La domenica della nonviolenza. 265
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- Date: Sun, 18 Sep 2011 06:43:19 +0200 (CEST)
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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 265 del 18 settembre 2011
In questo numero:
1. Mao Valpiana: Le onde
2. Sette domande ad Alberto Cacopardo
3. Per Giancarlo Zizola
4. Andrea Gagliarducci ricorda Giancarlo Zizola
5. Orazio La Rocca ricorda Giancarlo Zizola
6. Federico Lombardi e Gianfranco Svidercoschi ricordano Giancarlo Zizola
7. Carlo Marroni ricorda Giancarlo Zizola (14 settembre)
8. Carlo Marroni ricorda Giancarlo Zizola (15 settembre)
9. Tavola della Pace, Movimento Nonviolento: Appello per la marcia Perugia-Assisi del 25 settembre 2011
10. Movimento Nonviolento: Mozione del popolo della pace: ripudiare la guerra, non la Costituzione
1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: LE ONDE
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"); attualmente e' presidente del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]
"La marcia non e' fine a se stessa. Crea onde che vanno lontano". Cosi' diceva Aldo Capitini nel 1961. Le onde della nonviolenza sono giunte fino a noi, oggi.
2. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE AD ALBERTO CACOPARDO
[Ringraziamo Alberto Cacopardo (per contatti: alberto.cacopardo at alice.it) per questa intervista.
Per un breve profilo di Alberto Cacopardo da un'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 357 riprendiamo la seguente notizia biografica: "La mia persona ha poca rilevanza. Quello che ho scritto e' soprattutto ricerca etno-antropologica. Ai nonviolenti possono interessare particolarmente i due scritti che ho menzionato piu' sopra e il prossimo libro che pubblichero', chiamato "Chi ha inventato la democrazia?". Chi vuole seguire qualcuno dei miei pensieri, puo' consultare il blog che ho iniziato nel settembre 2010. Si chiama "Politics, poetry and peace" e si trova a: http://albertocacopardo.blogspot.com/ "]
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
- Alberto Cacopardo: Al di la' delle divisioni che ci sono state e ci sono fra quanti si oppongono alla guerra, la marcia Perugia-Assisi e' sempre stata un punto di riferimento per tutti e ha tenuto accesa la fiaccola della nonviolenza agli occhi di tutti gli italiani.
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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?
- Alberto Cacopardo: Mi auguro che abbia un ruolo di primo piano la condanna dell'intervento armato in Libia, che e' stato fra i piu' calamitosi degli ultimi due decenni, non solo per il sangue e la distruzione che ha causato, ma anche per l'effetto nefasto che ha avuto sul risveglio politico del mondo arabo e, in Occidente, sulle prospettive del movimento per la pace: che finora non si e' dimostrato, a differenza che in tanti altri casi precedenti, all'altezza della gravita' del momento. Un altro aspetto che mi auguro di vedere in primo piano e' la condanna del ferreo silenzio sull'immenso gravame delle spese militari, che pesera' assai piu' direttamente che in passato sulla serenita' economica di tante famiglie italiane in seguito alla crisi finanziaria e alla manovra del governo in carica.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
- Alberto Cacopardo: Il peso politico e la visibilita' della nonviolenza in Italia sono oggi, come in passato, di gran lunga inferiori alle sue potenzialita' di aggregazione e di consenso.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
- Alberto Cacopardo: Forse il Movimento Nonviolento, come gli altri gruppi e associazioni, farebbe bene a interrogarsi specificamente sulle ragioni del divario fra le vaste potenzialita' di cui dicevo e la realta'. Puo' darsi che esso dipenda almeno in parte da una certa tradizione di comportamenti e modi di pensare che si e' radicata ormai da decenni in questo mondo.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
- Alberto Cacopardo: I fatti piu' significativi, purtroppo, non sono positivi. In Egitto, era stato altamente positivo il fermo rifiuto della violenza da parte di tutto il movimento, sia pure solo come opzione tattica. Purtroppo le grandi speranze che si erano accesse sulle prospettive di un percorso nonviolento verso la liberta', l'indipendenza e la democrazia, sono state spente dal successivo evolversi degli eventi. Il ricorso alle armi da parte degli insorti libici, il successivo intervento armato delle solite potenze egemoni, la fulminea repressione in Bahrein, il sangue versato in Siria, hanno fatto ripiombare il Medio Oriente sotto la consueta cappa di piombo imposta dalla legge del piu' forte. In Italia, intanto, il fatto piu' significativo e' stata la desolante incapacita' di reazione al sopruso armato della guerra libica, un fenomeno su cui sarebbe bene riflettere molto approfonditamente.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
- Alberto Cacopardo: Nei prossimi mesi, salvo qualche miracolo ormai sempre meno probabile, l'Italia sara' travolta dall'alluvione della crisi finanziaria. La teoria e la prassi della nonviolenza, purtroppo, hanno poco da dire in proposito. Nemmeno il movimento post-Seattle e' riuscito ad analizzare efficacemente i rischi creati dal nuovo assetto dell'economia finanziaria globale, che e' la vera causa della crisi in corso. La questione delle spese militari italiane e' seria, ma, obiettivamente, tutt'altro che determinante. Andiamo incontro al momento piu' drammatico nella storia dell'Italia repubblicana: per definire un insieme di obiettivi efficaci e plausibili ci vorrebbe una capacita' di analisi e di concretezza innovativa di cui purtroppo vedo poche tracce.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?
