Telegrammi. 683



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 683 del 19 settembre 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Appello del Movimento Nonviolento per la Marcia Perugia-Assisi del 25 settembre 2011 per la pace e la fratellanza dei popoli

2. Benito D'Ippolito: A coltellate suo fratello ha ucciso

3. Alberto Trevisan: In ricordo di Giancarlo Zizola

4. Marcello Vigli ricorda Giorgio Girardet

5. Sette domande ad Alessandro Marescotti

6. Elayne Clift: Il trio prezioso: donne, acqua e salute

7. Si e' svolto il 17 settembre a Viterbo un incontro di riflessione su "L'alternativa nonviolenta"

8. Segnalazioni librarie

9. La "Carta" del Movimento Nonviolento

10. Per saperne di piu'

 

1. APPELLI. APPELLO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO PER LA MARCIA PERUGIA-ASSISI DEL 25 SETTEMBRE 2011 PER LA PACE E LA FRATELLANZA DEI POPOLI

[Dal Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo]

 

Finalmente ci siamo. Mancano pochi giorni alla "Marcia per la pace e la fratellanza dei popoli" che il 25 settembre vedra' sfilare migliaia e migliaia di persone da Perugia ad Assisi.

E' il popolo della pace che si mette in cammino per smobilitare la guerra di oggi, attraverso il ritiro dell'esercito dall'Afghanistan e dalla Libia, e quella di domani, attraverso il disarmo e il taglio drastico delle spese militari. Cio' potra' cominciare solo se ciascun marciatore di pace assumera' questa esigenza come impegno personale.

Il Movimento Nonviolento ha convocato questa Marcia nel cinquantesimo anniversario della prima, voluta ed organizzata da Aldo Capitini nel 1961, come risposta popolare alla folle corsa agli armamenti in un'Europa divisa fra Est ed Ovest. Nei cinquant'anni che ci separano da quella Marcia, pur con la conclusione della "guerra fredda", le spese per gli armamenti sono incredibilmente lievitate a livelli astronomici, portando gli investimenti militari a diventare, di gran lunga, il primo spreco pubblico nel bilancio di uno Stato che, invece, sottrae continuamente risorse alle "spese di pace" (sanita', scuola, cultura, servizi sociali, ricerca, servizio civile, ecc.).

I governanti, da vent'anni, impegnano costantemente il nostro Paese in "guerre calde" in giro per il mondo, che uccidono in nome del popolo italiano. La nostra Costituzione repubblicana che "ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali" e' ripetutamente, a sua volta, ripudiata!

Ci sono, oggi, ancora piu' ragioni di cinquant'anni fa per marciare in maniera consapevole e determinata affinche', percorrendo i 24 chilometri che da Perugia portano ad Assisi, il popolo della pace torni ad essere un soggetto autonomo ed indipendente per aiutare il Paese ad uscire dalla grave crisi sociale, politica, economica, morale nella quale e' precipitato.

La Marcia della pace non e' un rito, e' un impegno. Non e' una passeggiata, e' un'azione politica. E' un'azione nonviolenta. Questo era chiaro ad Aldo Capitini quando nel 1961 dalla Rocca di Assisi disse: "la pace e' troppo importante perche' possa essere lasciata nelle mani dei soli governanti".

Dunque, mettiamoci in marcia per ripudiare le guerre di domani avviando da oggi la politica del disarmo.

L'appuntamento e' ai Giardini del Frontone di Perugia, alle ore 9, o lungo il percorso fino alla Rocca di Assisi, dietro al grande striscione "Nonviolenza".

Il Movimento Nonviolento

Verona, 19 settembre 2011

 

2. EDITORIALE. BENITO D'IPPOLITO: A COLTELLATE SUO FRATELLO HA UCCISO

 

Cosi' da casa mia poco lontano

rissando da ubriachi in preda all'ira

a coltellate suo fratello ha ucciso

un pastore.

L'orrore e' unanime. Unanime lo sdegno.

Un giusto sdegno. Un infinito orrore.

 

Perche' non altrettanto sdegno e orrore

provi lettor, mio simile e fratello,

per gli innocenti libici che muoiono

da mesi e mesi sotto l'infinita

pioggia di bombe, delle nostre bombe?

 

3. MEMORIA. ALBERTO TREVISAN: IN RICORDO DI GIANCARLO ZIZOLA

[Ringraziamo Alberto Trevisan (per contatti: trevisanalberto at libero.it) per questo ricordo.

