La domenica della nonviolenza. 256



 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 256 del 17 luglio 2011

 

In questo numero:

1. Franca Fossati: Da Siena

2. Marina Terragni: Da Siena

3. Agnes Heller: Ogni filosofia della storia

4. Fatema Mernissi: Si puo' ipotizzare...

5. Martha C. Nussbaum: Il metodo socratico

6. Laura Fortini presenta "Donne politica utopia" a cura di Alisa Del Re

 

1. RIFLESSIONE. FRANCA FOSSATI: DA SIENA

[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo il seguente articolo apparso sul quotidiano "Europa" del 13 luglio 2011 col titolo "Da Siena un sindacato delle donne?".

Franca Fossati, intellettuale e giornalista, dal 1987 al 1993 e' stata direttrice di "Noi donne"]

 

"Snoq": non e' il nome di un personaggio dei fumetti, e neppure le lettere che riproducono il suono dello schioccare delle dita. E' invece l'acronimo di "Se non ora quando", la rete che ha dato vita all'incontro di Siena. Siena perche'? "In questa storia tutto accade per le relazioni che ci sono o che si stabiliscono tra le donne: Francesca Comencini era venuta qui a presentare il suo libro e Tatiana Campioni che dirige S. Maria della Scala le ha detto: perche' non venite qui?" (Lunetta Savino, intervistata dall'"Unita'", 8 luglio)

Centoventi comitati, duemila donne che hanno sfidato il caldo per ritrovarsi. Autorganizzate. E questa e' gia' una notizia e notizia politica. Non per il Tg1 e per la stampa di centrodestra. Gli altri giornali invece non sapevano bene dove collocarla. Cronaca? Costume? Societa'? Per non sbagliare l'hanno messa a meta' della foliazione. La politica-politica e' altra cosa, credono.

La sfida di Siena era audace. Dopo il successo del 13 febbraio il rischio era quello di un parlarsi addosso di piccole burocrazie femminili, di riprodurre "i vecchi cahiers de doleance dei sindacati e dei partiti di sinistra" (Mariella Gramaglia, "La Stampa", 9 luglio). Non e' stato cosi', o per lo meno non e' stato solo cosi'.

Lo capisce anche chi sul Prato di Sant'Agostino non c'era e ha seguito le cose su internet, leggendo i blog e le cronache o guardando i video sul sito di "Repubblica". "Sul palco salgono in centinaia, donne, vecchie, mature o ragazzine" (Daniela Preziosi, "Il Manifesto", 10 luglio) e "parlano di politica come se raccontassero qualcosa della loro vita" (Marina Terragni, blog.leiweb.it). Tre minuti ciascuna. Parlano "molto meno del corpo delle donne, delle escort e di cose vaghe", piuttosto di maternita' e lavoro, di congedi obbligatori, di manovra finanziaria e di precarieta' (Maria Laura Rodota', "Corriere della sera", 10 luglio). E anche queste sono notizie. Cosi' come lo sono i fischi (non maggioritari, anche se enfatizzati dalla stampa, "Il Fatto Quotidiano" in testa) verso le donne dei partiti. Allora sta per nascere un partito di donne? Lo escludono le organizzatrici.

Cio' a cui si vuole dar vita e' "un patto tra donne su obiettivi condivisi". Troppo ambizioso? Troppo vago? "La sciarada sara' tenere il piu' possibile dentro Snoq tutte le differenze ma anche uscire con risposte univoche, per essere pronte quando si trattera' di partecipare alle prossime elezioni" (Monica Luongo, donnealtri.it). E le strutture che coordinano e dirigono? E' ancora tutto da vedere. Quello che potrebbe crescere e' un inedito "sindacato" femminile che condizioni l'agenda politica. E non sarebbe poco.

 

2. RIFLESSIONE. MARINA TERRAGNI: DA SIENA

[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo il seguente intervento del 10 luglio 2011 apparso sul blog.leiweb.it col titolo "L'Italia e' una ragazza (Siena, 9-10 luglio)".

Marina Terragni, giornalista e intellettuale femminista, e' editorialista di "Io Donna" e scrive sul "Corriere della Sera" e su "Il foglio". Tra le opere di Marina Terragni: (con Vittorino Andreoli), E vivremo per sempre liberi dall'ansia, Rizzoli, Milano 1997; La scomparsa delle donne, Mondadori, Milano 2007]

 

Ok, ora mi metto dei cubetti di ghiaccio sulla nuca e provo a dirvi di Siena.

Alternero' mie osservazioni a pensieri in presa diretta. Chiedo scusa se non riportero' tutti i nomi - in alcuni casi indichero' solo il gruppo - e se omettero' molte cose significative. Qui riesco a dire solo quello che e' restato a me.

(Infine, per gli interessati, diro' in sostanza che cosa ho detto io).

Intanto per capire Siena direi che i titoli sui giornali di stamattina non rendono molto. Sorprendentemente, "Il Fatto Quotidiano" titola: "Lezione da Siena, donne si', politiche no". Ecco, siamo completamente fuori centro. A volte i capiredattori cercano la notizia da strillare, e finisce che trovano una notizia ma gli sfugge quello che capita davvero. Ma sulla politica torneremo dopo.

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Come preambolo direi questo: che Siena e' molto bella, e il Prato di Sant'Agostino magico, e quei cento senesi che hanno dato ospitalita' alle donne, e quelle aziende che hanno offerto il vino rendono il clima molto piu' di quella pseudo-notizia. Nelle parole delle donne che intervengono corre vita. Parlano di politica come se raccontassero qualcosa della loro vita, e questa narrazione da' un senso di profonda verita' a quello che viene detto, e rende tutte capaci di ascoltare attentamente sotto il sole a picco. Quindi un forte senso di verita' e di fiducia. E' proprio il popolo delle donne che si e' mosso per venire fin li'.

Le organizzatrici intervengono sempre in coppia "per dare il senso di un riconoscimento reciproco". Questo e' giusto. Una senza l'altra non fa niente. E' la Dea Doppia di Vicky Noble.

Qualcuna dice: "il 13 febbraio e' stata un'esperienza fisica". Di questa necessita' di mettere al centro il corpo, di riunire i corpi di donne parlano in molte. E' proprio un bisogno. Non solo per sfuggire alla solitudine, ma per sperimentare la forza e la fiducia e anche l'allegria che da' la compresenza dei corpi.

