La domenica della nonviolenza. 247



 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 247 del 15 maggio 2011

 

In questo numero:

1. Votare contro la guerra, votare contro il razzismo

2. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento

3. Paola Febbraro: Angela Paola Caldelli

4. Serena Fusco: Theresa Hak Kyung Cha

5. Maria Luisa Jori: Laudomia Bonanni

6. Bianca Madeccia. Billie Holiday

7. Daniela Monreale: Helle Busacca

 

1. EDITORIALE. VOTARE CONTRO LA GUERRA, VOTARE CONTRO IL RAZZISMO

 

Votare contro la guerra, votare contro il razzismo.

E quindi votare contro il regime della corruzione, votare contro l'eversione dall'alto.

Votare per la legalita' che salva le vite, votare contro le mafie assassine.

Votare contro tutte le uccisioni.

*

Ed agire contro la guerra, agire contro il razzismo.

Agire contro tutte le uccisioni.

Con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza.

 

2. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Giova ripetere le cose che e' giusto fare.

Tra le cose sicuramente ragionevoli e buone che una persona onesta che paga le tasse in Italia puo' fare, c'e' la scelta di destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.

"Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli". Cosi' recita la "carta programmatica" del movimento fondato da Aldo Capitini.

Sostenere il Movimento Nonviolento e' un modo semplice e chiaro, esplicito e netto, per opporsi alla guerra e al razzismo, per opporsi alle stragi e alle persecuzioni.

Per destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' sufficiente apporre la propria firma nell'apposito spazio del modulo per la dichiarazione dei redditi e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione: 93100500235.

Per contattare il Movimento Nonviolento, per saperne di piu' e contribuire ad esso anche in altri modi (ad esempio aderendovi): via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

3. PROFILI. PAOLA FEBBRARO: ANGELA PAOLA CALDELLI

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae" (segnaliamo che queste schede risalgono ad alcuni anni fa).

Paola Febbraro e' nata a Marsciano il 9 gennaio 1956 ed e' deceduta a Roma il 22 maggio 2008. Su di lei riportiamo la notizia autobiografica apparsa nello stesso sito nel 2002: "Nata a Marsciano (Pg) il 9 gennaio 1956 vive e lavora a Roma. Ha collaborato come redattrice della "Quotidiana di Poesia", stampato in occasione del Primo Festival Internazionale dei Poeti a Castelporziano, nel 1979. Sul "Dossier del Festival" e' stata pubblicata una sua poesia visiva. Ha scritto testi per la radio. Ha pubblicato racconti sperimentali su "Frigidaire" negli anni '80. Ha lavorato come aiuto-regista e drammaturga con Simone Carella, Alessandra Vanzi, Victor Cavallo. Ha scritto i testi dello spettacolo teatrale Dove esita l'immagine del mondo di Gustavo Frigerio (Parigi-Taormina 1992). Ha partecipato al Laboratorio di poesia di Elio Pagliarani Primavera 88. Con la raccolta Turbolenze in aria chiara e' stata tra i vincitori del Premio Laura Nobile 1993. Nel 1996 si e' autoprodotta un libricino E forse io chiamo amore, il primo di una serie di piccole e limitate autoproduzioni che nel 2002 ha cominciato a produrre come Ardesia Edizioni. Ha fatto parte della redazione della rivista in Internet "Poesia Italiana-Italian Poetry". Ha curato Lezioni e conversazioni di Amelia Rosselli, nel numero di "Galleria" a lei dedicato. Ha partecipato al Festival dei Poeti ad Ostia Antica nel 1994 e nel 1999. Ha curato insieme a Simone Carella e Simona Barberini Il romanzo di Castelporziano, trascrizione dei nastri audio dei tre giorni del Primo Festival dei Poeti (Stampa Alternativa, 1999). Opere: a fratello stefano (La Volpe e L'Uva, 2000); La Rivoluzione e' della Terra (Premio Renato Giorgi, Manni, 2002); autoproduzioni: E forse io chiamo amore ( 1996, 70 copie); Bacio (Pittografia, 1999 copia unica); Buone Nove (Ardesia Edizioni, 2002 - 12 copie); Amicizie (Ardesia Edizioni, 2002 - 12 copie); saggi: Al giusto verso - Conversazioni con Brunella Antomarini sulla trasmissione della poesia attraverso i sensi (Il Cannocchiale 2002)"]

 

Di lei non so altro se non quello che lei stessa ha scritto nel risvolto di copertina del suo unico libro, pubblicato nel 1980 in una edizione fuori commercio a cura di Geno Pampaloni, il primo a "stimare" la sua poesia, e poi ristampato nel 1981 dalle Edizioni del Girasole di Ravenna. In una bancarella di libri usati a Piazza Esedra ho trovato una copia di quest'ultima edizione. Questo e' quindi il "libro di una vita": letterale. Nell'introduzione Geno Pampolini narra la storia di questo incontro e le vicissitudini per far pubblicare il libro di Angela Paola Caldelli, che aveva 65 anni quando gli invio' le sue poesie. Molti editori "illuminati" si rifiutarono di pubblicarla solo per il suo "misticismo".