Alberto Trevisan, obiettore di coscienza al servizo militare prima che la legge riconoscesse questo diritto e per questo tre volte incarcerato, impegnato nel Movimento Nonviolento del cui coordinamento nazionale fa parte, e' da sempre una delle figure di riferimento della nonviolenza in Italia ed ha preso parte con ruoli di responsabilita' a molte rilevanti esperienze per i diritti e la democrazia, di solidarieta' e di pace. Nato a Feltre (Belluno) il 21 settembre 1947. Da trenta anni vive a Rubano in provincia di Padova. E' sposato con Claudia, ha due figli ed una nipote. Ha la laurea magistrale in servizio sociale; e' iscritto all'ordine dei giornalisti come pubblicista. Fu obiettore di coscienza al servizio militare negli anni '70 quando la legislazione italiana considerava l'obiezione di coscienza un reato: ha subito processi nei tribunali militari  e detenzioni nelle carceri militari. Come studente lavoratore notturno e' stato licenziato a seguito dei suoi "reati" per obiezione di coscienza. Ha lavorato come operaio in una industria chimica subendo vari licenziamenti causa la sua attivita' sindacale. E' stato costretto ad abbandonare il lavoro in fabbrica per malattia professionale da intossicazione di amianto. Dal 1975 al 2004 ha svolto attivita' professionale di assistente sociale a Padova: dapprima presso i servizi psichiatrici e poi nei servizi sociali comunali. Ora e' pensionato. E' tra i fondatori dell'Associazione per la Pace. Ha fatto parte della presidenza del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace come assessore alla Pubblica Istruzione, all'Educazione alla Pace e ai Diritti Umani  del suo Comune. In tale veste e' stato fra i fondatori della Tavola per la Pace. Fa parte dal 2001 del Coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento. Ha partecipato a spedizioni umanitarie in luoghi di guerra (ex Jugoslavia, Palestina) e a progetti di cooperazione internazionale. Il settore della pace ha orientato il suo lavoro nel sociale e nelle istituzioni civili a livello locale (comuni, volontariato e movimenti), nazionale (manifestazioni contro i missili nucleari, marce per la pace) ed internazionale (convenzioni internazionali sulla Pace e Disarmo Nucleare, End, dei vari anni, da Perugia a Mosca, manifestazioni internazionali a Gerusalemme, Time for peace e Italia per Betlemme e Palestina). Si interessa di problemi di bioetica ed ha pubblicato vari articoli sull'argomento. Oggi e' formatore da vari anni dei giovani in servizio civile in vari organismi a livello nazionale (Ufficio Nazionale del Servizio Civile volontario, Scuola Superiore di S. Anna dell'Universita' di Pisa, Acli e Caritas), a livello interregionale (Asl di Trieste, Regione Calabria e Liguria), a livello regionale (Universita' di Padova e  di Venezia, Ministero della Giustizia, Anci Veneto, Comunita' Montane, Focsi e Consorzio Cooperative sociali). Svolge anche la funzione di tutor per i volontari in servizio civile dell'Universita' di Padova e di comuni convenzionati con l'Universita' stessa. Tra le opere di Alberto Trevisan: Ho spezzato il mio fucile. Storia di un obiettore di coscienza, Edizioni Dehoniane, Bologna 2005. Cfr. anche l'intervista nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 225.

Giancarlo Zizola (1936-2011), giornalista e saggista, acuto osservatore delle vicende religiose del nostro paese, amico della nonviolenza. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo per stralci la seguente voce: "Giancarlo Zizola (Valdobbiadene, 13 aprile 1936 - Monaco di Baviera, 14 settembre 2011) e' stato un giornalista e scrittore italiano. Giornalista vaticanista, aveva cominciato la sua carriera con le cronache del Concilio Vaticano II, grazie alla segnalazione di Giovanni XXIII e del suo segretario Loris Capovilla. Ha poi collaborato con numerose testate, tra cui Avvenire, Il Giorno, Panorama, Il Sole 24 Ore e - dal 2010 - La Repubblica. Fu autore di diversi volumi dedicati alla storia della Chiesa, al Concilio Vaticano II ed in particolare alle figure dei papi del XX secolo. Tra le opere di Giancarlo Zizola: Dialogo della grande muraglia, Marietti, 1986; La Chiesa nei media, Sei, 1996; Attualita' di Francesco d'Assisi, Pazzini, 1996; Don Giovanni Rossi. L'utopia cristiana nell'Italia del '900, Cittadella, 1997; L'utopia di Giovanni XXIII, Cittadella, 2000; Giovanni XXIII. La fede e la politica, Bari, Laterza, 2000; L'informazione in Vaticano. Da Pio IX a Giovanni Paolo II, Pazzini, 2002; L'altro Wojtyla. Riforma, restaurazione e sfide del millennio, Sperling & Kupfer, 2003; La spada spezzata. Chiesa, guerra e "scontro di civilta'" nel Novecento, Ancora, 2005; I papi del XX e XXI secolo. Da Leone XIII a Benedetto XVI, Newton Compton, 2005; Il Conclave. Storia e segreti, Newton Compton, 2005; Bendetto XVI. Un successore al crocevia, Sperling & Kupfer, 2005; Fedi e poteri nella societa' globale, Cittadella, 2007; Santita' e potere. Dal Concilio a Benedetto XVI: il Vaticano visto dall'interno, Sperling & Kupfer, 2009". Cfr. anche i ricordi apparsi ne "La domenica della nonviolenza" n. 265]

