Telegrammi. 604



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 604 del 2 luglio 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Contro la guerra una proposta agli enti locali

2. Le donne dell'associazione Armonie: Se non posso ballare, allora non e' la mia rivoluzione

3. Si e' svolta a Blera il 30 giugno la conferenza di Paolo Arena su "Stalker" di Andrej Tarkovskij

4. Maria G. Di Rienzo: Il mondo chiude un occhio (o forse tutti e due)

5. Giulio Vittorangeli: Una societa' piu' giusta in ogni angolo del mondo

6. Allegra Alacevich: Izumi Shikibu

7. Allegra Alacevich: Mercy Otis Warren

8. Allegra Alacevich: Lou Andreas Salome'

9. Allegra Alacevich: Judith Sargent Stevens Murray

10. Allegra Alacevich: Sara Teasdale Trevor

11. Anna Santoro: Paola Lombroso

12. Anna Santoro: Maria Messina

13. Anna Santoro: Laura Terracina

14. Per sostenere il Movimento Nonviolento

15. Segnalazioni librarie

16. La "Carta" del Movimento Nonviolento

17. Per saperne di piu'

 

1. INIZIATIVE. CONTRO LA GUERRA UNA PROPOSTA AGLI ENTI LOCALI

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Proponiamo a tutte le persone amiche della nonviolenza di inviare al sindaco del Comune, al presidente della Provincia ed al presidente della Regione in cui si risiede, una lettera aperta (da diffondere quindi anche a tutti i membri del consiglio comunale, provinciale, regionale, ed ai mezzi d'informazione) con cui chiedere che l'assemblea dell'ente locale approvi una deliberazione recante il testo seguente o uno analogo.

*

"Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... ripudia la guerra, nemica dell'umanita'.

Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... riconosce, rispetta e promuove la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano.

Richiede al Governo e al Parlamento che cessi la partecipazione italiana alle guerre in corso.

Richiede al Governo e al Parlamento che si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana.

Richiede al Governo e al Parlamento che l'Italia svolga una politica internazionale di pace con mezzi di pace, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per il riconoscimento e l'inveramento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.

Solo la pace salva le vite".

 

2. INCONTRI. LE DONNE DELL'ASSOCIAZIONE ARMONIE: SE NON POSSO BALLARE, ALLORA NON E' LA MIA RIVOLUZIONE

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci fatto pervenire questo articolo dal titolo "Se non posso ballare, allora non e' la mia rivoluzione" delle donne dell'associazione Armonie di Bologna, apparso sul numero di giugno 2011 di "NoStop", periodico della Filt-Cgil Lombardia.

Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Cfr. il suo blog lunanuvola.wordpress.com Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81; si veda anche l'intervista in "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 250, e quella nei "Telegrammi" n. 425]

 

Per il titolo dello stage che si e' tenuto all'associazione Armonie di Bologna, il 3 e il 17 aprile, Maria G. Di Rienzo, chiamata a condurlo, ha proposto questa frase di Emma Goldman, che ci e' piaciuta tantissimo, da subito. Nel sottotitolo, inteso a illustrare lo scopo degli incontri si legge: "Suggerimenti di resistenza e pratiche di comunicazione nonviolenta per donne" e per finire l'appello a partecipare: "Gradite femministe, attiviste, lesbiche, militanti,,,". E' gia' un programma, fin dalle prime parole.

Un intento e un invito descritti anche dalle parole di Maria G. Di Rienzo: "Il nostro lavoro e' complicato, urgente, multidimensionale. Stiamo lottando in tutto il mondo contro i signori della guerra e il terrorismo di stato, contro l'inquinamento e la privatizzazione dei beni comuni, contro il traffico di donne e bambine, contro la violenza domestica. Come attiviste possiamo parlare per ore di come fermare la guerra e di come metter fine alla violenza di genere, ma per discutere delle nostre paure non c'e' tempo. La "causa" e' cio' che importa, il nostro stress, la nostra ansia, la nostra fatica sono faccende private... oppure no?

Quando si e' stanche e sotto pressione, comporre progetti efficaci e svilupparli o, semplicemente, analizzare nel modo piu' obiettivo possibile la situazione diventa difficile.

Preoccuparsi delle persone amate e di cosa faremo senza lavoro o senza pensione sono cose importanti quanto il finanziare i nostri gruppi o contrastare la violenza. Avere dalle nostre azioni un ritorno di energia e di speranza e' importante quanto l'ottenere un risultato. Non c'e' cambiamento ne' per noi ne' per gli altri, se noi, proprio noi attiviste, noi femministe, noi donne, non possiamo danzare.

Mantenere la nostra forza e la nostra gioia mentre lavoriamo per il cambiamento non e' solo possibile: e' necessario. Il condividere esperienze, l'ascoltare, il diversificare gli approcci potrebbero aiutarci. Che ne direste di provare?".

Maria G. Di Rienzo e' nota e non solo alle lettrici di NoStop; ha attraversato con il suo impegno e la sua intelligenza vivace e ironica, gruppi, associazioni e movimenti, sostenendone le lotte e impegnandosi molto spesso in prima persona, cosa che non le ha impedito di accudire con sfrenata passione le sue gatte e di scrivere saggi e romanzi, l'ultimo "Nostra Signora della Luce", un fantasy politico e militante da leggere tutto d'un fiato, facendosi trasportare da una scrittura inebriante sul sentiero ricco di immaginazione, senza per questo smettere di pensare ai problemi che affliggono la nostra realta'.

