Nonviolenza. Femminile plurale. 382



 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Numero 382 del primo luglio 2011

 

In questo numero:

1. Ogni essere umano

2. Ancora uno scandalo al vertice dell'Enac

3. Lea Melandri: Quando "lei" non e' piu' li'

4. Luisa Muraro: Quei bimbi dimenticati

5. Allegra Alacevich: Isabella Baumfree (Sojourner Truth)

6. Allegra Alacevich: Isabella Elisabetta Teotochi Albrizzi Marin

7. Cristina Contilli: Giulia Molino Colombini

8. Lea De Negri: Fanny Mussini Vanzi (Lea)

9. Lea De Negri: Luisa Amalia Paladini

10. Angela Diana Di Francesca: Teresita Sandeschi Scelba

11. Anna Santoro: Maria Pia Lombardi De Maria

12. Anna Santoro: Grazia Mancini Pierantoni

13. Anna Santoro: Matilde Serao

14. Elena Silvestrini: Alessandra Macinghi Strozzi

15. Elena Silvestrini: Arcangela Elena Cassandra Tarabotti

16. Elena Silvestrini: Clarice Tartufari

17. Vincenza Silvestrini: Paolina Leopardi

18. Vincenza Silvestrini: Chiara Matraini

 

1. EDITORIALE. OGNI ESSERE UMANO

 

Ogni essere mano ha diritto a non essere ucciso.

La guerra e il razzismo sono crimini contro l'umanita'.

Cessi la partecipazione italiana alle guerre terroriste e stragiste.

Cessi la scellerata persecuzione razzista di migranti e viaggianti.

Torni l'Italia al rispetto della sua legge fondamentale: la Costituzione della Repubblica Italiana.

 

2. RIFLESSIONE. ANCORA UNO SCANDALO AL VERTICE DELL'ENAC

[Riceviamo e diffondiamo]

 

Il recente scandalo che ha portato all'arresto di un membro del consiglio d'amministrazione dell'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) conferma una volta di piu' quali interessi e quali pratiche condizionino le sciagurate scelte concernenti il trasporto aereo. La corruzione e il disprezzo per il bene comune vi sono dominanti.

Il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo ribadisce la necessita' di un impegno democratico per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti.

Il comitato invita cittadini ed istituzioni ad un persuaso e costante impegno comune per la legalita', la salvaguardia del territorio e dei beni comuni, scelte di solidarieta' e di giustizia in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani (comprese le generazioni future) e a tutela della biosfera, casa comune dell'umanita' intera.

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Il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti

Viterbo, 30 giugno 2011

Per informazioni e contatti: e-mail: info at coipiediperterra.org, sito: www.coipiediperterra.org

 

3. RIFLESSIONE. LEA MELANDRI: QUANDO "LEI" NON E' PIU' LI'

[Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano riprendiamo il seguente articolo apparso anche sul quotidiano "Gli altri" del 24 giugno 2011.

Lea Melandri, nata nel 1941, acutissima intellettuale, fine saggista, redattrice della rivista "L'erba voglio" (1971-1975), direttrice della rivista "Lapis", e' impegnata nel movimento femminista e nella riflessione teorica delle donne. Tra le opere di Lea Melandri segnaliamo particolarmente L'infamia originaria, L'erba voglio, Milano 1977, Manifestolibri, Roma 1997; Come nasce il sogno d'amore, Rizzoli, Milano 1988, Bollati Boringhieri, Torino 2002; Lo strabismo della memoria, La Tartaruga, Milano 1991; La mappa del cuore, Rubbettino, Soveria Mannelli 1992; Migliaia di foglietti, Moby Dick 1996; Una visceralita' indicibile, Franco Angeli, Milano 2000; Le passioni del corpo, Bollati Boringhieri, Torino 2001; Amore e violenza, Bollati Boringhieri, Torino 2011. Dal sito www.universitadelledonne.it riprendiamo la seguente scheda: "Lea Melandri ha insegnato in vari ordini di scuole e nei corsi per adulti. Attualmente tiene corsi presso l'Associazione per una Libera Universita' delle Donne di Milano, di cui e' stata promotrice insieme ad altre fin dal 1987. E' stata redattrice, insieme allo psicanalista Elvio Fachinelli, della rivista L'erba voglio (1971-1978), di cui ha curato l'antologia: L'erba voglio. Il desiderio dissidente, Baldini & Castoldi 1998. Ha preso parte attiva al movimento delle donne negli anni '70 e di questa ricerca sulla problematica dei sessi, che continua fino ad oggi, sono testimonianza le pubblicazioni: L'infamia originaria, edizioni L'erba voglio 1977 (Manifestolibri 1997); Come nasce il sogno d'amore, Rizzoli 1988 ( ristampato da Bollati Boringhieri, 2002); Lo strabismo della memoria, La Tartaruga edizioni 1991; La mappa del cuore, Rubbettino 1992; Migliaia di foglietti, Moby Dick 1996; Una visceralita' indicibile. La pratica dell'inconscio nel movimento delle donne degli anni Settanta, Fondazione Badaracco, Franco Angeli editore 2000; Le passioni del corpo. La vicenda dei sessi tra origine e storia, Bollati Boringhieri 2001. Ha tenuto rubriche di posta su diversi giornali: 'Ragazza In', 'Noi donne', 'Extra Manifesto', 'L'Unita''. Collaboratrice della rivista 'Carnet' e di altre testate, ha diretto, dal 1987 al 1997, la rivista 'Lapis. Percorsi della riflessione femminile', di cui ha curato, insieme ad altre, l'antologia Lapis. Sezione aurea di una rivista, Manifestolibri 1998. Nel sito dell'Universita' delle donne scrive per le rubriche 'Pensiamoci' e 'Femminismi'"]

 

C'e' una singolare consonanza tra la lettera che Marguerite Monclair scriveva nel lontano 1913 all'amica Sibilla Aleramo, e le dichiarazioni di Pascal Bruckner, riportate da "Il Foglio", a proposito del suo ultimo saggio, Il matrimonio d'amore ha fallito? (Guanda 2011): "E' un sogno che voi perseguite! Un sogno irrealizzabile mia cara Sibilla! Un sogno che voi avete avuto l'illusione di mutare in realta', gia' piu' volte, e che s'e' evaporato come una bolla di sapone. Il tempo della passione non dura. Non potrebbe durare. E' uno stato di febbre, unicamente perche' il 'figlio' venga. Poi, che il figlio venga o no, e' il periodo del nido, della costruzione del nido. E dopo, arriva 'l'abitudine' e l'affetto profondo, e la tenerezza devota, sostituiscono la passione". "Il matrimonio d'amore e' in crisi perche' fondandosi sulla passione e' condannato a non durare. Il sogno d'amore e' la fusione dei cuori, eppure il cuore oggi e' volubile, come lo sono i corpi".