 

Il teologo Vito Mancuso nel ricordare la figura del vaticanista Giancarlo Zizola, scomparso improvvisamente il 14 settembre 2011, lo definisce come un cattolico democratico nel senso che era "cattolico" perche' coltivava la fede in Dio in una vita futura e "democratico" perche' coltivava la fede nella capacita' degli uomini di vivere insieme secondo eguaglianza e giustizia.

Il mio ricordo vuole essere quello di una persona che ha perso un insostituibile "compagno di viaggio" nel lungo percorso per il riconoscimento all'obiezione di coscienza.

Credo che pochi sappiano che Giancarlo Zizola fu tra i pochi giornalisti che fecero una "obiezione professionale" quando il direttore del quotidiano "Il Giorno" si rifiuto' di pubblicare un suo intervento contro la guerra del Golfo. Giancarlo Zizola non esito' un minuto a dare le dimissioni dopo oltre vent'anni di lavoro al giornale, ritenendo la sua collaborazione non piu' sostenibile su un piano professionale e  soprattutto dal punto di vista etico.

Giancarlo Zizola dalle pagine del giornale in cui scriveva segui' tutto il movimento degli obiettori e il mondo nonviolento sin dagli anni Settanta con articoli sempre puntuali e stimolanti. In seguito fra lui e me si instauro' una stima profonda e una forte amicizia fraterna che ci ha portato fino a poco tempo a sentirci e vederci.

Sicuramente sara' ricordato come  il "vaticanista" che ci racconto' il grande evento del Concilio Vaticano II ma il suo impegno, i suoi scritti, i molti libri pubblicati ci fanno capire  quanto grande sara' il vuoto da colmare nel campo della ricerca deontologica, in particolare sulla funzione dei media come agenti del consenso.

Negli ultimi anni ha curato proprio il problema dell'informazione e ha tenuto presso l'Universita' degli Studi di Padova dei corsi, i cui contenuti  mi auguro possano essere stampati, tanta la profondita' della sua riflessione.

Zizola e' stato anche padre esemplare e non e' un caso se uno dei figli, Francesco, e' uno dei migliori fotoreporter internazionali che  usa le dure immagini delle guerre con la stessa delicatezza con cui il padre Giancarlo usava le parole nei suoi incontri culturali.

Conservo con gelosia tutte le sue opere piu' importanti, tutte con dediche stimolanti a continuare l'impegno per la pace, e se sono riuscito a scrivere un libro sulla storia della mia obiezione di coscienza lo devo proprio a lui, che e' riuscito a vincere la mia naturale ritrosia nel raccontare un vissuto cosi' forte.

E' sempre Vito Mancuso che lo descrive come "sostenitore della laicita' sia della politica che dell'azione ecclesiale".

Ciao, Giancarlo, grazie: ci mancherai.

 

4. MEMORIA. MARCELLO VIGLI RICORDA GIORGIO GIRARDET

[Dal sito delle Comunita' cristiane di base (www.cdbitalia.it) riprendiamo il seguente intervento di Marcello Vigli dal titolo "Far memoria di Giorgio Girardet scritto il 26 agosto e li' pubblicato il 28 agosto 2011