Ma perche' la danza ?(e' dato per scontato che nessuna si chieda perche' la rivoluzione) Perche' nonostante sia opinione diffusa - diffusa da un'attenta e puntuale propaganda tesa a arginare lo scossone che il movimento delle donne ha dato al sistema patriarcale - che le femministe siano donne piene di acredine, verso i maschi e quelle che li seguono, che tendano a curarsi poco, abbassando drasticamente il consumo di ceretta e cosmetici con il preciso scopo di mettere in evidenza la loro intelligenza, che attentino al benessere delle mogli spronandole a non fare bambini e a rinunciare a quella bella famiglia che ne uccide un paio al giorno, di mogli, beh, dicevamo, nonostante queste e altre dicerie, le femministe, udite, udite, hanno come obiettivo principale della loro vita desiderare, perseguire il piacere e divertirsi. E subito dopo, oppure in contemporanea, cambiare lo stato delle cose. Due cose difficilissime da fare, per la maggior parte degli umani. Meno male che siamo donne, femministe, lesbiche e militanti e qualche speranza di riuscirci ce l'abbiamo.Ma la fatica e' grande e i risultati non sempre soddisfacenti, e cosi' i gruppi, i collettivi, le associazioni di donne soffrono di momenti di stanchezza, di rotture dolorose dei rapporti d'amicizia e di stima oppure non si riesce a rendere efficaci le nostre battaglie, di cui a volte fatichiamo a trovare il senso. Cosi' abbiamo chiesto aiuto alla Giusi, come la chiamiamo noi tutte, anche se a lei non piace. Le abbiamo chiesto di darci una mano nel mettere a fuoco le situazioni di conflitto, le incomprensioni e i processi decisionali che si creano in ambiti politici tutti al femminile, dove non si decide per alzata di mano, dove c'e' un rapporto da sempre irrisolto con il potere per come lo abbiamo conosciuto, per lo piu' subito, dagli uomini, dove il personale e' politico e "i due concetti" sono entrati in uno slogan senza essere chiaramente definiti del tutto. Fin dall'inizio, la partecipazione ci ha dato conferma che c'era bisogno di una iniziativa simile; nel gruppo di una ventina di donne che si e' formato c'erano sindacaliste, militanti contro la guerra, donne che hanno creato associazioni, altre uscite dai partiti, altre ancora "assetate di partecipazione", un tessuto di esperienze e percorsi diversi che ha contribuito alla buona riuscita del seminario magistralmente condotto dalla nostra maestra. Grazie ad alcune pratiche, abbiamo identificato su quali meccanismi e attitudini si basa il nostro stare insieme, abbiamo appreso come gestire le incomprensioni e le delusioni inevitabili dello stare e dell'agire in gruppo. Abbiamo imparato a volerci piu' bene, a noi stesse e alle altre, e a superare quella divisione e diffidenza che il sistema patriarcale tende a creare nelle donne. Abbiamo imparato a conoscerci meglio, a capire che un diverso punto di vista arricchisce, che e' solo la qualita' dell'ascolto che permette la comprensione, che le cose si possono dire in modi diversi e che il linguaggio plasma la realta' che ci circonda. Tutte cose magari gia' conosciute, ma che avevano bisogno di un momento di esperienza, di confronto e magari anche di poesia, per essere veramente capite. Ed e' una poesia che accompagna gli incontri:

Councils

(Consigli, nel senso di consigli composti da persone)

di Marge Piercy

(Traduzione di M. G. Di Rienzo)

Dobbiamo sederci a ragionare insieme.

Dobbiamo sederci.

Quelli che stanno in piedi vogliono sproloquiare a pioggia su volti alzati verso di loro.

Dobbiamo sederci sul pavimento, sulla terra, su pietre e stuoie e coperte.

Non ci dev'essere una facciata a cui rivolgersi, nessuna piattaforma, nessun podio,

nessun palco o tavolo.

Non ci solleveremo per vedere chi sta parlando.

Forse dovremmo sedere al buio: al buio potremmo permetterci di dire i nostri sentimenti.

Al buio potremmo proporre, e descrivere, e suggerire.

Nell'oscurita' non vedremmo chi parla, e solo le parole direbbero cio' che dicono.

Nessuno parlerebbe piu' di due volte.

Nessuno parlerebbe meno di una.

Cosi' ci diremmo cosa proviamo e cosa vogliamo, cosa temiamo per noi stessi e gli altri.

Forse dovremmo parlare in gruppi, che sono la forma delle nuove famiglie:

una ventina di persone, piu' o meno.

Forse potremmo cominciare con il parlare dolcemente.

Le donne devono imparare ad osare la parola.

Gli uomini devono imparare la pazienza dell'ascolto.

Le donne devono imparare a dire: "Penso che sia cosi'".

Gli uomini devono imparare a smettere di ballare in solitario sul soffitto.

E dopo che ciascuno avra' parlato, lei o lui terminera' con una frase rituale:

"Non sono io che parlo, ma e' il vento.

Il vento soffia attraverso di me.

Molto dopo di me, e' il vento."

*

Difficile descrivere le emozioni che ci hanno attraversato, nei due pomeriggi passati insieme; abbiamo contattato le molteplicita' del nostro essere scoprendo le affinita' con le direzioni cardinali: ci siamo scoperte donne dell'est, pronte ad accogliere e a promuovere il cambiamento, donne dell'ovest inclini a riflettere su quanto succede e a custodire la memoria, donne vibranti dell'energia del sud che privilegiano la relazione e la cooperazione e sanno elargire calore e affetto, donne del nord brave a localizzare e a centrare gli obiettivi anche se il prezzo e' la solitudine.

Ci siamo raccontate gli entusiasmi, le stanchezze, ci siamo divertite, abbiamo disegnato, ci siamo commosse e abbiamo riso tantissimo e anche cantato. E deciso di continuare gli incontri a scadenza regolare, perche' vogliamo diventare delle danzatrici provette mentre facciamo la rivoluzione.

