Voci e volti della nonviolenza. 427
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- Date: Mon, 19 Sep 2011 06:43:11 +0200 (CEST)
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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 427 del 19 settembre 2011
In questo numero:
1. Mao Valpiana: Ogni passo
2. Franca Long ricorda Maria Sbaffi Girardet
3. Antonio R. D'Agnelli intervista Tullia Zevi (2006)
4. Jane Addams
5. Ingeborg Bachmann
6. Ada Gobetti
7. Carla Lonzi
8. Joyce Lussu
9. Maria Occhipinti
10. Anna Politkovskaja
11. Bertha von Suttner
1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: OGNI PASSO
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"); attualmente e' presidente del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]
Ogni passo che i nostri piedi faranno da Perugia ad Assisi, deve corrispondere ad un fucile che le nostri mani spezzeranno.
2. MAESTRE. FRANCA LONG RICORDA MARIA SBAFFI GIRARDET
[Dal sito www.chiesavaldese.org riprendiamo il seguente ricordo originariamente apparso su "Riforma" del 4 febbraio 2011 dal titolo "Maria Sbaffi Girardet" e il sommario "Figura di riferimento per le donne protestanti, sostenitrice del dialogo ecumenico"
Franca Long, valdese, e' docente, giornalista e saggista di straordinario rigore morale ed impegno civile.
Per un breve profilo di Maria Sbaffi Girardet riprendiamo il seguente necrologio pubblicato dall'agenzia "Nev" il 24 gennaio 2011 col titolo "E' morta oggi Maria Sbaffi Girardet, figura di spicco dell'evangelismo italiano" e il sommario "Strenua sostenitrice del dialogo ecumenico ha ricoperto numerose cariche all'interno delle chiese valdesi e metodiste. Dal 1985 al 1991 e' stata direttrice dell'Agenzia Stampa Nev": "E' deceduta questa mattina all'eta' di 84 anni Maria Sbaffi Girardet, figura di spicco del protestantesimo italiano. Aveva ricoperto numerosi incarichi nell'Unione delle chiese metodiste e valdesi e nella Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei). Dal 1985 al 1991 ha diretto l'Agenzia Stampa Nev - Notizie evangeliche. Era sposata con il pastore Giorgio Girardet, insieme al quale ha condiviso la passione per il mondo dell'informazione. Colpita negli ultimi mesi da un male incurabile aveva fino all'ultimo seguito le vicende inerenti all'ecumenismo italiano e mondiale. Strenua sostenitrice del dialogo ecumenico Maria Sbaffi Girardet aveva guidato la Commissione sinodale per i matrimoni misti. Dal lavoro congiunto con la Commissione della Conferenza episcopale italiana (Cei) per i matrimoni misti, presieduta da mons. Alberto Ablondi, scaturi' nel 2000 il "Testo applicativo" per le coppie interconfessionali. E' stata anche presidente della Commissione consultiva per le relazioni ecumeniche delle chiese valdesi e metodiste che - tra le altre cose - aveva curato gli emendamenti proposti dalle chiese italiane alla Carta ecumenica, approvata nel 2001 dalla Conferenza delle chiese europee (Kek) e dal Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccee). Fino alla fine degli anni '80 e' stata segretaria generale del Centro di documentazione Idoc. Nel 2007 Maria Sbaffi Girardet per Libroitaliano World aveva pubblicato "Briciole di vissuto", una raccolta di poesie dedicate agli eventi e alle sensazioni della vita: l'amore, l'infanzia, la maternita', il lutto, il rapporto con Dio. Ha curato la traduzione di opere teologiche per varie case editrici. "Con la morte di Maria il protestantesimo italiano perde una testimone di alto profilo. Donna di grande cultura, di fede profonda e limpida. Laica impegnata in seno al protestantesimo, Maria ha rivestito ruoli importanti a livello ecumenico. Di lei ricordo il grande equilibrio, una speciale simpatia umana, lo spirito ricco di speranza e di prospettiva", ha dichiarato la moderatora della Tavola valdese, la pastora Maria Bonafede"]
Scrivo queste righe a poche ore di distanza dalla morte di Maria Sbaffi Girardet, figlia di una grande famiglia metodista, moglie di pastore valdese, mamma di Hilda, Marina e Cristina, nonna di Michelle e di Manuel. E poi ancora e ancora...
Per molte di noi Maria e' stata una figura di riferimento e di autorita': donna colta, pacata, curiosa di ogni novita' teologica o politica. Capace di cogliere con speranza i segnali - anche piccoli - di rinnovamento culturale nelle chiese e nella societa', era, al tempo stesso, dotata di una sensibilita' preziosa, rispettosa dei passi lenti, dei dubbi, delle domande antiche.
Nella fase lontana della mia vita, per me era la moglie di Giorgio Girardet, pastore battagliero al Sinodo e fuori, direttore di Agape, creatore del settimanale evangelico "Nuovi Tempi" e animatore di studi biblici segnati da un'affascinante ermeneutica rivoluzionaria... Fu nei primi anni Settanta che avvenne il mio vero incontro con lei, nella sede di Idoc (centro di documentazione e rivista), piena di gente che andava e veniva, suore brasiliane, ragazzi cileni, giornalisti militanti, schedari e scatoloni. Affacciate alla finestra sulla vista spettacolare di piazza Navona disordinata, colorata, abitata dal genio di Bernini e dall'irriverenza di Borromini, parlammo a lungo del suo lavoro, ma anche delle nostre figlie, delle difficolta', della tentazione un po' ingenua e poco protestante di "salvare" il mondo! Il nostro dialogo sulla vita e sulla chiesa continuo' negli anni, saltuario, perfino occasionale, ma con molto affetto reciproco.
Al tempo del "mitico" collettivo donne di "Com-Nuovi Tempi", composto da una maggioranza di donne di formazione cattolica e una minoranza evangelica (immerse le une e le altre nell'esperienza dei gruppi femministi di autocoscienza) c'era in noi una certa fierezza di aver ricevuto un'educazione alla liberta' e alla responsabilita', non sessuofobica e repressiva, come quella di molte nostre amiche di altra formazione. Fu Maria a proporci un incontro separato cui parteciparono le sue figlie e altre donne valdesi. Fu li' che ci rendemmo conto che il "padrepadrone" assente nelle nostre biografie, in realta' era stato interiorizzato dalle nostre coscienze! Ed era molto piu' difficile trasgredire noi stesse, che ribellarsi a un poco credibile "occhio di Dio" che ti sorveglia ovunque e punisce la tua impurita'!
