Voci e volti della nonviolenza. 391



 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Numero 391 dell'8 agosto 2011

 

In questo numero:

1. Mao Valpiana: Marciare per la pace

2. Sette domande a Carlo Gubitosa

3. Sette domande a Vittorio Rapetti

4. Sette domande a Brunetto Salvarani

5. Tavola della Pace, Movimento Nonviolento: Appello per la marcia Perugia-Assisi del 25 settembre 2011

6. Movimento Nonviolento: Mozione del popolo della pace: ripudiare la guerra, non la Costituzione

 

1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: MARCIARE PER LA PACE

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"); attualmente e' presidente del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

Marciare per la pace, significa marciare contro la guerra.

Marciare contro la guerra, significa marciare per abolire gli eserciti.

Marciare per abolire gli eserciti, significa marciare contro le spese militari.

Marciare contro le spese militari, significa marciare per il disarmo.

Marciare per il disarmo, significa iniziare a disarmare se stessi.

Se vuoi marciare per la pace, prepara il tuo disarmo unilaterale.

 

2. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A CARLO GUBITOSA

[Ringraziamo Carlo Gubitosa (per contatti: carlo at gubi.it) per questa intervista. Carlo Gubitosa, ingegnere delle telecomunicazioni, giornalista freelance, saggista e collaboratore storico dell'associazione di volontariato dell'informazione "PeaceLink". Dal 1995 collabora con i principali periodici italiani di informazione indipendente, fino a ricoprire nel 2003 il ruolo di caposervizio per la sede di corrispondenza di Milano dell'agenzia di stampa "Redattore sociale". Dal settembre 2009 e' direttore responsabile di "Mamma!" (www.mamma.am), la prima rivista italiana di giornalismo a fumetti. Ha collaborato con le principali ong italiane per la formazione dei volontari in servizio civile inviati all'estero come "Caschi Bianchi". A partire dal 2003 realizza seminari e attivita' didattiche sul giornalismo e le nuove tecnologie dell'informazione presso il corso di laurea in Scienze della comunicazione dell'Universita' di Bologna, all'interno dei corsi di Teoria e tecniche del linguaggio giornalistico e Comunicazione giornalistica. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni, tra cui Telematica per la pace (Apogeo, 1996); Oltre internet (Emi, 1997); L'informazione alternativa (Emi, 2002); Genova, nome per nome (Berti, 2003); Viaggio in Cecenia (Nuova Iniziativa Editoriale, 2004): Elogio della pirateria (Terre di Mezzo, 2005); Carovane. Esperienze di strada contro le guerre e le mafie (Emi, 2006); Ricettario della pace (Meravigli, 2009); Propaganda d'autore. Guerra, razzismo, P2 e marchette: un atto d'accusa ai giornalisti Vip (Stampa Alternativa, 2011). Nel 2004 ha tradotto il libro September 11th Families For Peaceful Tomorrows: Turning our Grief into Action for Peace, pubblicato in Italia col titolo Non usate il nostro nome: famiglie delle vittime dell'11 settembre per un domani di pace. Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 358]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Carlo Gubitosa: La Marcia Perugia-Assisi, nata come azione diretta nonviolenta per la generazione che mi ha preceduto, e' diventata nella mia esperienza personale come una grande "scuola di alternativa", un laboratorio culturale nel quale ho potuto incontrare la cultura della nonviolenza, il pensiero anarchico e libertario, l'ecopacifismo e altre filosofie che a mio avviso dovrebbero far parte del percorso curricolare della scuola dell'obbligo, ma che purtroppo sono sempre piu' difficili da incontrare in una stagione dove anche l'alternativa sta diventando massificata e appiattita. A questo va aggiunta la dimensione umana, la conoscenza e l'incontro con tanti validissimi "amici della nonviolenza", che per me e' stato sempre una grande fonte di nutrimento intellettuale e spirituale.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Carlo Gubitosa: Penso che quella di quest'anno sia una marcia che ha come primi interlocutori i ragazzi di una generazione diversa dalla mia, che non hanno ancora trovato degli spazi di aggregazione per reagire in modo organizzato alla barbarie della guerra straniera contro i poveri e della violenza domestica contro i migranti. La marcia sara' una grande occasione per "svirtualizzare" le relazioni, guardarsi in faccia, progettare alternative possibili.