Telegrammi. 618
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- Date: Sat, 16 Jul 2011 00:25:33 +0200 (CEST)
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 618 del 16 luglio 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Sommario di questo numero:
1. Giobbe Santabarbara: L'Italia fascista massacra ancora il popolo libico
2. I campi di concentramento dell'Italia fascista
3. Alcuni testi del mese di giugno 2006
4. Tre ragioni
5. Un no che vuol dire no
6. Giovani assassini crescono
7. Con lo strumento del voto
8. No al colpo di stato
9. No al golpe
10. L'inverosimile
11. No
12. No
13. No
14. Votiamo "no"
15. No. E la gatta di Cicerenella
16. La grazia del diritto, la ragione
17. No
18. No
19. Votare no alla guerra
20. Ora o mai piu'
21. Le ultime ore
22. La sconfitta dei golpisti
23. Quelli che...
24. Due cose chiare
25. Segnalazioni librarie
26. La "Carta" del Movimento Nonviolento
27. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. GIOBBE SANTABARBARA: L'ITALIA FASCISTA MASSACRA ANCORA IL POPOLO LIBICO
Quanti libici sono morti nella guerra che Usa ed Unione Europea hanno scatenato da mesi?
E cosa ha a che vedere con una lotta popolare di liberazione da una dittatura (lotta che in tanto puo' riuscire in quanto nonviolenta, come dimostra la vicenda storica degli ultimi decenni) una guerra imperialista e razzista per la rapina delle risorse promossa da potenze ex-coloniali e neocoloniali che hanno provveduto ad armare i golpisti locali (poiche' i vertici del sedicente "Consiglio nazionale di transizione" altro non sono che golpisti, a lungo complici del regime dittatoriale ed ora palesemente al soldo della dittatura transnazionale imperialista e razzista Usa-Ue), promosso la guerra civile, istigato alle stragi, proclamato il diritto all'omicidio, e che come Nato stanno da mesi bombardando direttamente la popolazione inerme?
E cosa resta del diritto internazionale, e del diritto e dell'autodeterminazione dei popoli, quando i governanti assassini di Parigi e di Londra, di Roma e di Washington si arrogano il potere di commettere omicidi in ogni parte del mondo violando proditoriamente tutte le regole e tutti gli accordi sottoscritti, rubando beni e risorse altrui, distruggendo case, infrastrutture, vite umane?
E perche' viene chiamato terrorista solo il povero folle obnubilato che distrugge la sua vita e l'altrui facendosi saltare in aria e non vengono chiamati terroristi anche Berlusconi ed Obama, che hanno scatenato e stanno conducendo guerre stragiste e persecuzioni razziste di fronte alle quali l'omicida-suicida e' solo uno sciagurato grottesco imitatore su scala infinitamente ridotta?
*
Cessi immediatamente la partecipazione italiana alla guerra, in Afghanistan e in Libia.
Torni immediatamente l'Italia al rispetto della legalita' costituzionale e del diritto internazionale.
Si adoperi finalmente l'Italia per la pace che salva le vite.
Insorga il popolo italiano - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza - contro i terroristi stragisti che governano il nostro paese.
Insorga il popolo italiano - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza - in difesa della legalita', in difesa della democrazia, in difesa della civilta', in difesa dell'umanita'.
2. EDITORIALE. I CAMPI DI CONCENTRAMENTO DELL'ITALIA FASCISTA
La persecuzione razzista di migranti e viaggianti che l'Italia sta compiendo e' un orrore tale da riuscire quasi indicibile.
I campi di concentramento, la riduzione in schiavitu', le morti per annegamento, la violenza mafiosa: orrori derivanti dalle misure naziste che gli ultimi governi italiani hanno imposto con un'escalation criminale sempre piu' folle, sempre piu' perversa.
*
Cessi immediatamente la persecuzione razzista.
Siano abrogate immediatamente tutte le misure razziste e schiaviste.
Siano aboliti immediatamente i campi di concentramento fascisti riaperti dalla legge Turco-Napolitano.
Torni immediatamente l'Italia al rispetto della legalita' costituzionale e dei diritti umani.
Si adoperi finalmente l'Italia per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Insorga il popolo italiano - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza - contro i razzisti schiavisti che governano il nostro paese.
Insorga il popolo italiano - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza - in difesa della legalita', in difesa della democrazia, in difesa della civilta', in difesa dell'umanita'.
3. HERI DICEBAMUS. ALCUNI TESTI DEL MESE DI GIUGNO 2006
Riproponiamo alcuni testi apparsi sul nostro notiziario nel mese di giugno 2006.
4. HERI DICEBAMUS. TRE RAGIONI
Almeno tre ragioni mi sembra vi siano per respingere la cosiddetta riforma costituzionale che il governo del principe golpista e la maggioranza parlamentare eversiva e clientelare ad esso prona approvarono mesi or sono e che tra qualche settimana sara' oggetto di consultazione referendaria.
