Nonviolenza. Femminile plurale. 391



 

==============================

NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

==============================

Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Numero 391 del 12 luglio 2011

 

In questo numero:

1. Comitato Nepi per la pace: A Nepi nel segno della solidarieta' si e' svolto il concerto per l'acqua e la vita della popolazione di Nangololo in Mozambico

2. Rosangela Pesenti: Inclusione

3. Michela Marzano: Liberta' per le donne. Se non ora quando?

4. Mariagrazia Gerina intervista Carla Fronteddu

5. Mariagrazia Gerina intervista Maria Serena Sapegno

6. Laura Montanari: Una rete di donne

7. Roberta De Monticelli: Chi ha paura della questione morale?

 

1. INIZIATIVE. COMITATO NEPI PER LA PACE: A NEPI NEL SEGNO DELLA SOLIDARIETA' SI E' SVOLTO IL CONCERTO PER L'ACQUA E LA VITA DELLA POPOLAZIONE DI NANGOLOLO IN MOZAMBICO

[Dal Comitato Nepi per la pace (per contatti: info at comitatonepiperlapace.it) riceviamo e diffondiamo]

 

Sabato 9 luglio 2011, il giardino dell'Istituto delle suore Missionarie della Consolata  di Nepi, ha fatto da splendida cornice  al concerto per l' acqua e la vita della popolazione di Nangololo e in ricordo di Gianni Fiorentini, uomo di pace che ha speso tutta la sua vita in favore della giustizia e dell'affermazione della dignita' umana.

Il progetto dell'associazione "La Lokomativa" e' finalizzato alla  costruzione di un pozzo che permettera' a  20.000 persone che vivono a Nangololo, nella regione di Pempa in Mozambico, l'accesso gratuito all'acqua.

Questo progetto e' sostenuto dal Comitato Nepi per la Pace, dall'Associazione Vst (Volontari a sostegno del terzo mondo), dal Centro sociale autogestito "Valle Faul", e sara' realizzato entro pochi mesi grazie anche alla fattiva collaborazione con le suore Missionarie della Consolata della casa regionale mozambicana e la Facolta' di Geologia dell'Universita' di Roma "La Sapienza".

Al concerto ha fatto seguito una cena di amicizia e solidarieta' durante la quale sono stati raccolti fondi destinati a questa specifica realizzazione mentre sono gia' allo studio nuovi impegni dedicati anche all'educazione scolastica e all'assistenza sanitaria nei paesi africani e dell'America latina.

Durante lo svolgimento dell'iniziativa e' stato rinnovato con forza e chiarezza l'appello del Comitato Nepi per la Pace perche' abbia subito fine ogni guerra e in particolare perche' cessi la partecipazione italiana alle guerre in Libia ed Afghanistan che contrasta con l'art. 11 della nostra Costituzione che fa dell'Italia un paese che ripudia la guerra.

Tutte le guerre, oltre a causare odio, morti e devastazioni, sono anche spreco di ingenti risorse economiche che cosi' vengono sottratte a programmi di assistenza sociale e sanitaria, all'educazione dei giovani e all'accoglienza dei migranti.

La serata si e' conclusa con l'invito a partecipare alla VII rassegna di Cinema per la pace in programma a Nepi dal primo al 7 agosto 2011 e alla Marcia per la Pace Perugia-Assisi di domenica 25 settembre 2011.

Il Comitato Nepi per la Pace esprime i piu' sentiti ringraziamenti alle suore Missionarie della Consolata per la loro gentile ospitalita' e a tutte le persone che si sono rese disponibili e con la loro generosita' hanno determinato il successo pieno di questa iniziativa.

*

Il Comitato Nepi per la pace

Nepi, 10 luglio 2011

 

2. RIFLESSIONE. ROSANGELA PESENTI: INCLUSIONE

 

[Ringraziamo Rosangela Pesenti (per contatti: cell. 3393335028, rosangela_pesenti at yahoo.it, www.rosangelapesenti.it) per questo intervento.

Rosangela Pesenti, laureata in filosofia, da molti anni insegna nella scuola media superiore e svolge attivita' di formazione e aggiornamento. Counsellor professionista e analista transazionale svolge attivita' di counselling psicosociale per gruppi e singoli (adulti e bambini). Entrata giovanissima nel movimento femminista, nell'Udi dal 1978 di cui e' stata in vari ruoli una dirigente nazionale fino al 2003, collabora con numerosi gruppi e associazioni di donne. Fa parte della Convenzione permanente di donne contro tutte le guerre, della Convenzione delle donne di Bergamo, collabora con il Centro "La Porta", con la rivista "Marea" e la rivista del Movimento di cooperazione educativa. Tra le opere di Rosangela Pesenti: Trasloco, Supernova editrice, Venezia 1998; (con Velia Sacchi), E io crescevo..., Supernova editrice, Venezia 2001; saggi in volumi collettanei: "Antigone tra le guerre: appunti al femminile", in Alessandra Ghiglione, Pier Cesare Rivoltella (a cura di), Altrimenti il silenzio, Euresis Edizioni, Milano 1998; "Una bussola per il futuro", in AA. VV., L'economia mondiale con occhi e mani di donna, Quaderni della Fondazione Serughetti - La Porta, Bergamo 1998; AA. VV., Soggettivita' femminili in (un) movimento. Le donne dell'Udi: storie, memorie, sguardi, Centro di Documentazione Donna, Modena 1999; "I luoghi comuni delle donne", in Rosangela Pesenti, Carmen Plebani (a cura di), Donne migranti, Quaderni della Fondazione Serughetti - La Porta, Bergamo 2000; "Donne, guerra, Resistenza" e "Carte per la memoria", in AA. VV., Storia delle donne: la cittadinanza, Quaderni della Fondazione Serughetti - La Porta, Bergamo 2002; Caterina Liotti, Rosangela Pesenti, Angela Remaggi e Delfina Tromboni (a cura di), Volevamo cambiare il mondo. Memorie e storie dell'Udi in Emilia Romagna, Carocci, Firenze 2002; "Donne pace democrazia", "Bertha Von Suttner", "Lisistrata", in Monica Lanfranco e Maria G. Di Rienzo (a cura di), Donne Disarmanti, Intra Moenia, Napoli 2003; "I Congressi dell'Udi", in  Marisa Ombra (a cura di), Donne manifeste, Il Saggiatore, Milano 2005; "Tra il corpo e la parola", in Io tu noi. Identita' in cammino, a cura dell'Udi di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, 2006]

 

Inclusione.

