La domenica della nonviolenza. 261
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- Date: Sun, 21 Aug 2011 06:58:36 +0200 (CEST)
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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 261 del 21 agosto 2011
In questo numero:
1. Mao Valpiana: Ospiti della splendida terra umbra
2. Due domande a Patrizia Gioia
3. Sette domande a Miri Vita
4. Ancora per una definizione del concetto di nonviolenza
5. Tavola della Pace, Movimento Nonviolento: Appello per la marcia Perugia-Assisi del 25 settembre 2011
6. Movimento Nonviolento: Mozione del popolo della pace: ripudiare la guerra, non la Costituzione
1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: OSPITI DELLA SPLENDIDA TERRA UMBRA
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"); attualmente e' presidente del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]
La marcia Perugia-Assisi esprime una grande attenzione alla natura e all'ambiente. Sara' buona cosa produrre minor inquinamento possibile per recarsi a Perugia: privilegiare il treno rispetto ai mezzi privati, utilizzare la bicicletta quando possibile, riempire alla massima capienza pullman e automobili. Cercheremo anche di evitare ogni inutile inquinamento acustico e rumori molesti. Ogni singolo marciatore dovra' fare attenzione a non disperdere nessun rifiuto, non lasciar cadere carte e volantini per terra, non utilizzare bottigliette di plastica, ed eventualmente riportarle via con se'. Saremo ospiti della splendida terra umbra, e dovremo lasciare il percorso da Perugia ad Assisi migliore di come lo avremo trovato.
Un semplice accorgimento: portiamoci un sacchetto apposito, e se vediamo qualche rifiuto a terra lasciato da un marciatore distratto, raccogliamolo.
2. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. DUE DOMANDE A PATRIZIA GIOIA
[Ringraziamo Patrizia Gioia (per contatti: patrizia.gioia at spaziostudio.net) per questa intervista.
"Patrizia Gioia e' artista e scrittrice in ambito artistico, poetico e culturale. Ha lavorato per anni nel campo pubblicitario creando immagini che sono divenute parte dell'immaginario collettivo. Lasciato il mondo pubblicitario, con cui non si sentiva piu' di colludere, nel 2000 apre a Milano "Spazio Studio", luogo di incontro e di confronto, dove organizza e cura mostre, convegni, reading poetici, presentazioni di libri, giornate di lavoro e studio su temi legati alla inter-in-dipendenza, all'analisi del profondo, al simbolismo religioso, al dialogo e all'incontro tra mondi e culture. Collabora con InterCulture, pubblicazione dell'Istituto Interculturale di Montreal (Canada), ora in edizione italiana; Elr Edizioni Le Ricerche, Losone e Edizioni del Torchio, Locarno (Canton Ticino, Svizzera); Poesia Presente, stagione poetica e progetti "vivi" nelle scuole "Poesia buona come il Pane", negli ospedali "Leggere con cura"; Affaritaliani, quotidiano on-line, con articoli di riflessione, recensioni di libri e di mostre; per C6Tv ha curato e condotto in studio in diretta: "Quindici minuti di dialogo interculturale e interreligioso"; scrive sul blog duemilaragionipervivere; "Diventare il Presente", di cui e' ideatrice e curatrice, sono una serie di convegni e incontri a dialogo, sostenuti dalla Fondazione Arbor, Lugano, sui molti e inseparabili saperi dell'umano, come la filosofia, la scienza, l'arte, la psicanalisi, la teologia, l'antropologia, la spiritualita', la poesia, incontri tesi ad illuminare l'operante pensiero dei "nuovi profeti", come Raimon Panikkar, affinche' si possa risvegliare nel "qui e ora" la personale responsabilita' co-creativa. Con la creazione del progetto "Lo Spirito della parola" e' responsabile degli spettacoli teatrali in prima assoluta prodotti con Fondazione Arbor - Mille Gru - Spazio Studio - La Danza Immobile al teatro Filodrammatici di Milano "La tragedia del grande Inquisitore", "Il banchiere di Dio", "Milano Ictus", "Nati due volte". "I semi della gioia": una sua rubrica di riflessioni con i lettori per la pubblicazione l'AltraItalia"]
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
- Patrizia Gioia: Una presa di coscienza che la Pace e' un cammino, vivibile quotidianaemnte se per prima cosa sara' trasformata dentro noi la polarita' distruttiva in quella creativa. La Pace come moto al luogo e non stato in luogo, Pace come mito emergente che tutti accomuna nella costitutivita' delle differenze. Pace inseparabile dal Perdono: non piu' uccidere il padre ma perdonarlo, Perdono come atto che toglie il male fatto dal mondo. E' nel pluralismo, interiore ed esteriore, che vive la vera vita. Non l'Unita', ma l'Armonia e' il praticabile solidale, quotidianamente nuovo cammino.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?