- Alberto Cacopardo: La nonviolenza puo' essere intesa fondamentalmente in due modi: come un itinerario etico-spirituale da intraprendere a livello individuale e collettivo, o soltanto come una ben delimitata posizione politica in favore del radicale rifiuto del ricorso alla violenza a fini politici. Io apprezzo altamente la prima opzione, purche' non degeneri in forme di rigidita' e settarismo che la facciano somigliare al bigottismo, ma ritengo che essa non abbia rilevanza politica, a differenza della seconda, che ha invece grandissime potenzialita' di influenza politica, anche nell'immediato futuro.
3. LUTTI. PER GIANCARLO ZIZOLA
Ci ha lasciato un uomo buono, un amico e un maestro.
4. LUTTI. ANDREA GAGLIARDUCCI RICORDA GIANCARLO ZIZOLA
[Dal sito www.korazym.org riprendiamo il seguente ricordo del 15 settembre 2011 dal titolo "Addio a Giancarlo Zizola"]
Sembra quasi di vederlo, giovane giornalista dei quotidiani del Veneto, mettersi in una stanzetta della sacrestia per scrivere di una visita di Giovanni XXIII appena dopo la Messa. Sembra quasi di vederlo il suo volto di stupore quando Giovanni XXIII, senza alcun preavviso, passa proprio nella stanza dove lui sta battendo a macchina il suo articolo. E sembra quasi disegnarsi sul suo volto l'incredulita' quando lo stesso Papa, preoccupato di quel giovane che deve lavorare e per quello ha rinunciato al pranzo, gli fa mandare un piatto di panini.
Quel giovane giornalista era Giancarlo Zizola. E la storia e' una delle tante che raccontava - e che poi ha scritto in una lunga autobiografia - riguardo la sua carriera di giornalista. Se gli chiedevi dove era nata la vocazione a scrivere di Vaticano, diceva che veniva da li'. E ti raccontava magari anche i suoi trascorsi di giovane dell'Azione Cattolica. E poi aggiungeva con emozione il trasferimento a Roma, perche' "cosi' era stato voluto molto in alto", e lui faceva capire che era stato Giovanni XXIII in persona a segnalare al "Giornale d'Italia" quel giovane cronista che aveva visto lavorare in una sacrestia di una Chiesa veneta.
Aveva piu' di 70 anni, Giancarlo Zizola. Ma come tutti i giornalisti vecchia maniera non aveva smesso di lavorare. Era a Monaco, per seguire l'incontro delle religioni di Sant'Egidio, e chi lo ha visto fino alla serata di martedi' lo raccontava allegro e vivace come al solito. La mattina dopo, improvvisamente, e' morto. E con lui se ne e' andato un pezzo di storia del giornalismo. Perche' i vaticanisti sono nati, in fondo, con il Concilio Vaticano II. La definizione fu di un altro giornalista di lungo corso, Benny Lai, che poi disse che sarebbe stato meglio chiamarsi "vaticanologo". E vaticanologi erano in fondo i giornalisti che seguivano il Concilio. Studiavano con i padri conciliari, li incontravano a casa loro, partecipavano ai salotti. Di quel dibattito, tutti resteranno segnati. Le loro posizioni saranno alla fine quelle dei padri conciliari da loro piu' amati e frequentati.
Giancarlo Zizola aveva amore e ammirazione per Hans Kung. Il quale, giovane ed agguerrito teologo del Concilio, lo chiamo' perche' smascherasse una sorta di "complotto conservatore" che voleva fermare il rinnovamento alla votazione che avrebbe avuto luogo nei due giorni successivi. Giancarlo - che all'epoca scriveva per "Il Messaggero" - ascolto' e scrisse l'articolo, raccontando le manovre interne all'assise conciliare. Lo riscrisse una, due, tre volte. Chiamo' Kung e il circolo di Kung a casa per verificare i passaggi. Ancora non era convinto. Scese in tipografia e cambio' ancora parti del pezzo prima che queste andassero in stampa. Alla fine opto' per pubblicare tutto il giorno dopo. Kung non ne fu contentissimo.
La sua carriera si e' snodata dal "Giornale d'Italia" al "Messaggero" al "Giorno", dove ha dedicato la maggior parte degli anni della sua carriera. La sua vita e' fatta di rapporti a volte contrastati, a volte eccellenti con i direttori e anche con i colleghi. Le amicizie di una vita si sono formate, per la vecchia generazione di vaticanisti, in Sala Stampa Vaticana. Amicizie segnate da grandi conflitti intellettuali, eppure vive e sincere. Un gruppo di loro addirittura aveva fatto un consorzio e comprato casa. In un palazzo a Roma Nord trovi quattro vaticanisti in un solo pianerottolo. Ora sono tre. Giancarlo Zizola se ne e' andato, e la sua scomparsa ha fatto rumore un po' come i suoi libri e i suoi articoli avevano sempre fatto in vita. In fondo, a Zizola piaceva prendere una posizione netta. Analizzava, studiava fino alla pignoleria... ma poi era la sua idea quella che prevaleva. E ne era anche molto orgoglioso. "Lei ha trovato gli scoop che ci sono nella mia autobiografia?" mi chiese quando lo andai a trovare per parlare del suo libro, che era una biografia ma toccava anche un pezzo di storia della Chiesa che a me mancava. E poi, con precisione, pagina per pagina, me li indico' tutti. E un sorriso velato di una certa vanita' gli passo' sul viso...