Anche il rimedio suggerito da Bruckner - dare voce alla ragione, stringere una sorta di alleanza in nome della tenerezza e dell'amicizia, della cura dei figli e della tutela del patrimonio - non e' molto diverso da quello con cui Marguerite si augura di sottrarre Sibilla alle "spine del sentimentalismo": "E poi, se poteste rinunciare alla passione, trovereste, forse, un buono e dolce affetto che basterebbe ad assicurare la calma alla vostra vita, e vi permetterebbe  di consacrarvi tutta alle vostre opere, cosi' belle!".

L'eternita' che promette l'innamorato e la durata per la vita che sigilla l'istituzione del matrimonio appartengono a dimensioni diverse, per non dire opposte, del tempo. L'illusione che Io e Tu possano diventare una cosa sola, l'amore inteso come fusione assoluta al di sopra di ogni differenza, si puo' pensare che siano imparentati con l'esperienza dell'originaria indistinzione col corpo della madre.

Sulla continuita' tra la memoria di una "beatitudine" perduta, o solo fantasticata, dell'infanzia e la nostalgia che la ripropone nel rapporto con una moglie o un'amante, l'uomo-figlio ha costruito "il modello di ogni felicita'", il riparo ai troppi dolori, disagi, compiti insolubili che vengono dal vivere sociale. Il doppio ideale che vive nell'anima degli innamorati e' percio' il precipitato di un tempo di cui non si vede l'inizio e che per questo e' destinato a oscillare affannosamente tra mistero e conoscenza, silenzio e parola, sentimento e ragione.

Nel momento in cui il matrimonio non e' piu' soltanto d'interesse e coinvolge "corpi e cuori", vengono meno i confini che hanno tenuto cosi' a lungo separati e contrapposti infanzia e storia, sogno e realta', bisogni e desideri, necessita' e piacere. Ma, soprattutto, diventa chiaro che l'amore non sfugge alla "guerra tra i sessi", non e' la "tregua miracolosa", lo stato di fusione in cui "due esseri possono perdersi senza perdersi" e persino, come dice Pierre Bourdieu, uscire dall'alternativa tra egoismo e altruismo, tra soggetto e oggetto.

Nel luogo dove e' atteso un armonioso ricongiungimento tra le nature diverse e complementari dell'uomo e della donna, compaiono imprevedibili "il disincanto, la discordia, i divorzi". E' abbastanza sorprendente che anche chi come Bruckner ha colto la centralita' dell'amore, come passione, esaltazione immaginativa dell'altro, nella crisi che attraversa oggi la coppia, la famiglia, il vincolo coniugale, non si sia chiesto quanto i cuori e i corpi, il sentimento e la sessualita', portino i segni di un rapporto tra i sessi che, arrivato tardivamente alla coscienza storica, sta producendo rapidi e inaspettati cambiamenti.

La favola amorosa, nella versione che ne hanno dato la letteratura ottocentesca e pensatori di grande successo presso il pubblico femminile, come Jules Michelet e Paolo Mantegazza, poteva contare sull'illusoria "reciprocita'" del maschile e del femminile, visti come "nature" complementari, mosse di necessita' verso il ricongiungimento in un unico essere armonioso e perfetto.

Il passaggio dalle acque incantate, dove "due navi solitarie" vengono spinte da un "fremito di simpatia" l'una vicino all'altra senza conoscersi, al cammino che poi dovranno fare insieme, cosi' come e' descritto da Mantegazza nella Fisiologia dell'amore (1879), non lascia dubbi sull'intreccio tra sentimenti e potere, tra "sacralita'" e svilimento della donna. "Angelo ieri, ella si lascia strappare le ali dall'amante e ridiventa donna, per essere moglie, amico, madre. Sacerdotessa di un tempio, brucia sull'altare dell'amore la veste candida della vestale e dice e grida singhiozzando di gioia e di dolore: 'Son tua, son tutta tua, ho tarpato le mie ali, perche' tu mi innalzi sui vanni del tuo genio; ho rinnegato la religione dei miei sogni, per non essere che la tua compagna'".

Ma e' Michelet, nel libro ispirato dal matrimonio con la giovane ventenne Athenais Mialaret nel 1849  - "un libro vivente" - a dare un quadro involontariamente piu' realistico dell'amore famigliare e coniugale. Dopo aver detto che il matrimonio moderno differisce, in quanto "fusione di anime", da quello del passato, che era solo un mezzo per generare - la donna un corpo da cui si pretendeva molto sangue -, fa seguire pagine rivelatrici sul destino riservato all'anima femminile appena comparsa sulla scena della storia.

"E' per loro una sensualita' amorosa il fatto di obbedire, di sentirsi possedute da qualcuno che le circondi con la sua forza benevolmente e che talvolta faccia sentire, con dolcezza, un po' di pungolo (...) Una cosa incantevole a vedersi e' la delicatezza infinita della giovane moglie che, in una stanza stretta, va e viene, gira intorno all'uomo di studio senza mai disturbarlo. Un'altra persona l'avrebbe frastornato; 'Lei non e' una persona', cosi' dice il marito. In effetti, e' come fosse lui, la sua seconda anima, la migliore. Lei trattiene il respiro e cammina in punta di piedi. Lieve, sfiora il pavimento. La sua elettricita' seducente, quando passa e il suo vestito vi sfiora appena, credete che non conti per l'artista e lo scrittore? Tutto cio' innamora la mia opera, che avra' la sua grazia. Tra mille anni diranno: 'Quest'opera, viva e tenera, brucia ancora. Per forza, lei era li''".

I cambiamento prodotti da un secolo di emancipazione femminile non devono avere ancora inciso a fondo nel legame che sopravvive inconsciamente tra la favola amorosa e la complementarieta' dei ruoli, tra la dedizione di se' all'altro e il potere che viene dal rendersi indispensabili, se nel libro di Andre' Gorz, Lettera a D. Storia di un amore (Sellerio, Palermo 2008), leggiamo: "Sapevi, fin dall'inizio, che avresti dovuto proteggere indefinitamente il mio progetto (...) Eravamo complementari (...) 'scrivi', ripetevi, come se la tua vocazione fosse di confortarmi nella mia (...) Non posso immaginarmi a scrivere se tu non ci sei piu'. Tu sei l'essenziale". A chiusura del ritratto di un perfetto, riuscito matrimonio d'amore, colpisce il commento tenero e al medesimo tempo disincantato, della moglie, Dorine: "Lei era solo la modella, il pittore era lui".