- Patrizia Gioia: La "nonviolenza" mi piace piu' definirla "nuova innocenza", un nuovo modo di "essere umani". Una profondita' costitutiva dell'essere da ri-incontrare, dicendo no al rumore in cui ci stiamo perdendo per ritrovare la forza creativa e trasformativa del Silenzio. Ritrovarci in quella relazione inter-in-dipendente dove cosmo umano divino co-operano senza separazione, ne' gerarchia alcuna. Una realta' che ci fa "nodi della rete", responsabili e consapevoli che ogni cosa dipende anche da noi, perche' noi siamo le mani del destino. Non nuocere, essere "ritmo dell'Essere", dove la liberta' e' gioia senza potere alcuno. Molte parole "nuove" arrivano dal fecondo pensiero di Raimon Panikkar.
3. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A MIRI VITA
[Ringraziamo Miri (Mariarosa) Vita (per contatti: contatto at gattapelata.it) per questa intervista.
"Tenacemente attaccata a sorpassati modelli di onnipotenza creativa, ho inventato associazioni culturali, mondi inesistenti e velleitari, spettacoli di strada, laboratori, percorsi formativi. Ho anche scritto ricorsi al Presidente della Repubblica e molte raccomandate ad Enti Pubblici e Difensori Civici. Sono una dilettante, una casalinga, appunto, molto più preoccupata dell'appiattimento creativo che della pulizia della casa. Forse questa potrebbe essere la mia presentazione?". Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo per stralci la seguente scheda autobiografica: "Mariarosa (Miri) Vita. Sono nata a L'Aquila il 29 aprile 1947... Dal 1971-1972 ho tre figli. Mi occupo di politica del personale, e quindi di sperimentazione formativa dal 1974, a Milano (partecipazione alla gestione di un asilo nido antiautoritario, Movimento delle Comuni, collaborazione con il Centro Studi di Psicoterapia e Psicodinamica dell'Educazione). Dall'inverno 1976/77 inizio un'avventura in una/due case nelle montagne casentinesi, ovvero la ricerca della Terra Promessa attraverso ipotesi residenzial-creative diverse. Produco in seguito mostre, allestimenti, documenti, eventi teatrali e prodotti per il teatro in situazioni collettive diverse. Sono stata socia fondatrice dell'associazione culturale Anomalia (1982-1984) e dell'associazione Secolare (1985); ho gestito nel 1986 i programmi di animazione e cultura della cooperativa A.O.P. (Porta dei Fabbri, Bibbiena); sono presidente dell'associazione Gattapelata dalla data di costituzione (1987). Dal 1987 conduco il laboratorio di espressione teatrale Gattapelata, curo gli interventi teatrali dell'associazione, mi occupo della verifica ed elaborazione delle ipotesi di metodo proponendo dei percorsi espressivo-esplorativi a qualche piccolo gruppo. Ho organizzato e condotto laboratori teatrali e di manipolazione creativa, situazioni di gioco creativo, percorsi-laboratorio di arte natura, laboratori teatrali, allestimenti e interventi collettivi, su specifiche richieste di enti pubblici, scuole ed associazioni diverse. Con l'associazione Gattapelata ho realizzato due corsi di aggiornamento per insegnanti, un corso di formazione per operatori per l'handicap; ho partecipato come docente a corsi di formazione regionali per scenografi e per operatori culturali..."]
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
- Miri Vita: Un grande spettacolo di bellezza e coralita'. La testimonianza di intenzione e desiderio in tempi in cui sembrano perduti.
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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?
- Miri Vita: Spero che dopo un appiattimento - di colori e di slogan - emerga desiderio di presenza creativa, oppure l'espressione di un lutto sofferto.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
- Miri Vita: Mi sembra troppo confinata (blog, riviste, piccoli gruppi ristretti, poche manifestazioni - talvolta poco innovative).
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
- Miri Vita: Credo ci sia bisogno di sentirsi parte di un movimento, e di avere un appoggio organizzativo. Se poi la gente fosse come io la immagino, avrebbe bisogno di sentire linguaggi emotivi che la mettono in contatto con se'.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
- Miri Vita: Purtroppo il "significativo" sottintende sempre grande numero di fruitori (attivi o passivi che siano). Mi piacerebbe molto invece che il significativo accadesse in modo capillare, personale, giocoso. Occorrerebbe essere - capillarmente - in grado di sostenere esistenza e relazione. Sarebbe una grande rivoluzione, e divertente.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
- Miri Vita: Forse una raccolta di firme contro la violenza pubblicizzata dalle tv e dai videogiochi? E un servizio stampa efficace su giochi espressivi collettivi, scambi di vera comunicazione, manifestazioni teatrali-emotive, scrittura creativa, laboratori aperti?
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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?
