Voci e volti della nonviolenza. 388



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 388 del 4 agosto 2011

In questo numero:
1. Mao Valpiana: Un'assemblea itinerante
2. Movimento Nonviolento: Mozione del popolo della pace: ripudiare la guerra, non la Costituzione
3. Sette domande a Maria Carla Biavati e Maurizio Cucci
4. Sette domande a Paolo Macina
5. Sette domande a Giuseppe Stoppiglia

1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: UN'ASSEMBLEA ITINERANTE
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"); attualmente e' presidente del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

La Marcia Perugia-Assisi, diceva Aldo Capitini, e' un'assemblea itinerante.
Prima di partecipare ad un'assemblea ci si prepara adeguatamente, studiandone bene la lettera di convocazione e l'ordine del giorno.
Ogni marciatore che vuole partecipare alla Marcia in piena consapevolezza dovrebbe quindi leggere il documento del Movimento Nonviolento "Mozione del popolo della pace: ripudiare la guerra, non la Costituzione".

2. DOCUMENTI. MOVIMENTO NONVIOLENTO: MOZIONE DEL POPOLO DELLA PACE: RIPUDIARE LA GUERRA, NON LA COSTITUZIONE
[Riproponiamo il seguente appello del Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org)]

Marcia per la pace e la fratellanza tra i popoli Perugia - Assisi, 25 settembre 2011
Mozione del popolo della pace: ripudiare la guerra, non la Costituzione
"Una marcia non e' fine a se stessa; continua negli animi, produce onde che vanno lontano, fa sorgere problemi, orientamenti, attivita'" Aldo Capitini (1962)
Quando Aldo Capitini scriveva queste parole a commento della "Marcia per la  pace e la fratellanza tra i popoli" del 1961 era consapevole di aver aperto un  varco nella storia del '900 attraverso il quale per la prima volta era entrato in scena ed aveva preso la parola, in prima persona, il "popolo della pace" che, convocato in una "Assemblea itinerante" partita da Perugia e giunta alla Rocca  di Assisi, approvava la Mozione del popolo della pace.
Da quel settembre di 50 anni fa il popolo della pace non e' piu' uscito di scena e non ha piu' rinunciato al diritto alla parola. Molte altre volte si e' riconvocato in assemblea ed ha marciato da Perugia ad Assisi, ponendo problemi, indicando orientamenti, promuovendo attivita'.
L'onda prodotta dalla prima Marcia e' ora giunta fino a noi. Noi ci assumiamo la responsabilita' di convocare ancora il popolo della pace, non solo perche' c'e' da celebrare il suo cinquantesimo anniversario, ma soprattutto perche' e' necessario che esso faccia sentire ancora la sua voce, approvi oggi una  nuova Mozione del popolo della pace. Faccia ancora sorgere problemi, orientamenti, attivita'.
Il problema fondamentale che vuole far sorgere il popolo della pace, nel 50mo anniversario della prima Marcia per la pace e nel 150mo anniversario dell'Unita' d'Italia, e' il rispetto integrale della Costituzione della Repubblica italiana.
La Costituzione e' da tempo sotto attacco sotto molteplici aspetti, ma sotto uno in particolare e' gia' profondamente e dolorosamente lacerata, anzi ripudiata. I padri costituenti hanno accuratamente selezionato le parole con le quali scrivere il Patto fondativo della nazione e solo nei confronti della guerra  hanno usato, all'articolo 11, il verbo "ripudiare" - che vuol dire rinnegare,  sconfessare, respingere - non solo "come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli", ma anche "come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". Da tempo ormai, attraverso l'artificio retorico dell'"intervento umanitario", e' invece questo articolo della Costituzione ad essere stato ripudiato (rinnegato, sconfessato, respinto) e la guerra e' tornata ad essere strumento e mezzo accettato, preparato e utilizzato. Inoltre la preparazione di questo mezzo risucchia la parte piu' consistente della spesa pubblica che non puo' essere utilizzata ne' per garantire i diritti sociali affermati dalla stessa Costituzione, ne' per costruire e sperimentare altri mezzi di risoluzione delle controversie internazionali coerenti con la lettera e lo spirito della Costituzione.
Questo e' il problema fondamentale che pone il popolo della pace e riguarda le basi stesse del nostro ordinamento democratico, del nostro patto civile nazionale: occorre ripudiare la guerra, non la Costituzione.
Il popolo della pace non si limita a denunciare il problema, ma indica un orientamento per la sua soluzione: la nonviolenza. Che non e' principio astratto ma concreta ricerca di mezzi alternativi alla violenza e alla guerra.
Mentre i padri costituenti sanciscono il ripudio della guerra come "mezzo" di  risoluzione delle controversie, i padri e le madri della nonviolenza si concentrano proprio sulla ricerca dei "mezzi" per affrontare e trasformare positivamente i conflitti. "Nella grossa questione del rapporto tra il mezzo e il fine, la nonviolenza porta il suo contributo in quanto indica che il fine della pace non puo' realizzarsi attraverso la vecchia legge 'Se vuoi la pace,  prepara la guerra', ma attraverso un'altra legge: 'Durante la pace prepara la  pace'", scrive Aldo Capitini. Perche', come spiega Gandhi, "tra mezzo e fine vi e' lo stesso inviolabile nesso che c'e' tra seme e albero".