L'aumento delle separazioni, dei divorzi, delle donne che scelgono di vivere sole o di crescere da sole un figlio, per evitare la fatica di doversi accollare anche la cura di un marito-bambino, cosi' come la scelta di forme meno vincolanti di convivenza, nascono sicuramente da una percezione piu' spiccata di se' come individuo, dall'incompatibilita' tra la famiglia tradizionale e la liberta' del singolo. Ma la sponda che e' venuta a mancare, senza  possibilita' di ritorno, e' quella offerta dalla presenza, essenziale e invisibile, della donna a fianco dell'uomo: figura ambigua di serva padrona, di figlia e madre, carne e spirito, che ora, dopo essersi legittimata a vivere per se', non abita piu' li' dove l'hanno messa e dove ancora vorrebbero ritrovarla. La favola dell'unione perfetta non si e' del tutto eclissata, ma ha ormai occhi per guardare dentro il mistero che ha stretto insieme inspiegabilmente amore e dominio.

 

4. RIFLESSIONE. LUISA MURARO: QUEI BIMBI DIMENTICATI

[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo il seguente articolo apparso sul quotidiano "Metro" del 26 giugno 2011.

Luisa Muraro, una delle piu' influenti pensatrici femministe, ha insegnato all'Universita' di Verona, fa parte della comunita' filosofica femminile di "Diotima"; dal sito delle sue "Lezioni sul femminismo" riportiamo la seguente scheda biobibliografica: "Luisa Muraro, sesta di undici figli, sei sorelle e cinque fratelli, e' nata nel 1940 a Montecchio Maggiore (Vicenza), in una regione allora povera. Si e' laureata in filosofia all'Universita' Cattolica di Milano e la', su invito di Gustavo Bontadini, ha iniziato una carriera accademica presto interrotta dal Sessantotto. Passata ad insegnare nella scuola dell'obbligo, dal 1976 lavora nel dipartimento di filosofia dell'Universita' di Verona. Ha partecipato al progetto conosciuto come Erba Voglio, di Elvio Fachinelli. Poco dopo coinvolta nel movimento femminista dal gruppo "Demau" di Lia Cigarini e Daniela Pellegrini e' rimasta fedele al femminismo delle origini, che poi sara' chiamato femminismo della differenza, al quale si ispira buona parte della sua produzione successiva: La Signora del gioco (Feltrinelli, Milano 1976), Maglia o uncinetto (1981, ristampato nel 1998 dalla Manifestolibri), Guglielma e Maifreda (La Tartaruga, Milano 1985), L'ordine simbolico della madre (Editori Riuniti, Roma 1991), Lingua materna scienza divina (D'Auria, Napoli 1995), La folla nel cuore (Pratiche, Milano 2000). Con altre, ha dato vita alla Libreria delle Donne di Milano (1975), che pubblica la rivista trimestrale "Via Dogana" e il foglio "Sottosopra", ed alla comunita' filosofica Diotima (1984), di cui sono finora usciti sei volumi collettanei (da Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, a Il profumo della maestra, Liguori, Napoli 1999). E' diventata madre nel 1966 e nonna nel 1997". Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo la seguente breve notizia biobibliografica aggiornata "Luisa Muraro, profonda conoscitrice del femminismo delle origini, e' tra le fondatrici della Libreria delle Donne di Milano (1975) e nel 1984 della Comunita' filosofica Diotima. Ha lavorato al concetto della differenza, favorendone la divulgazione e contribuendo a renderlo imprescindibile anche nel dibattito politico e filosofico italiano. Autrice di molte monografie, ha pubblicato numerosi saggi e articoli, ospitati in riviste accademiche, ma anche in quotidiani e riviste indirizzate al grande pubblico. Tra le sue pubblicazioni: La signora del gioco. Episodi della caccia alle streghe, Milano, Feltrinelli, 1976; Maglia o uncinetto. Racconto linguistico-politico sulla inimicizia tra metafora e metonimia, Milano, Feltrinelli, 1981; L'ordine simbolico della madre, Roma, Editori Riuniti, 1991; Lingua materna, scienza divina. Scritti sulla filosofia mistica di Margherita Porete, Napoli, D'Auria, 1995; Le amiche di Dio, Napoli, D'Auria, 2001; Il Dio delle donne, Milano, Mondadori, 2003; Guglielma e Maifreda, Milano, La Tartaruga, 1985, 2003; Al mercato della felicita'. La forza irrinunciabile del desiderio, Milano, Mondadori, 2009; Hipatia de Alejandria, Sabina Editorial, 2010". Per un accostamento all'opera di Luisa Muraro segnaliamo l'utile saggio bibliografico a cura di Clara Jourdan, con la collaborazione di Franca Cleis, Luisa Muraro. Bibliografia degli anni 1963-2009, Libreria delle donne di Milano, 2010 (richiedibile gratuitamente a: info at libreriadelledonne.it)]

 

Quando l'Italia si e' motorizzata, non so quanti bambini sono morti perche' ignari che le strade non erano piu' per i loro giochi ma per i camion, i pullman, le auto, le moto. Era il prezzo del progresso, si disse. Adesso che nel progresso non crediamo piu', come chiamiamo la morte dei bambini dimenticati in auto? Se anche questo e' un prezzo, che cosa paghiamo con le loro vite? Troppe occupazioni, troppe preoccupazioni, troppe evasioni, troppo mondo: non c'e' abbastanza posto nella testa di un uomo e la creaturina, che si era addormentata come le capita volentieri quando l'auto va, invisibile sul sedile dietro dove e' obbligatorio metterla (per la sua sicurezza, notate), sparisce dalla mente dell'adulto ed emigra nell'inesistenza.

Ma dalla trappola di ferro non puo' uscire e nessuno raccogliera' il suo grido d'aiuto.

E' capitato una, due, tre volte, che e' un numero enorme da scrivere e da accettare, per cui non ditemi che devo andare avanti nella conta. Tre mi pare un prezzo sufficiente da pagare per gli sbagli fin qui fatti nelle contabilita' del vivere, che cosa dare per avere che cosa. Le creature piccole custodiscono il segreto della gioia, che per noi e' perso se ci diventano invisibili e mute, confinate come sono in un appartamento a consumare prodotti per l'infanzia. Portiamole all'aperto e iscriviamole nei bilanci delle aziende, dei Comuni, del globo, come una incancellabile fonte di gioia. Rendiamole indispensabili e indimenticabili.