- Miri Vita: Direi che nonviolenza, come parola, e' brutta. Ce ne sono forse di piu' interessanti nel lessico buddista, cristiano, mistico... Pero' un bel po' di gente si e' raccolta attorno a questa negazione (e, in questi tempi, non e' poco!). Tutti conosciamo la violenza, e sono tanti quelli che non ne vorrebbero piu' sapere di questo antica modalita' di gestione del conflitto. Ma come sempre, per "accostarsi" davvero al tema, serve il lavoro di gruppo, che costruisca linguaggio, percorsi. Puo' essere gruppo di buddisti, spiritualisti, di donne o di "nonviolenti". Ma occorre lavorarci, sulla violenza, non solo respingerla: riconoscerla in se', guardarla, giocarci a mosca cieca... Scovarla nelle coazioni consumiste e nei rituali ripetitivi, nelle collusioni nullificanti, nell'appiattimento creativo. In questo senso la logica nonviolenta potrebbe corrispondere al desiderio di vivere da viventi.
4. MATERIALI. ANCORA PER UNA DEFINIZIONE DEL CONCETTO DI NONVIOLENZA
[Riportiamo ancora una volta il seguente testo gia' molte volte riproposto sul nostro foglio]
I. Una premessa terminologica
Scriviamo la parola "nonviolenza" tutta attaccata, come ci ha insegnato Capitini, per distinguerla dalla locuzione "non violenza"; la locuzione "non violenza" significa semplicemente non fare la violenza; la parola "nonviolenza" significa combattere contro la violenza, nel modo piu' limpido e piu' intransigente.
Chiamiamo le persone che si accostano alla nonviolenza "amici della nonviolenza" e non "nonviolenti", perche' nessuno puo' dire di essere "nonviolento", siamo tutti impastati di bene e di male, di luci e di ombre, e' amica della nonviolenza la persona che rigorosamente opponendosi alla violenza cerca di muovere verso altre piu' alte contraddizioni, verso altri piu' umani conflitti, con l'intento di umanizzare l'agire, di riconoscere l'umanita' di tutti.
Con la parola "nonviolenza" traduciamo ed unifichiamo due distinti e intrecciati concetti gandhiani: "ahimsa" e "satyagraha". Sono due parole densissime che hanno un campo semantico vastissimo ed implicano una concettualizzazione ricca e preziosa.
Poiche' qui stiamo cercando di esprimerci sinteticamente diciamo che ahimsa designa l'opposizione alla violenza, e' il contrario della violenza, ovvero la lotta contro la violenza; ma e' anche la conquista dell'armonia, il fermo ristare, consistere nel vero e nel giusto; e' il non nuocere agli altri (ne' con atti ne' con omissioni), e quindi innocenza, l'in-nocenza nel senso forte dell'etimo. Ahimsa infatti si compone del prefisso "a" privativo, che nega quanto segue, e il tema "himsa" che potremmo tradurre con "violenza", ma anche con "sforzo", "squilibrio", "frattura", "rottura dell'armonia", "scissura dell'unita'"; in quanto opposizione alla lacerazione di cio' che deve restare unito, l'ahimsa e' dunque anche ricomposizione della comunita', riconciliazione.
Satyagraha e' termine ancora piu' denso e complesso: tradotto solitamente con la locuzione "forza della verita'" puo' esser tradotto altrettanto correttamente in molti altri modi: accostamento all'essere (o all'Essere, se si preferisce), fedelta' al vero e quindi al buono e al giusto, contatto con l'eterno (ovvero con cio' che non muta, che vale sempre), adesione al bene, amore come forza coesiva, ed in altri modi ancora: e' bella la definizione della nonviolenza che da' Martin Luther King, che e' anche un'eccellente traduzione di satyagraha: "la forza dell'amore"; ed e' bella la definizione di Albert Schweitzer: "rispetto per la vita", che e' anch'essa un'ottima traduzione di satyagraha. Anche satyagraha e' una parola composta: da un primo elemento, "satya", che e' a sua volta derivato dalla decisiva parola-radice "sat", e da "agraha". "Agraha" potremmo tradurla contatto, adesione, forza che unisce, armonia che da' saldezza, vicinanza; e' la forza nel senso del detto "l'unione fa la forza", e' la "forza di attrazione" (cioe' l'amore); e' cio' che unisce in contrapposizione a cio' che disgrega ed annichilisce. "Satya" viene tradotto per solito con "verita'", ed e' traduzione corretta, ma con uguale correttezza si potrebbe tradurre in modi molto diversi, poiche' satya e' sostantivazione qualificativa desunta da sat, che designa l'essere, il sommo bene, che e' quindi anche sommo vero, che e' anche (per chi aderisce a fedi religiose) l'Essere, Dio. Come si vede siamo in presenza di un concetto il cui campo di significati e' vastissimo.
Con la sola parola nonviolenza traduciamo insieme, e quindi unifichiamo, ahimsa e satyagraha. Ognun vede come si tratti di un concetto di una complessita' straordinaria, tutto l'opposto delle interpretazioni banalizzanti e caricaturali correnti sulle bocche e nelle menti di chi presume di tutto sapere solo perche' nulla desidera capire.