5. LUTTI. ORAZIO LA ROCCA RICORDA GIANCARLO ZIZOLA
[Dal sito de "La Repubblica" riprendiamo il seguente ricordo del 14 settembre 2011 dal titolo "Addio a Giancarlo Zizola, vaticanista di Repubblica" e il sommario "Il nostro collega e' morto questa mattina a Monaco di Baviera, dopo aver accusato un malore. Testimone del Concilio Vaticano II, aveva lavorato anche al Giorno, a Panorama e al Sole 24 Ore"]
Un maestro, attento osservatore dei fenomeni sociali legati alle fedi ed alle religioni, esperto di teologia, ma - soprattutto - di quella grande stagione di rinnovamento che il Concilio Vaticano II rappresento' per la Chiesa cattolica. Tutto questo era Giancarlo Zizola, scrittore e vaticanista di lungo corso tra i piu' attenti e preparati, scomparso questa mattina, a 75 anni, a Monaco di Baviera (Germania) dove aveva seguito il grande meeting interreligioso della Comunita' di S. Egidio.
Una perdita irreparabile per la sua famiglia, ma anche per la famiglia di "Repubblica": Giancarlo Zizola era approdato al nostro giornale come editorialista dopo aver lavorato per anni al "Giorno" di Italo Pietra, al "Sole 24 ore" e a "Panorama". Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo da vicino non ha mai potuto fare a meno di restare colpito dalla sua profondita' di pensiero e dalla sua mitezza, unita ad una instancabile voglia di "capire" il fenomeno religioso in tutti i suoi aspetti, senza pregiudizi, senza verita' preconfezionate e sempre nel pieno rispetto delle opinioni altrui.
"Giancarlo era arrivato a Roma, proveniente da Venezia, per seguire le cronache del Concilio Vaticano II su segnalazione di papa Giovanni XXII e del suo segretario, il vescovo Loris Capovilla", ricorda Gianni Gennari, teologo e vaticanista, titolare della popolare rubrica di Rosso Malpelo sul quotidiano cattolico "Avvenire". "Anche a tanti anni di distanza e' rimasto sostanzialmente fedele allo spirito e alla lettera del Concilio, criticando - specifica Gennari - sia quelli che hanno visto nel rinnovamento conciliare una sorta di rivoluzione progressista della Chiesa, che quanti hanno sostenuto, come le correnti piu' tradizionaliste, che col Vaticano II fu di fatto tradita l'autenticita' e la storia della fede cattolica". Un vaticanista, quindi, "spesso rimproverato sia dai progressisti che dai tradizionalisti, ma - conclude Gennari - rimasto sempre coerente e libero, come e' sempre puntualmente emerso sia nei suoi commenti che nei suoi numerosi libri".
"Con lui ho vissuto quasi 50 anni di vita professionale, pur essendo spesso su posizioni differenti", aggiunge Gianfranco Svidercoschi, ex vaticanista del "Tempo" ed ex vicedirettore dell'"Osservatore Romano". "Eravamo vicini di casa, abitavamo sullo stesso pianerottolo. Difficile pensare che ora non c'e' piu' e rassegnarsi al fatto di non poter confrontarmi con un amico col quale ho condiviso tanti anni di lavoro giornalistico dedicato alle vicende della Chiesa cattolica, alle quali - precisa Svidercoschi - Zizola ha sempre guardato con grande rispetto".
Giancarlo Zizola era arrivato a "Repubblica" poco meno di un anno e mezzo fa. Un lasso di tempo comunque sufficiente a ritagliarsi un autorevole spazio fatto di commenti ed analisi sulle piu' importanti vicende che hanno caratterizzato il panorama cattolico ed interreligioso. Vasta anche la sua attivita' di scrittore con testi dedicati al Concilio Vaticano II (Santita' e potere, dal Concilio a Benedetto XVI) ai papi (I papi del XX e del XXI secoli, da Leone XIII a Benedetto XVI; L'altro Wojtyla, riforma, restaurazione e sfide del millennio; Benedetto XVI, un successore al crocevia) e alla storia della Chiesa (Fedi e potere nella societa' globale; Il Conclave, storia e segreti).