Vicende lontane, cui segui' il forte impegno per il referendum sull'interruzione volontaria della gravidanza. E qui la presenza di Maria fu apprezzata e riconosciuta. Nel 1981 la Claudiana pubblica il dossier I protestanti e l'aborto: perche' una scelta a favore della donna. Sono quattro contributi di cui uno solo femminile, quello appunto di Maria, centrato sull'affermazione che la maternita' non e' una fatalita' ne' una costrizione; e' piuttosto una decisione d'amore o anche l'accettazione autentica di un dono non previsto. La sua conoscenza del femminismo si allarga e approfondisce nell'incontro con le teologhe di lingua inglese, i cui testi Maria traduce in italiano. Ne cito uno per tutti: Modelli di Dio, di Sallie McFague, 256 pagine, 1998. Nel frattempo dirige con attenzione ecumenica e con respiro europeo l'Agenzia Stampa Nev - Notizie evangeliche della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia.
Dopo aver guidato la Commissione sinodale per i matrimoni misti, continua il lavoro nella fase congiunta con la Commissione della Cei, presieduta dal vescovo Ablondi: nel 2000 viene approvato il Testo applicativo per le coppie interconfessionali. Maria passa a curare gli emendamenti da inserire nella Carta ecumenica, che sara' cosi' approvata nel 2001 dai responsabili di parte protestante e di parte cattolica.
Gli anni passano, arriva la malattia di Giorgio; anche Maria si ammala; ma prima, inaspettata per molti di noi, arriva la poesia. Briciole di vissuto (2007) sboccia con dolcezza. Non c'e' resa nella lirica di Maria: c'e' l'attesa, l'angoscia, l'amore, la preghiera. C'e' la gioia alla vista di Michelle, "fiore tenerissimo" che inizia a crescere: "Vorrei serbare intatta/ per ridartela indietro/ stilla a stilla/ nei tuoi giorni di donna/ questa essenza di gioia". C'e' - altrove - la coscienza della morte vicina, una sorta di "fiducia nella morte": "Che una favilla resti/ di questa luce/ per l'ora della tenebra profonda/ e non mi smarriro', Signore".
3. MAESTRE. ANTONIO R. D'AGNELLI INTERVISTA TULLIA ZEVI (2006)
[Da "Athenet", n. 17, settembre 2006, col titolo "Il lungo percorso di Tullia Zevi" e il sommario "Una vita appassionante tra ebraismo e cultura universale".
Antonio Rosario D'Agnelli e' responsabile dell'Unita' stampa e comunicazione esterna dell'Universita' di Pisa. Laurea in Storia contemporanea (con tesi su "La minaccia autoritaria. Politica, apparati dello Stato e fenomeni eversivi nell'Italia repubblicana", premiata dalla Regione Toscana con una borsa di studio); master in Giornalismo e comunicazione d'impresa; master in Comunicazione e informazione nelle pubbliche amministrazioni; dottorato di ricerca in Storia contemporanea (con tesi su "La crisi del giugno-luglio del 1964"). Giornalista professionista, e' direttore responsabile di "Athenet. La rivista dell'Universita' di Pisa" da aprile 2003; del periodico "Musei dell'Universita' di Pisa" da giugno 2003; del periodico "Strettamente personale", la pubblicazione del personale tecnico-amministrativo dell'Universita' di Pisa, dal numero 1 del febbraio 2004. Ha curato, con Claudia Mantellassi, il volume di rappresentanza istituzionale "L'Universita' di Pisa", Pisa, Plus, 2003. Consulente storico del Centro di documentazione "Cultura della legalità democratica" della Regione Toscana (2001-2005): cura, con Katia Ferri, del libro "Il terrorismo e le stragi. Strumenti per lo studio della violenza politica in Italia tra gli anni Sessanta e Ottanta", Regione Toscana, 2005. Consulente giornalistico della Regione Toscana (2002-2003): cura dell'opuscolo divulgativo "Le stragi nazifasciste in Toscana". Collaboratore scientifico della Regione Toscana (2001-2002): partecipazione, come referente per le province di Siena e Grosseto, alla ricerca bibliografica e alla schedatura delle pubblicazioni edite sulle stragi nazifasciste in Toscana; il lavoro e' poi sfociato nel libro "Le stragi nazifasciste in Toscana 1943-45", pubblicato nel gennaio 2003 a cura di Valeria Galimi e Simone Duranti nella "Collana Regione Toscana" della casa editrice Carocci. Collaboratore scientifico dell'Istituto storico grossetano della resistenza e dell'eta' contemporanea (2000-2002): cura del saggio su "Dinamiche sociali ed economiche del Grossetano (1951-1981)", in "Societa' locale e sviluppo locale. Grosseto e il suo territorio", Carocci, 2003. Tra le sue pubblicazioni: Antonio R. D'Agnelli, Claudia Mantellassi (a cura di), L'Universita' di Pisa, Plus 2003; Dinamiche sociali ed economiche del Grossetano (1951-1981), in "Societa' locale e sviluppo locale", Carocci 2003; (a cura di, con Katia Ferri), Il terrorismo e le stragi. Strumenti per lo studio della violenza politica in Italia, Regione Toscana - Centro di Documentazione "Cultura della Legalita' Democratica" 2005; Conoscenza storica e giudizio politico. Il ruolo degli storici nella Commissione Stragi, in "Zapruder", n. 7, 2005.
