coordinamenti e campagne, sono tra i fondatori della Scuola di Pace, che seguo sia nel coordinamento che nel gruppo di lavoro su educazione e formazione (www.comune.re.it/scuoladipace). Sono, inoltre, formatore per la formazione generale dei volontari civili per conto del Comitato provinciale per il servizio civile di Reggio Emilia. Sul web curo un blog nel quale, man mano, inserisco articoli e interventi, pubblicati o svolti in seminari e contesti formativi (www.pasqualepugliese.blogspot.com) ed ho un profilo su facebook nel quale sono attivi buoni e informali contatti con molti amici di tutta Italia". Cfr. anche l'ampia intervista apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 267 da cui riprendiamo la seguente notizia biografica: "Sono nato nel 1968 a Tropea, sul Tirreno calabrese, ho studiato filosofia e svolto il servizio civile al di la' dello stretto, Messina. Migrante in direzione Nord, come molti calabresi della diaspora, sono infine approdato a Reggio Emilia. Dove ho fatto per diversi anni l'educatore in un progetto del Comune chiamato Gruppi Educativi Territoriali. Ne sono poi diventato coordinatore, supervisore ed oggi mi occupo di progettazione educativa. Contemporaneamente, fin dai tempi dell'universita', ho mantenuto un costante dialogo con il Movimento Nonviolento grazie al quale sono maturate molte di quelle convinzioni che ho appena espresso. Da un po' di tempo, accompagno la vita del movimento cercando di dare un contributo al suo coordinamento nazionale ed alla rivista "Azione nonviolenta", sulla quale seguo, per lo piu', le tematiche educative. A Reggio Emilia, dopo aver partecipato negli anni, a molte reti, coordinamenti e campagne, negli ultimi tempi mi dedico alla Scuola di Pace, sia sul piano dell'organizzazione che della formazione (www.comune.re.it/scuoladipace). Da poco tempo sto provando anche a muovere i primi passi sul web, dove ho un "profilo" su facebook, nel quale sono attivi diversi contatti con amici della nonviolenza di tutt'Italia, e dove cerco di seguire un rudimentale blog nel quale, man mano, inserisco articoli e interventi e dove finira' anche questa intervista. (www.pasqualepugliese.blogspot.com). Tuttavia, tra tutte le attivita', quella principale, che richiede le mie migliori energie e mi da' le maggiori soddisfazioni, e' quella di papa' di due splendide bambine: Annachiara e Martina"]

 

La Marcia del sale e la Marcia della pace

Il 2 ottobre, Giornata internazionale della nonviolenza, si ricorda il compleanno di Mohandas K. Gandhi, il fondatore della nonviolenza moderna, ossia della nonviolenza come metodo rivoluzionario di azione politica. Uno degli strumenti nonviolenti piu' importanti sperimentati da Gandhi furono le marce, svolte sia in Sudafrica che in India, fino alla piu' importante e decisiva "Marcia del sale", che segno' il punto di svolta nella lotta per l'autogoverno del popolo indiano.

Le marce furono poi riprese in Occidente, negli Usa dal movimento per i diritti civili guidato da Martin Luther King, in Inghilterra dal movimento antinucleare guidato da Bertrand Russell, in Italia dal movimento per la pace guidato da Aldo Capitini. Sulle orme di Capitini, lo scorso 25 settembre abbiamo marciato ancora da Perugia ad Assisi, cinquanta anni dopo quella prima volta che fu definita dal lungimirante Pier Paolo Pasolini "il fenomeno politico piu' importante dell'anno, una specie di riproposta modernissima del Cln".

