Telegrammi. 638
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- Date: Fri, 5 Aug 2011 00:23:42 +0200 (CEST)
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 638 del 5 agosto 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Contro le guerre e il razzismo, il 25 settembre in marcia da Perugia ad Assisi
2. Sette domande a Giuseppe Aragno
3. Sette domande a Massimo Grandicelli
4. Sette domande a Roberto Mancini
5. Cinque domande a Daniela Musumeci
6. Sette domande ad Assunta Signorelli
7. Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. PEPPE SINI: CONTRO LE GUERRE E IL RAZZISMO, IL 25 SETTEMBRE IN MARCIA DA PERUGIA AD ASSISI
Il 25 settembre 2011 si svolgera' da Perugia ad Assisi la marcia della pace, nel cinquantesimo anniversario della prima, ideata ed organizzata da Aldo Capitini, il grande filosofo ed educatore fondatore del Movimento Nonviolento.
L'edizione di quest'anno dello storico appuntamento delle persone operatrici di pace e amiche della nonviolenza cade ancora una volta in un momento tragico per l'umanita'.
Per quel che concerne puo' immediatamente il nostro paese tre fatti e tre esigenze assumono particolare evidenza:
- occorre che cessi l'illegale, criminale partecipazione italiana alle guerre in Afghanistan e in Libia: guerre che ogni giorno mietono vittime;
- occorre che cessi da parte dello stato italiano l'illegale, criminale persecuzione razzista dei migranti;
- ed occorre che tornato lo stato italiano al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana, della Carta dell'Onu e della Dichiarazione universale dei diritti umani, l'Italia si adoperi nell'ambito internazionale per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti, la promozione dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
In questo contesto ed in considerazione di queste primarie esigenze la marcia Perugia-Assisi del prossimo 25 settembre puo' essere per il nostro paese un'ora di verita' e un punto di svolta; e dai partecipanti ad essa, popolo in cammino, puo' e deve scaturire corale e persuaso un appello all'intero popolo italiano, una convocazione non eludibile al compito necessario ed urgente: far cessare immediatamente la partecipazione italiana alle guerre; far cessare immediatamente la persecuzione razzista dei migranti.
Sia questo la marcia. Per questo vi si partecipi. Questo dica la sua voce, che sia ovunque udita e ascoltata.
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Per ulteriori informazioni sulla marcia Perugia-Assisi: Tavola della Pace, via della viola 1, 06122 Perugia, tel. 0755736890, fax: 075/5739337, e-mail: segreteria at perlapace.it, sito: www.perlapace.it
Per ulteriori informazioni su Aldo Capitini e la nonviolenza: Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
2. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A GIUSEPPE ARAGNO
[Ringraziamo Giuseppe Aragno (per contatti: geppinoaragno at libero.it) per questa intervista.
Giuseppe Aragno e' nato a Napoli, dove vive, nel gennaio del 1946. Storico, ha collaborato con la cattedra di Storia dei Partiti e dei Movimenti Politici tenuta da Renzo De Felice e Ferdinando Cordova all'Universita' degli Studi di Salerno. Ha insegnato a lungo lettere nelle scuole dello Stato. Negli anni Novanta e' stato dirigente a tempo pieno della Cgil. Chiusa l'esperienza sindacale, e' tornato all'insegnamento ed e' stato professore a contratto all'Universita' Federico II di Napoli e attualmente collabora con la cattedra di Storia Contemporanea, tenuta da Andrea Graziosi. E' autore di numerosi saggi storici tra cui quelli editi a Roma da Bulzoni, rispettivamente nel 1980 e nel 1989, intitolati Socialismo e sindacalismo rivoluzionario a Napoli in eta' giolittiana e Siete piccini perche' siete in ginocchio; tiene molto a due suoi lavori: gli Scritti di storia e politica di Gaetano Arfe', che ha raccolto e presentati in un volume stampato dalla Citta' del Sole nel 2005, e Antifascismo popolare. Uomini e volti, Manifestolibri, Roma, 2009. Ha vinto il "Premio Laterza Citta' di Bari" per il saggio I ritardi del Sud. Come e perche', in Francesco Cormini e Giuseppe Aragno, Il giacimento in fondo allo stivale. Scuola e cultura nel Sud, Laterza, Roma-Bari 1997. Ha diretto l'"Archivio Storico del Movimento Operaio". E' redattore della rivista on line "Fuoriregistro" e collabora con l'edizione campana di "Repubblica" e col "Manifesto"]
"La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
- Giuseppe Aragno: E' difficile dirlo in poche parole, perche' di significati rilevanti credo ne abbia avuti molti anche per uno come me che non ha il dono della fede. In un mondo in cui la misura dell'uomo sembra essere ormai soprattutto il successo ad ogni costo e, quindi, una concezione di per se' violenta della vita, ha saputo ricordarci che esiste una dimensione etica dell'impegno collettivo, in cui l'unico successo che conta e' la capacita' di rispettare le ragioni degli altri e di cercare sempre e comunque il dialogo. Una dimensione in cui chiunque, credente o non credente, vede chiara la profonda umanita' del messaggio di Francesco.