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La prima: le modifiche della parte seconda della Costituzione della Repubblica Italiana introdotte dal principe golpista distruggono la Costituzione nei suoi fondamenti, riverberando altresi' i loro effetti sulla parte prima e fin sui principi fondamentali che della Costituzione costituiscono i valori supremi modificando i quali il nostro ordinamento giuridico decade ad altra, innominabile indecente cosa.
Frantumare l'accesso ai diritti e delegare funzioni e responsabilita' decisive per l'inveramento dell'uguaglianza tra tutte le persone, in modo tale che il principio di cittadinanza coessenziale all'istituto statuale ne resta vulnerato e quasi schiantato: questa e' la cosiddetta "devolution".
Rompere la circolarita' dei poteri e dei controlli, attribuendo al presidente del consiglio dei ministri un potere di tipo monarchico, significa radicalmente annichilire il principio della separazione dei poteri che e' alla base dalla riflessione e dell'esperienza politica e giuridica cui e' legata non solo la democrazia parlamentare, ma la civilta' umana dell'eta' moderna stessa. E questa e' la farneticazione e il crimine del "premierato forte".
Improvvisare una delirante proliferazione di distinguo nell'ambito del potere legislativo spezzettato e caleidoscopizzato, introducendo un labirinto di conflitti di competenze, provocando ad un tempo autoritarismo e anomia: questa e' la conseguenza della demolizione del bicameralismo attuale e la sua sostituzione con un'orgia di affatturazioni.
E si potrebbe continuare.
*
La seconda: la Costituzione del 1948 e' frutto di una vicenda storica che rimonta al primo e al secondo Risorgimento, e del confronto alto e della convergenza profonda della maggiori tradizioni della cultura politica contemporanea.
Non solo: nasceva dall'orrore della seconda guerra mondiale e dalla volonta' di far cessare tutte le guerre; nasceva dalla liberazione d'Italia dal barbaro dominio fascista; nasceva da un rinnovato sentimento di solidarieta' e di affermazione dei diritti e dei doveri inerenti allo statuto di esere umano.
Infine: si collocava in quel comune sentire che va dalla Carta delle Nazioni Unite - fondata sul ripudio del "flagello della guerra" - alla Dichiarazione universale dei diritti umani, che la Costituzione italiana esplicitamente anticipava.
Quella Costituzione, la nostra Costituzione, non e' solo descrizione e riconoscimento giuridico di valori e diritti, non e' solo definizione di un ordinamento giuridico, ma e' anche progetto trasformativo, impegno costruttivo, messaggio di liberazione, scelta di responsabilita': fondamento di una democrazia progressiva. Prova ne e' il fatto che l'adeguamento ad essa della legislazione penale e' stato un lungo processo tuttora in fieri.
Quella Costituzione, la nostra Costituzione, e' presidio delle nostre liberta', rinunciare ad essa significherebbe arrendersi alla barbarie.
*
La terza: quali modelli giuridici, quali modelli culturali, quali modelli di societa' si confrontano e si scontrano in questo referendum?
La "riforma" golpista berlusconiana e' coerente con una idea di societa' fondata sul pieno dispiegarsi della violenza del piu' forte.
La difesa della Costituzione della repubblica italiana democratica ed antifascista si fonda sulla volonta' di difendere un'idea di societa' e di umanita' cosi' come definita dai primi undici articoli della Carta: una societa' in cui si riconoscano tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
*
In conclusione: il referendum costituzionale che avra' luogo tra poche settimane costituisce un appuntamento decisivo. La sua valenza istituzionale, giuridica e politica e' enorme.
Tutto lascerebbe supporre che se la generalita' dei cittadini votassero con piena cognizione di causa non vi dovrebbe essere dubbio sull'esito: la Costituzione del 1948 verrebbe confermata, il golpe berlusconiano verrebbe respinto, i "no" al colpo di stato prevarrebbero di gran lunga.
Ma non possiamo escludere che il dispiegarsi - nei giorni immediatamente precedenti il voto - di una campagna mediatica dotata della potenza dirompente che puo' esser messa in campo dall'apparato ideologico e propagandistico del principe golpista potrebbe sedurre e traviare, ingannare e truffare moltissime persone, e indurle a votare per la propria schiavitu' anziche' per la propria liberta'.
Ancora una volta, vi e' un solo modo per contrastare la menzogna e la prepotenza, l'inganno e l'oppressione: ed e' di favorire la massima informazione, discussione, partecipazione.
Valgono ancora e sempre le immortali parole dell'antico poeta: piu' luce.
