Telegrammi. 617



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 617 del 15 luglio 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: Si potrebbe

2. No

3. A Blera dal 28 al 31 luglio l'incontro nazionale della rete degli ecovillaggi

4. Contro la guerra una proposta agli enti locali

5. "Rete No War" e "U.S. Citizens for Peace & Justice": Contro la guerra in Libia un appello ai membri non belligeranti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu

6. Tavola della Pace, Movimento Nonviolento: Appello per la marcia Perugia-Assisi del 25 settembre 2011

7. Charles Taylor: Accogliere

8. Segnalazioni librarie

9. La "Carta" del Movimento Nonviolento

10. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: SI POTREBBE

 

Alcune cose semplici e ragionevoli che si potrebbero e dovrebbero fare.

*

Si potrebbero abolire i campi di concentramento in cui sono attualmente reclusi esseri umani del tutto innocenti giunti nel nostro paese in fuga da guerre, dittature, fame.

Si potrebbero abolire le misure che hanno favoreggiato la riduzione in schiavitu' dei migranti in Italia.

Si potrebbe riconoscere ad ogni essere umano il fondamentale diritto a muoversi liberamente sul pianeta, a maggior ragione quando questo spostarsi e' dovuto all'esigenza di salvarsi la vita.

Si potrebbe ricordare che vi e' una sola umanita', in un solo pianeta casa comune dell'umanita' intera.

*

Si potrebbe cessare di partecipare alle guerre terroriste e stragiste in Afghanistan e in Libia.

Si potrebbe destinare all'istruzione, alla salute e all'assistenza quanto oggi lo stato italiano spende per far morire le persone con la guerra.

Si potrebbe scegliere la pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti, la promozione dei diritti umani di tutti gli esseri umani, invece di persistere nella folle prosecuzione delle guerre e delle stragi.

Si potrebbe ricordare che vi e' una sola umanita', in un solo pianeta casa comune dell'umanita' intera.

*

Si potrebbe. Si deve.

 

2. EDITORIALE. NO

 

No.

Dobbiamo chiamare le cose col loro nome: prostituirsi a favoreggiare l'approvazione delle ignobili e sciagurate scelte di politica finanziaria del governo corrotto e golpista, razzista e guerrafondaio, neofascista e filomafioso, non e' un atto di "responsabilita' per il bene del paese", ma un atto di complicita' col male.

L'unica cosa che veramente occorre, l'unica cosa decente da fare, e' insorgere - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza - per ottenere il ritorno alla legalita' e alla democrazia; insorgere - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza - per ottenere le immediate dimissioni del governo corrotto e golpista, razzista e guerrafondaio, neofascista e filomafioso.

E appena in Italia sara' ripristinata la legalita' e la democrazia occorrera' procedere all'immediata abrogazione di tutte le decisioni piu' scellerate di questo governo e dei governi che l'hanno preceduto (ed esse sono legione).

E tra le cose da fare per prime:

a) occorre l'immediata cessazione della partecipazione italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan e in Libia; illecite, abominevoli guerre in cui ogni giorno degli esseri umani vengono assassinati;

b) occorre l'abolizione di tutte - tutte - le misure razziste e schiaviste che dalla riapertura dei campi di concentramento della legge Turco-Napolitano ad oggi si sono accumulate in un'orgia di violenza nazista;

c) occorre una politica economica, sociale e ambientale che contrasti la violenza rapinatrice, avvelenatrice e onnicida delle classi e dei ceti dominanti, ed inveri finalmente i diritti e i doveri sanciti erga omnes nella Costituzione della Repubblica Italiana.

 

3. INCONTRI. A BLERA DAL 28 AL 31 LUGLIO L'INCONTRO NAZIONALE DELLA RETE DEGLI ECOVILLAGGI

[Dalle amiche e dagli amici della cooperativa "Il Vignale" di Blera (per contatti: tel. 3475988431 - 3478113696, e-mail: ilvignale at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]

 

Da giovedi' 28 luglio a domenica 31 luglio 2011, in localita' il Vignale, presso Civitella Cesi, nel comune di Blera (Vt), la Cooperativa agricola "il Vignale" ospitera' il XV Incontro nazionale della Rete Italiana dei Villaggi Ecologici.

Il tema di quest'anno e': "Ecovillaggi: la transizione fuori e dentro di noi". Da questo concetto di base si svilupperanno nelle quattro giornate incontri tematici e workshop di approfondimento in vari settori.

L'evento e' a numero chiuso e la prenotazione obbligatoria; per avere ulteriori informazioni su come partecipare all'incontro di luglio: www.mappaecovillaggi.it/article9057.htm

La Rete Italiana dei Villaggi Ecologici e' nata nel dicembre 1996 ad Alessano (Lecce), in occasione del convegno "Ecovillaggi: una soluzione per il futuro del pianeta" organizzato dall'Amministrazione Comunale di Alessano e dal Centro Studi Cosmos di Milano.