Per un breve profilo dell'indimenticabile Tullia Zevi (Milano, 2 febbraio 1919 - Roma, 22 gennaio 2011) riportiamo ampi stralci della notizia della scomparsa pubblicata sul quotidiano "La Repubblica" del 22 gennaio 2011 col titolo "Addio a Tullia Zevi voce dell'ebraismo italiano" e il sommario "La giornalista e scrittrice e' morta a Roma, fra poco avrebbe compiuto 92 anni. La gioventu' in esilio dopo le leggi razziali, l'esperienza americana e il ritorno in Italia con l'impegno politico e il giornalismo militante. Nel 2007 aveva pubblicato l'autobiografia "Ti racconto la mia storia". Napolitano: "Grande personalita' antifascista e democratica": "E' morta a Roma la giornalista e scrittrice Tullia Zevi, gia' presidente dell'Ucei, l'Unione delle comunita' ebraiche italiane. Era ricoverata in ospedale da qualche giorno. Avrebbe compiuto 92 anni il prossimo febbraio. Esule con la famiglia dopo le leggi razziali del 1938, aveva partecipato attivamente alla lotta antifascista. Dopo la guerra, l'impegno nel giornalismo militante e nell'Unione delle comunita' ebraiche italiane. Nel 2007 aveva pubblicato un libro, Ti racconto la mia storia. Dialogo tra nonna e nipote sull'ebraismo, in cui ha tracciato un bilancio della sua vita e delle sue battaglie di liberta' e tolleranza. "Una donna di grande personalita' antifascista e democratica - ha detto in un messaggio il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - di limpida e ferma consapevolezza storica e posizione ideale, di alto impegno civile e di squisita umanita' e cultura"... Tullia Zevi nasce a Milano il 2 febbraio del 1919, figlia di un avvocato antifascista. Da liceale, durante una vacanza in Svizzera, viene a sapere dal padre che non fara' ritorno a Milano. E' il 1938, anno della promulgazione delle leggi razziali. "Quel giorno abbiamo scoperto la diversita' - dira' in un'intervista del 2008 a "Il Manifesto" - che cosa volesse dire essere considerati e apparire come 'diversi'. E direi che abbiamo misurato sulle nostre vite, quasi sui nostri corpi, questa sensazione: ci e' entrata nella pelle". Inizia cosi' il periodo dell'esilio, che la vedra' prima in Francia, a Parigi - dove prosegue gli studi alla Sorbona - e poi negli Stati Uniti. Li' frequenta la Juillard School of Music di New York e il Radcliff College di Cambridge, in Massachusetts, suona l'arpa in diverse formazioni, anche nella New York City Simphony Orchestra, con Leonard Bernstein. Frequenta i circoli antifascisti di New York e si avvicina alla professione giornalistica. Conosce e frequenta gli esuli italiani come Gaetano Salvemini e Amalia Rosselli. Partecipa alla pubblicazione dei "Quaderni di giustizia e liberta'" e del bollettino "Italy against Fascism". Per la Nbc cura una rubrica che parla ai partigiani per un programma a onde corte destinato all'Italia. E incontra Bruno Zevi, architetto e critico d'arte, che sposa nella sinagoga spagnola di New York il 26 dicembre del 1940. Il ritorno in Italia e' dopo la fine della guerra, nel 1946. Suo marito era gia' rientrato per partecipare alla Resistenza. Tullia Zevi si dedica completamente al mestiere che lei stessa definira' "cotto e mangiato", il giornalismo. Ma si impegna, al tempo stesso, all'interno della comunita' ebraica dalla quale proveniva, devastata dalla guerra e dagli orrori del nazifascismo. Documentera' la tragedia della Shoah al processo di Norimberga e sara' anche in aula a Gerusalemme, nel tribunale allestito nel Beit Haam, con Adolf Eichmann alla sbarra. Per oltre trent'anni, dal 1960 al 1993, lavora come corrispondente del quotidiano israeliano "Ma'ariv" e per il londinese "The Jewish Chronicle", dal '48 al '63 e' corrispondente della "Jewish Telegraphic Agency" e, dal '46 al '76, del "Religious News Service" di New York. Dal '78, per cinque anni, e' vicepresidente della Comunita' ebraica italiana, della quale diventa presidente nell'83, unica donna ad aver mai ricevuto l'incarico. Sara' anche eletta presidente dello European Jewish Congress e membro dell'esecutivo dello European Congress of Jewish Communities; nell'88 e' incaricata della presidenza della Commission for Intercultural and Interfaith Relations dello European Jewish Congress. E nel '92 e' la candidata italiana al premio "Donna europea dell'anno". Alla fine dello stesso anno ricevera', dall'allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, il titolo di Cavaliere di Gran Croce, massima onorificenza italiana. Ma numerosi sono i riconoscimenti che le sono stati tributati. Dal "Premio 8 marzo. La donna nella scuola, nella cultura e nella societa'" al premio "Donna coraggio", alla medaglia d'oro assegnatale del ministero dei Beni culturali nel '94 per "il suo contributo all'educazione, all'arte, alla cultura". Tullia Zevi e' stata anche membro della Commissione per l'interculturalismo del ministero dell'Istruzione, della Commissione parlamentare d'inchiesta sula missione italiana in Somalia, della commissione italiana dell'Unesco, della Commissione nazionale per la bioetica, del comitato promotore del Partito democratico. Una vita in prima linea, raccontata nell'autobiografia Ti racconto la mia storia, dialogo con la nipote Nathania in cui si riassumono le sue lunghe e spesso travagliate esperienze, fra storia personale e storia universale - tante le foto, all'interno del libro, che la ritraggono durante i suoi incontri con i grandi personaggi della storia contemporanea, Golda Meir e re Hussein di Giordania, papa Paolo VI e Ferruccio Parri, Yitzhak Rabin e Arafat, Hillary Clinton e Rita Levi Montalcini. L'avventura umana e l'impegno politico di una donna che per decenni ha rappresentato un punto di riferimento per l'ebraismo e per la cultura laica. Esprime "profondo dolore, mio e di tutto il Consiglio dell'Unione per la scomparsa di una cara amica e di una figura di alto livello umano e culturale" il presidente dell'Ucei, Renzo Gattegna. "Una delle piu' grandi figure dell'ebraismo italiano, persona di grande onesta' e intelligenza" la definisce il rabbino capo emerito di Roma, Elio Toaff. Una "grande donna, una figura storica che lascia un vuoto difficile da colmare", la ricorda il presidente della Comunita' ebraica di Roma, Riccardo Pacifici..."]
Ho incontrato Tullia Zevi a casa sua, nel cuore del ghetto ebraico di Roma, a pochi passi dall'Isola Tiberina e dalla Bocca della Verita'. Mi ha accolto nel suo salotto, una vetrina del mondo impreziosita da quadri, sculture e oggetti provenienti dai tanti Paesi che lei ha visitato. E in fondo e' proprio questo doppio legame, da un lato con le radici ebraiche e dall'altro con i grandi temi della cultura universale, una delle chiavi per descrivere questa elegante signora ormai vicina ai novant'anni, che nella sua autobiografia politica si e' descritta come una ragazza della borghesia ebraica milanese-ferrarese, nata e vissuta per gli anni della sua formazione in pieno fascismo. "In quel periodo - mi racconta - la donna era usata come uno strumento e a lei era destinato un ruolo subalterno all'interno della societa'. Le grandi campagne sulla fertilita' e sulla maternita' insistevano quasi esclusivamente sulla funzione di madre. Io in realta' non ho vissuto molto quel clima, sia perche' mio padre era antifascista e non mi imponeva di partecipare alle manifestazioni di adesione al regime, sia perche' con la mia famiglia sono emigrata gia' nel 1938".