5. HERI DICEBAMUS. UN NO CHE VUOL DIRE NO
Lo scriviamo perche' giovi alla chiarezza: quando diciamo no al golpe della cosiddetta "riforma costituzionale" berlusconiana intendiamo dire precisamente no.
Intendiamo dire che noi vogliamo che resti in vigore la Costituzione del 1948 con la firma del Presidente dell'Assemblea Costituente Umberto Terracini.
Vogliamo dire che non diamo nessuna delega a nessuno, che a nessuno intendiamo permettere di manipolare e stravolgere la Costituzione della Repubblica Italiana: ne' al blocco golpista dei neofascisti, dei mafiosi e dei razzisti, ne' ai loro allegri compari oggi al governo.
Quando diciamo no vogliamo dire proprio no.
6. HERI DICEBAMUS. GIOVANI ASSASSINI CRESCONO
Sento che alcuni ministri di vari paesi riuniti in una grande citta' europea dichiarano la loro soddisfazione perche' l'esercito statunitense ha commesso una strage nella quale sembra sia stata uccisa anche una persona accusata di essere un terrorista.
Tra questi ministri che gioiscono non perche' si e' assicurato alla giustizia un criminale, ma perche' e' stata commessa una strage, sento esservi anche il ministro della Difesa del governo italiano.
Ministri che gioiscono di un massacro.
Ministri che si dichiarano compiaciuti non quando si salvano vite umane, non quando si impediscono uccisioni, non quando si catturano e si processano i criminali e si afferma la legge che protegge le esistenze e invera la convivenza, ma quando si uccidono esseri umani, quando persone accusate di essere assassini vengono a loro volta assassinate senza processo, e per assassinarle non si esita neppure ad uccidere altre persone ancora, in un'orgia bestiale di sangue.
Quale diabolica perversione ha invaso e divorato l'anima di quei ministri fino a ridurli a persona che plaudono a una strage, che traggono piacere da un atto di terrorismo, quando quella strage, quell'atto di terrorismo, e' compiuto da uno stato?
E quale scellerato esempio quei signori ministri delle democrazie occidentali stanno dando al mondo intero?
Fosse in mio potere, manderei i carabinieri ad arrestare il ministro della Difesa italiano per apologia di reato, per istigazione a delinquere, per complicita' col terrorismo internazionale.
7. HERI DICEBAMUS. CON LO STRUMENTO DEL VOTO
Nella lettera ai cappellani militari del 1965 (all'origine del processo i cui atti furono pubblicati col titolo L'obbedienza non e' piu' una virtu', un libriccino che e' divenuto un manifesto e un abbecedario) scriveva Lorenzo Milani: "le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto".
Oggi e domani si vota ancora in una provincia e in decine di comuni d'Italia. Si voti dunque, ovunque possibile, contro la guerra e contro la mafia, contro il fascismo e contro la corruzione, contro il razzismo e per l'umanita'.
E ancora si votera' il 25 e 26 giugno per impedire il colpo di stato, per salvare la Costituzione scritta col sangue dei martiri della Resistenza.
Nulla e' piu' bello di avere diritto di voto, di poter decidere in comune. Al voto, dunque.
8. HERI DICEBAMUS. NO AL COLPO DI STATO
Proviamo a dirlo nel modo piu' semplice e breve.
Al referendum del 25-26 giugno voteremo no alla cosiddetta riforma costituzionale berlusconiana, poiche' essa configura un colpo di stato che distrugge nei suoi fondamenti l'ordinamento giuridico democratico italiano, con cio' distruggendo fondamentali diritti, fondamentali garanzie, fondamentali doveri, fondamentali liberta'.
Noi voteremo no al colpo di stato, noi voteremo no alla barbarie.
9. HERI DICEBAMUS. NO AL GOLPE
Tra dieci giorni si svolgera' il referendum sulla cosiddetta "riforma costituzionale" imposta al parlamento con un colpo di mano dalla destra eversiva sul finire dello scorso anno.
Se nel referendum vincessero i "si'" al colpo di stato berlusconiano, l'ordinamento democratico e lo stesso stato di diritto verrebbero gravemente vulnerati, e con cio' verrebbero aggrediti, mutilati e fin annientati fondamentali diritti di liberta', fondamentali doveri di solidarieta', fondamentali guarentigie di riconoscimento ed inveramento dell'uguaglianza di diritti e della pari piena dignita' di ogni essere umano.
Il 25 e 26 giugno diciamo no al colpo di stato.
10. HERI DICEBAMUS. L'INVEROSIMILE
"Non mi veniva lontanamente nel pensiero che l'Italia potesse farsi togliere dalle mani la liberta' che le era costata tanti sforzi e tanto sangue e si teneva dalla mia generazione un acquisto per sempre. Ma l'inverosimile accadde e il fascismo, anziche' essere un fatto transitorio, getto' radici e rassodo' il suo dominio". Cosi' ebbe a scrivere Benedetto Croce (nella postilla del 1950 al Contributo alla critica di me stesso del '15, ora nella bella, preziosa riedizione della sua antologia personale Filosofia poesia storia, Ricciardi '51, poi Adelphi '96 e adesso Biblioteca Treccani 2006, a p. 1172 del secondo volume).