Capitini, a commento della Marcia del 1961, scrisse "una marcia non e' fine a se stessa, continua negli animi, produce onde che vanno lontano, fa sorgere problemi, orientamenti, attivita'". Cinquanta anni dopo, Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento, a conclusione della "Marcia della pace e la fratellanza dei popoli" dalla Rocca di Assisi, evocando le parole di Capitini, ha ricordato: "la vera marcia, lo sappiamo, comincera' questa sera, quando ognuno di noi tornera' nella propria casa con l'impegno di realizzare il programma politico nonviolento: pace e fratellanza. Per cominciare dobbiamo partire da noi stessi, ognuno deve fare il proprio disarmo. Un disarmo unilaterale, un disarmo culturale. Far cadere i muri dentro le nostre teste. Spezzare il proprio fucile. Non aspettiamo che siano gli altri a disarmare, incominciamo noi".

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Ancora in marcia per il disarmo

In oltre duecentomila abbiamo marciato da Perugia ad Assisi, provenienti da tanti luoghi geografici, culturali e politici in rappresentanza di quell'Italia pulita e onesta, che c'e' a dispetto della sua triste rappresentazione governativa. E' la stessa Italia che si e' manifestata in tutta la sua forza nei referendum per i beni comuni della scorsa primavera. Questa Italia ha coperto a piedi i 25 chilometri di distanza tra i Giardini del Frontone di Perugia e la Rocca di Assisi manifestando una consapevolezza nuova: la difesa dei beni comuni e la difesa della pace sono una cosa sola. Non solo perche' la pace e' il fondamentale bene comune, ma anche perche' si colpiscono con la finanziaria i principali presidi dei legami comunitari e si salvaguardano solo i presidi della guerra: gli armamenti e la loro intoccabile casta di sacerdoti.

Di fronte ad una crisi economica e finanziaria che sta dando al governo il pretesto per generare un massacro sociale senza precedenti, travolgendo i diritti costituzionali al lavoro, alla protezione sociale, alla salute, all'istruzione e alla cultura, principali beni comuni, il popolo in marcia per la pace ha affermato coralmente che la crisi si risolve attraverso il disarmo, il taglio drastico delle spese militari, il ripudio della guerra e della sua preparazione, cioe' ribadendo i principi fondamentali della Costituzione. Dare un taglio netto alle spese militari per non tagliare i diritti sociali. Ripudiare la guerra per non ripudiare la Costituzione.

Ma i principi non basta affermarli, vanno declinati in una consapevole ed efficace azione culturale e politica. La forza delle marce gandhiane e' stata la capacita' di trasformare i partecipanti in attivisti della nonviolenza che puntano a realizzare gli obiettivi specifici per i quali avevano marciato insieme. Anche questo ci ricorda il 2 ottobre: non si puo' essere marciatori per un giorno, ma bisogna portare nelle nostre associazioni, nei nostri partiti, nelle nostre parrocchie, nei nostri enti locali, nelle nostre universita', nelle nostre scuole l'energia raccolta alla Marcia e trasformarla in azione politica e collettiva per il disarmo. Una rivoluzione costituzionale e nonviolenta che apre e principia tutte le altre. Se non ora quando?

 

4. DOPO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A ILENIA MALAVASI

[Ringraziamo Ilenia Malavasi (per contatti: i.malavasi at mbox.provincia.re.it) per questa intervista.