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"Non e' smettendo di avere figli che otterremo piu' lavoro, ma non e' smettendo di lavorare che faremo piu' figli" (Francesca Comencini). Non si parla mai di lavoro senza parlare di figli, e viceversa. E' il "doppio si'" accertato dalla Libreria delle donne di Milano. Il fatto di non potere avere figli, di dover rimandare fino al rischio di infertilita' e' il patimento principale. Quello della sterilita' obbligata e' un dolore che si percepisce fisicamente stando li'. Se per noi avere figli e' stato un lusso, per le ragazze e' un super-super-lusso.

"Meno di meta' delle italiane lavora, al sud nemmeno un terzo, tante smettono di cercarlo. Con la crisi l'occupazione femminile e' diminuita e il lavoro delle donne si e' dequalificato. Oggi le ragazze cominciano a lavorare piu' tardi, ma sono piu' qualificate. Hanno tagliato sul lavoro familiare. Sono andate comunque avanti, ma con enorme fatica. Una piena occupazione femminile e una presenza in pari numero nei luoghi di decisione darebbero una spinta al paese senza eguali" (Linda Laura Sabbatini dell'Istat).

"Voi giovani almeno in questo non siete povere, avete un patrimonio a cui attingere": (Mariella Gramaglia). Fra le donne di Siena, e non solo tra le giovani, tante donne che non hanno mai avuto prima un'esperienza del femminismo o della politica con altre (o meglio, non hanno mai dato un senso politico al loro lavoro e alle loro vite). Bisognerebbe dire loro che in questi anni tante hanno scritto e pensato ed elaborato, che negli scritti di altre, da Carla Lonzi a Luisa Muraro a Lea Melandri, per dirne solo alcune, troverebbero la lingua e gli strumenti di cui oggi hanno bisogno (le madri di tutte noi).

"Ci vorrebbe una proporzionale sessuale come noi abbiamo la proporzionale etnica" (Snoq di Bolzano).

"Non dobbiamo dividerci quando parliamo di merito, di diritti e di uguaglianza. Dobbiamo essere trasversali. Non dobbiamo votare liste con poche donne e programmi che non ci interessano" (Flavia Perina, Fli). Le donne di Siena mostrano di dare molto valore al voto, a quello elettorale e ai referendum. Ne sentono tutta l'importanza. Onorano il momento del voto.

"L'organizzazione del lavoro segue regole maschili. Ho voluto trasformare il luogo di lavoro in luogo di relazione" (Margherita Dogliani, imprenditrice).

"La manovra del governo e' misogina, e non solo per il furto del tesoretto e per le pensioni a 65 anni, ma anche per il taglio ai servizi e all'assistenza, dando per scontato che tanto ci penseranno le donne. Con la paternita' obbligatoria, la discriminazione delle madri cessera'" (Susanna Camusso).

"Ai partiti dico: basta con questo maschilismo. E alle politiche dico: camminate insieme a noi, non sopra di noi" (donna del gruppo Cassandre di Napoli).

"E' la prima volta che parlo in un'assemblea come questa, io che pure parlo in tante assemblee. Sono un nuovo acquisto, non ho mai fatto parte del movimento femminista, e sono qui per ringraziarvi del vento del cambiamento. Chiedero' al mio partito di farsi attraversare e cambiare da questo movimento. Non c'e' alcuna intenzione di appropriarsi di nulla, si tratta di poter cambiare anche la nostra politica. Le donne devono confrontarsi con il potere, cambiare ogni centro di potere" (Rosy Bindi). Rosy accenna di se'. C'e' un po' di insofferenza nei confronti degli interventi delle politiche perche' le donne vorrebbero sentirle parlare di se', della loro politica, del perche' e' stata tante volte inefficace, dei problemi che incontrano nei loro partiti, ma le politiche presenti non lo fanno abbastanza.

"Dovremmo fare una class action contro gli uomini, oltre la nostra appartenenza politica. Sono la prima a prendere l'impegno di non attaccarmi al colore politico" (Giulia Bongiorno, Fli).

"Abbiamo fatto del referendum sul legittimo impedimento il nostro referendum. Abbiamo portato a votare le nostre madri, abbiamo tirato giu' dal letto i nostri figli. Da noi ci sono molti eletti inquisiti e collusi" (Snoq Reggio Calabria).

"Non siamo inventando niente di nuovo. Il femminismo e' carsico, ma c'e' da sempre" (donna di Punto G, Genova).

Si discute anche di legge elettorale: con le liste bloccate, il 50/50 potrebbe portare molte donne nelle istituzioni, mentre con le preferenze le donne dovrebbero farcela da sole. Che cosa e' meglio?

"Siamo ormai oltre le pari opportunita'" (Snoq Ravenna).

"Noi donne abbiamo bisogno di uomini responsabili. Le donne hanno bisogno d'amore" (presidente delle Donne Musulmane d'Italia).

"C'e' molto desiderio di unirsi oltre le differenze. C'e' bisogno di rete ma anche di apertura, perche' tutte abbiamo bisogno di tutte, mentre cercano di metterci le une contro le altre. Devono esserci reti locali su problemi specifici, reti che si connettano tra loro e con noi nelle forme che liberamente sceglieranno. Una rete stabile, aperta, inclusiva. Ma servono anche incontri fisici, di corpi. Qui non nasce un partito. La nostra ambizione e' un paese per donne, e per tutti. Vogliamo parlare anche ai partiti, tutti. Non siamo nemiche dei partiti" (Serena Sapegno e Titti Di Salvo).

"La rete e' gia' politica. La sfida e' non prevaricare e unificare: il paese deve andare avanti ovunque con la stessa marcia" (Giorgia Serughetti e Elisa Da Voglio, Snoq).

"Stavolta non possiamo fallire" (Valeria Ajovalasit, Arcidonna).

"Il sapere delle donne, il femminismo deve volare alto e contaminare le istituzioni" (Olivia Guaraldo).

"Siamo uscite dalla solitudine. Bisognerebbe fare una rete delle citta' amiche delle donne" (Una ragazza di Snoq).

"Del primo femminismo la pratica del partire da se' resta, non e' intaccata" (donna di Snoq Venezia).

"Dobbiamo pretendere la cancellazione delle ipoteche dal nostro futuro" (donna di Snoq Pesaro).