L'orientamento che indica il popolo della pace e' di investire le risorse pubbliche non piu' per le ingenti, e sempre crescenti, spese militari e per armamenti, ma per ricercare, promuovere e sperimentare efficaci strumenti e mezzi di pace. Sia sul piano culturale di una diffusa educazione alla pace e alla nonviolenza, volta a rivitalizzare sentimenti di responsabilita' individuale, di partecipazione democratica, di apertura alla convivenza. Sia sul piano dell'organizzazione sociale, economica ed energetica fondata sulla  sostenibilita', la semplicita', i beni comuni. Sia sul piano dell'approntamento degli strumenti non armati per gli interventi veri e propri nelle situazioni di  oppressione e di conflitto, interni e internazionali.
Nel porre il problema del ripudio della guerra, e non della Costituzione, nell'indicare l'orientamento alla nonviolenza e ai mezzi non armati per la risoluzione dei conflitti, il popolo della pace promuove le attivita' e le campagne necessarie: il disarmo e la costituzione dei corpi civili di pace.
La guerra, comunque aggettivata - umanitaria, preventiva, giusta, chirurgica  ecc. - e' un costo insostenibile sia in termini di vite umane e sofferenze per le popolazioni, sia in termini di tenuta del patto democratico, sia in termini di  bilanci economici. Mentre tutti i settori della spesa pubblica subiscono pesanti e continue contrazioni, mentre i settori produttivi risentono delle crisi finanziarie internazionali, solo il settore delle spesa pubblica militare lievita incessantemente e solo il settore dell'industria degli armamenti diventa piu' florido. In questo preparare quotidianamente, ed economicamente, il mezzo della guerra, la Costituzione e' gia' ripudiata. L'invio dei bombardieri ne e' solo la tragica ma inevitabile conseguenza. Percio' la condizione preliminare e necessaria per il ripudio della guerra e' il disarmo. In tempo di crisi, l'invito del presidente Pertini e' sempre piu' attuale: "Svuotare gli arsenali e riempire i granai": questa e' la prima attivita'.
La seconda attivita' e' darsi i mezzi e gli strumenti necessari per intervenire all'interno dei conflitti, come prevedono sia la Costituzione italiana che la Carta delle Nazioni Unite, ossia costituire i Corpi Civili di Pace nazionali e internazionali. Dotare il nostro Paese, e orientare in questo senso le Organizzazioni internazionali, di Forze disarmate costituite da personale formato ed equipaggiato, presente nei luoghi dei conflitti prima che questi degenerino in guerra. Corpi civili esperti nella complessa ma indispensabile arte della prevenzione, mediazione, interposizione e riconcliazione tra le parti.
Significa costruire un nuovo ordine internazionale fondato sulla nonviolenza. Se poi tutti gli interventi civili messi in campo, fino in fondo, all'interno di un conflitto non saranno stati efficaci e sara' necessario un intervento, limitato e circoscritto, di una forza armata, sara' compito della Polizia internazionale al servizio delle Nazioni Unite. La quale, come tutte le polizie, non fara' guerre e bombardamenti ma separera' i contendenti, neutralizzando i soggetti piu' violenti e arrestando chi si rende responsabile di crimini.
Per il popolo della pace questo e' il nuovo varco da aprire oggi nella storia.
Questa la sua mozione: ripudiare la guerra, non la Costituzione.
Per questo marcera' ancora una volta da Perugia ad Assisi
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Il Movimento Nonviolento
Per informazioni e contatti: Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, sito: www.nonviolenti.org, e-mail: azionenonviolenta at sis.it

3. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A MARIA CARLA BIAVATI E MAURIZIO CUCCI
[Ringraziamo Maria Carla Biavati e Maurizio Cucci (per contatti: carlabiavati at interfree.it) per questa intervista.
Per un profilo di Maria Carla Biavati dall'ampia intervista apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 255 riprendiamo la seguente notizia biobibliografica "Maria Carla Biavati nasce il 18 luglio 1954, coniugata, parla inglese, diploma odontotecnico. Diploma in psicologia sistemica presso l'Associazione di ricerca sulla psicologia sistemica (Arps) di Bologna. Si e' specializzata al recupero dei giovani in disagio attraverso lo studio della metodologia elaborata dal professor Olivenstein del centro "Marmottan" di Parigi. Ha lavorato per nove anni al recupero di giovani con problemi di inserimento sociale e tossicodipendenza presso il centro di accoglienza dell'Opera Padre Marella a Bologna; lavora da diciassette anni per la Cooperativa Sociale A.D.A. come responsabile delle attivita' assistenziali. E' stata candidata tre volte alle elezioni comunali a Bologna, per i Verdi, per la lista Di Pietro - Occhetto e per la lista civica "Altro Appennino". Ha fatto parte, fin dall'inizio, della rete di formazione alla nonviolenza, un organismo nazionale di formazione e diffusione della cultura nonviolenta che ha lavorato negli anni '70 e '80 in tutta Italia fornendo corsi e training tematici a centinaia di associazioni. E' formatrice mediante il metodo del training nonviolento. Ha frequentato il corso di laurea per operatori di pace fondato dal professor Alberto L'Abate dell'Universita' di Firenze. Ha collaborato e partecipato ai programmi di formazione degli obiettori di coscienza dell'associazione Gavci, della Caritas e dell'Associazione Papa Giovanni XXIII, preparandoli al servizio civile all'estero (Bosnia, Kossovo, ecc.). Ha partecipato alle