Marcello Vigli, animatore del comitato "Scuola e Costituzione" e di tante iniziative per i diritti, di pace e di solidarieta', e' una delle piu' limpide ed autorevoli  figure della cultura democratica italiana. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo la seguente scheda: "Marcello Vigli (Roma, 1928) e' un filosofo e saggista italiano, animatore delle Comunita' cristiane di base. Durante la Resistenza partecipo' come partigiano alla lotta per la liberta'. Prese parte all'esperienza dei Cristiano Sociali. Fu dirigente nazionale dell'Azione Cattolica. In seguito alla linea dettata dal papato di Pio XII e dalla presidenza di Luigi Gedda abbandono' l'associazione nel 1952. Con Wladimiro Dorigo partecipo' alla redazione della rivista 'Questitalia', dal 1958 al 1970, promosse nel 1968 'Scuola Notizie', foglio informativo del Movimento Insegnanti diventato rivista (1975-1990) e nel 1974 fu tra i fondatori della rivista 'Com Nuovi Tempi' dalla quale e' nata 'Confronti'. E' tra i promotori delle Comunita' cristiane di base. Ha insegnato storia e filosofia nei licei fino al 1979 ed e' autore di manuali scolastici; e' stato sindacalista della Cgil scuola. Da sempre e' attivo nel movimento per la riforma della scuola e la laicita' delle istituzioni. A questo scopo e' impegnato per una scuola laica, pubblica e statale attraverso le associazioni 'Scuola e Costituzione' e 'Per la scuola della Repubblica'. Tra le opere di Marcello Vigli: con Franchi Bruno, Ricci Luciano, Istituzioni, societa', ideologie, Principato 1981, 1984, 1988; con Marenco Anna Maria, Religione e scuola, La Nuova Italia, 1984; con Ameruso Renata, Tangherlini Silvia, I percorsi del pensiero, Lucarini Scuola, 1987; con Mario Alighiero Mancorda, Stato e Chiese, Nuovi Equilibri, 1995; con Raffaele La Porta, Corrado Mauceri, Antonio Santoni Rugiu, Angelo Semeraro, Scuola pubblica. Scuola privata, La Nuova Italia, 1998; I giubilei del Novecento. Chiesa e potere alla vigilia del giubileo del 2000, Datanews, 1999; con Portoghese Anna, I nomi di Dio, Progedit, 2000; Contaminazioni. Un percorso di laicita' fuori dai templi delle ideologie e delle religioni, Dedalo, 2006; con Mario Campli, Coltivare speranza. Una Chiesa altra per un altro mondo possibile, edizioni Tracce, 2009.

Per un breve profilo di Giorgio Girardet riproponiamo il seguente necrologio dell'agenzia "Nev" del 22 agosto 2011, gia' apparso sul nostro foglio: "E' deceduto oggi pomeriggio all'eta' di 91 anni il pastore valdese e giornalista Giorgio Girardet, l'uomo che nella seconda meta' del '900 segno' la comunicazione evangelica ed ecumenica in Italia. Il suo interesse per i mezzi della comunicazione e la sua spiccata inclinazione per il mondo dell'informazione lo portano gia' nel dopoguerra a fondare "Radio Trieste evangelica". Dopo un periodo di direzione al Centro ecumenico di Agape di Prali (To), nel '66 fondo' la rivista "Nuovi Tempi" che diresse fino al '79, quando conflui' con la testata "Com", periodico del dissenso cattolico, che diede luogo alla storica rivista ecumenica "Com-Nuovi Tempi", oggi "Confronti". Dal 1980 al 1984 Girardet diresse l'Agenzia Stampa "Nev - Notizie evangeliche", che lascio' per ricoprire l'incarico di docente di teologia pratica alla Facolta' valdese di teologia di Roma. Inoltre, per alcuni anni collaboro' con la rubrica televisiva di Raidue "Protestantesimo", nonche' con il "Culto Radio" in onda su RadioRai1. Nei primi anni '90 fu membro del Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei). Autore di numerosi volumi sul protestantesimo, Girardet era una penna infaticabile. Fervente internauta - tra i primi pastori a fare uso del computer, nonostante l'eta' non piu' giovanissima - nel 2000 pubblica il volume Cristianesimo 1.0. Oltre 700 siti web scelti e commentati da Giorgio Girardet (Editori Riuniti). A dimostrazione della sua straordinaria curiosita' per il mezzo informatico testimonia il fatto che e' a 90 anni inoltrati curava un account su facebook. Girardet segue la moglie Maria Sbaffi, scomparsa solo sette mesi fa, insieme alla quale ha condiviso la passione per il mondo dell'informazione e per l'ecumenismo. La notizia della sua morte giunge mentre a Torre Pellice (To) e' in corso il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi. In omaggio al pastore Girardet l'assemblea sinodale stasera ha intonato l'inno: "Cristo e' Risorto. Alleluia!". Tra le sue opere ricordiamo: Protestanti perche', Torino, Claudiana, 1963; Cristiani perche', Torino, Claudiana, 1992; Bibbia perche'. Il linguaggio e le idee guida, Torino, Claudiana, 1993; Introduzioni alla fede evangelica, Torino, Claudiana, 1995; Cristiani secondo l'evangelo, Torino, Claudiana, 1996; Duemila anni dopo, Torino, Claudiana, 1998; Protestanti e cattolici: le differenze, Torino, Claudiana, 2003"]

 

Giorgio Girardet teologo e pastore valdese, docente universitario e giornalista, e' morto a Roma il 22 agosto. E' stato cristiano impegnato nel rinnovamento della testimonianza e dell'evangelizzazione e cittadino impegnato nello sviluppo della democrazia nella politica italiana e nell'avanzamento della uguaglianza nella societa'.