Quando l'ho letto sono ammutolita come si ammutolisce davanti a un fuoco. Una lingua italiana che fa tremare i polsi per la sua bellezza. Riporto qui la sua nota autobiografica che credo dica moltissimo sia su di lei che sul valore del libro. E quanta dignita' in queste sue parole: "Nessun dato di rilievo. Gli studi un abbozzo; allieva di scuola privata, si ammalo' in quegli anni, e, negata ad esatti concetti, seppe mai applicarsi; avida di letture, quello che capitava. Desiderandolo tutta la vita, pote' dedicarsi a scrivere, a parte frammenti, quando gia' ne disperava. Estranea ad influssi letterari, le giunse insperato consiglio e sostegno. Prodiga di aiuto; assistenza di molti anni nella malattia della madre. Dall'ascolto della Messa ogni giorno, cio' che conosce dei testi. La famiglia borghese, fedele cattolica. E' nata a la Spezia nel 1904. Vive abitualmente a Lucca".

Opere: Tu m'hai sedotta Edizioni del Girasole, 1981 Bologna.

Bibliografia: Enzo Siciliano, "Corriere della Sera", 8 giugno 1980; Carlo Laurenzi, "Il Giornale Nuovo", 21 giugno 1980; Luigi Compagnoni, "Il Mattino", 21 giugno 1980; Rodolfo Doni, "Messaggero Veneto", 13 luglio 1980; Giorgio Calcagno, "Tuttolibri", 9 agosto 1980; Giorgio De Rienzo, supplemento al "Corriere della Sera", 6 settembre 1980; Marialivia Serini, "L'Espresso", 21 novembre 1980; Mariagrazia Cucco, "Famiglia Cristiana", 14 settembre 1980; Valerio Volpini, "L'osservatore Romano", 19 settembre 1980. Hanno inoltre scritto di lei (tra altri): Valentino Bompiani, Maria Corti ("si tratta di livello alto, di un ricco gioco metafisico su pochi campi semantici, gli essenziali ed esistenziali, che si caricano cosi' di un senso originale, nuovo, poetico"); Italo Alighiero Chiusano ("scarna, ritrosa, ma insieme a volte trionfalmente impudica nel dire il proprio sentimento"); Giorgio Saviane ("sono grato a questa Angela Paola per avermi mostrato un aspetto dell'altrui, o di Dio?"); Piero Chiara ("mi ricorda addirittura Rebora"); Carlo Betocchi, Libero Bigiaretti, Geno Pampaloni.

 

4. PROFILI. SERENA FUSCO: THERESA HAK KYUMG CHA

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae" (segnaliamo che queste schede risalgono ad alcuni anni fa).

Serena Fusco e' docente di lingua inglese all'Universita' di Napoli L'Orientale]

 

Theresa Hak Kyung Cha, artista e studiosa dalla personalita' multiforme, attiva in diversi campi.

Nata a Pusan, Corea del Sud, Theresa H. K. Cha (1951-1982) e' la terza di cinque figli. Gli anni della sua infanzia coincidono con la guerra di Corea e in questo scenario la sua famiglia e' costretta a spostarsi continuamente, approdando poi, al termine della guerra, a Seoul.

Nel 1962 la famiglia emigra negli Stati Uniti, e nel 1964 si stabisce in California.

Cha frequenta l'Universita' di Berkeley, e, dopo aver conseguito la laurea in arte e letteratura, trascorre un periodo di studio a Parigi sotto la guida di Christian Metz, occupandosi di cinema. Rientrata in California, si dedica prevalentemente alla performance art e alla realizzazione di film; pubblica, come curatrice, la raccolta di saggi sul cinema Apparatus, Cinematographic Apparatus (1980).

Nel 1982, Theresa Cha viene assassinata a New York, dove si era trasferita da due anni. Pochi giorni prima della sua tragica e improvvisa morte esce Dictee, il suo lavoro piu' celebre e discusso.

Dictee e' un libro che mescola i generi e i linguaggi piu' diversi: biografia, poesia, racconto, esercizi calligrafici e di lingua, foto, e molto altro ancora. Attraverso le sue nove sezioni, e attraverso voci diverse e lingue diverse, il libro narra una storia collettiva. Questa storia e' l'esperienza del colonialismo, dell'immigrazione, del faticoso adattamento a una nuova cultura, della dislocazione spazio-temporale, della violenza del patriarcato, e della ricerca di una voce che esprima queste esperienze. Le protagoniste del libro sono donne diverse: la rivoluzionaria coreana Yu Guan Soon, la madre di Cha, Giovanna d'Arco, e molte altre donne senza nome. Questi personaggi femminili sono "tradotti" in una voce multipla, che tenta di recuperare dall'oblio storico la storia dolorosa e silenziosa di queste martiri e di queste eroine, e di riconsegnarla alla memoria collettiva.

