Telegrammi. 651



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 651 del 18 agosto 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Mao Valpiana: Per Marco Baleani

2. Pasquale Pugliese: Per Marco Baleani

3. Daniele Lugli: Per Marco Baleani

4. La nonviolenza e' lotta degli oppressi

5. Sei mesi di massacri della Nato

6. Sette domande a Silvia Berruto

7. Sette domande a Pasquale Pugliese

8. Giulio Vittorangeli: Crisi e alternativa

9. La "Carta" del Movimento Nonviolento

10. Per saperne di piu'

 

1. LUTTI. MAO VALPIANA: PER MARCO BALEANI

[Da Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org), riceviamo e diffondiamo questo ed i seguenti due messaggi. Ci associamo al cordoglio, Marco era un caro amico anche di chi redige questo notiziario (di lui si veda anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 363)]

 

Piangiamo la morte di Marco Baleani.

Membro del comitato di coordinamento e responsabile del centro di Gubbio del Movimento Nonviolento. Amico della nonviolenza, persona di grande profondita', sensibilita', coerenza, generosita'.

Con la moglie Paola e i figli Benedetta e Giovannino ha costruito un'esemplare famiglia, dalla quale la malattia l'ha strappato troppo presto.

Il suo ultimo progetto, per il Movimento Nonviolento, riguardava la marcia Perugia-Assisi; Marco ha proposto che l'avvio simbolico avvenga sulla tomba di Aldo Capitini nel cimitero di Perugia, per rendere omaggio e trarre ispirazione. Cosi' sara'.

 

2. PASQUALE PUGLIESE: PER MARCO BALEANI

 

La tua presenza era un'aggiunta essenziale.

 

Hai allargato l'Umbria nonviolenta

aggiungendo Gubbio a Perugia ed Assisi.

Hai allungato la Marcia della Pace,

accompagnandoci a scavallare le montagne verso il paese del lupo.

 

Preparandoci a marciare insieme, ancora una volta,

celebrando mezzo secolo di marce,

la tua serena, sofferente vitalita' progettava un saluto ad Aldo.

Lui, come te, "libero religioso rivoluzionario nonviolento".

 

Passeremo a salutarlo

e passeremo a salutare anche te.

 

Perche' la tua compresenza e' un'aggiunta essenziale.

 

3. DANIELE LUGLI: PER MARCO BALEANI

 

Il momento piu' intimo e profondo di vicinanza ad Aldo Capitini, nel cinquantesimo della marcia da lui promossa, l'aveva pensato Marco Baleani. Il pomeriggio prima della marcia ci saremmo raccolti, noi del Movimento, senza alcuna pubblicita' presso la tomba di Aldo. Marco l'avrebbe pulita con l'accuratezza che gli conosciamo.

Marco e' morto stamattina. Il male, che aveva scavato il suo corpo cosi' bello e forte, ha compiuto la sua opera.

E' una perdita grave per la cara moglie e per i figli giovinetti. E' una perdita per chi l'ha conosciuto. Conoscerlo era volergli bene. E' una perdita per chi non ha conosciuto la sua forza mite, la sua calda accoglienza, la sua amicizia profonda.

Diceva Capitini che nessuno puo' dirsi nonviolento ma al piu' "amico della nonviolenza". Io sono stato e sono al massimo un amico delle amiche e degli amici della nonviolenza. Ho imparato pero' a riconoscerli bene. E Marco era uno straordinario ed intimo amico della nonviolenza. Lo caratterizzavano l'eccezionale apertura, l'aggiunta che portava di familiarita' e tensione verso un concreto operare, l'impegno contro l'ingiustizia e per mutare tutta una realta' inadeguata.

Anche il suo vegetarianesimo rigoroso - "ma non mangi nemmeno i funghi?" chiedevo incredulo - era un suo modo per nulla ostentato di rispetto del vivente.

Marco e' stato un dono. E' un dono che continua in modo misterioso a collaborare con noi nella compresenza, direbbe Capitini. Ne abbiamo bisogno, molto bisogno. Di quanto ha fatto, fa e fara' lo ringraziamo.

Mao sara' a Gubbio per tutti noi e per tutti noi salutera' Marco e abbraccera' Paola, Benedetta e Giovanni.

 

4. EDITORIALE. LA NONVIOLENZA E' LOTTA DEGLI OPPRESSI

 

La nonviolenza e' lotta degli oppressi

contro il potere che li opprime fuori

e non di meno dentro di lor stessi.

E' resistenza agli inganni e agli orrori,

 

rivelazione di conflitti e nessi,

ripudio d'odio e costruzion di amori

nel farsi di dialettici processi

nel contrastar tutti i persecutori.

 

Reale movimento che abolisce

l'iniquita' presente, la violenza

che sfrutta e opprime, artiglia ed esaurisce

 

l'umanita' e il mondo. E' la coscienza

che nel suo farsi prassi concepisce

e invera liberta' ed intelligenza.

 

5. EDITORIALE. SEI MESI DI MASSACRI DELLA NATO

 

Sei mesi di massacri della Nato

sul popolo di Libia, disumani

sei mesi di ritorno a quel passato

di Mussolini e Volpi, di Graziani

 

e di Badoglio, del vile e spietato

fascismo genocida. Quei lontani

incubi son tornati, e quel burrato,

di ferro e fuoco orribili uragani.

 

E non c'e' antifascista che si oppone?

E non c'e' umanita' che vi resiste?