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Carlo Gubitosa: E' una bellissima filosofia che nessuno mette in pratica, al netto di poche e rare eccezioni. Proprio oggi mi stupivo di come tutti siano pronti ad applaudire l'azione nonviolenta di Turi Vaccaro (che lotta da solo a mani nude dall'alto di un albero contro i devastanti progetti criminali nascosti dietro la retorica del progresso ferroviario) e al tempo stesso sono pochissimi quelli che cercano di fare qualcosa di analogo, provando a organizzare percorsi di lotta e resistenza nonviolenta. E' piu' difficile, anche perche' ormai le parole "lotta" e "resistenza" sono state espulse quasi totalmente dal vocabolario della politica, ma credo che una delle piu' grandi responsabilita' della politica, soprattutto a livello locale, sia quello di dare all'impegno giovanile una alternativa tra l'impotenza passiva e lo sfogo rabbioso. Ma non possiamo aspettarci poi molto da chi chiama "squadristi" i giovani che fischiano i potenti disarmati e a mani nude, solo perche' esprimono un potere diverso da quello di chi siede sul palco.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Carlo Gubitosa: Penso che il Movimento Nonviolento dovrebbe diventare il movimento degli amici della nonviolenza, aprendosi a tutte le iniziative di resistenza che oggi sono il vero capitale sociale del nostro paese. La sfida e' quella di uscire dai propri circuiti autoreferenziali, appesantiti anche dall'eta' anagrafica, per mettersi al servizio dei ragazzi di vent'anni che cercano nuovi modi di ribellarsi alle ingiustizie. In questa particolare fase storica, anche grazie all'uso delle nuove tecnologie, il Movimento Nonviolento dovrebbe diventare il catalizzatore e il punto di raccordo di tutte le iniziative di resistenza alla violenza economica, razzista, militare, ambientale e sociale. Le proteste degli studenti e dei giovani precari, la resistenza contro gli abusi predatori delle grandi opere, le iniziative di cittadinanza attiva che si moltiplicano sul territorio: gli amici organizzati della nonviolenza possono dare un grande contributo a tutte queste esperienze, diventando un prezioso "lievito" culturale, informativo e organizzativo, capace di incidere sul metodo dei processi di cambiamento sociale indipendentemente dal merito delle questioni.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Carlo Gubitosa: Indubbiamente la protesta dei cittadini spagnoli, una cartina di tornasole che ha messo in evidenza il grande abisso culturale che ci separa da loro. In Italia, sia al potere che all'opposizione, la nostra azione e' viziata dalla cultura del leaderismo, che trasforma i cittadini liberi e uguali in seguaci del "capo" di turno che meglio sa incarnare le nostre aspirazioni, siano esse di natura materiale/economica o di natura ideale/spirituale. Una delle ragioni che rende cosi' difficile aprire percorsi di resistenza nonviolenta nel nostro paese e' proprio questa continua ed eterna attesa di un "Guru" che ci dica dove andare, cosa fare, quali petizioni firmare, a quali iniziative partecipare. In questo senso il merito della marcia Perugia-Assisi e' quello di non essere una iniziativa che nell'immaginario collettivo non viene associata ad un "personaggio", ma ad un variegato insieme di idee.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Carlo Gubitosa: L'attenzione ai giovani, la difesa della scuola pubblica, il dialogo interreligioso, lo sviluppo di una cultura e di una spiritualita' liberati dai condizionamenti delle varie "chiese" laiche e confessionali. Tutti temi che hanno avuto come pioniere e sperimentatore Aldo Capitini, che aveva organizzato la sua marcia "scomunicato" dalla chiesa ufficiale, ma anche dal Pci, l'altra potentissima "chiesa" del tempo; aveva concluso la prima edizione della marcia parlando dell'urgenza di far incontrare le religioni dell'oriente e dell'occidente, aveva saputo motivare tantissimi giovani appassionandoli all'esercizio del pensiero critico, aveva fondato gia' nel 1959 l'"Associazione di difesa e sviluppo della scuola pubblica in Italia". Formazione, studio, preparazione, approfondimento, lettura critica della storia: il lavoro da fare e' tutto pre-politico, e riguarda il nutrimento culturale di almeno tre generazioni che devono ancora disintossicarsi da una pesantissima bulimia televisiva, fin troppo sottovalutata nelle analisi politiche in proporzione agli effetti devastanti che ha prodotto sulla politica, l'economia e la vita quotidiana del paese. Oggi piu' che mai e' necessario combattere la devastazione culturale di massa attraverso piccoli centri di resistenza e di formazione che possano consegnare ai cittadini una "cassetta degli attrezzi intellettuale" indispensabile per non trasformarsi in sudditi, servi o seguaci di qualcuno.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Carlo Gubitosa: La nonviolenza e' quella inarrestabile forza della verita' che permette a chiunque di lottare contro le ingiustizie anche di fronte all'esercito piu' potente del mondo, una forza sprigionata dall'incontro di uomini e donne liberi e uguali persuasi nell'uso di questa forza al punto da rischiare la vita o la galera. Accostandosi a questa disciplina e' necessario studiare per poter praticare, e praticare per poter capire nel cuore quello che si e' studiato con la mente.

 

3. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A VITTORIO RAPETTI

[Ringraziamo Vittorio Rapetti (per contatti: vittorio_rapetti at fastwebnet.it) per questa intervista.