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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?
- Giuseppe Aragno: Non mi nascondo dietro un dito. C'e' oggi uno spaventoso clima di violenza. E non dico solo di una filosofia della storia che, elaborata nei piani alti del potere, dove spesso si decide il futuro del pianeta, ci costringe a fare i conti con la violenza di guerre sempre piu' spesso "travestite da pace". Dico delle mille guerre tra poveri, della prevaricazione padronale nei conflitti del lavoro, di principi costituzionali ridotti a carta straccia, d'una violenza senza nome che passa trasversalmente confini politici e strati sociali, va dalle galere ai Cie, dai muri levati contro bisogni e diritti all'indifferenza con cui tutto questo attraversa troppo facilmente le coscienze senza suscitare indignazione. Quello che caratterizzera' la marcia del prossimo 25 settembre e' questo dato di fatto: nonostante tutto, si marcia per la pace contro la violenza. Nonostante tutto, quest'idea e' viva e interroga coscienze. Nonostante tutto, occorre farci i conti e pone, continua a porre una questione decisiva: un altro mondo e' possibile e non c'e' violenza che possa negarlo. Anzi, piu' la violenza sembra trionfare, piu' diventano chiari il valore e la necessita' della pace e di soluzioni diplomatiche dei conflitti politici e sociali.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
- Giuseppe Aragno: Posso sbagliare, vado probabilmente controcorrente, ma credo sia giusto dire francamente cio' che si pensa senza ipocrisie. E' un momento complesso e difficile. Ci sono stati segnali di risveglio e un indirizzo pacifico di alcune durissime lotte sociali. Le ultime dei No Tav, per fare un esempio. Io sono pero' scosso dalla violenza di fatto della risposta politica e da quella spesso inaccettabile delle forze dell'ordine. Sono scosso dal dilemma che si pone di continuo alle coscienze, quando si assiste alla mattanza siriana e al silenzio che la circonda a livello di informazione, mentre un gran clamore - e un forte consenso - ha accompagnato i bombardamenti libici. E mi chiedo se, a livello politico, la sola via possibile stia nei due corni del dilemma: intervento militare o indifferenza. E ancora mi interrogo sul senso delle parole quando si parla di "referendum" per i diritti messi in discussione alla Fiat da Marchionne. Sono convinto che la nonviolenza passi anche per la chiarezza. Un referendum e' una libera scelta tra due opzioni. Diventa ricatto e, quindi, violenza, quando e' preceduto da una condizione pregiudiziale: o dici si' o si chiude e ti getto sul lastrico. Se mai politici saranno sulla via Perugia-Assisi, vorrei poter chiedere come si mettano assieme la rinuncia a sostenere le sacrosante ragioni dei lavoratori minacciati e i mille diritti violati o ignorati, con i principi della marcia.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
- Giuseppe Aragno: Penso che i principi della nonviolenza e il lavoro svolto da associazione e organizzazioni che ad essi si ispirano abbiano, in questi ultimi anni, conseguito un indiscutibile successo: a livello individuale la crescente diffusione di una cultura nonviolenta tende a confutare un radicato pregiudizio: l'impossibilita' di cancellare la violenza dalla storia dell'uomo. Io non nego che in ogni essere umano esista una "naturale", istintiva e direi "ereditaria" tendenza alla violenza. Un uomo e' sempre ad un tempo istinto e ragione e in quanto "animale", puo' tendere alla violenza. Ci vedo pero' anche il "rovescio". Sempre piu' diffusamente, a mille livelli del tessuto sociale, una cultura nonviolenta conquista la ragione e si impone all'istinto. Cio' che e' possibile per le scelte individuali, non e' impossibile per quelle collettive, sociali e politiche. Intendo dire che l'educazione e la consapevolezza dei singoli puo' diventare e sempre piu' diventa patrimonio collettivo e opzione politica. Puo', e in parte gia' accade, produrre un cambiamento che segni una svolta. La storia non e' un preordinato scorrere d'eventi, su cui non sia possibile intervenire. E' vero: cio' che s'e' guadagnato a livello di crescita individuale, non corrisponde ancora a uno stabile e condiviso cambiamento delle scelte collettive, crescono sempre piu', tuttavia, e germogliano, semi di un rinnovamento. Se un lavoro educativo e una presa di coscienza facilmente registrabile sempre piu' spesso hanno la meglio sull'istinto a livello individuale, a me pare chiaro che questo smentisca lo strumentale scetticismo di chi sostiene l'impraticabilita' della nonviolenza e l'impossibilita' che la somma di molte "crescite individuali" produca come suo esito un cambiamento di dinamiche nelle relazioni sociali e nelle pratiche