Telegrammi. 579



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 579 del 7 giugno 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Mao Valpiana: Settantatreesimo giorno di digiuno nonviolento collettivo a staffetta per opporsi alla guerra e al nucleare

2. Maria G. Di Rienzo: Un metro quadrato alla volta

3. Flavia Amabile intervista Alessandro Zanotelli

4. Una intervista a Susan George

5. Michela Marzano: Il valore della laicita'

6. Stefano Rodota': Il diritto restituito

7. Giulio Vittorangeli: Auguri

8. Per sostenere il Movimento Nonviolento

9. Segnalazioni librarie

10. La "Carta" del Movimento Nonviolento

11. Per saperne di piu'

 

1. INIZIATIVE. MAO VALPIANA: SETTANTATREESIMO GIORNO DI DIGIUNO NONVIOLENTO COLLETTIVO A STAFFETTA PER OPPORSI ALLA GUERRA E AL NUCLEARE

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

Il governo le ha tentate tutte per aprire nuovamente la strada alle centrali nucleari in Italia. L'anno scorso ha fatto approvare una apposita legge che prevedeva l'installazione di 4 nuovi reattori, per abrogare la quale sono state raccolte le firme di richiesta referendaria. Approvati i quesiti, il governo ha fatto modificare la legge in Parlamento, per evitare il referendum. La Corte di Cassazione ha invece riammesso i quesiti, che dovranno passare anche il vaglio della Corte Costituzionale.

Abbiamo un governo antidemocratico, filonucleare, che non vuole che il popolo sovrano si esprima.

Finalmente il 12-13 giugno gli elettori tutti sono chiamati a votare a favore o contro l'abrogazione della legge che introduce il nucleare in Italia. Bisogna raggiungere il quorum affinche' il referendum sia valido. Per questo ci vuole l'impegno di tutti i cittadini democratici.

Il digiuno che stiamo conducendo vuole essere anche di sostegno al voto referendario contro il nucleare che uccide il presente e il futuro.

Sono piu' di 160 le amiche e gli amici della nonviolenza che hanno finora aderito al digiuno promosso dal Movimento Nonviolento "per opporsi alla guerra e al nucleare". C'e' chi digiuna anche se malato in ospedale, chi in una cella di convento o di carcere, chi partecipa ma preferisce non farlo sapere pubblicamente e chi, non potendo aderire per vari motivi, lo fa spiritualmente.

Questa iniziativa nonviolenta prosegue dal 27 marzo scorso, e nuovi aderenti hanno gia' annunciato la loro partecipazione almeno fino alla consultazione referendaria del 12-13 giugno. Ma altri ancora si stanno aggiungendo, e si proseguira' oltre. Si digiuna in ogni parte d'Italia, da Trieste a Palermo, da Torino a Venezia, da Verona a Bari.

La nonviolenza e' contagiosa; abbiamo iniziato con un digiuno di 48 ore, che sta proseguendo da 73 giorni.

Chi desidera aderire al digiuno lo puo' comunicare a: azionenonviolenta at sis.it (indicare nome, cognome, citta', giorno o giorni di digiuno).

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Di seguito l'elenco delle persone che digiuneranno nei prossimi giorni.

Martedi' 7 giugno: Oriana Gorinelli (Rivalta di Torino), Giovanna Pacini (Firenze), Peppe Sini (Viterbo); Antonio Saulle (Trieste); mercoledi' 8 giugno: Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma), Anna Bellini (Ferrara), Roberto Treu (Trieste); giovedi' 9 giugno: Claudio Bedussi (Brescia), Franca Venturi (Sassari), Pierpaolo Brovedani (Trieste); venerdi' 10 giugno: Rocco Altieri (Pisa), Raffaele Ibba (Cagliari), Teresa Gargiulo (Castellamare di Stabia - Napoli), Giovanni Mannino (Acireale - Catania), Paola e Marco Baleani (Gubbio), Piero P. Giorgio (Gargnano - Brescia), Maria Bernarda Cursano (Macapa' - Brasile); sabato 11 giugno: Marco Iannelli (Roma).

Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi) porteranno avanti il digiuno a staffetta, alternandosi, fino alla fine della guerra; Gianluca D'Andrea, Pasquale Dioguardi, Adalgisa Freddi, Marco Rizzinelli e Giovanni Sarubbi digiuneranno tutti i lunedi'; Oriana Gorinelli digiunera' tutti i martedi'; Anna Bellini e Marco Palombo digiuneranno tutti i mercoledi'; Claudio Bedussi digiunera' tutti i giovedi'; Rocco Altieri, Paola e Marco Baleani, Teresa Gargiulo, Piero P. Giorgio, Raffaele Ibba e Giovanni Mannino digiuneranno tutti i venerdi'; Marco Iannelli digiunera' tutti i venerdi' e i sabato; Giovanni Cianchini digiunera' tutti i sabato. Alessandro Natalini e Marzia Manca digiuneranno un giorno a settimana.

 

2. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: UN METRO QUADRATO ALLA VOLTA

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento.

Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Cfr. il suo blog lunanuvola.wordpress.com Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81; si veda anche l'intervista in "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 250, e quella nei "Telegrammi" n. 425]

 

Quando si dice "ricucire" una nazione. O, se volete, persino "conquistarla". Rimetterla insieme, renderla di nuovo vivibile dopo trent'anni di guerra civile e 40.000 civili uccisi in essa. Lo stanno facendo le donne in Sri Lanka, un metro quadrato alla volta. Sono le squadre delle sminatrici.