*
Il referendum del 25-26 giugno costituisce l'evento politico piu' importante per il nostro paese dal 1948 ad oggi: e' imperativo che sia respinto il colpo di stato; e' imperativo che vinca il "no" al progetto eversivo costituito dalla cosiddetta "riforma" berlusconiana.
"Ciascuno umilmente s'informi", ed ogni persona faccia la sua parte per difendere la Costituzione democratica, per difendere lo stato di diritto, per difendere le liberta' di tutti, per opporsi al fascismo che torna.
11. HERI DICEBAMUS. NO
A chi vuole imporre la dittatura del primo ministro sul parlamento, noi diciamo no.
A chi vuole frantumare il diritto di tutti cittadini all'eguaglianza, noi diciamo no.
A chi vuole asservire la magistratura, noi diciamo no.
A chi vuole passare dalla democrazia rappresentativa al fascismo plebiscitario, noi diciamo no.
A chi vuole fare strame della Costituzione nata dalla Resistenza, noi diciamo no.
Al fascismo che torna, noi diciamo no.
12. HERI DICEBAMUS. NO
Al referendum del 25-26 giugno voteremo "no".
No al razzismo che discrimina e nega l'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani.
No all'autoritarismo plebiscitario che nega l'articolazione dei poteri e il sistema di controlli propri della democrazia rappresentativa.
No al gangsterismo e allo squadrismo che negano la legalita' come fondamento della civile convivenza e pretendono di asservire il potere giudiziario alla loro violenza.
No al ritorno del fascismo.
Al referendum del 25-26 giugno voteremo "no".
13. HERI DICEBAMUS. NO
Al colpo di stato noi diciamo no.
Diciamo no al progetto dei razzisti di sbranare questo paese per poter cosi' meglio negare l'eguaglianza di ogni essere umano, per poter cosi' meglio sopraffare la differenza di ogni essere umano, per poter cosi' meglio violare la dignita' di ogni essere umano.
Diciamo no al progetto dei fascisti di asservire il parlamento al capo del governo, di sostituire il plebiscitarismo alla democrazia rappresentativa, di sostituire il totalitarismo al pluralismo e alla separazione dei poteri, di sostituire il culto del capo alle regole dello stato di diritto.
Diciamo no al progetto dei mafiosi di imporre il dominio della forza al posto della forza delle leggi, di garantire impunita' ai potenti criminali, di mettere in ceppi il potere giudiziario, di sostituire la barbarie al diritto.
Al referendum del 25-26 giugno 2006 noi votiamo "no" al colpo di stato.
14. HERI DICEBAMUS. VOTIAMO "NO"
Al referendum del 25-26 giugno votiamo "no".
Per difendere la Costituzione della Repubblica Italiana.
Per difendere la democrazia rappresentativa.
Per difendere la separazione dei poteri e il primato delle leggi.
Per difendere lo stato di diritto.
Per difendere la civilta' giuridica e la legalita' repubblicana.
Al referendum del 25-26 giugno votiamo "no".
Per respingere il colpo di stato della destra neofascista, razzista e filomafiosa.
Votiamo no all'autoritarismo, al plebiscitarismo, al totalitarismo.
Votiamo no alla disgregazione, all'egoismo, all'anomia.
Al referendum del 25-26 giugno votiamo "no".
15. HERI DICEBAMUS. NO. E LA GATTA DI CICERENELLA
Per chi in Italia negli ultimi cinquant'anni si e' battuto contro l'ingiustizia e l'oppressione, contro la violenza e le uccisioni, contro la mafia e contro il fascismo, contro le guerre e contro le devastazioni, per i diritti umani di tutti gli esseri umani, la Costituzione della Repubblica Italiana in vigore dal 1948 e' stata e resta un punto di riferimento e un orizzonte di senso.
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Il referendum del 25 e 26 giugno ha per oggetto l'accettazione o meno del fatto che la Costituzione venga vulnerata, mutilata, annichilita, e con essa la democrazia progressiva, lo stato di diritto, la separazione dei poteri, la dignita' della cittadinanza.
Il referendum del 25 e 26 giugno ha per oggetto la complicita' o meno con il colpo di stato compiuto lo scorso anno in un parlamento ridotto a bivacco di manipoli dalla coalizione dei neofascisti, dei razzisti e dei mafiosi.
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Al referendum del 25 e 26 giugno i fascisti votano si' alla cancellazione di parti sostanziali della Costituzione nata dalla Resistenza.