politiche. Occorre tempo, certo, ma c'e' un processo in atto che non si puo' disconoscere. La crescente presenza della cultura nonviolenta nelle aree di conflitto e' un dato di fatto e credo che mai come oggi la violenza abbia dovuto fare i conti con le incisive azioni intraprese dal mondo dei nonviolenti. Si e' potuta e voluta fermare in Grecia la Flotilla per la liberazione di Gaza dalla stolta politica repressiva che strangola la Palestina, ma il risultato concreto e' sotto gli occhi di tutti: raramente e' accaduto che un'azione nonviolenta abbia prodotto cosi' tanti danni alla dottrina della violenza. Parlo della mia piccola e limitatissima esperienza locale, ma e' un dato significativo. Non avrei mai creduto di veder crescere un cosi' forte slancio tra militanti solitamente lontani dai principi pacifisti. C'e' un dialogo aperto tra il campo di chi combatte in armi e quello di chi lotta disarmato per diritti che accomunano. Potrebbe essere un significativo segnale di cambiamento, e' gia' una pesantissima sconfitta di una visione della storia che non sa prescindere dalla violenza.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
- Giuseppe Aragno: A me pare che il mondo abbia assistito in questi ultimi mesi a un terremoto politico che ha avuto tra i protagonisti la nonviolenza: dal Nord Africa ribelle, alla Spagna degli indignati, c'e' un vento che segna una stagione di speranza. Ed e' vento di pace, anche se porta con se' esigenze radicali di cambiamento. La nota stonata e' venuta dalle Cancellerie delle grandi potenze - Europa in testa - ma e' un ritardo che non minaccia il processo in corso. Potrebbe addirittura farlo crescere. C'e' anche, sia pure talvolta strumentalmente enfatizzato, una sorta di "contropotere pacifico" mediatico, che sa fornire un'alternativa al deficit di informazione e diventa iniziativa politica concreta sul terreno della protesta. Cellulari contro mitra, blog contro cannoni e fucili. Si cade, ma non si cede e i colpi delle armi vengono solo da una parte. Fin qui il buono. La difficolta' vera sta nella capacita' di tener in piedi la lotta su questo binario - in Siria e' un massacro continuo - e nella difficolta' che questi eventi trovano a trasformarsi in coscienza comune e diffusa. Questo per non parlare dei silenzi complici e delle scelte vergognose dei governi del "civilissimo" Occidente. Io non credo si possa sperare molto nell'Onu, ostaggio di governi guerrafondai. Non credo che un aiuto concreto possa venire dalle bombe, come in Libia. Credo e spero che la mobilitazione e la pressione dei popoli piu' o meno liberi, possa giungere la' dove non giungono - e non intendono giungere - gli "interventi umanitari". Ma qui si andrebbe lontano. Voglio dirlo. Fa forse piu' vittime, ma non trova audience, il pattugliamento del Mediterraneo. Non e' meno barbaro il razzismo praticato nei Cie, l'isolamento degli extracomunitari in sciopero a Nardo'. Qui siamo indietro anni luce. Ed accade sotto il nostro naso. Si potrebbe far molto e molto peserebbe sulle vicende complessive.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
- Giuseppe Aragno: Su quella decisiva di sottrarre a tentazioni violente le lotte in corso. E' il rischio piu' elevato che vedo e il terreno su cui alta va tenuta la guardia. In subordine, ma solo per ragioni di "opportunita' politica", una partecipazione quanto piu' possibile attiva ad opporsi alla valanga di scelte disumane scatenata da politiche "securitarie" che fanno strame di diritti umani. Per non dire della questione sociale e dei diritti dei lavoratori mai, da decenni, cosi' violentemente minacciati.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?
- Giuseppe Aragno: Direi di vivere secondo un principio semplice: non fare mai agli altri cio' che non vorresti facessero a te. In quanto alla conoscenza del movimento nonviolento consiglierei la lettura, la ricerca partecipata di siti web, organizzazioni e la frequentazione diretta di militanti dell'area nonviolenta.
3. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A MASSIMO GRANDICELLI
[Ringraziamo Massimo Grandicelli (per contatti: maxigr at tiscali.it) per questa intervista.
"Dirigente di azienda in pensione, attivista di Amnesty International e impegnato marginalmente ma costantemente sul piano politico e referendario". Si veda anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 292 che contiene anche un'ampia notizia autobiografica]
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
- Massimo Grandicelli: Avere mantenuto alto il messaggio della pace e della nonviolenza, nonostante le visibili derive sociali in senso opposto.
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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?