La guerra nel paese e' cessata da due anni, ma ambo le parti in causa hanno disseminato ovunque mine antiuomo e il numero delle stesse e i siti ove esse si trovano non sono certi: le stime parlano di centinaia di migliaia di ordigni sepolti. Le fabbriche nella giungla delle Tigri del Tamil sfornavano migliaia di bombe ogni settimana: i campi minati creati dal loro esercito hanno coperto praticamente l'intera isola, nel tentativo di creare una barriera che separasse il nord dominato dai guerriglieri dal sud sotto il controllo del governo. Ma nelle settimane finali del conflitto, mentre fuggivano davanti all'avanzata dell'esercito dello Sri Lanka, le Tigri hanno "minato a caso", senza uno schema o uno scopo preciso. Hanno piazzato bombe attorno agli alberi, attorno alle case e ai pozzi, sui sentieri: ovunque soldati e persone comuni avrebbero potuto posare i piedi camminando.

Ora, in un dopoguerra quasi senza uomini, tanti ne sono morti e scomparsi, le donne sono i soli sostegni economici delle loro famiglie. Fanno i lavori che vengono loro offerti: e uno e' quello di ripulire le ferite del loro paese, una mina alla volta.

Yogalingam Rubaganthy, ventinovenne, sminatrice sul campo per un anno, sta ora addestrando una squadra di sole donne: "E' un lavoro difficile. Adesso il clima e' caldo e secco ed e' difficile stare tutto il giorno all'aperto e restare concentrate. Ma le donne possono farlo come chiunque altro, hanno le capacita' per farlo". Yogalingam ha perso il padre, una sorella e due fratelli quando la sua casa a Kilinochchi e' stata bombardata. Le e' rimasto un fratello minore, che ora e' tornato a scuola. "E' la ragione principale per cui siamo tutte qui. Siamo responsabili per le nostre famiglie. Io voglio aver cura della mia, ma il mio lavoro e' anche di beneficio al paese. Quando fuggivo dai combattimenti ho passato mesi in un campo di internamento per rifugiati di guerra. I campi non sono bei posti per viverci, e ci sono dentro ancora troppe persone: hanno bisogno che le loro terre siano liberate dalle mine per poter ritornare, per poter ritornare a vivere".

Anche Egambaram Renathani la pensa cosi'. I suoi due fratelli e sua sorella sono stati uccisi dalle mine. Lei e' tutta la sua famiglia, ora: "Mi sono messa d'impegno a imparare. E' duro, ma e' importante per il mio paese. Sono orgogliosa di fare questo lavoro".

A volte, guardando da lontano queste giovani donne in tutto il mondo, l'unica cosa che riesco a pensare e dire e' "grazie". Mi piacerebbe abbracciarle, cucinare per loro, ridere e piangere con loro, ma non posso. Allora le racconto.

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Fonti: The Sidney Morning Herald, Women's International Perspective.

 

3. RIFLESSIONE. FLAVIA AMABILE INTERVISTA ALESSANDRO ZANOTELLI

[Dal quotidiano "La Stampa" del 6 giugno 2011 riprendiamo la seguente intervista a padre Alex Zanotelli a cura di Flavia Amabile, dal titolo "Per i cattolici l'acqua e' la sorella e la madre. Sarebbe da cretini privatizzarla".

Flavia Amabile e' giornalista de "La Stamopa". Tra le opere di Flavia Amabile: con Marco Tosatti, I baroni di Aleppo, Gambertti, 1998, La Lepre, 2009; con Marco Tosatti, La vera storia del Mussa Dagh, Guerini e associati, 2003; con Marco Tosatti, Mussa Dagh. Gli eroi traditi, Guerini e associati, 2005.

Alessandro Zanotelli, missionario comboniano, ha diretto per anni la rivista "Nigrizia" conducendo inchieste sugli aiuti e sulla vendita delle armi del governo italiano ai paesi del Sud del mondo, scontrandosi con il potere politico, economico e militare italiano: rimosso dall'incarico e' tornato in Africa a condividere per molti anni vita e speranze dei poveri; negli ultimi anni e' tornato in Italia costantemente impegnato per la pace, la biosfera, i diritti umani di tutti gli esseri umani; e' direttore responsabile della rivista "Mosaico di pace" promossa da Pax Christi; e' tra i promotori della "rete di Lilliput" ed e' una delle voci piu' prestigiose della nonviolenza nel nostro paese. Tra le opere di Alessandro Zanotelli: La morte promessa. Armi, droga e fame nel terzo mondo, Publiprint, Trento 1987; Il coraggio dell'utopia, Publiprint, Trento 1988; I poveri non ci lasceranno dormire, Monti, Saronno 1996; Leggere l'impero. Il potere tra l'Apocalisse e l'Esodo, La meridiana, Molfetta 1996; Sulle strade di Pasqua, Emi, Bologna 1998; Inno alla vita, Emi, Bologna 1998; Ti no ses mia nat par noi, Cum, Verona 1998; La solidarieta' di Dio, Emi, Bologna 2000; R...esistenza e dialogo, Emi, Bologna 2001; (con Pietro Ingrao), Non ci sto!, Piero Manni, Lecce 2003; (con Mario Lancisi), Fa' strada ai poveri senza farti strada. Don Milani, il Vangelo e la poverta' nel mondo d'oggi, Emi, Bologna 2003; Nel cuore del sistema: quale missione? Emi, Bologna 2003; Korogocho, Feltrinelli, Milano 2003. Opere su Alessandro Zanotelli: Mario Lancisi, Alex Zanotelli. Sfida alla globalizzazione, Piemme, Casale Monferrato (Al) 2003. Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 273]

 

Per lui l'acqua e' madre e sorella, un bene essenziale, escluso che qualcuno possa rubarla. Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, di battaglie ne ha combattute tante, sempre in prima fila per la pace, la nonviolenza, i piu' deboli. L'idea che qualcuno possa privatizzare l'acqua gli fa commettere il suo unico peccato capitale: andare su tutte le furie. Avra' scritto almeno una decina di lettere a tutti per chiedere un passo indietro. L'ultima chiama a raccolta gli uomini e le donne di chiesa.