In vista dell'emanazione delle leggi razziali, infatti, il padre di Tullia Zevi porto' la famiglia prima a Parigi e poi, nel corso del 1939, negli Stati Uniti. "Ricordo il trauma di quei momenti, anche perche' avevo appena iniziato a frequentare la facolta' di Filosofia all'Universita' di Milano. Oltretutto, ero in vacanza in Svizzera quando ci chiamo' mio padre, che era rimasto in Italia, e ci disse di aspettarlo perche' non saremmo piu' rientrati a Milano, nemmeno per preparare il trasloco. Visti gli avvenimenti futuri, devo dire che quella scelta fu coraggiosa e lungimirante".
Al di la' dell'Oceano, Tullia Zevi entro' in contatto con gli ambienti antifascisti di impronta socialista-liberale e conobbe personalita' di grande prestigio quali Gaetano Salvemini e le donne della famiglia Rosselli. Fu forte soprattutto il legame con la signora Amelia, madre di Carlo e di Nello Rosselli, rievocato dalla Zevi con parole che testimoniano grande partecipazione: "Andavo da lei - ha scritto - soprattutto quando mordevano l'angoscia, la solitudine e la nostalgia. Conservo un ricordo straordinario e struggente di quelle visite. Parlavamo di tutto, parlavamo della vita, lei mi raccontava dei momenti della sua vita e cercava di darmi dei consigli. Qualcuno l'ho seguito, qualcuno no e me ne sono pentita".
Negli Stati Uniti, Tullia Zevi inizio' la sua attivita' politica e giornalistica, contribuendo alla pubblicazione dei "Quaderni di Giustizia e Liberta'" e del bollettino "Italy against fascism" e partecipando alla realizzazione dei programmi radiofonici rivolti al pubblico italiano. Quel periodo, tuttavia, non fu affatto facile. "Tra gli italo-americani - ricorda - la propaganda fascista era stata molto efficace, trovando ampio spazio in un'opinione pubblica grossolana, conservatrice e anticomunista. Noi ci rapportammo con una comunita' fascistizzata e sensibile al mito di Mussolini, l'uomo dalla mascella sporgente che parlava un linguaggio muscolare e che rivalutava l'orgoglio nazionale italiano. Quando con Salvemini iniziammo a fare propaganda antifascista e a organizzare delle commemorazioni in occasione del Primo maggio o dell'anniversario dell'assassinio di Giacomo Matteotti, i nostri connazionali strappavano i volantini e ci rincorrevano al grido di 'traditori'. Naturalmente con l'entrata in guerra dell'Italia e con il coinvolgimento degli Stati Uniti la situazione cambio'".
Nel luglio del 1946 Tullia Zevi torno' in Italia insieme alle donne della famiglia Rosselli e raggiunse cosi' suo marito, che si era trasferito nel nostro Paese gia' da alcuni anni per partecipare alla Resistenza. "Ho iniziato a prendere coscienza della nuova situazione italiana - mi dice - attraverso le lettere che lui mi scriveva, sintetizzando i sentimenti prevalenti che caratterizzavano l'ultima fase della guerra e l'immediato dopoguerra: innanzitutto, la grande incertezza, i dubbi e le angosce, e poi le tante speranze. Io mi tuffai subito nel mio lavoro di giornalista, andando a seguire i processi di Norimberga, e a livello politico seguii da vicino e con molta tristezza la parabola discendente del Partito d'Azione".
Oltre all'attivita' politica e a quella giornalistica, Tullia Zevi si e' impegnata da subito all'interno della comunita' ebraica dalla quale proveniva, che era stata annientata e dissolta fin nelle strutture piu' profonde dallo sterminio nazifascista. E' stata eletta, prima donna nella storia dell'ebraismo italiano, al primo Consiglio dell'Unione delle Comunita' Ebraiche e nel 1983 e' diventata, prima e finora unica donna ad aver assunto tale carica, presidente dello stesso organismo.
"Nello Statuto dell'ebraismo italiano - ricorda - per indicare coloro che potevano essere eletti in Consiglio si utilizzava la dizione di cittadino, ma nella prassi questo termine veniva interpretato come solo uomini. Il mio caso servi' per mettere in discussione e quindi per interrompere questa insensata consuetudine. Ricordo che il vecchio antifascista Raffaele Cantoni, che piu' di tutti stava cercando di rianimare la traumatizzata comunita' ebraica italiana e che in quel momento era il presidente del Consiglio dell'Unione delle Comunita' Ebraiche, sostenne la mia candidatura con una sua tipica espressione veneziana: 'La s'e' una donna, ma la capisce tutto!'".
Il bilancio di questa esperienza non puo' che essere largamente positivo. "Se mi hanno riconfermato per quattro mandati - continua infatti Tullia Zevi - evidentemente anche come donna ho onorato l'ebraismo italiano". E in effetti Tullia Zevi ha connotato una lunga stagione dell'ebraismo italiano e internazionale (nella sua carriera, e' stata anche vicepresidente dello European Jewish Congress e membro dell'Esecutivo dello European Congress of Jewish Communities) fatta di sfide difficili e appassionanti: "lo sforzo per dare nuova linfa alla vita organizzata dell'ebraismo italiano e' stato esaltante, cosi' come, a livello internazionale, lo sono stati il lavoro mirato alla ripresa dei rapporti con le grandi organizzazioni ebraiche e quello di ricucitura con le comunita' ebraiche dell'Est europeo, che nel frattempo si aprivano all'Occidente".
Nel 1998 Tullia Zevi e' stata nominata membro della Commissione per l'Interculturalismo del ministero dell'Istruzione. "Abbiamo lavorato soprattutto con le scuole e su un piano europeo - riflette la Zevi - ma nel campo del dialogo multiculturale i risultati arriveranno solo al termine di un processo che dovra' necessariamente essere lento. Credo che su questo fronte sara' decisiva la capacita' di avere pazienza: le donne che oggi vivono in societa' chiuse e limitative dei loro diritti fondamentali, come avviene in alcune realta' musulmane, con il tempo sapranno farsi valere e difendere i propri interessi".