- Massimo Grandicelli: Corre il cinquantenario della prima "marcia Perugia-Assisi per la pace e la fratellanza dei popoli", organizzata il 24 settembre del 1961 da Aldo Capitini, grande e insuperato apostolo della nonviolenza. Puo' sembrare una celebrazione, ma e' invece una riflessione che contribuisce a mantenere integro il percorso di chi crede nel valore del messaggio nonviolento.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
- Massimo Grandicelli: Puo' apparire stazionario, ma non e' cosi': indubbiamente la nonviolenza e' una partita dura da giocare, in una societa' che si e' evoluta soprattutto in senso egoistico e opportunistico; tuttavia, l'aver conseguito buoni caposaldi nella sponda politica e soprattutto aver mantenuta intatta la solidita' del messaggio nonviolento in un tale clima di controtendenza sociale, dimostra che i risultati del movimento sono piu' alti di quanto non appaia misurandone il semplice valore assoluto.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
- Massimo Grandicelli: L'Italia, tra le nazioni cosiddette civili, e' scivolata da tempo nelle posizioni di retroguardia per quanto attiene all'applicazione dei diritti umani; e la negazione dei diritti umani e' una forma di violenza delle peggiori, non meno grave se applicata a chi li ha gia' conseguiti (o se n'e' illuso), rispetto a chi non ne ha mai beneficiato; e poiche' i fatti dimostrano che non poche associazioni che fanno "manifesto" della difesa dei diritti umani appaiono stranamente silenti in proposito, il ruolo del movimento nonviolento balza di colpo in prima linea.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
- Massimo Grandicelli: Dato per scontato l'impegno dei movimenti nonviolenti di alcune parti delle societa' civili del cosiddetto nord del mondo, e al di la' dei loro risultati, osservo con sorpresa le iniziative che da qualche anno a questa parte emergono in paesi che siamo abituati a considerare "in via di sviluppo", con eufemismo non poco lezioso. In Bolivia, Colombia, India e persino Cina, molti movimenti, ma non di rado anche i governi, hanno dato mostra di una sensibilita' sui temi ambientali, dell'acqua, delle risorse e dei rischi civili delle scelte ad esempio energetiche, che suona finanche esemplare, nei confronti del vecchio mondo. Mi si chiedera' del nesso con la nonviolenza: sono convinto che la nonviolenza e il rispetto civile, nelle sue varie accezioni, territoriale, energetico, delle risorse, e cosi' via, siano sinonimi; non so dire quale sia in grado di determinare l'altro, dipende sicuramente da quale punto s'inizia il "cammino", ma certamente il traguardo e' lo stesso. Rispettare le cose del mondo implica di rispettare se stessi e gli altri: e' forse un primo passo, indispensabile pero' per concludere che la violenza e' soprattutto inutile. In questo, mi sento stranamente ottimista.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
- Massimo Grandicelli: E' necessario un forte segnale avverso ai provvedimenti governativi, in particolare quelli ispirati dal ministro dell'interno in tema di immigrazione, rifugiati e cosiddetta "clandestinita'", in generale; non solo e' grave che siano state approvate tempo fa leggi persino peggiori di quelle razziali del 1938, ma addirittura incredibili suonano le misure in corso di approvazione che implicano la detenzione fino a diciotto mesi in veri e propri "lager". Suggerisco di non trascurare anche l'opposizione ai provvedimenti governativi di carattere sociale ed economico che non rispettino il vincolo (Costituzionale, ma che discende direttamente dai Diritti umani) della proporzionalita' degli sforzi e dei contributi collettivi, e che prevarichino visibilmente le classi deboli: corruzione, spreco, evasione fiscale e bilancio delle mafie sono le quattro voci di bilancio, il cui saldo puo' essere arrotondato a 400 miliardi di euro l'anno (fonte Istat e Corte dei Conti), che condannano l'economia italiana, ma costituiscono altrettante forme di violenza sociale orchestrata dalla Stato nei confronti dei cittadini. E solo per motivi di spazio non mi dilungo sui G8, presenti e passati, sulla indecente gestione del terremoto aquilano, ecc. Tutti questi temi non solo non trovano paladini, ma molto spesso movimenti che si classificano tali tacciono colpevolmente quanto vigliaccamente; il movimento nonviolento e' l'unico che mi appaia franco da questo grave difetto: e' naturale e pertanto del tutto conseguente farci conto.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?
- Massimo Grandicelli: Leggi Capitini, Dolci, don Milani, Gandhi, King e in generale tutto cio' che puoi trovare sulla testimonianze e sulla storia della nonviolenza: intanto, anche per agevolare un tale primo passo, iscriviti subito in una delle mailing list del nostro movimento; personalmente, mi sentirei di raccomandare quella del Centro di Viterbo, perche' rappresenta un caso veramente esemplare di "ostinazione informativa", una misura indispensabile per controbattere il martellamento omologante che perviene in continuazione dagli apparati comunicativi della societa', pressoche' tutti asserviti.
4. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A ROBERTO MANCINI
[Ringraziamo Roberto Mancini (per contatti: r.mancini at unimc.it) per questa intervista.