6. LUTTI. FEDERICO LOMBARDI E GIANFRANCO SVIDERCOSCHI RICORDANO GIANCARLO ZIZOLA
[Dal sito di Radio Vaticana www.oecumene.radiovaticana.org rirendiamo al seguente notizia del 14 settembre 2011 dal titolo "Si e' spento il vaticanista Giancarlo Zizola. Padre Lombardi: testimone del tempo del Concilio. Il ricordo di Gianfranco Svidercoschi"]
"Un vero testimone del tempo del Concilio e sinceramente preoccupato di conservarne lo spirito". Cosi' il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ricorda il vaticanista de "La Repubblica" Giancarlo Zizola, spentosi questa mattina all'eta' di 75 anni, probabilmente per un arresto cardiaco. Il giornalista, esperto di questioni vaticane, che ha seguito per numerose testate italiane e straniere dagli anni del pontificato di Giovanni XXIII, si trovava a Monaco di Baviera per l'incontro interreligioso organizzato dalla Comunita' di Sant'Egidio. "Anche se a volte avevamo valutazioni diverse su aspetti concreti e di attualita' della vita della Chiesa - ha detto Padre Lombardi - la conversazione con lui era sempre stimolante e utile, per la genuinita' e la generosita' della sua ispirazione cristiana". "Era un persona con cui ci si poteva confrontare - prosegue - disponibile ad ascoltare e ad arricchire e modificare la sua prospettiva in dialogo con l'altro. Aveva una conoscenza ormai lunga della vita e della storia della Chiesa e continuava a seguirla con partecipazione sincera, coltivando attese e ideali di poverta, spiritualita' e di testimonianza profetica evangelica".
Ascoltiamo il ricordo che di Giancarlo Zizola conserva il collega vaticanista e amico Gianfranco Svidercoschi. L'intervista e' di Paolo Ondarza.
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- Gianfranco Svidercoschi: Giancarlo lo conoscevo da piu' di 50 anni, da quando era venuto a Roma, poco prima del Concilio. Da allora, abbiamo sempre fatto la stessa vita professionale. E non solo: da almeno 45 anni abitavamo nello stesso palazzo, condividevamo il pianerottolo, io da una parte e lui dall'altra. Giancarlo fa parte della mia vita, non soltanto di quella professionale ma anche di quella esistenziale, quotidiana. Parlava della "ermeneutica del pianerottolo": a volte discutevamo sul pianerottolo i fatti della Chiesa, del mondo e litigavamo anche. Eravamo su due parti diverse del pianerottolo, e scherzavamo sul fatto che forse, proprio per questo, guardavamo alla Chiesa da due punti di vista differenti. Giancarlo ha sicuramente amato la Chiesa: qualche volta e' stato critico, ma l'ha amata profondamente e su questo nessuno puo' assolutamente dubitare.
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- Paolo Ondarza: In una sua dichiarazione Giancarlo Zizola si definiva "grato per i tanti doni ricevuti". Dono particolarmente grande, diceva, fu seguire il Concilio Vaticano II e tanti altri eventi della storia contemporanea della Chiesa...
- Gianfranco Svidercoschi: Credo che lui sia stato un vero e proprio testimone di questi 50 anni di Chiesa. Per chi ha seguito il Concilio ecumenico - e con Giancarlo siamo stati li' per quattro anni, gomito a gomito - e' stato veramente "un dono", come diceva lui. E' stata una scuola di conoscenza della Chiesa che ha marcato profondamente tutti noi. E' come se questo avvenimento, il Concilio, entrando a far parte della nostra vita l'abbia in qualche modo condizionata.
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- Paolo Ondarza: Di fronte ad un giornalismo che oggi sembra spesso una caccia allo scoop piu' che un'informazione puntuale e precisa, quale eredita' lascia Zizola?
- Gianfranco Svidercoschi: Raccontare la verita'. Lui aveva una sua maniera di raccontare la verita': ci metteva anche il suo punto di vista, che certe volte era molto forte, molto critico. Forse io la pensavo in un altro modo, anche perche' provenivo dall'esperienza di un'agenzia di stampa in cui dovevo raccontare i fatti esattamente, punto per punto con estrema precisione. Pero' esiste un modo di raccontare la verita', che rimane sempre verita', anche se un giornalista ci mette dentro la sua parte di ideologia e di pensiero. Questa e' una cosa che, al giorno d'oggi, molte volte non si riesce a riconoscere nelle cose che si leggono. A volte mi chiedo come sia possibile che la stampa non riesca a raccontare i fatti della Chiesa se non politicizzandoli o creandoci sopra lo scandalo, il gossip, il pettegolezzo. So che e' difficile raccontare un fatto spirituale, pero' bisogna farlo.
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- Paolo Ondarza: Tra i tanti libri, articoli e contributi in generale scritti da Zizola, quali sono i piu' significativi?
- Gianfranco Svidercoschi: Lui ha scritto molto su Giovanni XXIII. Era il "suo" Papa, lo ha conosciuto ed ha aiutato a farlo capire, comprendere. E' andato oltre il "buonismo". Giovanni XXII infatti non era semplicemente un "Papa buono", ma era anche un grande Papa. Un Papa che ha avuto il coraggio di convocare un Concilio.
7. LUTTI. CARLO MARRONI RICORDA GIANCARLO ZIZOLA (14 SETTEMBRE)
[Dal sito de "Il sole 24 ore" riprendiamo il seguente ricordo del 14 settembre 2011 dal titolo "E' morto il vaticanista Giancarlo Zizola"]
La sua domanda, nelle conferenze stampa, era sempre quella che dava profondita' al tutto. Giancarlo Zizola, morto questa mattina a 75 anni, conosceva a fondo la materia di cui scriveva, sapeva di teologia come pochi altri nell'ambiente - pur molto preparato - della sala stampa vaticana.