Non hai in Italia piu' buone persone

 

sdegnate di queste stragi razziste?

Non provan gli italiani repulsione

per queste infami imprese neonaziste?

 

6. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A SILVIA BERRUTO

[Ringraziamo Silvia Berruto (per contatti: s.berruto at gmail.com) per questa intervista.

Silvia  Berruto, fotoreporter e giornalista freelance aderente a "Giornalisti contro il razzismo", operatrice culturale, amica della nonviolenza, e' impegnata nell'associazionismo democratico, nel giornalismo d'impegno civile, in molte iniziative di pace, di solidarieta', per la nonviolenza; cfr. anche i siti: http://silviaberruto.wordpress.com e www.liberostile.blogspot.com Si veda anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 356, da cui riprendiamo la seguente breve notizia autobiografica: "Sono nata a Brescia nel 1961. Ho insegnato alcuni anni e sono stata cooperatrice sociale. Sono fotoreporter e giornalista freelance con specializzazione nel reportage sociale. Appartengo all'Associazione nazionale fotografi professionisti Tau Visual Milano, all'Ordine dei Giornalisti della Valle d'Aosta, e sono aderente a Giornalisti contro il razzismo (www.giornalismi.info/mediarom/). Il mio sito e': http://silviaberruto.wordpress.com e sono ricercatrice in ambito storico-fotografico, studio nonviolenza, o almeno ci provo. Sono ideatrice e progettista. Tra i progetti culturali piu' importanti, rinvio al mio blog e su internet. Vedere "Collettivamente Memoria (2008, 2009, 2010) e "MDS - Matti da slegare" 2009. Dal 2008 sono giornalista contro il razzismo e mi do da fare perche' altre/i si aggreghino"]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Silvia Berruto: La prima Marcia Perugia-Assisi, per la pace e la fratellanza dei popoli, del 24 settembre 1961, e' stata un unicum. Fatto irripetibile per il portato, di rottura, culturale, sociale e politico e per il contesto storico, la marcia ha rappresentato un modello, poi variamente interpretato, e un punto di riferimento per molte e per molti, non solo e non necessariamente attivisti o studiosi. 30.000 persone marciarono con le associazioni democratiche, con i sindacati, con donne e uomini di cultura, che dal basso parteciparono ad una manifestazione della quale Aldo Capitini ebbe a dire: "Questa marcia era necessaria ed altre marce saranno necessarie nel nostro e negli altri paesi, per porre fine ai pericoli della guerra, liberare i popoli dai mali dell'imperialismo, del colonialismo, del razzismo e dello sfruttamento economico". La mozione conclusiva riassunse con chiarezza gli obiettivi della marcia: cessazione degli esperimenti nucleari di ogni genere, disarmo universale, aiuto reciproco tra i popoli, alleanza di tutti gli uomini che volevano la pace. Per dire no alla guerra "senza se e senza ma", come si direbbe oggi, per dire "No alla morte" come affermo' allora Guido Piovene. Ragione e occasione per la base per riflettere su contenuti, modi, tempi e stili per un attivismo allargato e consapevole delle proprie capacita' di autodeterminazione: allora come ora. Ora, come allora per coscientizzare, come disse allora Renato Guttuso: "Noi oggi siamo in grado di decidere del nostro destino".

*

- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Silvia Berruto: La proposta (della via) della nonviolenza. Dalla teoria (studio) all'azione (prassi). Il ripudio della guerra (l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana) e, contestualmente, la difesa della Costituzione della Repubblica Italiana e di molti trattati internazionali. Mentre scrivo e' stata approvata, in un'Italia commissariata, "la manovra delle manovre". Non ho ancora potuto leggere il testo integrale ma, in un clima di permanente ingiustizia e iniquita' a carico della popolazione che paghera', oltre al resto e ad ulteriori misure di economia non sostenibile, anche le incompetenze del governo italiano, non sembrerebbero essere stati previsti tagli alle spese militari.

*

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Silvia Berruto: Fatti. Non parole. Sono necessarie piu' azioni che parole. Pur in presenza di un buon apparato teorico, fatto di un know-how e di complementari percorsi collettivi di acculturazione, non seguiti, pero', da un progetto d'azione sistemico e trasversale, capace di coagulare una base allargata di attivisti in grado di portare a termine azioni ed iniziative nonviolente di massa, e' indispensabile, a mio avviso, una metodologia per l'evaluation e per una restituzione, intellettualmente onesta, dei progetti e delle azioni nonviolenti intrapresi. Sulla base di un'autocritica serrata, sempre intellettualmente onesta, si deve pensare ad allargarne la potenziale trasversalita' che potrebbe favorire una probabile maggiore visibilita'. La nonviolenza e', a mio avviso, un'utopia concreta che puo' essere e deve diventare sistemica.

*

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini?