Opere: a) film: Secret Spill (1974); Mouth to Mouth (1975); Recalling Telling ReTelling (1978); Passages, Paysages (1979); Exilee Temps Morts (1981); b) performances: Barren Cave Mute (1974); Aveugle voix (1975); A Ble Wail (1975); Life Mixing  (1975); Vampyr (1976); Reveille dans la Brume (1977); Other Things Seen, Other Things Heard (1978); c) libri: (a cura di) Apparatus, Cinematographic Apparatus: Selected Writings (1980); Dictee (1982).

Bibliografia: Writing Self, Writing Nation: Essays on Theresa Hak Kyung Cha's Dictee, a cura di Elaine Kim e Norma Alarcon, Berkeley, Third Woman Press, 1994; John Cho, Tracing the Vampire, in "Hitting Critical Mass: A Journal of Asian American Cultural Criticism" 3, 2 (1996), URL: http://socrates.berkeley.edu/~critmass/v3n2/choprint.html; Eun Kyung Min, Reading the Figure of Dictation in Theresa Hak Kyung Cha's Dictee, in Other Sisterhoods: Literary Theory and U.S. Women of Color, a cura di Sandra K. Stanley, Urbana and Chicago, University of Illinois Press, 1998; Min Jung Lee, Baring the Apparatus: Dictee's Speaking Subject Writes a Response, in "Hitting Critical Mass: A Journal of Asian American Cultural Criticism" 6, 1 (1999), pp. 35-50; Kandice Chuh, Imaginary Borders, in Orientations: Mapping Studies in the Asian Diaspora, a cura di Kandice Chuh e Karen Shimakawa, Durham and London, Duke University Press, 2001; Constance M. Lewallen, The Dream of the Audience: Theresa Hak Kyung Cha (1951-1982), Berkeley, University of California Press, 2001; Serena Fusco, "You See Only Her Traces": Theresa Hak Kyung Cha's Dictee, Or the Performance of a Voice, in Contact Zones: Rewriting Genre across the East-West Border, a cura di Donatella Izzo e Elena Spandri, Napoli, Liguori, 2003.

 

5. PROFILI. MARIA LUISA JORI: LAUDOMIA BONANNI

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae" (segnaliamo che queste schede risalgono ad alcuni anni fa).