La sua storia professionale e' indissolubilmente legata a "Il Giorno", il quotidiano milanese voluto da Enrico Mattei e diretto per anni da Italo Pietra, e che per molto tempo rappresento' un esperimento d'avanguardia nella stampa nazionale. Da quella tribuna che usciva dagli schemi Zizola racconto' il grande evento dell'epoca, il Concilio Vaticano II, e il vento di rinnovamento che invase la Chiesa ma anche la societa' italiana. Conosceva bene papa Giovanni XXIII, e il suo successore Giovanni Battista Montini, e fu in grado di raccontare i protagonisti del dibattito conciliare e quello ancora piu' vivace del post-Concilio, anche entrando in rotta di collisione con chi - in seguito - non era d'accordo nel trattare il Vaticano con quella franchezza. Dopo "Il Giorno" scrisse su "Panorama", "Il Sole 24 ore" e negli ultimi anni era approdato a "Repubblica", dove era commentatore di prima fila.
Chi lo ha visto fino a fino ieri sera a Monaco di Baviera - dove si trovava per seguire il Meeting internazionale di Sant'Egidio - lo ha descritto il pieno vigore, allegro e sempre pungente.
Autore di molti libri, l'ultima sua fatica risale a due anni fa: Santita' e Potere. Dal Concilio a Benedetto XVI, il Vaticano visto dall'interno.
Ci manchera'.
8. LUTTI. CARLO MARRONI RICORDA GIANCARLO ZIZOLA (15 SETTEMBRE)
[Dal sito de "Il sole 24 ore" riprendiamo il seguente ricordo del 15 settembre 2011 dal titolo "Addio a Zizola, il vaticanista che racconto' il Concilio"]
Apparteneva a quella razza di giornalisti che quelli piu' giovani guardano con rispetto e ascoltano con attenzione. Giancarlo Zizola se n'e' andato ieri, a 75 anni, dopo una vita spesa sul campo, tra articoli e libri. Vaticanista - uno dei primi a militare in un genere allora sconosciuto - ma anche uomo di profonda cultura, gentiluomo d'altri tempi anche se viveva appieno i tempi presenti, come dimostrano i suoi articoli e i libri. Se n'e' andato a 75 anni, mentre stava per tornare a Roma dopo aver partecipato a Monaco di Baviera al meeting interreligioso organizzato dalla Comunita' di Sant'Egidio. Si e' sentito male all'alba in albergo poco prima di prendere il volo per l'Italia, e' stato portato in ospedale, ma non c'e' stato niente da fare. Veneto di origine - era nato a Montebelluna - Zizola era attualmente collaboratore per le tematiche vaticane e religiose per "la Repubblica", ma la sua carriera era cominciata con il Concilio proprio dento le mura vaticane, all'"Osservatore Romano", nel biennio '61-'62, come ha ricordato ieri il giornale diretto da Gian Maria Vian. Ma la sua storia professionale e' indissolubilmente legata a "Il Giorno", il quotidiano voluto da Enrico Mattei e diretto per anni da Italo Pietra, e che per molto tempo rappresento' un esperimento d'avanguardia nella stampa nazionale. Da quel foglio coraggioso che usciva dagli schemi negli anni del miracolo italiano, Zizola racconto' il grande evento dell'epoca, il Concilio Vaticano II, e il vento di rinnovamento che invase la Chiesa ma anche la societa' italiana. Conosceva molto bene papa Giovanni XXIII, e il suo successore Giovanni Battista Montini, e fu in grado di raccontare i protagonisti del dibattito conciliare e quello ancora piu' vivace del post-Concilio, anche entrando in rotta di collisione con chi - in seguito - non era d'accordo nel trattare il Vaticano con quella franchezza. Dopo "Il Giorno" scrisse su "Panorama", sul "Sole 24 ore" e negli ultimi anni era approdato a "Repubblica". Ma i suoi orizzonti si erano allargati, dalle aule universitarie alle conferenze internazionali, come quella di Monaco: aveva partecipato lunedi' a un panel su "Religioni e comunicazioni nell'era dei social network" e la sera prima di spegnersi era nella Marienplatz per la cerimonia conclusiva dell'incontro interreligioso. L'elenco dei suoi libri e' lungo, e spazia dal pontificato di Giovanni XXIII a quello di Benedetto XVI. Tra i titoli piu' recenti uno del 2009: Santita' e potere. Dal Concilio a Benedetto XVI: il Vaticano visto dall'interno, mentre ha fatto scuola alla fine degli anni novanta Il conclave. Ha amato papa Roncalli e ha letto il Concilio come una rivoluzione nella storia della Chiesa: in questo dissentiva da Benedetto XVI, come aveva dissentito dal cardinale Ratzinger, considerandolo un conservatore. E' stato spesso critico anche nei confronti di Giovanni Paolo II, in particolare rivendicando una maggiore collegialita' nella Chiesa, con una valorizzazione del ruolo di vescovi e conferenze episcopali rispetto al papa e alla Curia, sia per simpatia nei confronti di un modello "democratico" di Chiesa, che per i risvolti ecumenici di questa prospettiva.
Scrive l'"Osservatore": "Nel 1966 una serie di articoli sulla fame nel mondo - con riferimento alla situazione in India e sulla scia dello storico viaggio di Paolo VI - contribui' alla raccolta di fondi promossa dai vescovi italiani. E Zizola commento': "Milioni di persone hanno assunto su di se' la fame indiana, hanno avuto vergogna ad essere felici da soli ed hanno dimostrato che nel mondo attuale non puo' esservi un dolore solitario". Ci manchera'.