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- Flavia Amabile: Si rivolge a sacerdoti, missionari, religiosi: che cosa farete?

- Alex Zanotelli: Ci ritroveremo in piazza San Pietro, a Roma, giovedi'  9 giugno a mezzogiorno, per fare un grande digiuno. Ho chiesto loro di arrivare con i simboli sacerdotali e religiosi, ma anche con i manifesti pastorali, per poter innalzare a tutto il popolo italiano il nostro clamore: Salviamo l'acqua! Scendiamo in piazza, cosi' come hanno fatto i monaci in Myanmar (ex Birmania) contro il regime che opprime il popolo.

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- Flavia Amabile: In quanti hanno risposto?

- Alex Zanotelli: A oggi sono arrivate le adesioni di centocinquanta comunita'.

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- Flavia Amabile: Un buon risultato. Anche le istituzioni vaticane sono d'accordo?

- Alex Zanotelli: Papa Benedetto XVI afferma nella sua enciclica sociale Caritas in Veritate, al n. 27, che l'acqua e' un diritto universale di tutti gli esseri umani. Anche il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, al n. 485, avverte che l'acqua non puo' essere trattata come una mera merce. E, poi, dall'"Osservatore Romano" a segretari, monsignori e vescovi, in tanti hanno preso posizione contro la privatizzazione dell'acqua. Come cristiani non possiamo accettare la legge Ronchi, votata dal nostro Parlamento (primo in Europa) il 19 novembre 2009, che dichiara l'acqua bene di rilevanza economica.

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- Flavia Amabile: Che cos'e' l'acqua per i cattolici?

- Alex Zanotelli: E' la sorella e la madre. "Dateci da bere!", gridano oggi milioni di impoveriti. In un pianeta, dove la popolazione sta crescendo e l'acqua diminuendo per il surriscaldamento, quel "dateci da bere!" diventera' un grido sempre piu' angosciante. Nei volti di quegli assetati, noi credenti vediamo il volto di quel povero Cristo che ci ripetera': "Avevo sete... e non mi avete dato da bere!". A pagare, come sempre, saranno i piu' deboli. L'Onu afferma che entro la meta' del nostro secolo tre miliardi di esseri umani non avranno accesso all'acqua potabile. E' un problema etico e morale di dimensioni planetarie che ci tocca direttamente.

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- Flavia Amabile: Eppure ci saranno anche molti fra i sacerdoti o fra coloro che si professano cattolici che non si schiereranno o, addirittura, voteranno per il no.

- Alex Zanotelli: E' vero, ma com'e' possibile questo? Considerare - come fa il governo - l'acqua alla stregua di una merce e' una bestemmia. Come ci si e' arrivati? Che cosa e' avvenuto al popolo cristiano per non accorgersi di qualcosa di cosi' enorme come questo? A volte e' anche un problema di informazione. Molti sacerdoti non hanno capito il problema. A volte c'e' un problema di schizofrenia: un conto e' quello che si dice in chiesa, un altro quello che avviene fuori.

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- Flavia Amabile: Di che cosa non sono informati?

- Alex Zanotelli: E' da cretini consegnare l'acqua ai privati. Hanno reso la gente imbecille e non si spiega quali affari si nascondono dietro. Sono enormi, l'oro blu ha sostituito l'oro nero, il petrolio; e' il nuovo, grande business e la politica asseconda sempre gli interessi economici.

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- Flavia Amabile: E se non verra' raggiunto il quorum?

- Alex Zanotelli: Ci stiamo preparando anche a questa eventualita'. Abbiamo grandi giuristi che stanno lavorando perche' la decisione del governo sia dichiarata incostituzionale.

 

4. RIFLESSIONE. UNA INTERVISTA A SUSAN GEORGE

[Dal sito di "Carta" (www.carta.org) riprendiamo la seguente intervista dal titolo "Socializzare le banche", il sommario "Costruire alleanze globali per riportare la finanza alla sua funzione originaria, ossia strumento dell'economia" e la nota "L'intervista e' stata realizzata per il sito periodismohumano.com, che ringraziamo per la gentile concessione".

Susan George, nata negli Stati Uniti ma cittadina francese dal 1994, e' tra figure piu' autorevoli di Attac; economista, tra i maggiori esperti internazionali dei rapporti Nord/Sud, una delle piu' autorevoli studiose sulla questione della fame nel mondo, direttrice del Transnational Institute di Amsterdam, impegnata nei movimenti ambientalisti, pacifisti, nonviolenti, di solidarieta'. Tra le opere di Susan George: Come muore l'altra meta' del mondo. Le vere ragioni della fame mondiale, Feltrinelli, Milano 1978; Il debito del Terzo Mondo, Edizioni Lavoro, Roma 1989; Il boomerang del debito, Edizioni Lavoro, Roma 1992; Il boomerang del debito estero, in Susan George, Massimo Micarelli, Antonio Papisca, Un'economia che uccide, L'altrapagina, Citta' di Castello 1993; Crediti senza frontiere, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Il rapporto Lugano, Asterios, Trieste 2000; Un altro mondo e' possibile se..., Feltrinelli, Milano 2004; cfr. anche il libro di Roberto Bosio, Verso l'alternativa. Intervista a Susan George, Emi, Bologna 2001. Cfr. anche il sito www.tni.org]

 

Attivista, filosofa, scrittrice e presidente del Comitato di pianificazione del Transnational Institute, fondatrice di Attac e pioniera del movimento altermondialista, Susan George mette in luce le contraddizioni del modello di riforma dell'Unione europea e la politica commerciale della stessa Ue. La globalizzazione neoliberista, l'organizzazione del commercio mondiale, il ruolo delle istituzioni finanziarie internazionali e le relazioni tra Nord e Sud sono alcuni dei temi sui quali ha centrato le sue denunce pubbliche e ha basato molti dei suoi libri, tradotti in oltre venti lingue. Il Rapporto Lugano, uno dei suoi libri piu' noti, e' giunto alla quattordicesima edizione. Questa intervista e' stata realizzata nell'aprile del 2011, a Malaga, in occasione dell'apertura di un ciclo di conferenze intitolato Crisi economica e finanziaria. Ci sono alternative?