- Silvia Berruto: Il Movimento Nonviolento non e' sufficientemente trasversale sul territorio. Non e' capillarmente e trasversalmente presente sul territorio italiano nella sua auspicabile funzione di catalizzatore, attore (e co-attore) e regista di azioni collettive. Duecento iscritti non rappresentano un numero sufficiente per un progetto di azioni e iniziative nonviolente permanenti. Mi pare che oggi il movimento sia troppo debole/esiguo per esprimere, ma soprattutto per agire, tutto il suo potenziale reale. Dovrebbe essere, a mio modo di vedere, piu' vicino agli ultimi e provare ad essere piu' criticamente e autocriticamente una presenza piu' determinata, dal basso. Al congresso nazionale del Movimento Nonviolento dell'ottobre 2010, svoltosi a Brescia, proprio mentre in citta' si stava consumando la tragedia della gru, nel gruppo di lavoro e di studio della sesta commissione "per una nuova convivenza nella citta' aperta" non si registrava neppure la presenza di un migrante. Non e' piu' tempo di parlare in nome e per conto di altri, e/o al loro posto. Nonviolenza significa anche promuovere un protagonismo reale ed un empowerment di tutte e di tutti, per tutte e per tutti: verso la realizzazione dell'utopia concreta dell'omnicrazia capitiniana. La critica che viene mossa al movimento, circa il suo atteggiamento un po' elitario, ovvero chiuso, mi pare pertinente. Penso allora che si debbano incentivare la comunicazione e l'informazione, non sufficientemente adeguate, la formazione, l'organizzazione, training collettivi per promuovere un'acculturazione e un'azione meno dilettantesche finalizzate ad una preparazione professionalizzante - teorico-pratica - all'azione nonviolenta di tutte le amiche e gli amici persuase e persuasi della nonviolenza.

*

- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Silvia Berruto: L'azione e il protagonismo delle donne di "Se non ora quando", le azioni nonviolente della popolazione resistente in Val di Susa, la lotta per i diritti dei migranti, la rete di un attivismo convinto in ripresa alla base della vittoria dei referendum. Le azioni nonviolente degli indignados (tra cui gli amici e resistenti di Spagna e del Cile) e dei resistenti di ogni dove. La rivoluzione nonviolenta islandese. Il gesto estremo di Mohamed Buazizi, tunisino, il 17 dicembre 2010, la cui morte diede il via alla resistenza e rivolta democratica che porto' alla caduta di Ben Ali'. La primavera araba e le lotte nonviolente per l'emancipazione del popolo. Il "Movimento 20 febbraio", il sito Lakome.com, il gesto estremo di Hamid Kanuni vessato dai poliziotti di Berkane... tra gli altri.

*

- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Silvia Berruto: Azioni allargate, condivise e concertate di resistenza collettiva. Dalla compartecipazione alle lotte della popolazione in Val di Susa, alle lotte dei migranti per i diritti fondamentali, alle lotte dei cittadini per la difesa dei diritti collettivi e dei beni comuni. A difesa dei diritti primari. Per il diritto al lavoro, all'istruzione, alla salute. In un atteggiamento di scelta di compassione. Glocalmente.

*

- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Silvia Berruto: La nonviolenza e' una scelta. Uno stile di vita. Implica capacita' di trasformazione creativa dei conflitti e l'abbandono di schemi che ripropongono assetti e posizioni di forza (l'esempio "maggiore-minore", come insegna Pat Patfoort), nel quotidiano. Una metodologia. All'insegna degli insegnamenti di Aldo Capitini fra i quali nonmenzogna e nonuccisione, e delle vie tracciate dagli altri maestri e compagni, amici e persuasi della nonviolenza tra i quali cito Danilo Dolci, don Milani, Johan Galtung, Pat Patfoort... Per una vita collettiva improntata alla semplicita' volontaria che permetta a tutte e tutti di vivere. E per la realizzazione dell'omnicrazia capitiniana.

 

7. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A PASQUALE PUGLIESE

[Ringraziamo Pasquale Pugliese (per contatti: puglipas at interfree.it) per questa intervista.

"Obiettore di coscienza e laureato il filososia con una tesi sul pensiero di Aldo Capitini, sono stato per diversi anni educatore in un progetto del Comune di Reggio Emilia, i Gruppi Educativi Territoriali. Ne sono poi diventato coordinatore pedagogico e supervisore. Oggi mi occupo di progettazione educativa e di politiche giovanili. Sono legato fin dai tempi dell'universita' al Movimento Nonviolento, per il quale in questo momento sono impegnato nel direttivo e nella segreteria nazionali. Collaboro  alla redazione di "Azione nonviolenta", per la quale ho anche seguito, per qualche anno, la rubrica "Educazione". A Reggio Emilia, dove vivo, dopo aver partecipato negli anni a molte reti, coordinamenti e campagne, sono tra i fondatori della Scuola di Pace, che seguo sia nel coordinamento che nel gruppo di lavoro su educazione e formazione (www.comune.re.it/scuoladipace). Sono, inoltre, formatore per la formazione generale dei volontari civili per conto del Comitato provinciale per il servizio civile di Reggio Emilia. Sul web curo un blog nel quale, man mano, inserisco articoli e interventi, pubblicati o svolti in seminari e contesti formativi (www.pasqualepugliese.blogspot.com) ed ho un profilo su facebook nel quale sono attivi buoni e informali contatti con molti amici di tutta Italia". Cfr. anche l'ampia intervista apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 267]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Pasquale Pugliese: La "Marcia della pace per la riconciliazione dei popoli" voluta da Aldo Capitini nel 1961 ha rappresentato, per il nostro Paese, l'ingresso sulla scena politica e culturale di un nuovo "soggetto della storia" (convocato da "un nucleo indipendente e pacifista integrale"), ossia di quel "popolo della pace" a nome del quale Capitini lesse, dalla Rocca di Assisi, la "mozione del popolo della pace". E' merito del Movimento Nonviolento - anch'esso voluto da Capitini come esisto politico della Marcia - aver proposto di marciare ancora, nel 1978 decennale della morte del fondatore, da Perugia ad Assisi. E cosi', grazie a quella "seconda", dare l'avvio al ciclo delle Marce come appuntamento centrale e periodico del "popolo della pace". La capacita' di attrazione politica e simbolica di questa azione corale, che si collega alla grandi marce nonviolente della storia a cominciare dalla gandhiana "Marcia del sale", e' man mano cresciuta nell'allargamento della partecipazione e nella costruzione della soggettivita' autonoma dai partiti del "popolo della pace" ma, a mio parere, ha progressivamente perso in nitidezza nell'indicarne gli obiettivi politici. Al punto che lo stesso Movimento Nonviolento (che dopo la "terza" del 1985 non aveva piu'' svolto un ruolo attivo di promozione dell'evento) ha ritenuto di convocare una "specifica" Marcia il 24 settembre del 2000, da Perugia ad Assisi, per ribadire il principio "Mai piu' eserciti e guerre". La Marcia del cinquantesimo anniversario, copromossa dalla Tavola della Pace e dal Movimento Nonviolento, dovrebbe recuperare la lucidita' e la lungimiranza della visione capitiniana, esitando una nuova "mozione del popolo della pace" che, come la prima, affermi dei "principi" e promuova delle "applicazioni concrete" che impegnino tutti i partecipanti.