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II. Ma cosa e' questa nonviolenza? lotta come umanizzazione
La nonviolenza e' lotta come amore, ovvero conflitto, suscitamento e gestione del conflitto, inteso sempre come comunicazione, dialogo, processo di riconoscimento di umanita'. La nonviolenza e' lotta o non e' nulla; essa vive solo nel suo incessante contrapporsi alla violenza.
Ed insieme e' quella specifica, peculiare forma di lotta che vuole non solo vincere, ma con-vincere, vincere insieme (Vinoba conio' il motto, stupendo, "vittoria al mondo"; un motto dei militanti afroamericani dice all'incirca lo stesso: "potere al popolo"); la nonviolenza e' quella specifica forma di lotta il cui fine e' il riconoscimento di umanita' di tutti gli esseri umani: e' lotta di liberazione che include tra i soggetti da liberare gli stessi oppressori contro il cui agire si solleva a combattere.
Essa e' dunque eminentemente responsabilita': rispondere all'appello dell'altro, del volto muto e sofferente dell'altro. E' la responsabilita' di ognuno per l'umanita' intera e per il mondo.
Ed essendo responsabilita' e' anche sempre nonmenzogna: amore della verita' come amore per l'altra persona la cui dignita' di essere senziente e pensante, quindi capace di comprendere, non deve essere violata (e mentire e' violare la dignita' altrui in cio' che tutti abbiamo di piu' caro: la nostra capacita' di capire).
Non e' dunque una ideologia ma un appello, non un dogma ma una prassi.
Ed essendo una prassi, ovvero un agire concreto e processuale, si da' sempre in situazioni e dinamiche dialettiche e contestuali, e giammai in astratto.
Non esiste una nonviolenza meramente teorica, poiche' la teoria nonviolenta e' sempre e solo la riflessione e l'autocoscienza della nonviolenza come prassi. La nonviolenza o e' in cammino, vale da dire lotta nel suo farsi, o semplicemente non e'.
Esistono tante visioni e interpretazioni della nonviolenza quanti sono i movimenti storici e le singole persone che si accostano ad essa e che ad essa accostandosi la fanno vivere, poiche' la nonviolenza vive solo nel conflitto e quindi nelle concrete esperienze e riflessioni delle donne e degli uomini in lotta per l'umanita'.
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III. Tante visioni della nonviolenza quante sono le persone che ad essa si accostano
Ogni persona che alla nonviolenza si accosta da' alla sua tradizione un apporto originale, un contributo creativo, un inveramento nuovo e ulteriore, e cosi' ogni amica e ogni amico della nonviolenza ne da' una interpretazione propria e diversa dalle altre. Lo sapeva bene anche Mohandas Gandhi che defini' le sue esperienze come semplici "esperimenti con la verita'", non dogmi, non procedure definite e routinarie, non ricette preconfezionate, ma esperimenti: ricerca ed apertura.
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IV. La nonviolenza come insieme di insiemi
Io che scrivo queste righe propendo per proporre questa definizione della nonviolenza cosi' come a me pare di intenderla e praticarla: la nonviolenza e' cosa complessa, un insieme di insiemi, aperto e inconcluso.
1. E' un insieme di concetti e scelte logico-assiologici, ovvero di criteri per l'azione: da questo punto di vista ad esempio la nonviolenza e' quell'insieme di scelte morali che potremmo condensare nella formula del "principio responsabilita'" in cui ha un ruolo cruciale la scelta della coerenza tra i mezzi e i fini (secondo la celebre metafora gandhiana: tra i mezzi e i fini vi e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta).
2. E' un insieme di tecniche interpretative (il riconoscimento dell'altro, ergo il rifiuto del totalitarismo, della cancellazione o della sopraffazione del diverso da se'), deliberative (per prendere le decisioni senza escludere alcuno) ed operative (per l'azione di trasformazione delle relazioni: interpersonali, sociali, politiche); come esempio di tecnica deliberativa nonviolenta potremmo citare il metodo del consenso; come esempio di tecniche operative potremmo citare dallo sciopero a centinaia di altre forme di lotta cui ogni giorno qualcuna se ne aggiunge per la creativita' di chi contro la violenza ovunque si batte.
3. E' un insieme di strategie: e ad esempio una di esse risorse strategiche consiste nell'interpretazione del potere come sempre retto da due pilastri: la forza e il consenso; dal che deriva che si puo' sempre negare il consenso e cosi', attraverso la noncollaborazione, contrastare anche il potere piu' forte.
4. E' un insieme di progettualita' (di convivenza, sociali, politiche): significativo ad esempio e' il concetto capitiniano di "omnicrazia", ovvero: il potere di tutti. La nonviolenza come potere di tutti, concetto di una ricchezza e complessita' straordinarie, dalle decisive conseguenze sul nostro agire.