Roberto Mancini, nato a Macerata il 28 dicembre 1958, e' professore ordinario di Filosofia Teoretica presso l'Universita' di Macerata, dove e' anche vicepreside della Facolta' di Lettere e Filosofia. Dal 2004 al 2010 e' stato presidente del Corso di laurea in Filosofia. Collabora stabilmente con le riviste "Servitium", "Ermeneutica Letteraria" e "Altreconomia". Dirige la collana "Orizzonte filosofico" e la collana "Tessiture di laicita'" presso la Cittadella editrice di Assisi e co-dirige con Pietro Barcellona la collana "Asteroidi" presso le Edizioni Diabasis di Reggio Emilia. Dal settembre 2008, per un anno, ha tenuto sul quotidiano "Avvenire" la rubrica settimanale "Sentire la speranza". E' stato membro del Comitato scientifico della Scuola di Pace della Provincia di Lucca e del Comitato Scientifico della Scuola di Pace del Comune di Senigallia. Collabora da anni con il "Centro Volontari per il Mondo" di Ancona e con il Coordinamento Nazionale delle Comunita' di Accoglienza (Cnca). Nel novembre 2009 ha ricevuto il premio "Zamenhof - Voci della pace" dall'Associazione Italiana per l'Esperanto e dalla Regione Marche. Oltre a numerosi articoli di etica, antropologia filosofica, teoria della verita' e filosofia della religione, ha pubblicato i seguenti volumi: L'uomo quotidiano, Genova, Marietti 1985; Linguaggio e etica. La semiotica trascendentale di Karl-Otto Apel, Genova, Marietti 1988; Comunicazione come ecumene, Brescia, Queriniana 1991; L'ascolto come radice: teoria dialogica della verita', Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane 1995 (IIa edizione 2009); Esistenza e gratuita'. Antropologia della condivisione, Assisi, Cittadella 1996 (IIa edizione 2009); Il dono del senso, Assisi, Cittadella 1999; Il silenzio, via verso la vita, Magnano, Edizioni Qiqajon - Comunita' di Bose, 2002; Senso e futuro della politica. Dalla globalizzazione a un mondo comune, Assisi, Cittadella, 2002; L'uomo e la comunita', Magnano, Edizioni Qiqajon - Comunita' di Bose, 2004; Il senso del tempo e il suo mistero, Rimini, Pazzini 2005; L'amore politico: sulla via della nonviolenza con Gandhi, Capitini e Levinas, Assisi, Cittadella 2005; Esistere nascendo: la filosofia maieutica di Maria Zambrano, Troina, Edizioni Citta' Aperta 2007; La buona reciprocita'. Famiglia, educazione, scuola, Assisi, Cittadella editrice, 2008; Desiderare il futuro. Fede cristiana e unita' della speranza umana, Rimini, Pazzini, 2008; L'umanita' promessa. Essere cristiani nell'eta' della globalizzazione, Magnano, Edizioni Qiqajon - Comunita' di Bose, 2009; La laicita' come metodo. Ragioni e modi per vivere insieme, Assisi, Cittadella editrice, 2009; L'interpretazione come servizio. Modelli di ermeneutica nel pensiero contemporaneo, Trapani, Edizioni Il Pozzo di Giacobbe, 2010; Idee eretiche. Per un'economia della cura, delle relazioni e del bene comune, Milano, Edizioni Altreconomia, 2010; Sperare con tutti, Magnano, Edizioni Qiqajon - Comunita' di Bose, 2010; Per un'altra politica. Scegliere il bene comune, Assisi, Cittadella editrice, 2010; Il senso della fede. Una lettura del cristianesimo, Brescia, Queriniana, 2010; Visione e verita'. Un viaggio nella fenomenologia attraverso le "Ideen I" di Edmund Husserl, Assisi, Cittadella editrice, 2011; La logica del dono. Meditazioni sulla societa' che credeva d'essere un mercato, Padova, Edizioni Messaggero, 2011; Per un cristianesimo fedele. La gestazione del mondo nuovo, Assisi, Cittadella editrice, 2011. In collaborazione con altri ha pubblicato: Etiche della mondialita', Assisi, Cittadella editrice, 1997. Si veda anche l'intervista apparsa in "Coi piedi per terra" n. 402 e quella nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 420]
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
- Roberto Mancini: Il significato di fondo della marcia Perugia-Assisi e' stato quello di evidenziare il profilo del potenziale di una cultura e di uno spirito diversi dalla "normalita'" della mentalita' vigente in Italia. La marcia, con le sue molte espressioni, ha portato alla luce non l'ideale di un futuro remoto, ma un altro presente, un altro modo di esistere e di convivere. Il fatto che i suoi protagonisti hanno rinnovato regolarmente nel tempo questo appuntamento e' il segno di come questo altro modo di tessere la societa' e' concreto e puo' essere svolto fino in fondo.
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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?