Alla fine del nostro incontro, ricordo a Tullia Zevi i riconoscimenti ricevuti durante la sua carriera in qualita' di donna. Sicuro di dimenticarne qualcuno, le cito che nel 1992 e' stata scelta come candidata italiana al premio "Donna europea dell'anno", che nell'anno successivo ha vinto il premio romano "8 marzo: la donna nella scuola, nella cultura e nella societa'" e quello "Donna coraggio" da parte dell'Associazione Nazionale delle Donne Elettrici, e che nel 1997 ha ottenuto il premio "Firenze-Donna".
"Questi attestati - mi confida - mi fanno molto piacere, anche se io non sono mai stata veramente femminista in senso tradizionale. Secondo me, il senso piu' vero dell'emancipazione femminile e' dato dal poter agire in maniera asessuata. A mio parere, il femminismo e' solamente un percorso per arrivare a considerarci tutti esseri umani e per essere apprezzati sulla base del valore di ogni singolo individuo".
4. MAESTRE. JANE ADDAMS
Jane Addams (Cedarville, 1860 - Chicago, 1935), sociologa, educatrice, riformatrice sociale e scrittrice pacifista e femminista statunitense, nata a Cedarville, Illinois, nel 1860, fonda nel 1889, in un quartiere di Chicago abitato da immigrati, la Hull House, un istituto di educazione sociale, con l'intento di offrire protezione alle persone bisognose, soprattutto bambini, che vivono in disperate condizioni nelle periferie delle grandi citta': in breve tempo i centri istituiti dalla Addams si moltiplicano in tutti gli Stati Uniti, tanto che nel 1893 conta quaranta gruppi locali con asili nido, consultori e dispensari; nel 1905 e' presidente della National Conference of Charities and Corrections; impegnata per il voto alle donne, nel 1912 diviene vicepresidente della National American Women Suffrage Alliance; e' tra le principali organizzatrici di varie associazioni pacifiste, presidente del Women's American Peace Party, rappresento' le donne al Congresso della pace dell'Aja, dal 1915 fu presidente della Lega internazionale delle donne per la pace e la liberta; nel 1931 viene insignita del premio Nobel per la pace; muore a Chicago nel 1935. Opere di Jane Addams: in edizione italiana cfr. Donne, immigrati, governo della citta'. Scritti sull'etica sociale, Spartaco, Santa Maria Capua a Vetere 2004. Su Jane Addams ha scritto rilevanti saggi Giovanna Providenti. Cfr. anche i testi apparsi nei nn. 397 e 898 de "La nonviolenza e' in cammino", e in "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 317 (ivi e' riproposta anche un'ampia bibliografia).
5. MAESTRE. INGEBORG BACHMANN
Ingeborg Bachmann, scrittrice e poetessa austriaca (Klagenfurt 1926 - Roma 1973) di straordinaria bellezza e profondita', maestra di pace e di verita'. Opere di Ingeborg Bachmann: versi: Il tempo dilazionato; Invocazione all'Orsa Maggiore; Poesie. Racconti: Il trentesimo anno; Tre sentieri per il lago. Romanzi: Malina. Saggi: L'elaborazione critica della filosofia esistenzialista in Martin Heidegger; Ludwig Wittgenstein; Cio' che ho visto e udito a Roma; I passeggeri ciechi; Bizzarria della musica; Musica e poesia; La verita' e' accessibile all'uomo; Il luogo delle donne. Radiodrammi: Un affare di sogni; Le cicale; Il buon Dio di Manhattan. Saggi radiofonici: L'uomo senza qualita'; Il dicibile e l'indicibile. La filosofia di Ludwig Wittgenstein; La sventura e l'amore di Dio. Il cammino di Simone Weil; Il mondo di Marcel Proust. Sguardi in un pandemonio. Libretti: L'idiota; Il principe di Homburg; Il giovane Lord. Discorsi: Luogo eventuale; Letteratura come utopia. Prose liriche: Lettere a Felician. Opere complete: Werke, 4 voll., Piper, Muenchen-Zuerich. Interviste e colloqui: Interview und Gespraeche, Piper, Muenchen-Zuerich. In edizione italiana cfr. almeno: Poesie, Guanda, 1987, Tea, Milano 1996; Invocazione all'Orsa Maggiore, SE, Milano 1994, Mondadori, Milano 1999; Il dicibile e l'indicibile. Saggi radiofonici, Adelphi, Milano 1998; Il buon Dio di Manhattan, Adelphi, Milano 1991; Il trentesimo anno, Adelphi, Milano 1985, Feltrinelli, Milano 1999; Tre sentieri per il lago, Adelphi, Milano 1980, Bompiani, Milano 1989; Malina, Adelphi, Milano 1973; Il caso Franza, Adelphi, Milano 1988; La ricezione critica della filosofia di Martin Heidegger, Guida, Napoli 1992; In cerca di frasi vere, Laterza, Roma-Bari 1989; Letteratura come utopia. Lezioni di Francoforte, Adelphi, Milano 1993. Opere su Ingeborg Bachmann: un'ampia bibliografia di base e' nell'apparato critico dell'edizione italiana di Invocazione all'Orsa Maggiore, cit.. Cfr. anche l'articolo di Letizia Lanza nel "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 555.
6. MAESTRE. ADA GOBETTI
Ada Gobetti, nata a Torino nel 1902, moglie e collaboratrice di Piero Gobetti, fortemente impegnata nella lotta antifascista, nel dopoguerra svolse un rilevante impegno come educatrice e per la democrazia, tra l'altro dirigendo le riviste "Educazione democratica" ed il "Giornale dei genitori". E' scomparsa nel 1968. Opere di Ada Gobetti: (a cura di), Samuel Johnson. Esperienza e vita morale, Laterza, Bari 1939, poi Garzanti, Milano; Storia del gallo Sebastiano, Garzanti, Milano 1940, poi Einaudi, Torino 1963; Alessandro Pope. Il poeta del razionalismo settecentesco, Laterza, Bari 1943; Cinque bambini e tre mondi, Aie, Torino 1953; Partigiani sulla frontiera, Anpi, Torino 1954; (a cura di), Donne piemontesi nella lotta di liberazione, Anpi, Torino 1954; Diario partigiano, Einaudi, Torino 1956; Non lasciamoli soli, La Cittadella, Torino 1958; Vivere insieme, Loescher, Torino 1967; (a cura di), Camilla Ravera. Vita in carcere e al confino, Guanda, Parma 1969; Educare per emancipare (Scritti pedagogici 1953-1968), Lacaita, Manduria 1982. Cfr. anche la voce nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 523.