Le Comunita' cristiane di base italiane (Cdb), e piu' in generale i cattolici in diverso modo convinti, subito dopo il Concilio, che fosse venuto il tempo per costruire un modo nuovo di essere chiesa, gli devono molto. Inizio' col parlare di loro e divulgare i loro primi documenti sul settimanale "Nuovi Tempi", che aveva fondato nel 1967 per dare voce agli evangelici italiani che intendevano rispondere alle nuove domande emergenti dalle trasformazioni della societa' italiana suscitando spinte a ritrovare, all'interno delle chiese, il genuino spirito della Riforma.

Fu presente all'assemblea dei gruppi cattolici del "dissenso" convocata a Bologna nell'autunno 1969, il primo tentativo, fallito, di promuovere il confronto delle loro diverse esperienze. Fu poi, invece, uno dei relatori di quello che e' diventato il secondo convegno del movimento delle Comunita' cristiane di base a Roma nel 1973 presso la sede della Comunita' di San Paolo.

Il movimento stava muovendo i primi passi alla ricerca di una propria identita' e, dopo aver chiarito due anni prima con la scelta anticoncordataria che la loro esperienza di Chiesa sarebbe stata ispirata ad una rigorosa alterita' nei confronti dei pubblici poteri, vollero fare i conti con il loro rapporto con la fonte primaria della loro fede. Lo indicava il tema prescelto: Comunita', Bibbia e lotte di liberazione.

Giorgio Girardet, gia' altre volte presente in incontri di Comunita' romane, fu chiamato ad aprire le Comunita' alla tradizione maturata fra i cristiani della Riforma avviandole a quell'approccio al Libro, fatto di studio e di lettura partecipata, che sarebbe stato al centro, insieme all'eucarestia, della loro vita nel loro impegno ecclesiale, sociale e politico.

L'impatto piu' impegnativo venne con la nascita di "Com Nuovi Tempi".

Le Comunita' avevano rilanciato, assumendone nell'autunno del 1973 la responsabilita' editoriale, il settimanale "Com": nato per iniziativa di un gruppo di redattori de "Il Regno", costretti a lasciare la redazione del quindicinale, era entrato in crisi.

In controtendenza rispetto ai processi di frammentazione tipici dei movimenti di base di quel tempo, e non solo, Girardet e il Collegamento delle Cdb misero in comune le loro forze e i due settimanali, "Com" e "Nuovi tempi", confluirono in un'unica testata, "Com Nuovi Tempi", che fino al 1989 ha dato voce alle Cdb e ai Cristiani per il socialismo, pur restando attenta anche alle iniziative promosse da cattolici ed evangelici in ricerca di forme di testimonianza adeguate ai tempi.

E' stata la prima esperienza di ecumenismo dal basso alla cui nascita i cattolici avevano guardato con apprensione, timorosi di essere accusati di "passare" ai protestanti, e questi con diffidenza preoccupati che i nuovi partner fossero solo progressisti in politica, ma fondamentalmente conservatori sul piano ecclesiale.

Solo l'autorevolezza di Giorgio li convinse a correre il rischio che fu brillantemente superato dal nuovo settimanale. Giorgio ne fu direttore prima e animatore poi fin quando con l'editoriale Nuove frontiere ne sanci' nel 1989 la chiusura facendosi garante del passaggio del testimone al mensile "Confronti" nelle cui pagine l'ecumenismo, al centro dell'esperienza di "Com Nuovi Tempi", e' andato ad intrecciarsi con il confronto interreligioso.

L'ecumenismo e' infatti la cifra della vita e dell'opera di Girardet, inteso in una prospettiva ben piu' ampia dell'incontro e dialogo fra le chiese. Un ecumenismo di cristiani che, pur fedeli alle rispettive chiese e confessioni con le loro teologie e le loro logiche istituzionali, ne prescindevano per affrontare insieme i problemi del nostro tempo alla luce del Vangelo.