Dal medesimo sito riprendiamo per stralci la seguente scheda di Maria Luisa Jori: "... Sono nata in Alessandria (ma da genitori toscani) nel 1939. Ho imparato molto sia dalle amiche che attraverso il mio lavoro di insegnante, incontrando la concretezza e la vitalita' dei giovani allievi... Poi e' venuta la maternita', che mi ha regalato una figlia in cui ho visto crescere una donna in senso pieno. Questa esperienza ha colmato molti buchi della mia maturazione adulta. Sono riuscita anche a costruire un rapporto prezioso con l'uomo della mia vita. Ma non mi e' mai bastata la famiglia: come tutte voi, ho cercato continuamente di costruirmi un'identita' nel rapporto con gli altri, con le altre, nel lavoro, nel pensiero, nella cultura, nella dimensione politica... Nutro alcune grandi passioni intellettuali ed espressive: la letteratura, che ho insegnato per quarant'anni con sempre vivo entusiasmo, la pittura e la storia dell'arte, il cinema, la pratica culinaria artigianale. Ma tutto questo non significherebbe nulla se non lo potessi condividere con degli affetti e con le meravigliose amiche che ho la fortuna di frequentare... La mia attivita' professionale ha svolto un importante ruolo nella costruzione della mia personalita' e nella formazione del mio carattere. Nell'anno scolastico 1963-64 ho insegnato Storia del teatro presso la Scuola d'arte drammatica del Comune di Alessandria. Nel 1966-67 ha insegnato lingua italiana come assistente negli istituti di secondo grado di Vienna, avendo vinto un concorso basato sullo scambio di soggiorno tra laureandi o neolaureati italiani ed austriaci. Nel 1969, dopo una approfondita formazione metodologica e critica nei seminari con il professor Getto, docente di letteratura italiana, e con il professor Avalle, docente di filologia romanza, mi sono laureata con il professor Venturi, docente di storia moderna, con una tesi su un periodico culturale dell'illuminismo austriaco e sulle relazioni tra il suo autore (Sonnenfels), sostenitore dell'abolizione della tortura, come ministro della giustizia dell'impero di Giuseppe II, e Cesare Beccaria. Ho insegnato nella scuola media inferiore dal 1967 al 1972 e poi, ininterrottamente, negli istituti tecnici industriali, dove sono entrata nel ruolo ordinario con la cattedra di italiano e storia dal 1974. Dal 1982 al 1986 ho insegnato nel triennio della sperimentazione ex art. 3 dell'Itis Guarrella e nel triennio della sperimentazione assistita Aracne. Nell'anno scolastico 1985/86 ho tenuto un corso di lingua tedesca a un gruppo di studenti del triennio dell'Itis Guarrella. Nel semestre gennaio-giugno 1986 ho svolto lezioni di lingua italiana a studenti del secondo anno del corso di laurea in Lingue moderne e Scienze politiche dello Sheffield City Polytechnic, in quanto incaricata dal dipartimento stesso dello Sheffield polytechnic di insegnare la lingua italiana a detti studenti durante il loro periodo di frequenza come esterni della facolta' di Scienze politiche dell'Universita' di Torino (secondo accordo interuniversitario tra gli Stati). Dal 1986/87 ho insegnato ininterrottamente presso il corso sperimentale linguistico dell'Itf Santorre di Santarosa (biennio e triennio). Nel 1998 ho tenuto un corso di scrittura creativa, che ha interessato un gruppo femminile di adulte di tutte le eta', professioni e livelli di studio, presso la Galleria delle donne, Centro di cultura per le donne Sofonisba Anguissola, Via Fabro 5, Torino. Dal 1999 al 2003 ho svolto la funzione di supervisore di tirocinio presso la Sis Piemonte. L'attivita' presso il Cidi di Torino (in quanto membro della segreteria) ha comportato non solo l'organizzazione di corsi di aggiornamento e convegni inerenti la ricerca didattica e la politica dell'innovazione scolastica, ma anche numerose docenze inerenti a: l'insegnamento della letteratura; l'insegnamento della composizione scritta sia come scrittura funzionale sia come scrittura creativa. Le partecipazioni a Progetti di ricerca dell'Irrsae Piemonte sono sempre state seguite da docenze in vari istituti scolastici. Presso l'Irrsae Piemonte ho inoltre tenuto piu' volte aggiornamenti agli insegnanti sulla didattica della letteratura (iniziative a cura di Rosa Castellaro e Alessandro Piccolo) e di didattica della scrittura creativa (iniziativa a cura di Patrizia Faudella). Nel 1998 ho tenuto corsi di aggiornamento sulla didattica della scrittura creativa, rivolti ad insegnanti di scuola elementare e secondaria. Come supervisore di tirocinio ho svolto ogni anno, dal 2000 al 2003, seminari per gli specializzandi di tutte le aree disciplinari sull'insegnamento della scrittura, soprattutto in funzione dell'insegnamento interdisciplinare delle competenze richieste dalla prima prova d'esame. Nell'anno accademico 2003-2004 ho tenuto un laboratorio per il primo anno Sis sulla didattica della scrittura. Opere: Maria Luisa Jori e Antonietta Migliore, Imparare a insegnare. I ferri del mestiere, Franco Angeli, Milano 2001. Dal 1985 collaboro alla rivista dell'Istituto Storico per la Resistenza di Alessandria ("Quaderno di storia contemporanea") con brevi saggi, relazioni su convegni e recensioni soprattutto inerenti saggi di storia di genere o sulla scuola. Alcuni dei saggi qui pubblicati sono i seguenti: L'altro come specchio di se'. Note sull'immagine dell'America nella cultura italiana degli anni Ottanta, Quaderno di storia contemporanea (1986, fasc. 17, p. 115-120); Camilla Ravera, una donna politica, Quaderno di storia contemporanea (1988, fasc. 4, p. 87-95); In-giustizia per i minori. In un romanzo dimenticato la testimonianza di una scrittrice giudice onorario, Quaderno di storia contemporanea (2004, fasc. 35, p. 111-121); Industria e letteratura: a trent'anni da un dibattito, Quaderno di storia contemporanea (1992, fasc. 11/12, p. 97-112); Per Lyana Cellerino (1939-1998), Quaderno di storia contemporanea (1998, fasc. 24, p. 201-202); La riforma della scuola secondaria: quale eredita' culturale per la seconda repubblica?, Quaderno di storia contemporanea (1994, fasc. 15, p. 105-112). Per quanto riguarda la didattica della scrittura ho pubblicato brevi saggi sulle seguenti riviste della scuola, con le quali collaboro continuamente: "Insegnare" (rivista a cura del Cidi nazionale); "Nuova secondaria" (rivista didattica, edita da La scuola di Brescia); "Chichibio" (rivista di didattica della letteratura italiana, fondata da Romano Luperini, casa editrice Palumbo). Curo una rubrica cinematografica sulla rivista didattica mensile "Insegnare" del Cidi, dal titolo: Lo specchio di Alice (una recensione di film per ogni numero, finora pubblicati da settembre 2003 a dicembre 2004). Nel 2003 ho curato la pubblicazione, in una edizione del Cidi di Torino, degli atti del corso di aggiornamento, dalla stessa organizzato, condotto e diretto, su La scrittura per ambiti. In un libretto della collana Le onde del 2004 (Tragitti di volo. Racconti e poesie, a cura di Gabriella Montone e Luisa Bistondi della galleria della donne Sofonisba Anguissola di Torino), in cui sono raccolti scritti creativi di donne che frequentano la galleria di Milli Toja, ho pubblicato un racconto autobiografico (Il seme di se'). Nel numero 11-12, 2004 di "Insegnare" ho pubblicato un lungo articolo (Professori che abbaiano sulla scuola) in cui discuto la concezione della scuola esposta in La scuola raccontata al mio cane (Guanda 2004) dalla scrittrice Paola Mastrocola"]