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- Domanda: Gia' nel 2001 Lei affermava che la fine dei maggiori problemi cominciava con la formulazione di alcune domande, una delle quali era: chi sono i responsabili della crisi? Dieci anni dopo possiamo rispondere a quella domanda?

- Susan George: E' molto tempo che non leggo il Rapporto Lugano ma sono sicura della responsabilita' del gruppo di Davos. Sono loro i principali protagonisti dell'industria e dell'economia e con essi anche i governi che agiscono in favore di quel gruppo, compresi quelli socialisti, come quello spagnolo, piu' vicini al neoliberismo. Delle cause della crisi parla il mio ultimo libro che si intitola "La loro crisi, le nostre soluzioni", in cui affermo che l'elite economica mondiale riunita intorno al Forum di Davos e' il principale responsabile della crisi economica e finanziaria.

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- Domanda: Si calcola che con i 700 miliardi di dollari spesi negli Usa per sostenere la crisi delle banche, avremmo potuto alleggerire la fame nel mondo e sarebbero avanzati dei fondi. Qual e' la sua proposta?

- Susan George: Quello degli Stati Uniti e' un mercato senza regole. C'era un libero mercato con regole e regolamenti ma le banche hanno speso cinque miliardi di dollari per farla finita con quelle regole e, in questo modo, essere libere di fare cio' che vogliono. In definitiva, e' da li' che viene la crisi. E si aggrava con la preoccupazione dei governi per il deficit dello Stato e non per il deficit delle persone. La mia proposta e' di socializzare le banche. Soprattutto le banche che sono state salvate dal denaro pubblico. E' giusto esigere il credito di una percentuale sulle quantita' di denaro che hanno percepito.

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- Domanda: E il libero mercato?

- Susan George: Per come e' configurato comporta una lotta tra il sistema sociale e quello tributario. La competizione e' sempre piu' ferrea.

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- Domanda: La sua teoria dei cerchi concentrici pone la finanza nel cerchio piu' grande. Il pianeta diventa invece un punto minimo nella scala degli interessi. Come si potrebbe invertire l'ordine dei cerchi?

- Susan George: Come cambiare l'ordine? Con le alleanze, con le persone e cercando di comprendere i problemi che abbiamo. E' impossibile fare politica se la gente non comprende come ci stanno sfruttando. Se non vogliamo suicidarci, dobbiamo porre il pianeta nel cerchio maggiore, nella posizione di privilegio. Poi dovrebbe venire la societa' che deve obbedire alle regole della biosfera ed e' per far questo che abbiamo bisogno di un'economia. All'ultimo posto va posta la finanza che e' un semplice strumento.

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- Domanda: Lei propone anche un'alleanza internazionale tra i sindacati per frenare le conseguenze del liberismo sul lavoro...

- Susan George: Non solo dei sindacati. Tutto il mondo ha bisogno di alleanze per difendersi dalle conseguenze che comporta questo modello. Io propongo di parlare con la gente con cui normalmente non si parla. Lavoratori, donne, agricoltori, organizzazioni per lo sviluppo, mezzi di comunicazione, ambientalisti... Non dobbiamo smettere di fare quel che stiamo facendo ma dobbiamo unire gli sforzi. Serve molta pressione.

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- Domanda: Il Transnational Institute ha dedicato molta attenzione alle politiche locali innovative, per esempio alla democrazia partecipativa. Che ruolo puo' giocare oggi?

- Susan George: Si', abbiamo un nuovo programma sulla democrazia diretta, lo dirige Hilary Wainwright, ricercatrice e scrittrice che si occupa di nuove forme di responsabilita' democratiche all'interno dei partiti, dei movimenti e dello Stato. Lei promuove l'edizione di "Red Pepper", una rivista popolare della sinistra inglese, dove sono stati documentati molti esempi di rinascita della democrazia dal Brasile all'Inghilterra e, naturalmente, le lezioni che ne conseguono sulle politiche progressiste.

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- Domanda: Come valuta il fallimento dei grandi vertici sul clima, come quello di Copenaghen, e i timidi e non vincolanti accordi di Cancun?

- Susan George: Ho pianto quando sono stati resi noti i risultati. E' un tema che non mi lascia dormire. La questione del clima non e' una questione come le altre, non si potra' dire: "Ci siamo sbagliati" e tornare indietro. La politica ambientale deve essere forte e ha bisogno di molta pressione, Non puo' uscire dall'agenda politica quando si conclude un incontro.

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- Domanda: Ci siamo illusi troppo con Obama? E adesso gli statunitensi hanno perso la speranza?

- Susan George: Anche quando e' stato eletto Obama ho pianto, naturalmente per ragioni diverse da quelle di Copenaghen. E' difficile per gli europei capire quel che accade negli Usa. Negli Stati uniti il 24 per cento della popolazione crede che Obama sia l'anticristo, il 57 che sia musulmano e il 67 che sia socialista... una follia. Il 28 per cento pensa che stia imitando Hitler e il 45 che non sia statunitense. La politica e' una cosa molto strana negli Stati Uniti.