*

- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Pasquale Pugliese: Scriveva Aldo Capitini nel 1962, ripensando un anno dopo all'esperienza della Marcia della pace, che "una marcia non e' fine a se stessa; continua negli animi, produce onde che vanno lontano, fa sorgere problemi, orientamenti, attivita'". Attualmente ci sono due documenti di convocazione della Marcia della pace: uno sottoscritto dalla Tavola della Pace e dal Movimento Nonviolento che richiama l'impegno dei giovani alla partecipazione, in questo momento di crisi dei valori e della politica, per essere "parte della soluzione"; un altro del Movimento fondato da Capitini che mette a fuoco come in questa fase della nostra storia sia in atto la violenta rottura del Patto di cittadinanza che lega gli italiani, che viene "ripudiato" attraverso la costante preparazione e l'uso continuo della guerra come "mezzo di risoluzione delle controversie internazionali", mentre la Costituzione sancisce, nell'undicesimo dei dodici articoli che la fondano, che e' proprio il mezzo della guerra a dover essere "ripudiato". Questa violazione e ribaltamento della lettera e dello spirito della Costituzione, oltre ad aver trascinato l'Italia in guerra oggi in Libia ed Afghanistan, ma prima in Iraq, nei Balcani, in Somalia... - con la complicita' di tutte le forze parlamentari -, costituisce anche la maggiore fonte di sperpero di risorse pubbliche inghiottite dalla piu'' alta, e sempre crescente, voce di spesa del bilancio dello Stato, quella militare. Al punto che l'Italia, pur declassata dalle agenzie internazionali "cani da guardia" della speculazione finanziaria, e' stabilmente tra i primi dieci paesi al mondo per spesa bellica. Al punto che, finanziaria dopo finanzaria, fasce sempre maggiori di cittadini italiani scivolano nella poverta', ma i governi acquistano fiammanti cacciabombardieri capaci di trasportare le armi nucleari. E uno solo di questi mostri, portatori di morte, costa quanto trecento asili nido! Legare la rottura bellica della Costituzione con l'assurdita' delle spese militari; collegare lo sperpero di risorse pubbliche nei sistemi d'arma, nelle missioni di guerra, nella "casta" dei militari, con la condizione di vita di milioni di persone a cui vengono imposti sacrifici sempre piu' pesanti; connettere questi temi con la nuova capacita' di mobilitazione dal basso dei cittadini manifestata nella "primavera italiana", sono "i problemi, gli orientamenti, le attivita'" che dovremmo far sorgere dalla Marcia della pace del prossimo 25 settembre. I segnali sono incoraggianti perche' sta crescendo la mobilitazione popolare in preparazione della Perugia-Assisi: sono stati costituiti molti comitati promotori locali e si stanno svolgendo tante iniziative territoriali in tutta la penisola. Se dovunque gli amici della nonviolenza presenti portano un contributo di chiarezza e d'impegno, questi temi possono davvero diventarne gli elementi caratterizzanti.