Ilenia Malavasi e' assessore all'Istruzione, Scuola, Universita', Ricerca, Formazione Professionale della Provincia di Reggio Emilia. E' nata a Correggio, dove risiede, il 22 ottobre 1971. Laureata in  Lettere classiche con specializzazione in Archeologia presso l'Universita' degli studi di Bologna, dal 1998 e' collaboratrice archeologa della Soprintendenza per i beni archeologici dell'Emilia Romagna. E' stata assessore a Cultura, Turismo e Giovani al Comune di Correggio dal 1993 al 2009, e capogruppo del Pd in Consiglio provinciale; e' membro dell'esecutivo della direzione provinciale del Pd. Ha svolto una vasta attivita' di catalogazione e inventariazione di materiali di età etrusca, romana e rinascimentale presso l'Universita' di Bologna, il Museo Archeologico Nazionale di Ferrara, il Museo Civico di Correggio (Re); attivita' didattica a Ferrara e Correggio (Re); allestimenti museali presso il nuovo Museo Archeologico Nazionale di Ferrara e il Museo Archeologico di Belriguardo, Comune di Voghiera (Fe). Tra le pubblicazioni: "I bolli laterizi della domus di Fondo Tesoro", in AA.VV., La raccolta archeologica nella Delizia di Belriguardo, nuovi studi, Quaderni A.C.A.V.2, Ferrara 1998, pp. 51-79; "L'Oltretorrente di Parma romana, nuovi dati dallo scavo archeologico di Borgo Fornovo", a cura di Manuela Catarsi, Ilenia Malavasi, Quaderni di Archeologia dell'Emilia Romagna, 15, Borgo San Lorenzo 2006; "L'insediamento dell'eta' del ferro dell'ospedale di Vaio", in Vaio prima dell'ospedale, a cura di Manuela Catarsi, Archeologia Fidentina: guida breve n. 3, Fidenza 2007, pp. 15-23]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Ilenia Malavasi: La Marcia ha contribuito in modo determinante a mantenere viva l'attenzione sulla pace e ad accrescere notevolmente la sensibilita' dei cittadini su questo tema.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa ha caratterizzato maggiormente la marcia del 25 settembre di quest'anno?

- Ilenia Malavasi: E' il 50mo anniversario dell'evento, che ricorre, oltretutto, in occasione del 150mo dell'Unita' d'Italia. Siamo molto orgogliosi che Reggio Emilia sia stata rappresentata in apertura del corteo con due simboli cui siamo molto legati, il trattore e il mappamondo di Casa Cervi. Si tratta dei simboli di una famiglia contadina, antifascista che ha saputo coniugare l'esigenza di innovazione e di sapere e dalla quale oggi, dopo 60 anni, dobbiamo ancora imparare. Grazie all'Istituto Cervi si e' portata e testimoniata alla Marcia la stretta connessione tra i valori della Resistenza e il valore della Pace, a loro volta fortemente legati al valore dell'Unita' del Paese.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Ilenia Malavasi: Credo che rispetto ad alcuni anni fa, penso all'importante movimento di opposizione al conflitto in Iraq, si sia tornati un po' indietro e l'attenzione su questo tema si sia un po' affievolita.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Ilenia Malavasi: E' importante continuare ad impegnarsi per mantenere viva l'attenzione su questo tema e questi movimenti possono avere un ruolo molto importante, cercando di organizzare dal basso una rete stabile e costante anche con le istituzioni locali per sollecitare una continua attenzione sulla pace.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Ilenia Malavasi: I fatti significativi sono numerosi, basti pensare alle rivolte nei paesi del Nord Africa che hanno portato al rovesciamento dei relativi governi, alla rivolta in Siria, contrastata con azioni particolarmente violente di cui tutt'ora sappiamo molto poco. Anche la situazione attuale dei cittadini palestinesi credo possa essere considerata una esempio drammatico di quotidiana nonviolenza, vissuta nella speranza di un futuro migliore.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Ilenia Malavasi: Credo che a livello europeo si debba seriamente iniziare a riflettere sul tema delle spese militari di ciascun Paese membro.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Ilenia Malavasi: La nonviolenza credo sia un modo di vivere la realta' e il rapporto con gli altri partendo dalla propria quotidianita'. La violenza, infatti, puo' annidarsi in forme diverse anzitutto nelle relazioni familiari ed e' necessario riaffermare i diritti, il rispetto e la dignita' delle persone come valore fondante della nostra vita democratica.

 

5. DOPO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SEI DOMANDE A MICHELE MEOMARTINO

[Ringraziamo Michele Meomartino (per contatti: michelemeomartino at tiscali.it) per questa intervista.