La nascita di "Com Nuovi Tempi" era stato un segno di rovesciamento nell'ecumenismo tradizionale. Pur rinnovato con la creazione del Consiglio ecumenico delle Chiese - in cui convergono sia le confessioni eredi della Riforma sia le chiese dell'ortodossia - e soprattutto dopo il cambio di orientamento imposto dal Concilio alla gerarchia cattolica, restava pur sempre un affare di vertici ecclesiastici impegnati a sanare antiche fratture con la ricerca di nuove formulazioni e con aggiustamenti strutturali.

Le mutate condizioni prodotte dallo stemperarsi delle grandi contrapposizioni ideologiche nella complessa e ambigua liturgia dei rapporti con l'Islam, all'interno del cosiddetto contesto interreligioso, e la svolta anticonciliare imposta dal lungo pontificato di Giovanni Paolo II hanno progressivamente soffocato quell'anelito ad nuovo modo di essere cristiani che ne rendesse piu' credibile il messaggio di uguaglianza e di fraternita', di cui si dicono portatori.

Fare memoria di Giorgio Girardet fra le Comunita' di base puo' significare proprio tornare a riflettere e rilanciare quell'ecumenismo dal basso vissuto cosi' intensamente con lui negli anni in cui un nuovo mondo sembrava a portata di mano e non ridotto a "utopia" dei movimenti no global.

Puo' significare, cioe', continuare a coltivare la speranza che sia possibile costruire una chiesa altra, non piu' gravata da secoli di divisioni e fratture, nel nome di quel Gesu' di Nazareth al quale Giorgio ha dedicato uno dei suoi ultimo scritti, Gesu' nella storia. Duemila anni dopo, per presentarlo senza etichette confessionali.

 

5. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE AD ALESSANDRO MARESCOTTI

[Ringraziamo Alessandro Marescotti (per contatti: a.marescotti at peacelink.or) per questa intervista.

Alessandro Marescotti e' nato nel 1958 e si e' laureato in Filosofia nel 1980. Insegna Italiano e Storia nelle scuole medie superiori. Nel 1991 e' stato fra i fondatori di PeaceLink, rete telematica per la pace, di cui e' attualmente presidente. Con Carlo Gubitosa ed Enrico Marcandalli ha scritto "Telematica per la pace" (Apogeo, 1996). La propria esperienza scolastica e' raccontata nel libro "Apri una finestra sul mondo: telematica e scuola, un'esperienza di solidarieta' con l'Africa" (Multimage, 1997). Ha inoltre scritto "Storia della pace e dei diritti umani" (www.peacelink.it/storia/a/2707.html) e "Diario di rete" (www.peacelink.it/peacelink/a/27503.html) entrambi scaricabili sito di PeaceLink in formato elettronico. E' impegnato anche sulle questioni ambientali e in particolare ha denunciato alla magistratura l'inquinamento da diossina a Taranto]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Alessandro Marescotti: La marcia ha avuto il merito di chiamare a raccolta il "popolo della pace", superando il senso dello scoraggiamento e della rassegnazione che a volte serpeggiava. Ha avuto inoltre la caratteristica di non essere una manifestazione di partito o di parte, e anche quando c'e' stato chi ha tentato di strumentalizzarla e di trasformarla in una inutile parata dell'ipocrisia (si pensi a Massimo D'Alema) il "popolo della pace" ha avuto la capacita' di stringersi attorno ai valori piu' veri e profondi che Aldo Capitini aveva posto al centro della marcia.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Alessandro Marescotti: La guerra in Libia. O almeno: mi auguro che il ripudio della guerra in Libia sia posto al centro da chi vi partecipera'.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Alessandro Marescotti: La nonviolenza in Italia ha un grande passato ma un presente incerto. La scarsissima opposizione alla guerra in Libia lo dimostra.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Alessandro Marescotti: Tutti i gruppi e i movimenti possono svolgere l'importante funzione di tenere viva l'opposizione alla guerra e alle spese di guerra, rendendo evidente che siamo ormai in una fase di grave "abitudine" alla cronicizzazione dei conflitti e della partecipazione ad essi. Siamo dei "malati cronici". Siamo "malati di guerra", e dobbiamo reagire ovunque, in particolare nelle scuole, fra i giovani, perche' non venga meno la speranza e la fiducia di poter costruire una societa' senza guerre. Rassegnarci a violare la Costituzione per approvvigionamenti energetici a basso prezzo sarebbe molto grave. La rete delle presenze di pace nelle citta' deve meglio coordinarsi, sfruttando le straordinarie opportunita' offerte da Internet.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Alessandro Marescotti: La Libia e' il fatto piu' significativo in assoluto. E' stata violata la risoluzione Onu 1973 proprio dalla Nato che in teoria ne avrebbe dovuto garantire l'attuazione al fine di far cessare un assedio di Gheddafi e di proteggere la popolazione. La Nato ha invece cominciato a bombardare Tripoli e ha fornito la copertura aerea per l'avanzata delle truppe antigheddafi, fino a capovolgere il conflitto e a generare in questo momento due sanguinosi assedi. Sono state passate clandestinamente armi agli insorti, in violazione delle norme europee sulle forniture di armi. E il tutto e' avvenuto mentre il segretario dell'Onu faceva finta di nulla. E anche ora che vi sono assedi da parte delle truppe antigheddafi, il segretario dell'Onu non muove un dito per offrire agli assediati cibo, medicinali e corridoi umanitari. Siamo allo sfacelo del diritto internazionale, assistiamo al festival dell'ipocrisia e della malafede. Il 21 marzo scorso il ministro degli Esteri Frattini diceva: "In Libia non ci deve essere una guerra, ma la piena implementazione della risoluzione 1973 Onu. L'Italia ha accettato di fare parte della coalizione internazionale proprio per fare rispettare il cessate il fuoco, fare fermare le violenze e proteggere la popolazione. Non vogliamo in alcun modo andare oltre la stretta applicazione della risoluzione Onu". Gli faceva eco il segretario del Pd Bersani al Tg1 nella stessa giornata: "La risoluzione Onu non prevede un abbattimento del regime di Gheddafi. Il Pd e' per il sostegno all'Italia strettamente nei limiti della risoluzione, che non prevede la guerra, che non prevede l'abbattimento del regime di Gheddafi". Come e' potuto accadere che queste frasi siano state dimenticate dalla gente comune e che questi politici abbiano potuto prendere in giro milioni di italiani? Semplice: non abbiamo fatto controinformazione. Nonostante avessimo Internet 24 ore su 24. La nonviolenza, che ha nell'informazione la propria punta di diamante, ha fallito per nostra incapacita'.