Vittorio Rapetti, costruttore di pace, amico della nonviolenza, impegnato nell'Azione Cattolica, voce sempre autorevole per la ponderatezza, l'equilibrio, la sensibilita' e la pietas delle sue valutazioni. "Sono sposato con Livia e papa' di Emanuele (29 anni) e Federica (19 anni), faccio l'insegnante di lettere nella scuola superiore (Itis), da oltre 40 anni sono in Azione Cattolica a vari livelli di responsabilita'; ho avuto un'esperienza politica come consigliere comunale della mia citta'; ho svolto ricerche di storia economica, resistenziale e religiosa, pubblicando alcuni saggi; collaboro con l'Istituto della Resistenza di Alessandria, l'associazione 'Memoria della Benedicta', la cooperativa sociale 'Punto lavoro-Impressioni Grafiche'"]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Vittorio Rapetti: L'incontro tra persone di diverse culture e ideologie, di diverse fedi o - come diremmo oggi - "diversamente credenti"; la modalita' "popolare" e anche festosa, che rompe un poco la frattura tra la "cultura dei convegni" e quella diffusa anche tra chi per eta' o formazione non e' abituato al pensatoio, ma rende possibile l'incontro tra persone.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Vittorio Rapetti: La possibilita' di dare una risposta al declino del movimento per la pace.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Vittorio Rapetti: Il mio osservatorio e' molto limitato, ma mi sembra che la necessita' della nonviolenza sia oggi inversamente proporzionale alla sua percezione; specie a livello giovanile si e' molto rilegittimata una subcultura della violenza, mentre e' molto difficile metterla a tema di una riflessione critica, specie quando si va sul terreno dell'uso della violenza in ambito militare o dell'ordine pubblico. Cio' che non emerge - ma che sarebbe indispensabile - e' il valore e la "efficacia" delle pratiche nonviolente, a partire dalla risoluzione dei conflitti "normali" che quotidianamente tutti sperimentiamo. Senza questa esperienza diretta, le parole della nonviolenza sulle grandi questioni internazionali della pace e della giustizia sono percepite come mere illusioni. D'altra parte - a mio modesto avviso- e' mancata in questi anni una revisione critica e autocritica da parte del movimento nonviolento, in particolare tra una visione piu' radicale e profetica ed una piu' politica e pragmatica, specie per quanto riguarda l'esistenza e l'impiego degli eserciti; o forse questa revisione non e' riuscita a giungere alla opinione pubblica, confermando pero' il rischio di una chiusura autoreferenziale del movimento. Diversamente da un tempo in cui le parole della nonviolenza avevano comunque un fascino e un'attrazione (magari solo teorica) ora sono viste con diffidenza. Una certa propaganda politica ha inciso profondamente sulla mentalita' diffusa, alimentando la paura e il desiderio di protezione, di uso della forza, di tolleranza/indifferenza verso brutalita', ingiustizie, drammi. Peraltro non bisogna pero' trascurare tutte quelle tensioni e desideri di nonviolenza che affiorano proprio nelle situazioni piu' difficili ed il (lento) maturare di una sensibilita' educativa per cui la violenza non e' una necessita' inevitabile o comunque non e' l'unico modello di relazione proponibile. Insomma... la strada e' molto in salita e soffia il vento contro!

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Vittorio Rapetti: Direi che occorrerebbe affrontare in modo diretto le questioni sopra accennate, nel contempo promuovere uno sforzo di dialogo tra le molteplici associazioni, gruppi e movimenti che in qualche modo si ritrovano o sono interessati ad una riflessione e una pratica della nonviolenza. C'e' troppa frammentazione ed un tasso di ideologia che facilita percorsi "di nicchia". Incrementare il rapporto con il mondo dell'associazionismo cattolico e laico (o almeno con quello che ne resta), mentre un capitolo nuovo e che potrebbe avere sviluppi inediti e' quello del rapporto col volontariato che ruota intorno alla protezione civile, quantomai variegato, ma che rischia di essere lasciato alla subcultura di governo.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Vittorio Rapetti: In primo luogo il silenzio assordante sulle guerre, a partire da quelle in cui sono coinvolti direttamente anche gli italiani, interrotto solo dal bollettino dei caduti. In secondo luogo le vicende della Tav in val Susa, in cui le tensioni interne tra pratiche violente e nonviolente sono tutt'altro che irrilevanti, e non aiutano certo a fronteggiare una questione che ormai e' stata riduttivamente collocata nell'ambito dell'ordine pubblico e come tale "trattata".

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Vittorio Rapetti: La guerra (o come altrimenti la si voglia chiamare) in Libia. La messa in evidenza di "buone pratiche" di nonviolenza.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Vittorio Rapetti: Direi che la nonviolenza e' un atteggiamento, anzitutto interiore, che si sforza di vedere nell'altro una persona, anche se collocato (provvisoriamente o stabilmente) in una posizione ostile o conflittuale con me o con il mio gruppo/famiglia, e che di conseguenza mira a trovare il modo di stabilire relazioni positive, o almeno di ridurre il danno, di non contrapporre violenza a violenza... Per accostarsi alla nonviolenza non c'e' miglior sistema che incontrare qualcuno (singolo o gruppo) che pratica questo valore e apprezzarne la scelta. Letture e film sulla nonviolenza possono certo giovare (anzi sarebbe utile far circolare una selezione di suggerimenti in merito).