"Michele Meomartino e' nato a Casalnuovo Monterotaro in provincia di Foggia. La sua passione giovanile e' stata il calcio che ha praticato con discreto profitto militando anche tra i professionisti. A 29 anni la svolta professionale: inizia una dura gavetta in bottega, dove impara la tecnica e l'organizzazione di un'arte molto complessa come quella scultorea. Ha organizzato personalmente e partecipato a molte mostre d'arte. Da alcuni anni risiede in Abruzzo e vive in campagna alla periferia di Montesilvano (Pe). Il suo impegno sociale e culturale per promuovere, diffondere e costruire la pace si concretizza attraverso la partecipazione attiva in diverse associazioni e reti, locali e nazionali: dalle Comunita' cristiane di base al Coordinamento delle botteghe del commercio equo e solidale abruzzesi, di cui e' il segretario, dal Coordinamento soci dell'Abruzzo di Banca Etica all'Emporio Primo Vere, dall'Associazione Vegetariana Abruzzese che presiede all'organizzazione di eventi che promuovono l'agricoltura biologica. Dopo l'importante esperienza della Rete Nonviolenta Abruzzo, dalla fine del 2008 conduce OliS, un circolo di attivita' alternative e conviviali. Dal febbraio 2011 e' il segretario organizzativo dell'Associazione Vivere con cura.Ha scritto: Frammenti di pace (2005, Qualevita), Il destino delle foglie (2007, Edizioni Noubs), I luoghi dell'anima (2008 Edizioni Tracce), Parole sui bordi ( 2009, Edizioni Tracce ), Le Minime della notte (2010, Edizioni Tracce)". Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 246]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Michele Meomartino: I significati della marcia sono stati e sono tuttora molteplici, ma se proprio dovessi indicarne uno, direi che la marcia ha posto, come non mai, all'attenzione della societa' il valore della pace...

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Michele Meomartino: La nonviolenza, negli ultimi anni, e' ritornata al centro dell'attenzione di un piu' vasto pubblico soprattutto in relazione alle guerre in corso. Mai come a guerra in corso la pace ha avuto tanto "successo". Una reazione emotiva giustificata, ma che rivela anche il suo limite e cioe' di essere mutilata dal resto della complessita' della vita. Basta manifestare senza incidenti per definire un corteo "nonviolento" condannando la nonviolenza ad una visione riduttiva e passiva. Ecco, in Italia, al di la' di lodevoli eccezioni, la nonviolenza e' ancora sinonimo di assenza di violenza.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Michele Meomartino: In questo momento di crisi profonda delle democrazie fortemente minacciate da vari fondamentalismi, ideologici e  religiosi, uno dei compiti della nonviolenza e' quello di contribuire insieme agli altri alla difesa della democrazia. Mentre un obiettivo piu' modesto, ma comunque significativo, e' quello di individuare momenti di scambio e di confronto tra le diverse anime della nonviolenza perche' dalla contaminazione feconda possono nascere nuovi percorsi.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Michele Meomartino: In Italia i movimenti per la difesa dei beni comuni che hanno contribuito non poco alla vittoria dei referendum. Nel mondo, i popoli del Nord Africa che si stanno affrancando dalle dittature. Anche se la "tutela" delle potenze neocoloniali  potrebbe non tradursi in una migliore qualita' della vita per i cittadini.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Michele Meomartino: Sono tante, difficile indicarne una.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Michele Meomartino: Saro' estremamente sintetico. Anche se la nonviolenza sfugge ad una definizione univoca, per me e' stata ed e' tuttora una scelta di vita. Un impegno innanzitutto con se stessi e una maggiore e consapevole corresponsabilita' verso la vita. Non importa come ci si accosta, tanti sono i modi. L'importante e' fare un piccolo passo alla volta e soprattutto sottrarsi alla speculazione dell'utile e spendersi generosamente.