Presidente attuale della Rete Italiana dei Villaggi Ecologici e' Alfredo Camozzi.

Alla Rete Italiana dei Villaggi Ecologici appartengono esperienze comunitarie molto differenti tra loro per orientamento filosofico e organizzazione, ma tutte ispirate a un modello di vita sostenibile dal punto di vista ecologico, spirituale, socioculturale ed economico, intendendo per sostenibilita' l'attitudine di un gruppo umano a soddisfare i propri bisogni senza ridurre, ma anzi migliorando, le prospettive delle generazioni future. La Rete Italiana dei Villaggi Ecologici aderisce al Global Ecovillage Network (Rete Globale degli Ecovillaggi) che collega fra loro le esperienze piu' significative di insediamenti umani sostenibili in tutto il mondo.

La segreteria della Rete Italiana dei Villaggi Ecologici ha sede presso La Comune di Bagnaia, loc. Ancaiano, 53018 Sovicille, Siena, tel. e fax: 0577311014, e-mail: lacomune.bagnaia at libero.it

Per contatti e' possibile telefonare a Eva Lotz, tel. 3316374085, oppure a Mimmo Tringale o Francesca Guidotti presso "AAM Terra Nuova", tel. 0553215729, fax: 0553215793, e-mail: segreteria at ecovillaggi.it

*

La Cooperativa "il Vignale"

Per informazioni: 3471714294 (Daniele), 3483816391 (Fabiana), 3895864091 (Mauro), e-mail  ilvignale at gmail.com

Blera, 15 luglio 2011

 

4. INIZIATIVE. CONTRO LA GUERRA UNA PROPOSTA AGLI ENTI LOCALI

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Proponiamo a tutte le persone amiche della nonviolenza di inviare al sindaco del Comune, al presidente della Provincia ed al presidente della Regione in cui si risiede, una lettera aperta (da diffondere quindi anche a tutti i membri del consiglio comunale, provinciale, regionale, ed ai mezzi d'informazione) con cui chiedere che l'assemblea dell'ente locale approvi una deliberazione recante il testo seguente o uno analogo.

*

"Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... ripudia la guerra, nemica dell'umanita'.

Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... riconosce, rispetta e promuove la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano.

Richiede al Governo e al Parlamento che cessi la partecipazione italiana alle guerre in corso.

Richiede al Governo e al Parlamento che si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana.

Richiede al Governo e al Parlamento che l'Italia svolga una politica internazionale di pace con mezzi di pace, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per il riconoscimento e l'inveramento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.

Solo la pace salva le vite".

 

5. APPELLI. "RETE NO WAR" E "U.S. CITIZENS FOR PEACE & JUSTICE": CONTRO LA GUERRA IN LIBIA UN APPELLO AI MEMBRI NON BELLIGERANTI DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU

[Riproponiamo il seguente appello che abbiamo ricevuto dalle amiche e dagli amici di "U.S. Citizens for Peace & Justice" di Roma (per contatti: e-mail: info at peaceandjustice.it, sito: www.peaceandjustice.it), e da altre amiche ed altri amici ancora]

 

Stop alla guerra Nato in Libia: scriviamo ai membri non belligeranti del Consiglio di Sicurezza Onu.

Campagna e-mail promossa dalla "Rete No War" e da "U.S. Citizens for Peace & Justice - Rome".

Alcuni paesi della Nato, in alleanza con alcune petromonarchie del Golfo, stanno conducendo da tre mesi in Libia una guerra illegale a sostegno di una delle due fazioni armate che si affrontano; una guerra fondata su informazioni false, portata pervicacemente avanti con vittime dirette e indirette; una guerra che continua malgrado le tante occasioni negoziali

disponibili fin dall'inizio.

Che fare? La pressione popolare nei confronti dei paesi Nato e' certo necessaria, ma non basta. Potrebbe essere utile, se attuata in massa, una campagna di e-mail dirette a paesi non belligeranti e membri del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, chiedendo loro di agire. Molti di quei paesi hanno gia' manifestato volonta' negoziali e potrebbero utilizzare come strumento di pressione questo appoggio popolare da parte di cittadini di paesi Nato. Gia' agli inizi di marzo, Fidel Castro chiede - invano - ai popoli e ai governi

di appoggiare la proposta di mediazione del Venezuela, approvata dai paesi dell'Alleanza Alba.

Per questa ragione i gruppi "Rete No War" e "U.S. Citizens for Peace & Justice - Rome" hanno consegnato un analogo appello ad alcune ambasciate a Roma.

Ecco come partecipare alla campagna, semplicemente, con una e-mail. Basta mandare il testo qui sotto (in inglese) nel corpo del messaggio agli indirizzi e-mail di: Russia, Cina, India, Sudafrica, Nigeria, Gabon, Bosnia Erzegovina, Libano, Colombia, Portogallo, Germania.