- Roberto Mancini: Quest'anno credo che il punto focale sia duplice: da un lato quello di porre in risalto l'unita' e l'universale valore di tutte le lotte di liberazione che nel mondo hanno la forza luminosa della nonviolenza; dall'altro lato quello di far capire che la pace tramite la nonviolenza e la giustizia restitutiva dei diritti negati richiedono a ognuno di diventare pienamente persona umana. E chiedono alla societa' di scoprire finalmente la sua umanizzazione proprio mentre lo stupido culto globale del denaro si sta mangiando vive l'umanita' e la natura. La nonviolenza oggi deve fare i conti con la globalizzazione della stupidita'. Rispondere creativamente a questa distretta significa riscoprire il valore umano e vero della coscienza, della ragione, del corpo, del cuore e della sua sensibilita', dell'anima e della sua liberta', delle mani fatte per aiutare, delle gambe fatte per andare verso la vita vera, dei volti fatti per il sorriso e il riconoscimento di chiunque e la contemplazione amorosa.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
- Roberto Mancini: E' necessario che la nonviolenza diventi, da espressione di pochi, da esperienza rara, una cultura ampia, conosciuta, rispettata e stimata, cosi' da divenire la chiave per tradurre questo amore vero (perche' il nome positivo della nonviolenza e' appunto l'amore vero) in adeguate forme sociali, politiche, economiche, educative e comunicative. Non si tratta tanto di costruire coordinamenti, ma di seminare la realta' della nonviolenza con la saggezza dei contadini e con la creativita' dell'arte. Di seminarla in ogni ambito che sia generativo di modi, stili, regole che poi modellano la convivenza interumana e con la natura.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
- Roberto Mancini: Il movimento nonviolento puo' e deve osare di piu'. Farsi seminatore, nel senso indicato, insieme ad altri, in ogni terreno generativo delle forme di convivenza, senza superbia e senza complessi di fecondita'. Un passo necessario, anche se insufficiente da solo, e' quello di consentire alle nuove generazioni la conoscenza della nonviolenza, dei suoi testimoni e delle sue esperienze. In questo spirito sogno per esempio che, entrando in una libreria italiana qualsiasi, si possano trovare le opere complete di Aldo Capitini pubblicate da case editrici come Feltrinelli o Einaudi o Adelphi. Bisogna che chi legalmente custodisce questa eredita' si dia realmente da fare per rendere leggibile Capitini nel suo Paese, questo scandalo deve cessare.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
- Roberto Mancini: Penso alle rivolte giovanili in molti paesi dell'Occidente (compresa l'Italia) e nel Nord Africa. Ogni segno di risveglio delle nuove generazioni e' una buona notizia per chi aderisce alla nonviolenza. Penso anche, ma e' un versante assai piu' doloroso, al fatto che per chi ha commesso crimini contro l'umanita' la vita e' diventata piu' difficile, nonostante tutto. Penso infine alla rabbia che sta salendo contro "i Mercati", questi invisibili signori della vita e della morte dei popoli: credo che anche questo sistema idolatrico cadra', si tratta di favorire il cambiamento radicale del tipo di fondazione che si da' alla societa'. "Radicale" significa attento ai valori viventi costituiti dalle persone, dalle relazioni, dal mondo naturale, dal futuro. "Radicale" vuol dire mite, gentile, rigoroso, giusto, fecondo. E' finito da molto il tempo in cui si poteva pensare che "radicale" significhi "violento".
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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
- Roberto Mancini: Le iniziative salienti sono tutte quelle che favoriscono la nascita di un'altra educazione, un'altra politica, un'altra economia e un'altra informazione. Oggi abbiamo il dovere della fecondita', non possiamo piu' contentarci di gesti o peggio di azioni di mero autorispecchiamento narcisistico e identitario, per quanto di segno alternativo. L'impulso suicida della sinistra extraparlamentare deve essere di monito.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?
- Roberto Mancini: Le proporrei di ascoltare in se stessa il desiderio piu' profondo, di ricordare le persone piu' luminose che ha incontrato, di verificare se il suo cuore e' capace di sentire l'armonia. Le proporrei di incontrare quelli che hanno subito la violenza e che non per questo sono diventati dei violenti. A quel punto le direi di cercare, li' dove vive, persone che stanno facendo lo stesso cammino, rassicurandola sul fatto che certamente esistono. In ogni caso la nonviolenza non va cercata in un'idea, e' fatta di volti, di persone, di storie, di creature viventi. Basterebbe aprirsi a sentire e a vedere (dove le due cose si fondono) anche soltanto un prato, un albero, una nuvola, o un'aurora per scoprire che la vita e' piu' che la vita, e' portata, percorsa e illuminata da una vita vera che la fa respirare e che dobbiamo, piu' che inventare, ospitare per esserne ospitati a nostra volta e trasformati. Quando una donna o un uomo maturano in se stessi questa fedelta' alla vita vera, la nonviolenza diventa in essi naturale come respirare.
5. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. CINQUE DOMANDE A DANIELA MUSUMECI
[Ringraziamo Daniela Musumeci (per contatti: danielamusumeci at alice.it) per questa intervista.