 

6. RIFLESSIONE. GIANCARLA CODRIGNANI: MEDITAZIONI NONVIOLENTE PER IL 2 OTTOBRE

[Ringraziamo Giancarla Codrignani (per contatti: giancodri at alice.it) per questa intervista.

Giancarla Codrignani, gia' presidente della Loc (Lega degli obiettori di coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista, impegnata nei movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e' tra le figure piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994; L'amore ordinato, Edizioni Com nuovi tempi, Roma 2005. Si veda anche l'intervista apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 343. Un profilo di Giancarla Codrignani scritto da Annamaria Tagliavini ed apparso sull'Enciclopedia delle donne abbiamo riportato nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 513]

 

Sono molto contenta che l'edizione del cinquantenario della Marcia della Pace Perugia-Assisi abbia visto una presenza imponente di giovani e meno giovani, gente che crede ancora di poter almeno testimoniare dei principi. Erano presenti anche politici e giornalisti: quelli benintenzionati sono ormai quasi privi di potere, perfino di quello di fare opposizione. Eppure ciascuno puo' e deve fare qualcosa, con tutti i limiti di vivere in questi intrichi. Perche' la politica deve essere una bella parola.

Domenica 2 ottobre e' ancora una volta la giornata delle Nazioni Unite per la nonviolenza. Come essere pacifista vuol dire che uno/una "fa" per la pace e non basta partecipare ad una marcia annuale, cosi' essere nonviolenti carica di responsabilita'. Non ho la presunzione di essere davvero nonviolenta, anche se mi sono sempre impegnata contro le guerre, il mercato delle armi, la perversione della ricerca finalizzata alla militarizzazione, l'obiezione di coscienza (che oggi andrebbe estesa ai militari di professione, come i finanzieri e i marinai che non volessero partecipare ai respingimenti). Tuttavia penso che facciamo bene a collaborare con altre persone amiche della nonviolenza e a cercare argomenti per estendere l'azione nonviolenta.

C'e' bisogno di garantire il sostegno ai dissidenti nonviolenti dei paesi non democratici (ma anche democratici) quando l'applicazione più o meno strumentale delle norme comporta l'assimilazione del dissidente al terrorista. Forse puo' gia' essere qualcosa spedire ai governi le denunce di Amnesty International...

Ai nostri bambini raccontiamo favole inventate per dare senso a qualche valore. Ma quando diventano ragazzini, forse non stiamo piu' tanto attenti. Per esempio, alle playstation. Se un bambino gioca a guardie e ladri e colpisce quello che si finge cattivo, poi questo si rialza, e' chiaro che e' stato tutto un gioco; ma se il bambino impara a identificare il nemico sullo schermo virtuale e lo uccide senza provare emozione?

Il populismo possiede un'enorme carica di violenza implicita. Provoca sentimenti che sembrano, ma non sono, giusta indignazione e punta al recupero non dei diritti di uguaglianza e della solidarieta' sociale, ma di pulsioni ancora una volta egoiste, cariche di ombre di negativita' anche sulle piazze dove e' in gioco la responsabilita' comune.

Le tasse che servono a non alimentare le disuguaglianze e sono misure pubbliche certamente prive di violenza. Tutti abbiamo responsabilita' fiscale, ma non sempre siamo laici. Per esempio in ordine al mantenimento delle chiese i credenti "adulti" credono che si dovrebbe ricorrere a scelte fiscali volute espressamente dai fedeli e non alle erogazioni dei governi. Anche il mantenimento della politica ha un costo democratico che deve essere sostenuto, una volta escluso il finanziamento pubblico, da chi si sente cittadino. La privatizzazione della politica in silenzioso (ma violento) corso sta consegnando la rappresentanza solo agli abbienti in grado di farsi un'immagine.

Il rapporto 2011 su "La pena di morte nel mondo" riferisce che calano i paesi che ricorrono a tale condanna. Tuttavia sono ancora troppi a praticarla. E bisognerebbe riflettere anche sulle pratiche di morte che sembrano formalmente non consentite dai codici: certo le guerre. Ma anche il pizzo, la tratta, Il traffico di droga e armi.