Di tutte le parole dette nella due giorni di Siena (bellissimo appassionante appuntamento, generosamente organizzato) questa e' certamente la piu' condivisibile eppure la piu' ambigua, per come e' stata affermata e ripresa, dopo che qualcuna, poche oltre a Lidia Menapace, ha nominato alcuni contenuti come l'antifascismo, il patriarcato, il capitalismo, sui quali e' quantomeno necessario aprire il dibattito.

Per includere almeno quella memoria storica che dobbiamo alle donne venute prima di noi e per onorare il diritto delle generazioni piu' giovani a sapere, come chiedono.

Inclusione, come se qualcuna volesse escludere qualcuna.

Curioso che la questione sia posta proprio a favore di chi sta in uno schieramento politico che condivide l'affermazione della gerarchia sociale e ha inventato il pessimo neologismo della meritocrazia per rilegittimarla.

Curioso che sia posta a favore di donne che svolgono libere professioni, hanno fatto carriera, sono in parlamento.

Hanno scoperto che essere donna significa poter subire discriminazioni a tutti i livelli?

Questo lo sappiamo da sempre e lo affermavamo anche negli anni '80, quando si cerco' di cancellare il femminismo perche', mi si diceva, il patriarcato era morto e noi, che ancora vedevamo sfruttamento esclusione emarginazione cancellazione delle donne, eravamo vetero, lo affermavamo anche negli anni '90 quando, proprio le donne della destra, presentandosi sulla scena politica, riproponevano il modello dell'emancipazione imitativa (siamo brave come e piu' degli uomini perche' abbiamo anche fascino e virtu' femminili) diventando egemoni anche nella cultura delle donne "di sinistra", lo dicevamo nel nuovo secolo a Punto G di Genova (e di nuovo oggi dopo dieci anni) perche' il nostro sguardo e' attento alle donne della porta accanto come a quelle che abitano la curva del mondo che sta ben oltre il nostro orizzonte.

Curioso che si parli di inclusione per donne che hanno a disposizione la visibilita' dei media e che, anche a Siena, hanno avuto la possibilita' di parlare dal palco.

Non c'era tempo per tutte, e' vero, ma a me dispiace che non abbia parlato dal palco, ad esempio, Patrizia De Vico, una sconosciuta si e' definita, che abbiamo ascoltato in quattro mentre registrava il suo messaggio web e ci ha commosse, ci ha fatto sentire che ce la possiamo fare perche' veniamo da lontano, perche' sappiamo riconoscerci tra sconosciute e soprattutto possiamo essere migliori di come la vita ci costringe ad essere.

L'inclusione vorrei che fosse anche per donne come lei.

Perche' la mia domanda e': inclusione per chi, inclusione dove? Inclusione per fare cosa?

Nel movimento c'e' posto per tutte, e ormai perfino tutti, da molto molto tempo, e le lotte, siccome sono concrete, ridisegnano ogni volta i confini della partecipazione.

Spesso siamo state poche e invisibili, ma non per questo le nostre ragioni erano irragionevoli.

Quale inclusione percio'?

Inclusione nel diritto allo studio che non e' mai stato raggiunto per tutte e tutti in Italia (dati Istat) e oggi viene cancellato?

Inclusione nel diritto alla salute che non c'e' mai stato per i lavoratori e le lavoratrici delle produzioni piu' dure, dei servizi considerati piu' umilianti e meno retribuiti ai quali oggi viene aumentato l'orario di lavoro in cambio di salari piu' bassi e precarieta'?

Inclusione dei disabili appena inclusi nella scuola e gia' a rischio di espulsione?

Inclusione dentro redditi dignitosi, dentro case e quartieri che non siano orrende caserme degradate, dentro la possibilita' di avere casa, ma anche la quieta bellezza dell'armonia con l'ambiente?

Inclusione delle oneste e onesti che pagano le tasse?

Inclusione nell'indignazione verso i grandi evasori fiscali, i politici corrotti e corruttori, la zona grigia (tanto per restare a Primo Levi) di chi non vuole vedere?

Inclusione nei movimenti di chi, conti alla mano e lungimiranza per il futuro, manifesta contro la devastazione del territorio, come le donne e gli uomini di No Tav, Dal Molin, L'Aquila, per citare solo gli ultimi?

Inclusione di quelle e quelli che stanno sopra e sotto i tetti e le gru, dei/delle migranti rinchiusi nei Cie?

Inclusione nei lavori faticosi, difficili, precari, magari tra il personale carcerario che gestisce l'insopportabile sovraffollamento delle carceri?

Inclusione di quelle e quelli che non hanno accesso all'informazione eppure continuano tenacemente a usare la propria parola, intelligenza, sorriso per proporre il proprio punto di vista?

Noi, che ieri eravamo a Siena, siamo tutte gia' incluse, nella cittadinanza (vergognosamente ancora fondata sul diritto di sangue) e quindi nell'esercizio di diritti che sono, di fatto, privilegi, se commisurati con i dati relativi alla condizione delle donne, in Italia e non solo.

Lo voglio dire con categorie che qualcuno trova demode': sono contenta che le donne della borghesia (piccola, media, grande, tutte quelle che vogliono) dopo aver fruito della sacrosanta emancipazione che le ha portate nella scuola, nel lavoro, nelle carriere, alla pari con i fratelli, oggi vogliano la parita' nel governo di tutta la societa'.

Voglio solo ricordare che se loro hanno messo le parole per la lotta, perche' per prime hanno avuto accesso alla scrittura e ai luoghi prestigiosi della cultura e delle professioni, le grandi conquiste legislative non ci sarebbero state senza la moltitudine anonima delle donne, delle lavoratrici  male o per nulla retribuite, protagoniste a testa alta della propria vita, che hanno fatto movimento diffuso nelle piazze e dentro le case, producendo la piu' grande e pacifica rivoluzione che la storia ricordi.