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V. Un'insistenza
Insistiamo su questo concetto della nonviolenza come insieme di insiemi, poiche' spesso molti equivoci nascono proprio da una visione riduzionista e stereotipata; ad esempio, e' certo sempre buona cosa fare uso di tecniche nonviolente anziche' di tecniche violente, ma il mero uso di tecniche nonviolente non basta a qualificare come nonviolenta un'azione o una proposta: anche i nazisti prima della presa del potere fecero uso anche di tecniche nonviolente.
Un insieme di insiemi, complesso ed aperto.
Un agire concreto e sperimentale e non un'ideologia sistematica e astratta.
Un portare ed agire il conflitto come prassi di umanizzazione, di riconoscimento e liberazione dell'umanita' di tutti gli esseri umani; come responsabilita' verso tutte le creature.
La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' questo cammino. Il cammino vieppiu' autocosciente dell'umanita' sofferente in lotta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
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VI. Una grande esperienza e speranza storica
Non patrimonio di pochi, la nonviolenza si e' incarnata in grandi esperienze e speranze storiche, due sopra tutte: la Resistenza, e il movimento delle donne; ed e' il movimento delle donne, la prassi nonviolenta del movimento delle donne, la decisiva soggettivita' autocosciente portatrice di speranza e futuro qui e adesso, in un mondo sempre piu' minacciato dalla catastrofe e dall'annichilimento della civilta' umana.
5. INIZIATIVE. TAVOLA DELLA PACE, MOVIMENTO NONVIOLENTO: APPELLO PER LA MARCIA PERUGIA-ASSISI DEL 25 SETTEMBRE 2011
[Riproponiamo il seguente appello.
Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' ancora quella a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori, Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); ma notevole ed oggi imprescindibile e' anche la recente antologia degli scritti a cura di Mario Martini, Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004, 2007; delle singole opere capitiniane sono state recentemente ripubblicate: Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989, Edizioni dell'asino, Roma 2009; Elementi di un'esperienza religiosa, Cappelli, Bologna 1990; Colloquio corale, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2005; L'atto di educare, Armando Editore, Roma 2010; cfr. inoltre la raccolta di scritti autobiografici Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; La religione dell'educazione, La Meridiana, Molfetta 2008; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Piu' recente e' la pubblicazione di alcuni carteggi particolarmente rilevanti: Aldo Capitini, Walter Binni, Lettere 1931-1968, Carocci, Roma 2007; Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008; Aldo Capitini, Guido Calogero, Lettere 1936-1968, Carocci, Roma 2009. Opere su Aldo Capitini: a) per la bibliografia: Fondazione Centro studi Aldo Capitini, Bibliografia di scritti su Aldo Capitini, a cura di Laura Zazzerini, Volumnia Editrice, Perugia 2007; Caterina Foppa Pedretti, Bibliografia primaria e secondaria di Aldo Capitini, Vita e Pensiero, Milano 2007; segnaliamo anche che la gia' citata bibliografia essenziale degli scritti di Aldo Capitini pubblicati dal 1926 al 1973, a cura di Aldo Stella, pubblicata in Il messaggio di Aldo Capitini, cit., abbiamo recentemente ripubblicato in "Coi piedi per terra" n. 298 del 20 luglio 2010; b) per la critica e la documentazione: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Mario Martini (a cura di), Aldo Capitini libero religioso rivoluzionario nonviolento. Atti del Convegno, Comune di Perugia - Fondazione Aldo Capitini, Perugia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Gian Biagio Furiozzi (a cura di), Aldo Capitini tra socialismo e liberalismo, Franco Angeli, Milano 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; Maurizio Cavicchi, Aldo Capitini. Un itinerario di vita e di pensiero, Lacaita, Manduria 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; Alarico Mariani Marini, Eligio Resta, Marciare per la pace. Il mondo nonviolento di Aldo Capitini, Plus, Pisa 2007; Maura Caracciolo, Aldo Capitini e Giorgio La Pira. Profeti di pace sul sentiero di Isaia, Milella, Lecce 2008; Mario Martini, Franca Bolotti (a cura di), Capitini incontra i giovani, Morlacchi, Perugia 2009; Giuseppe Moscati (a cura di), Il pensiero e le opere di Aldo Capitini nella coscienza delle giovani generazioni, Levante, Bari 2010; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; e Amoreno Martellini, Fiori nei cannoni. Nonviolenza e antimilitarismo nell'Italia del Novecento, Donzelli, Roma 2006; c) per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato ed i volumi bibliografici segnalati sopra; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org]
A 50 anni dalla prima Marcia organizzata da Aldo Capitini il 24 settembre 1961, domenica 25 settembre 2011 si svolgera' la Marcia Perugia-Assisi per la pace e la fratellanza dei popoli.
Perugia, ore 9, Giardini del Frontone
Assisi, ore 15, Rocca Maggiore.
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Vieni anche tu.