Al referendum del 25 e 26 giugno i razzisti votano si' alla cancellazione di parti sostanziali della Costituzione che afferma l'eguaglianza di diritti di ogni essere umano e il dovere di soccorrere ogni essere umano.
Al referendum del 25 e 26 giugno i mafiosi votano si' alla cancellazione di parti sostanziali della Costituzione che afferma il primato delle leggi, la civile convivenza, lo stato di diritto.
*
Provo a riassumere in pochi punti quel che mi pare essenziale e che mi sembra non sia stato detto abbastanza in questi giorni.
1. La Costituzione della Repubblica italiana entrata in vigore nel 1948 e' tutta da difendere nel suo equilibrio e nella sua progressivita'; non solo essa e' presidio delle nostre comuni liberta', ma e' anche ancora in gran parte un programma da attuare: il nostro programma, il programma della civile convivenza, il programma della democrazia come metodo e come sistema, il programma della dignita' e della solidarieta' tra tutti gli esseri umani, dell'umanita' intera.
2. Il federalismo autentico - oggi come sempre - e' orientato non a frantumare, ma ad aggregare: il processo federativo e' oggi nell'integrazione europea, nel rilancio del progetto della carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione universale dei diritti umani, nella piu' ampia cooperazione internazionale delle istituzioni, dei popoli e delle persone: vi e' una sola umanita'.
3. Sanita', scuola, polizia amministrativa, ripartizione e gestione delle risorse fiscali: non possono essere lasciate nelle mani della barbarie razzista, degli egoismi localistici, di chi ne fa mercimonio, dei collusi col crimine organizzato e con le ideologie totalitarie.
4. Il plebiscitarismo, l'antiparlamentarismo, il culto del capo carismatico, il rifiuto della separazione dei poteri e dei controlli di legalita', sono storicamente la premessa e il veicolo dei regimi gangsteristici e dittatoriali.
5. L'anomia prodotta da meccanismi istituzionali che moltiplicano ed esasperano i conflitti di competenze servono a rafforzare la deriva autoritaria, con un duplice movimento di disgregazione e di ricompattamento manipolato e irreggimentato in forme gerarchiche e militarizzate: sono cose che abbiamo gia' visto con la formazione dei fascismi storici.
6. Occorre difendere la Costituzione del '48, senza ambiguita' e senza deleghe a nessuno. Non c'e' da fare alcuna "grande riforma", men che mai concordata con i fascisti, con i razzisti, con i mafiosi.
*
E la gatta di Cicerenella?
Guarda la luna e sorride.
16. HERI DICEBAMUS. LA GRAZIA DEL DIRITTO, LA RAGIONE
Si giunge al voto piu' importante della storia dell'Italia repubblicana in una diffusa ignoranza di cio' che e' in gioco; in una lungamente, astutamente, protervamente coltivata vile abulia, stolta disattenzione, servile e infame infingardaggine di massa.
*
La gran parte del ceto politico e' complice del progetto golpista berlusconiano.
Non solo le truppe d'assalto del partito neofascista, del razzismo squadrista, dei gruppi legati ai poteri occulti e criminali, del regime della corruzione e dell'ideologia della rapacita', le forze che si sono coalizzate nel blocco sociale, ideologico e politico del cosiddetto centrodestra.
A favorire il progetto golpista berlusconiano ha decisivamente concorso anche la complicita' del cosiddetto centrosinistra: con la pluridecennale condivisione della sciagurata retorica autoritaria del "maggioritario" e della "governabilita'" a scapito della rappresentanza, della partecipazione e della democrazia; con la condivisa legiferazione delle stolide e protofascistiche "elezioni dirette" di sindaci, presidenti delle Province e delle Regioni; con la collusa bicamerale dalemiana; e soprattutto con la scellerata riforma del titolo V della Costituzione approvata con un colpo di mano e per un pugno di voti nel 2001.
Non stupisce la debolezza reticente e la fumosa ambiguita' dell'impegno per il "no" al referendum dei partiti tutti del centrosinistra; non stupisce la loro scandalosa reiterata apertura di credito ai golpisti.
La cosiddetta opinione pubblica e' frastornata, manipolata e ingannata da un apparato ideologico espressione e strumento del potere dominante. Un sistema dei mass-media per il quale le partite di pallone contano piu' della democrazia rappresentativa, dello stato di diritto, della liberta' di un intero popolo.
E per dirla tutta: quanto a certi autoproclamati rappresentanti della societa' civile, e a certe burocrazie in formazione e in carriera che si spacciano per "i movimenti" (qualunque cosa cio' voglia dire), non si sono neppure accorti che la casa brucia; cianciano di tutto, e sostanzialmente tacciono su cio' che piu' conta: la difesa della legalita', della democrazia e dei diritti umani messi in pericolo hic et nunc dal tentativo della destra eversiva di demolire la Costituzione della Repubblica.