Una rivoluzione che e' solo cominciata perche' oggi da quello spiraglio aperto del diritto allo studio sono entrate anche le figlie delle serve, delle operaie, delle lavandaie, stiratrici, balie, sarte, mondariso, delle donne sfruttate e non pagate sotto la copertura sociale del casalingato.

All'inizio poche, della mia generazione in quantita' irrisoria, poi sempre di piu' e sempre piu' brave, competenti, capaci di parola.

Per questo (e l'ho gia' scritto) le politiche neoliberiste dei governi degli ultimi vent'anni hanno attaccato per prima cosa il diritto allo studio, insieme alle leggi a favore della libera scelta della maternita' (applicazione della Legge 194, Legge 40, dimissioni in bianco, servizi per l'infanzia e via dicendo).

Solo attaccando la condizione delle donne e dell'infanzia si attacca efficacemente la democrazia alla radice.

Hanno lottato per la repubblica democratica le donne della Resistenza e prima ancora le donne che si sono opposte al fascismo e prima ancora le femministe dell'inizio '900 (e potremmo ritrovare, andando all'indietro cosi', tutta un'alta storia).

Abbiamo lottato e non siamo mai tornate a casa, non lo faranno certamente le donne che hanno cominciato adesso a prendere in mano la propria vita.

In questo movimento c'e' posto per tutte e tutti. Quale posto pero' dovremo discuterlo insieme cosi' come le mete. "Noi" e' una straordinaria parola politica che va conquistata nella concretezza del confronto e nella chiarezza dei patti, con i quali possiamo definire mete condivise senza cancellare differenze, ma imparando a gestirle per quel bene comune che si chiama prima di tutto democrazia.

A Siena ci siamo accordate sulle prime tappe, insomma, come diciamo sempre, abbiamo solo cominciato a dare nome alle cose che vogliamo.

Adesso si tratta di pensare al come andiamo avanti, tutte insieme, ma una strada non vale l'altra, i mezzi e modi dicono tutto sui fini.

 

3. RIFLESSIONE. MICHELA MARZANO: LIBERTA' PER LE DONNE. SE NON ORA QUANDO?

[Dal quotidiano "La Repubblica" del 10 luglio 2011 riprendiamo il seguente articolo.

Su Michela Marzano dalla Wikipedia estraiamo la seguente scheda: "Maria Michela Marzano (Roma, 20 agosto 1970) e' una filosofa e docente italiana, residente in Francia. Nata nel 1970 a Roma, ha studiato all'universita' di Pisa e alla Scuola Normale Superiore. Dopo aver conseguito un dottorato di ricerca in filosofia alla Scuola Normale Superiore di Pisa, è diventata docente all'Università di Parigi V (Rene' Descartes), dove è attualmente professore ordinario. Autrice di numerosi saggi e articoli di filosofia morale e politica, ha curato il "Dictionnaire du corps" (Puf, 2007). Si occupa di filosofia morale e politica e in particolar modo del posto che occupa al giorno d'oggi l'essere umano, in quanto essere carnale. L'analisi della fragilità della condizione umana rappresenta il punto di partenza delle sue ricerche e delle sue riflessioni filosofiche. Ambiti di ricerca: il corpo umano e il suo statuto etico; etica sessuale; etica medica; aspetti teorici del ragionamento morale e delle norme e dei valori che possono giustificare una condotta. Bibliografia: a) in francese: Penser le corps, Presses universitaires de France 2002; La fidelite' ou l'amour a' vif, Hachette 2005; Alice au pays du porno (con Claude Rozier), Ramsay 2005; Le Corps: Films X : Y jouer ou y etre, entretien avec Ovidie, Autrement 2005; Je consens, donc je suis... Ethique de l'autonomie, Puf 2006; Malaise dans la sexualite', J.C. Lattes 2006; La philosophie du corps, Puf 2007; Dictionnaire du corps, Puf 2007; La mort spectacle, Gallimard 2007; La pornographie ou l'epuisement du desir, Buchet-Chastel, 2003, Hachette 2003, 2007; L'ethique appliquee, Puf 2008; Extension du domaine de la manipulation, de l'entreprise a' la vie privee, Grasset et Fasquelle 2008; Visage de la peur, Puf 2009; Le Fascisme. Un encombrant retour?, Larousse 2009). b) in italiano: Straniero nel corpo. La passione e gli intrighi della ragione. Milano, Giuffre' Editore, 2004; Estensione del dominio della manipolazione. Dalla azienda alla vita privata. Milano, Mondadori, 2009; Critica delle nuove schiavitu'. Lecce, Pensa MultiMedia, 2009 (con Yves Charles Zarka e Christian Delacampagne); Sii bella e stai zitta. Perche' l'Italia di oggi offende le donne, Milano Mondadori, 2010; La filosofia del corpo, Il Melangolo, 2010; Etica oggi. Fecondazione eterologa, "guerra giusta", nuova morale sessuale e altre questioni contemporanee, Edizioni Erickson, 2011"]

 

"Non ci sara' mai un buon governo finche' si calpesteranno o si dimenticheranno i diritti delle donne". La prima ad averlo detto era stata, nel 1791, Olympe de Gouges, due anni prima di essere ghigliottinata. Oggi sono tante le donne che condividono questa affermazione.

Lo dimostra la manifestazione di Siena. Dove e' stato scelto di farne uno degli slogan dell'incontro organizzato per questo fine settimana dall'ormai celebre movimento "se non ora, quando?". Sono tante e diverse le donne che non vogliono piu' essere ostaggio del potere maschile. Tante e diverse coloro che desiderano battersi perche' gli uomini e le donne siano realmente uguali. Uguali in termini di diritti e di liberta'. Uguali in termini di opportunita' lavorative e intellettuali. Uguali non solo di fronte alla legge, ma anche nella vita di tutti i giorni. Perche', nonostante tutte le conquiste degli anni Sessanta e Settanta, la condizione della donna in Italia si e' oggi notevolmente degradata e l'uguaglianza effettiva sembra ormai una mera chimera. Quante donne, pur lavorando come gli uomini (e talvolta piu' di loro) sono costrette ad occuparsi da sole dei figli e della casa? Quante ragazze hanno gli strumenti critici necessari per decostruire le immagini e i discorsi che arrivano loro attraverso la televisione e la pubblicita'?