E' incomprensibile che non sia generalizzata la prassi severa che un'istituzione educativa come la Bocconi di Milano ha usato, sospendendolo per un anno, contro uno studente per l'aggressione a danno un compagno gay e per gli insulti scritti sulla bacheca di un'associazione omosessuale. Piu' grave che il governo abbia cancellato dalla normativa contro la violenza sessuale l'aggravante per i casi riguardanti gay, lesbiche e trans. Piu' grave ancora che non ci sia educazione generalizzata al rispetto del corpo di tutti, di per se' universalmente inviolabile.

La malavita organizzata sta uscendo dal velo della sostanziale connivenza nel Nord Italia, dove da vent'anni almeno siamo arrivati anche a pagare il pizzo. Ospitare la violenza finalizzata al traffico internazionale delle droghe, alle estorsioni, all'impiego di capitali illeciti, all'intestazione fittizia di negozi, bar, ristoranti e' cosa che non sorprende in tempi in cui le mafie si globalizzano. Ma sorprende la scarsa responsabilita' diffusa dei cittadini che leggono Gomorra, ma a Firenze, Modena, Milano non si mobilitano in massa dietro la lotta dei volonterosi.

Una mia amica non mangia piu' pesce fresco, inorridita dalle stragi di immigrati sepolti a migliaia nel Mediterraneo. Forse e' solo il caso di una persona impressionabile, ma dovremmo fare qualcosa anche se non abitiamo a Lampedusa o a Palermo, dove le navi sono tornate ad essere galere. Certamente non possiamo fare molto, ma anche questa e' una guerra inaccettabile.

Anche l'imposizione di un ticket puo' significare violenza. Ovvio che tutti dobbiamo condividere le difficolta' imposte dalla crisi, ma la sopraffazione sta nel rendere lineari i tagli. Che diventano scandalo se violentano l'uguaglianza dei cittadini e non rispettano la Costituzione che impone tasse proporzionali al reddito.

La crisi che ci sommerge ci trova complici senza colpa. Ma il contagio dell'irresponsabilita' dovremmo sentirlo: a me fa piacere sapere che un'economia positiva oggi sia quella del Ghana. Avari negli anni del benessere - anche se avevamo proposto la Tobin tax - ci siamo accontentati di promuovere organizzazioni non governative destinate a spendere il sempre piu' miserabile finanziamento pubblico in spesa corrente. Molti sono stati i generosi e stanno lavorando con i popoli sfruttati. Ma i governanti hanno preteso la nostra complicita' abituandoci al consumo e al successo facile. Posso dire di sperare che diventeremo piu' poveri, se mai fosse il modo di rinsavire?

 

7. RIFLESSIONE. ANGELA GIUFFRIDA: LA QUESTIONE MORALE E' UNA QUESTIONE COGNITIVA

[Ringraziamo Angela Giuffrida (per contatti: frida43 at inwind.it) per questo intervento.

"Angela Giuffrida, gia' docente di filosofia, ha avviato una riflessione critica sul sistema concettuale dominante che ha portato all'elaborazione di una nuova teoria della conoscenza, contenuta nel saggio Il corpo pensa. Umanita' o femminita'?, pubblicato nel 2002 da Prospettiva Edizioni, e applicata nel saggio La razionalita' femminile unico antidoto alla guerra, pubblicato a marzo del corrente anno da Bonaccorso editore. 'E' in atto nel panorama culturale internazionale uno slittamento verso un diverso paradigma interpretativo che non ha trovato adeguata definizione. La teoria del corpo pensante risponde a tale necessita'. Non si arresta alla denuncia dei limiti e delle lacune del sapere convenzionale ma, evidenziando i meccanismi mentali sottesi, indica la via del loro superamento. Per promuovere la transizione da una impostazione mentale che coarta la vitale creativita' della specie ad una che la favorisce, Angela Giuffrida ha promosso corsi di studio e seminari, ha partecipato a convegni e ha scritto numerosi articoli'"]

 

La questione morale torna d'attualita' a ondate successive senza mai trovare spiegazioni soddisfacenti e possibili vie d'uscita.