 

3. INCONTRI. SI E' SVOLTA A BLERA IL 30 GIUGNO LA CONFERENZA DI PAOLO ARENA SU "STALKER" DI ANDREJ TARKOVSKIJ

[Dalle amiche e dagli amici della cooperativa "Il Vignale" di Blera (per contatti: tel. 3475988431 - 3478113696, e-mail: ilvignale at gmail.com) riceviamo e diffondiamo.

Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali e comunicazioni di massa, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che da due anni si svolgono settimanalmente a Viterbo; nella seconda meta' del 2010 insieme a Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Recentemente ha tenuto una conferenza all'Universita' di Roma "La Sapienza" sul cinema di Tarkovskij.

Andrej Tarkovskij, straordinario regista cinematografico (1932-1986): "testimonianza di fervore stilistico altissimo e di grande impegno morale" (Fernaldo Di Giammatteo). Opere di Andrej Tarkovskij: Il rullo compressore e il violino (1961); L'infanzia di Ivan (1962); Andrej Rublev (1969); Solaris (1972); Lo specchio (1974); Stalker (1979); Nostalghia (1983); Sacrificio (1986). Tra le opere su Andrej Tarkovskij: Tullio Masoni, Paolo Vecchi, Andrej Tarkovskij, Il castoro cinema, Milano 1997, 2001]

 

Giovedi' 30 giugno 2011, a Blera (Vt), presso la biblioteca comunale si e' svolta una conferenza sul tema "Il mistero, il dolore, la dignita': una meditazione muovendo da Stalker di Andrej Tarkovskij"; un'attenta e appassionata partecipazione ha caratterizzato l'iniziativa.

Ha aperto l'incontro e moderato gli interventi Marco Ambrosini, socio della cooperativa agricola "Il Vignale" che ha promosso l'incontro.

E' quindi intervenuto, svolgendo un'ampia ed approfondita analisi, il relatore Paolo Arena, critico e saggista, che su questo argomento ha tenuto recentemente un'apprezzata conferenza presso l'Universita' "La Sapienza" di Roma.

Nel corso dell'incontro ha preso la parola, tra gli altri, Paolo Grego, appassionato di cinema, sottolineando il confine e il nesso tra spiritualita' e trascendenza, secolarizzazione e perdita del senso del sacro nell'uomo.

Dopo la replica finale del relatore che ha risposto alle domande del pubblico fornendo ulteriori rilevanti ed esaurienti informazioni su tutte le questioni poste, l'incontro e' stato concluso da Marco Ambrosini che ha ringraziato i partecipanti e dato appuntamento al prossimo incontro promosso dalla cooperativa "Il Vignale", che si terra' dal 28 al 31 luglio 2011, presso il podere del Vignale, vicino alla frazione di Civitella Cesi, nel comune di Blera, in provincia di Viterbo. L'incontro coinvolgera' la Rete italiana dei villaggi ecologici e vertera' sul tema: "La transizione dentro e fuori di noi".

Per avere ulteriori informazioni sull'incontro di fine luglio, si puo' visitare il sito della Rete italiana dei villaggi ecologici: www.mappaecovillaggi.it - o contattare la cooperativa agricola "Il Vignale": tel. 3475988431 - 3478113696; e-mail: ilvignale at gmail.com

*

Cooperativa agricola "Il Vignale"

Per informazioni: tel. 3475988431 - 3478113696; e-mail: ilvignale at gmail.com

Blera, 30 giugno 2011

 

4. DIRITTI UMANI: MARIA G. DI RIENZO: IL MONDO CHIUDE UN OCCHIO (O FORSE TUTTI E DUE)

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento]

 

"Sono stata costretta a lasciare la scuola a dieci anni perche' mi hanno data in moglie. Dopo otto mesi ero divorziata. Vorrei che nessun'altra bambina soffrisse quello che io ho sofferto". Madina, oggi quattordicenne, Sudan.

Ogni anno dieci milioni di bambine vanno spose. Dappertutto, senza che il continente, la cultura, la religione o la classe sociale facciano differenza. Spose di cinque anni, sposi di cinquanta. Bambine violentate per essere reclamate come mogli. Un debito pagato con una bimba di otto anni, una faida familiare risolta con la consegna di una dodicenne.

Se hai rapporti sessuali prematuri, arrivano le fistole se sei fortunata (si fa per dire) e il decesso per emorragia se lo sei meno. Se partorisci a quindici anni, hai cinque volte tanto la probabilita' di morire nel processo di una ragazza di venti e tuo figlio ha il 60% di probabilita' in piu' di non arrivare al primo anno d'eta'. Ma qualcuno mi ha chiesto se c'e' davvero bisogno di dire, ancora, che le donne sono esseri umani e che per questo hanno diritti umani.

Si stima che attualmente le bambine-soldato al mondo siano 100.000. In genere rapite fra i 10 ed i 14 anni, si rivelano utilissime: possono portate fucili in spalla di giorno e rallegrare sessualmente interi accampamenti la notte. A differenza dei loro coetanei di sesso maschile, queste ragazzine suscitano poca compassione: se e quando riescono a lasciare le milizie, le loro comunita' e famiglie non sono inclini a riaccoglierle, perche' portano lo stigma delle violenze che hanno subito e le piu' grandi hanno magari gia' un figlio o due a cui non si sa cosa dar da mangiare. "Mio padre non vuole piu' vedermi perche' della gente gli ha detto che i soldati hanno abusato di me", e' la testimonianza piu' frequente.