La strada per l'emancipazione e l'uguaglianza e' ancora lunga. Soprattutto quando ci si rende conto che, nonostante tutto, il concetto di uguaglianza viene ancora oggi frainteso. Molti continuano a confonderlo con quello di identita', come se, per godere degli stessi diritti, gli esseri umani dovessero per forza essere identici. Come se le donne, per potersi affermare a livello lavorativo e rompere il famoso "soffitto di cristallo", dovessero necessariamente rinunciare alla propria femminilita' e "diventare uomini".

L'uguaglianza per cui ci si batte oggi, invece, non ha affatto lo scopo di cancellare ogni differenza tra gli uomini e le donne, di tendere al "neutro", o di considerare che valore e dignita' dell'essere umano dipendano solo dalla razionalita' priva di sesso. L'uguaglianza per la quale tante donne si mobilitano oggi e' un'uguaglianza che valorizza le differenze, tutte le differenze. Come scriveva negli anni Novanta la femminista americana Audre Lorde: "Stare insieme alle donne non era abbastanza, eravamo diverse. (...) Ognuna di noi aveva i suoi propri bisogni ed i suoi obiettivi e tante e diverse alleanze. C'e' voluto un bel po' di tempo prima che ci rendessimo conto che il nostro posto era proprio la casa della differenza".

Certo, ci sono sempre quelle che pretendono di aver capito tutto e che vorrebbero imporre alle altre la propria concezione della femminilita' o la propria visione della sessualita'. Cio' che e' giusto o sbagliato. Quello che si deve o meno fare. E che finiscono paradossalmente col proporre una nuova forma di "paternalismo al femminile", un mondo in cui poche donne avrebbero il diritto di imporre a tutte le altre il proprio modo di pensare e di agire. Ma si tratta sempre e solo di una minoranza. Perche' la maggior parte delle donne che si battono oggi per la difesa dell'uguaglianza e della liberta' hanno ormai capito che la donna per natura o per essenza non e' proprio nulla. Non e' naturalmente gentile, dolce, materna, fedele. Esattamente come non e' naturalmente perfida, libidinosa o pericolosa. Come l'uomo, la donna ha tante qualita' e tanti difetti. Solo che, a differenza dell'uomo, non ha ancora avuto la possibilita' di mostrare al mondo cio' di cui e' capace. In quanto donna, non ha ancora accesso alle stesse opportunita' degli uomini e viene spesso penalizzata.

L'unica vera battaglia che vale la pena di combattere oggi perche' l'uguaglianza tra gli uomini e le donne diventi effettiva e' quella per la liberta'. E' solo quando si e' liberi che ci si puo' assumere la responsabilita' delle proprie scelte, dei propri atti e delle loro conseguenze: la liberta' e' il cardine dell'autonomia personale; cio' che permette ad ogni persona di diventare attore della propria vita. Al tempo stesso, pero', perche' la liberta' non resti un valore astratto, e' necessario organizzare le condizioni adatte al suo esercizio. Alla liberta' come "non interferenza", la famosa "liberta' da" della tradizione filosofica liberale, si deve aggiungere la liberta' come "non dominazione" della tradizione repubblicana, la "liberta' di", quella liberta' effettiva che permette ad ognuno di partecipare alla "cosa pubblica" senza subire le conseguenze di discriminazioni intollerabili sulla base del sesso, dell'orientamento sessuale, del colore della pelle o della fede religiosa.

 

4. RIFLESSIONE. MARIAGRAZIA GERINA INTERVISTA CARLA FRONTEDDU

[Dal quotidiano "l'Unita'" dell'11 luglio 2011 riprendiamo la seguente intervista.

Mariagrazia Gerina, giornalista, scrive sul quotidiano "L'Unita'"]

 

"E' vero, eravamo meno delle nostre 'madri', pero' c'eravamo", rivendica Carla a nome delle venti-trentenni che a Siena sono andate, magari superando qualche "diffidenza" e anche a nome di quelle che non c'erano. "Questo movimento e' anche nostro e ce lo dobbiamo prendere".

Tesi di laurea su femminismo e biopolitica, qualche esperienza nei centri di volontariato antiviolenza, militanza in una rivista "di genere". Carla Fronteddu, 26 anni, e' una delle "rivelazioni" della due giorni fondativa di "Se non ora quando". E, dal basso della sua biografica di giovane femminista, ci racconta di se' e delle altre.

*

- Mariagrazia Gerina: Perche' a Siena eravate cosi' poche?

- Carla Fronteddu: Partiamo da un fatto: in piazza il 13 febbraio le ventenni c'erano, il punto e' come mai poi non siano entrate in maniera massiccia nei comitati che si sono costituiti a partire dal 13 febbraio e quindi perche' la piazza di oggi, che e' la piazza dei comitati, sia stata piu' sbilanciata anagraficamente. C'e' il problema del passaggio della staffetta, ma anche forse una forma di resistenza generazionale.

*

- Mariagrazia Gerina: Ovvero?

- Carla Fronteddu: Io e le mie coetanee siamo cresciute nel vuoto di un movimento di donne. Forse per questo siamo piu' diffidenti e ci riesce piu' difficile mediare. Pero' partiamo dal dato positivo che qualcuna c'era e mi auguro che possa trasmettere anche a chi non e' venuta la positivita' di questo momento.

*

- Mariagrazia Gerina: Cosa ha significato Siena per te?