Per ulteriori informazioni su questa iniziativa, scrivete a: boylan at interfree.it o mari.liberazioni at yahoo.it oppure visitate i siti: www.radiocittaperta.it, www.disarmiamoli.org, www.peaceandjustice.it

*

e-mail delle rappresentanze dei paesi: ChinaMissionUN at Gmail.com, rusun at un.int, India at un.int, portugal at un.int, contact at lebanonun.org, chinesemission at yahoo.com, delbrasonu at delbrasonu.org, siumara at delbrasonu.org, bihun at mfa.gov.ba, colombia at colombiaun.org, pmun.newyork at dirco.gov.za,  perm.mission at nigerdeleg.org, aumission_ny at yahoo.com, presidentrsa at po.gov.za, info at new-york-un.diplo.de, dsatsia at gabon-un.org, LamamraR at africa-union.org, waneg at africa-union.org, JoinerDJ at africa-union.org, gabon at un.int, Nigeria at un.int, unsc-nowar at gmx.com

*

Nell'oggetto della e-mail scrivere:

Pleare stop Nato war in Libya. Appeal to non-belligerant members of the U. N. Security Council

*

Testo da inviare:

We appeal to non-belligerent members of the U. N. Security Council

to put an end to the misuse of U. N. Security Council Resolution 1973 to influence the internal affairs of Libya through warfare, by revoking it, and to press for a peaceful resolution of the conflict in Libya, backing the African Union's central role in this context.

We thank those countries that have tried, and are still trying, to work towards peace.

Our appeal is based on the following:

- the military intervention in Libya undertaken by some Nato members has now gone far beyond the provisions of Security Council Resolution 1973, and is based on hyped-up accounts of defenseless citizens being massacred by their government, while the truth is that, in Libya, there is an on-going and intense internal armed conflict;

- we are aware of the economic and geo-strategic interests that lie behind the war in Libya and, in particular, behind Nato support of one of the two armed factions;

- Nato military intervention in Libya has killed (and is continuing to kill) countless civilians, as well harming and endangering the civilian population, including migrants and refugees, in various other ways;

- the belief that, at this stage, only non-belligerent countries - and particularly those with U.N. Security Council voting rights - can

successfully bring a peaceful end to the conflict through negotiations and by implementing the opening paragraph of U.N. Security Council Resolution 1973, which calls for an immediate ceasefire.

Respectfully yours,

Name (or association)

Address (optional)

 

6. INIZIATIVE. TAVOLA DELLA PACE, MOVIMENTO NONVIOLENTO: APPELLO PER LA MARCIA PERUGIA-ASSISI DEL 25 SETTEMBRE 2011

[Riproponiamo il seguente appello.

Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' ancora quella a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori, Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); ma notevole ed oggi imprescindibile e' anche la recente antologia degli scritti a cura di Mario Martini, Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004, 2007; delle singole opere capitiniane sono state recentemente ripubblicate: Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989, Edizioni dell'asino, Roma 2009; Elementi di un'esperienza religiosa, Cappelli, Bologna 1990; Colloquio corale, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2005; L'atto di educare, Armando Editore, Roma 2010; cfr. inoltre la raccolta di scritti autobiografici Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; La religione dell'educazione, La Meridiana, Molfetta 2008; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Piu' recente e' la pubblicazione di alcuni carteggi particolarmente rilevanti: Aldo Capitini, Walter Binni, Lettere 1931-1968, Carocci, Roma 2007; Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008; Aldo Capitini, Guido Calogero, Lettere 1936-1968, Carocci, Roma 2009. Opere su Aldo Capitini: a) per la bibliografia: Fondazione Centro studi Aldo Capitini, Bibliografia di scritti su Aldo Capitini, a cura di Laura Zazzerini, Volumnia Editrice, Perugia 2007; Caterina Foppa Pedretti, Bibliografia primaria e secondaria di Aldo Capitini, Vita e Pensiero, Milano 2007; segnaliamo anche che la gia' citata bibliografia essenziale degli scritti di Aldo Capitini pubblicati dal 1926 al 1973, a cura di Aldo Stella, pubblicata in Il messaggio di Aldo Capitini, cit., abbiamo recentemente ripubblicato in "Coi piedi per terra" n. 298 del 20 luglio 2010; b) per la critica e la documentazione: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Mario Martini (a cura di), Aldo Capitini libero religioso rivoluzionario nonviolento. Atti del Convegno, Comune di Perugia - Fondazione Aldo Capitini, Perugia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Gian Biagio Furiozzi (a cura di), Aldo Capitini tra socialismo e liberalismo, Franco Angeli, Milano 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; Maurizio Cavicchi, Aldo Capitini. Un itinerario di vita e di pensiero, Lacaita, Manduria 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; Alarico Mariani Marini, Eligio Resta, Marciare per la pace. Il mondo nonviolento di Aldo Capitini, Plus, Pisa 2007; Maura Caracciolo, Aldo Capitini e Giorgio La Pira. Profeti di pace sul sentiero di Isaia, Milella, Lecce 2008; Mario Martini, Franca Bolotti (a cura di), Capitini incontra i giovani, Morlacchi, Perugia 2009; Giuseppe Moscati (a cura di), Il pensiero e le opere di Aldo Capitini nella coscienza delle giovani generazioni, Levante, Bari 2010; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; e Amoreno Martellini, Fiori nei cannoni. Nonviolenza e antimilitarismo nell'Italia del Novecento, Donzelli, Roma 2006; c) per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato ed i volumi bibliografici segnalati sopra; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org]