iniziative internazionali dei Beati i costruttori di pace in Bosnia (1992 Marcia dei 500, e 1993 Mir Sada, piu' altri tre interventi in Bosnia), in Kossovo (1999 I Care), in Congo (2001 Simposio internazionale per la pace in Africa) dove ha iniziato un rapporto con le realta' dell'associazionismo femminile congolese, si e' recata in Palestina per molti anni con le associazioni Berretti Bianchi Onlus, Ipri - rete Ccp, Interventi civili di pace, partecipando a numerose conferenze a Gerusalemme, Betlemme, Bilin e facendo monitoraggio ed interposizione nonviolenta in diversi progetti nella West Bank e nella striscia di Gaza (dal 2002 al 2009). Ha collaborato per tre anni, dal 1994 al 1996, ad un progetto dell'ong Ics di adozione a distanza a Mostar Est, dove si recava ogni mese per consegnare gli aiuti con l'Associazione "il Cerchio" di Modena. Ha iniziato ad interessarsi della situazione in Kossovo e, dopo numerosi viaggi di studio, ha collaborato alla realizzazione del progetto Campagna per una soluzione nonviolenta del conflitto in Kossovo come assistente del professor Alberto L'Abate, con il quale ha organizzato diversi training di formazione. Nel dopoguerra ha lavorato a percorsi di riconciliazione con padre Lush Gjergji, sacerdote cattolico kossovaro (1993-2004). Fa oggi parte dell'Associazione Berretti Bianchi Onlus di cui e' vicepresidente, associazione che opera in zone di conflitto con piccoli interventi, attualmente in Palestina e Iraq, e con progetti di integrazione sociale (migranti e Romanesc) in Italia. Ha partecipato a New Delhi alla fondazione del coordinamento mondiale di associazioni per la prevenzione e la risoluzione dei conflitti, Nonviolent Peaceforce, sostenuta da numerose associazioni di tutto il mondo dal sudest asiatico all'Africa, dal sud America all'Europa. E' cofondatrice della Rete Corpi civili di pace, per la realizzazione dei Corpi civili di pace in Italia e in Europa. Ha partecipato per alcuni anni alle riunioni e al coordinamento del Network europeo per i Servizi civili di pace ( Encps). Attualmente collabora e fa' parte del direttivo di Ipri - Rete Ccp, e lavora al progetto Interventi civili di pace co-inanziato dalla Cooperazione Italiana allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri (Dgcs del Mae) che vede coinvolte molte Ong in otto regioni italiane nella diffusione della cultura di pace e nella diffusione dei metodi di intervento nonviolento nei conflitti. Insieme al Centro "Sereno Regis" di Torino ed all'Associazione francese Man ed al Movimento Nonviolento ha lanciato una campagna internazionale per una soluzione del conflitto israelo-palestinese che proponeva l'invio di una forza Internazionale d'intervento civile in Israele e Palestina, per uscire dalla logica della guerra, rinforzare lo spazio del dialogo e creare le condizioni per una soluzione politica del conflitto. Tuttora a termine della campagna partecipa e supporta le iniziative di resistenza civile denominate "Grassroot nonviolent resistence" in alcune zone della Palestina (Bilin, Al Masara, ecc.). Ha partecipato a numerose conferenze italiane ed europee sul ruolo della societa' civile nella prevenzione dei conflitti armati, tra cui quelle del ciclo voluto dal Segretario Generale dell'Onu per rafforzare il ruolo della societa' civile nello sviluppo di azioni efficaci nella prevenzione dei conflitti armati e per rafforzare le relazioni tra la societa' civile, l'Onu e le organizzazioni regionali mondiali come l'Unione Europea. E' stata membro del Comitato per la Difesa Civile Nonarmata e Nonviolenta. (Dcnanv) nel biennio 2005-2006. Ha collaborato alla realizzazione di alcune pubblicazioni sulla nonviolenza attiva: Guida all'azione diretta nonviolenta, a cura di Enrico Euli e Marco Forlani, supplemento al n. 33 di "AltrEconomia", novembre 2002, "Missioni di pace all'estero: prevenire i conflitti", con il contributo di Maria Carla Biavati; Celebrazione di San Massimiliano, obiettore e martire. Un Santo antico e moderno. Atti del Convegno-pellegrinaggio al Santuario "Madonna della Pace" di Albisola Superiore (Savona), 4 maggio 2003, a cura di padre Angelo Cavagna, "Conflitti moderni e Corpi civili di pace", di Maria Carla Biavati; Atti del Seminario "L'Evoluzione del principio costituzionale del sacro dovere di difesa della patria alla luce dell'evoluzione normativa e giurisprudenziale: La Difesa Civile Non Armata e Nonviolenta", Organizzato dall'Ufficio per il Servizio Civile, Comitato di Consulenza per la Difesa Non Armata e Nonviolenta, Roma, Istituto Sturzo, 19 maggio 2005, "Hand out", di Maria Carla Biavati, vicepresidente dei Berretti Bianchi Onlus; Il nostro Iraq, di Maurizio Cucci, stampato nel 2006 con il patrocinio del Comune di Firenze, il sostegno della Commissione Pace e della Presidenza del Consiglio del Comune, grazie all'interessamento del Consigliere Pierluigi Ontanetti, "Introduzione", con la collaborazione di Maria Carla Biavati; Per un futuro senza guerre, di Alberto L'Abate, Liguori, Napoli 2008, "Il modello dell'essere umano e la ricerca per la pace", con il contributo di Maria Carla Biavati; L'Europa e i conflitti armati, a cura di Alberto L'Abate e Lorenzo Porta, University Press, Firenze 2008, "I cittadini promuovono la resistenza nonviolenta, la difesa e l'intervento in zona di conflitto, quale via per progredire nella cultura di pace", di Maria Carla Biavati; "Rivista di Interventi Civili di Pace", n 4, 2009, "Come realizzare i Corpi civili di pace", di Maria Carla Biavati".