- Carla Fronteddu: E' stata la mia prima esperienza collettiva di questo tipo. Io mi occupo di studi di genere pero' fino al 13 febbraio non ero andata oltre l'elaborazione teorica e qualche esperienza nei centri antiviolenza. Negli anni 70 c'erano le grandi manifestazioni delle donne, il movimento che portava avanti le istanze di tutte. Per noi tutto questo non c'e' stato. Il femminismo si era chiuso nelle aule universitarie. Ma "Se non ora quando" e' tutta un'altra cosa.

*

- Mariagrazia Gerina: Cosa?

- Carla Fronteddu: "Se non ora quando" e' un movimento popolare. Qui a Siena la maggior parte sono donne che non hanno esperienza di pratica di genere, non hanno fatto parte di nessuna associazione femminile, alcune amiche che sono oggi in piazza non hanno mai affrontato i contenuti del femminismo. Questa piazza e' la nostra grande occasione.

*

- Mariagrazia Gerina: C'erano anche molte politiche. Che pensi di loro?

- Carla Fronteddu: Colloquiare con donne che hanno ruoli di potere all'interno di una organizzazione-partito, che risponde a un ordine maschile, non e' una passeggiata. Pero' dobbiamo fare uno sforzo tutte insieme. All'inizio da parte nostra c'era molta paura di essere strumentalizzate, pero' questi mesi ci hanno rese molto piu' sicure. La trasversalita' ci ha dato molta forza. Credo che a questo punto siamo abbastanza forti per poter dialogare senza perdere la nostra autonomia. E poi penso che, in realta', i risultati dipenderanno da ciascuna di noi.

 

5. RIFLESSIONE. MARIAGRAZIA GERINA INTERVISTA MARIA SERENA SAPEGNO

[Dal quotidiano "l'Unita'" dell'11 luglio 2011 riprendiamo la seguente intervista.

Maria Serena Sapegno, docente universitaria di Letteratura italiana e di Studi di genere, e' tra le promotrici dell'appello "Se non ora quando". Dal sito dell'Universita' di Roma "La Sapienza" riprendiamo la seguente scheda: "Maria Serena Sapegno, professore associato. Si e' occupata di narrativa e poesia italiana antica (Boccaccio, Sacchetti, Petrarca). Ha analizzato la trattatistica politica dalle origini al '600 (Il trattato politico ed utopico) fino ad includere il pensiero utopico italiano ed europeo (Percorsi dell'utopia da More a Campanella). Ha frequentato a lungo ed a piu' riprese il pensiero politico e storiografico del Rinascimento fiorentino con particolare attenzione a Machiavelli e Guicciardini (La Storia d'Italia di F. Guicciardini). Ha studiato i problemi della formazione di una tradizione letteraria nazionale ("Italia, Italiani ") e in particolare il rapporto tra la tradizione retorica italiana e la nascita del romanzo moderno (Tra poesia e romanzo) nel Settecento; ha inoltre approfondito il contributo a tale processo da parte di teorici e storici della letteratura (La Storia della letteratura Italiana di G. Tiraboschi; Dal catalogo alla narrazione identitaria). Nell'ambito della ricerca sul linguaggio poetico ha studiato Petrarca (Petrarca e lo stile della Poesia; Tu, voi: a chi si parla?) e il "petrarchismo femminile" di Vittoria Colonna (La costruzione di un Io lirico al femminile nella poesia di Vittoria Colonna; "Sterili i corpi fur l'alme feconde" (Vittoria Colonna, Rime, 30); La poesia di Vittoria Colonna; L'itinerario poetico di Vittoria Colonna). Si interessa di scritture femminili (Maraini; Elisabetta Caminer tra gestione d'impresa e battaglia culturale; Donne e romanzo, e ha fatto parte del collegio del Dottorato sulle scritture femminili); ha collaborato alla rivista "Tuttestorie" e a riviste di teoria femminista quali "DWF". Rappresenta  dal 1997 "La Sapienza" nella rete tematica europea (Athena)  per la didattica degli Women's Studies (Psychoanalysis and Feminism) e ha di recente curato il volume Donne in rete. La ricerca di genere in Europa. Coordina dal 2000 su questi temi un seminario di ricerca intergenerazionale (Laboratorio di studi femministi "Annarita Simeone" Sguardi sulle differenze). Si occupa di critica letteraria e teoria da un punto di vista di genere (Dentro/Fuori, Sopra/Sotto. Critica femminista e canone letterario negli studi di Italianistica; Figurazioni del possibile. Sulla fantascienza femminista)"]

 

Inclusivo, stabile, organizzato, circolare nelle decisioni. Cosi' vuole essere il movimento delle donne che nasce a Siena. Molto lontano dal vento di anti-politica che a lungo ha soffiato sull'Italia. Lo ripete, dal palco, Maria Serena Sapegno, docente di letteratura italiana e di studi di genere, una delle fondatrici di "Se non ora quando".

 

*

- Mariagrazia Gerina: Politica e' una delle parole piu' pronunciate in questi giorni.

- Maria Serena Sapegno: La politica e' una parola meravigliosa. La politica siamo noi. Possiamo essere critici rispetto a come si comportano i partiti ma questa e' un'altra cosa. La politica sono i cittadini che costruiscono la vita della polis. E le donne ci vogliono entrare. Non vogliamo stare fuori come antipolitica. Vogliamo stare dentro la polis e trasformarla a nostra immagine.

*

- Mariagrazia Gerina: Come?

- Maria Serena Sapegno: Noi non vogliamo sostituirci ai partiti, anzi vogliamo che tornino a fare politica se possibile sui bisogni delle persone e sulla stato di questo paese. Noi produrremo politica. Perche' non solo i partiti mancano, ma anche la societa' civile. E ora tutti bisogna riprendersi un pezzo di responsabilita' e fare politica ciascuno nella sua parte. I partiti sono fondamentali, non c'e' democrazia seria senza partiti, ma siamo fondamentali anche noi. La societa' civile si e' scoraggiata, si e' disamorata, si e' limitata a lamentarsi della politica, ma non basta.

*

- Mariagrazia Gerina: Le giovani sembrano avervi seguito in misura minoritaria rispetto alle 40-50enni.