"Dobbiamo essere l'anticorpo che cura questo corpo dissacrato che e' l'Italia" (Donna di Snoq, Tigullio).

"Questo fiume carsico che e' il femminismo si deve tenere in superficie il maggior tempo possibile, per evitare di dover ricominciare ogni volta daccapo" (Monica Lembi, presidente del Consiglio Comunale di Bologna).

"Abbiamo da imparare dalle piu' anziane, ma abbiamo anche da insegnare" (ragazza di Snoq).

"Noi ragazze siamo cresciute in una societa' individualistica, facciamo fatica con il "noi". Ho dovuto toccare con mano la fatica e la possibilita' del noi" (ragazza di Snoq Siena).

"Dobbiamo essere inclusive, non abbiamo bisogno di escludere nessuna. Si difende e mette barriere chi e' debole, e noi siamo fortissime. Dobbiamo compilare un'agenda delle donne, un'agenda di lavoro che cambiera' tutto il Paese" (Serena Sapegno).

Un'amica di Napoli, bella come lo sono solo le napoletane, mi dice che lei non e' mai andata online, che crede di non esserne capace, che ha passato il suo tempo a fare figli, ne ha cinque, e ora il marito ha avuto l'idea originale di scapparsene con una di trent'anni. Io le dico che andare online e' facile, che deve assolutamente farlo. Lei dice che lo fara' "per me". Le sono molto grata per questo.

C'e' una grande fatica che stiamo facendo, e quando le donne sono affaticate e in difficolta' sanno darsi una mano, e' un'eredita' ancestrale. Si tratta di continuare a darsi una mano, restando immuni dalla peste dell'invidia, anche quando c'e' la possibilita' di spiccare il volo.

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E infine, se interessa, quello che ho detto io (piu' o meno).

"Non c'e' nemmeno bisogno di stare a discutere della rete. La rete e' la piramide gerarchica appiattita, e' gia' politica femminile. Senza la rete a Milano non sarebbe capitato nulla. La rete ce l'ha fatta contro un investimento elettorale di alcune decine di milioni di euro. Da ieri qui ci raccontiamo tutti i guai che abbiamo, e ho sentito fisicamente questo grande patimento sulla maternita', ma se ce l'abbiamo fatta comunque e anzi siamo andate avanti vuole dire che abbiamo una grande forza. E questa forza e' politica. Sui giornali ho visto che ci raccontano come qualcosa di de-politicizzato, o addirittura di antipolitico. Ma noi siamo politiche, questo luogo e' politico, quello che chiamano lavoro di cura e volontariato e la nostra vita di ogni giorno e' la politica. Il problema non e' che ci sono poche donne nei luoghi in cui si decide, il problema e' che ci sono troppi uomini. Questo eccesso di maschile parassita il pianeta e il nostro paese. Bisogna mandare via un bel po' di uomini di li', dobbiamo farlo per noi e anche per tanti uomini di buona volonta' che abbiamo accanto. Sulla svolta civica che e' partita il 13 febbraio: attente, gli uomini di sinistra e di destra useranno questa forza per loro stessi, sono abituati ad avere gratis dalle donne, non restituiranno nulla se non ci sara' lotta. Il 50/50 di Milano non e' stato automatico, chi vi dice questo non dice la verita'. In principio si parlava di bilanci di genere e altri cincischiamenti pariopportunitari, anche a causa dell'automoderazione di molte donne. Il 50/50 e' stato lottato, e dovra' essere lottato anche a livello nazionale. La rappresentanza politica non e' tutto, e' solo una parte del tutto, ma se non entrera' un gran numero di donne nei luoghi in cui si decide, i temi di cui abbiamo parlato qui non saranno nemmeno messi all'ordine del giorno. La rappresentanza non e' la soluzione di tutti i problemi, ma senza un'adeguata rappresentanza non se ne risolvera' quasi nessuno. E non cambiera' nemmeno la politica, restera' quella cosa lontana dalla vita e abbarbicata al potere. Chiudo con due paradossi. Il primo e' questo: il fatto che siamo state tenute fuori da tutto ci ha permesso di restare nella nostra differenza e coltivarla, e questa differenza potremo portarla in quei luoghi, farne un vero fattore di cambiamento. Secondo paradosso: parliamo sempre del corpo delle donne, ma dovremmo parlare del corpo maschile, di quella sessualita' incontrollabile, di quell'osceno intrico sesso-soldi-potere. L'Italia non puo' essere rappresentata da questo vecchio corpo, e vecchio non lo dico in senso biologico, ma alludo al patriarcato che non vuole morire. L'Italia oggi ha il corpo e le sembianze di una donna come noi. Teniamo bene in mente questa immagine e tutto sara' piu' facile".

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Piccolo, bellissimo ballo finale. C'e' tanta energia. Mi viene da chiamarlo "il selvaggio femminile".

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p.s.: Il comitato organizzatore ha lavorato tantissimo e benissimo. Cristina Comencini e' crollata alla fine della prima giornata: troppa fatica, immagino. E' molto bello che buona parte dei soldi spesi per queste due giornate siano gia' stati recuperati tramite "offertorio" in loco. Ma e' importante che tutte quelle che possono sottoscrivano inviando un bonifico all'Iban che possono trovare nel blog di Se non ora quando.

 

3. MAESTRE. AGNES HELLER: OGNI FILOSOFIA DELLA STORIA

[Da Agnes Heller, Teoria della storia, Editori Riuniti, Roma 1982, pp. 268-269.