Dal sito della Rete dei Corpi civili di pace (www.reteccp.org) riprendiamo il seguente breve profilo di Maurizio Cucci: "Maurizio Cucci nasce a Bologna nel settembre del 1954. Inizia a fotografare professionalmente nel 1989, quando Berlino e' una tappa obbligata. Dopo alcuni anni alla ricerca di una deriva stabile e continuativa la fotografia diviene un percorso di approfondimento intorno all'esistenza, una ricerca continua della possibilita' di esprimere la propria visione del mondo. Cosi' com'e', con molta strada da percorrere, scarpe da consumare e pellicola da scattare. "Prendere parte all'evento offrendo il proprio impegno civile come valore aggiunto a quello professionale, permette di penetrare piu' profondamente la realta' consentendone una rappresentazione piu' autentica". Breve storia: Nell'estate del 1993, partire per Sarajevo non e' solo un impulso professionale, ma anche e soprattutto un'esigenza di confronto con i valori comuni a tutti gli europei. Si unisce ai Beati i Costruttori di Pace, impegnati a favorire il traffico postale, ufficialmente vietato. Pubblica sui settimanali "Famiglia Cristiana" e "Avvenimenti". Poi, incaricato dal Comitato Bolognese, installa un ponte radio con la Protezione Civile di Scandiano (Re) per mettere in contatto gli assediati con gli sfollati in Italia, sono centinaia i contatti utili fino alla fine del 1995. Nell'estate del 1994 nasce un libro di interviste ai fuoriusciti dai lager serbo-bosniaci: "Bosnia, le vittime senza nome" edito in Milano nell'inverno dello stesso anno per i tipi di Mursia. Nell'inverno del 1995, sempre a Sarajevo, collabora come guida e interprete per il Tg1 e il Tg3 della Rai. Nel 1996, lavora tutto l'anno ad un libro sulla storia dell'assedio, "Sarajevo, quattro anni di assedio", basato su testimonianze dirette. Nell'autunno del 1996 parte per il Messico e il Chiapas dove partecipa al primo "Congresso Nazionale Indigeno". Poi, fino alla primavera del 1997, e' in Chiapas, nella Selva Lacandona. Dove trova una camera oscura allestita in precedenza da una compagna spagnola. Durante la "Fiesta de los indigenas" produce una serie di ritratti di famiglia agli indigeni convenuti dai monti vicini, li sviluppa, li stampa e li distribuisce. Rientrato in Italia, insieme alla Sinistra Giovanile dell'Emilia Romagna, produce un piccolo volume con testo e immagini: "Chiapas, la questione indigena", pubblicato nell'estate del 1997 in Salerno per i tipi della Multimedia Edizioni. Nel 1999, partecipa al coordinamento della "Carovana intercontinentale per la Solidarieta' e la Resistenza" che conduce, attraverso tutta l'Europa, centinaia di agricoltori dall'India e dai paesi dell'America Latina in una lunga marcia di resistenza alla globalizzazione, contro la guerra, la privatizzazione delle risorse pianetarie e l'uso di Sementi Geneticamente Modificate. Ne nasce la collaborazione per testo e immagini ad un progetto di matrice inglese, un'antologia pubblicata nella primavera del 2001: "Restructuring and Resistance - Diverse Voices of Struggle in Western Europe" che raccoglie le testimonianze di lotta e di resistenza del movimento antagonista. Nel 1998, a Bologna, collabora con l'artista bolognese Gianni Castagnoli alla preparazione del volume "Imperium Europae Anno Zero" e del relativo percorso espositivo; manifesti, inviti, striscione, cartellone sponsors, copertina volume e una xerigrafia a tiratura limitata, fanno riferimento alla stessa immagine. A febbraio 2000 inizia una ricerca sui portoni del centro storico bolognese e sui picchiotti che ancora vi sono appesi. Il percorso sfocia in un volume che raccoglie coppie di immagini contestualizzate da schegge interrotte di Storia Patria. Il libro, dal titolo "Bologna: portoni, picchiotti, bocchette. Arti minori dell'arredo urbano nella storia dell'antica civitas", e' in corso di pubblicazione. Tra febbraio e marzo 2001, marcia in Congo, insieme agli amici dell'utopia pacifista di sempre. Ne nasce una mostra fotografica in bianco e nero di ritratti di madri con bambino e una proiezione di diapositive, itineranti all'interno del mondo del volontariato. Nell'estate del 2002 partecipa ad una missione nella striscia di Gaza, in Palestina, insieme ai Corpi Civili di Pace, sostenuta e promossa da Berretti Bianchi e Operazione Colomba. Ne nasce una pubblicazione comune, "Gaza beach, un'estate con i Corpi Civili di Pace", sull'esperienza di condivisione della vita quotidiana dei palestinesi assediati nella striscia di Gaza. Nel gennaio 2003, documenta il muro della West Bank, nella sua parte settentrionale, da Jenin a Qalqilia e Tulkarem. Nell'estate inizia una ricerca di approfondimento sui Corpi Civili di Pace, partecipa alla fondazione della Rete Ccp, per la rete contribuisce alla creazione della lista di discussione, del sito www.reteccp.org e del dossier che raccoglie una selezione di testi sull'argomento. Nel gennaio 2006 segue un seminario sulla nonviolenza, tenutosi ad Amman in Giordania, riservato ad attori della societa' civile irachena e, a margine, registra le testimonianze dei convenuti che verranno raccolte in una piccola pubblicazione, "Il nostro Irak", finanziata dal Comune di Firenze. Nello stesso anno raccoglie il materiale sull'assedio di Sarajevo in un Cdrom: "Sarajevo, l'assedio". L'impegno per la rete Corpi Civili di Pace continua con la pubblicazione di un Cdrom che raccoglie parte dei file che sono on line sul sito della rete"]

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
- Maria Carla Biavati e Maurizio Cucci: Sicuramente il significato della marcia e' stato quello di coltivare e far crescere nei giovani e negli italiani piu' in generale lo spirito della pace e la convinzione che la pace e la diplomazia della riconciliazione siano le uniche vie da seguire per placare i conflitti dell'uomo. In questa impresa il Santo Francesco, patrono di tutti, ha dispensato attenzioni e impegno, fino all'ecumenismo mondiale degli incontri organizzati dal pontificato di Giovanni Paolo II, che troveranno seguito anche quest'anno con Benedetto XVI.