Molte muoiono di malattie a trasmissione sessuale. Alcune tornano dai gruppi armati perche' persino essere schiave e' meglio che crepare dell'indifferenza e del piccato sdegno altrui. Altre diventano prostitute in proprio. A 15 anni. Pero' qualcuno si chiede se c'e' davvero necessita' di ripetere che le donne sono esseri umani e che per questo hanno diritti umani.

In Afghanistan, ad esempio, il dibattito su quanti e quali diritti hanno le bambine si svolge cosi': se vanno a scuola si getta loro acido in faccia, gli si bruciano le scuole stesse e si ammazzano i loro insegnanti, uomini e donne che sono cosi' poco rispettosi della loro stessa cultura da far veramente arrabbiare gli intellettuali nostrani (l'ultima vittima in ordine di tempo e' Khan Mohammad, preside della scuola femminile Porak nella provincia di Logar, la cui testa e' stata fatta esplodere a colpi d'arma da fuoco il 25 maggio 2011. I talebani lo avevano avvisato parecchie volte che alla bambine non si insegna, ma non ha voluto capire...). A scuola le bimbe non possono andare, ma a portar bombe si'. Le tradizioni devono evidentemente permetterlo. Solo durante il mese scorso hanno raggiunto le cronache le storie di due bambine-kamizake afgane, rapite alle loro famiglie in miseria, drogate ed imbottite di esplosivo. La prima, nove anni, e' stata fermata in tempo; la seconda, otto anni, e' stata fatta saltare in aria dagli attentatori il 26 giugno 2011.

In India ci si pensa per tempo. Non solo ne mancano 50 milioni, di questi esseri - le donne - che chissa' perche' mi ostino a credere umane e percio' portatrici di diritti umani, ma quelle restanti sono ancora troppe: i genitori le convertono in "maschi" con una plastica ai genitali. E' un'industria fiorente ed in piena espansione, le famiglie si indebitano pur di pagare i due o tremila euro per l'operazione. Una mezza dozzina di chirurghi dalla faccia di bronzo hanno dichiarato pubblicamente di aver "trasformato" ciascuno centinaia di bambine ogni anno (spesso si tratta di bambine di dodici mesi o poco piu'). A queste infanti viene costruito un "pene" usando i tessuti dei loro organi genitali, dopo di che gli si danno dei bei biberon di ormoni. Non potranno generare, avranno problemi di salute per tutta la vita, sono state derubate della loro stessa identita', ma chi se ne frega, almeno non sono femmine.

Ogni giorno sui giornali italiani spuntano i trafiletti che narrano di bambine e ragazzine violate, umiliate, picchiate, molte volte da ragazzi poco piu' grandi di loro: spuntano un giorno e spariscono il giorno dopo. Forse per rispetto alla nostra cultura. O forse perche' qualcuno potrebbe chiedersi se e' lecito trattare cosi' degli esseri umani. Ma c'e' proprio ancora bisogno di arrecare disturbo ripetendo che le donne fanno parte della specie umana? E' così evidente che non e' vero.

*

Fonti: The Guardian, rapporto 2011 "Breaking Vows" dell'ong Plan Uk, India Times, Hindustan Times, National Geographic, Institute for War & Peace Reporting, Un Women.

 

5. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: UNA SOCIETA' PIU' GIUSTA IN OGNI ANGOLO DEL MONDO

[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento.

Per un profilo di Giulio Vittorangeli - che e' da sempre uno dei principali collaboratori di questo foglio e uno degli amici piu' cari - dall'ampia intervista apparsa in "Coi piedi per terra" n. 325 riprendiamo la seguente breve notizia biobibliografica "Giulio Vittorangeli e' nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili. E' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni. Ha partecipato alla realizzazione, stesura e pubblicazione di tre libri: Que linda Nicaragua!, Associazione Italia Nicaragua, Fratelli Frilli editori, Genova 2005; Nicaraguita, la utopia de la ternura, Terra Nuova, Managua, Nicaragua, 2007; Nicaragua. Noi donne le invisibili, Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, Davide Ghaleb editore, Vetralla (Vt) 2009. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Attualmente cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"]

 

Non dobbiamo sottovalutare, davanti alla crisi che attraversa il centrodestra, la difficolta' di mettere in piedi oggi una politica alternativa che abbia grandi obietti e ideali, che poggi su una rinnovata, o ritrovata, democrazia. Senza questa, come e' accaduto, la politica si riduce ad affari privati di gruppi; conseguentemente la degenerazione democratica, nata nelle stanze del potere, ricade a cascata in mezzo a tutti noi, prendendo corpo nei rapporti tra persone.

Cosi' si e' smarrito il senso minimo dell'essere civili, dell'essere semplicemente umani.

Abbiamo subito un vero e proprio mutamento antropologico: "Siamo ancora capaci, in molti, di solidarieta' per i nostri connazionali colpiti da catastrofi naturali, ma non vediamo piu', come accadeva in una stagione felice, la disperazione di nostri fratelli colpiti dalla crudelta' di un sistema economico su cui si basa la nostra agiatezza" (Ettore Masina).

Rimanere umani, percio', e' la cosa fondamentale, come gia' ammoniva Rosa Luxemburg nelle sue lettere dal carcere nel 1916: "... ah, non so scrivere una ricetta per essere umani, so soltanto come si e' umani".

Si e' umani se non cediamo al razzismo, ai poteri criminali e al regime della corruzione, o alla distruzione della biosfera; se sappiamo costruire una opposizione al patriarcato e al femminicidio ed a qualsiasi sfruttamento, che difenda tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani; una societa' in cui all'uomo l'uomo sia fratello e non lupo.