*

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Pasquale Pugliese: A me pare che vi sia un aumento della nonviolenza che viene dal basso a contrastare un aumento della violenza che viene dall'alto. La violenza che viene dall'alto e' crescente: c'e' la guerra che crea stragi tra chi riceve le bombe e vittime (dal punto di vista etico, civile, legale ed economico) tra chi le manda; c'e' un governo razzista e liberticida dei diritti dei migranti; c'e' un modello di sviluppo devastante per l'ecosistema; una finanza internazionale che "obbliga" a ricette economiche ultraliberiste; ci sono interi pezzi del nostro territorio governati direttamente dalle mafie... e si potrebbe continuare a lungo. E tuttavia, facendo un bilancio sullo "stato dell'arte" della nonviolenza, poco tempo fa, abbiamo condiviso un documento del Movimento Nonviolento che ricorda come "nei dieci anni che ci separano dal G8 di Genova c'e' stata un'importante avanzata della nonviolenza in Italia, sotto molti punti di vista: dalla rinuncia alla reazione violenta di fronte al massacro delle persone e della democrazia avvenuto in quei tragici giorni, alla lenta riorganizzazione di un movimento dal basso e sui territori capace di esercitare il 'potere di tutti'; dalla messa in campo di modalita' creative di comunicazione nonviolenta per i referendum, alla importante lotta esemplare e di popolo della Val di Susa". Nel documento, articolato in dieci punti, al quale rimando, questi e altri passaggi sono analizzati uno per uno. Mi sembra opportuno riportare qui l'ultimo punto, il decimo, che collega queste lotte alla prossima Marcia della pace: "Come accaduto dopo il G8 di Genova, i movimenti sono chiamati oggi a dare una nuova prova di maturita' e contemporaneamente a compiere un altro passo nel processo di nuova Liberazione popolare da questo regime in putrefazione. C'e' gia' un appuntamento per tutti i movimenti di lotta nonviolenti ed e' la Marcia per la pace e la riconciliazione tra i popoli, che quest'anno si svolge il 25 settembre, nel cinquantesimo anniversario della prima voluta da Aldo Capitini. Allora, per la prima volta dalla Liberazione il popolo della pace si mise in marcia, con responsabilita' e consapevolezza, entrando come un nuovo soggetto nella nostra storia. Da allora non ne sarebbe piu' uscito e gli stessi movimenti di lotta di questo decennio, anche nelle biografie di molti attivisti, derivano da quella storia. Oggi al popolo della pace, ancora in marcia da Perugia ad Assisi, tocca ancora il compito di fare sintesi di tutte le lotte nonviolente e di porsi come la vera alternativa, aperta e dal basso, alla violenza culturale, strutturale e repressiva di questo potere" ("Dalla Val di Susa al Decennale del G8 di Genova. Dieci punti per una riflessione sulla nonviolenza nei conflitti sociali", a cura del Movimento Nonviolento).

*

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini?

- Pasquale Pugliese: Prima di rispondere a questa domanda ho letto le diverse risposte gia' pervenute. Parte di esse oscillano tra la richiesta al Movimento Nonviolento, piu' o meno, di "sciogliersi" in reti piu' ampie e quella di assumere su di se', per tutti, compiti di grande impegno e responsabilita'. Forse e' utile proporre una istantanea dello stato attuale del Movimento fondato da Aldo Capitini. Si tratta di una organizzazione  oggi "associazione di promozione sociale"  che nasce cinquanta anni fa e attualmente conta circa duecento iscritti, con attivi referenti locali ("centri") in quasi tutte le regioni d'Italia. Edita la rivista "Azione nonviolenta", fondata anch'essa da Capitini, che oscilla tra i 1.200 e i 1.300 abbonati, una piccola collana di apprezzati "Quaderni" di approfondimento, poi un sito internet (www.nonviolenti.org) e alcuni profili sui "social network". Sono state create nel tempo alcune "Case" e "Centri studi" che fanno riferimento, direttamente o indirettamente, al Movimento Nonviolento. La sede nazionale e' presso la "Casa per la nonviolenza" di Verona. Il Movimento Nonviolento e' infine parte di alcune reti internazionali, la War Resister's International (www.wri-irg.org), e nazionali: l'Ipri - Rete Corpi Civili di Pace (www.reteccp.org), il Comitato italiano per una cultura di pace e nonviolenza (www.decennio.org) e la Rete italiana disarmo (www.disarmo.org). Presidente ne e' Mao Valpiana. Si tratta dunque di una organizzazione solida e fragile nello stesso tempo. Solida, perche' ha saputo attraversare mezzo secolo, dotandosi di modalita' di lavoro, di strumenti di azione e di legami solidali che le hanno consentito di diventare, ed essere ancora, un fondamentale punto di riferimento e di promozione per la nonviolenza in Italia. Fragile, perche' l'intera organizzazione si fonda esclusivamente sul lavoro volontario degli aderenti (e dei volontari civili) e sugli abbonamenti alla rivista, senza finanziamenti esterni, senza contributi (se non il 5 x 1000 di chi decide di destinarlo al Movimento Nonviolento) e senza pubblicita'. E' un patrimonio prezioso di valori, di intelligenze, di generosita' personali fondato su quell'insieme di "tensione ideale e familiarita'", come nell'impostazione datane da Aldo Capitini e Pietro Pinna, che non puo' essere disperso, ma va custodito e impegnato con cura. Senz'altro il Movimento Nonviolento puo' fare di piu', essere piu' incisivo, piu' presente, piu' attivo, e in molti piu' campi, di quanto non riesca ad essere attualmente (e tutti sappiamo quanto ce ne sarebbe bisogno!), ma la possibilita' che cio' avvenga e' legata anche all'impegno attivo di tutti coloro che, oltre ad essergli idealmente vicino, scelgano di farne parte aggiungendovi il proprio personale, prezioso ed insostituibile, contributo. Perche' "al centro dell'agire sono persone", ricordava spesso Aldo Capitini.