 

4. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A BRUNETTO SALVARANI

[Ringraziamo Brunetto Salvarani (per contatti: brunetto at carpinet.biz) per questa intervista.

Brunetto Salvarani, nato a Carpi (Mo) il 14 luglio 1956 e ivi residente. Teologo, giornalista e scrittore, dirige il mensile di educazione interculturale "Cem Mondialita'" e il periodico del dialogo cristiano-ebraico "Qol". Si occupa da tempo di dialogo interreligioso, teologia narrativa, interculturalita' e cultura popolare. E' stato a lungo responsabile del Centro Studi Religiosi della Fondazione San Carlo di Modena, fa parte del comitato editoriale della trasmissione di Rai 2 "Protestantesimo" ed e' presidente dell'Associazione italiana degli "Amici di Neve' Shalom - Waahat as-Salaam". Da molti anni collabora con "Settimana" (Edb), ed ha fatto parte della redazione de "Il Regno" (Edb). Fra le sue numerose pubblicazioni: C'era una volta un re... Salomone che scrisse il Qohelet (Paoline '98), In difesa di Giobbe e Salomon. Leopardi e la Bibbia (Diabasis 1998), Per amore di Babilonia (Diabasis 2000), Religioni in Italia (Emi 2001), A scuola con la Bibbia (Emi 2001), Vocabolario minimo del dialogo interreligioso (Edb 2003; 2008 seconda ed. aggiornata e aumentata), In principio era il racconto (Emi 2004), Educare al pluralismo religioso (Emi 2006),  Morte (Emi 2005) e Gesu' (Emi 2006), per la collana interreligiosa "Parole delle fedi", di cui e' ideatore e curatore. Gli ultimi suoi libri sono: Di questa cosa che chiami vita. Il mondo di Francesco Guccini (Il Margine, seconda ed. aumentata e aggiornata 2008, con O. Semellini), Da Bart a Barth. Per una teologia all'altezza dei Simpson (Claudiana 2008), Il muro di vetro (Emi 2009, con P. Naso) e Terra in bocca. Quando i Giganti sfidarono la mafia (Il Margine 2009, con O. Semellini), Renzo Fabris (Emi 2009) e Il vangelo secondo Leonard Cohen (Claudiana 2010, con O. Semellini). Sono usciti a maggio 2011 Il dialogo è finito? Ripensare la Chiesa nel tempo del pluralismo e del cristianesimo globale (Edb 2011) e Gli ebrei cristiani. Sul divino confine, di Renzo Fabris, curato da Salvarani (Qiqajon 2011). E' dottore in Teologia nell'ambito del dialogo cristiano-ebraico e docente di Missiologia e Teologia del dialogo presso la Facolta' Teologica dell'Emilia Romagna di Bologna e presso l'Issr "Beato Contardo Ferrini" di Modena. Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 359]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Brunetto Salvarani: A mio parere, prima di tutto il tenere il punto sulla lotta per la pace e la gestione nonviolenta dei conflitti, in una fase per nulla facile anche da questo punto di vista.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Brunetto Salvarani: Mi auguro soprattutto tre temi: l'uscita dell'Italia da ogni forma di guerra in cui e' impegnata, in primo luogo quella in Libia; poi, la connessione inevitabile fra il lavoro per la pace e un cambiamento nella situazione politica in Italia; infine, la richiesta di operare per una via italiana all'intercultura e all'accoglienza dei migranti, che ancora non c'e'. E si sente.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Brunetto Salvarani: Direi letteralmente deprimente, al di la' della straordinaria volonta' di tanti suoi attori: basti pensare al fatto che non scuote le coscienze italiane, salvo eccezioni limitate, il partecipare a tante guerre (spesso mascherate da operazioni di pace!) nell'anno del Signore 2011, quando quasi mezzo secolo fa Giovanni XXIII aveva definito la guerra alienum a ratione, nella Pacem in terris. Vale a dire: una cosa del tutto folle.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Brunetto Salvarani: Beh, credo occorrerebbe il piu' possibile raccordarsi agli altri movimenti che, gia' in occasione dei recenti referendum sui beni comuni, hanno dato un primo scossone alla morta gora  della coscienza civile italiana. Fare rete, ben sapendo che e' difficile. Ma indispensabile... Favorendo, in primo luogo, la crescita di uno sguardo glocale sulla realta'.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Brunetto Salvarani: Sinceramente non saprei, credo per ignoranza mia. Ma non ho percepito un movimento di massa contro le operazioni belliche in Libia, e contro il silenziatore che e' stato messo al riguardo sul piano mediatico. Dato che posso parlare soprattutto di cio' che conosco, non posso che segnalare il fatto che il prossimo 27 ottobre verra' celebrata, in tutta Italia, la decima Giornata ecumenica del dialogo cristianoislamico, segno tangibile della possibilita' che qualcosa di nuovo sgorghi dal basso, piu' che dalle istituzioni (purtroppo, aggiungo). E' un'iniziativa di base che coniuga istanze di dialogo, pace e nonviolenza, nata grazie alla volonta' irriducibile di alcuni amici di inserire il tema del dialogo interreligioso nelle agende pubbliche, giunta sorprendentemente al suo primo decennale (per informazioni: www.ildialogo.org).