"Enormi parti dell'umanita' hanno creduto e sperato nella giustizia, amato e lottato per l'uguaglianza di tutte le persone nella dignita' effettiva, hanno pagato anche con la vita per la liberazione dalla fame e dalla soggezione ai bisogni che abbrutisce. Tutto questo non e' stato solo nel movimento operaio e socialista nei due secoli precedenti all'attuale, ma gia' era nelle sapienze e nelle morali antiche, che sono radice e anima, spesso non riconosciuta, di quel movimento contemporaneo. Oggi quella fede sembra perduta. Chi ci ha tanto derubato? Chi ci ha tolto la fede nella giustizia? Chi ha distrutto quest'anima, senza la quale l'umanita' non e' viva? Se riusciamo a vedere chi e che cosa, anche in noi stessi, ci ha avvelenato la speranza, chi ci ha falsificato l'ideale in illusione, per potere spararci addosso il colpo mortale della delusione e della rassegnazione, allora potremo tornare a fare analisi della realta' alla luce della intelligenza disincantata e con la forza dell'anima (satyagraha) e potremo vedere dove sta l'inganno e come si puo' cercare di diventare veramente umani, soci o fratelli, piu' giusti" (Enrico Peyretti).

C'e' disillusione, per quanto motivata, ed e' grave, perche' quando un popolo perde la speranza perde la capacita' di lavorare, di organizzarsi. Dire "Tanto non c'e' niente da fare" non lascia vie d'uscita; e buttare tutto nel cestino significa incenerire anche ogni velleita' di cambiamento futuro.

"Dici: / per noi va male. Il buio / cresce. Le forze scemano. / Dopo che si e' lavorato tanti anni / noi siamo in una condizione / piu' difficile di quando / si era appena cominciato. // E il nemico ci sta innanzi / piu' potente che mai. / Sembra gli siano cresciute le forze. Ha preso / una apparenza invincibile. / E noi abbiamo commesso degli errori, / non si puo' negarlo. / Siamo sempre di meno. Le nostre / parole d'ordine sono confuse. Una parte / delle nostre parole / le ha stravolte il nemico fino a renderle / irriconoscibili. // Che cosa e' errato ora, falso, di quel che abbiamo detto? / Qualcosa o tutto? Su chi / contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti / via dalla corrente? Resteremo indietro, senza / comprendere piu' nessuno e da nessuno compresi? // O contare sulla buona sorte? // Questo tu chiedi. Non aspettarti / nessuna risposta / oltre la tua". (Bertolt Brecht, "A chi esita", nelle Poesie di Svendborg, 1939).

E' certo che chi legge il futuro sulla base di quel che esiste, senza progetti di cambiamento, finisce per darne una visione ristretta e spesso sbagliata. Senza la speranza di tempi migliori "il desiderio di fare qualcosa di utile per il bene generale non avrebbe mai eccitato il cuore umano" (Kant); parole che ricordano le altre parole di "un altro mondo e' possibile", che hanno animato, in questi ultimi anni, le lotte internazionali dei movimenti.

Ecco perche' continuiamo a scommettere sulla speranza, con i piedi ben piantati in terra e con il pessimismo dell'intelligenza e l'ottimismo della volonta', in senso gramsciano.

Certo non basta l'indignazione, occorre il coraggio del fare. Senza temere l'accusa di utopismo, ricordando che dopotutto l'utopia e' quella che ha fatto la storia; non e' l'irrealizzabile, e' l'irrealizzato, e' la speranza che cio' che ieri non fu, domani possa essere. Per questo manteniamo l'utopia di una societa' piu' dignitosa, piu' giusta, piu' libera e piu' pacifica per tutti e per tutte, in ogni angolo del mondo.

 

6. PROFILI. ALLEGRA ALACEVICH: IZUMI SHIKIBU

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae" (segnaliamo che queste schede risalgono ad alcuni anni fa).

Per un profilo della curatrice di questa voce, cfr. i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 557]

 

Poetessa, nacque nel 974; figlia di un governatore giapponese appartenente alla classe media, non era parente di Murasaki Shikibu (Murasaki descrive piu' volte Izumi nel proprio diario): il nome che le accomuna dipende dal fatto che i padri delle due scrittrici rivestivano al tempo la stessa carica cerimoniale (shikibu-sho). Nel 995 sposo' il governatore di Izumi (da cui deriva il nome della poetessa stessa), e nel 997 ebbe da lui una figlia. Izumi Shikibu inizio' il proprio servizio a corte nell'adolescenza, quando era gia' molto conosciuta per la propria abilita' nel poetare; prima dei 17 anni aveva scritto il poema "Esco dall'oscurita'", che le procuro' le lodi di Murasaki Shikibu, e che e' incluso nell'antologia imperiale compilata dall'imperatore Kazan e dal ministro Kinto nel 1005. Attorno all'anno 1000 inizio' a frequentare il principe, e figlio dell'imperatore, Tametaka (977-1002). La relazione tra i due divenne oggetto di scandalo, per questo il marito lascio' Izumi e quando l'amante della poetessa mori' di sifilide si diffuse la voce che la stessa dama l'avesse contagiato. Un anno dopo il lutto, tra il 1003 e il 1004, il fratello di Tametaka, Atsumichi (981-1007), avvio' un rapporto amoroso con la poetessa a cui era talmente legato da scacciare la propria moglie per ospitare la nuova amante in un'ala della magione che gli apparteneva. E' la sensualita' con cui Izumi racconta il desiderio per questo principe nel diario Izumi Shikibu nikki (iniziato nel 1006) che l'ha resa immortale; tale scritto consiste in corte sezioni di prosa intervallate da piu' di 140 waka (poesie giapponesi). Nel 1008, tre anni dopo Murasaki, la scrittrice si trasferi' presso la corte dell'imperatrice Shoshi Akiko di cui divenne attendente; allora comincio' a scrivere regolarmente poesie: molte di esse son andate perdute. All'incirca nel 1010 Izumi si risposo' trasferendosi in provincia ed apparentemente non tornando piu' presso la corte; continuo' comunque a dilettarsi nel poetare: 240 sue poesie sono incluse nelle antologie tardo-imperiali. Probabilmente mori' attorno al 1033 e le sue spoglie mortali sono conservate a Kyoto, nel tempio di Shinnenji, dietro le stupende arcate di Teramachi.