7. MAESTRE. CARLA LONZI
Carla Lonzi e' stata un'acutissima intellettuale femminista, nata a Firenze nel 1931 e deceduta a Milano nel 1982, critica d'arte, fondatrice del gruppo di Rivolta Femminile. Opere di Carla Lonzi: Sputiamo su Hegel, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1974, poi Gammalibri, Milano 1982; Taci, anzi parla. Diario di una femminista, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1978; Scacco ragionato, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1985. Opere su Carla Lonzi: Maria Luisa Boccia, L'io in rivolta. Vissuto e pensiero di Carla Lonzi, La Tartaruga, Milano 1990. Vari testi di e su Carla Lonzi sono ripetutamente apparsi su "La nonviolenza e' in cammino" (segnaliamo almeno i recenti "Telegrammi della nonviolenza in cammino", nn. 385, 478-479; "Nonviolenza. Femminile plurale", nn. 300, 304; degli anni precedenti cfr. anche almeno "Voci e volti della nonviolenza", n. 80; "La nonviolenza e' in cammino", n. 888...).
8. MAESTRE. JOYCE LUSSU
Joyce Lussu, nata da una famiglia di intellettuali antifascisti, esule fin dall'infanzia, compagna di Emilio Lussu, impegnata nella lotta contro il fascismo, per i diritti dei popoli, nel movimento femminista ed in quello ambientalista. Scrittrice, traduttrice. Una straordinaria figura di militante e di intellettuale. E' scomparsa nel 1998. Opere di Joyce Lussu: segnaliamo particolarmente Fronti e Frontiere, Laterza, Bari 1967. Opere su Joyce Lussu: Silvia Ballestra, Joyce L., Baldini & Castoldi, Milano 1996. Dal sito www.joycelussu.org riprendiamo la seguente notizia biografica: "Joyce Lussu nasce come Gioconda Salvadori a Firenze, l'8 maggio 1912, da genitori marchigiani, entrambi con ascendenze inglesi. Il padre, Guglielmo Salvadori, docente universitario e primo traduttore del filosofo Herbert Spencer, malmenato e piu' volte minacciato dalle camicie nere, fu costretto all'esilio in Svizzera nel 1924, e con lui la moglie Giacinta, i due figli maggiori Max e Gladys, e la piccola Joyce. Joyce vivra' cosi' all'estero gli anni dell'adolescenza, in collegi ed ambienti cosmopoliti, maturando un'educazione non formale, ispirata agli interessi della famiglia per la cultura, l'impegno politico e la propensione alla curiosita', al dialogo, ai rapporti sociali. Con i fratelli, comunque, ufficializzera' questo originale percorso conoscitivo, ottenendo la licenza di liceo classico con esami da privatista nelle Marche, tra Macerata e Fermo. Ad Heidelberg, mentre segue le lezioni del filosofo Karl Jaspers, vede nascere, con allarmata e critica vigilanza, i primi sintomi del nazismo. Si sposta, quindi, in Francia e in Portogallo, e si licenzia in Lettere alla Sorbona di Parigi e in Filologia a Lisbona. Tra il 1933 e il 1938 e' in piu' zone dell'Africa; l'interesse partecipe per la natura e per lo sfruttamento colonialistico di genti e paesi, resteranno, da adesso in avanti, motivazioni fortemente legate alla sua scrittura ed alla sua vita in genere. I primi testi poetici significativi si possono collocare in questo periodo, e di Liriche (1939 ed. R. Ricciardi) sara' curatore eccellente Benedetto Croce, affascinato anche dalla carica vitale della giovanissima scrittrice. In una sua recensione su "La Critica" (fasc. II, 1939), ne evidenziera' la laica capacita' di rapportarsi con coraggio al dolore del vivere, e la forza dei paesaggi e delle scene che "si sono fatte interne, si sono fuse con la sua anima". Intanto il tempo della Storia incalza. Insieme al fratello Max, Joyce entra a far parte del movimento "Giustizia e Liberta'" e nel 1938 incontra Emilio Lussu - mister Mill, per gli organizzatori della Resistenza in esilio, compagno e marito da ora in poi fino alla sua morte - e con lui vive la drammatica e spericolata vicenda della clandestinita', nella lotta antifascista. La Francia occupata dai nazisti, la Spagna, il Portogallo, la Svizzera, l'Inghilterra, saranno il teatro di rischiose missioni, passaggi oltre confine, falsificazioni di documenti, corsi di guerriglia... Raggiunto, in questa militanza nelle formazioni di G. L., il grado di capitano, nel dopoguerra verra' decorata di medaglia d'argento al valor militare. In Fronti e Frontiere - 1946 - lei stessa raccontera', in forma autobiografica, le dure e al tempo stesso avventurose esperienze di questo periodo: sara' un libro di grande successo. A liberazione avvenuta, vive da protagonista i primi passi della Repubblica Italiana ed il percorso del Partito d'Azione, fino al suo scioglimento. Promotrice dellÌ'Unione Donne Italiane, milita per qualche tempo nel Psi e nel 1948 fa parte della direzione nazionale del partito; preferira', tuttavia, tornare ad occuparsi di attivita' culturali e politiche autonome, insofferente di vincoli e condizionamenti d'apparato. Dal 1958 al 1960, continuando a battersi nel segno del rinnovamento dei valori libertari dell'antifascismo, spostera' il suo orizzonte di riferimento nella direzione delle lotte contro l'imperialismo. Sono gli anni dei viaggi con organizzazioni internazionali della pace, con movimenti di liberazione anticolonialistici; e per conoscere le situazioni storico-culturali del "diverso", si occupera' della poesia lontana ed, in un certo senso, estranea all'antica cultura dell'Occidente, quella degli "altri", dalla quale era fortemente attratta perche' la sentiva strumento unico, rapido ed efficace di conoscenza. Traduce, quindi, da poeti viventi, alternativi, non letterati, spesso provenienti dalla cultura orale: albanesi, curdi, vietnamiti, dell'Angola, del Mozambico, afroamericani, eschimesi, aborigeni australiani... Fu