Daniela Musumeci e' nata a Palermo (1953), insegna filosofia e storia presso il liceo classico "Umberto I" della sua citta', dedicandosi in particolare alla interculturalita', alla pedagogia della differenza e all'educazione contro la mafia; dal 1992 al 2005 ha collaborato con la rivista "Mezzocielo" e con l'associazione culturale Luminaria. Ha pubblicato, tra l'altro, per la casa editrice Ila Palma raccolte di scritti e poesie. Cfr. anche l'ampia intervista a Daniela Musumeci apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 258 (da cui estraiamo questa minima notizia biografica: "ho 57 anni, insegno filosofia e storia presso il liceo classico Umberto I di Palermo. Dal '68 in poi ho sempre partecipato alle iniziative politiche e sociali della mia isola nel mondo dell'associazionismo ed anche dei partiti di sinistra. In particolare, ho fatto parte dell'Associazione siciliana delle donne per la lotta contro la mafia ed ho collaborato con la rivista di donne "Mezzocielo", occupandomi soprattutto di pedagogia della differenza e interculturalita'. Oltre a numerosissimi articoli, anche a carattere filosofico, ho pubblicato tre libri: due raccolte di poesie (Doveri d'allegria e La quinta dimora) e una raccolta di riflessioni sui quattro elementi alla luce dell'antropologia e della storia delle religioni (Devota come un ramo) per i tipi della Ila Palma. In preparazione, ancora poesie")]
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
- Daniela Musumeci: Non ho mai partecipato alla marcia Perugia-Assisi, ma ne ho letto le motivazioni negli scritti di Capitini e ne ho seguito alcune edizioni in tv; credo che il suo significato sia venuto modificandosi nel tempo: da originaria affermazione di uguaglianza e pariteticita' fra tutti gli esseri viventi, all'indomani della shoah, ad affermazione forte della necessita' di una nuova filosofia e di una nuova spiritualita' interculturale, che valorizzi tutte le differenze, come forma di resistenza contro le nuove crociate contro i presunti risorgenti "imperi del male".
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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?
- Daniela Musumeci: Lo sbarramento fra paesi ricchi e poveri, tra Nord e Sud del mondo, anche simbolici, quest'anno si materializza, oltre che in una miriade di conflitti armati, dall'Afghanistan alla Libia, soprattutto nel disastro finanziario ed economico che sembra attestare l'ingovernabilita' di un modello di produzione e speculazione fondato sul profitto e sullo sfruttamento di persone e risorse naturali. A fronte della ferocia del grande capitale che induce nuove schiavitu' e devastazioni del pianeta, la marcia dovrebbe indicare con chiarezza che un altro modo di convivenza, produzione, distribuzione, scambio e consumo, equo e solidale e rispettoso di esseri viventi e ambiente, e' non solo possibile ma urgente e indispensabile. Questo dovrebbe essere il messaggio da inviare ai grandi della Terra, ossia non tanto ai politici quanto agli azionisti di maggioranza delle multinazionali.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia? e quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
- Daniela Musumeci: Credo che il movimento delle donne, e non solo delle donne, "Se non ora quando", che ha portato nelle piazze di decine di citta' italiane centinaia di migliaia di persone il 13 febbraio e ha costruito una bella rete di contatti operativi, come pure l'esempio della "primavera araba" nei paesi del Maghreb siano eventi probativi della possibilita' di ottenere risultati concreti attraverso la resistenza passiva e la disobbedienza civile.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia? E su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
- Daniela Musumeci: Certo il cammino e' lungo: in Italia si corre il rischio della stanchezza e della delusione nello scontro con il muro di gomma eretto da chi attualmente occupa le istituzioni con scarsissimo se non inesistente senso dello Stato; nei paesi islamici si corre il rischio di uno sbocco violento, di una strumentalizzazione da parte di frange fondamentaliste, ma soprattutto si paga la situazione di sovranita' limitata di territori troppo ricchi di petrolio perche' le multinazionali occidentali osservino il loro principio di autodeterminazione. Pure, non bisogna scoraggiarsi. Il lavoro dei e con i giovani nelle scuole e nelle universita', nei centri sociali autogestiti, nel volontariato cattolico non si ferma ed e' un lavoro di lunga lena. Anche la controinformazione su Internet ha un profondo valore educativo oltre che essere strumento di coordinamento e di comunicazione.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?
- Daniela Musumeci: Per conoscere la nonviolenza suggerirei alcune letture essenziali di Gandhi, Capitini, Martin Luther King, Danilo Dolci e di frequentare alcuni gruppi attivi, penso alle suore di Madre Teresa di Calcutta, ad esempio, che del satyagraha e dell'ahimsa hanno fatto la loro scelta di vita.
6. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE AD ASSUNTA SIGNORELLI
[Ringraziamo Assunta Signorelli (per contatti: assuntasignorelli at libero.it) per questa intervista.