Agnes Heller, illustre filosofa ungherese, nata a Budapest nel 1929, sopravvissuta alla Shoah, allieva e collaboratrice di Lukacs, allontanata dall'Ungheria, ha poi insegnato in Australia e in America. In Italia e' particolarmente nota per la "teoria dei bisogni" su cui si ebbe nel nostro paese un notevole dibattito anche con riferimento ai movimenti degli anni '70. Su posizioni democratiche radicali, e' una interlocutrice preziosa anche laddove non se ne condividessero alcuni impianti ed esiti teorici. Dal sito della New school for social research di New York (www.newschool.edu) presso cui attualmente insegna traduciamo questa breve notizia biografica essenziale aggiornata al 2000: "Nata nel 1929 a Budapest. Sopravvissuta alla Shoah, in cui ha perso la maggior parte dei suoi familiari morti in diversi campi di concentramento. Allieva di Gyorgy Lukacs dal 1947 e successivamente professoressa associata nel suo dipartimento. Prima curatrice della 'Rivista ungherese di filosofia' nel dopoguerra (1955-'56). Destituita dai suoi incarichi accademici insieme con Lukacs per motivi politici dopo la rivoluzione ungherese. Trascorse molti anni ad insegnare in scuole secondarie e le fu proibita ogni pubblicazione. Nel 1968 protesto' contro l'invasione sovietica della Cecoslovacchia, e subi' una nuova persecuzione politica e poliziesca. Nel 1973, sulla base di un provvedimento ad personam delle autorita' del partito, perse di nuovo tutti gli incarichi accademici. 'Disoccupata per motivi politici', tra il 1973 e il 1977 lavoro' come traduttrice. Nel 1977 emigro' in Australia. A partire dall'enorme cambiamento del 1989, attualmente trascorre parte dell'anno nella nativa Ungheria dove e' stata designata membro dell'Accademia ungherese delle scienze. Nel 1995 le sono stati conferiti il 'Szechenyi National Prize' in Ungheria e l''Hannah Arendt Prize' a Brema; ha ricevuto la laurea ad honorem dalla 'La Trobe University' di Melbourne nel 1996 e dall'Universita di Buenos Aires nel 1997". Da una scheda apparsa sul quotidiano "Il manifesto" nel 2008 riportiamo i seguenti dati: "Nata a Budapest nel 1929, espulsa una prima volta dal Partito comunista ungherese nel 1949, allieva e poi collaboratrice di Lukacs, dopo il '56 Agnes Heller venne destituita dai suoi incarichi accademici. Tra i principali animatori del gruppo che si raccolse attorno al filosofo ungherese negli ultimi anni della sua vita, dal 1963 al 1973 ha lavorato come ricercatrice presso l'Istituto di Sociologia della capitale ungherese. Nel 1973, colpevole di 'negare la qualita' rivoluzionaria vera e propria delle rivoluzioni socialiste', Agnes Heller perse di nuovo il lavoro e quattro anni dopo decise di trasferirsi in Australia, insegnando sociologia a Melbourne. Nel 1986 arrivo' a New York e oggi ricopre la cattedra intitolata a Hannah Arendt alla New School for Social Research. Dal 1989 insegna sia a New York che a Budapest. Tra i suoi numerosi libri, tradotti in molte lingue: Per una teoria marxista del valore (Editori Riuniti 1974), La Teoria dei bisogni in Marx (Feltrinelli 1974), Sociologia della vita quotidiana (Editori Riuniti 1975), L'uomo del Rinascimento (La Nuova Italia 1977), La filosofia radicale (Il saggiatore 1979). Le sue ultime opere sono dedicate all'estetica: The Concept of the Beautiful (1999); The Time is Out of Joint: Shakespeare as Philosopher of History (2000); Immortal Comedy: The Comic Phenomenon in Art, Literature, and Life (2005)". Dalla Wikipedia riportiamo la seguente bibliografia minima: "L'uomo del rinascimento (1963); Sociologia della vita quotidiana (1970); La teoria marxista della rivoluzione e la rivoluzione della vita quotidiana (1972); La teoria dei bisogni in Marx (1973); Struttura familiare e comunismo (1973); Per una teoria marxista del valore (1974); Il futuro dei rapporti tra i sessi (1974); Movimento radicale e utopia radicale (1974); L'irriducibile antagonismo dei bisogni (1977); Istinto e aggressivita'. Introduzione a un'antropologia sociale marxista (1978); Teoria dei sentimenti (1978); Le forme dell'uguaglianza (1978); L'ideale del lavoro dal punto di vista della vita quotidiana (1978); Morale e rivoluzione (1979); La filosofia radicale (1979); Il simposio di San Silvestro. Il principio d'amore (1981); Teoria della storia (1982); Il potere della vergogna (1983); Le condizioni della morale. La questione fondamentale della filosofia morale (1985); La condizione politica postmoderna (1988); Etica generale (1994); Filosofia morale (1997); Una teoria della modernita' (1999); La bellezza della persona buona (2009)". Piu in dettaglio tra le opere di Agnes Heller, nella sua vastissima ed articolata produzione, segnaliamo almeno: Per una teoria marxista del valore, Editori Riuniti, Roma 1974; La teoria dei bisogni in Marx, Feltrinelli, Milano 1974, 1978; Sociologia della vita quotidiana, Editori Riuniti, Roma 1975; L'uomo del Rinascimento, La Nuova Italia, Firenze 1977; La teoria, la prassi e i bisogni, Savelli, Roma 1978; Istinto e aggressivita'. Introduzione a un'antropologia sociale marxista, Feltrinelli, Milano 1978; (con Ferenc Feher), Le forme dell'uguaglianza, Edizioni aut aut, Milano 1978; Morale e rivoluzione, Savelli, Roma 1979; La filosofia radicale, il Saggiatore, Milano 1979; Per cambiare la vita, Editori Riuniti, Roma 1980; Teoria dei sentimenti, Editori Riuniti, Roma 1980, 1981; Teoria della storia, Editori Riuniti, Roma 1982; (con F. Feher, G. Markus), La dittatura sui bisogni. Analisi socio-politica della realta' est-europea, SugarCo, Milano 1982; (con Ferenc Feher), Ungheria 1956, Sugarco, Milano 1983; Il potere della vergogna. Saggi sulla razionalita', Editori Riuniti, Roma 1985; Le condizioni della morale, Editori Riuniti, Roma, 1985; (con Ferenc Feher), Apocalisse atomica. Il movimento antinucleare e il destino dell'Occidente, Milano 1985; Oltre la giustizia, Il Mulino, Bologna, 1990; (con Ferenc Feher), La condizione politica postmoderna, Marietti, Genova 1992; Etica generale, Il Mulino, Bologna 1994; Filosofia morale, Il Mulino, Bologna, 1997; Dove siamo a casa. Pisan Lectures 1993-1998, Angeli, Milano 1999. Tra le opere su Agnes Heller: Nino Molinu, Heller e Lukacs. Amicus Plato sed magis amica veritas: topica della moderna utopia, Montagnoli, Roma 1984; Giampiero Stabile, Soggetti e bisogni. Saggi su Agnes Heller e la teoria dei bisogni, La Nuova Italia, Firenze 1979; la rivista filosofica italiana "aut aut" ha spesso ospitato e discusso la riflessione della Heller; cfr. in particolare gli studi di Laura Boella. Un'ampia bibliografia essenziale sulla riflessione politica di Agnes Heller, curata da Brenda Biagiotti, e' in "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 58]

 

Ogni filosofia della storia implica un'antropologia. La storia e' storia degli esseri umani.