 

Le prime esperienze di questa donna abruzzese (L'Aquila 1907 - Roma 2002) maturano il suo sguardo riflessivo e critico sulla realta' attraverso il contatto con i bambini poveri delle aspre montagne della sua regione, dove lavora come maestra elementare dall'eta' di diciassette anni. Per passione, carattere e formazione diviene scrittrice sia di pregevoli e premiati libri per l'infanzia sia di narrativa di qualita' letteraria, collaborando intanto con elzeviri alle pagine culturali di alcuni giornali e riviste.

Per la qualita' della scrittura ed i premi ricevuti e' stata un tempo conosciuta a livello nazionale, soprattutto dai letterati. La sua prima raccolta di racconti, Il fosso, ebbe il riconoscimento, come esordio, del Premio Strega nel 1948. Segui' il successo di alcuni suoi romanzi degli anni Sessanta e Settanta, coronato da altre premiazioni prestigiose (Campiello, Bagutta, Viareggio, ecc.). Laudomia Bonanni ricevette allora numerose recensioni elogiative da parte dei piu' importanti letterati del tempo e raggiunse una certa fama.

Singolare, e ancora oggi d'attualita', e' poi il romanzo-saggio Vietato ai minori (1975), in cui l'autrice ricuce i vari suoi appunti e le relazioni che hanno accompagnato la sua esperienza per diciotto anni presso il tribunale dei minori dell'Aquila e di Roma come giudice onorario. Ma alla morte di Valentino Bompiani, suo editore, i suoi libri furono cancellati dai cataloghi della casa editrice, in quanto ritenuti insufficientemente commerciabili.

La scrittrice aquilana dunque, benche' risulti essere stata, fino a vent'anni fa, apprezzata perfino all'estero, come documenta anche la traduzione in francese e in spagnolo dei suoi primi romanzi, L'imputata (1960) e L'adultera (1965), dopo l'ultima sua pubblicazione nel 1983 (Le droghe) era caduta nell'oblio, finendo immeritatamente nella serie delle meteore letterarie del '900. Pertanto i suoi libri oggi sono tutti esauriti, reperibili soltanto nelle biblioteche, sia italiane sia straniere, dove sono diffusamente presenti. Cosi' la casa editrice Textus, dell'Aquila, ha programmato la riedizione di tutte le opere di Laudomia Bonanni nella collana La ginestra, diretta da Carlo De Matteis.

Qui, a cura dello stesso professore, alla fine del 2003 e' gia' stato pubblicato, postumo, l'ultimo romanzo di Laudomia Bonanni, La rappresaglia, che dal 1985 era rimasto inedito perche' non accettato da Bompiani nella forma che la scrittrice non aveva voluto correggere secondo le indicazioni editoriali. Il libro racconta un particolare episodio ambientato nel clima della Resistenza abruzzese (Cfr. la recensione di Laura Lilli, Il sangue dei vincitori, su "La repubblica" del 24 novembre 2003 e quella della scrivente nel sito web www.larepubblicaletteraria.net, in link con un profilo biografico di Laudomia Bonanni, scritto dal giornalista Pietro Zullino, che l'aveva frequentata quotidianamente per tutta la vita grazie all'intima, fedele amicizia della propria madre con lei).

Nel Dizionario mondiale di letteratura Rizzoli Larousse, 2003, Laudomia Bonanni e' inclusa con una voce specifica. Qui, tra le varie sue opere citate, viene segnalata la particolarita' interessante di Vietato ai minori. E' pero' discutibile la definizione dello stile della scrittrice, indicato come tipico del realismo e del neorealismo, con tendenze liriche. Come osservo' per primo Eugenio Montale nella sua recensione ai racconti de Il fosso, paragonandoli a quelli di Gente di Dublino di Joyce, Laudomia Bonanni supera invece i modelli del contemporaneo neorealismo. Infatti tutta la sua produzione anziche' avere l'impronta di uno stile lirico nostrano come, per esempio, quello del vocianesimo, presenta piuttosto quelle connotazioni moralistiche che, com'e' noto, a differenza del classicismo predominante e persistente nella storia della letteratura italiana, caratterizzano la tradizione della scrittura francese fino agli autori novecenteschi dalla scrittrice conosciuti in lettura, come, per esempio, Sartre.

I soggetti di questa narrativa, creata da una donna aquilana, schiva, che mai ha voluto essere classificata secondo etichette di moda, ne' quindi dichiarasi femminista, praticando soltanto per tutta la vita una sorta di sacerdozio della scrittura, prediligono le figure di donne umili, ma forti, resistenti alle sopraffazioni del potere maschile, e quelle dei bambini, considerati gli esseri piu' vicini alla natura, pertanto troppo spesso innocenti vittime di una societa' che ha perduto i valori umani.