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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?
- Maria Carla Biavati e Maurizio Cucci: La marcia celebra i cinquant'anni, una vita... la mia prima volta fu l'estate del 1993 per poter andare a Sarajevo, non arrivai fino in cima, tornai con i piedi scorticati, non potei ascoltare il discorso di Albino Bizzotto su Sarajevo, centrale per quegli anni, ma incontrai Gigi, un caro amico, e con lui ho condiviso l'esperienza di Sarajevo per quasi due anni. Quello fu il mio varco della storia e nella storia, di cui parla Capitini. Convinzioni latenti si legittimarono a contatto con la realta' del conflitto, e la direzione di marcia dopo quasi vent'anni e' ancora fermamente la stessa, l'impegno, la partecipazione e anche il sacrificio, perche' tacere e' come essere complici, e chi mai vorrebbe essere complice di chi semina disperazione e degrado tra i popoli. Forse cio' che caratterizzera' questa come tutte le altre marce e' proprio quel risveglio che spinge l'individuo oltre il varco della storia, fin dentro di essa, per poterne sperimentare gli umori e divenire utili a lenirne le ferite.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
- Maria Carla Biavati e Maurizio Cucci: Seppure taciuta e non finanziata la coscienza che la nonviolenza e' il nuovo per il nostro paese e per tutta l'umanita' continua a convincere ed educare molte persone. E' importante segnalare il dialogo intenso e fruttuoso che le nostre associazioni intessono con i manifestanti per le liberta' e i diritti civili sul territorio. Per citarne solo alcuni: gli amici vicentini hanno voluto la nostra associazione Ipri-rete Ccp come collaboratori per chiedere alle istituzioni locali la nascita di una scuola di pace a Vicenza. I manifestanti No-Tav che nonostante le manipolazioni mediatiche sulla realta' delle manifestazioni, ci interrogano e fanno tesoro dei principi da noi enunciati per fare crescere una maggiore capacita' e consapevolezza nell'organizzare le manifestazioni con una sempre maggiore attinenza ai principi della nonviolenza attiva, dimostrano con le loro ultime azioni di massa una sincera volonta' di crescere meglio e con metodo su questo percorso. E vi sono ancora molte altre realta' che stanno agendo e lavorando in questo momento nel paese. Penso quindi che il processo avviato molto tempo fa da Aldo Capitini non sia assolutamente obsoleto ma come tutti i processi di cambiamento sociale richieda tempi organici alla sua attuazione.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
- Maria Carla Biavati e Maurizio Cucci: Penso che il Movimento Nonviolento insieme alle tante organizzazioni ed ong che lavorano alla diffusione di una cultura nonviolenta in Italia continuino attivamente a lavorare per una coscentizzazione ed un cambiamento sociale che in modo sottaciuto e orizzontale stanno educando alcune importanti componenti della nostra societa' civile. Non mi lascio impressionare dai giudizi circa il successo o l'insuccesso che vengono attribuiti alle nostre idee e pratiche, perche' li ritengo alquanto superficiali, e non consapevoli della portata del cambiamento che portiamo sia a livello sociale che culturale. La nonviolenza e', oltre che cambiamento di coscienza individuale, anche cambiamento di dinamiche sia nei rapporti sociali che nei rapporti tra l'umanita' e il pianeta, ed una modifica cosi' profonda e radicale, nuova e antichissima, richiede tempi di attuazione commisurati alla sua portata. Desidero invece approfondire alcune pratiche che conosco e svolgo da tempo. Ho frequentato e lavorato alla costruzione dell'idea dei Corpi Civili di Pace, un'idea che ha fatto molta strada, prima nelle coscienze delle persone e subito dopo all'interno dei conflitti. Per me tutto e' cominciato con la marcia del '93, poi a Sarajevo con i permanenti dei Beati i Costruttori di Pace che portavano posta e denari all'interno dell'assedio. Anche in Chiapas moltissimi messicani e internazionali restavano in solidarieta' con gli insorti dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, che ha emancipato intere popolazioni segregate nella Selva Lacandona. Con i Beati siamo stati anche in Congo dove qualcuno e' riuscito a mettere una bandiera della pace sulle spalle di Jean-Pierre Bemba, il signore della guerra nel Nord Kivu. Infine la Palestina con tanti e diversi da tutto il mondo, la Palestina anche oggi e chissa' per quanto ancora. In meno di dieci anni ho visto le persone che frequentavano le zone di conflitto moltiplicarsi in modo esponenziale, in questi ultimi mesi tutti hanno saputo della coalizione mondiale della Flotilla per la liberazione di Gaza dall'assedio inaccettabile a cui e' sottoposta, che per l'ennesima volta cercava di rompere il blocco navale dichiarato da Israele sulle coste della Striscia di Gaza. Con il Convoglio dedicato a Vittorio Arrigoni insieme