"Un solo essere, purche' sia intimamente persuaso, sereno e costante, puo' fare moltissimo, puo' mutare situazioni consolidate da secoli, far crollare un vecchiume formatosi per violenza e vile silenzio" (Aldo Capitini,1966)
Ci sono persone che meritano la tua e la nostra attenzione. Giovani che non riescono a trovare un lavoro, altri che vivono nella precarieta', ragazze e ragazzi che non si possono permettere di studiare, persone che si sentono uno zero perche' nessuno le ha mai valorizzate, gente intimidita e ricattata dalle mafie e dalla criminalita' organizzata, famiglie che faticano ad arrivare alla terza settimana, gente senza casa, persone che pagano le tasse nel nostro paese a cui neghiamo i diritti di cittadinanza, operai che muoiono sul lavoro, anziani soli e abbandonati, giovani che perdono la vita per difendere i diritti umani, bambini strappati all'infanzia e alle proprie famiglie, donne violentate, abusate e sfruttate, persone terrorizzate dalla guerra e dalla violenza, gente che muore ammazzata in carcere, altra che muore nel deserto o nel Mediterraneo cercando di sfuggire alla guerra, alle persecuzioni e alla miseria. Ci sono donne, bambini e uomini a cui non viene nemmeno riconosciuta la dignita' di esseri umani, che sopravvivono in condizioni drammatiche senza pace ne' giustizia.
Per loro e con loro, in nome di tutte le vittime e dei loro familiari, della dignita' e dei diritti di ogni persona, ti invitiamo a marciare per la pace e la fratellanza dei popoli il 25 settembre 2011 da Perugia ad Assisi, lungo la strada tracciata cinquant'anni fa da Aldo Capitini.
Ti invitiamo a camminare insieme perche', come tanti giovani del Mediterraneo e dell'Europa, sentiamo un bisogno forte di cambiamento. Dentro e fuori dal nostro paese ci sono situazioni croniche d'ingiustizia, di poverta', di violenza e di sofferenza che non possono piu' essere tollerate. Siamo indignati e preoccupati, perche' sappiamo che se le cose non cambiano, i rischi e i pericoli diventeranno sempre piu' grandi e noi diventeremo sempre piu' poveri, si moltiplicheranno le guerre, sprofonderemo sempre di piu' nell'incertezza e nella barbarie, aumenteranno le tensioni, gli scontri, la collera, le rivolte e la violenza.
Ti invitiamo a camminare insieme perche' liberta' vuol dire piu' responsabilita' e partecipazione di ciascuno. E, se vogliamo provocare un nuovo futuro, dobbiamo superare ogni forma d'indifferenza, di individualismo, di inerzia e di rassegnazione. Ognuno di noi deve stare dentro la storia da protagonista, con la propria coscienza, sensibilita' e responsabilita'.
Ti invitiamo a camminare insieme per rimettere al centro della nostra societa' i valori della nonviolenza, della giustizia, della liberta', della pace, dei diritti umani, della responsabilita' e della speranza, perche' vogliamo riscoprirne il significato autentico, per costruire insieme una nuova cultura, per dire basta alla manipolazione e allo stravolgimento delle parole, perche' la guerra e' guerra anche quando la si chiama in altro modo e le ingiustizie restano ingiustizie anche quando sono coperte dalle menzogne e dal silenzio mediatico, perche' vogliamo una Rai e un'informazione di pace.
Ti invitiamo a camminare insieme perche' vogliamo dire forte e chiaro ai rappresentanti di tutte le istituzioni che a ciascuno di questi valori debbono corrispondere azioni politiche concrete, un'agenda politica che parte dai quartieri dove viviamo fino all'Europa e all'Onu, che la Costituzione, la Dichiarazione Universale dei diritti umani e la Carta dei Diritti dell'Unione Europea non sono belle parole ma la bussola da seguire per uscire in tempo da questa gravissima condizione.
Ti invitiamo a camminare insieme perche', nel 150mo anniversario dell'Unita' d'Italia, vogliamo difendere e attuare la nostra Costituzione e ricordare a tutti che "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".
Ti invitiamo a camminare ancora una volta insieme, come fece Aldo Capitini nel 1961 e come in questi cinquant'anni abbiamo rifatto tante volte, perche' crediamo nella nonviolenza come metodo e stile di vita, strada maestra per contrastare ogni forma d'ingiustizia, perche' crediamo che la nonviolenza sia "per l'Italia e per tutti via di uscita dalla difesa di posizioni insufficienti, strumento di liberazione, prova suprema di amore, varco a uomo, societa' e realta' migliori".
Negli ultimi decenni sono gia' state sprecate tantissime opportunita' e risorse. Ma quello che ieri era desiderabile oggi e' diventato necessario e urgente. Per questo c'e' bisogno di una tua e nostra diversa assunzione di responsabilita'.
Entra a far parte della soluzione. Vieni, domenica 25 settembre 2011, alla Marcia Perugia-Assisi per la pace e la fratellanza dei popoli.