Il profilo biografico di Laudomia Bonanni attualmente piu' adeguato, profondo nella sua sinteticita', e' quello offerto da Sandra Petrignani, che aveva conosciuto la scrittrice e pubblicato una sua intervista negli anni Ottanta con il titolo significativo La vita solitaria (in Sandra Petrignani, Le signore della scrittura, Milano, La Tartaruga, 1984, pp. 59-64), e nel secondo volume di Italiane (Ministero per le pari opportunita', 2004, pp. 26-27). Ma e' interessante notare che l'unico saggio analitico recente su Il fosso della scrittrice aquilana (in Antonio Illiano, Invito al romanzo d'autrice '800-'900: da Luisa Saredo a Laudomia Bonanni, Cadmo, 2001) e' stato scritto in occasione e in funzione di un corso di letteratura italiana presso l'University of North Carolina at Chapel Hill, Usa. Evidentemente all'estero si considera fondamentale includere l'opera di Laudomia Bonanni nel canone per lo studio della letteratura italiana del Novecento, soprattutto quando, per caratterizzare la produzione narrativa di un paese in trasformazione sociale quale l'Italia nel secolo scorso, si focalizza l'emergere epocale della scrittura delle donne.

Opere: Il fosso ( Mondadori, 1948); Palma e sorelle (Bompiani, 1954); L'imputata (Bompiani, 1960); L'adultera (Bompiani, 1964); Vietato ai minori (Bompiani, 1975); Citta' del tabacco (Bompiani, 1977); Il bambino di pietra (Bompiani, 1979); Le droghe (Bompiani, 1982); La rappresaglia (Textus, 2003).

Bibliografia: una bibliografia aggiornata si puo' trovare nella riedizione de Il fosso, a cura di Carlo de Matteis, in corso di stampa presso la casa editrice textus dell'Aquila. Per le informazioni biografiche e altro si veda il sito: www.larepubblicaletteraria.net

 

6. PROFILI. BIANCA MADECCIA: BILLIE HOLIDAY

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae" (segnaliamo che queste schede risalgono ad alcuni anni fa).

Dal medesimo sito riprendiamo la seguente notizia sull'autrice: "Bianca Madeccia vive e lavora a Roma. Giornalista, scrive poesie e dipinge. Nella sua arte cerca di sperimentare possibilita' di armonia o contrasto tra materiali, tecniche, linguaggi artistici differenti. Suoi articoli e recensioni sono state pubblicate su numerose riviste italiane cartacee e telematiche. Testi poetici sono stati musicati dal gruppo ligure Eccebanda www.poemus.it/mad/madeccia.html Un suo lavoro e' depositato nell'archivio del Gruppo Sinestetico www.grupposinestetico.it Opere: Ernesto Che Guevara, Diario da Cuba, traduzioni di Bianca Madeccia, Libri dell'Altritalia, 1995; Elettra Deiana, Bianca Madeccia, Marcella Mariani, Silverio Novelli e Edgardo Pellegrini, Dizionario sessuato della lingua italiana, Lie, 1994; Fotoscritture, a cura di D. Battaggia e S. Contessini, Lietocollelibri, 2005; Antologia sulla poesia d'amore al femminile, a cura di Cristina Contilli, edizioni Akkuaria, 2005; Preferenze, edizioni Arteromasedici, 2006". Dalla rivista "Isola nera" di luglio 2007 riprendiamo la seguente scheda: "Bianca Madeccia (1962) e' giornalista, vive e lavora a Roma. Dal 1990 al 2002 e' stata redattrice di "Avvenimenti". Ha tradotto il Diario da Cuba, di Ernesto Che Guevara (Libri dell'Altritalia, 1995). E' autrice di Dizionario sessuato della lingua italiana, di una silloge poetica inedita (Alta tensione) e di una raccolta di microracconti. Suoi scritti sono presenti in svariate antologie. Ha partecipato e partecipa a readings e performance di poesia. Un suo microracconto ha vinto il premio letterario Culturexpress 2006 indetto dalla Fondazione Eni Enrico Mattei. Con Lietocollelibri ha pubblicato nel 2007 la silloge poetica L'acqua e la pietra". Cfr. anche il blog biancamadeccia.wordpress.com/]

 

"Mi hanno detto che nessuno canta la parola fame e la parola amore come la canto io. Forse e' perche' so cosa hanno voluto dire queste parole per me e quanto mi sono costate".