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Brunetto Salvarani: Credo di aver gia' risposto.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Brunetto Salvarani: E' considerare l'altro come un fine, e non come un mezzo. Vecchia storia, certo, ma che ci e' ancora tutta davanti, alle nostre latitudini.

 

5. INIZIATIVE. TAVOLA DELLA PACE, MOVIMENTO NONVIOLENTO: APPELLO PER LA MARCIA PERUGIA-ASSISI DEL 25 SETTEMBRE 2011

[Riproponiamo il seguente appello.

Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' ancora quella a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori, Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); ma notevole ed oggi imprescindibile e' anche la recente antologia degli scritti a cura di Mario Martini, Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004, 2007; delle singole opere capitiniane sono state recentemente ripubblicate: Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989, Edizioni dell'asino, Roma 2009; Elementi di un'esperienza religiosa, Cappelli, Bologna 1990; Colloquio corale, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2005; L'atto di educare, Armando Editore, Roma 2010; cfr. inoltre la raccolta di scritti autobiografici Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; La religione dell'educazione, La Meridiana, Molfetta 2008; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Piu' recente e' la pubblicazione di alcuni carteggi particolarmente rilevanti: Aldo Capitini, Walter Binni, Lettere 1931-1968, Carocci, Roma 2007; Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008; Aldo Capitini, Guido Calogero, Lettere 1936-1968, Carocci, Roma 2009. Opere su Aldo Capitini: a) per la bibliografia: Fondazione Centro studi Aldo Capitini, Bibliografia di scritti su Aldo Capitini, a cura di Laura Zazzerini, Volumnia Editrice, Perugia 2007; Caterina Foppa Pedretti, Bibliografia primaria e secondaria di Aldo Capitini, Vita e Pensiero, Milano 2007; segnaliamo anche che la gia' citata bibliografia essenziale degli scritti di Aldo Capitini pubblicati dal 1926 al 1973, a cura di Aldo Stella, pubblicata in Il messaggio di Aldo Capitini, cit., abbiamo recentemente ripubblicato in "Coi piedi per terra" n. 298 del 20 luglio 2010; b) per la critica e la documentazione: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Mario Martini (a cura di), Aldo Capitini libero religioso rivoluzionario nonviolento. Atti del Convegno, Comune di Perugia - Fondazione Aldo Capitini, Perugia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Gian Biagio Furiozzi (a cura di), Aldo Capitini tra socialismo e liberalismo, Franco Angeli, Milano 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; Maurizio Cavicchi, Aldo Capitini. Un itinerario di vita e di pensiero, Lacaita, Manduria 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; Alarico Mariani Marini, Eligio Resta, Marciare per la pace. Il mondo nonviolento di Aldo Capitini, Plus, Pisa 2007; Maura Caracciolo, Aldo Capitini e Giorgio La Pira. Profeti di pace sul sentiero di Isaia, Milella, Lecce 2008; Mario Martini, Franca Bolotti (a cura di), Capitini incontra i giovani, Morlacchi, Perugia 2009; Giuseppe Moscati (a cura di), Il pensiero e le opere di Aldo Capitini nella coscienza delle giovani generazioni, Levante, Bari 2010; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; e Amoreno Martellini, Fiori nei cannoni. Nonviolenza e antimilitarismo nell'Italia del Novecento, Donzelli, Roma 2006; c) per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato ed i volumi bibliografici segnalati sopra; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org]

 

A 50 anni dalla prima Marcia organizzata da Aldo Capitini il 24 settembre 1961, domenica 25 settembre 2011 si svolgera' la Marcia Perugia-Assisi per la pace e la fratellanza dei popoli.

Perugia, ore 9, Giardini del Frontone

Assisi, ore 15, Rocca Maggiore.

*

Vieni anche tu.