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Nell'idea di "fratellanza dei popoli" si riassumono molte delle scelte urgenti che dobbiamo fare per superare la crisi che stiamo vivendo: riscoprire la nostra umanita', mettere le persone al centro dell'economia e non piu' il contrario, riconoscere i diritti dei piu' poveri e dei piu' deboli e non continuare a calpestarli, gestire l'accoglienza e non i respingimenti, batterci contro le poverta' e le disuguaglianze sociali e non piu' aumentarle, investire sui giovani e non disperdere la nostra principale ricchezza, ridare piena dignita' al lavoro e ai lavoratori di tutto il mondo e non peggiorare le loro condizioni, investire sull'educazione, sulla cultura e sulla formazione e non tagliare le opportunita' del nostro futuro, difendere il pluralismo, il diritto e la liberta' d'informazione, cambiare i nostri consumi e stili di vita personali e collettivi smettendo di distruggere e sprecare i beni comuni, ripudiare davvero la guerra e la sua preparazione, tagliare le spese militari, costruire l'Europa dei cittadini e la Comunita' del Mediterraneo, democratizzare e rafforzare l'Onu, mettere fine al traffico delle armi e impegnarci a costruire la pace in Medio Oriente, nel Mediterraneo, in Africa e nel resto del mondo, fermare il cambiamento climatico, rompere la schiavitu' dai combustibili fossili e proteggere l'ambiente, costruire le citta' dei diritti umani e non le cittadelle dell'odio e dell'esclusione, investire sulla societa' civile e sul volontariato, investire sulla cooperazione a tutti i livelli anziche' sulla competizione selvaggia, promuovere la globalizzazione dei diritti umani, della democrazia e della solidarieta' contro la violenza, le guerre, le mafie, la corruzione, la censura, gli egoismi, il razzismo e la paura.
"Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignita' e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza" (articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani).
Tavola della pace, Movimento Nonviolento
Perugia, 10 giugno 2010
Per adesioni, comunicazioni e informazioni: Tavola della Pace, via della viola 1, 06122 Perugia, tel. 0755736890, fax: 075/5739337, e-mail: segreteria at perlapace.it, sito: www.perlapace.it
6. DOCUMENTI. MOVIMENTO NONVIOLENTO: MOZIONE DEL POPOLO DELLA PACE: RIPUDIARE LA GUERRA, NON LA COSTITUZIONE
[Riproponiamo il seguente appello del Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org)]
Marcia per la pace e la fratellanza tra i popoli Perugia - Assisi, 25 settembre 2011
Mozione del popolo della pace: ripudiare la guerra, non la Costituzione
"Una marcia non e' fine a se stessa; continua negli animi, produce onde che vanno lontano, fa sorgere problemi, orientamenti, attivita'" Aldo Capitini (1962)
Quando Aldo Capitini scriveva queste parole a commento della "Marcia per la pace e la fratellanza tra i popoli" del 1961 era consapevole di aver aperto un varco nella storia del '900 attraverso il quale per la prima volta era entrato in scena ed aveva preso la parola, in prima persona, il "popolo della pace" che, convocato in una "Assemblea itinerante" partita da Perugia e giunta alla Rocca di Assisi, approvava la Mozione del popolo della pace.
Da quel settembre di 50 anni fa il popolo della pace non e' piu' uscito di scena e non ha piu' rinunciato al diritto alla parola. Molte altre volte si e' riconvocato in assemblea ed ha marciato da Perugia ad Assisi, ponendo problemi, indicando orientamenti, promuovendo attivita'.
L'onda prodotta dalla prima Marcia e' ora giunta fino a noi. Noi ci assumiamo la responsabilita' di convocare ancora il popolo della pace, non solo perche' c'e' da celebrare il suo cinquantesimo anniversario, ma soprattutto perche' e' necessario che esso faccia sentire ancora la sua voce, approvi oggi una nuova Mozione del popolo della pace. Faccia ancora sorgere problemi, orientamenti, attivita'.
Il problema fondamentale che vuole far sorgere il popolo della pace, nel 50mo anniversario della prima Marcia per la pace e nel 150mo anniversario dell'Unita' d'Italia, e' il rispetto integrale della Costituzione della Repubblica italiana.
La Costituzione e' da tempo sotto attacco sotto molteplici aspetti, ma sotto uno in particolare e' gia' profondamente e dolorosamente lacerata, anzi ripudiata. I padri costituenti hanno accuratamente selezionato le parole con le quali scrivere il Patto fondativo della nazione e solo nei confronti della guerra hanno usato, all'articolo 11, il verbo "ripudiare" - che vuol dire rinnegare, sconfessare, respingere - non solo "come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli", ma anche "come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". Da tempo ormai, attraverso l'artificio retorico dell'"intervento umanitario", e' invece questo articolo della Costituzione ad essere stato ripudiato (rinnegato, sconfessato, respinto) e la guerra e' tornata ad essere strumento e mezzo accettato, preparato e utilizzato. Inoltre la preparazione di questo mezzo risucchia la parte piu' consistente della spesa pubblica che non puo' essere utilizzata ne' per garantire i diritti sociali affermati dalla stessa Costituzione, ne' per costruire e sperimentare altri mezzi di risoluzione delle controversie internazionali coerenti con la lettera e lo spirito della Costituzione.