una splendida avventura, umana e letteraria, in cui la comunicazione derivo' non dalla conoscenza filologica di grammatiche e sintassi, quasi sempre inesistenti, ma dal rapporto diretto poeta con poeta, dalle lingue di mediazione, dai gesti, dai suoni, dal dolore cupo di sofferenze antiche ed ingiuste. La sua traduzione delle poesie del turco Nazim Hikmet - a tutt'oggi tra le piu' lette in Italia - e' un esempio eccellente per tutte. Fu cosi' naturale partecipare attivamente alle mobilitazioni in favore di perseguitati politici, quali l'angolano Agostinho Neto ed Hikmet, appunto, tanto per fare alcuni nomi. Proprio attraverso quest'ultimo verra' a conoscenza del problema curdo, "un popolo costretto a vivere da straniero nel suo territorio", come scrivera' in Portrait (1988, Transeuropa). E in un viaggio epico, dopo essere passata spavaldamente indenne attraverso le pastoie della burocrazia irachena, ed aver ottenuto dal Presidente, generale Aref in persona, un lasciapassare, raggiunse il Kurdistan e conobbe il valoroso popolo che lo abitava e i suoi eroi di allora: Jalal Talabani con i mitici guerrieri peshmarga', ed il "Mollah Rosso" Mustafa' Barzani. Era la meta' degli anni Sessanta e da allora la causa del popolo curdo divenne la causa di Joyce, che la porto' nel mondo e, soprattutto, nelle scuole. Dall'esperienza terzomondista derivo', cosi', dagli anni Settanta in poi, l'impegno alla riscoperta e valorizzazione dell'"altra storia": quella delle sibille e delle streghe, dei movimenti pacifisti, delle tradizioni locali devastate dalla globalizzazione, dando vita a molti progetti frutto della sua visione critica del divenire e delle sue intuizioni profetiche, che il tempo e gli studi avrebbero verificato esatte ed eccezionalmente attuali. Dedichera' una parte fondamentale della sua straordinaria carica vitale al rapporto con i giovani, nell'ipotesi di un futuro di pace, da costruire con impegno sistematico e conoscenze adeguate del passato, degli errori, delle violenze e delle ingiustizie che non dovevano ripetersi. Se conservera', allora, una certa diffidenza nei confronti delle istituzioni e delle persone che le rappresentano, riporra' pero' massima fiducia ed apertura verso le nuove generazioni; per questo fino alla primavera del 1998 ha occupato una parte notevole del suo tempo in scuole di ogni ordine e grado, animando incontri che incrociavano percorsi di storia, poesia, autobiografia, progettualita' sociale. E' morta a Roma il 4 novembre 1998, all'eta' di 86 anni". Cfr. anche la voce nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 513.
9. MAESTRE. MARIA OCCHIPINTI
Per un accostamento alla figura di Maria Occhipinti, dalla tesi di laurea di Silvia Ragusa, "Maria Occhipinti: una ribelle del Novecento" (sostenuta all'Universita' di Catania nell'anno accademico 2003-2004, disponibile nel sito www.tesionline.it) riportiamo per stralci la seguente utile bibliografia: a. Opere di Maria Occhipinti: Monito alle donne siciliane, in "La comune anarchica", Siracusa 1947; Chi sono i colpevoli della prostituzione?, In "Anarchismo", Napoli, numero unico maggio-marzo 1950-1951; Una donna di Ragusa, prefazione di Paolo Alatri e nota di Carlo Levi, Landi Editore, Firenze 1957; Una donna di Ragusa, prefazione di Enzo Forcella, Feltrinelli, Milano 1976; Lettera a Feliciano Rossitto, in "L'Unita'", 5 maggio 1977; Mani in alto e fuori la terra!, in "L'Europeo", 8 novembre 1979; Sull'ospedale civile di Ragusa, in "Sicilia Libertaria", anno IV, n. 15, novembre 1980; I terremoti, quelli creati dallo Stato, in "Lotta Continua", 12 dicembre 1980; Una donna di Ragusa, nota di Carlo Levi, Sellerio, Palermo 1993; Il carrubo ed altri racconti, introduzione di Gianni Grassi, Sellerio, Palermo 1993; Una donna libera, nota di Marilena Licitra, Sellerio, Palermo 2004. b. Studi critici in libri e riviste: Addonizio Michele, Una donna contro il governo, la chiesa, la guerra, in "Lotta Continua", 22 novembre 1979; Anonimo, A "Donna di Ragusa" di Maria Occhipinti il premio Brancati, in "Corriere della Sera", 30 dicembre 1976; Antoci Franca, Maria, la Pasionaria di Ragusa, in "La Sicilia", 8 marzo 1994; Eadem, Nelle lettere ai grandi la rabbia della ribelle, in "La Sicilia", 8 marzo 1994; Asciolla Enzo, La Sicilia esca dal suo "letargo", in "Gazzetta del Sud", 31 dicembre 1976; Barone Laura, Maria Occhipinti. Storia di una donna libera, Sicilia Punto L, Ragusa 1984; Eadem, Il carrubo ed altri racconti della ragusana Maria Occhipinti, in "Ragusa Sera", 17 luglio 1993; Eadem, Maria Occhipinti, in Rivolta e memoria storica. Atti del convegno 1945-1995: le sommosse contro il richiamo alle armi, cinquant'anni dopo, Sicilia Punto L, Ragusa 1995; Eadem, Una donna di Ragusa: Maria Occhipinti, in Nella Sicilia del passato tra figure femminili e vecchi mestieri, Fidapa, Distretto Sicilia 2002; Eadem, Maria Occhipinti, in Tra terra e cielo. Due secoli di storia iblea al femminile, Donna e Comunita', Ragusa 2002; Bonina Gianni, Dalla Russia con dolore, in "La Sicilia", 1 aprile 1995; Bravo Anna, La ribelle di Ragusa messa in galera dagli antifascisti, in "Liberal", 21 maggio 1998; Calapso Jole, Donne ribelli, Flaccovio, Palermo 1980; Cambria Adele, Un'isola di rabbia, in "Il Messaggero", 5 luglio 1976; Catalfamo Antonio, Scrittori umanisti e "cavalieri erranti" di Sicilia, Sicilia Punto L, Ragusa 2001; Chemello Adriana, Una donna di Ragusa, in "Azione nonviolenta", novembre-dicembre 1976; Eadem, Una donna contro la guerra, in "Azione nonviolenta", novembre-dicembre 1981; Cotensin Ismene, Maria Occhipinti e la rivolta di