Per un profilo di Assunta Signorelli da un'intervista apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 268 riprendiamo la seguente notizia autobiografica: "Nata nel 1948 sono una femminista basagliana non pentita e non dissociata con esperienze prima dei vent'anni nei movimenti dei cattolici del dissenso a Roma e poi del movimento studentesco alla facolta' universitaria di Medicina, infine dal '72 lunga marcia dentro le istituzioni totali fondamentalmente a Trieste ma anche in altri luoghi. Ultima (in ordine di tempo) esperienza significativa: tre anni in Calabria lavoro nell'istituto 'Papa Giovanni XXIII' di Serra d'Aiello (Cosenza) che per mesi nel 2008 ha occupato le cronache dei giornali, esperienza culminata con uno sgombero forzato delle persone accolte che mi ha dato la misura di cosa sia la violenza delle istituzioni del potere contro i deboli. Militanza femminista, di genere, che nel corso del lavoro si e' espressa con la costituzione del Centro Donna Salute Mentale che ha operato dal 1990 al 2002, unica esperienza di lavoro istituzionale di un servizio pubblico con sole operatrici donne e diretto solo all'utenza femminile con sofferenza psichica dalle forme piu' leggere alle piu' gravi. Esperienza conclusasi per una forma di violenza sotterranea continuamente agita e mai esplicitata da parte della direzione del dipartimento di salute mentale di cui quel servizio faceva parte. Dal 1977 lavoro come dipendente del servizio sanitario nazionale come psichiatra a tempo pieno, e attualmente sono la responsabile del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura del Dipartimento di salute mentale di Trieste"]
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
- Assunta Signorelli: Sinceramente ho qualche difficolta' a dare una risposta unica. Ci sono stati anni dal '90 al 2000 in cui era, almeno per me, centrale e facevo in modo di parteciparvi sempre; come a continuare una sorta di tradizione di famiglia: mio padre, soldato in Russia e prigioniero in campo di concentramento in Germania, fino all'ultimo anno della sua vita (il 1992) non ne aveva mancata una. Questi ultimi anni pero' mi pare che la situazione sia profondamente cambiata, la frantumazione del movimento pacifista, le improbabili presenze "pubbliche" di personaggi alla Bertinotti o alla D'Alema mi hanno progressivamente allontanato tant'e' che, mentre nel 2009 ho scelto, con un gruppettino di amici, di fare un percorso personale, nel 2010 me ne sono stata a casa.
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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?
- Assunta Signorelli: Non lo so perche', confesso, ho smesso di seguire le discussioni della Tavola della pace. Sono stanca di assistere alla sostanziale impotenza di movimenti, gruppi, singolarita' individuali che propongono un'alternativa teorico-pratica al sistema di relazioni sia fra i popoli, sia all'interno di uno stesso popolo.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
- Assunta Signorelli: Non sono sufficientemente informata per poter esprimere un parere sensato. Carenza d'informazione che rappresenta per me una scelta, starei per dire, necessaria; quella cioe' di non informarmi piu' intorno a cose su cui non posso svolgere un'azione diretta. E' una forma di autodifesa nella direzione di tutelarmi da angoscie e arrabbiature che nascono dalla verifica della sostanziale impotenza di chi cerca di affermare i principi della nonviolenza, del rispetto e dell'etica del concreto.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
- Assunta Signorelli: Rimando alla risposta precedente.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
- Assunta Signorelli: La cosa piu' significativa, almeno dal mio punto di vista, di cui il movimento nonviolento dovrebbe occuparsi e' rappresentata dalla questione degli sbarchi delle persone che fuggono dalla miseria, dalla guerra e dalla disperazione che in alcuni paesi della terra la fanno da padrone! A volte penso che forse organizzare a Lampedusa un campo di lavoro (come quelli che si facevano negli anni '70) per l'accoglienza delle persone che vengono dal mare ben strutturato, organizzato in termini di viveri, letti e medicine, autofinanziato, potrebbe essere un modo per contrastare praticamente la deriva etica di questo nostro paese e fornire indicazioni concrete sul "come si fa". Poi penso che non e' piu' il tempo delle utopie e mi chiudo nella mia pratica quotidiana che ancora, per quel che posso, si fonda sulla tutela dei diritti di chi e' "senza".
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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
- Assunta Signorelli: Questo paese ha bisogno di scendere in strada, di uscire dal "particulare", di iniziative come quelle di Napoli sulla "monnezza". Credo che in ogni luogo, paese, citta' ci sia una questione "monnezza". Trovare forme pubbliche e condivise nelle strade per affrontare le questioni locali, emblema ed epifenomeno della problematica generale, credo che sia l'unica possibilita' che abbiamo per non soccombere.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?
- Assunta Signorelli: Le risponderei che nonviolenza e' rispetto dell'altro/altra da te, che la ragione e il torto non stanno mai da una parte sola ma continuamente si mescolano e si confondono, che nonviolenza e' incontro con la differenza che non va mai negata ma nemmeno esaltata! E allora accostarsi alla nonviolenza e' accostarsi all'incertezza, alla necessita' di non dare mai nulla per scontato nella vita quotidiana, e imparare ad affrontare le difficolta' in termini di superamento e mediazione e non di annullamento o negazione.
7. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Guido Petter, Conversazioni psicologiche con gli insegnanti, 2 voll., Giunti Barbera, Firenze 1971-1972, 1981-1983, pp. 416 + 432.
- Guido Petter, Dall'infanzia alla preadolescenza, Giunti, Firenze 1992 (terza ristampa della seconda edizione), pp. 360.
- Guido Petter, Ragazzi di una banda senza nome, Giunti-Marzocco, Firenze 1972, 1974, pp. 262.
- Guido Petter, Che importa se ci chiaman banditi, Giunti-Marzocco, Firenze 1976, pp. 290.
8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
9. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 638 del 5 agosto 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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