9. INIZIATIVE. TAVOLA DELLA PACE, MOVIMENTO NONVIOLENTO: APPELLO PER LA MARCIA PERUGIA-ASSISI DEL 25 SETTEMBRE 2011
[Riproponiamo il seguente appello]
A 50 anni dalla prima Marcia organizzata da Aldo Capitini il 24 settembre 1961, domenica 25 settembre 2011 si svolgera' la Marcia Perugia-Assisi per la pace e la fratellanza dei popoli.
Perugia, ore 9, Giardini del Frontone
Assisi, ore 15, Rocca Maggiore.
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Vieni anche tu.
"Un solo essere, purche' sia intimamente persuaso, sereno e costante, puo' fare moltissimo, puo' mutare situazioni consolidate da secoli, far crollare un vecchiume formatosi per violenza e vile silenzio" (Aldo Capitini,1966)
Ci sono persone che meritano la tua e la nostra attenzione. Giovani che non riescono a trovare un lavoro, altri che vivono nella precarieta', ragazze e ragazzi che non si possono permettere di studiare, persone che si sentono uno zero perche' nessuno le ha mai valorizzate, gente intimidita e ricattata dalle mafie e dalla criminalita' organizzata, famiglie che faticano ad arrivare alla terza settimana, gente senza casa, persone che pagano le tasse nel nostro paese a cui neghiamo i diritti di cittadinanza, operai che muoiono sul lavoro, anziani soli e abbandonati, giovani che perdono la vita per difendere i diritti umani, bambini strappati all'infanzia e alle proprie famiglie, donne violentate, abusate e sfruttate, persone terrorizzate dalla guerra e dalla violenza, gente che muore ammazzata in carcere, altra che muore nel deserto o nel Mediterraneo cercando di sfuggire alla guerra, alle persecuzioni e alla miseria. Ci sono donne, bambini e uomini a cui non viene nemmeno riconosciuta la dignita' di esseri umani, che sopravvivono in condizioni drammatiche senza pace ne' giustizia.
Per loro e con loro, in nome di tutte le vittime e dei loro familiari, della dignita' e dei diritti di ogni persona, ti invitiamo a marciare per la pace e la fratellanza dei popoli il 25 settembre 2011 da Perugia ad Assisi, lungo la strada tracciata cinquant'anni fa da Aldo Capitini.
Ti invitiamo a camminare insieme perche', come tanti giovani del Mediterraneo e dell'Europa, sentiamo un bisogno forte di cambiamento. Dentro e fuori dal nostro paese ci sono situazioni croniche d'ingiustizia, di poverta', di violenza e di sofferenza che non possono piu' essere tollerate. Siamo indignati e preoccupati, perche' sappiamo che se le cose non cambiano, i rischi e i pericoli diventeranno sempre piu' grandi e noi diventeremo sempre piu' poveri, si moltiplicheranno le guerre, sprofonderemo sempre di piu' nell'incertezza e nella barbarie, aumenteranno le tensioni, gli scontri, la collera, le rivolte e la violenza.
Ti invitiamo a camminare insieme perche' liberta' vuol dire piu' responsabilita' e partecipazione di ciascuno. E, se vogliamo provocare un nuovo futuro, dobbiamo superare ogni forma d'indifferenza, di individualismo, di inerzia e di rassegnazione. Ognuno di noi deve stare dentro la storia da protagonista, con la propria coscienza, sensibilita' e responsabilita'.
Ti invitiamo a camminare insieme per rimettere al centro della nostra societa' i valori della nonviolenza, della giustizia, della liberta', della pace, dei diritti umani, della responsabilita' e della speranza, perche' vogliamo riscoprirne il significato autentico, per costruire insieme una nuova cultura, per dire basta alla manipolazione e allo stravolgimento delle parole, perche' la guerra e' guerra anche quando la si chiama in altro modo e le ingiustizie restano ingiustizie anche quando sono coperte dalle menzogne e dal silenzio mediatico, perche' vogliamo una Rai e un'informazione di pace.
Ti invitiamo a camminare insieme perche' vogliamo dire forte e chiaro ai rappresentanti di tutte le istituzioni che a ciascuno di questi valori debbono corrispondere azioni politiche concrete, un'agenda politica che parte dai quartieri dove viviamo fino all'Europa e all'Onu, che la Costituzione, la Dichiarazione Universale dei diritti umani e la Carta dei Diritti dell'Unione Europea non sono belle parole ma la bussola da seguire per uscire in tempo da questa gravissima condizione.
Ti invitiamo a camminare insieme perche', nel 150mo anniversario dell'Unita' d'Italia, vogliamo difendere e attuare la nostra Costituzione e ricordare a tutti che "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".
Ti invitiamo a camminare ancora una volta insieme, come fece Aldo Capitini nel 1961 e come in questi cinquant'anni abbiamo rifatto tante volte, perche' crediamo nella nonviolenza come metodo e stile di vita, strada maestra per contrastare ogni forma d'ingiustizia, perche' crediamo che la nonviolenza sia "per l'Italia e per tutti via di uscita dalla difesa di posizioni insufficienti, strumento di liberazione, prova suprema di amore, varco a uomo, societa' e realta' migliori".