 

A 50 anni dalla prima Marcia organizzata da Aldo Capitini il 24 settembre 1961, domenica 25 settembre 2011 si svolgera' la Marcia Perugia-Assisi per la pace e la fratellanza dei popoli.

Perugia, ore 9, Giardini del Frontone

Assisi, ore 15, Rocca Maggiore.

*

Vieni anche tu.

"Un solo essere, purche' sia intimamente persuaso, sereno e costante, puo' fare moltissimo, puo' mutare situazioni consolidate da secoli, far crollare un vecchiume formatosi per violenza e vile silenzio" (Aldo Capitini,1966)

Ci sono persone che meritano la tua e la nostra attenzione. Giovani che non riescono a trovare un lavoro, altri che vivono nella precarieta', ragazze e ragazzi che non si possono permettere di studiare, persone che si sentono uno zero perche' nessuno le ha mai valorizzate, gente intimidita e ricattata dalle mafie e dalla criminalita' organizzata, famiglie che faticano ad arrivare alla terza settimana, gente senza casa, persone che pagano le tasse nel nostro paese a cui neghiamo i diritti di cittadinanza, operai che muoiono sul lavoro, anziani soli e abbandonati, giovani che perdono la vita per difendere i diritti umani, bambini strappati all'infanzia e alle proprie famiglie, donne violentate, abusate e sfruttate, persone terrorizzate dalla guerra e dalla violenza, gente che muore ammazzata in carcere, altra che muore nel deserto o nel Mediterraneo cercando di sfuggire alla guerra, alle persecuzioni e alla miseria. Ci sono donne, bambini e uomini a cui non viene nemmeno riconosciuta la dignita' di esseri umani, che sopravvivono in condizioni drammatiche senza pace ne' giustizia.

Per loro e con loro, in nome di tutte le vittime e dei loro familiari, della dignita' e dei diritti di ogni persona, ti invitiamo a marciare per la pace e la fratellanza dei popoli il 25 settembre 2011 da Perugia ad Assisi, lungo la strada tracciata cinquant'anni fa da Aldo Capitini.

Ti invitiamo a camminare insieme perche', come tanti giovani del Mediterraneo e dell'Europa, sentiamo un bisogno forte di cambiamento. Dentro e fuori dal nostro paese ci sono situazioni croniche d'ingiustizia, di poverta', di violenza e di sofferenza che non possono piu' essere tollerate. Siamo indignati e preoccupati, perche' sappiamo che se le cose non cambiano, i rischi e i pericoli diventeranno sempre piu' grandi e noi diventeremo sempre piu' poveri, si moltiplicheranno le guerre, sprofonderemo sempre di piu' nell'incertezza e nella barbarie, aumenteranno le tensioni, gli scontri, la collera, le rivolte e la violenza.

Ti invitiamo a camminare insieme perche' liberta' vuol dire piu' responsabilita' e partecipazione di ciascuno. E, se vogliamo provocare un nuovo futuro, dobbiamo superare ogni forma d'indifferenza, di individualismo, di inerzia e di rassegnazione. Ognuno di noi deve stare dentro la storia da protagonista, con la propria coscienza, sensibilita' e responsabilita'.

Ti invitiamo a camminare insieme per rimettere al centro della nostra societa' i valori della nonviolenza, della giustizia, della liberta', della pace, dei diritti umani, della responsabilita' e della speranza, perche' vogliamo riscoprirne il significato autentico, per costruire insieme una nuova cultura, per dire basta alla manipolazione e allo stravolgimento delle parole, perche' la guerra e' guerra anche quando la si chiama in altro modo e le ingiustizie restano ingiustizie anche quando sono coperte dalle menzogne e dal silenzio mediatico, perche' vogliamo una Rai e un'informazione di pace.