Il Diario di Izumi era uno dei libri preferiti di Mishima.

Opere: Diario, LibrArsi, Araba Fenice Edizioni, Torino 1999; The Ink Dark Moon, New York, Vintage Books, 1990.

 

7. PROFILI. ALLEGRA ALACEVICH: MERCY OTIS WARREN

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae"]

Scrittrice e tragediografa, nasce il 25 settembre 1728, a Barnstable, Cape Cod, Massachusetts, prima figlia femmina e terza di 13 bambini. Nel 1735 si candida insieme al fratello James a iniziare gli studi per frequentare Harvard con il reverendo Jonathan Russell come tutore. Nel 1743 inizia Harvard e incontra James Warren, che sposera' nel 1754 trasferendosi a Eel River, a Plymouth. Quando nel 1757 nasce il primo figlio, James, si trasferisce a Winslow House, dove nel 1759 da' alla luce Winslow, e poi, nel 1762 Charles, nel 1764 Henry.

Nel 1772, il 26 marzo e il 23 aprile, appare sulla rivista "Massachusetts Spy" uno stralcio della tragedia The Adulateur, che nel 1773 sara' pubblicata come pamphlet politico. Il 24 maggio e 19 luglio 1774 sulla "Boston Gazette" appare uno stralcio della tragedia The Defeat, che sara' pubblicata in veste di pamphlet a Boston, New York e Philadelphia.

Diversi sono i testi politici di cui Mercy Otis Warren e' autrice: The Blockheads del 1776, The Motley Assembly del 1779, Observations on the New Constitution del 1788 e History of the American Revolution del 1790.

Del  1805 e' invece una raccolta di poesie: Poems: Dramatic and Miscellaneous.

Del 1807 e' una breve corrispondenza tra la scrittrice e John Adams che piu' tardi, nel 1876, verra' pubblicata come Correspondence relating to her History.

Il 19 ottobre 1814, Mercy muore a Winslow, Plymouth, nel Massachusetts.

Opere: a) testi politici: The Blockheads,1776; The Motley Assembly, 1779; Observations on the New Constitution, 1788; History of the American Revolution, 1790; b) poesie: Poems: Dramatic and Miscellaneous, 1805; c) tragedie: The Adulateur, A Tragedy, Boston, New Printing Office Near Concert Hall, 1773; The Group, Boston, Edes and Gill, 1775; d) lettere: Correspondence relating to her History, 1876.

Bibliografia: AA.VV., Norton Anthology of American Literature , New York, Northon, 1998; Charles F. Adams, Correspondence between John Adams and Mercy Warren, in American Women Images and Realities Series, New York, Arno, 1972; Katherine Anthony, First Lady of the Revolution: The Life of Mercy Otis Warren, New York, Doubleday, 1958.

 

8. PROFILI. ALLEGRA ALACEVICH: LOU ANDREAS SALOME'

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae"]

 

Scrittrice nata in Russia il 12 febbraio 1861 da genitori tedeschi. All'eta' di ventun anni si trasferi' a Roma per studiare con Nietzsche; egli le propose di sposarlo, ma venne rifiutato, come si evince dal testo dell'autrice Friedrich Nietzsche in seinen Werken (1894; Nietzsche Una biografia intellettuale, Roma 1979) e dalla sua autobiografia, Lebensrueckblick (1951; Il mito di una donna. Autobiografia, Firenze-Rimini 1975), che, scritta in eta' avanzata, ripercorre le tappe determinanti della sua vita: l'amore, la famiglia, la fede, la Russia, l'amicizia. Il matrimonio di Salome' con lo studioso di lingue orientali Friedrich Carl Andreas (1887) fu un'unione non convenzionale, che duro' 43 anni, basata sulla reciproca stima e comprensione. Nel 1897 ella incontro' R. M. Rilke a Monaco: con lui condivise tre anni della propria vita; al loro legame e ai viaggi che insieme intrapresero in Russia (1899-1900) e' dedicato un intero capitolo dell'autobiografia e un libro (R. M. Rilke, 1928). Nel 1902 videro la luce i racconti Im Zwischenland (Zona crepuscolare), mentre Erotik (Erotismo, 1910) prelude allo studio della psicoanalisi. Nel 1911 Lou Andreas Salome' incontro' Freud e l'anno seguente segui' a Vienna le sue lezioni, affascinata dalle teorie da lui esposte. Per il resto della sua vita fu allieva e collaboratrice fedele del pioniere della psicoanalisi, come si apprende da In der Schule bei Freud (1958; I miei anni con Freud, Roma 1977) e come testimoniano diversi articoli della scrittrice pubblicati su riviste di psicologia. Negli anni Trenta, quando i nazisti, che consideravano la psicoanalisi una scienza ebraica, salirono al potere, tutti gli scritti di Lou Andreas Salome' furono sequestrati e distrutti: erano venti libri e piu' di cento tra articoli e saggi.

Lou Andreas Salome' mori' nel gennaio 1937.