*

- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Alessandro Marescotti: Sulla controinformazione e sull'uso intelligente delle reti di condivisione dell'informazione. Molti pacifisti si sono "bevuti" le bugie di guerra.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Alessandro Marescotti: La nonviolenza e' la capacita' di cambiare cio' che di piu' importante abbiamo a disposizione: noi stessi. "Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo", diceva il Mahatma Gandhi.

 

6. BENI COMUNI. ELAYNE CLIFT: IL TRIO PREZIOSO: DONNE, ACQUA E SALUTE

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo di Elayne Clift dal titolo "Life's Precious Trio: Women, Water and Health" apparso su "Ontheissuesmagazine" (www.ontheissuesmagazine.com).

Elayne Clift e' scrittrice, formatrice ed educatrice; cfr. il sito www.elayneclift.com]

 

La sua giornata comincia prima dell'alba. Cammina per oltre quattro miglia su sentieri dissestati per raggiungere un buco scavato a mano, dal quale raccoglie il fabbisogno d'acqua giornaliero per la sua famiglia. L'acqua e' inquinata da moscerini, feci e animali. Nella stagione secca il percorso e' periglioso, perche' le pareti scoscese di fango collassano e feriscono le donne e le bambine che vengono a prendere la preziosa acqua anche due volte al giorno. Quando arriva a casa, portando sulla testa un orcio che pesa quanto un cucciolo di giraffa, e' esausta. La notte cammina fino alla latrina, al buio, e rischia aggressioni sessuali.

Questa e' la vita quotidiana di molte donne, come lo era per la tanzanese Nakwetikya prima che un'ong con base in Gran Bretagna, Water Aid, installasse un pozzo nel suo villaggio. "La situazione era tremenda", dice Nakwetikya, "Non c'era acqua e scavavamo buche per trovarne un po'. Le mie gambe cominciavano a tremare dalla paura prima ancora che mi calassi in quelle buche. Ma non c'era scelta. Se non trovavo l'acqua la mia famiglia non poteva mangiare, lavarsi e neppure bere un sorso".

La mancanza di acqua e di impianti sanitari ha un impatto enorme sulle vite di milioni di donne nel mondo. In un solo giorno, piu' di 200 milioni di ore sono spese collettivamente dalle donne nel raccogliere acqua per uso domestico. E piu' di 600 milioni di donne vivono senza acqua sicuramente potabile e senza poter soddisfare le necessita' igieniche di base. L'accesso all'acqua influisce sulla salute delle donne in svariati modi. Soffrono dolori alla schiena, spine dorsali ricurve e deformita' pelviche date dal trasportare grossi contenitori d'acqua sulla testa. Paradossalmente, sono spessissimo disidratate. Sono soggette a contrarre malaria, diarrea e parassiti. Tutte malattie che hanno a che fare con il loro ruolo di cura, e che possono essere prevenute migliorando l'accesso all'acqua ed agli impianti sanitari, e gestendo meglio le risorse.