Ti invitiamo a camminare insieme perche' vogliamo dire forte e chiaro ai rappresentanti di tutte le istituzioni che a ciascuno di questi valori debbono corrispondere azioni politiche concrete, un'agenda politica che parte dai quartieri dove viviamo fino all'Europa e all'Onu, che la Costituzione, la Dichiarazione Universale dei diritti umani e la Carta dei Diritti dell'Unione Europea non sono belle parole ma la bussola da seguire per uscire in tempo da questa gravissima condizione.

Ti invitiamo a camminare insieme perche', nel 150mo anniversario dell'Unita' d'Italia, vogliamo difendere e attuare la nostra Costituzione e ricordare a tutti che "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".

Ti invitiamo a camminare ancora una volta insieme, come fece Aldo Capitini nel 1961 e come in questi cinquant'anni abbiamo rifatto tante volte, perche' crediamo nella nonviolenza come metodo e stile di vita, strada maestra per contrastare ogni forma d'ingiustizia, perche' crediamo che la nonviolenza sia "per l'Italia e per tutti via di uscita dalla difesa di posizioni insufficienti, strumento di liberazione, prova suprema di amore, varco a uomo, societa' e realta' migliori".

Negli ultimi decenni sono gia' state sprecate tantissime opportunita' e risorse. Ma quello che ieri era desiderabile oggi e' diventato necessario e urgente. Per questo c'e' bisogno di una tua e nostra diversa assunzione di responsabilita'.

Entra a far parte della soluzione. Vieni, domenica 25 settembre 2011, alla Marcia Perugia-Assisi per la pace e la fratellanza dei popoli.

*

Nell'idea di "fratellanza dei popoli" si riassumono molte delle scelte urgenti che dobbiamo fare per superare la crisi che stiamo vivendo: riscoprire la nostra umanita', mettere le persone al centro dell'economia e non piu' il contrario, riconoscere i diritti dei piu' poveri e dei piu' deboli e non continuare a calpestarli, gestire l'accoglienza e non i respingimenti, batterci contro le poverta' e le disuguaglianze sociali e non piu' aumentarle, investire sui giovani e non disperdere la nostra principale ricchezza, ridare piena dignita' al lavoro e ai lavoratori di tutto il mondo e non peggiorare le loro condizioni, investire sull'educazione, sulla cultura e sulla formazione e non tagliare le opportunita' del nostro futuro, difendere il pluralismo, il diritto e la liberta' d'informazione, cambiare i nostri consumi e stili di vita personali e collettivi smettendo di distruggere e sprecare i beni comuni, ripudiare davvero la guerra e la sua preparazione, tagliare le spese militari, costruire l'Europa dei cittadini e la Comunita' del Mediterraneo, democratizzare e rafforzare l'Onu, mettere fine al traffico delle armi e impegnarci a costruire la pace in Medio Oriente, nel Mediterraneo, in Africa e nel resto del mondo, fermare il cambiamento climatico, rompere la schiavitu' dai combustibili fossili e proteggere l'ambiente, costruire le citta' dei diritti umani e non le cittadelle dell'odio e dell'esclusione, investire sulla societa' civile e sul volontariato, investire sulla cooperazione a tutti i livelli anziche' sulla competizione selvaggia, promuovere la globalizzazione dei diritti umani, della democrazia e della solidarieta' contro la violenza, le guerre, le mafie, la corruzione, la censura, gli egoismi, il razzismo e la paura.

"Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignita' e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza" (articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani).

Tavola della pace, Movimento Nonviolento

Perugia, 10 giugno 2010

Per adesioni, comunicazioni e informazioni: Tavola della Pace, via della viola 1, 06122 Perugia, tel. 0755736890, fax: 075/5739337, e-mail: segreteria at perlapace.it, sito: www.perlapace.it

 

7. CHARLES TAYLOR: ACCOGLIERE

[Dal quotidiano "La Repubblica" riprendiamo il seguente testo publicato col titolo "Cittadini modello. Cosi' una vita migliore aiuta l'integrazione" e il sommario "'L'anticipazione. In un saggio su 'Reset' il filosofo propone una nuova politica di inclusione per gli immigrati. La retorica multiculturale in Europa riflette una profonda incomprensione. Se i sogni di chi emigra non si infrangono si crea un legame positivo con chi accoglie".