 

5. PROFILI. ALLEGRA ALACEVICH: ISABELLA BAUMFREE (SOJOURNER TRUTH)

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae" (segnaliamo che queste schede risalgono ad alcuni anni fa).

Per un profilo della curatrice di questa voce, cfr. i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 557]

 

Nata tra il 1797 e il 1800, era la figlia di James e Betsey, schiavi del colonnello Ardinburgh ad Hurley, New York. La famiglia di Low Dutch di cui ella fece parte, non le diede la possibilita' di istruirsi. Ebbe ben cinque figli che le furono tolti e venduti a loro volta. Nel 1817 fu lasciata libera: da allora inizio' a viaggiare e a raccogliere le testimonianze di donne e uomini schiavi che raccolse nel Book of Life che le permise di combattere attivamente per la liberta'. Conobbe Abraham Lincoln. Mori' il 26 novembre 1883.

Opere: Narrative of Sojourner Truth, 1850.

Bibliografia: AA.VV., Narrative of Sojourner Truth (1850), edited by Olive Gilbert and with an introduction by Margaret Washington, Vintage, 1993.

 

6. PROFILI. ALLEGRA ALACEVICH: ISABELLA ELISABETTA TEOTOCHI ALBRIZZI MARIN

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae"]

 

Nasce a Corfu' nel 1760. Le poche notizie sulla sua adolescenza accennano all'insegnamento della letteratura italiana e francese impartitole dalla sua nobile ma non ricca famiglia. A sedici anni, in seguito alle nozze col veneziano Carlo Antonio Marin, si trasferisce a Venezia. Ben presto diventa l'animatrice di un salotto di letterati ed artisti attratti dalla sua intelligenza e dalla sua grazia, tra i quali Ippolito Pindemonte, che la cantera' col nome di Temira, Aurelio de' Giorgi Bertola, Antonio Canova. Dopo le nuove nozze con il patrizio veneziano Giuseppe Albrizzi, Isabella descrive nei Ritratti (1807) alcuni fra i suoi illustri amici ed ammiratori: Pindemonte, Canova, Foscolo (con cui - lui sedicenne, lei trentaquattrenne - ha una relazione amorosa), Cesarotti, Alfieri, Byron e Bettinelli. Muore a Venezia il 27 settembre 1836.

Opere: Ritratti scritti da Isabella Teotochi Albrizzi, Brescia, Bettoni, 1807; a Verona, nella Biblioteca Civica, e' conservato un fondo consultabile "Isabella Teotochi Albrizzi" (una lettera dell'Albrizzi; otto lettere all'Albrizzi; un documento all'Albrizzi relativo).

Bibliografia: Costanza Giorgetti, Ritratto di Isabella, Firenze, Le Lettere, 1992; Luisa Ricaldone, La scrittura nascosta, Parigi-Firenze, Champion-Cadmo, 1996; Enciclopedia Italiana, 33, Roma 1937, p. 537; C. Giorgetti. Ritratto di Isabella. Studi e documenti su Isabella Teotochi Albrizzi, Firenze 1992; M. Dal Corso. Un emigre' nel salotto Albrizzi. Le lettere di Philippe d'Arbaud Jouques a Isabella Teotochi Albrizzi, "Bollettino della Biblioteca Civica di Verona", 4, Inverno 1998 - Primavera 1999, pp. 119-151; Adriano Favaro, Isabella Teotochi Albrizzi, Gaspari Editore, Udine 2003.

 

7. PROFILI. CRISTINA CONTILLI: GIULIA MOLINO COLOMBINI

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae" (segnaliamo che queste schede risalgono ad alcuni anni fa).

Dal sito autoriemergenti.jimdo.com riprendiamo la seguente scheda su Cristina Contilli: "Cristina Contilli e' nata nel 1977 a Camerino, nel 2001 si e' laureata in lettere e nel 2006 ha concluso il dottorato di ricerca in italianistica presso l'Universita' di Macerata. E' un'appassionata del risorgimento italiano e della storia francese dell'800, i periodi in cui sono ambientati anche i suoi libri. Ha pubblicato quattro biografie romanzate: Le passioni di Silvio Pellico: amicizia, amore e scrittura nella vita di un poeta dell'800 (Carta e Penna, 2006), Dalla prigionia nello Spielberg al ritorno alla vita: la vita dentro e fuori dal carcere di Alexandre Andryane, Federico Confalonieri, Piero Maroncelli, Silvio Pellico (Giovane Holden, 2008), Il duello: Costanza Arconati tra Giovanni Berchet e Pietro Borsieri (Giovane Holden, 2008), Amore e rivoluzione: una biografia romanzata dei tre ufficiali che parteciparono alla presa della Bastiglia (Giovane Holden, 2009), e diversi historical romance che raccontano le avventure della marchesina e scrittrice di romanzi erotici Juliette de Sade e del conte e colonnello della marina Alain Philippe Eugene De Savoia-Soissons, ambientate nella Francia dell'800, dall'epoca napoleonica alla rivoluzione del 1832. Il primo volume della saga, intitolato Il porto di Calais, e' stato tradotto in inglese"]

 

Amica e corrispondente di Silvio Pellico, Giulia Molino Colombini (Torino 1812 -1879) partecipa, nel 1840, all'antologia: In morte di Diodata Saluzzo Roero di Revello: serto femminile. Due anni dopo stampa una Canzone, intitolata Torino, che viene apprezzata per i suoi contenuti patriottici da Vincenzo Gioberti. Rimasta vedova ancora giovane si occupa dell'educazione del figlio e sposta il suo interesse e la sua produzione letteraria dall'ambito poetico a quello pedagogico.

Opere: In In morte di Diodata Saluzzo Roero di Revello: serto femminile, Torino, Tipografia Baglione, 1840; A Diodata Saluzzo decoro delle donne italiane per virtu' grande: nel primo centenario dalla sua nascita, Torino, Tipografia Vercellino, 1874; Pensieri e lettere sulla educazione della donna in Italia, Pinerolo, Chiantore, 1860.

Bibliografia: E. R. Grosso, Giulia Molino Colombini, in Il genio muliebre. Percorsi di donne intellettuali fra Settecento e Novecento in Piemonte, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 1993; S. Pellico, Epistolario, Firenze, Le Monnier, 1856.