 

4. MAESTRE. FATEMA MERNISSI: SI PUO' IPOTIZZARE...

[Da Fatema Mernissi, L'harem e l'Occidente, Giunti, Firenze 2000, p. 82.

Fatema Mernissi (ma il nome puo' essere traslitterato anche in Fatima) e' nata a Fez, in Marocco, nel 1940, acutissima intellettuale di forte impegno civile, impegnata per i diritti delle donne, per la democrazia e i diritti umani di tutti gli esseri umani, docente universitaria di sociologia a Rabat, studiosa del Corano, saggista e narratrice; tra i suoi libri disponibili in italiano: Le donne del Profeta, Ecig, 1992; Le sultane dimenticate, Marietti, 1992; Chahrazad non e' marocchina, Sonda, 1993; La terrazza proibita, Giunti, 1996; L'harem e l'Occidente, Giunti, 2000; Islam e democrazia, Giunti, 2002; Karawan. Dal deserto al web, Giunti, 2004. Il sito internet di Fatema Mernissi e' www.mernissi.net]

 

Si puo' ipotizzare che l'attuale violenza verso le donne, nel mondo musulmano, sia dovuta al fatto che si attribuisce loro un cervello funzionante, e che in Occidente le cose siano piu' tranquille perche' le donne sono ritenute incapaci di pensare, o questo fingono di essere, se i loro Imam hanno bisogno di ritualizzare questa illusione?

 

5. MAESTRE. MARTHA C. NUSSBAUM: IL METODO SOCRATICO

[Da Martha C. Nussbaum, Non per profitto, Il Mulino, Bologna 2011, p. 71.

Martha C. Nussbaum e' una delle piu' influenti pensatrici contemporanee, insegna diritto ed etica all'Universita' di Chicago. Fra le opere di Martha Nussbaum: (con Gian Enrico Rusconi, Maurizio Viroli), Piccole patrie grande mondo, Donzelli, Roma 1995; La fragilita' del bene. Fortuna ed etica nella tragedia e nella filosofia greca, Il Mulino, Bologna 1996, 2011; Il giudizio del poeta. Immaginazione letteraria e civile, Feltrinelli, Milano 1996; Terapia del desiderio. Teoria e pratica nell'etica ellenistica, Vita e Pensiero, Milano 1998; Coltivare l'umanita'. I classici, il multiculturalismo, l'educazione contemporanea, Carocci, Roma 1999; Diventare persone. Donne e universalita' dei diritti, Il Mulino, Bologna 2001; Giustizia sociale e dignita' umana. Da individui a persone, Il Mulino, Bologna 2002; Capacita' personale e democrazia sociale, Diabasis, 2003; L'intelligenza delle emozioni, Il Mulino, Bologna 2004; Nascondere l'umanita'. Il disgusto, la vergogna, la legge, Carocci, Roma 2005; Le nuove frontiere della giustizia. Disabilita', nazionalita', appartenenza di specie, Roma 2007; Giustizia e aiuto materiale, Il Mulino, Bologna 2008; Lo scontro dentro le civilta', Il Mulino, Bologna 2009; Liberta' di coscienza e religione, Il Mulino, Bologna 2009; Non per profitto, Il Mulino, Bologna 2011; Disgusto e umanita', Il Saggiatore, Milano 2011. Un'ampia bibliografia delle opere di Martha Nussbaum, aggiornata fino al 2000, compilata da Eddie Yeghiayan, e' disponibile alla pagina web: http://sun3.lib.uci.edu/eyeghiay/nussbaum.html]

 

Il metodo socratico e' importante per qualsiasi democrazia.

 

6. LIBRI. LAURA FORTINI PRESENTA "DONNE POLITICA UTOPIA" A CURA DI ALISA DEL RE

[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo la seguente recensione apparsa sul quotidiano "Il Manifesto" del 12 luglio 2011 col titolo "L'utopia concreta del partire da se'" e il sommario "Uomini e donne in dialogo con Rossana Rossanda. Un libro per Il Poligrafo".