La separazione millenaria fra affettivita' e ragione ha finora impedito di scorgere la sua derivazione dal sistema di pensiero dominante. Basato sull'assunzione di dati singoli scorporati dal contesto e opposti fra loro, esso da' origine ad una rappresentazione del mondo popolata da atomi irrelati, in eterno conflitto. Accade cosi' che la ragione e la morale, assolutizzate ed entizzate perche' prive di riferimento al corpo che le produce, diventino simili a monadi senza porte ne' finestre.

Allo stesso modo il singolo si percepisce come un atomo isolato che ricava da se stesso forza e potenza, ignorando il fatto allo stesso tempo elementare e macroscopico che, come tutti i viventi, deve la sua esistenza ad una intricata rete di nessi inscindibili che lo legano alla sua come alle altre specie. L'individuo che scambia le persone per cose ed ha l'infantile convinzione che tutto cio' che il mondo ospita esiste unicamente per soddisfare i suoi desideri - il furbo per intenderci, a cui nelle societa' andocentriche si attribuisce una intelligenza acuta e penetrante -, si muove in un orizzonte mentale ristretto e alla lunga il suo sguardo limitante finira' per nuocere anche a lui.

La questione morale altro non e' che l'estrinsecazione di categorie mentali parziali e riduttive. L'evidente diffusione capillare del binomio irrazionalita'-disumanizzazione nelle comunita' in cui viviamo, ne costituisce la prova provata. D'altronde il fondamento di tutte le societa' patrifocali, senza eccezioni, e' l'immorale sfruttamento del lavoro di cura, irrazionale perche' imprescindibile per la nostra sopravvivenza e perche' si situa alla base dell'evoluzione cerebrale di noi mammiferi, come autorevoli ricerche in tutto il mondo confermano. La sua collocazione in un mondo a parte - privato, inferiore e di pertinenza esclusivamente femminile - ha precluso agli uomini quelle esperienze affettivo-cognitive adatte a sviluppare una mente aperta e contenitiva, in grado di cogliere la ricchezza e la complessita' del reale.

 

8. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: LAMPEDUSA

[Dal blog di Annamaria Rivera nel sito di "MicroMega" (blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it) riprendiamo il seguente articolo dal titolo "Lampedusa: ma quale 'guerra tra poveri'!", originariamente apparso sul quotidiano "Il manifesto" del 24 settembre 2011.

Annamaria Rivera, antropologa, vive a Roma e insegna etnologia all'Universita' di Bari. Fortemente impegnata nella difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, ha sempre cercato di coniugare lo studio e la ricerca con l'impegno sociale e politico. Attiva nei movimenti femminista, antirazzista e per la pace, si occupa, anche professionalmente, di temi attinenti. Al centro della sua ricerca, infatti, sono l'analisi delle molteplici forme di razzismo, l'indagine sui nodi e i problemi della societa' pluriculturale, la ricerca di modelli, strategie e pratiche di concittadinanza e convivenza fra eguali e diversi. Fra le opere di Annamaria Rivera piu' recenti: (con Gallissot e Kilani), L'imbroglio etnico, in quattordici parole-chiave, Dedalo, Bari 2001; (a cura di), L'inquietudine dell'Islam, Dedalo, Bari 2002; Estranei e nemici. Discriminazione e violenza razzista in Italia, DeriveApprodi, Roma 2003; La guerra dei simboli. Veli postcoloniali e retoriche sull'alterita', Dedalo, Bari 2005; Regole e roghi. Metamorfosi del razzismo, Dedalo, Bari 2009; La Bella, la Bestia e l'Umano. Sessismo e razzismo senza escludere lo specismo, Ediesse, Roma 2010]

 

C'e' un video del quotidiano "La Stampa" sui fatti di Lampedusa che mostra un rimpatrio collettivo di tunisini dopo la rivolta. Il breve filmato ha due sequenze che restituiscono, con grande pregnanza simbolica, il senso del trattamento riservato a coloro che l'indegno sindaco dell'isola definisce delinquenti.