- Maria Serena Sapegno: C'e' un fatto anagrafico per cui noi, figlie del baby boom, siamo anche statisticamente tante. Le giovani sono di meno. E poi sono in una situazione difficile perche' sono espulse dalla polis piu' di quanto non lo fossimo noi. Non c'e' futuro, non c'e' lavoro, non c'e' speranza di costruire una vita, fatta di scelte proprie e di autonomia. Le giovani possono avere la tentazione di non avere fiducia in niente. O di farsi solo delle cose "loro" che riguardino la loro condizione particolare, ma questo sarebbe un danno per tutti. Noi abbiamo bisogno di loro che sono il futuro. Loro hanno bisogno di noi.

*

- Mariagrazia Gerina: Loro pero' in piazza sono scese per prime insieme agli studenti.

- Maria Serena Sapegno: Gli studenti hanno fatto delle cose bellissime, anche se non e' bastato, anche perche' i partiti - e questo e' molto grave - sono stati sordi. La mobilitazione delle donne pero' e' un'altra cosa.

*

- Mariagrazia Gerina: Quali sono gli obiettivi immediati di questa mobilitazione?

- Maria Serena Sapegno: Dico quelli che sono emersi nel lavoro di questi giorni: il tesoretto che con la manovra e' stato sottratto alle donne e che deve essere loro restituito, e poi il congedo di paternita' obbligatoria, quello di maternita' che incida sulla fiscalita' generale e sia per tutte, occupate o no; provvedimenti contro le dimissioni in bianco e in generale contro tutto quello che impedisce alle giovani donne di entrare nel mondo del lavoro. Ma piu' che individuare obiettivi precisi, vorremmo essere capaci di imporre alla attenzione generale i nostri problemi concreti. E poi dovrebbe essere la politica a rispondere.

*

- Mariagrazia Gerina: E qualche fischio alle politiche venute qui?

- Maria Serena Sapegno: Sono stati pochi, forse spia anche di un atteggiamento un po' infantile. Pero' certo c'e' una una certa sfiducia. Noi non siamo antipolitiche, pero' neanche ci fidiamo a occhi chiusi. E poi le donne in politica sono ancora poche e non sono riuscite a imporre un'altra agenda.

*

- Mariagrazia Gerina: Mancava un movimento?

- Maria Serena Sapegno: Si', speriamo di essere la loro forza.

 

6. INCONTRI. LAURA MONTANARI: UNA RETE DI DONNE

[Dal quotidiano "La Repubblica" dell'11 luglio 2011 col titolo "Internet, cortei e comitati: E' nata la Rete delle donne" e il sommario "Siena, le iniziative dopo l'assemblea: non ci fermiamo. Le organizzatrici: il nostro sara' un movimento trasversale e senza etichette di partito".

Laura Montanari, giornalista, scrive sul quotidiano "La Repubblica"]

 

Siena. Adesso che il Prato di Sant'Agostino e' vuoto, gli addetti ai lavori stanno smontando il palco e i palloncini rosa di "Se non ora, quando?" si afflosciano sotto il sole, e' tempo di bilanci: "A Siena e' nato un nuovo movimento delle donne" assicura Francesca Comencini, regista, autrice teatrale. Un risveglio. "Non e' un partito, ma una rete organizzata fatta di tante voci anche diverse e dissonanti che camminano nella stessa direzione" aggiunge Serena Sapegno, docente di Letteratura italiana e di Studi di genere alla Sapienza di Roma. Certo qualcosa di diverso questa assemblea di Siena la consegna, se con Rosy Bindi in prima fila e molte altre parlamentari sparse in platea, le conclusioni - complice un lieve malore che ha colto Cristina Comencini - sono affidate a una docente universitaria e alla confessione quasi generazionale di una ragazza di 26 anni, dottoranda di Filosofia politica, Carla Fronteddu: "Io non sapevo cosa significava stare dentro un movimento, ma e' bellissimo. Al contrario delle donne che hanno vissuto il femminismo degli anni Settanta, io e le mie coetanee siamo cresciute nel vuoto dei movimenti, dentro una societa' fortemente individualista che non ci ha insegnato a declinare il senso della parola 'noi'".

Nella geografia di Snoq, acronimo di "Se non ora, quando?", un elemento importante sara' la delocalizzazione: devono prendere forza e moltiplicarsi i comitati sul territorio (sono 120 quelli censiti fin qui). "Dobbiamo raggiungere le periferie, le donne dei piccoli paesi non per reclutarle, ne' per educarle, ma perche' abbiamo bisogno di competenze e culture, di tutte le culture" dice ancora Serena Sapegno. Il movimento rivendica la propria autonomia dalle targhe e dai partiti: "Ma attenzione qui non c'e' traccia di antipolitica - precisa Flavia Perina di Futuro e Liberta' - Snoq e' un soggetto politico e si rivolge alla politica perche' ne vuole determinarne le scelte. Non siamo un girotondo". I temi sul tappeto sono tanti a cominciare dai rischi della manovra finanziaria che, "in un Paese come il nostro, con un welfare inadeguato, aggrava la situazione, colpendo soprattutto le donne e scaricando su di loro i costi della crisi". Da qui la richiesta della maternita' come diritto a carico della fiscalita' generale e il congedo della paternita' obbligatorio. Senza dimenticare che i tagli al welfare costringono le donne a supplire con la loro attivita' di cura ai servizi e all´assistenza negata.

In due giorni, davanti a una platea affollata che ha ascoltato tutti gli interventi, sfidando il termometro sopra i 35 gradi, si sono alternate al microfono un'ottantina di donne con la regola inflessibile dei tre minuti, valida per tutti. "Questa regola e' stata proposta dalle piu' giovani - rivela Ilaria Ravarino, 34 anni, romana - forse e' dettata dai tempi di attenzione di chi e' abituato alla Rete". Il movimento ai ritmi di Internet, ma anche il movimento che vuole ascoltare e dare spazio al maggior numero di voci. In duemila sono arrivate a Siena e chi non ha trovato spazio al microfono si e' messa davanti a una webcam per registrare un pensiero, una riflessione, una proposta da postare. Perche' "Se non ora, quando?" prosegue gia' su Facebook e sui blog.