ai giovani dei centri sociali nell'aprile di quest'anno siamo riusciti in 73 persone ad entrare a Gaza e il nostro incontro con i giovani gazawi delle associazioni Gybo e 15 Marzo sono stati importantissimi per condividere e costruire insieme il futuro delle lotte nonviolente nella striscia. Eravamo gia' stati a Gaza nel 2002 durante la seconda Intifada e saputo della nostra presenza in citta' molti amici di allora sono venuti a salutarci, tra questi Fadi, il fratello piu' giovane di Shady, un ragazzo rimasto ucciso mentre combatteva con le armi l'occupazione. Quando ci siamo parlati Fady mi ha regalato le parole piu' importanti per capire la realta' di questi gruppi che oggi lottano disarmati e senza violenza contro l'occupazione. Mi ha detto: "Vedi, io rispetto la scelta combattente di mio fratello e ne onoro il sacrificio, ma oggi io ti dico che non voglio morire per Gaza ma vivere per il mio paese e per i nostri diritti. Non cerco un qualsiasi sacrificio ma il giusto riconoscimento dei miei diritti fondamentali nel rispetto della mia liberta' e della giustizia. Io faccio il fotografo e le mie immagini sono la testimonianza che porto alla verita'". Ha proseguito chiedendomi di lavorare per diffondere le testimonianze dei palestinesi nel nostro paese perche' e' con la diffusione della realta' di questa occupazione che il popolo palestinese vuole arrivare al cambiamento e al riconoscimento del suo diritto. Chiunque sia andato oltre quel varco della storia ha fatto la storia ed e' questo il ruolo che ognuno ha svolto con le possibilita' e gli entusiasmi che caratterizzano i cuori dei nonviolenti in tutto il mondo.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviiolenza?
- Maria Carla Biavati e Maurizio Cucci: A me pare che la rivolta siriana dal punto di vista della nonviolenza sia oggi l'esempio piu' eclatante nel mondo. In 138 giorni di manifestazioni, dal 15 marzo al 31 luglio, i siriani hanno tenuto duro e non hanno organizzato reazioni armate o violente in genere, almeno per quel poco che si viene a sapere dai post telefonici sui siti dedicati, come ad esempio "Now Syria", mentre le vittime cadute sotto il fuoco dei cecchini e da poche settimane anche dei carri armati e delle mitragliatrici pesanti, sono oltre duemila, gli scomparsi non meno di tremila e gli arrestati piu' di quarantamila, di cui almeno quindicimila sono ancora detenuti. Ieri, domenica 31 luglio, la cittadina di Hama e' stata investita dal piu' intenso bombardamento di questa lunga primavera siriana. Dai primi di luglio accerchiata dai carri armati delle forze di sicurezza governative, ieri ad Hama sono state tolte acqua ed elettricita', quindi alle prime luci e' iniziato un bombardamento che, a detta degli attivisti locali che telefonano agli organi di stampa esteri, ha mantenuto per ore un ritmo di quattro esplosioni al minuto, ricordando i bombardamenti su Sarajevo che raggiungevano il ritmo dei battiti cardiaci. Un massacro. Centinaia le vittime. Anche nelle altre citta' in lotta si sono avuti morti e feriti, ma i siriani hanno continuato a protestare anche dopo il calar del sole in tutto il paese. A Damasco sono state lanciate bombe a frammentazione tra i dimostranti con l'effetto devastante che il solo nome proprio della bomba riesce a descrivere. Nonostante tutto questo sangue, le torture subite dagli attivisti arrestati e trasportati con i pullman nelle prigioni degli Assad, dove non possiamo ne' riusciamo ad immaginare l'odio e il dolore intrecciati nella carne di quegli esseri umani inermi, dopo la scomparsa di migliaia di persone, i massacri! Nonostante tutto questo il popolo siriano continua ad uscire nelle strade e nelle piazze della Siria per chiedere a gran voce la caduta del regime. Nessuno ha preso in mano un fucile per organizzare una resistenza armata. Abbiamo visto su youtube e anche in tv quei giovani che mostrano il petto nudo invitando l'aggressore a farsi avanti, brandendo il solo orgoglio di rivendicare liberta', pane e democrazia per il loro paese. Tutto questo dovrebbe scuotere e allarmare le coscienze dei nonviolenti, dovrebbe spingerli in strada idealmente al fianco del popolo siriano, dovrebbe rivoltare le loro coscienze e lasciarli insonni. Purtroppo l'immediatezza e l'affollarsi delle notizie impediscono una vera presa di coscienza. Si accatastano sulla rivolta siriana, la strage in Norvegia, le guerre di Libia e Afghanistan, le altre rivolte dell'area islamica, le migliaia di vittime della fame nel Corno d'Africa, le crisi finanziarie che imperversano da un confine all'altro di questa realta' offesa, villipesa e deturpata da pochi produttori di dannazione e inferno che decidono le sorti dell'umanita' restando ben lontano e al di fuori di essa. Vorrei parlarvi del bosco boemo, ma non e' questa la sede ideale, comunque provate a cliccare su google. Tornando ai siriani, l'ultimo venerdi' di lotta era intitolato "Il vostro silenzio ci uccide": i governi occidentali si sprecano in dichiarazioni di principio che non portano a nulla. Il consiglio di sicurezza dell'Onu ha discusso di Siria per un'ora senza riuscire a raggiungere neppure l'intesa su di una dichiarazione di condanna della violenza di regime. Intanto, abbandonati a se stessi, immersi nel sangue, nelle lacrime e nello strazio dei loro famigliari e amici rimasti vittime della repressione i siriani affrontano il digiuno del ramadan sotto i bombardamenti, mai conclusi, con una forza morale e una fede in Dio sorprendenti.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