 

8. PROFILI. LEA DE NEGRI: FANNY MUSSINI VANZI (LEA)

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae" (segnaliamo che queste schede risalgono ad alcuni anni fa)]

 

Scrittrice fiorentina, nacque da madre berlinese e da Cesare Mussini, pittore esimio di Firenze. Visse a lungo a San Francisco in California. Adotto' spesso lo pseudonimo di "Lea" e con questo nome collaboro' a numerosi periodici ("Elettrico", "Fanfulla della Domenica", "Capitan Fracassa", ecc.), per i quali scrisse articoli di varia umanita'. Uno dei suoi primi romanzi, La storia di Giulietta, pubblicato nel 1889, fu cosi' commmentato sul periodico "Fanfulla della Domenica": "Un quadretto di genere, nel quale spicca la simpatica figura della protagonista... Madri affettuose a cui sta a cuore l'avviamento morale delle figliuole date loro a leggere questo libro, vi impareranno molte cose utili". Fu anche traduttrice di favole per bambini, particoalrmente dai Grimm.

Mori' nel 1914.

Opere: La storia di Giulietta, Firenze, Le Monnier, 1889; Repubblica letteraria, Milano-Napoli-Roma, F. Vallardi, 1894; Vecchie Ragazze, Torino, Roux e Viarengo, s.a.; A mezzocolle: storia semplice, Firenze, 1892; Illusioni estreme, Torino, 1900...

Bibliografia: Catanzaro C., La donna italiana nelle scienze, nelle lettere, nelle arti, Firenze, 1899; Casati G., Manuale di letture per le biblioteche, la famiglia e le scuole, Milano, 1921; Rovito T., Letterati e giornalisti italiani contemporanei, Napoli, 1922; Gastaldi M., Panorama della letteratura femminile contemporanea, Milano, 1936; Villani C., Stelle femminili, Napoli, Soc. Ed. Dante Alighieri, 1916; Bandini Buti M., Enciclopedia biografica e bibliografica italiana, Serie IV, Roma , Ist. Ed. Tosi, 1941; Santoro A., Veglione F., Catalogo della scrittura femminile italiana a stampa presente nei fondi librari della Biblioteca Nazionale di Napoli, Napoli, Dick Peerson, 1990.

 

9. PROFILI. LEA DE NEGRI: LUISA AMALIA PALADINI

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae"]

 

Luisa Amalia Paladini nacque a Milano, da Francesco, funzionario di un ministero del Regno napoleonico, e da Caterina Petrocchi, il 24 febbraio 1810. Nel 1815 Luisa si reco' a Lucca dove intraprese studi letterari. Non ancora ventenne, inizio' a scrivere versi e brevi componimenti d'occasione, tra cui emergono quelli composti per la morte di Teresa Bandettini. Nelle sue poesie spesso inneggiava ai valori risorgimentali. I Nuovi Canti offerti alla Guardia civica di Lucca sono ispirati agli episodi rivoluzionari del 1848. I suoi sentimenti patriottici ispirano anche la canzone Alla bandiera italiana. Si occupo' assiduamente di educazione femminile, con i suoi scritti e con l'insegnamento diretto, in diversi istituti pubblici. Nel 1844 pubblico' sul "Messaggero delle donne italiane" alcuni scritti pedagogici, poi raccolti nel Manuale per le giovinette italiane dedicato alla scrittrice Massimina Fantastici Rosellini. Nel 1853 scrisse alcuni articoli per il periodico "La polimazia di famiglia", confluiti poi nel racconto La famiglia del soldato. Nel 1861 scrisse Lettere di ottimi autori sopra cose familiari, ad uso soprattutto delle giovinette italiane, volto a fornire un modello per la composizione delle lettere. In seguito Luisa fu "prima istruttrice" e soprintendente degli Asili infantili di Lucca; poi direttrice di una scuola a Firenze. Nel 1872 le venne affidata la direzione dell'educandato femminile "Vittorio Emanuele II" di Lecce. La Paladini fu legata da grande amicizia con la poetessa Giannina Milli, come testimoniano alcune lettere scritte tra il 1860 e il 1872, ritrovate nel 1895. Luisa mori' nel luglio 1872. Sulla sua tomba nel cimitero di Lecce fu posta una lapide del Consiglio provinciale. A Lucca si dette il suo nome al Regio Istituto Magistrale.

Opere: Rosmunda in Ravenna: Tragedia Lirica... da rappresentarsi nel gran teatro la Fenice... (di Giuseppe Lillo; libretto: Luisa Amalia Paladini), Venezia, tip. Molinari, [1838]; Nuovi canti, Lucca, 1848; Fior di memoria per le donne gentili: prose e poesie, Firenze, 1855; La famiglia del soldato: racconto, Firenze, 1859 [altra ed. Le Monnier, 1883]; Manuale per le giovinette italiane, Firenze, 1864; L' orfana di Lancisa (Melodramma di Giuseppe Mazza; libretto: Luisa Amalia Paladini), Milano: Stamp. Dova; a cura e traduzioni: Janet Paul, La famiglia: lezioni di filosofia morale tradotte da Luisa Amalia Paladini, Firenze, 1858; Lettere di ottimi autori sopra cose familiari raccolte da Luisa Amalia Paladini ad uso specialmente delle giovinette italiane, Firenze, Le Monnier, 1861.

Bibliografia: Petraglione G. (a cura di), Un carteggio di Giannina Milli e Luisa Amalia Paladini, in "Rivista Abruzzese", 1895; Rosi M., Dizionario del Risorgimento nazionale, Milano, 1933; Orestano F., Eroine, ispiratrici e donne d'eccezione, Milano, 1940; Santini Florio, Vita e opere di Luisa Amalia Paladini, [Lucca], 1978; Santoro A., Veglione F., Catalogo della scrittura femminile italiana a stampa presente nei fondi librari della Biblioteca Nazionale di Napoli, Napoli, Dick Peerson, 1990.

 

10. PROFILI. ANGELA DIANA DI FRANCESCA: TERESITA SANDESCHI SCELBA

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biografica della serie "Dominae" (segnaliamo che queste schede risalgono ad alcuni anni fa).

Angela Diana Di Francesca, nata a Cefalu' nel 1954, scrittrice e poetessa, e' autrice di varie pubblicazioni]

 

Teresita Sandeschi Scelba dedico' la sua vita all'affermazione dei diritti della donna, e alle battaglie sociali.