*

- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Pasquale Pugliese: Negli ultimi mesi, tra i tanti, quattro fatti mi sembrano particolarmente significativi - in se' e nelle prospettive che aprono -, due internazionali e due interni. Tra i fatti internazionali, sicuramente le rivoluzioni in Tunisia ed Egitto le quali con modalita' esplicitamente nonviolente hanno destituito i regimi autoritari sostenuti e coccolati dai paesi occidentali. Le modalita' con le quali i giovani tunisini e i giovani egiziani si sono liberati dai rispettivi tiranni sono "da manuale"; non a caso sono anche circolati di mano in mano traduzioni in arabo dei testi di Gene Sharp, in particolare le "198 tecniche di azione nonviolenta" (da "Internazionale" 888/2011). Certo l'esito delle rivoluzioni e' ancora incerto e il ruolo dei rispettivi eserciti rimane ambiguo - questo a dimostrazione del fatto che la nonviolenza non puo' esaurirsi in una mera tecnica applicativa - e tuttavia questa pagina di storia araba rimane un grande passo in avanti, che ha molto da insegnare anche a noi della sponda nord del Mediterraneo (per gli approfondimenti, anche sul ruolo svolto da Sharp, si veda il numero di "Azione nonviolenta" 6/2011). Dal Mediterraneo alla Norvegia, dove ha colpito la grande maturita' nonviolenta nella risposta del popolo norvegese di fronte alla lucida follia razzista che ha fatto strage di giovanissimi socialisti, proprio per la loro visione multiculturale della societa'. Di fronte a questa tragedia e' avvenuto quasi un "satyagraha" nazionale, una collettiva "fermezza nella verita'" che ha fatto dire al premier Stoltenberg "risponderemo con piu' democrazia e piu' apertura", e ad uno dei ragazzi sopravvissuti alla strage: "Vi prego, non fatemi leggere messaggi pieni di rancore, di sostegno alla pena di morte, o qualcosa di simile. Se qualcuno crede che qualcosa migliorera' uccidendo questa piccola persona triste, ha profondamente torto". Nonviolenza e' civilta'. Anche in Italia, in questi mesi passati, sono avvenuti significativi fatti di nonviolenza. Con i referendum abrogativi del giugno scorso il sistema di potere e' stato messo seriamente in difficolta' dal popolo che, esercitando il proprio "potere di tutti", ha spiazzato gli stessi apparati dei partiti. Attraverso una mobilitazione dal basso "lillipuziana, reticolare e nonviolenta", in particolare i comitati per l'acqua pubblica hanno prima raccolto da soli un milione e mezzo di firme e poi, saldandosi ai comitati contro l'energia nucleare, hanno (abbiamo!) avuto uno straordinario successo che ha ridato slancio ad uno strumento di democrazia diretta, ormai considerato finito, come il referendum popolare. Mettendo in campo una formidabile capacita' di comunicazione creativa ed efficace nel coinvolgimento dei cittadini, anche contro un regime che ha dispiegato dispositivi di neutralizzazione leciti e illeciti, che deve fare da punto di riferimento per le future campagne e iniziative politiche dal basso. E poi, la straordinaria mobilitazione nonviolenta della Val di Susa nella quale una comunita' aperta lotta, da vent'anni, con tenacia, passione e intelligenza contro un'opera inutile, sbagliata, e distruttiva dell'ecosistema. Contro di essa, questa estate - come a Genova, dieci anni fa - il potere ha dispiegato tutta la violenza di cui e' capace. Prima per occupare il territorio dei valligiani, poi per far cadere nella trappola della violenza alcuni tra quelli che erano andati a sostenere la lotta dei valsusini. Mettendo in azione ancora una volta anche il sistema violento dei media che, manipolando la realta', esercita sulle coscienze di tutti una violenza ancora maggiore di quella reale subita dai manifestanti. Amplificando all'inverosimile l'inutile lancio di qualche sasso di un giorno e tacendo e oscurando i digiuni, i sacrifici, la dedizione e la creativita' di un intero popolo resistente nel tempo, che oggi si trova a vivere in un territorio follemente militarizzato per la costruzione dell'Alta velocita'. Questa, come e piu' di altre, e' una lotta locale con una dimensione globale, "perche'", come scriveva Capitini, "da una periferia onesta, pulita, nonviolenta, avverra' la resurrezione del mondo".