Charles Taylor (1931), gia' docente di Teoria sociale e politica a Oxford, ha poi insegnato Scienze politiche e Filosofia a Montreal. Dal sito www.filosofico.net riprendiamo per stralci la seguente notizia su Charles Taylor curata da Fabio Funiciello: "Charles Taylor, soprannominato dai suoi amici "Chuck" ,si e' formato alla McGill University (B.A. in Storia nel 1952). Ha continuato gli studi all'Universita' di Oxford sotto la guida di  Isaiah Berlin e di G.E.M. Anscombe. Ha ereditato la cattedra di John Plamenatz come Chichele Professor of Social and Political Theory nell'Universita' di Oxford ed e' stato per molti anni professore di Political Science and Philosophy alla McGill University a Montreal, in Canada, dove e' poi diventato  professore emerito. Taylor e' poi stato Board of Trustees Professor of Law and Philosophy alla Northwestern University. Molti dei suoi studenti sono diventati importanti filosofi e politologi. Nel 1995 e' diventato membro dell'Order of Canada. Nel 2000 e' stato nominato Grand Officer del National Order of Quebec. Nel 2007 ha ricevuto il Templeton Prize per le sue ricerche nell'ambito delle "realta' sociali". Nel 2007 lui e Gerard Bouchard sono stati messi a capo per un anno della commissione per la ricerca di una soluzione ragionevole per la "questione Quebec". Nel giugno 2008  ha ricevuto il Kyoto Prize nella categoria arte e filosofia. Il pensiero: Charles Taylor e' l'espressione piu' avanzata del recupero della filosofia continentale in Nord America. Si e' formato nel clima analitico di Oxford di cui manterra' il rigore metodologico cercando di far dialogare la filosofia analitica e la filosofia dell'esistenza (in particolare lo influenza Merleau-Ponty e il passaggio nel suo itinerario speculativo dalla psicologia associazionista alla scoperta del metodo fenomenologico). Taylor nell'opera del 1964 The Explanations of Behavior cerchera' di studiare il comportamento dal punto di vista analitico e fenomenologico criticando la psicologia comportamentista e cercando di delineare la struttura dell'agire umano in maniera teleologica, vedendo che anche gli animali percepiscono la situazione in cui sono "gettati". Il comportamento umano non puo' essere spiegato oggettivamente perche' ci sono i desideri, le intenzioni, che non possono essere neutralizzati da una presunta "psicologia scientifica" che vuole spiegare logicamente i comportamenti dell'essere umano. Il soggetto morale e' guidato nel realizzare i suoi fini dagli iperbeni che servono come criterio di scelta degli altri beni. I beni per Taylor sono ancorati nel preconscio spirituale degli esseri umani e l'identita' si riferisce al bene e realizza un'ideale di vita, il bene morale ha una trascendenza ontologica che fa si' che l'essere umano desideri realizzare il bene nella storia anche attraverso l'incontro con gli altri. Per Taylor il soggetto morale non puo' separarsi da un ineludibile quadro assiologico in cui si trova gettato e che fin dalla nascita influenza i nostri criteri di scelta e per definire la natura della vita buona bisogna valutare il rapporto tra tradizione e identita' morale. La successiva riflessione di Taylor si orienta verso il rapporto tra il soggetto morale e l'eredita' della modernita'. Egli riprende il concetto di cultura dell'epistemologia strutturale per cui la cultura e' un sistema di segni e simboli di cui il linguaggio e' un'esperienza paradigmatica per cui non vi e' un solo modello culturale ma ve ne e' una pluralita', e per questo bisogna valutare se la modernita' occidentale ha una sua specificita' cercando una via di mezzo tra individualismo metodologico e strutturalismo. Il punto di partenza di Taylor e' la critica al "pacchetto illuminista" che vuole un'interpretazione a-culturale della modernita' che cerca di omogeneizzare la modernita' sul modello occidentale che si fonda su: rivoluzione scientifica; secolarizzazione; crisi della metafisica; individualismo. La modernita' per Kant doveva liberare il soggetto dall'autorita' esterna ereditando dal cristianesimo il valore assoluto della coscienza personale. Con la crisi della Storia ordinata dalla Provvidenza l'individuo si trova a torcersi verso se stesso e il culmine di questa torsione e' il "cogito cartesiano" che fonda la filosofia moderna e fa si' che l'individuo moderno si trovi rinchiuso nella sua riflessivita' in un mondo dominato dall'anomia e dalla crisi dell'identita' personale dove domina una concezione utilitarista