Nata a Torino nel 1885 da un oriundo polacco, Pietro Sandesky (Teresita italianizzera' il cognome in Sandeschi affiancandolo a quello del marito) e da madre piemontese si trasferisce a Roma con la famiglia e qui si laurea in Medicina nel 1909 e si distingue nella campagna anticolerica del 1910. Nel 1911 prende parte al I Congresso Nazionale dell'Associazione delle Donne, in pratica il primo congresso femminsta in Italia, concludendo la sua relazione con le parole di Mazzini, valide ancora oggi: "Un paese e' grande se le sue donne sono veramente libere".

In quello stesso anno 1911 Teresita polemizza, lei giovane dottoressa da poco laureata, con il noto neuropatologo professor Mingazzini, il quale sosteneva che il cervello della donna pesava meno di quello dell'uomo facendo discendere da tale teoria l'inferiorita' intellettiva femminile."Se il numero delle elette e' scarso, scrive Teresita, anche il numero di quelle cui le circostanze hanno permesso di darsi a studi speciali fu scarso fino a ieri, trattenute com'erano dal pregiudizio e dal vostro egoismo".

Nel 1915, proseguendo la sua lotta contro le malattie sociali, fonda il mensile "Igiene sociale", poi sospeso per la guerra; entra all'Ufficio Igiene del Comune di Roma dove lavorera' fino alla pensione (1955).

La Sandeschi aderisce alle associazioni del femminismo italiano: il Cndi, l'Associazione per le Donne, l'Alleanza pro suffragio femminile, finche' nel periodo del fascismo queste vengono sciolte o limitate nelle loro caratteristiche e nelle loro attivita'. Vicepresidente del Cndi nel 1922, si dimette dopo il delitto Matteotti, prende posizione contro Mussolini, e tace per vent'anni. Nel  1944 ricostituisce l'Alleanza femminile italiana, ispirata alla Pro suffragio, grazie alla quale si ottiene il diritto di voto nel 1945, con venti donne elette all'Assemblea Costituente.

 

11. PROFILI. ANNA SANTORO: MARIA PIA LOMBARDI DE MARIA

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae" (segnaliamo che queste schede risalgono ad alcuni anni fa).

Per un profilo dell'autrice di questa voce, cfr. "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 345]

 

Napoletana, scrittrice di teatro.

Opere: Nei vortici del 2000, Commedia arditissima in 3 tempi. Teatro in nuovo stile, Napoli, Clet, 1934; Tutto in rosa. Umorismo al 100 per 100 - Raccolta di commediole, scenette, dialoghi, monologhi, adatti per il teatro, convitti, istituti, serate e salotti, Napoli, Clet, 1935. Ristampe: Nei vortici del 2000, (a cura di A. Santoro), Napoli, Ed. Araba Felice - Comune di Napoli (Assessorato alla dignita'), 2000.

Bibliografia: A. Santoro, Scrittrici, in Napoli e la Campania nel Novecento, a cura dell'Istituto Croce; Prefazione a Nei vortici del 2000, cit.

 

12. PROFILI. ANNA SANTORO: GRAZIA MANCINI PIERANTONI

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae"]

 

Nata a Napoli nel 1843, dalla poetessa Laura Beatrice Oliva e da Pasquale Stanislao Mancini (a sua volta figlio di Grazia Maria Riola, donna di grande sensibilita', alla quale Grazia fu tanto legata da pubblicare i suoi scritti inediti: Il manoscritto della nonna, Roma, 1878), sorella di Eugenio che sposera' Eva Cattermole (la Contessa Lara), fu allieva del De Sanctis. Nel 1848 la famiglia Mancini per motivi politici si rifugio' a Torino, dove vivranno fino al 1860, anno del ritorno a Napoli. Dal '60, visse tra Napoli, Torino, Roma, dove nel 1868 sposo' Augusto Pierantoni. Collaboro' a varie riviste tra le quali la "Nuova Antologia", si occupo' dell'educazione delle ragazze, scrisse versi, commedie, libri per ragazze e per ragazzi, novelle e romanzi, tradusse Dickens e altri autori inglesi e tedeschi. Mori' a Roma nel 1915.

Opere: Commedie d'infanzia, Napoli, 1874; Teatro per le fanciulle, Napoli, 1874; Poesie, Bologna, 1879; Lidia, Milano, 1880; Nuove poesie, 1888; Donnina, Pierro, Napoli, 1892 (ora in A. Santoro, Narratrici italiane dell'800, Napoli, Federico e Ardia, 1987); Marito e avvocato, Roma, Tip. Pallotta, 1892; La signora Tilberti, Citta' di Castello, 1894; Alla vigilia, Torino, 1896; Una pagina di storia, in "Nuova Antologia", Roma, 1898; Impressioni e ricordi: 1856-1864, Milano, Tip. Cogliatti, 1908.

Bibliografia: A. Santoro, Intellettuali sulla scena, in "Leggendaria", novembre-dicembre 1994; Ead., Narratrici italiane dell'800, Napoli, Federico e Ardia, 1897; Ead., Scrittrici, in Napoli e la Campania, Il Novecento, a cura dell'Istituto Croce; Ead., Piccola antologia di scrittrici campane, Napoli, Intramoenia, 2001; Ead., Leer a las escritoras italianas del pasado: el Diario de Grazia Mancini Pierantoni in Actas del Congreso Internacional "Representar - representarse", Uelva, ottobre 2001.

 

13. PROFILI. ANNA SANTORO: MATILDE SERAO

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae"]

 

Nata a Patrasso nel 1856 da Francesco Serao e Paolina Bonelly, donna colta e aristocratica che contribuiva al bilancio familiare dando lezioni private, Matilde trascorre in poverta' la sua fanciullezza a Napoli, dove consegue il diploma di maestra nel 1876. Impiegatasi ai Telegrafi di Stato, inizia contemporaneamente a collaborare ad alcuni giornali e a pubblicare novelle. Morta la madre amatissima nel 1879, due anni dopo Matilde si trasferisce con il padre a Roma ed e' qui che ha inizio la sua carriera giornalistica. Diventa collaboratrice fissa del "Capitan Fracassa" e poi del "Fanfulla della Domenica", della "Nuova Antologia", della "Cronaca Bizantina". Assieme a Edoardo Scarfoglio, sposato nel 1884 e con il quale avra' quattro figli, fonda il "Corriere di Roma", il "Corriere di Napoli", "Il Mattino". Nel 1904 si separa dal marito, costruendosi una nuova vita familiare con l'avvocato Giuseppe Natale con il quale avra' la figlia Eleonora, e fonda "Il Giorno" che sopravvivera' di un solo mese alla sua morte nel 1927.