"Un solo essere, purche' sia intimamente persuaso, sereno e costante, puo' fare moltissimo, puo' mutare situazioni consolidate da secoli, far crollare un vecchiume formatosi per violenza e vile silenzio" (Aldo Capitini,1966)

Ci sono persone che meritano la tua e la nostra attenzione. Giovani che non riescono a trovare un lavoro, altri che vivono nella precarieta', ragazze e ragazzi che non si possono permettere di studiare, persone che si sentono uno zero perche' nessuno le ha mai valorizzate, gente intimidita e ricattata dalle mafie e dalla criminalita' organizzata, famiglie che faticano ad arrivare alla terza settimana, gente senza casa, persone che pagano le tasse nel nostro paese a cui neghiamo i diritti di cittadinanza, operai che muoiono sul lavoro, anziani soli e abbandonati, giovani che perdono la vita per difendere i diritti umani, bambini strappati all'infanzia e alle proprie famiglie, donne violentate, abusate e sfruttate, persone terrorizzate dalla guerra e dalla violenza, gente che muore ammazzata in carcere, altra che muore nel deserto o nel Mediterraneo cercando di sfuggire alla guerra, alle persecuzioni e alla miseria. Ci sono donne, bambini e uomini a cui non viene nemmeno riconosciuta la dignita' di esseri umani, che sopravvivono in condizioni drammatiche senza pace ne' giustizia.

Per loro e con loro, in nome di tutte le vittime e dei loro familiari, della dignita' e dei diritti di ogni persona, ti invitiamo a marciare per la pace e la fratellanza dei popoli il 25 settembre 2011 da Perugia ad Assisi, lungo la strada tracciata cinquant'anni fa da Aldo Capitini.

Ti invitiamo a camminare insieme perche', come tanti giovani del Mediterraneo e dell'Europa, sentiamo un bisogno forte di cambiamento. Dentro e fuori dal nostro paese ci sono situazioni croniche d'ingiustizia, di poverta', di violenza e di sofferenza che non possono piu' essere tollerate. Siamo indignati e preoccupati, perche' sappiamo che se le cose non cambiano, i rischi e i pericoli diventeranno sempre piu' grandi e noi diventeremo sempre piu' poveri, si moltiplicheranno le guerre, sprofonderemo sempre di piu' nell'incertezza e nella barbarie, aumenteranno le tensioni, gli scontri, la collera, le rivolte e la violenza.

Ti invitiamo a camminare insieme perche' liberta' vuol dire piu' responsabilita' e partecipazione di ciascuno. E, se vogliamo provocare un nuovo futuro, dobbiamo superare ogni forma d'indifferenza, di individualismo, di inerzia e di rassegnazione. Ognuno di noi deve stare dentro la storia da protagonista, con la propria coscienza, sensibilita' e responsabilita'.

Ti invitiamo a camminare insieme per rimettere al centro della nostra societa' i valori della nonviolenza, della giustizia, della liberta', della pace, dei diritti umani, della responsabilita' e della speranza, perche' vogliamo riscoprirne il significato autentico, per costruire insieme una nuova cultura, per dire basta alla manipolazione e allo stravolgimento delle parole, perche' la guerra e' guerra anche quando la si chiama in altro modo e le ingiustizie restano ingiustizie anche quando sono coperte dalle menzogne e dal silenzio mediatico, perche' vogliamo una Rai e un'informazione di pace.

Ti invitiamo a camminare insieme perche' vogliamo dire forte e chiaro ai rappresentanti di tutte le istituzioni che a ciascuno di questi valori debbono corrispondere azioni politiche concrete, un'agenda politica che parte dai quartieri dove viviamo fino all'Europa e all'Onu, che la Costituzione, la Dichiarazione Universale dei diritti umani e la Carta dei Diritti dell'Unione Europea non sono belle parole ma la bussola da seguire per uscire in tempo da questa gravissima condizione.

Ti invitiamo a camminare insieme perche', nel 150mo anniversario dell'Unita' d'Italia, vogliamo difendere e attuare la nostra Costituzione e ricordare a tutti che "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".

Ti invitiamo a camminare ancora una volta insieme, come fece Aldo Capitini nel 1961 e come in questi cinquant'anni abbiamo rifatto tante volte, perche' crediamo nella nonviolenza come metodo e stile di vita, strada maestra per contrastare ogni forma d'ingiustizia, perche' crediamo che la nonviolenza sia "per l'Italia e per tutti via di uscita dalla difesa di posizioni insufficienti, strumento di liberazione, prova suprema di amore, varco a uomo, societa' e realta' migliori".

Negli ultimi decenni sono gia' state sprecate tantissime opportunita' e risorse. Ma quello che ieri era desiderabile oggi e' diventato necessario e urgente. Per questo c'e' bisogno di una tua e nostra diversa assunzione di responsabilita'.

Entra a far parte della soluzione. Vieni, domenica 25 settembre 2011, alla Marcia Perugia-Assisi per la pace e la fratellanza dei popoli.