Laura Fortini e' docente universitaria e saggista. Dal sito dell'Universita' "Roma Tre" riprendiamo la seguente scheda: "Ricercatrice di Letteratura italiana presso la Facolta' di Lettere dell'Ateneo di Sassari dal 1997 al 2007, dal 2008 presso la Facolta' di Lettere dell'Universita' degli studi di Roma Tre, insegna Letteratura italiana al Dams; e' autrice di numerosi saggi su scrittori e scrittrici mistiche tra Quattro e Cinquecento; su Ariosto e la cultura umanistico-rinascimentale; sulla produzione in volgare e il ruolo degli intellettuali a Roma prima del Sacco del 1527; sulle scrittrici italiane, in particolar modo dell'eta' contemporanea, ed i problemi di periodizzazione che la loro presenza pone al canone della letteratura italiana; e' stata promotrice di un gruppo di ricerca scuola-universita' sulla didattica della scrittura in relazione al testo letterario e ha fatto parte del Comitato Scientifico de "La Sapienza" di Roma del Laboratorio di Ateneo per formatori all'italiano scritto; su tutti questi temi e' intervenuta in convegni nazionali e internazionali. Ha fatto parte della redazione della rivista "RR Roma nel Rinascimento" e attualmente di "DWF donnawomanfemme"; e' tra le fondatrici della Societa' Italiana delle Letterate e fa parte del gruppo promotore del Seminario Residenziale Estivo della Sil, che si svolge con continuita' dal 2000, dedicato a temi quali "Il canone letterario e le scrittrici", "Bildungsroman e storie di formazione", "Forme della felicita'", "Eccesso e misura", da cui hanno avuto origine volumi che si sono segnalati per l'innovativo taglio critico". Tra le opere di Laura Fortini: Itinerari di scrittura: Pietro Bembo e gli "Asolani", in "La Rassegna della Letteratura Italiana", 88, 3, 1984, pp. 389-398; Un trattato cinquecentesco sull'amore mistico: il "Secretum meum mihi" di Paolo Giustiniani, in "Rivista di storia e letteratura religiosa", XXII, 2, 1986, pp. 241-255; Cura del volume Un'idea di Roma. Societa', arte e cultura tra Umanesimo e Rinascimento, Roma, Roma nel Rinascimento, 1993; ivi contenuto il saggio Un umanista mistico e la corte di Roma: Paolo Giustiniani, "uomo tragico" del primo Cinquecento, pp. 143-166; tesi del Dottorato di Ricerca in Italianistica - V Ciclo - "In piu' d'una lingua e in piu' d'uno stile". Genealogie umanistico-rinascimentali dell'"Orlando Furioso", Roma, 1994; Donne scrittrici nella letteratura italiana. Un percorso critico (1970-1993), in "FM Annali del Dipartimento di Italianistica" della Facolta' di Lettere, Universita' di Roma "La Sapienza", 1994, pp. 225-245; Ariosto, Roma e la geografia del meraviglioso, in "RR Roma nel Rinascimento", 1994, pp. 75-93; L'amore per il mondo di una mistica del Quattrocento romano: Francesca Bussa dei Ponziani, in "Annali d'Italianistica" dell'Universita' di Chapel Hill del North Carolina, 13, 1995, pp. 205-218; I segni sul muro, in "DWF donnawomanfemme", 28, 1995, pp. 22-36, poi anche nel volume a cura di Rosaria Guacci e Bruna Morelli, Ciao bella. Ventun percorsi di critica letteraria femminile oggi, Milano, Editori di Comunicazione - Lupetti/Pietro Manni, 1996, pp. 195-209; Nessuno torna indietro" di Alba de Cespedes, in Letteratura italiana, diretta da Alberto Asor Rosa, Le opere, IV. Il Novecento, t. II. La ricerca letteraria, Torino, Einaudi, 1996, pp. 137-166; Rassegna ariostesca (1986-1995), in "Lettere italiane", 1996, 2, pp. 295-314; Ariosto, Venezia e il sogno: intorno al processo generativo del "Furioso", in "La Rassegna della Letteratura Italiana", s. VIII, n. 2-3, 1996, pp. 54-70; Francesca Bussa de' Ponziani tra esperienza e parola, in "Il Veltro", XL, 1996, Atti del 71mo Convegno dell'American Association of Teachers of Italian, 1-2, pp. 113-116; Voce Feminist Criticism: Italy, in The Feminist Enciclopedia of Italian Literature, Edited by Rinaldina Russel, London, Greenwood Press, 1997, pp. 97-101; Il Lucifero delle massaie, in "DWF donnawomanfemme", 33, 1997, pp. 15-27; In scrittura, parola e immagini: l'esperienza mistica di santa Francesca Romana, in Le due Rome del Quattrocento. Melozzo, Antoniazzo e la cultura artistica del '400 romano, Atti del Convegno Internazionale di studi, Universita' di Roma "La Sapienza", Facolta' di Lettere e Filosofia, Roma, 21-24 febbraio 1996, a cura di Sergio Rossi e Stefano Valeri, Roma, Lithos, 1997, pp. 183-192; Ada Negri la solitaria, in "La Scrittura", II, 1997, pp. 4-7; Il riso della Medusa: Paola Masino tra romanzo e teatro, in Il puro e l'impuro, a cura di Franca Angelini, Roma, Bulzoni, 1998, pp. 109-119; Voce Frangipane, Federico, in Dizionario Biografico degli Italiani, 50, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1998, pp. 234-235; Voce Gabriele, Trifone, in Dizionario Biografico degli Italiani, 51, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1998, pp. 44-47; Tra Venezia e Roma: intorno a Bembo, Trifone Gabriele e altri, in L'umana compagnia. Studi in onore di Gennaro Savarese, a cura di Rosanna Alhaique Pettinelli, Roma, Bulzoni, 1999, pp. 177-193, poi anche, con aggiornamento bibliografico, in Roma nella svolta tra Quattro e Cinquecento, Atti del Convegno di Studi, Roma, De Luca, 2004, pp. 105-116; La scommessa dell'impossibile letteralita', in "DWF donnawomanfemme", 42-43, 1999, pp. 10-31; La scrittura dell'io, in "Tuttestorie. Racconti letture trame di donne", aprile-giugno 1999, pp. 21-23; Una beata, un duca, una citta': la strana storia di Lucia Brocadelli da Narni (con una appendice ariostesca), in Presenze eterodosse nel Viterbese tra Quattro e Cinquecento, Atti del Convegno Internazionale, Viterbo, 2-3 dicembre 1996, a cura di Vincenzo De Caprio e Concetta Ranieri, Roma, Archivio Guido Izzi, 2000, pp. 63-76; Ariosto lettore di storie ferraresi, in Testimoni del vero. Su alcuni libri in biblioteche d'autore, numero monografico a cura di Emilio Russo di "Studi e (testi) italiani", semestrale del Dipartimento di Italianistica e Spettacolo dell'Universita' di Roma "La Sapienza", 2000, pp. 147-170; Cura insieme a Paola Bono di Scritture del mondo, numero monografico di "DWF donnawomanfemme", in collaborazione con la Societa' Italiana delle Letterate, 45-46, 2000; Il corpo delle fanciulle in fiore, in "DWF donnawomanfemme", 50-51, 2001, pp. 37-45; insieme a Paola Bono, Amanti infedeli, in "DWF donnawomanfemme", 52, 2001, pp. 6-14; La scrittura funambola di Melania Gaia Mazzucco: intorno al radiodramma "La vita assassina", in Granteatro. Omaggio a Franca Angelini, a cura di Beatrice Alfonsetti, Daniela Quarta e Mirella Saulini, Roma, Bulzoni, 2002, pp. 419-429; Letteratura e scrittura: un binomio efficace nella scuola e all'universita', introduzione alla sezione La letteratura come provocazione alla scrittura, Atti del Convegno Letteratura a scuola, promosso dal Dipartimento di Italianistica e Spettacolo dell'Universita' "La Sapienza" di Roma - Irrsae Lazio, Roma, 13-14 novembre 2000, a cura di Michela Costantino, Milano, Franco Angeli, 2002, pp. 17-21; Segni, in Oltrecanone. Per una cartografia della scrittura femminile, a cura di Anna Maria Crispino, Roma, Manifestolibri, 2003, pp. 11-32; Stile, in "DWF donnawomanfemme", 57, 2003, pp. 46-50; L'opacita' del genere o della necessita' di disarticolare l'Occidente, in "DWF donnawomanfemme", 60, 2003, pp. 72-79; Cura con Donatella Alesi del volume Movimenti di felicita'. Storie, strutture e figure del desiderio, Roma, Manifestolibri, 2004; Cura con Vita Cosentino, Guido Armellini, Gian Piero Bernard, Paola Bono, Antonietta Lelario, Lingua bene comune, Enna, Citta' Aperta, 2006; Avere salva la vita, in Lingua bene comune, Enna, Citta' Aperta, 2006, pp. 235-248; Reati di felicita', in "DWF donnawomanfemme", 66-67, 2005, pp. 20-28; L'efficacia della differenza, ivi, pp. 90-96; Cura con Paola Bono del volume Il romanzo del divenire. Un Bildungsroman delle donne?, Roma, Iacobelli, 2007; a firma di entrambe l'Introduzione; Diventare donne diventare scrittrici nel primo Novecento italiano, ivi, pp. 34-59; "Alice" o della grazia terrena in Salvatore Mannuzzu, in "La Rassegna della Letteratura Italiana", s. IX, n. 1 (2008), pp. 34-55.
Alisa Del Re e' professoressa associata in Scienza politica presso la Facolta' di Scienze Politiche dell'Università di Padova dove insegna: Partiti politici e gruppi di pressione nell'Unione Europea e Politiche sociali e di Pari opportunita' nell'Unione Europea. Dal 1998 collabora con varie amministrazioni territoriali per corsi di Pari opportunita'. Dal 2008 dirige a Padova il Centro interdipartimentale di ricerca: studi sulle Politiche di genere (Cirspg). E' membro del direttivo dell'Upe (Universita' per l'Europa). E' stata responsabile scientifica per quattro annualita' del corso "Donne politica istituzioni" cofinanziato dal Ministero delle Pari Opportunita' e dall'Universita' di Padova. Ha partecipato a ricerche europee sulla cittadinanza sociale (Cnr, Paris VII, Ulb), sulle politiche familiari (Cnaf), le trasformazioni socioeconomiche e demografiche (Dgv), la problematica di genere della cittadinanza politica (DgXII), la rappresentanza politica nel parlamento europeo (DgXII), la qualita' del governo delle citta' da un punto di vista di genere (DgXII). E' nel comitato di redazione della rivista internazionale "Cahiers du Genre". I suoi principali interessi di ricerca sono: la cittadinanza sociale, le politiche familiari, le trasformazioni socioeconomiche e demografiche, la problematica di genere nella cittadinanza politica, la qualita' del governo delle citta' da un punto di vista di genere. Tra le sue pubblicazioni piu' recenti: Manuale di Pari Opportunita'. Per un orientamento sulle politiche di genere (Padova 2008); con Lorenza Perini, Politiche di Pari Opportunita' (Padova 2009); con Lorenza Perini e Valentina Longo, I confini della cittadinanza. Genere, partecipazione politica e vita quotidiana (Milano 2010).