*

- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Pasquale Pugliese: Credo che i temi sui quali dovremmo principalmente concentrare il nostro impegno si possano raggruppare in tre aree: il disarmo, la democrazia, la convivenza. Per le ragioni che dicevamo prima, agire per il disarmo e' tema urgente e ineludibile. Ce lo impone la nostra coscienza che non puo' continuare a tollerare che, a suo nome e per suo conto, vengano sganciate bombe in Libia, occupati militarmente territori in Afghanistan e preparate le guerre prossime venture. Ce lo impone la Costituzione italiana che obbliga a cercare "mezzi di risoluzione delle controversie" diversi dalla ripudiata guerra e quindi a sperimentare altre strade d'intervento, per esempio i Corpi Civili di Pace cui dare finalmente risorse e gambe. Ce lo impone la crisi sociale ed economica del nostro paese che non puo' continuare a vedere la maggior parte dei soldi pubblici destinata all'acquisto, alla manutenzione e all'uso di terribili sistemi di morte e a foraggiare i privilegi inauditi di quell'apparato castale che e' l'esercito, sottraendo enormi risorse finanziarie alle spese civili e sociali. E' necessario percio' individuare la chiave politica per avviare una importante mobilitazione in tal senso. Ma perche' si giunga davvero al disarmo reale e' necessario operare anche per il disarmo culturale, perche' la maggior parte della gente e' talmente imbevuta dalla retorica della guerra e della violenza risolutrice che non vede neanche il problema. Proprio nelle ore in cui questo governo becero ha presentato la sua degna finanziaria di "macelleria sociale", anche nelle proposte alternative dell'opposizione parlamentare, o nelle proteste sindacali, non e' indicato neanche un euro di riduzione delle spese militari. L'esercito e le spese militari continuano ad essere un tabu', il "sancta sanctorum" omaggiato e foraggiato da tutti. Dunque c'e' molto lavoro politico da fare, ma anche culturale, formativo, educativo. E in profondita'. Altrettanto urgente e' il tema della democrazia il Italia, che non solo e' ostaggio, da ormai vent'anni, di una cricca senza scrupoli, ma e' drammaticamente violentata dal fortissimo potere delle mafie. Che esercitano un pesante dominio culturale, economico, politico e militare nelle regioni di insediamento primario, ma hanno ormai colonizzato l'intero Paese, orientando le decisioni politiche del governo centrale e di molti Enti locali. Non e' piu' solo affare di magistratura e forze dell'ordine, ma e' necessario rinforzare, o aiutare a costituirsi, a Sud come a Nord, le reti cittadine di difesa popolare nonviolenta per questa nuova lotta di liberazione nazionale. E poi c'e' il tema della convivenza. I recenti, tragici fatti di Oslo ci ricordano che nessun paese puo' dirsi immune da quello che Martin Luther King chiamava "il virus dell'odio". In Italia subiamo, da almeno due decenni, una pesante e penetrante "pedagogia razzista", che ha portato a trasformare la nostra legislazione in senso punitivo e crudele verso i migranti, con il reato di clandestinita', con l'apertura dei nuovi lager dei "Centri di identificazione ed espulsione" e con il crimine contro l'umanita' dei respingimenti. Questo e' un tema che mina alla radice la civilta' di un popolo e non a caso molte delle lotte nonviolente del '900 sono nate proprio contro sistemi e regimi razzisti. Del resto, sia la marcia della pace del 1961 che quella di quest'anno sono esplicitamente dedicate alla "fratellanza dei popoli": ebbene, oggi la fratellanza dei popoli la si costruisce tanto nelle relazioni internazionali quanto nelle relazioni interne ai singoli Stati, promuovendo cultura e politiche che sappiano coltivare "la complessa arte della convivenza" (Alex Langer).

*

- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Pasquale Pugliese: Ci puo' aiutare nella risposta lo stesso Aldo Capitini che, nel suo libro Le tecniche della nonviolenza, scrive: la nonviolenza e' affidata ad un metodo che e' aperto ed e' sperimentale. Si tratta dunque di un "metodo" di azione che si sviluppa su vari livelli - da quello educativo a quello sociale, da quello personale a quello politico - come reciproca aggiunta tra prassi e teoria, tra azione e pensiero. Al contrario delle costruzioni ideologiche, la nonviolenza non e' prima teorizzata e poi praticata, ma e' prima vissuta come strumento di azione e di cambiamento di singoli e popoli; poi studiata, approfondita e di nuovo sperimentata nell'azione, dove torna rinforzata da quegli studi e approfondimenti teorici. L'insieme di questa elaborazione collettiva ne costituisce, appunto, il metodo. Che e' quindi metodo "aperto" perche nessuno e' custode di una dottrina, di un corpus di norme definitivo, di un ismo, ma ciascuno puo' apportare nuove aggiunte sia sul piano del pensare che dell'agire. Un metodo che puo' essere usato da tutti perche' non si fonda sulla forza fisica o sugli armamenti, ma sulla forza d'animo di ciascuno. Ed e' anche un metodo "sperimentale", una approssimazione continua per prove ed errori, per le ragioni che lasciamo dire allo stesso Capitini: La nonviolenza e' positiva e non negativa (non-violenza = amore, cioe' apertura affettuosa alla esistenza, liberta', sviluppo di ogni essere), e' attiva, lottatrice e richiede coraggio, e' creativa e trova sempre nuovi modi di attuarsi, e' inesauribile e non puo' essere attuata perfettamente, ma in continuo avvicinamento; e percio' ci diciamo amici della nonviolenza piu' che senz'altro nonviolenti. Ossia, appunto, sperimentatori di nonviolenza. Questo e' l'unico modo che conosco per accostarsi e per starci.

 

8. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: CRISI E ALTERNATIVA

[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questa intervista.

Giulio Vittorangeli, nato a Tuscania (VT) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Donne in America latina, Celleno, luglio 1997; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; La cultura del nuovo impero: l'uomo a dimensione di merce, Celleno, luglio 2002; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003; America Latina: l'alternativa al neoliberismo, Viterbo, aprile 2004; Mulukuku: un progetto di salute mentale in Nicaragua, Viterbo, novembre 2010. Ha coordinando il Gruppo di approfondimento "Vivere nel nord  impegnati nel sud", all'interno del Convegno "Vivere e amare attraverso le contraddizioni", promosso dall'Associazione Ore Undici, e svolto a Trevi nell'Umbria (Pg), 25-30 agosto 2001. Ha partecipato alla trasmissione di "Rai Utile", del 24 gennaio 2006, dal titolo "America Latina e' sviluppo". Ha contribuito alla realizzazione, stesura, pubblicazione e presentazione di tre libri: Que linda Nicaragua!, Associazione Italia Nicaragua, Fratelli Frilli editori, Genova 2005; Nicaraguita, la utopia de la ternura, Terra Nuova, Managua, Nicaragua, 2007; Nicaragua. Noi donne le invisibili, Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, Davide Ghaleb editore, Vetralla 2009. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Attualmente cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"]

 

La crisi dell'economia e della finanza, di cui tutti oggi parlano, non e' facilmente definibile: momentanea crisi del capitalismo o inizio del suo declino? Passaggio epocale o "semplice" crisi del capitalismo piu' selvaggio? Fallimento dell'ideologia liberista o nuova fase di assestamento del mercato mondiale?