Quale immensa tristezza.
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Quasi solo le giuriste e i giuristi hanno capito quale sia la posta in gioco ed hanno lanciato per tempo l'allarme. Ma chi li ha davvero ascoltati?
Un appello drammatico e' stato sottoscritto dalla quasi totalita' dei piu' autorevoli rappresentanti istituzionali e accademici della cultura giuridica italiana: ma chi lo ha letto e meditato?
Del resto sono anni che non solo la cultura giuridica accademica, ma anche e innanzitutto la quasi totalita' della magistratura italiana denuncia la continua e crescente aggressione berlusconiana allo stato di diritto, alla separazione dei poteri, ai controlli di legalita'; denuncia la criminale aggressione dall'alto al governo delle leggi, al principio dell'uguaglianza di fronte alle leggi; denuncia il tentativo di imporre il dominio della violenza, di imporre la mafia come metodo e come sistema, denuncia il selvaggio barbaro assalto che cerca di annientare l'isonomia, la politeia, la convivenza fondata sulla verita' e la giustizia, sulla solidarieta' e la responsabilita'. Ma chi ha davvero ascoltato la denuncia dei magistrati?
*
Leggendo in questi mesi la pubblicistica del fronte golpista e quella dell'area democratica colpiscono da un lato l'aggressivita' e la spudoraggine con cui i golpisti distolgono l'attenzione da cio' che piu' conta con un sofistico argomentare capzioso e truffaldino; dall'altro la pusillanimita' e l'ambiguita' di gran parte dell'area democratica, preoccupata piu' di preparare un futuro accordo coi golpisti che non di impegnarsi senza esitazioni e senza riserve in difesa dello stato di diritto, della democrazia, della legalita' costituzionale.
Quanto profondamente ha scavato la tabe.
*
Il 25 e 26 giugno si vota su questo: si vota per acconsentire al colpo di stato, o per opporsi ad esso.
Nello stravolgimento dell'intera seconda parte della Costituzione occorre saper vedere il disegno coerente e unitario che i golpisti perseguono: la demolizione dell'impianto istituzionale della Costituzione del '48; la fine della separazione dei poteri e l'mposizione di una svolta autoritaria, antiparlamentare, plebiscitaria; il trionfo di ideologie e prassi antiegualitarie, antisolidaristiche, antidemocratiche; l'imposizione di un contesto anomico che paralizzi le istituzioni cosi' da favorire l'affermazione del primato della forza sul diritto, il principio del kratos che annienta quello dell'ethos.
Sono cose che nella storia d'Italia e d'Europa conosciamo per dolorosa, tragica esperienza: sono i disastri e gli orrori per impedire il ritorno dei quali fu scritta la Costituzione della Repubblica Italiana in vigore dal 1948.
*
Si vota tra due giorni, e si percepisce l'insufficienza dell'informazione, del dibattito, della coscientizzazione, della partecipazione, della passione civile.
Anche chi redige questo notiziario soffre di non aver saputo fare di piu' e di meglio.
Ma per quanto inadeguato e insufficiente anche il nostro impegno sia stato, sappia chi ci legge fare ugualmente la cosa giusta: votare "no" al colpo di stato per salvare la Costituzione e la Res Publica.
17. HERI DICEBAMUS. NO
Un vecchio affiliato alla P2 tuttora in carriera, i capimanipolo di un movimento razzista, gli eredi del partito neofascista, pretendono il nostro consenso alla demolizione della Costituzione della Repubblica Italiana.
No.
*
Pretendono la nostra acquiescenza all'autoritarismo plebiscitario, all'antiparlamentarismo totalitario, alla disgregazione territoriale e sociale, alla barbarie della sopraffazione e dell'esclusione, dell'egoismo e dell'irresponsabilita', all'anomia.
No.
*
Pretendono la nostra complicita' con il colpo di stato.
No.
18. HERI DICEBAMUS. NO
Tre precise finalita' ha la cosiddetta riforma costituzionale berlusconiana:
a) la demolizione della democrazia parlamentare, per imporre al suo posto la dittatura del primo ministro;
b) la distruzione della separazione dei poteri, dei controlli di legalita', delle garanzie democratiche, per imporre al loro posto un regime autoritario e irresponsabile, criminale e criminogeno;
c) la negazione dei principi di eguaglianza e solidarieta', per imporre al loro posto l'egoismo dei ricchi, la violenza dei potenti, il razzismo dei barbari.
Oggi e domani si vota per avallare o respingere questo scellerato progetto eversivo.
I neofascisti votano si'.
I razzisti votano si'.
I manutengoli dei poteri occulti e criminali votano si'.
Noi votiamo no.