 

7. RIFLESSIONE. ROBERTA DE MONTICELLI: CHI HA PAURA DELLA QUESTIONE MORALE?

[Dal quotidiano "Il Fatto" del 9 luglio 2011 riprendiamo il seguente articolo dal titolo "Chi ha paura della questione morale?" e il sommario "E' convinzione ancora diffusa a sinistra che usare in politica argomenti morali sia appunto cosa da non fare".

Roberta de Monticelli, acuta pensatrice, docente e saggista. Riproponiamo per stralci la seguente scheda di alcuni anni fa: "Roberta De Monticelli ha studiato alla Scuola Normale e all'Universita' di Pisa, dove si e' laureata nel 1976 con una tesi su Edmund Husserl: dalla Filosofia dell'aritmetica alle Ricerche logiche; ha continuato i suoi studi presso le Universita' di Bonn, Zurigo e Oxford, dove e' stata allieva di Michael Dummett, logico e filosofo del linguaggio. Sotto la sua direzione ha scritto la tesi di dottorato su Frege e Wittgenstein. A Oxford e' stata iniziata allo studio della tradizione platonica da Raymond Klibansky, membro e custode del Circolo Warburg, grande storico delle idee ed editore di numerosi testi medievali e moderni. Ha cominciato la sua carriera universitaria come ricercatrice della Scuola Normale di Pisa, poi trasferita presso il dipartimento di filosofia dell'Universita' statale di Milano, nell'ambito della cattedra di Filosofia del linguaggio (Andrea Bonomi). A Milano ha frequentato per anni i corsi della Facolta' Teologica dell'Italia Settentrionale, approfondendo la sua formazione nel quadro delle sue ricerche sul platonismo, e poi sulla filosofia di Agostino, di cui ha curato per Garzanti un'edizione delle Confessioni con testo a fronte, commento e introduzione (La Spiga 1992). E' stata dal 1989 al 2004 professore ordinario di filosofia moderna e contemporanea all'Universita' di Ginevra, sulla cattedra che fu di Jeanne Hersch (1910-2000, con Hannah Arendt e Raymond Klibansky la migliore allieva di Karl Jaspers). Per valorizzare l'opera di questa pensatrice, fra le piu' significative del Novecento, ha diretto fra l'altro una ricerca d'equipe sull'opera e la figura di Jeanne Hersch, finanziata dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica, ricerca che ha gia' portato alla preparazione per la stampa di numerosi inediti, e a svariate traduzioni in italiano e altre lingue di opere della pensatrice ginevrina. A Ginevra ha fondato la scuola dottorale interfacolta' 'La personne: philosophie, epistemologie, ethique', che ha diretto fino al 2004 (corresponsabili: Bernardino Fantini, Faculte' de Medicine, Bernard Rordorf, Faculte' Autonome de Theologie Protestante, Alexandre Mauron, Centre Lemanique d'ethique), scuola dottorale frequentata da studenti di ogni paese europeo, nel quadro della quale ha invitato i migliori specialisti internazionali delle discipline interessate (etica ed etica applicata, ontologia, fenomenologia, filosofia della mente, filosofia della psicologia, scienze cognitive, storia della medicina, filosofia della biologia). Dall'ottobre 2003 e' stata chiamata per chiara fama all'Universita' Vita-Salute San Raffaele, sulla cattedra di filosofia della persona. Un insegnamento di concezione nuova anche nel nome (e' la prima cattedra in Italia con questa denominazione). La persona, la sua realta' e i modi della sua conoscenza sono al centro della sua ricerca, che, pur riconoscendosi erede della grande tradizione, da Platone ad Agostino a Husserl, tenta una fondazione nuova, sul piano ontologico e sulla base del metodo fenomenologico, di una teoria della persona. Sua ambizione e' di costruire un linguaggio limpido e rigoroso per affrontare le questioni che si pongono a ogni esistenza personale matura (identita' personale, sfere della vita personale - cognitiva, affettiva, volitiva -, libero arbitrio, natura della conoscenza morale, fondamenti dell'etica, natura della vita spirituale). Un linguaggio, d'altra parte, capace di contribuire, anche con analisi concettuali e fenomenologiche e un proprio insieme di tecniche d'argomentazione, al dibattito contemporaneo promosso dagli sviluppi della filosofia della mente e delle scienze naturali dell'uomo, biologia, neuroscienze, scienze cognitive...". Tra le opere di Roberta de Monticelli: Dottrine dell'intelligenza - Saggio su Frege e Wittgenstein, De Donato, Bari 1982; (con M. Di Francesco), Il problema dell'individuazione - Leibniz, Kant e la logica modale, Edizioni Unicopli, Milano 1984; Il richiamo della persuasione. Lettere a Carlo Michelstaedter, Marietti, Genova 1988; Le preghiere di Ariele. Garzanti, Milano 1992; L'ascesi filosofica, Feltrinelli, Milano 1995; L'ascese philosophique - Phenomenologie et Platonisme, Vrin, Paris 1997; La conoscenza personale. Introduzione alla fenomenologia, Guerini e associati, Milano 1998; (a cura di), La persona: apparenza e realta'. Testi fenomenologici 1911-1933, Raffaello Cortina, Milano 2000; L'avenir de la phenomenologie - Meditations sur la connaissance personnelle  Aubier-Flammarion, Paris, 2000; Dal vivo, Rizzoli, Milano 2001; El conoscimiento personal, Catedra, Madrid 2002; Le Medecin Philosophe aux prises avec la maladie mentale, Actes du Colloque International Phenomenologie et psychopathologie, Puidoux, 16-18 fevrier 1998 , Etudes de Lettres, Lausanne 2002; Leibniz on Essental Individuality, Proceedings of International Symposium on Leibniz (G. Tomasi, editor,  M. Mugnai, A. Savile, H. Posen), Studia Leibnitiana, 2004; La persona e la questione dell'individualita', in "Sistemi intelligenti", anno XVIII, .33, dic. 2005, pp.419-445; L'ordine del cuore - Etica e teoria del sentire, Garzanti, Milano 2003; (a cura di), Jeanne Hersch, la Dame aux paradoxes - Textes rassembles par Roberta de Monticelli, L'Age d'Homme, Lausanne 2003; L'allegria della mente, Bruno Mondadori Editore, Milano 2004; Nulla appare invano - Pause di filosofia, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2006; Esercizi di pensiero per apprendisti filosofi, Bollati Boringhieri, Milano 2006; Sullo spirito e l'ideologia, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2007]