del benessere in cui l'essere umano sembra non avere piu' prospettive per il futuro. La critica comunitaria del liberalismo: Taylor e' associato a filosofi politici come Michael Walzer e Michael Sandel per la loro critica comunitaria alla teoria liberale della comprensione del se'. I Communitarians ("comunitaristi") enfatizzano l'importanza della societa' e dei valori comuni ereditati da una tradizione, che hanno importanza per la comprensione di se stessi e della propria identita'. Nel 1991 Taylor pubblica Il disagio della modernita', in cui delinea i mali della societa' moderna occidentale. Taylor sostiene, tra le altre cose, che la tradizionale teoria liberale dell'identita' personale e' troppo astratta, strumentale ed unidimensionale. Per  Taylor, da John Locke a Thomas Hobbes fino ai piu' moderni teorici liberali come John Rawls e Ronald Dworkin, ci si e' dimenticati della dimensione comunitaria in cui l'essere umano si trova collocato. L'uomo vive sempre in una comunita' composta da suoi simili ed e', in questo senso, un "animale comunitario", come gia' era stato magistralmente colto da Aristotele: questi aveva definito l'uomo un "animale socievole" (zoon politikon), destinato alla vita comunitaria. Contro la tradizione che - trovando in Locke e Hobbes i suoi massimi esponenti - si e' dimenticata del carattere comunitario dell'esistenza umana, Taylor rivaluta in modo altamente positivo Hegel (studiato in Hegel e la societa' moderna), inteso come fondatore del comunitarismo. Per dare una comprensione piu' realistica alla comprensione del se', Taylor conduce una analisi degli "orizzonti culturali" in cui gli esseri umani si trovano a vivere e ribadisce l'importanza dell'incontro/scontro con l'altro/i. Lotte per il riconoscimento: nel saggio "Multiculturalismo. Lotte per il Riconoscimento" Taylor vede nel multiculturalismo un problema di riconoscimento e dedica gran parte del testo a fare la genealogia della nascita del concetto nel pensiero delle elite europee del Sette-Ottocento che hanno fatto si' che il riconoscimento della propria identita' culturale diventasse il programma principale del multiculturalismo del Novecento. Nel saggio Taylor vuole cercare di comprendere il "dilemma del riconoscimento", che vuole riconoscere la pluralita' delle culture cercando di negare l'esistenza di un universale valore culturale, di uscire dalle maglie dell'imperialismo culturale occidentale che sosteneva che le altre culture erano inferiori o riconosceva solo alcune culture degne di essere valorizzate rispetto ad altre. L'analisi parte dalla svolta settecentesca in cui gli intellettuali europei passano dalla ricerca "dell'onore" alla ricerca "del riconoscimento" per poi passare ad  un "caso concreto" di politica di riconoscimento: quello dei canadesi francofoni del Quebec. Testi di Charles Taylor in Italiano: Hegel e la societa' moderna, Il Mulino, Bologna 1984; Gli immaginari sociali moderni, Meltemi, Roma 2005; Multiculturalismo. La politica del riconoscimento, Anabasi, Milano 1993; Il disagio della modernita', Laterza, Bari 1994; con Juergen Habermas, Multiculturalismo. Lotte per il riconoscimento, Feltrinelli, Milano 1998. Testi e articoli su Charles Taylor: Nevio Genghini, Identita', comunita', trascendenza. La prospettiva filosofica di Charles Taylor, Studium, Roma 2005; Alberto Pirni, Charles Taylor. Ermeneutica del se', etica e modernita', Milella, Lecce 2002; Elena Pariotti, Individuo, comunita', diritti tra liberalismo, comunitarismo ed ermeneutica, Giappichelli, Torino 1997; Antonella Corradini, Il pensiero di Charles Taylor tra comunitarismo e liberalismo, in G. Dalle Fratte (a cura di), Concezioni del bene e teoria della giustizia. Il dibattito fra liberali e comunitari in prospettiva pedagogica, Armando, Roma 1995; Paolo Costa, Verso un'ontologia dell'umano. Antropologia filosofica e filosofia politica in Charles Taylor, Unicopli, Milano 2001; Ermanno Vitale, Il soggetto e la comunita'. Fenomenologia e metafisica dell'identita' in Charles Taylor, Giappichelli, Torino 1996; Paolo Costa, Sfera pratica e argomentazione trascendentale in Sources of the Self, in "Fenomenologia e Societa'", XIX, n. 1-2, 1996; Sergio Cremaschi, Charles Taylor e le due facce dell'individualismo, in "Iride", IX, n. 18, 1996; Alberto Pirni, Identita', vita quotidiana e spazio pubblico a partire da Charles Taylor, in A. De Simone (a cura di), Identita', spazio e vita quotidiana, Quattro Venti, Urbino 2005"]