Rossana Rossanda e' nata a Pola nel 1924, allieva del filosofo Antonio Banfi, antifascista, dirigente del Pci (fino alla radiazione nel 1969 per aver dato vita alla rivista "Il Manifesto" su posizioni di sinistra), in rapporto con le figure piu' vive della cultura contemporanea, fondatrice del "Manifesto" (rivista prima, poi quotidiano) su cui tuttora scrive. Impegnata da sempre nei movimenti, interviene costantemente sugli eventi di piu' drammatica attualita' e sui temi politici, culturali, morali piu' urgenti. Tra le opere di Rossana Rossanda: L'anno degli studenti, De Donato, Bari 1968; Le altre, Bompiani, Milano 1979; Un viaggio inutile, o della politica come educazione sentimentale, Bompiani, Milano 1981; Anche per me. Donna, persona, memoria, dal 1973 al 1986, Feltrinelli, Milano 1987; con Pietro Ingrao et alii, Appuntamenti di fine secolo, Manifestolibri, Roma 1995; con Filippo Gentiloni, La vita breve. Morte, resurrezione, immortalita', Pratiche, Parma 1996; Note a margine, Bollati Boringhieri, Torino 1996; La ragazza del secolo scorso, Einaudi, Torino 2005. Ma la maggior parte del lavoro intellettuale, della testimonianza storica e morale, e della riflessione e proposta culturale e politica di Rossana Rossanda e' tuttora dispersa in articoli, saggi e interventi pubblicati in giornali e riviste. Cfr. anche la voce in "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 320]

 

Incontrare la parola "utopia" risuona di questi tempi quantomeno dissonante ed eccentrico, e non stupisce di incontrarla accostata a "donne e politica", tanto piu' se declinata in forma di omaggio pubblico a Rossana Rossanda in un convegno che si e' tenuto a Padova il 14-15 maggio 2010 e che vede oggi la stampa per le cure di Alisa Del Re, che l'ha promosso e organizzato (Donne politica utopia, Il Poligrafo, pp. 224, euro 18.40). E' sempre stata al centro del discorso di Rossana Rossanda l'interrogazione politica a partire dall'analisi del presente, interrogazione lucida, disincantata e forse proprio per questo rivolta all'utopia concreta del cambiamento, come ha raccontato ne La ragazza del secolo scorso, cosi' come e' sempre stata per lei tempestosa la relazione tra femminismo e politica.

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Sentieri poco battuti

Rossanda ne ha scritto a piu' riprese in Le altre, edito nei saggi Bompiani nel 1979, che recava come sottotitolo "Conversazioni a Radiotre sui rapporti tra donne e politica, liberta', fraternita', uguaglianza, democrazia, fascismo, resistenza, stato, partito, rivoluzione, femminismo" ed era gia' tutto un programma. Anche per me, pubblicato nel 1987, ha come sottotitolo "Donna, persona, memoria dal 1973 al 1986" e segna un passaggio irrisolto di quella tempestosa relazione, messa al centro di questo convegno che ha il merito di affrontarla attraverso vari percorsi, sentieri, tracciati a volte desueti, e di farlo con un notevole grado di schiettezza che percorre i vari interventi, da Lea Melandri a Genevieve Frasse, Luciana Castellina, Etienne Balibar, Rada Ivekovic.