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- Domanda: Stiamo entrando nel terzo lustro per la fine del periodo che L'Onu ha stabilito per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio, c'e' ancora speranza?

- Susan George: Con questo sistema no. E meno ancora se si calcolano i soli cinque anni che restano. Se si continua cosi' forse riusciremo a ottenere qualcosa in 130 anni.

 

5. RIFLESSIONE. MICHELA MARZANO: IL VALORE DELLA LAICITA'

[Dal quotidiano "La Repubblica" del 15 maggio 2011 rirpendiamo il seguente articolo dal titolo "Il valore della laicita'" e il sommario "Il vero compito di uno Stato laico e' quello di organizzare la coesistenza delle diverse liberta'"

Su Michela Marzano dalla Wikipedia estraiamo la seguente scheda: "Maria Michela Marzano (Roma, 20 agosto 1970) e' una filosofa e docente italiana, residente in Francia. Nata nel 1970 a Roma, ha studiato all'universita' di Pisa e alla Scuola Normale Superiore. Dopo aver conseguito un dottorato di ricerca in filosofia alla Scuola Normale Superiore di Pisa, è diventata docente all'Università di Parigi V (René Descartes), dove è attualmente professore ordinario. Autrice di numerosi saggi e articoli di filosofia morale e politica, ha curato il "Dictionnaire du corps" (PUF, 2007). Si occupa di filosofia morale e politica e in particolar modo del posto che occupa al giorno d'oggi l'essere umano, in quanto essere carnale. L'analisi della fragilità della condizione umana rappresenta il punto di partenza delle sue ricerche e delle sue riflessioni filosofiche. Ambiti di ricerca: il corpo umano e il suo statuto etico; etica sessuale; etica medica; aspetti teorici del ragionamento morale e delle norme e dei valori che possono giustificare una condotta. Bibliografia: a) in francese: Penser le corps, Presses universitaires de France 2002; La fidelite' ou l'amour a' vif, Hachette 2005; Alice au pays du porno (con Claude Rozier), Ramsay 2005; Le Corps: Films X : Y jouer ou y etre, entretien avec Ovidie, Autrement 2005; Je consens, donc je suis... Ethique de l'autonomie, Puf 2006; Malaise dans la sexualite', J.C. Lattes 2006; La philosophie du corps, Puf 2007; Dictionnaire du corps, Puf 2007; La mort spectacle, Gallimard 2007; La pornographie ou l'epuisement du desir, Buchet-Chastel, 2003, Hachette 2003, 2007; L'ethique appliquee, Puf 2008; Extension du domaine de la manipulation, de l'entreprise a' la vie privee, Grasset et Fasquelle 2008; Visage de la peur, Puf 2009; Le Fascisme. Un encombrant retour?, Larousse 2009). b) in italiano: Straniero nel corpo. La passione e gli intrighi della ragione. Milano, Giuffre' Editore, 2004; Estensione del dominio della manipolazione. Dalla azienda alla vita privata. Milano, Mondadori, 2009; Critica delle nuove schiavitu'. Lecce, Pensa MultiMedia, 2009 (con Yves Charles Zarka e Christian Delacampagne); Sii bella e stai zitta. Perche' l'Italia di oggi offende le donne, Milano Mondadori, 2010; La filosofia del corpo, Il Melangolo, 2010; Etica oggi. Fecondazione eterologa, "guerra giusta", nuova morale sessuale e altre questioni contemporanee, Edizioni Erickson, 2011"]

 

In vigore da poco piu' di un mese, la legge francese sul divieto del velo integrale negli spazi pubblici rilancia il tema della laicita'. Voluta dal segretario dell'Ump Jean-Francois Coppe', questa legge e' sintomatica del "ripiego identitario" che caratterizza oggi una buona parte dell'Europa e mostra bene come strumentalizzare la laicita' serva spesso solo ad alimentare gli integralismi. Come a Tolosa, nel sud-ovest della Francia, quando un'insegnante di una scuola privata musulmana e' stata interpellata da una pattuglia della polizia che passava per strada. Un testimone che voleva filmare la scena e' stato arrestato. E qualche ora piu' tardi, davanti al commissariato centrale, si e' assistito all'organizzazione di una preghiera collettiva...

La laicita' resta un valore cardine della Republique. Dal 1905, anno di adozione della famosa legge difesa da Aristide Briand, lo Stato non riconosce e non sovvenziona nessun culto: ognuno e' libero di credere o meno e, in materia religiosa, il solo scopo della Repubblica e' di far convivere atei e credenti senza privilegi o discriminazioni. Almeno in principio, ognuno dovrebbe essere libero di praticare la propria religione e di rispettarne le regole. Perche' la fede appartiene alla sfera privata e lo Stato non deve intervenire ne' per favorire ne' per discriminare i diversi culti.

Come spiegava gia' Locke, il potere politico non puo' permettersi di enunciare regole e norme in materia religiosa perche' non e' suo compito "governare le coscienze". I cittadini, pero', devono a loro volta rispettare le regole comuni ed evitare qualunque forma di proselitismo religioso nelle strutture pubbliche (ospedali, tribunali, scuole, servizi). E' all'interno di questa logica che, in Francia, si inserisce la famosa legge del 15 marzo 2004, che proibisce non solo di portare il velo a scuola, ma anche di indossare, nelle aule scolastiche, qualunque simbolo religioso visibile, come la kippa o la croce. Ma si puo' invocare la laicita' per giustificare quest'ultima legge che vieta alle donne di portare per strada un velo integrale (burqa o niqab)?