 

Che tuffo al cuore, quelle parole di Enrico Berlinguer sulla questione morale, che questo giornale ha tanto opportunamente ripubblicato in questi giorni. Gia' allora avevano suscitato alcune aspre reazioni proprio in quella sinistra di cui Berlinguer e' stato l'ultimo grande leader, voci che si levarono dal cuore del suo stesso partito. Da allora, e' curioso, tutto e' cambiato fuorche' il genere di argomenti, anzi per essere onesti di non-argomenti, che i critici del "moralismo" accampano contro ogni rinnovata denuncia della questione morale. E non parlo di quei "servi liberi" che hanno inventato per la parola "moralismo" un paio almeno di nuove accezioni negative, oltre a quella corrente di atteggiamento ipocrita, caratteristico di chi predica bene per razzolare male. Non parlo dei vessilliferi delle mutande, che hanno inventato addirittura una versione omertosa del vangelo, dove "chi e' senza peccato scagli la prima pietra" vuol dire "se faccio schifo io fai schifo anche tu, e allora sta' zitto perche' non ti conviene", o che hanno sostituito nella loro mente la parola "giustizia" con l'opaco spregiativo "giustizialismo".

Parlo proprio, e con dolore, della convinzione ancora diffusa a sinistra che usare in politica argomenti morali sia appunto cosa da non fare, come confondere le categorie. "Moralismo", appunto, in questa ulteriore versione di machiavellismo veramente troppo spicciolo, sarebbe giudicare amici e avversari non sull'aspetto "politico" delle loro idee o dei loro atti, ma su quello "morale". Con un corto circuito bizzarro, per cui (primo non sequitur) l'aspetto "morale" sarebbe necessariamente quello "privato", e dunque (altro non sequitur), politicamente irrilevante. Cosi' a quell'epoca persone degnissime - lo riporta Luca Telese nel suo articolo su Berlinguer ("Il Fatto Quotidiano", 5 luglio 2011) - lessero nelle parole di Berlinguer un "pericoloso" attacco alla "politica" dove semmai c'era un attacco ai partiti, che pero' testimoniava dall'interno di uno di essi di una residua possibilita' di riscatto, che si sarebbe dovuto accogliere con gratitudine e rinnovata speranza. Cosi' oggi c'e' chi sostiene che la "colpa" non e' una categoria politica.

C'e' chi addirittura nega l'esistenza di una questione morale anche nel Pd - cioe' nega l'evidenza. E non tanto o soltanto per la dovizia di fatti accertati, alcuni di rilievo addirittura penale, che coinvolgono politici e amministratori, e che, qualcuno potrebbe obiettare, sono bazzecole in confronto ai crimini in grande scala nella logica bisignanesca del "mangia tutto quello che puoi mangiare", con la quale siamo arrivati al paradosso inaudito di un governo che distrugge i beni della nazione per nutrirne il suo personale. Ma molto piu' si nega l'evidenza se torniamo al senso profondo delle parole di Berlinguer, che non denunciava fatti spiccioli, ma la riduzione dei partiti a "macchine di potere e di clientela": dove l'accento va posto su ognuna delle parole, e forse in particolare sulla prima. Tornano in mente i meccanici ritornelli cui s'e' ridotto l'eloquio politico dei leader del Pd, ai logori cliche' che continuano a significare, proprio come diceva Berlinguer, mancanza di ideali, programmi vaghi e soprattutto "passione civile zero". Come l'ossessivo ripetere "agli italiani non importa nulla", "non sono questi i problemi degli italiani" quando un capo di governo stava per metter mano a una riforma della giustizia che era semplicemente eversiva della democrazia. Espressione pigra e meccanica poi corretta, ma tardi.

Qual e' dunque il filo che lega questa enorme sottovalutazione della questione morale attraverso le generazioni della sinistra? E' - e chiedo perdono se ripeto cose dette, come si ripetono le occasioni di dirle - la nefasta e interessata confusione fra autonomia e indifferenza della politica rispetto all'etica. L'autonomia della politica e' una scoperta (sacrosanta) della modernita', ma e' resa possibile dalla comprensione del fatto che l'ordine sociale e' un bene medio e non un bene ultimo, un mezzo e non un fine. Fine e bene ultimo e' la libera fioritura degli individui, nel rispetto reciproco della loro pari dignita' e dei loro eguali diritti. La politica e' l'arte di governare la convivenza in modo che questa fioritura diventi sempre meno impossibile a ciascuno e a tutti. Dunque la sua autonomia e' legata alla sua natura di mezzo e non di fine: come un'arma che bisogna saper maneggiare secondo le sue regole.

Proprio per questo il maneggio non puo' essere indifferente al fine, dunque alle condizioni per realizzarlo. Saper maneggiare la pistola (autonomia) non basta, bisogna maneggiarla a difesa della giustizia nella liberta' (non indifferenza). Separate queste due cose e avrete i nostri mali: o la rapina della cosa pubblica (della ricchezza, del nutrimento, della disciplina, della verita' e della liberta' dovuti a ognuno per poter vivere da uomo libero e soggetto morale responsabile): ecco la banda B & B. Oppure la subordinazione del fine al mezzo, della buona politica alla logica degli apparati, all'autoriproduzione dei partiti e di tutte le altre consorterie. E se il maggior partito dell'opposizione non capisce questo, chi tradurra' in buona politica il risveglio delle coscienze?

 

==============================

NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

==============================

Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 391 del 12 luglio 2011

 

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

 

Per non riceverlo piu':

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

 

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web

http://web.peacelink.it/mailing_admin.html

quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

 

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web:

http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

 

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it