- Maria Carla Biavati e Maurizio Cucci: A mio modestissimo avviso la cosa piu' importante e' riuscire ad incassare la violenza senza lasciarsi coinvolgere da essa. Questa e' la cosa piu' difficile ed e' anche la carta vincente di ogni lotta nonviolenta. Per spiegare meglio vorrei citare una frase di Simone Weil: Non accontentiamoci di pensare che siccome siamo meno brutali, meno violenti, meno inumani dei nostri oppositori, vinceremo la battaglia. Brutalita', violenza e inumanita' possiedono un immenso prestigio che i libri di scuola nascondono ai bambini, che l'adulto non ammette, ma a cui tutti s'inchinano. Per le virtu' dei nostri oppositori, devono essere attivamente e costantemente messe in pratica per poter conquistare grande prestigio. Chiunque sia incapace di essere altrettanto brutale, violento e inumano di chiunque altro, ma che non pratichi neppure le opposte virtu', viene considerato inferiore per forza e prestigio, e non uscira' vincente da nessun confronto. Ogni lotta piccola o grande dovrebbe trovare nelle opposte virtu' la chiave per con-vincere l'altro. Perche' solo l'altro da' senso alla nostra identita'. Per essere piu' pratici la partecipazione alla marcia della pace a settembre, la partecipazione alle prossime manifestazioni per i diritti civili in Italia e all'estero ed ancora la partecipazione a progetti di Corpi civili di Pace nei paesi in conflitto possono essere le pratiche di nonviolenza attiva da attuare nel breve periodo.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?
- Maria Carla Biavati e Maurizio Cucci: La lettura e' uno dei passi necessari da fare per acquisire la conoscenza dell'esperienza di coloro che hanno praticato e insegnato la nonviolenza con il loro esempio. L'altro e' la frequentazione di coloro che praticano la nonviolenza attiva oggi. Il nostro sito www.reteccp.org offre queste opportunita', cosi' come tanti altri siti in Italia e all'estero.

4. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A PAOLO MACINA
[Ringraziamo Paolo Macina (per contatti: milly_paolo at hotmail.com) per questa intervista.
Su Paolo Macina dall'ampia intervista in "Coi piedi per terra" n. 317 riprendiamo la seguente scheda: "Paolo Macina, nato a Torino il 5 maggio 1966, matematico, obiettore di coscienza. Socio del Centro Studi "Sereno Regis" di Torino dall'inizio degli anni '90, per conto del quale approfondisce i temi relativi all'economia nonviolenta e la finanza etica. Funzionario presso una compagnia assicurativa, per sei anni rappresentante dei soci torinesi di Banca Popolare Etica e per tre membro del Consiglio di Indirizzo della Fondazione Culturale Etica. Dal 2001 tiene una rubrica di economia nonviolenta sulla rivista "Azione nonviolenta" fondata da Aldo Capitini. Collabora inoltre per alcune riviste d'area nonviolenta"]

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
- Paolo Macina: La Perugia-Assisi risponde secondo me a due bisogni importantissimi: il primo e' quello di riunire, almeno una volta l'anno, tutte le associazioni che si riconoscono negli ideali della nonviolenza in un unico evento. Il secondo e' quello di mantenere alto il livello di attenzione sulle alternative che l'arcipelago nonviolento mette in campo per creare un mondo piu' giusto.
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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?
- Paolo Macina: Come tutti gli anniversari "tondi", e soprattuto vista la concomitanza con i 150 anni della nascita dell'Italia, sara' l'occasione per fare i conti con la storia del nostro paese negli ultimi 50 anni, vista con occhi nonviolenti.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
- Paolo Macina: Critico. I punti caldi delle lotte nonviolente (Valsusa/Tav, Vicenza/Dal Molin, Cameri/Eurofighters, Genova/G8, Sud/mafie, partecipazioni militari italiane all'estero ecc.) stanno tutti soffrendo a causa di un mondo politico assente ed un mondo messmediatico asservito agli interessi della grande finanza. Per fortuna c'e' stato il risultato dei referendum, anche se questo successo non e' assolutamente ascrivibile a meriti nonviolenti, piuttosto ad un rigurgito di coscienza da parte degli italiani.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini?