L'argomento utilizzato dal legislatore non e' stato esplicitamente quello della laicita'. Nei dibattiti parlamentari, alcuni hanno insistito sulla dignita' delle donne. Altri sulle questioni legate alla sicurezza: portare un velo integrale non permetterebbe di identificare colei che lo indossa e ci sarebbe dunque il rischio di utilizzare il velo per atti illegali. E' tuttavia proprio nel nome della laicita' che molti difendono la legge anima e corpo. In un clima sempre piu' teso, si insiste sul pericolo dell'Islam radicale, evocando la fine della cultura francese e demonizzando ogni forma di multiculturalismo. Mentre Marine Le Pen cresce nei sondaggi accusando il governo di lassismo e Nicolas Sarkozy dichiara che nella trasmissione dei valori nessun insegnante puo' sostituirsi a un prete o a un pastore.

Che cosa resta allora della laicita'? Come rendere possibile la convivenza di valori differenti senza per questo rinunciare al patrimonio culturale del proprio paese o chiudere gli occhi sul fatto che alcune donne siano costrette a velarsi e certe adolescenti vengano maltrattate dai padri solo perche' corteggiate a scuola, come accaduto recentemente in Italia?

In un'epoca come la nostra, in cui la questione della laicita' va di pari passo con l'aumento non solo degli integralismi religiosi, ma anche dell'intolleranza e del razzismo, forse bisognerebbe interrogarsi di nuovo sul significato dell'espressione "identita' nazionale" e cercare di capire come il rispetto delle differenze non implichi necessariamente una "tolleranza passiva", come ha recentemente affermato il primo ministro britannico David Cameron, denunciando il fallimento del multiculturalismo all´anglosassone. Ogni paese ha certamente un proprio patrimonio culturale specifico, che va di pari passo con la storia della propria unita', con le contraddizioni e le difficolta' che si sono di volta in volta incontrate per imparare a vivere insieme. Cultura, usi e costumi fanno parte delle nostre radici e ci permettono di sapere da dove veniamo e dove vogliamo andare. Indipendentemente dal paese in cui ci troviamo, la nostra lingua, le nostre credenze religiose e i nostri valori contribuiscono a farci sapere chi siamo. Al tempo stesso, pero', l'identita' non e' mai monolitica. Ogni persona evolve e si trasforma grazie anche a tutti coloro che incontra nel corso della propria vita. E un discorso analogo vale anche per l'identita' di un popolo. La conoscenza di altre culture ci arricchisce e ci permette di rimettere in discussione le nostre certezza. Certo l'Altro, in quanto "altro", disturba e sconcerta. A causa della sua "differenza", ci obbliga ad interrogarci sul ruolo che l'alterita' occupa nella nostra vita, e sullo spazio che siamo disposti a darle. L'altro e' il contrario dell'ordinario e dell'abituale. E' per questo che molto spesso lo si rifiuta, utilizzando la nozione di identita' per far credere alla gente che esista una barriera rigida capace di distinguere l'io dal non-io, il fratello dallo straniero: una barriera che si erige ogni qualvolta una cultura, una religione o una societa' non riesce ne' a pensare l'altro, ne' a pensarsi con l'altro. Ma erigere barriere o promulgare leggi che nel nome di una certa laicita' interferiscono con le scelte religiose dei singoli individui non serve a pacificare una societa'.

Questo tipo di strategie non fa altro che spingere alla radicalita'. Al contrario della tolleranza, che e' la vera colonna vertebrale della laicita'. Anche se la tolleranza non e' mai, come ci insegna Voltaire, mera passivita'. Accettare la diversita' religiosa e culturale non significa chiudere gli occhi di fronte a pratiche estremiste che ledano i diritti umani fondamentali su cui si basa la nostra societa'. Ma il caso del velo integrale per la strada non e' certo una di queste pratiche. Il vero compito di uno Stato laico non dovrebbe d'altronde essere quello di organizzare la coesistenza delle diverse liberta'?

 

6. RIFLESSIONE. STEFANO RODOTA': IL DIRITTO RESTITUITO

[Dal quotidiano "La Repubblica" del 2 giugno 2011 col titolo "Il diritto restituito" e il sommario "Il 12 e il 13 giugno si votera' il referendum sul nucleare".

Stefano Rodota' e' nato a Cosenza nel 1933, giurista, docente all'Universita' degli Studi di Roma "La Sapienza" (ha inoltre tenuto corsi e seminari nelle Universita' di Parigi, Francoforte, Strasburgo, Edimburgo, Barcellona, Lima, Caracas, Rio de Janeiro, Citta' del Messico, ed e' Visiting fellow, presso l'All Souls College dell'Universita' di Oxford e Professor alla Stanford School of Law, California), direttore delle riviste "Politica del diritto" e "Rivista critica del diritto privato", deputato al Parlamento dal 1979 al 1994, autorevole membro di prestigiosi comitati internazionali sulla bioetica e la societa' dell'informazione, dal 1997 al 2005 e' stato presidente dell'Autorita' garante per la protezione dei dati personali. Tra le opere di Stefano Rodota': Il problema della responsabilita' civile, Giuffre', Milano 1964; Il diritto privato nella societa' moderna, Il Mulino, Bologna 1971; Elaboratori elettronici e controllo sociale, Il Mulino, Bologna 1973; (a cura di), Il controllo sociale delle attivita' private, Il Mulino, Bologna 1977; Il terribile diritto. Studi sulla proprieta' privata, Il Mulino, Bologna 1981; Repertorio di fine secolo, Laterza, Roma-Bari, 1992; (a cura di), Questioni di Bioetica, Laterza, Roma-Bari, 1993, 1997; Quale Stato, Sisifo, Roma 1994; Tecnologie e diritti, Il Mulino, Bologna 1995; Tecnopolitica. La democrazia e le nuove tecnologie della comunicazione, Laterza, Roma-Bari, 1997; Liberta' e diritti in Italia, Donzelli, Roma 1997. Alle origini della Costituzione, Il Mulino, Bologna, Il Mulino, 1998; Intervista su privacy e liberta', Laterza, Roma-Bari 2005; La vita e le regole, Feltrinelli, Milano 2006, 2009; Perche' laico, Laterza, Roma-Bari 2009]