*

Nell'idea di "fratellanza dei popoli" si riassumono molte delle scelte urgenti che dobbiamo fare per superare la crisi che stiamo vivendo: riscoprire la nostra umanita', mettere le persone al centro dell'economia e non piu' il contrario, riconoscere i diritti dei piu' poveri e dei piu' deboli e non continuare a calpestarli, gestire l'accoglienza e non i respingimenti, batterci contro le poverta' e le disuguaglianze sociali e non piu' aumentarle, investire sui giovani e non disperdere la nostra principale ricchezza, ridare piena dignita' al lavoro e ai lavoratori di tutto il mondo e non peggiorare le loro condizioni, investire sull'educazione, sulla cultura e sulla formazione e non tagliare le opportunita' del nostro futuro, difendere il pluralismo, il diritto e la liberta' d'informazione, cambiare i nostri consumi e stili di vita personali e collettivi smettendo di distruggere e sprecare i beni comuni, ripudiare davvero la guerra e la sua preparazione, tagliare le spese militari, costruire l'Europa dei cittadini e la Comunita' del Mediterraneo, democratizzare e rafforzare l'Onu, mettere fine al traffico delle armi e impegnarci a costruire la pace in Medio Oriente, nel Mediterraneo, in Africa e nel resto del mondo, fermare il cambiamento climatico, rompere la schiavitu' dai combustibili fossili e proteggere l'ambiente, costruire le citta' dei diritti umani e non le cittadelle dell'odio e dell'esclusione, investire sulla societa' civile e sul volontariato, investire sulla cooperazione a tutti i livelli anziche' sulla competizione selvaggia, promuovere la globalizzazione dei diritti umani, della democrazia e della solidarieta' contro la violenza, le guerre, le mafie, la corruzione, la censura, gli egoismi, il razzismo e la paura.

"Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignita' e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza" (articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani).

Tavola della pace, Movimento Nonviolento

Perugia, 10 giugno 2010

Per adesioni, comunicazioni e informazioni: Tavola della Pace, via della viola 1, 06122 Perugia, tel. 0755736890, fax: 075/5739337, e-mail: segreteria at perlapace.it, sito: www.perlapace.it

 

6. DOCUMENTI. MOVIMENTO NONVIOLENTO: MOZIONE DEL POPOLO DELLA PACE: RIPUDIARE LA GUERRA, NON LA COSTITUZIONE

[Riproponiamo il seguente appello del Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org)]

 

Marcia per la pace e la fratellanza tra i popoli Perugia - Assisi, 25 settembre 2011

Mozione del popolo della pace: ripudiare la guerra, non la Costituzione

"Una marcia non e' fine a se stessa; continua negli animi, produce onde che vanno lontano, fa sorgere problemi, orientamenti, attivita'" Aldo Capitini (1962)

Quando Aldo Capitini scriveva queste parole a commento della "Marcia per la  pace e la fratellanza tra i popoli" del 1961 era consapevole di aver aperto un  varco nella storia del '900 attraverso il quale per la prima volta era entrato in scena ed aveva preso la parola, in prima persona, il "popolo della pace" che, convocato in una "Assemblea itinerante" partita da Perugia e giunta alla Rocca  di Assisi, approvava la Mozione del popolo della pace.

Da quel settembre di 50 anni fa il popolo della pace non e' piu' uscito di scena e non ha piu' rinunciato al diritto alla parola. Molte altre volte si e' riconvocato in assemblea ed ha marciato da Perugia ad Assisi, ponendo problemi, indicando orientamenti, promuovendo attivita'.

L'onda prodotta dalla prima Marcia e' ora giunta fino a noi. Noi ci assumiamo la responsabilita' di convocare ancora il popolo della pace, non solo perche' c'e' da celebrare il suo cinquantesimo anniversario, ma soprattutto perche' e' necessario che esso faccia sentire ancora la sua voce, approvi oggi una  nuova Mozione del popolo della pace. Faccia ancora sorgere problemi, orientamenti, attivita'.

Il problema fondamentale che vuole far sorgere il popolo della pace, nel 50mo anniversario della prima Marcia per la pace e nel 150mo anniversario dell'Unita' d'Italia, e' il rispetto integrale della Costituzione della Repubblica italiana.

La Costituzione e' da tempo sotto attacco sotto molteplici aspetti, ma sotto uno in particolare e' gia' profondamente e dolorosamente lacerata, anzi ripudiata. I padri costituenti hanno accuratamente selezionato le parole con le quali scrivere il Patto fondativo della nazione e solo nei confronti della guerra  hanno usato, all'articolo 11, il verbo "ripudiare" - che vuol dire rinnegare,  sconfessare, respingere - non solo "come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli", ma anche "come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". Da tempo ormai, attraverso l'artificio retorico dell'"intervento umanitario", e' invece questo articolo della Costituzione ad essere stato ripudiato (rinnegato, sconfessato, respinto) e la guerra e' tornata ad essere strumento e mezzo accettato, preparato e utilizzato. Inoltre la preparazione di questo mezzo risucchia la parte piu' consistente della spesa pubblica che non puo' essere utilizzata ne' per garantire i diritti sociali affermati dalla stessa Costituzione, ne' per costruire e sperimentare altri mezzi di risoluzione delle controversie internazionali coerenti con la lettera e lo spirito della Costituzione.