Ragusa (gennaio 1954): un percorso intellettuale, politico e letterario, Sicilia Punto L, Ragusa 2003; D'Aquino Alida, Maria Occhipinti, in Sarah Zappulla Muscara' (a cura di), Letteratura siciliana al femminile: donne scrittrici e donne personaggio, Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta, 1987; D. S., Una donna di Ragusa - veicolo al verbo comunista, in "Avvenire Ibleo", 22 febbraio 1958; Giarratana Letizia, Ciao Compagna, in "Sicilia Libertaria", XX anno, n.146, Ragusa, settembre 1996; Giubilei Giuliano, Lo Stato ruba la terra ai contadini ragusani, in "Paese Sera", 25 gennaio 1980; G. V, Occhipinti-Cambria: meta' premio per ciascuna, in "Espresso Sera", 31 dicembre 1976; Mafai Simona, Le siciliane, in AA. VV., Essere donna in Sicilia, Editori Riuniti, Roma 1976; Marzocchi Umberto, Un documento umano: una donna di Ragusa, in "Umanita' Nova", 3 ottobre 1957; Mughini Giampiero, Essere donna a Ragusa nel 1945, in "Paese Sera", 3 gennaio 1977; Nicolosi Casimiro, Le donne protagoniste al "Brancati-Zafferana", in "La Sicilia", 28 dicembre 1976; Santi Correnti, Donne di Sicilia, Tringale Editore, Catania 1990; Stajano Corrado, Una donna di Ragusa, in "Linus", n.10, ottobre 1976; Seroni Adriano, Una donna di Ragusa, in "L'Unita'", 17 settembre 1957; Simonelli Giovanni, Una donna di Ragusa, in "6 gennaio 1945", Ragusa, maggio 1976; Teodori Maria Adele, La pasionaria di Ragusa, in "L'Europeo", 8 novembre 1979; c. Opere storiche d'inquadramento: AA. VV., Rivolta e memoria storica. Atti del convegno 1945-1995: le sommosse contro il richiamo alle armi, cinquant'anni dopo, Sicilia Punto L, Ragusa 1995; La Terra Giovanni, Le sommosse nel ragusano: dicembre 1944 - gennaio 1945, Sicilia Punto L, Ragusa 1980; Mangiafico Antonio, Gurrieri Pippo, Non si parte! Non si parte! Le sommosse in Sicilia contro il richiamo alle armi, Sicilia Punto L, Ragusa 1991; Mangiamieli Rosario, La regione in guerra 1943-1950, in Storia d'Italia. Dall'unita' a oggi: la Sicilia, Einaudi, Torino 1987; Nicolosi Salvatore, Sicilia contro Italia (il separatismo siciliano), Tringali Editore, Catania 1981; Nobile Giuseppe, Questi miserabili, S. E. I., Genova 1953; Ragionieri Ernesto, La storia politica e sociale, in Storia d'Italia. Dall'unita' ad oggi, tomo III, Einaudi, Torino 1976; Romano Giosue' Luciano, Moti rivoluzionari nel ragusano: dicembre 1944 - gennaio 1945, Sicilia Punto L, Ragusa 1998. d. Altri saggi letterari: (...) [sono segnalati testi di riferimento non specifici di Salvatore Battaglia, Italo Calvino, Franco D'Intino, Danilo Dolci, Marizano Guglielminetti, Carlo Levi, Carlo Salinari, Manfred Schneider, Leonardo Sciascia, Rocco Scotellaro, Ignazio Silone, Carlo Varese - ndr]. e. Fonti internet, audio e video: (...) Adele Cambria, La rivolta dei Non si parte, 17 settembre 2002, Raisat Album 2002; Silvana Mazzocchi, Le ribelli del Novecento, 22 febbraio 2003, Raisat Album; 16 aprile 2004: Presentazione libro di Ismene Cotensin: Maria Occhipinti e la rivolta di Ragusa (gennaio 1945). Un percosrso intellettuale, politico e letterario, Sicilia Punto L, Sala Avis, Ragusa. Relatori: Laura Barone, Marilena Licitra Occhipinti, Pippo Gurrieri, Ismene Cotensin; 10 luglio 2004: Intervista personale, riportata in appendice [alla tesi di laurea da cui citiamo - ndr], con Marilena Licitra Occhipinti, Ragusa; 12 novembre 2004: Presentazione del libro postumo di Maria Occhipinti Una donna libera, Sellerio, Centro Studi "Feliciano Rossitto", Ragusa. Relatori: Salvatore Assenza, Laura Barone, Marilena Licitra Occhipinti, Pippo Gurrieri, presente in sala Franco Leggio". Cfr. anche il breve saggio a lei dedicato di Anna Bravo, recentemente ripubblicato nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 450 e la voce di Daniela Musumeci nei "Telegrammi" n. 514.
10. MAESTRE. ANNA POLITKOVSKAJA
Anna Politkovskaja, giornalista russa, nata a New York nel 1958, impegnata nella denuncia delle violazioni dei diritti umani con particolar riferimento alla guerra cecena, e' stata assassinata nell'ottobre 2006. Tra le opere di Anna Politkovskaja disponibili in italiano: Cecenia. Il disonore russo, Fandango, 2003; La Russia di Putin, Adelphi, 2005; Diario russo 2003-2005, Adelphi, Milano 2007; Proibito parlare, Mondadori, Milano 2007, 2008. Cfr. anche i testi ne "La nonviolenza e' in cammino" n. 1445, 1447, 1460, 1477; in "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 85, 275-276, 329; nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 248, 977; nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 473, ed in altri fascicoli ancora del nostro notiziario.
11. MAESTRE. BERTHA VON SUTTNER
Bertha von Suttner, 1843-1914, scrittrice, straordinaria militante pacifista, premio Nobel per la pace nel 1905. Opere di Bertha von Suttner: Giu' le armi, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1989; Abbasso le armi! Storia di una vita, Centro stampa Cavallermaggiore (Torino) 1996. Opere su Bertha von Suttner: Nicola Sinopoli, Una donna per la pace, Fratelli Palombi, Roma 1986. Su Bertha von Suttner segnaliamo anche i testi di Marta Galli (comprensivo di un'utile sitografia) e di Rosangela Pesenti apparsi rispettivamente nei nn. 850 e 845 de "La nonviolenza e' in cammino", l'ampio saggio di Verdiana Grossi recentemente ripubblicato nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 306, la voce di Giancarla Codrignani nei "Telegrammi" n. 514.
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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 427 del 19 settembre 2011
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