Negli ultimi decenni sono gia' state sprecate tantissime opportunita' e risorse. Ma quello che ieri era desiderabile oggi e' diventato necessario e urgente. Per questo c'e' bisogno di una tua e nostra diversa assunzione di responsabilita'.
Entra a far parte della soluzione. Vieni, domenica 25 settembre 2011, alla Marcia Perugia-Assisi per la pace e la fratellanza dei popoli.
*
Nell'idea di "fratellanza dei popoli" si riassumono molte delle scelte urgenti che dobbiamo fare per superare la crisi che stiamo vivendo: riscoprire la nostra umanita', mettere le persone al centro dell'economia e non piu' il contrario, riconoscere i diritti dei piu' poveri e dei piu' deboli e non continuare a calpestarli, gestire l'accoglienza e non i respingimenti, batterci contro le poverta' e le disuguaglianze sociali e non piu' aumentarle, investire sui giovani e non disperdere la nostra principale ricchezza, ridare piena dignita' al lavoro e ai lavoratori di tutto il mondo e non peggiorare le loro condizioni, investire sull'educazione, sulla cultura e sulla formazione e non tagliare le opportunita' del nostro futuro, difendere il pluralismo, il diritto e la liberta' d'informazione, cambiare i nostri consumi e stili di vita personali e collettivi smettendo di distruggere e sprecare i beni comuni, ripudiare davvero la guerra e la sua preparazione, tagliare le spese militari, costruire l'Europa dei cittadini e la Comunita' del Mediterraneo, democratizzare e rafforzare l'Onu, mettere fine al traffico delle armi e impegnarci a costruire la pace in Medio Oriente, nel Mediterraneo, in Africa e nel resto del mondo, fermare il cambiamento climatico, rompere la schiavitu' dai combustibili fossili e proteggere l'ambiente, costruire le citta' dei diritti umani e non le cittadelle dell'odio e dell'esclusione, investire sulla societa' civile e sul volontariato, investire sulla cooperazione a tutti i livelli anziche' sulla competizione selvaggia, promuovere la globalizzazione dei diritti umani, della democrazia e della solidarieta' contro la violenza, le guerre, le mafie, la corruzione, la censura, gli egoismi, il razzismo e la paura.
"Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignita' e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza" (articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani).
Tavola della pace, Movimento Nonviolento
Perugia, 10 giugno 2010
Per adesioni, comunicazioni e informazioni: Tavola della Pace, via della viola 1, 06122 Perugia, tel. 0755736890, fax: 075/5739337, e-mail: segreteria at perlapace.it, sito: www.perlapace.it
10. DOCUMENTI. MOVIMENTO NONVIOLENTO: MOZIONE DEL POPOLO DELLA PACE: RIPUDIARE LA GUERRA, NON LA COSTITUZIONE
[Riproponiamo il seguente appello del Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org)]
Marcia per la pace e la fratellanza tra i popoli Perugia - Assisi, 25 settembre 2011
Mozione del popolo della pace: ripudiare la guerra, non la Costituzione
"Una marcia non e' fine a se stessa; continua negli animi, produce onde che vanno lontano, fa sorgere problemi, orientamenti, attivita'" Aldo Capitini (1962)
Quando Aldo Capitini scriveva queste parole a commento della "Marcia per la pace e la fratellanza tra i popoli" del 1961 era consapevole di aver aperto un varco nella storia del '900 attraverso il quale per la prima volta era entrato in scena ed aveva preso la parola, in prima persona, il "popolo della pace" che, convocato in una "Assemblea itinerante" partita da Perugia e giunta alla Rocca di Assisi, approvava la Mozione del popolo della pace.
Da quel settembre di 50 anni fa il popolo della pace non e' piu' uscito di scena e non ha piu' rinunciato al diritto alla parola. Molte altre volte si e' riconvocato in assemblea ed ha marciato da Perugia ad Assisi, ponendo problemi, indicando orientamenti, promuovendo attivita'.
L'onda prodotta dalla prima Marcia e' ora giunta fino a noi. Noi ci assumiamo la responsabilita' di convocare ancora il popolo della pace, non solo perche' c'e' da celebrare il suo cinquantesimo anniversario, ma soprattutto perche' e' necessario che esso faccia sentire ancora la sua voce, approvi oggi una nuova Mozione del popolo della pace. Faccia ancora sorgere problemi, orientamenti, attivita'.
Il problema fondamentale che vuole far sorgere il popolo della pace, nel 50mo anniversario della prima Marcia per la pace e nel 150mo anniversario dell'Unita' d'Italia, e' il rispetto integrale della Costituzione della Repubblica italiana.
La Costituzione e' da tempo sotto attacco sotto molteplici aspetti, ma sotto uno in particolare e' gia' profondamente e dolorosamente lacerata, anzi ripudiata. I padri costituenti hanno accuratamente selezionato le parole con le quali scrivere il Patto fondativo della nazione e solo nei confronti della guerra hanno usato, all'articolo 11, il verbo "ripudiare" - che vuol dire rinnegare, sconfessare, respingere - non solo "come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli", ma anche "come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". Da tempo ormai, attraverso l'artificio retorico dell'"intervento umanitario", e' invece questo articolo della Costituzione ad essere stato ripudiato (rinnegato, sconfessato, respinto) e la guerra e' tornata ad essere strumento e mezzo accettato, preparato e utilizzato. Inoltre la preparazione di questo mezzo risucchia la parte piu' consistente della spesa pubblica che non puo' essere utilizzata ne' per garantire i diritti sociali affermati dalla stessa Costituzione, ne' per costruire e sperimentare altri mezzi di risoluzione delle controversie internazionali coerenti con la lettera e lo spirito della Costituzione.