Billie Holiday, una delle piu' grandi cantanti jazz e blues di tutti i tempi, nasce nel 1915 a Baltimora. Il suo vero nome e' Eleonora Fagan Gough. Questa grande cantante jazz non conosce l'apprendistato consacrato delle chiese. Non ha alle spalle cori gospel come Bessie Smith o Aretha Franklin. La sua iniziazione musicale, come racconta lei stessa nella sua biografia "Lady sings the blues", avviene a sette anni in un bordello. "A quel tempo facevo le pulizie in un casa chiusa e non accettavo incarichi da nessuno per meno di dieci cents ma per Alice e le sue ragazze correvo dappertutto gratis. Bastava che mi lasciassero andare di la' nel salottino a sentire i dischi di Louis Armstrong e di Bessie Smith. In certi casi la musica mi rendeva triste, cosi' triste che piangevo lacrime a fiumi, in altri casi riusciva a farmi dimenticare tutto. Era la prima volta che sentivo cantare musica senza parole. Quel "ba ba ba" con tutto il resto significava un'infinita' di cose per me, quanto e piu' delle parole vere di cui spesso non capivo il significato. Non sono la sola ad aver ascoltato per la prima volta del buon jazz in un bordello. Tanti bianchi la conobbero in case come quella di Alice ed e' per questo che continuarono a chiamarla musica da casino".

Apollo, Morocco, Spider Web: i locali di Harlem dove Billie comincio' a cantare, e che preferi' sempre alle grandi platee, nati grazie al proibizionismo, stavano in zone dove ogni sera le fuoriserie erano parcheggiate davanti a catapecchie. Le signore in ermellino, correndo tra i bidoni della spazzatura e le casse di carbone, facevano a gara a chi s'infilava per prima nel locale piu' alla moda. E' l'America degli "speakeasies", gli spacci clandestini di alcool. Il gin in questi posti sa di vernice ma non importa. L'importante era pronunciare la parola d'ordine sulla porta, entrare di nascosto e temere da un momento all'altro l'incursione della polizia. Le "flappers" (le maschiette) invadono le citta', danno scandalo con le loro calze trasparenti e le zazzere corte (bobs) e truccatissime vanno negli "speakeasy" e li' fumano e beveno in pubblico. Faulkner ha appena diciotto anni, Hemingway diciassette e Gershwin tredici.

Billie vive con la madre che lavora come domestica presso famiglie bianche nel ghetto nero del Maryland. A cinque anni si infila nei cinematografi dall'uscita posteriore per assistere ai film dell'attrice Billie Dove e di Billie diventa un'ammiratrice fino al punto di decidere di chiamarsi come lei. Inizia piccolissima a pulire per pochi centesimi i gradini delle case signorili di Baltimora. "Mi piaceva andare ai grandi magazzini. Entravo di nascosto e agguantavo velocemente dei calzerotti da sopra il banco e poi scappavo. E perche' no? Tanto anche se avessi avuto i soldi non me li avrebbero lasciati comprare. Il mondo in cui ci toccava vivere era regolato dai bianchi ma loro facevano razza a parte". A dieci anni subisce una violenza carnale da un vicino di casa. Denuncia lo stupro ma non viene creduta. Accusata di adescamento, finisce in un riformatorio cattolico.

Siamo nel '26. Chicago significa guerra tra le bande e "famiglie" della malavita organizzata. Al Capone gira su di un'auto blindata e va a teatro con una guardia del corpo di diciotto uomini in abito da sera. Billie, uscita dal riformatorio, va a fare la prostituta in una casa di tolleranza. Finisce di nuovo in prigione. Una condanna scontata nella fetida e sovraffollata prigione di Welfar Island. Ha quattordici anni. Uscita dal carcere segue la madre ad Harlem. Riescono a trovare una sistemazione provvisoria. Il suo debutto come cantante avviene per caso.

Nel 1929 la borsa di Wall Street crolla. In America ci sono piu' di 17 milioni di disoccupati. Billie e la madre rischiano di essere sfrattate. Per racimolare qualche dollaro bussa a tutti i locali di Harlem in cerca di lavoro. Dopo aver girato a lungo sulla 133sima, la strada dello swing, arriva al locale Pod's and Jerry's. Cerca inutilmente di essere assunta come ballerina.

"Facevo e rifacevo quei miei due poveri sgambetti finche' il pianista mi urlo' di piantarla, volevano mandarmi via ma io li supplicai di darmi un lavoro". E' proprio il pianista a intenerirsi. Le chiede se sa cantare e lei risponde di si'. "Improvvisamente nella sala si fece un gran silenzio. Se qualcuno avesse lasciato cadere uno spillo sarebbe sembrata l'esplosione di una bomba. Quand'ebbi finito tutti stavano lacrimando nelle loro birre". Inizio' a lavorare il giorno dopo. A quel tempo le soubrette passavano da un tavolo all'altro alzando la gonna e stringendo la banconota tra le gambe. Lei si rifiuta. La gente inizia a chiamarla ironicamente "Lady" (la signora). Non l'avevano ancora battezzata "Lady Day", nomignolo che l'avrebbe accompagnata tutta la vita e che il musicista Lester Young creo' per lei in seguito aggiungendo al lady dei tempi del Pot's and Jerry's l'ultima sillaba del suo cognome. Porta sempre una gardenia bianca tra i capelli e quello diventa il suo tratto distintivo. Comincia a cantare in altri locali finche' nel '31 arriva all'Apollo, un locale famosissimo. Ora puo' lavorare con i piu' grandi e famosi musicisti dell'epoca, da Duke Ellington a Louis Armstrong. Il pianista Mal Waldron dira' di lei: "suonare per Billie non era come suonare per una cantante, era come suonare con un altro musicista".