Opere: Im Kampf um Gott, 1885; Henrik Ibsen's Frauen-Gestalten, 1892; Fenitschka, 1898; F. Nietzsche in seinen Werken, 1894; Im Zwischenland, 1902; Rodinka, 1923; Mein Dank an Freud, 1931; Lebensrueckblick, 1951; Briefwechsel mit Rilke, 1952; Briefwechsel mit Freud, 1966; The Freud Journal, New York, Paperback, 1996.

Bibliografia: Sigmund Freud, Sigmund Freud and Lou Andreas-Salome: Letters, 1985; Caroline Kreide, Lou Andreas-Salome: Feministin Oder Antifeministin. Eine Standortbestimmung Zur Wilhelminischen Frauenbewegung, Studies in Modern German Literature, 1997; Robert Langs, Freud's Bird of Prey: A Play in Two Acts, 2000; Angela Livingstone, Salome: Her Life and Work, 1985; Walter Sorell, Three Women: Lives of Sex and Genius.

 

9. PROFILI. ALLEGRA ALACEVICH: JUDITH SARGENT STEVENS MURRAY

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae"]

 

Nata il  primo maggio 1751 a Gloucester nel Massachusetts, era la figlia di un mercante proprietario di navi che le diede un'educazione inusuale per una donna del tempo. Nel 1769 sposo' John Stevens, un capitano della Marina. Inizio' a scrivere nel 1770, e nel 1784, dietro lo pseudonimo di  Constantia, pubblico' diversi saggi sul "Gentleman and Lady's Town and Country Magazine" di Boston; e' famoso il Desultory Thoughts upon the Utility of Encouraging a Degree of Self-Complacency, Especially in Female Bosoms, ricco degli ideali derivanti dalla Rivoluzione Francese e a favore di un'effettiva uguaglianza di uomini e donne. Nel 1786 rimase vedova e nel 1788 sposo' John Murray, pastore degli Universalisti americani. Dal  1790 le sue poesie cominciarono a comparire nel "Massachusetts Magazine" e dal febbraio 1792 all'agosto 1794 contribui' ad una rubrica mensile della stessa rivista denominata "The Gleaner," in cui commentava i fatti salienti dell'epoca e trattava di politica e di parita' dei sessi. Nel 1795 pubblico' una piece teatrale, The Medium, or A Happy Tea Party, probabilmente il primo scritto per il teatro di uno scrittore americano. Raccolse le lettere del marito in Letters and Sketches of Sermons (1812-13) e dopo la sua morte le sue memorie Records of the Life of the Rev. John Murray, Written by Himself, with a Continuation by Mrs. Judith Sargent Murray (1816). Nel 1816 lascio' Boston per vivere con la sorella a Natchez, Mississippi, dove mori' il 6 luglio 1820.

Opere: a) articoli e saggi: On the Equality of the Sexes (1790); The Gleaner (1798), collection in three volumes of her articles previously published in "Massachusetts Magazine", ristampa per Syracuse, New York, 1993; b) scritti teatrali: Virtue Triumphant (1795); The Traveller Returned (1796); c) lettere e altro: Letters and Sketches of Sermons, 1812-13; The Life of John Murray, Written by Himself with Continuation by Mrs. Judith Sargent, 1816.

Bibliografia: Sharon H. Harris, Selected Writings of Judith Sargent Murray, Oxford, Oxford University Press, 1995; Alice Rossi, The Feminist Papers: From Adams to de Beauvoir, Boston, Northeastern University Press, 1988.

 

10. PROFILI. ALLEGRA ALACEVICH: SARA TEASDALE TREVOR

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae"]

 

Poetessa, nacque a St. Louis nel Missouri da famiglia molto agiata. Comincio' a scrivere durante gli anni dell'adolescenza, mentre studiava presso il Mary Institute e l'Hosmer Hall. La prima pubblicazione e' datata 1907, ma scrissse molte liriche che vennero date alle stampe soprattutto nel decennio successivo e che la fecero conoscere per l'intensita' dei versi. Nel 1918 con Love Songs vinse il suo primo Premio Pulitzer di poesia... le ultime poesie di Teasdale sono ricche di forza e sofferenza. Mori' suicida.

Bibliografia: Margaret Haley Carpenter, Sara Teasdale: A Biography, New York, Schulte, 1960; William Drake, Sara Teasdale: Woman and Poet, Tennessee, University of Tennessee, 1979; Carol Schoen, Sara Teasdale, New York, Twayne, 1986.

 

11. PROFILI. ANNA SANTORO: PAOLA LOMBROSO

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae" (segnaliamo che queste schede risalgono ad alcuni anni fa).

Per un profilo dell'autrice di questa voce, cfr. "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 345]

 

Nata a Pavia nel 1872, figlia di Cesare Lombroso e sorella di Gina (nata nel 1875), studiosa di questioni sociali e di antropologia, Paola si occupo' della psiche infantile (ma non solo) acquistando un certo credito presso la comunita' scientifica. Scrittrice di novelle e racconti, si dedico' prevalentemente alla letteratura per l'infanzia, come esperta di psicopedagogia infantile. Sotto lo pseudonimo "Zia Mariu'" pubblico' molti racconti sul "Corriere dei piccoli", sul "Secolo d'Italia", nelle "Bibliotechine rurali", nella collana per ragazzi della Bemporad e in quella di Paravia che da lei prese il nome. Mori' a Torino nel 1954.

Opere: I segni rivelatori della personalita', Torino, Bocca, 1902, 1913; La vita dei bambini, Torino, Bocca, 1904, 1923; Nella penombra della civilta', Torino, Bocca, 1906; Il problema della felicita', Torino, Bocca, 1907; Caratteri della femminilita', Torino, Bocca, 1909; La vita e' buona, Milano, Treves, s.d.; Due che s'incontrano, Milano, Treves, 1920.