Opere; Leggende napoletane, Napoli, 1881; Cuore infermo, Napoli, 1881; Fantasia, Torino, Casanova, 1883; La virtu' di Checchina, Napoli, 1884; Il ventre di Napoli, Napoli, 1884; Scuola normale femminile, Roma, Nuova Antologia, 1885; Il romanzo della fanciulla, 1886; Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, 1887 (ma riveduto e ripubblicato con il titolo I capelli di Sansone, Perrella, Napoli, 1909); Il paese di Cuccagna, 1891; Gli amanti, Napoli, Perrella, 1908 (III edizione); Piccole anime, Milano, Baldini e Castoldi, 1902; Storia di due anime, "Nuova Antologia", 1904; Telegrafi dello Stato, Roma, Perino, 1895; Nel paese di Gesu', 1898; La Madonna e i Santi, 1902; Dopo il perdono, "Nuova Antologia", 1905; Evviva la vita!, 1908; S. Gennaro nella leggenda e nella vita, 1909; Ella non rispose, Addio amore!, Castigo, 1914; Mors tua vita mea, 1926.

Bibliografia: B. Croce, in La letteratura della nuova Italia, vol. III, Bari, 1915; P. Pancrazi, Bello e brutto scrivere di Matilde Serao, in Scrittori italiani dal Carducci al D'Annunzio, Bari, 1937; P. Pancrazi, Introduzione a Matilde Serao, Milano, 1944-46; Dizionario universale della letteratura contemporanea, Milano, Mondadori, 1963, vol. IV, p. 448; A. Banti, Biografia di M. Serao, Torino, 1965; A. Borlenghi, M. Serao, in Narratori dell'800 e del primo 900, Milano-Napoli, 1966; M. Serao, Il paese di cuccagna, a cura e con introduzione di M. Pomilio, Firenze, Vallecchi, 1971; A. Palermo, Le due narrative di M. Serao, in Da Mastriani a Viviani, Napoli, 1972; M. Serao, Napoli, Introduzione di G. Infusino, con un saggio di P. Giannantonio, Napoli, Quarto Potere, 1977; R. Giglio, Per la storia di un'amicizia (D'Annunzio, Herelle, Scarfoglio, Serao), Loffredo, 1977; G. Buzzi, Invito alla lettura di Matilde Serao, Milano, 1981; AA. VV., Matilde Serao. Fra giornalismo e letteratura, Napoli, 1981; C. A. Madrignani, L'ultima Serao e il "romanzo popolare", in "L'ombra d'Argo", I, 1983, 3, pp. 31-42; M. Jeuland Meynaud, Immagini, linguaggio e modelli del corpo nell'opera narrativa di Matilde Serao, Roma, 1986; W. De Nunzio Schilardi, Matilde Serao giornalista (con antologia di scritti rari), Lecce, Milella, 1986; V. Pascale, Sulla prosa narrativa di Matilde Serao, Liguori, 1989; M. Serao, Il romanzo della fanciulla, a cura e con introduzione di Cesira D'Agostino, Napoli, Danilo, 1994; A. Ghirelli, Donna Matilde. La Serao "'a signora" di Napoli, Marsilio, 1995; A. Sarcina, La signora del Mattino. Con antologia dei "Mosconi" di Matilde Serao, La Conchiglia, 1995; T. Scappaticci, Introduzione a Serao, Laterza, 1995; M. Serao, La virtu' delle donne, con uno scritto di P. Pancrazi e nota critica di Toni Iermano, Cava de' Tirreni, Avagliano, 1999; A. Santoro, Scrittrici, in Napoli e la Campania del 900, a cura dell'Istituto Croce e dell'Universita' di Napoli.

 

14. PROFILI. ELENA SILVESTRINI: ALESSANDRA MACINGHI STROZZI

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae" (segnaliamo che queste schede risalgono ad alcuni anni fa)]

 

Nata a Firenze nel 1406, nel 1434 segui' il marito, Matteo Strozzi, avversario dei Medici, in esilio a Pesaro. Rimasta vedova con sette figli, fece ritorno a Firenze e si diede all'amministrazione del patrimonio familiare. Quando nel 1458 anche i figli maschi furono banditi dalla citta', riusci' a tenere unita la famiglia attraverso un'intensa corrispondenza epistolare. Mori' a Firenze nel 1471.

Opere: Lettere di una gentildonna fiorentina del secolo XV ai figliuoli esuli, scritte tra il 1447-70 e pubblicate nel 1877, ora in: Tempo di affetti e di mercanti. Lettere ai figli esuli, Garzanti, 1987.

Bibliografia: Dizionario enciclopedico della letteratura italiana, a cura di G. Petronio, Laterza, Bari, 1970, vol. III; N. Costa Zalesson, Scrittrici italiane dal XIII al XX secolo. Testi e critica, Longo 1982; G. Franceschini, Le lettere di Alessandra Macinghi Strozzi, Firenze, 1895; M. D'Andrea, Una gentildonna fiorentina del 1400, Napoli, 1897; M. L. Doglio, Scrivere come donna: fenomenologia delle "Lettere familiari" di Alessandra Macinghi Strozzi, in "Lettere italiane", XXXVI, 1984, pp. 484-97; E. Cecchi, N. Sapegno, Storia della letteratura italiana, "Il Quattrocento e l'Ariosto", Garzanti, Milano, 1992, pp. 396-98.

 

15. PROFILI. ELENA SILVESTRINI: ARCANGELA ELENA CASSANDRA TARABOTTI

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae"]

 

Nata a Venezia nel 1604. Affetta da una lieve malformazione, fu costretta dal padre nel convento di S. Anna, dove rimase tutta la vita. Dall'esperienza dura dei primi anni nacque La semplicita' ingannata, pubblicato con lo pseudonimo di Galerana Baratotti e finito all'Indice dei Libri proibiti. Il suo atteggiamento polemico muto', poi, per intercessione del cardinale Ferdinando Cornaro. Mori' a Venezia nel 1652.

Opere: Antisatira, Venezia, 1644; Lettere familiari e di complimento, Venezia 1650; Difesa delle donne, Venezia, 1651; La semplicita' ingannata, Venezia, 1654; Paradiso monacale, libri tre con Soliloquio con Dio, Venezia, MDCLXIII; L'inferno monacale di Arcangela Tarabotti, a cura di F. Medioli, Rosenberg & Sellier, 1990.