Questo e' il problema fondamentale che pone il popolo della pace e riguarda le basi stesse del nostro ordinamento democratico, del nostro patto civile nazionale: occorre ripudiare la guerra, non la Costituzione.
Il popolo della pace non si limita a denunciare il problema, ma indica un orientamento per la sua soluzione: la nonviolenza. Che non e' principio astratto ma concreta ricerca di mezzi alternativi alla violenza e alla guerra.
Mentre i padri costituenti sanciscono il ripudio della guerra come "mezzo" di risoluzione delle controversie, i padri e le madri della nonviolenza si concentrano proprio sulla ricerca dei "mezzi" per affrontare e trasformare positivamente i conflitti. "Nella grossa questione del rapporto tra il mezzo e il fine, la nonviolenza porta il suo contributo in quanto indica che il fine della pace non puo' realizzarsi attraverso la vecchia legge 'Se vuoi la pace, prepara la guerra', ma attraverso un'altra legge: 'Durante la pace prepara la pace'", scrive Aldo Capitini. Perche', come spiega Gandhi, "tra mezzo e fine vi e' lo stesso inviolabile nesso che c'e' tra seme e albero".
L'orientamento che indica il popolo della pace e' di investire le risorse pubbliche non piu' per le ingenti, e sempre crescenti, spese militari e per armamenti, ma per ricercare, promuovere e sperimentare efficaci strumenti e mezzi di pace. Sia sul piano culturale di una diffusa educazione alla pace e alla nonviolenza, volta a rivitalizzare sentimenti di responsabilita' individuale, di partecipazione democratica, di apertura alla convivenza. Sia sul piano dell'organizzazione sociale, economica ed energetica fondata sulla sostenibilita', la semplicita', i beni comuni. Sia sul piano dell'approntamento degli strumenti non armati per gli interventi veri e propri nelle situazioni di oppressione e di conflitto, interni e internazionali.
Nel porre il problema del ripudio della guerra, e non della Costituzione, nell'indicare l'orientamento alla nonviolenza e ai mezzi non armati per la risoluzione dei conflitti, il popolo della pace promuove le attivita' e le campagne necessarie: il disarmo e la costituzione dei corpi civili di pace.
La guerra, comunque aggettivata - umanitaria, preventiva, giusta, chirurgica ecc. - e' un costo insostenibile sia in termini di vite umane e sofferenze per le popolazioni, sia in termini di tenuta del patto democratico, sia in termini di bilanci economici. Mentre tutti i settori della spesa pubblica subiscono pesanti e continue contrazioni, mentre i settori produttivi risentono delle crisi finanziarie internazionali, solo il settore delle spesa pubblica militare lievita incessantemente e solo il settore dell'industria degli armamenti diventa piu' florido. In questo preparare quotidianamente, ed economicamente, il mezzo della guerra, la Costituzione e' gia' ripudiata. L'invio dei bombardieri ne e' solo la tragica ma inevitabile conseguenza. Percio' la condizione preliminare e necessaria per il ripudio della guerra e' il disarmo. In tempo di crisi, l'invito del presidente Pertini e' sempre piu' attuale: "Svuotare gli arsenali e riempire i granai": questa e' la prima attivita'.
La seconda attivita' e' darsi i mezzi e gli strumenti necessari per intervenire all'interno dei conflitti, come prevedono sia la Costituzione italiana che la Carta delle Nazioni Unite, ossia costituire i Corpi Civili di Pace nazionali e internazionali. Dotare il nostro Paese, e orientare in questo senso le Organizzazioni internazionali, di Forze disarmate costituite da personale formato ed equipaggiato, presente nei luoghi dei conflitti prima che questi degenerino in guerra. Corpi civili esperti nella complessa ma indispensabile arte della prevenzione, mediazione, interposizione e riconcliazione tra le parti.
Significa costruire un nuovo ordine internazionale fondato sulla nonviolenza. Se poi tutti gli interventi civili messi in campo, fino in fondo, all'interno di un conflitto non saranno stati efficaci e sara' necessario un intervento, limitato e circoscritto, di una forza armata, sara' compito della Polizia internazionale al servizio delle Nazioni Unite. La quale, come tutte le polizie, non fara' guerre e bombardamenti ma separera' i contendenti, neutralizzando i soggetti piu' violenti e arrestando chi si rende responsabile di crimini.
Per il popolo della pace questo e' il nuovo varco da aprire oggi nella storia.
Questa la sua mozione: ripudiare la guerra, non la Costituzione.
Per questo marcera' ancora una volta da Perugia ad Assisi
*
Il Movimento Nonviolento
Per informazioni e contatti: Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, sito: www.nonviolenti.org, e-mail: azionenonviolenta at sis.it
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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
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Numero 265 del 18 settembre 2011
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