19. HERI DICEBAMUS. VOTARE NO ALLA GUERRA
Poiche' sono di quelli che hanno votato per il centrosinistra alle elezioni politiche non perche' ne condividessi il programma o mi facessi illusioni sul suo personale politico, ma solo perche' era indispensabile far cessare il governo della coalizione berlusconiana e la sua azione eversiva, sono ugualmente persuaso sia della necessita' che l'attuale governo non cada, sia del fatto che a parte non piccola della sua azione sara' necessario opporsi.
E cosi', per quel che vale la mia opinione, ritengo che in riferimento all'imminente passaggio parlamentare del rifinanziamento o meno delle missioni militari italiane all'estero, con specifico riguardo alla presenza delle forze armate italiane in teatri di guerra guerreggiata come l'Iraq e l'Afghanistan, ovvero: alla partecipazione militare italiana a guerre effettualmente in corso, pecchino di sesquipedale ipocrisia e di criminale complicita' con le uccisioni coloro che pensano di potersi dire per la pace mentre approvano la guerra, la sua esecuzione, il suo finanziamento, i suoi strumenti e i suoi apparati.
Credo che se vi sono - e vi sono, so bene - parlamentari che siano sinceramente rispettosi dell'art. 11 della Costituzione, ebbene, al rifinanziamento della partecipazione italiana alle guerre debbono votare no.
Credo anche che a questo voto di pace e per la legalita' costituzionale non possa essere attribuito il significato di voler provocare una crisi della coalizione di centrosinistra e quindi di una volonta' di far cadere l'esecutivo. Tutte e tutti quelli che nel corso della propria vita hanno preso parte alla lotta politica ed hanno condotto esperienze istituzionali sanno che solo in una logica totalitaria tutti i membri di un'assise sono vincolati a portare il cervello all'ammasso e a votare "come un sol uomo" (locuzione che sempre mi e' parsa straordinariamente disvelatrice della strettissima parentela tra militarismo, autoritarismo, maschilismo, irresponsabilita' e disumanizzazione), e che invece e' cosa buona e giusta che ogni voto sia espresso con piena contezza del suo significato e dei suoi effetti: ad esempio nel caso specifico del rifinanziamento della partecipazione militare italiana alla guerra afghana, votare si' significa contribuire alla prosecuzione della guerra, significa continuare nella violazione della legge fondamentale del nostro ordinamento giuridico, significa essere complici di un crimine. Votare no e' quindi doveroso e necessario.
Se poi l'esito fosse la bocciatura del rifinanziamento e la conseguente fine della partecipazione italiana alla guerra afghana, credo che non solo noi persone amiche della nonviolenza dovremmo rallegrarci, ma tutte le persone di retto sentire, e che il governo dovrebbe accogliere quell'esito e sulla base di esso ridefinire la propria politica internazionale finalmente rientrando nell'alveo della legalita' costituzionale e scegliendo la pace e la cooperazione internazionale con mezzi di pace. Il bene fa bene a tutti.
20. HERI DICEBAMUS. ORA O MAI PIU'
Se tra oggi e domani la maggioranza degli elettori che si recheranno alle urne per il referendum sul colpo di stato (e gia' scrivere questa verita' rivela l'assurdta' e la tragedia del momento presente) non voteranno per difendere la Costituzione della Repubblica italiana dall'assalto dei fascisti, dei razzisti e dei mafiosi, tutto sara' perduto.
Nuovamente Giacomo Matteotti sara' massacrato, nuovamente Carlo e Nello Rosselli periranno sotto i colpi dei sicari, nuovamente.
*
Il referendum e' l'ultimo baluardo: se vincessero i golpisti la Costituzione della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza sarebbe infranta per sempre. Di nuovo la barbarie dilagherebbe nel nostro paese.
Oggi e domani occorre recarsi tutte e tutti alle urne per votare no al colpo di stato, no al fascismo, no al razzismo, no alla mafia e ai suoi manutengoli.
*
E chi ancora non lo avesse fatto, tra quanti hanno chiara nozione della posta in gioco, del compito dell'ora, del dovere non eludibile e non procrastinabile, ebbene, cerchi oggi i parenti e gli amici, cerchi oggi i colleghi e i vicini, cerchi oggi i conoscenti e i compagni di un giorno o di una vita, cerchi oggi le persone per le quali la sua parola e' autorevole e amata, e tutte le preghi di interrompere ogni altra cosa, e di recarsi alle urne.
Alle urne, a votare no al colpo di stato, no al fascismo, no al razzismo, no alla mafia e ai suoi manutengoli.
*
A votare no. O adesso o mai piu'.
21. HERI DICEBAMUS. LE ULTIME ORE
Alle ore 15 di oggi si chiudono le urne. Restano poche ore per esercitare il diritto di voto. Un voto che decide della storia del nostro paese. Il voto piu' importante degli ultimi sessant'anni, il voto piu' importante dell'intera storia repubblicana del nostro paese.