Questo e' il problema fondamentale che pone il popolo della pace e riguarda le basi stesse del nostro ordinamento democratico, del nostro patto civile nazionale: occorre ripudiare la guerra, non la Costituzione.
Il popolo della pace non si limita a denunciare il problema, ma indica un orientamento per la sua soluzione: la nonviolenza. Che non e' principio astratto ma concreta ricerca di mezzi alternativi alla violenza e alla guerra.
Mentre i padri costituenti sanciscono il ripudio della guerra come "mezzo" di risoluzione delle controversie, i padri e le madri della nonviolenza si concentrano proprio sulla ricerca dei "mezzi" per affrontare e trasformare positivamente i conflitti. "Nella grossa questione del rapporto tra il mezzo e il fine, la nonviolenza porta il suo contributo in quanto indica che il fine della pace non puo' realizzarsi attraverso la vecchia legge 'Se vuoi la pace, prepara la guerra', ma attraverso un'altra legge: 'Durante la pace prepara la pace'", scrive Aldo Capitini. Perche', come spiega Gandhi, "tra mezzo e fine vi e' lo stesso inviolabile nesso che c'e' tra seme e albero".
L'orientamento che indica il popolo della pace e' di investire le risorse pubbliche non piu' per le ingenti, e sempre crescenti, spese militari e per armamenti, ma per ricercare, promuovere e sperimentare efficaci strumenti e mezzi di pace. Sia sul piano culturale di una diffusa educazione alla pace e alla nonviolenza, volta a rivitalizzare sentimenti di responsabilita' individuale, di partecipazione democratica, di apertura alla convivenza. Sia sul piano dell'organizzazione sociale, economica ed energetica fondata sulla sostenibilita', la semplicita', i beni comuni. Sia sul piano dell'approntamento degli strumenti non armati per gli interventi veri e propri nelle situazioni di oppressione e di conflitto, interni e internazionali.
Nel porre il problema del ripudio della guerra, e non della Costituzione, nell'indicare l'orientamento alla nonviolenza e ai mezzi non armati per la risoluzione dei conflitti, il popolo della pace promuove le attivita' e le campagne necessarie: il disarmo e la costituzione dei corpi civili di pace.
La guerra, comunque aggettivata - umanitaria, preventiva, giusta, chirurgica ecc. - e' un costo insostenibile sia in termini di vite umane e sofferenze per le popolazioni, sia in termini di tenuta del patto democratico, sia in termini di bilanci economici. Mentre tutti i settori della spesa pubblica subiscono pesanti e continue contrazioni, mentre i settori produttivi risentono delle crisi finanziarie internazionali, solo il settore delle spesa pubblica militare lievita incessantemente e solo il settore dell'industria degli armamenti diventa piu' florido. In questo preparare quotidianamente, ed economicamente, il mezzo della guerra, la Costituzione e' gia' ripudiata. L'invio dei bombardieri ne e' solo la tragica ma inevitabile conseguenza. Percio' la condizione preliminare e necessaria per il ripudio della guerra e' il disarmo. In tempo di crisi, l'invito del presidente Pertini e' sempre piu' attuale: "Svuotare gli arsenali e riempire i granai": questa e' la prima attivita'.
La seconda attivita' e' darsi i mezzi e gli strumenti necessari per intervenire all'interno dei conflitti, come prevedono sia la Costituzione italiana che la Carta delle Nazioni Unite, ossia costituire i Corpi Civili di Pace nazionali e internazionali. Dotare il nostro Paese, e orientare in questo senso le Organizzazioni internazionali, di Forze disarmate costituite da personale formato ed equipaggiato, presente nei luoghi dei conflitti prima che questi degenerino in guerra. Corpi civili esperti nella complessa ma indispensabile arte della prevenzione, mediazione, interposizione e riconcliazione tra le parti.
Significa costruire un nuovo ordine internazionale fondato sulla nonviolenza. Se poi tutti gli interventi civili messi in campo, fino in fondo, all'interno di un conflitto non saranno stati efficaci e sara' necessario un intervento, limitato e circoscritto, di una forza armata, sara' compito della Polizia internazionale al servizio delle Nazioni Unite. La quale, come tutte le polizie, non fara' guerre e bombardamenti ma separera' i contendenti, neutralizzando i soggetti piu' violenti e arrestando chi si rende responsabile di crimini.
Per il popolo della pace questo e' il nuovo varco da aprire oggi nella storia.
Questa la sua mozione: ripudiare la guerra, non la Costituzione.
Per questo marcera' ancora una volta da Perugia ad Assisi
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Il Movimento Nonviolento
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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
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Numero 261 del 21 agosto 2011
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