Molte le questioni, centrale quella posta dallo stesso intervento di Rossana Rossanda che con chiarezza si chiede: che cosa impedisce alle donne di metter mano decisamente sui meccanismi della comunita' politica? E ancora: dalla caduta della figura interdittiva del padre non dovrebbe derivare un impegno del femminismo nella teoria e nella pratica della sfera politica? Le fa eco, consonante e dissonante al tempo stesso, Mario Tronti che mette a sintesi la seguente formulazione: "Voi dite che la rivoluzione femminile e' l'unica rivoluzione riuscita del Novecento; io dico che la rivoluzione femminile e' una delle rivoluzioni fallite del Novecento".

Vorrei concentrarmi sostanzialmente su questo nodo, che ovviamente non riesce ad aprire all'utopia, perche' se e' l'utopia cio' che preme a tutti, ovvero la possibilita' di un cambiamento radicale, essa sembra rimanere, sulla scorta di queste osservazioni caustiche e domande severe, fuori campo. Mi faccio accompagnare nella riflessione da quanto scrivono Maria Luisa Boccia e Ida Dominijanni e dalla stessa Rossana Rossanda.

Maria Luisa Boccia scrive di un discorso sulle donne che durante il "Berlusconi-gate", attraverso una operazione politico-mediatica, ha rovesciato su di esse un filo inedito di misoginia, attribuendo al loro presunto silenzio la responsabilita' dello stato delle cose. Il che, e' vero, e' quantomeno curioso, visto che la stessa manifestazione "se non ora quando" e' potuta avvenire grazie agli oltre quaranta anni di esercizio di pratiche di liberta' femminile con al centro la parola "io sono una donna".

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Genealogie del presente

E' qualcosa ormai di indiscusso e non piu' sussumibile alla definizione di "persona": nessuna donna giovane, giovanissima, di media eta' e oltre oggi si definisce altrimenti. Lo puo' fare con orgoglio o con trascuratezza, con indifferenza o con determinazione, con consapevolezza o meno, non e' questo il punto: nel corso di questi anni le donne sono divenute un soggetto che ha preso parola e che la prende continuamente, nelle assemblee di studenti come nei movimenti per i beni comuni, nelle lotte sul territorio come per l'acqua, per la casa. Non lo si fa ogni volta affermando "in quanto donne" il proprio punto di vista, ma essendo donne si', ed e' qualcosa di impensabile fino a non molti anni fa.

Cosi' come impensabile era fino a non molto tempo fa quella continua creazione di se' che e' in corso per parte di donne, che e' politica perche' interroga le questioni profonde del vivere quotidiano, dal desiderio a partire da un corpo che e' sessuato, sia esso trans o queer, maschile o femminile, per arrivare al lavoro come allo studio, a cio' che si ritiene necessario e importante per se' e per gli altri, ovvero l'acqua, l'ambiente, il lavoro, la qualita' della vita, dello studio, della conoscenza. E che ha portato nei modi piu' diversi in piazza e in assemblea, in occupazioni e in cortei, in coordinamenti e collettivi donne e uomini a protestare con continuita' nel corso di questi anni senza mai smettere, ottenendo molto poco, si potrebbe dire nulla se non ci fossero oggi Milano e Napoli, Cagliari e Olbia, i referendum sull'acqua e sul nucleare, che non nascono dal niente ma da questo ampio e mai interrotto discorso. Attraversando tutte, dico tutte le questioni che riguardano l'umano oggi, e quindi la politica, certo non il politico, cosi' come lo declina Tronti nella sua provocazione, a sua volta pressata dall'urgenza di un'utopia concreta. Ne scrive Balibar nel suo saggio definendola "l'utopia che si materializza nell'immediatezza del presente invece di proiettarsi nell'avvenire o di pensarsi come un'anticipazione", al punto di arrivare alla conclusione secondo cui si potrebbe dire che il femminismo e' divenuto la risorsa utopica del comunismo storico, che pure lo ha respinto. Per me ha la valenza di utopia concreta, che e' quanto di piu' paradossale per un termine come utopia, perche' ritengo che rivoluzione per parte di donne vi sia stata e sia tuttora in corso e che essa abbia attraversato la vita quotidiana e concreta di tutti i giorni, a partire dall'autodeterminazione rispetto al proprio corpo.

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La metafisica del politico

E' una modalita' delle donne di stare al mondo che e' per lo piu' resistente alle maglie del potere, proprio perche' e' invece dalla parte della politica, come scrive Ida Dominijanni: "per riscriverla, per aprirla, per politicizzare cose considerate politicamente irrilevanti". Una modalita' che e' molto esigente rispetto alla politica e alle sue reali possibilita' di cambiamento, di rispondenza alle domande di modificazione profonda del mondo e delle pratiche sociali. Non altrettanto e' stato fatto da cio' che Tronti definisce il politico, che ancora si rappresenta come astratto, disincarnato, metafisico, incomunicante, anche quando usa le parole migliori, perche' non parla a partire dai soggetti, ma da posizione neutra, ancora ritenuta universale e che rischia, come nelle stesse parole di Balibar, di guardare al pensiero e al modo di stare al mondo delle donne come a una risorsa utopica "altra" perche' non e' capace di pensare utopia a partire da se'.

Se nel 1987 Rossana Rossanda scriveva nella introduzione a Anche per me che "la parola politica, perduto il fascino di chiave di un altro mondo da penetrare, s'e' fatta tecnica come le altre e se ne vanta", a quindici e oltre anni di distanza il discorso e' diventato altro, o almeno in modo certo non tecnico risuona sulle labbra delle donne e uomini che ad esempio occupano il teatro Valle a Roma, avocando a se' la parola politica a facendone impasto fuso con la propria vita, desiderando altre vite possibili, altri mondi, utopie concrete oggi e subito. Si tratta di forme della politica che molto devono alle donne che in essa si impegnano e che fanno di tutto questo mondo: forse non e' la comunita' politica cui pensa Rossana Rossanda, ma molto sta facendo per costituirsi come tale, e lo fa con coraggio, con determinazione, con infinita tenacia e pazienza quale e' quella che parte dalle proprie vite perche', come diceva Carla Lonzi, sono gia' politica.

 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

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Numero 256 del 17 luglio 2011

 

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