Bibliografia: Enciclopedia biografica e bibliografica italiana (Ebbi), Serie VI, Roma, Ist. Ed. Tosi, 1941; A. Santoro, Il Novecento. Antologia di scrittrici italiane del primo ventennio, Roma, Bulzoni,  1997 (con bibliografia e testi).

 

12. PROFILI. ANNA SANTORO: MARIA MESSINA

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae"]

 

Maria Messina, nata ad  Alimena, Palermo, nel 1887, si sposto' con la famiglia per seguire il padre, ispettore scolastico, nei suoi incarichi in varie citta' d'Italia. Non frequento' un regolare corso di studi, ma fu seguita prima dalla madre, poi dal fratello che la sostenne anche nelle sue prime prove letterarie. I primi racconti uscirono sparsi attorno al 1908, poi collaboro' regolarmente a riviste ("La Donna", "Nuova Antologia"), e pubblico' racconti, novelle e romanzi. Si dedico' anche alla letteratura per l'infanzia, scrivendo sul "Corriere dei piccoli" e in collane specializzate. Attorno agli anni '30 si ammalo' di sclerosi multipla. Mori' a Pistoia nel 1944.

Opere: Pettini fini e altre novelle, Palermo, Sandron, 1909, 1911; Piccoli gorghi, Milano-Palermo-Napoli, Sandron, 1911; Nonna Lilda, novella, 1911; La bimba, novella, 1911; L'ideale infranto, novella, 1912; Cenerella, romanzo per bambini, Firenze, Bemporad, 1913; Dopo l'inverno, novella, 1913; Il rancore, novella, 1913; I racconti di Cisme', Milano-Palermo-Napoli, 1913; La fiamma del focolare, Milano, 1914; Le briciole del destino, Milano, Treves, 1918; Primavera senza sole, Napoli, Tip. Giannini, 1920; Alla deriva, Milano, Treves, 1920; Ragazze siciliane, Firenze, Le Monnier, 1921; La casa nel vicolo, Milano, Treves, 1921; Il guinzaglio, novelle, Milano, Treves, 1921; I figli dell'uomo sapiente, in "Corriere dei piccoli", Milano, 1921; Il giardino dei Grigoli, in "Corriere dei piccoli", Milano, 1921; I racconti dell'Ave Maria, Milano-Palermo-Napoli, Sandron, 1922; Personcine, Milano, Vallardi, 1922; Un fiore che non fiori', Milano, 1923; Le pause della vita, Milano, Treves, 1926; L'amore negato, Milano, Ceschina, 1928; ristampe: Casa paterna, Sellerio, 1981 (con una nota di L. Sciascia); La casa nel vicolo, Palermo, Sellerio, 1982; Piccoli gorghi, Sellerio, 1988; Gente che passa, Sellerio, 1989; L'amore negato, Sellerio, 1993.

Bibliografia: Indice Biografico Italiano (Ibi); Catalogo Unico Bibliografia Italiana (Cubi); Clotilde Barbarulli e Luciana Brandi, I colori del silenzio. Strategie narrative e linguistiche in M. Messina, Ferrara, Ed. Tufani, 1996; A. Santoro, Il Novecento. Antologia di scrittrici italiane del primo ventennio, Roma, Bulzoni, 1997; Clotilde Barbarulli e Luciana Brandi, Illustre Sig. Fogazzaro..., in "Leggere Donna", maggio-giugno 2001.

 

13. PROFILI. ANNA SANTORO: LAURA TERRACINA

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae"]

 

Nata a Napoli nel 1519, crebbe nell'ambiente della nobilta' napoletana. Col nome di Febea divenne membro dell'Accademia degli Incogniti (1545-1547), fu in corrispondenza con poeti e poetesse del suo tempo. Le sue opere ebbero moltissime riedizioni e si trovano in varie raccolte. Nel 1548, a Venezia, usci' la prima edizione delle sue Rime, successivamente piu' volte ristampate. Nel 1549 altro libretto di Rime, a Firenze. Nello stesso anno a Venezia pubblica il Discorso sopra i primi canti dell'Orlando Furioso, che ebbe nove ristampe fino al 1608. Con l'ottava ariostesca Laura Terracina rovescia i discorsi dominanti sulle donne e trova modo di spronare le donne a studiare. Mori' attorno al 1570 (forse uccisa dal marito).

Opere: Rime, Venezia, Giolitto, 1548 (e successive riedizioni); Discorso sopra il principio di tutti i canti dell'Orlando Furioso dell'Ariosto, Venezia, Giolitto, 1550 (e successive riedizioni); Quarte Rime, Venezia, 1552; Quinte Rime, Venezia,1558; Seste Rime, Lucca, Busdrago, 1558; Settime rime sopra tutte le donne vedove, Napoli, 1561; Rime... di nuovo date in luce da Antonio Bulifon..., Napoli, Bulifon, 1692; Rime, in Componimenti poetici delle più illustri rimatrici... raccolti da Luisa Bergalli, Venezia, Mora, 1726; Rime, in Parnaso Italiano, vol. XI, col. 1569-1577.

Bibliografia: L. Bergalli, Componimenti...; Ginevra Canonici Fachini, Prospetto biografico delle donne italiane rinomate in letteratura dal sec. XIV fino ai nostri giorni, Venezia 1824, Dizionario biobibliografico. Gli autori, Einaudi.

 

14. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

15. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Popol Vuh. Le antiche storie del Quiche', Einaudi, Torino 1960, 1976, pp. C + 252.

- Janheinz Jahn, Muntu. La civilta' africana moderna, Einaudi, Torino 1961,1975, pp. XII + 282.

 

16. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

17. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 604 del 2 luglio 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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