Per far questo, le donne devono sedere al tavolo decisionale: sono loro a sapere di cosa c'e' bisogno per rendere l'acqua sicura ed accessibile. I progetti che sono stati realizzati con la piena partecipazione delle donne si sono dimostrati i piu' sostenibili ed i piu' efficaci. "Poiche' sono le principali utilizzatrici dei futuri pozzi, le donne sono in grado di decidere meglio la posizione di una fonte d'acqua, ed hanno una conoscenza cruciale nel pianificare gli stadi dei lavori, perche' sanno dove l'acqua e' piu' vicina, dove e' piu' pulita, e dove le fonti si stanno esaurendo", spiegano a "Water Aid", "A loro noi indichiamo misure igieniche, come il coprire l'acqua immagazzinata e l'usare rastrelliere per tenere piatti e utensili sollevati dal terreno".

Lo status economico e sociale delle donne e' in relazione anche all'accesso all'acqua pulita, in modi che sono d'importanza vitale in una prospettiva di genere. Se le bambine non devono piu' andare a prendere acqua possono andare a scuola, e se la scuola ha toilette decenti le ragazzine mestruate possono restarci. Le donne che hanno famiglie non oppresse da malattie correlate all'acqua possono lavorare al mercato e nei campi, migliorando il reddito familiare. Inoltre, possono assumere maggiori responsabilita' all'interno della comunita', come Nakwetikya stessa testimonia: "Da quando abbiamo questa nuova fonte d'acqua la vita e' cambiata in modo straordinario. Il mio status come donna ha avuto finalmente un riconoscimento (perche' fa parte del "comitato acqua" - nda). Prima, gli uomini ci consideravano alla stregua di pipistrelli che svolazzano in giro. Nessuno ci permetteva di parlare o ascoltava quel che dicevamo. Adesso, quando mi alzo per parlare non sono un animale. Sono qualcuno che ha un'opinione valida".

Le Nazioni Unite stimano che, entro il 2025, 48 paesi per una popolazione di 2 miliardi e 800.000 persone soffriranno per scarsita' di acqua potabile. In questo momento, meno dell'1% dell'acqua corrente e potabile e' accessibile all'uso umano diretto. La tendenza alla privatizzazione dell'acqua e' pure preoccupante, perche' ne innalza i prezzi e ne peggiora la distribuzione. Le donne restano nel quadro il segmento piu' vulnerabile, sia perche' spesso lavorano in settori informali e non hanno le risorse per comprare acqua in mercati competitivi, sia perche' appunto la privatizzazione rende l'acqua accessibile ancora piu' scarsa. Inoltre, sino a che i paesi industrializzati continuano ad inquinare fiumi ed altre fonti d'acqua con pesticidi e rifiuti tossici, le persone piu' povere del mondo - le donne - soffrono le conseguenze delle loro azioni mentre tentano di aver cura delle proprie famiglie. E' per questo che ascoltare le loro voci, a tutti i livelli di governance, e' cosi' importante.

 

7. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL 17 SETTEMBRE A VITERBO UN INCONTRO DI RIFLESSIONE SU "L'ALTERNATIVA NONVIOLENTA"

 

Sabato 17 settembre 2011 si e' svolto a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace" un incontro di riflessione su "L'alternativa nonviolenta: dalla vita quotidiana alle relazioni internazionali".

L'incontro si e' tenuto in preparazione della prossima marcia "per la pace e la fratellanza dei popoli" da Perugia ad Assisi del 25 settembre 2011.

 

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Gabriel Garcia Marquez, Opere narrative, Mondadori, Milano 1987 e 2004, 2005, 2 voll. per pp. XXXVIII + 1026 (vol. I) + XCII + 1516 (vol. II).

- Elena Clementelli, Gabriel Garcia Marquez, La Nuova Italia, Firenze 1974, pp. 144.

- Ernest Hemingway, Romanzi, Mondadori, Milano 1992 e 1993, 2005, 2 voll. per pp. LXXII + 1360 (vol. I) + VI + 1176 (vol. II).

- Ernest Hemingway, Tutti i racconti, Mondadori, Milano 1990, 2006, pp. XC + 990.

- Fernanda Pivano, Hemingway, Rusconi, Milano 1985, pp. 236.

 

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

10. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 683 del 19 settembre 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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