Iniziamo da un dato indiscutibile, per quello che riguarda la situazione italiana. C'e' stato, in questi ultimi anni, un travaso significativo di ricchezza rappresentato da otto punti percentuali di Pil che si sono spostati dai salari ai profitti. In parole semplici, cio' che entrava nella busta paga dei lavoratori, poco a poco e' passato ai profitti.

E' vero che la crisi economica che stiamo attraversando ha portato a una contrazione dei profitti e una difficolta' negli investimenti; ma hanno patito piu' i lavoratori che le imprese e si sono contratti piu' i salari e gli stipendi che non i profitti delle imprese.

C'e' stata dunque una responsabilita' politica molto forte di chi ha avuto la possibilita' di gestire le sorti del nostro paese, ma anche dell'economia mondiale, perche' non e' un fenomeno che si e' verificato solo in Italia. Il problema e' che si vuole continuare sulla stessa strada, riproducendo le usurate ricette che hanno generato, e resa potenzialmente catastrofica, la crisi. Strategie neoliberiste come soluzioni a una crisi neoliberista.

Cosi', tanto per citare il fatto piu' eclatante, si rilanciano privatizzazioni e liberalizzazioni nei servizi pubblici, come nelle aziende municipalizzate, non solo non rispettando il voto della maggioranza degli italiani espresso soltanto due mesi fa con i referendum in difesa del bene comune, ma ignorando, volutamente, che in questi decenni le liberalizzazioni non hanno portato a crescita e occupazione, ma solo a disuguaglianze e precarieta'.

Il tema vero che sta ponendo questa crisi e' come operare una grande redistribuzione della ricchezza ridimensionando la finanza, redistribuzione senza la quale non sara' facile non solo risanare i conti pubblici, ma anche fare in modo che gli sforzi non siano inutili, perche' non c'e' ripresa, non c'e' sviluppo, non c'e' occupazione. In sostanza occorre cambiare alla radice il nostro modo di vedere le cose per uscire dal pantano in cui stiamo affondando. In questa senso vanno le proposte avanzate da "Sbilanciamoci" (www.sbilanciamoci.info): tassa patrimoniale allo 0,5% per i patrimoni superiori ai 3 milioni di euro, pari a 10,5 miliardi di entrate nel 2012; tagli alle spese militari del 20% e cancellazione dell'acquisto dei 131 cacciabombardieri F35 per un costo di piu' 16 miliardi di euro.

In Germania e in Gran Bretagna sono state ridotte le spese militari; in Italia non ci sono soldi, certifica il governo, per spesa sociale, contratti, scuole, sanita', enti culturali, ma i soldi si trovano per la preparazione alle guerre e per l'avventura sanguinosa in Afghanistan, bipartisan, inutile e dannosa.

Sulle spese militari (bilancio delle forze armate: 24 miliardi di euro, l'ammontare della manovra, piu' miliardi di euro per l'acquisto dei Tornado e le commesse a Finmeccanica), tutti uniti, tutti insieme, governo, opposizione, presidente della repubblica. Neanche un po' di memoria per l'articolo 11 della Costituzione che bandisce la guerra come strumento di risoluzione delle crisi internazionali.

Tornando alla manovra proposta da "Sbilanciamoci", sono previsti altri tagli in particolare alle grandi opere come il Ponte sullo Stretto e Tav; e per rilanciare l'economia, sostegno a un programma di "piccole opere", energie rinnovabili, mobilita' sostenibile, agricoltura biologica, sostegno alle pensioni piu' basse, lotta al precariato, battaglia contro l'evasione fiscale; e cosi' via.

Si tratta evidentemente di una bozza di agenda diversa che disegna un futuro comune e che potrebbe essere alla base anche dei contenuti delle prossime elezioni.

Purtroppo, nel nostro sciagurato Paese, non ci sembra questa la strada che si sta percorrendo; una opposizione seria "ora starebbe discutendo su come smantellare la traballante impalcatura del sistema neoliberale attuale, prima che si sbricioli e faccia male a molte altre persone ancora" (Tariq Ali).

Un vero e proprio vuoto di pensiero, di prassi, fa capolino nell'allusione, sempre più vaga, al "superamento del capitalismo". Che cos'e'? Una volta si diceva socialismo, comunismo, dittatura del proletariato, rivoluzione. Oggi quelle parole nessuno, o quasi, osa piu' pronunciarle: non perche' manchi il coraggio, ma perche' non sappiamo piu' che cosa vogliano dire, o se lo sappiamo, o pensiamo di saperlo, non lo vogliamo piu'. Resta la pigrizia mentale di chi ha comunque avallato le briglie sciolte al mercato, perche' "non c'e' alternativa". Il che probabilmente sta alla base della dismissione di quella che per tutto il secolo scorso era stata la "sinistra".

 

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

10. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 651 del 18 agosto 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

 

Per non riceverlo piu':

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

 

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web

http://web.peacelink.it/mailing_admin.html

quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

 

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web:

http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

 

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it