La prima mostra un bus, carico di migranti e diretto verso l'aeroporto: sulle fiancate, due insegne vistose di "Lampedusa accoglienza". Nella successiva si vede l'imbarco coattivo dei tunisini su un aereo delle Poste italiane: rispediti al mittente come pacchi postali dall'indirizzo inesatto, e non e' una metafora.

Soffermiamoci sul primo simbolo. "Lampedusa accoglienza" e' un cartello tra "Blu coop" di Agrigento e "Sisifo", consorzio palermitano di cooperative sociali, entrambi aderenti alla Lega delle Cooperative. La sequenza citata appare doppiamente sarcastica: il cartello "rosso", cui e' stata affidata la gestione del  Cpsa (Centro di primo soccorso e accoglienza), di fatto divenuto centro di detenzione, in quel momento e' complice di un illegale rimpatrio collettivo. La parola "accoglienza", della quale esso si ammanta, suona ancor piu' derisoria alla luce di un altro fatto. Secondo un testimone oculare, il fotogiornalista Alessio Genovese, uomini di "Lampedusa accoglienza" avrebbero partecipato al tentativo di linciaggio popolare dei migranti dopo il rogo del Centro, la fuga e la protesta. "Erano in prima fila a picchiare e sputare sui tunisini", racconta Genovese.

Se questo e' vero, di quale "guerra fra poveri" si parla? Di quali "conflitti di prossimita'"? La guerra fra poveri presuppone una certa simmetria fra i contendenti. Ora, vi sembra che dei migranti, per eccellenza individui di status inferiore, per di piu' in fuga disperata, esasperati dalle pessime condizioni di detenzione e dalla prospettiva del rimpatrio, abbiano lo stesso potere di certi energumeni che, armati di bastoni, li aggrediscono per difendere i profitti dell'impresa? Oppure del sindaco che incita al pogrom? Del gruppo di isolani che tenta di lapidarli?  Della polizia che non sa far altro che caricare, peraltro spalleggiata da cittadini?

Quanto ai conflitti di prossimita', essi presuppongono, ci dice la sociologia, non solo un'oggettiva prossimita' spaziale, ma anche qualche esperienza di convivenza. Mille indizi ci fanno immaginare che invece, nella percezione di buona parte dei lampedusani, i migranti e i rifugiati - che la criminale inettitudine governativa addensa nell'isola oltre ogni misura - non siano altro che ombre minacciose, fantasmi di un'alterita' ostile, massa informe che si espande come magma inarrestabile: "nonpersone", per dirla alla maniera di Philip Dick, private perfino "del nudo scheletro dell'esistenza".

La testimonianza di Genovese contiene una frase di splendida semplicita'. Quando i tunisini in fuga si sono rifugiati nel piazzale dinanzi al porto commerciale per trascorrere la notte, "nessuno gli ha portato da mangiare e da bere". Forse sarebbe bastato questo gesto - che un'etica compassionevole riserva anche agli animali non umani - per attenuare la paura reciproca, sciogliere la tensione, cercare una soluzione, almeno temporanea, del conflitto.

Non sottovalutiamo affatto il disagio drammatico vissuto dall'isola, vittima della politica irresponsabile di un governo da operetta. Eppure, se ci chiedessero da che parte stiamo, risponderemmo senza esitazione: dalla parte di chi si ribella a un abisso d'ingiustizia e umiliazione.

 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Numero 267 del 2 ottobre 2011

 

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