Bibliografia: P. L. Ferri, Bibliografia femminile italiana, Padova, 1842; Anonimo, Delle donne illustri italiane del XIII al XIX secolo, Roma, 1850, p. 232; R. Amari, Calendario di donne illustri, Firenze, 1957, p. 373; A. Belloni, Il Seicento, in Storia della letteratura d'Italia, Milano, 1929; B. Croce, Appunti di letteratura secentesca inedita o Zara, in "La Critica", III serie, anno III, fasc. VI, 20 nov. 1929; I. De Blasi, Antologia delle scrittrici italiane dalle origini al 1800, Firenze, 1930, p. 526; E. Zanette, Elena Tarabotti, in "Convivium", gen.-feb. 1931; M. Bandini-Buti, Poetesse e scrittrici, in Enciclopedia bio-bibliografica italiana, vol. 2, 1942, p. 350; E. Zanette, Suor Arcangela Tarabotti, monaca del Seicento veneziano, Istituto per la collaborazione culturale, 1960; G. Conti Odorisio, Donna e societa' nel Seicento, Bulzoni, 1979; Il Seicento: la vita di Arcangela Tarobotti, Centro Donna di Venezia, 1980; G. Conti Odorisio, Arcangela Tarabotti nel Seicento, in Firmato donna. Una donna un secolo, Il Ventaglio, Roma, 1986; A. Gianni, Anch'esse "quasi simili a Dio", Baroni, Viareggio-Lucca, 1997.

 

16. PROFILI. ELENA SILVESTRINI: CLARICE TARTUFARI

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae"]

 

Poetessa, scrittrice e drammaturga, nata a Roma nel 1868. Fu autrice di molte commedie. Mori' a Bagnore (Grosseto) nel 1933.

Opere: a) lirica: Versi, 1893; Versi nuovi, 1894; Vespri di maggio,1896; b) teatro: Modernissima, 1900; Logica, 1901; Dissidio, 1901; Arboscelli divelti, 1903; L'eroe, 1904; La salamandra, 1906; Lucciole sulla neve, 1907; La testa di Medusa, 1910; Il marchio, 1914; Le ultime lettere di Jacopo Ortis, 1924; c) narrativa e prosa: Roveto ardente, 1905; Fungaia, 1908; Il volo di Icaro, 1908; Il miracolo, 1909; Eterne leggi, 1911; Il giardino incantato, 1912; L'albero della morte, 1912; All'uscita del labirinto, 1914; Rete d'acciaio, 1919; Il dio nero, 1921; Il mare e la vela, 1924; Il gomitolo d'oro, 1926; La nave degli eroi, 1927; Lampade nel sacraio, 1929; Imperatrice dei cinque re, 1931; Ti porto via!, 1933; L'uomo senza volto, 1941.

Bibliografia: G.A. Borgese in La vita e il libro, III, Torino, 1913; G. Boine, Clarice Tartufari all'uscita del labirinto, in Frantumi. Plausi e botte, Firenze, 1918; M. Muret, Romancieres italiennes: Mathilde Serao, Grazia Deledda, Clarice Tartufari ,in "Journal des debats", 3 novembre 1927; B. Croce in La letteratura della Nuova Italia, VI, Bari, 1940; L. Russo in I narratori, Milano, 1951; Voce "Tartufari Clarice" in Dizionario universale della letteratura contemporanea, Milano, Mondadori, 1963; Dizionario enciclopedico della letteratura italiana, a cura di G. Petronio, Laterza, Bari, 1970, vol. V; G. Morandini, La voce che e' in lei, Bompiani, 1980; R. Reim, Controcanto. Novelle femminili dell'Ottocento italiano, Sovera, 1991; Enciclopedia della letteratura, Garzanti, Milano, 1991.

 

17. PROFILI. VINCENZA SILVESTRINI: PAOLINA LEOPARDI

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae" (segnaliamo che queste schede risalgono ad alcuni anni fa)]

 

Nata a Recanati nel 1800, ebbe una buona istruzione insieme ai fratelli Giacomo e Carlo. Si presto' come traduttrice e copista sia a Giacomo, che soffriva di un male agli occhi, sia al padre Monaldo, direttore del periodico "La Voce della Ragione". Nella solitudine in cui visse, Paolina, approfondi' i suoi studi e strinse rapporti epistolari, spesso tenuti segreti per l'opposizione della madre Adelaide Antici. Dopo la morte della madre acquisto' una maggiore liberta' e comincio' a viaggiare per l'Italia (Modena, Assisi, Napoli). Mori' a Pisa nel 1869.

Opere: Io voglio il Biancospino. Lettere 1829-1869, Archinto, Milano, 1990; Viaggio notturno intorno alla mia camera, traduzione dell'opera di X. De Maistre.

Bibliografia: Dino Alberti, Paolina Leopardi lettrice di Stendhal. Affinita' elettive tra le famiglie Bayle e Leopardi, Zanetti; Rosalia Irti, Pilla,  Essedue, 1989; Elettra Testi, Sorella. Vita di Paolina Leopardi, La Luna, 1992; G. De Martino, M. Bruzzese, Le filosofe, Liguori, Napoli, 1994, pp. 273-275.

 

18. PROFILI. VINCENZA SILVESTRINI: CHIARA MATRAINI

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae"]

 

Nata a Lucca nel 1514. Studiosa di filosofia e di storia, fu ottima traduttrice dal latino. Fu in relazione epistolare con uomini famosi. Sposo' Vincenzo Contarini di cui rimase vedova nel 1555. Mori' dopo il 1597.

Opere: Rime et prose,1555; Meditazioni spirituali, 1581; Breve discorso sopra la vita della Beata Vergine,1590; Lettere,1597; Dialoghi spirituali, 1602.

Bibliografia: Bergalli Gozzi Luisa, Componimenti poetici delle più illustri rimatrici..., Venezia, Mora, 1726; L. Baldacci, Chiara Matraini, poetessa lucchese del XVI secolo, in "Paragone", IV, 1953, pp. 53-67; Dizionario enciclopedico della letteratura italiana, a cura di G. Petronio, Laterza, Bari 1970, vol. III; G. Palange, Per un'edizione critica di Chiara Matraini, in AA.VV., Studi in onore di Raffaele Spongano, Bologna, 1980, pp. 235- 262; N. Costa Zalesson, Scrittrici italiane dal XIII al XX secolo. Testi e critica, Longo 1982; Nel cerchio della luna. Figure di donne in alcuni testi del XVI secolo. Appendice III, a cura di M. Zaccan, Venezia, 1983; Poesia italiana. Il Cinquecento. Il Seicento, a cura di G. Ferroni, L. Felici, Garzanti, Milano, 1994, pp. 226-229.

 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Numero 382 del primo luglio 2011

 

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