Questo e' il problema fondamentale che pone il popolo della pace e riguarda le basi stesse del nostro ordinamento democratico, del nostro patto civile nazionale: occorre ripudiare la guerra, non la Costituzione.

Il popolo della pace non si limita a denunciare il problema, ma indica un orientamento per la sua soluzione: la nonviolenza. Che non e' principio astratto ma concreta ricerca di mezzi alternativi alla violenza e alla guerra.

Mentre i padri costituenti sanciscono il ripudio della guerra come "mezzo" di  risoluzione delle controversie, i padri e le madri della nonviolenza si concentrano proprio sulla ricerca dei "mezzi" per affrontare e trasformare positivamente i conflitti. "Nella grossa questione del rapporto tra il mezzo e il fine, la nonviolenza porta il suo contributo in quanto indica che il fine della pace non puo' realizzarsi attraverso la vecchia legge 'Se vuoi la pace,  prepara la guerra', ma attraverso un'altra legge: 'Durante la pace prepara la  pace'", scrive Aldo Capitini. Perche', come spiega Gandhi, "tra mezzo e fine vi e' lo stesso inviolabile nesso che c'e' tra seme e albero".

L'orientamento che indica il popolo della pace e' di investire le risorse pubbliche non piu' per le ingenti, e sempre crescenti, spese militari e per armamenti, ma per ricercare, promuovere e sperimentare efficaci strumenti e mezzi di pace. Sia sul piano culturale di una diffusa educazione alla pace e alla nonviolenza, volta a rivitalizzare sentimenti di responsabilita' individuale, di partecipazione democratica, di apertura alla convivenza. Sia sul piano dell'organizzazione sociale, economica ed energetica fondata sulla  sostenibilita', la semplicita', i beni comuni. Sia sul piano dell'approntamento degli strumenti non armati per gli interventi veri e propri nelle situazioni di  oppressione e di conflitto, interni e internazionali.

Nel porre il problema del ripudio della guerra, e non della Costituzione, nell'indicare l'orientamento alla nonviolenza e ai mezzi non armati per la risoluzione dei conflitti, il popolo della pace promuove le attivita' e le campagne necessarie: il disarmo e la costituzione dei corpi civili di pace.

La guerra, comunque aggettivata - umanitaria, preventiva, giusta, chirurgica  ecc. - e' un costo insostenibile sia in termini di vite umane e sofferenze per le popolazioni, sia in termini di tenuta del patto democratico, sia in termini di  bilanci economici. Mentre tutti i settori della spesa pubblica subiscono pesanti e continue contrazioni, mentre i settori produttivi risentono delle crisi finanziarie internazionali, solo il settore delle spesa pubblica militare lievita incessantemente e solo il settore dell'industria degli armamenti diventa piu' florido. In questo preparare quotidianamente, ed economicamente, il mezzo della guerra, la Costituzione e' gia' ripudiata. L'invio dei bombardieri ne e' solo la tragica ma inevitabile conseguenza. Percio' la condizione preliminare e necessaria per il ripudio della guerra e' il disarmo. In tempo di crisi, l'invito del presidente Pertini e' sempre piu' attuale: "Svuotare gli arsenali e riempire i granai": questa e' la prima attivita'.

La seconda attivita' e' darsi i mezzi e gli strumenti necessari per intervenire all'interno dei conflitti, come prevedono sia la Costituzione italiana che la Carta delle Nazioni Unite, ossia costituire i Corpi Civili di Pace nazionali e internazionali. Dotare il nostro Paese, e orientare in questo senso le Organizzazioni internazionali, di Forze disarmate costituite da personale formato ed equipaggiato, presente nei luoghi dei conflitti prima che questi degenerino in guerra. Corpi civili esperti nella complessa ma indispensabile arte della prevenzione, mediazione, interposizione e riconcliazione tra le parti.

Significa costruire un nuovo ordine internazionale fondato sulla nonviolenza. Se poi tutti gli interventi civili messi in campo, fino in fondo, all'interno di un conflitto non saranno stati efficaci e sara' necessario un intervento, limitato e circoscritto, di una forza armata, sara' compito della Polizia internazionale al servizio delle Nazioni Unite. La quale, come tutte le polizie, non fara' guerre e bombardamenti ma separera' i contendenti, neutralizzando i soggetti piu' violenti e arrestando chi si rende responsabile di crimini.

Per il popolo della pace questo e' il nuovo varco da aprire oggi nella storia.

Questa la sua mozione: ripudiare la guerra, non la Costituzione.

Per questo marcera' ancora una volta da Perugia ad Assisi

*

Il Movimento Nonviolento

Per informazioni e contatti: Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, sito: www.nonviolenti.org, e-mail: azionenonviolenta at sis.it

 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 391 dell'8 agosto 2011

 

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