 

La retorica anti-multiculturale nel Vecchio Continente riflette una profonda incomprensione delle dinamiche dell'immigrazione nelle democrazie liberali dei paesi ricchi dell'Occidente. L'assunto fondamentale sembra essere che eccedendo nel riconoscimento positivo delle differenze culturali si favorisca la ghettizzazione e il rifiuto dell'etica politica della democrazia liberale stessa. Come se il ripiegamento su di se' fosse una scelta a priori degli immigrati stessi, dalla quale devono essere dissuasi con "benevola severita'". In un certo senso, e' comprensibile che i politici che non hanno molta esperienza delle dinamiche delle societa' di immigrazione incorrano in questo errore. All'inizio, infatti, gli immigrati tendono sempre ad aggregarsi a persone di origini e retroterra simili ai loro. Altrimenti come potrebbero trovare le reti di sostegno necessarie per sopravvivere e andare avanti in un ambiente completamente nuovo? (...)

La principale motivazione degli immigrati nei paesi ricchi e democratici, tuttavia, e' la ricerca di nuove opportunita' di lavoro, istruzione o espressione individuale, per se stessi e soprattutto per i loro figli. Se riescono a raggiungere questi obiettivi, gli immigrati - e ancor piu' i loro figli - sono ben contenti di integrarsi nella societa'. Solo se le loro speranze vengono deluse, se la via d'accesso all'istruzione e a un lavoro piu' remunerativo viene bloccata, puo' generarsi un senso di alienazione e ostilita' nei confronti della nazione di accoglienza, o addirittura un rifiuto della societa' mainstream e dei suoi valori.

Di conseguenza, la campagna europea contro il "multiculturalismo" spesso sembra essere un classico caso di "falsa coscienza", in cui la colpa di determinati fenomeni di ghettizzazione e alienazione degli immigrati viene addossata a un'ideologia esterna, invece di riconoscere l'incapacita' della politica nazionale di promuovere l'integrazione e combattere la discriminazione. (...)

Qual e' l'obiettivo, dunque, delle politiche e dei programmi multiculturali? Essi nascono dalla consapevolezza che ogni societa' democratica abbia un modello di interazione sviluppatosi nel corso del tempo e generalmente condiviso. Con questa formula mi riferisco all'insieme delle modalita' con cui i membri della societa' si relazionano in una pluralita' di contesti: come concittadini di uno Stato, come membri di organizzazioni politiche o di altro tipo, come dipendenti o datori di lavoro all'interno di un'azienda, come commercianti o clienti, e via di seguito. E' cosi' che si sviluppa l'idea di come dovrebbe essere il cittadino, il dipendente o il membro di un'organizzazione modello, di cio' che ci si aspetta da lui o da lei, del tipo di relazioni che dovrebbe instaurare con gli altri, delle diverse forme di intimita' o di distanza, dei presupposti che determinano il divario sociale, e cosi' via. La sfida multiculturale si pone nel momento in cui questo modello di interazione definisce determinate categorie di individui come beneficiari dello status di cittadini, membri, attori economici, ecc. a tutti gli effetti, che godono del normale livello di intimita' e di riconoscimento da parte degli altri, negando tale status al resto della popolazione. Questo fenomeno si verifica, per esempio, quando agli individui di una determinata discendenza genealogica viene accordato, in virtu' delle origini storiche della societa', lo status di cittadini o membri a pieno titolo, mentre tutti gli altri vengono considerati in modo diverso. (...)

Ma come si puo' attuare uno scenario interculturale? I leader e i membri della societa' maggioritaria o mainstream devono entrare in contatto con i leader e i membri delle minoranze, cercare insieme a questi ultimi nuove soluzioni per risolvere i conflitti e poi collaborare proficuamente per attuarle (e' quanto ha fatto, per esempio, Job Cohen quando era sindaco di Amsterdam). L'insieme di queste iniziative improntate alla collaborazione favorisce la creazione di un modello di interazione piu' inclusivo.

Forse occorre una maggiore consapevolezza delle condizioni degli immigrati. La stragrande maggioranza degli immigrati nei paesi ricchi del Nord del mondo e' spinta ad abbandonare la terra d'origine dalla speranza di una vita migliore per se' e per i propri figli. Milioni di persone aspirano a quell'obiettivo, e a volte rischiano la vita in mare, o stipate nei container, per avere anche solo una minima possibilita' di arrivare a destinazione. Che cosa significa "una vita migliore"? Per alcuni e' sinonimo di un paese che offra una relativa liberta', sicurezza e diritti umani. Per quasi tutti, pero', significa nuove opportunita', e in particolare l'accesso a un posto di lavoro piu' gratificante e a un'istruzione che garantisca ai loro figli un futuro di maggiore sicurezza e benessere.

Se i loro tentativi sono coronati da successo, ecco che puo' crearsi un legame straordinariamente positivo con la societa' di accoglienza, un senso di gratitudine e di appartenenza simile a quello che spesso viene manifestato dagli immigrati negli Stati Uniti, e talvolta anche in Canada. E di solito accade proprio questo, a patto che la speranza non sia vanificata, che l'accesso all'agognato posto di lavoro non venga sistematicamente bloccato dalla discriminazione o da altri fattori strutturali, che la partecipazione ad altre strutture sociali non sia ostacolata dai pregiudizi e che gli immigrati non vengano stigmatizzati e bollati come estranei che rappresentano un pericolo per la societa'. In caso contrario, il rancore che ne risulta e' direttamente proporzionale alla portata della speranza che l'aveva preceduto, e rischia di provocare un profondo senso di alienazione.

 

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- Donatella Di Cesare, Grammatica dei tempi messianici, Giuntina, Firenze 2011, pp. 84, euro 8.

 

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

10. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 617 del 15 luglio 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

 

Per non riceverlo piu':

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

 

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web

http://web.peacelink.it/mailing_admin.html

quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

 

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web:

http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

 

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it