 

La Corte di Cassazione ha fatto la sua parte, con intelligenza giuridica e senso delle istituzioni. Gli effetti della decisione di far tenere il referendum sul nucleare sono evidenti, viene sventato il colpo di mano di un governo prepotente e incompetente. Viene impedita una frode del legislatore a danno degli elettori. Viene restaurata la legalita' costituzionale disprezzata da chi pensava che con uno sgangherato tratto di penna potesse esser fatta tacere la voce dei cittadini. Viene cosi' disinnescata la trappola congegnata con l'apparenza dell'abrogazione delle norme sulla costruzione delle centrali nucleari e con la sostanza di un governo che pretendeva di tenersi le mani libere per far ripartire a suo piacimento il programma nucleare. Un espediente misero, un'evidente legge-truffa, che violava il principio secondo il quale il referendum non si tiene solo se la nuova legge va esattamente nella direzione voluta dai suoi promotori.

La Cassazione ha colto la malafede governativa (implacabilmente documentata dalla memoria presentata da Alessandro Pace) e ha trasferito il referendum proprio sulla parte truffaldina della nuova norma. La morale di ieri e' limpida. E' ancora possibile sottrarre liberta' e diritti all'aggressione di cui sono continuamente oggetto. La sconfitta politica del governo e della maggioranza non poteva essere piu' chiara.

Da tempo, infatti, eravamo costretti a fare i conti con una linea governativa sempre piu' pericolosa, avventurosa, costosa. Una linea, pero', che ormai incontra resistenze sempre piu' decise, che hanno cominciato a demolirla e che, insieme, stanno facendo emergere le vere questioni nelle quali si riconoscono i cittadini. E non trascuriamo la decisione presa nella stessa giornata di ieri dall'Agcom, che ha dato indicazioni alla Rai perche' sia assicurata una effettiva informazione sui referendum, dopo la vergogna dei silenzi, delle trasmissioni semiclandestine, degli spot "informativi" che sembravano fatti apposta per togliere ai cittadini ogni voglia di andare a votare.

Questa strategia antireferendaria e' fallita. Fuggita dal referendum, la maggioranza si trova ora a fare i conti con un nuovo smacco. Chi sara' indicato come responsabile? Qualche povero amanuense? Gli eterni giudici comunisti? E deve soprattutto fare i conti con quei cittadini "emotivi" ai quali si e' cercato di negare il diritto di voto. Che, pero', sono ora in buona compagnia, con l'emotiva Angela Merkel che ha decretato la fine del programma nucleare tedesco.

Riportati nella loro interezza sulla scena istituzionale, i quesiti referendari sono destinati a caratterizzare ulteriormente e ad accelerare le dinamiche politiche appena avviate. Le elezioni amministrative hanno visto la comparsa di nuovi soggetti, non solo i nuovi sindaci, ma tutto quel mondo di donne, giovani, studenti, lavoratori, indignati di ogni eta' che nei mesi passati hanno rivitalizzato la politica e che piu' d'uno aveva liquidato con un'alzata di spalle. I referendum, da parte loro, segnalano ora la comparsa di una nuova agenda politica, costruita intorno a temi forti, che parlano del futuro di tutti. Di un punto di unione tra queste due vicende, le elezioni amministrative e i referendum, e che si trova proprio nelle forze in campo, perche' il miracolo del milione e quattrocentomila firme per i referendum sull'acqua "bene comune", record assoluto per la materia referendaria, nasce proprio dalla mobilitazione di persone che poi sono state protagoniste nel tempo delle elezioni e che a maggior ragione tornano ad esserlo in queste giornate.

Beni comuni, appunto. Questo e' il tratto unificante dei quesiti referendari. Il bene comune dell'acqua sottratto alle pretese speculative. Il bene comune della salute e dell'ambiente sottratto al rischio nucleare. Il bene comune della legalita' sottratta ad una giustizia a due velocita' prodotta dal legittimo impedimento. Il caso o l'astuzia della ragione o la Provvidenza hanno fatto si' che si producesse una congiunzione cosi' significativa. In un colpo solo possiamo dare alla vita, ai bisogni, all'eguaglianza, al futuro un senso che sembrava perduto.

Molti sono sconcertati, continuano a giudicare i referendum sull'acqua in particolare con criteri di convenienza economica e non colgono le dimensioni di un vero passaggio d'epoca che non puo' essere affrontato con le categorie del passato. Forse stiamo entrando davvero in un mondo tutto nuovo, e questo puo' far tirare un respiro di sollievo. Ma servono molta fede e molto impegno.

La prova e' vicina, il 12 e 13 di giugno.

 

7. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: AUGURI

[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento.