Sul finire dello scorso anno una maggioranza parlamentare eversiva composta da neofascisti, razzisti, affiliati ai poteri occulti e criminali, eredi e usufruttuari del regime della corruzione, ha legiferato (se questo nobile verbo puo' usarsi in un simile frangente) un vero e proprio colpo di stato.
Per impedire che quel colpo di stato andasse ad effetto restava un solo strumento previsto dal nostro ordinamento giuridico: il referendum che ieri ed oggi si svolge.
Se l'esito del referendum sara' favorevole ai golpisti, se vinceranno i si' alla dittatura del primo ministro, alla cancellazione dell'eguaglianza dei cttadini, all'anomia ben orchestrata al fine di imporre un regime totalitario, ebbene, allora la Costituzione democratica della Repubblica italiana sara' schiantata per sempre, e non solo nella sua seconda parte ma nella sua totalita', poiche' i valori supremi stabiliti da essa come principi fondamentali, cosi' come i diritti e i doveri definiti nella sua prima parte, cadono insieme agli istituti sanciti dalla parte seconda che quei valori, quei principi, quei diritti e quei doveri garantiscono e inverano.
Schiantando la Costituzione della repubblica antifascista vengono vulnerate tutte le nostre liberta'. I fascisti, i razzisti, i mafiosi sanno bene quel che vogliono, sanno bene quel che fanno.
A chi vuole ridurci in servitu' occorre opporre nitido e corale il nostro no.
No alla demolizione della Costituzione.
No al ritorno del totalitarismo.
No all'anomia. No alla barbarie. No alla violenza eretta a sistema.
*
Chi ancora non lo avesse fatto, accorra questa mattina a votare in difesa della liberta' di tutte e tutti. Non ci sara' un'altra occasione.
Chi ancora non lo avesse fatto, bussi alla porta di quanti conosce e chieda loro se hanno gia' votato e qualora non lo avessero fatto li preghi di farlo, per se stessi e per tutti. Per respingere il colpo di stato.
22. HERI DICEBAMUS. LA SCONFITTA DEI GOLPISTI
Infinite sono le interpretazioni, ma uno e uno solo e' il fatto: i golpisti che volevano abbattere la Costituzione della repubblica Italiana sono stati sconfitti dal voto del popolo italiano. Il colpo di stato e' stato respinto. La Costituzione e' salva, e con essa la democrazia, lo stato di diritto, le nostre essenziali comuni liberta'.
23. HERI DICEBAMUS. QUELLI CHE...
"ceux qui donnent a' boire aux chevaux
ceux qui regardent leur chien mourir"
(Jacques Prevert, Tentative etc., 1931)
Quelli che ti schiacciano sotto lo scarpone chiodato e quando urli dal dolore dicono che sei troppo ribelle per meritare di vivere.
Quelli che sono per la pace e votano i crediti di guerra.
Quelli che non e' successo niente, non e' mai successo niente, e nel frattempo Auschwitz e Hiroshima.
24. HERI DICEBAMUS. DUE COSE CHIARE
La prima: e' a tutti evidente che non possiamo permetterci la caduta del governo (un governo che pure non rappresenta affatto molti di noi, ad esempio chi scrive queste righe): e' un crimine che alcuni gia' commisero nel '98, e si e' visto cosa ne e' seguito nel '99 e nel 2001.
Cerchiamo di non dimenticarci che la vittoria contro i golpisti ottenuta assai a fatica nelle elezioni politiche di aprile e nel referendum costituzionale di pochi giorni fa e' tutt'altro che irreversibile. Niente sciocchezze, per favore.
*
La seconda: in Afghanistan e' in corso una guerra. La Costituzione italiana proibisce al nostro paese di prendervi parte. Tutto qui.
Non c'e' nulla da aggiungere, c'e' solo da prenderne atto e trarne le dovute conseguenze: innanzitutto riportare subito a casa i soldati italiani inviati li' dal governo dei golpisti in flagrante violazione della legge fondamentale del nostro ordinamento giuridico.
Questo non significa affatto rinunciare a una politica internazionale da parte dello stato italiano; al contrario, e' la premessa per una vera e degna e saggia e utile politica internazionale: una politica internazionale fondata su interventi civili, di coperazione allo sviluppo, di assistenza umanitaria, di solidarieta' tra gli ordinamenti giuridici, i popoli e le persone, di azione nonviolenta contro tutte le violenze. Vi e' una sola umanita'.
25. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Umberto Santino, Don Vito a Gomorra, Editori Riuniti university press, Roma 2011, pp. 248, euro 18.
- Roberto Saviano, Vieni via con me, Feltrinelli, Milano 2011, pp. 158, euro 13.
26. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
27. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 618 del 16 luglio 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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