- Paolo Macina: Il nuovo presidente, Mao Valpiana, e' molto conosciuto e ha deciso di usare attivamente questa sua popolarita'. Spero che questo serva a radunare, sotto un'unica voce, l'arcipelago frammentato della nonviolenza in modo da aver piu' incisivita' nelle iniziative. Il digiuno organizzato nei mesi scorsi e' stato il primo tentativo, ora occorre proseguire su questa strada.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
- Paolo Macina: Tra quelli positivi, sicuramente la vittoria ai referendum. Forse non ci rendiamo ancora pienamente conto del valore di quelle vittorie. Tra quelli negativi, sicuramente quello di non essere riusciti a scalfire minimamente la spesa degli armamenti italiani, a partire dalla partecipazione alle guerre in Iraq e Afghanistan (qualcuno si ricorda da quanti anni stanno andando avanti?), neanche in un momento di grande difficolta' economica del nostro paese.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
- Paolo Macina: Ritiro dalle missioni italiane all'estero e poi NoTav, NoTav e ancora NoTav, soprattutto perche' ho la sensazione che qui la vittoria sia proprio vicina.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?
- Paolo Macina: Quello che ho sempre sostenuto: la nonviolenza e' il metodo piu' efficace e meno costoso di risolvere i conflitti, di qualunque dimensione (da quelli interpersonali a quelli mondiali) che fatalmente avvengono in tutto il mondo. Il modo migliore per accostarsi ad essa e' quello di sperimentarla su di noi, a partire dai conflitti che abbiamo personalmente, per poi magari proseguire la sperimentazione in qualche conflitto locale (di quartiere, di condominio, di paese). Provare per credere.

5. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A GIUSEPPE STOPPIGLIA
[Ringraziamo Giuseppe Stoppiglia (per contatti: stoppiglia at macondo.it) per questa intervista.
Giuseppe Stoppiglia, una delle maggiori figure dell'impegno di pace, solidarieta' e nonviolenza in Italia, e' fondatore e presidente dell'associazione Macondo. Dirige da 21 anni la rivista trimestrale "Madrugada". Ha scritto: Diario di un Viandante, Edizioni Citta' Aperta e Macondo Libri, 1999; Camminando sul confine, Edizioni Citta' Aperta e Macondo Libri, 2004; Piantare alberi e costruire altalene, Edizioni Diabasis e Macondo Libri, 2010. Altri saggi sulle rivista "Interculture" e "Presbiteri"]

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
- Giuseppe Stoppiglia: Una presa di coscienza collettiva verso la cultura della nonviolenza e soprattutto un luogo sensibile di condivisione dei fatti di oppressione e di violenza nel mondo, in termini costruttivi e non distruttivi. E' stato uno spazio reso possibile da creature che scendendo sulle strade a piedi nudi hanno creduto nella possibilita' che sia fondamentale riconoscere, assieme e gridando sui tetti, che ogni uomo e ogni donna hanno pari diritti e dignita'.
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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?
- Giuseppe Stoppiglia: Dovrebbe caratterizzarsi soprattutto per il riconoscimento che questo gesto (prima educativo e poi politico) e' il passaggio da una cultura della conquista a quella della formazione di una comunita' di umani. Il gesto del camminare, aspettando che arrivi anche chi e' debole ed emarginato, e' l'aspetto che piu' combatte la violenza.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
- Giuseppe Stoppiglia: E' in una fase di crescita collettiva. La parola "nonviolenza" e' entrata in Italia nel lessico comune. Una parola di cui si conosce il significato, anche se e' difficile tradurre e capire i meccanismi strutturali di costruzione di un patto comune che sia la costruzione di un dettato di ascolto paziente e condiviso.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
- Giuseppe Stoppiglia: Purtroppo la parola "pace" e' finita sulla bocca dei grandi, la gioia e' rimasta nel cuore dei bambini. La pace e' tradita, e' venduta, e' comprata, la gioia non puo' esserci rapita. Il ruolo del movimento, oltre alle riflessioni nelle scuole e nei gruppi di base, deve attrezzarsi per scardinare le strutture portanti di un meccanismo della vittoria e della conquista.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
- Giuseppe Stoppiglia: La lotta esemplare del popolo di Val di Susa. Il movimento contro la base Dal Molin a Vicenza. La rinuncia alla reazione violenta, in relazione alle ingiustizie perpetrate e patite dopo i fatti di Genova. I movimenti che si sono costruiti in occasione dei referendum abrogativi, che hanno spiazzato gli apparati dei partiti e delle chiese, oltre alle istituzioni.
- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
- Giuseppe Stoppiglia: Allargando e moltiplicando i momenti di incontro e di riflessione sui fatti e momenti che richiedono un intervento collettivo e condiviso. Scoprire il linguaggio nuovo di dissenso morale e politico.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?
- Giuseppe Stoppiglia: Non gli spiegherei nulla. Comincerei facendogli leggere la vita di Gandhi. Poi esaminerei con questa persona fatti concreti di vita e di rapporto sociale. Solo dalla realta' della vita umana si puo' capire la nonviolenza, che non e' un'ideologia e neppure un teorizzazione della vita. Soprattutto si capisce e si apprende camminando assieme.

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 388 del 4 agosto 2011

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