Per un profilo di Giulio Vittorangeli - che e' da sempre uno dei principali collaboratori di questo foglio e uno degli amici piu' cari - dall'ampia intervista apparsa in "Coi piedi per terra" n. 325 riprendiamo la seguente breve notizia biobibliografica "Giulio Vittorangeli e' nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili. E' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni. Ha partecipato alla realizzazione, stesura e pubblicazione di tre libri: Que linda Nicaragua!, Associazione Italia Nicaragua, Fratelli Frilli editori, Genova 2005; Nicaraguita, la utopia de la ternura, Terra Nuova, Managua, Nicaragua, 2007; Nicaragua. Noi donne le invisibili, Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, Davide Ghaleb editore, Vetralla (Vt) 2009. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Attualmente cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"]

 

Auguri, sinceri e di cuore, ai neosindaci eletti sull'onda di un grande entusiasmo popolare. Auguri di essere all'altezza del compito assunto; perche' adesso viene il difficile: saper amministrare senza deludere le profonde aspettative di rinnovamento degli elettori.

Se analizziamo il risultato elettorale, possiamo affermare che sostanzialmente sono stati due i motivi che hanno determinato questa inaspettata (certamente nelle dimensioni) vittoria della "sinistra".

Primo elemento, aver presentato (nelle sfide decisive) dei candidati politicamente credibili, lontani dai  grandi apparati di partito, non espressioni delle alchimie (il piu' delle volte autolesioniste) del centrosinistra; degli outsider per cui si poteva votare (o tornare a votare) finalmente senza turarsi il naso.

Secondo elemento, crediamo che abbiano inciso le lotte sociali (nel senso piu' ampio possibile del termine), che hanno attraversato, in particolare in questo ultimo anno, l'intera societa' italiana.

Veri segni di speranza che hanno avuto i colori del possibile: dalla strepitosa raccolta delle firme per il referendum contro la privatizzazione dell'acqua, a quanto e' accaduto nello stabilimento di Pomigliano d'Arco, con la sconfitta del tentativo della Fiat di introdurre il meccanismo delle "zone franche", zone industriali dove i salari, i diritti, i tempi di lavoro sono completamente sganciati dalla legislazione e dalla contrattazione nazionale (e' il meccanismo delle maquiladoras, presenti in Centroamerica, rilocalizzato pero' dentro i punti alti dello sviluppo capitalistico).

Proprio i referendum del prossimo 12 e 13 giugno possono dare la spallata, il colpo decisivo al centrodestra berlusconiano allo sbando, dopo la batosta elettorale. Ma qui iniziano i nodi da scogliere.

Perche' se i referendum pongono in maniera esplicita e limpida la centralita' dei beni comuni in chiave antiliberista, le posizioni liberiste invece appartengono anche alle forze politiche del centrosinistra. Non a caso, l'assenza proprio di un progetto politico alternativo al liberismo ha finito con l'annichilire la stessa opposizione.

Sappiamo, purtroppo, che l'adesione alla guerra e' bipartisan: quella afghana e' stata votata dal governo Berlusconi come dall'opposizione democratica del Pd, in barba all'articolo 11 della nostra Costituzione che ripudia la guerra. Le scelte largamente condivise che sono state fatte in questi anni sulla guerra, prima di essere un errore politico gravissimo, sono state un atto di profonda illegalita'.

La stessa manovra anticrisi del governo taglia a destra e a manca, con l'eccezione delle spese per gli armamenti, destinate a lievitare senza controllo.

Sappiamo che la crisi economica e' gestita nella logica perversa della guerra tra poveri (vedi questioni immigrati e razzismo), e sappiamo come la risposta piu' ripugnante, piu' infame, "padroni in casa nostra", "cacciateli via tutti", ecc., purtroppo non sia appannaggio solo della Lega.

La legge Bossi-Fini contro gli immigrati, e il successivo cosiddetto "pacchetto sicurezza", sono atti di profonda illegalita': ad iniziare dalla negazione del diritto di difesa, che invece la nostra Costituzione stabilisce per tutti.

Sintetizzando, il problema e' come si esce dal berlusconismo, da questa Italia materialista, individualista e "machista", dove la solidarieta' e' stata sostituita dal piu' squallido qualunquismo. Come si possono riparare i danni di un sistema che certo non era e non e' il fascismo (gli oppositori non vengono piu' assassinati, imprigionati, mandati al confino), ma che comunque pervasivo, autoritario ed oppressivo resta. Del resto il fascismo era l'esaltazione della caserma, non del mercato, mentre la televisione e' oggi uno strumento ben piu' potente di quelli di cui disponeva il fascismo. E, nella costruzione del sistema berlusconiano, la televisione commerciale ha giocato un ruolo cruciale assecondando la propensione individualista e qualunquista. Berlusconi e' stato abile ad estremizzare qualcosa che c'era gia'. Con una comunicazione tipica di un bravo venditore di sogni ha fatto la sua discesa in campo nella politica e dopo vent'anni non c'e' ancora una adeguata e diffusa capacita' di interpretazione del berlusconismo, del blocco sociale che fino a qui lo ha sostenuto, della logica della sfruttamento e della mercificazione che lo anima, della contraffazione della liberta' che lo ha reso vincente, della politica dell'immaginario che lo ha cementato. Senza questa interpretazione adeguata e condivisa sara' veramente duro porre rimedio ai devastanti disastri operati dal berlusconismo.

 

8. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

9. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Bertrand Russell, Il mio pensiero, Newton Compton, Roma 1997, pp. 768.

- Bertrand Russell, La mia filosofia, Newton Compton, Roma 1995, pp. 256.

- Bertrand Russell, Pensieri, Newton Compton, Roma 1996, pp. 256.

- Mario Alcaro, Bertrand Russell, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1990, pp. 160.

- Alfred A. Ayer, Russell, Mondadori, Milano 1992, pp. 176.

- Michele Di Francesco, Introduzione a Russell, Laterza, Roma-Bari 1990, pp. VIII + 200.

- Alberto Granese, Che cosa ha veramente detto Russell, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1971, pp. 200.

 

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

11. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 579 del 7 giugno 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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