E' il periodo in cui il cinema americano si impone all'estero. Sono grandi anni anche per il jazz. Gershwin in questo periodo compone "Rapsody in blue". Escono "Tropico del cancro" di Henry Miller e "Furore" di John Steinbeck. Tra il '37 e il '38 iniziano le tournee, un duro apprendistato "on the road" con le maggiori orchestre del tempo. Nel '37 lavora con l'orchestra di Count Basie. Malgrado fosse nera come tutti gli altri musicisti, il colore della sua pelle al pubblico sembra troppo chiara. Una notte Billie e' costretta a scurirsi il viso con il cerone nero. Nel 1938 lavora con la "Artie Shaw Big Band", un'orchestra di bianchi. Per mesi e' costretta ad entrare dalla porta di servizio mentre i suoi colleghi bianchi entravano dalla porta principale.

Nel '39 canta al "Cafe' Society" nel Greenwich Village una canzone che diventa un successo e un simbolo musicale della protesta contro la discriminazione razziale: "Strange fruit", che racconta di un "frutto strano" che pende da un albero. "Danno strani frutti, gli alberi del Sud, sangue sulle foglie e sangue sulle radici / Corpi neri che dondolano nella brezza del Sud, strani frutti che pendono dai rami dei pioppi". Il "frutto strano" e' il corpo di un nero linciato. La Columbia non volle incidere questo pezzo per paura che le alienasse il mercato meridionale. Nel 1951 incide "Gloomy Sunday" una triste ballata di origine ungherese. Qualcuno pensa che questa canzone possa in qualche modo essere collegata ad un'ondata di suicidi che colpisce l'America. Viene proibita alla radio. E' il periodo in cui Billie precipita nella droga e nell'alcool. Nel 1947 viene arrestata a Filadelfia per detenzione di stupefacenti. Entra e esce dalla prigione e le viene proibito di cantare nei club newyorchesi. Si ammalera' sempre piu' spesso. La voce si incrina, diventa meno flessibile. Il pubblico continua ad adorarla. Nel 1954 pubblica la sua biografia "Lady sings the blues". In questi ultimi anni ha la possibilita' di esibirsi in una serie di concerti dal vivo. Nel maggio '59 fa la sua ultima apparizione in pubblico al Phoenix Theatre di New York. Il 31 maggio viene ricoverata in ospedale. Sul letto di morte riceve un'altra condanna per detenzione di stupefacenti. Muore dieci settimane dopo di cirrosi epatica con due poliziotti al capezzale.

Links: www.cmgww.com/music/holiday/ (sito ufficiale in inglese).

 

7. PROFILI. DANIELA MONREALE: HELLE BUSACCA

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae" (segnaliamo che queste schede risalgono ad alcuni anni fa).

Su Daniela Monreale dal sito www.danielamonreale.it riprendiamo per stralci la seguente nota biobibliografica: "Daniela Monreale (Palermo, 1963), poetessa, vive in provincia di Arezzo. Dopo aver compiuto gli studi classici e frequentato per alcuni anni la Facolta' di Lettere e Filosofia di Palermo, si e' poi diplomata in Pittura presso l'Accademia di Belle Arti. Trasferitasi in Toscana nel 1998, attualmente lavora a Firenze presso una struttura pubblica e collabora ad alcune riviste culturali ("Riforma","La Mosca di Milano", "Le Voci della Luna", "La Nuova Tribuna Letteraria", ecc.), con contributi critico-letterari. Ha collaborato con il mensile letterario "Stilos". Per  "Il Foglio letterario" ha curato il supplemento annuale di poesia Bar Code. Ha conseguito vari riconoscimenti in numerosi premi di poesia, nazionali e internazionali. Nell'aprile 2004 ha ricevuto il diploma honoris causa dell'Accademia Siculo-Normanna (Istituto di cultura superiore del Mediterraneo di Palermo e Monreale). Nello stesso anno e' stata inserita nel III volume  dell'opera "Storia della letteratura italiana - il secondo Novecento", Guido Miano editore, Milano. Nel 2011 si e' laureata in Scienze bibliche e teologiche presso la Facolta' valdese di Teologia a Roma, con una tesi sul rapporto tra Bibbia e arte, argomento al centro delle sue ricerche teologico-artistiche, sul quale ha anche realizzato un "Laboratorio di incontri - Letture bibliche attraverso l'arte" nell'ottobre 2009 presso il Centro comunitario della Chiesa valdese di Firenze. Opere: a) pubblicazioni di poesia: L'isola errante (Cultura Duemila Editrice, Ragusa 1990); Secreta Cura (L'Autore Libri, Firenze 1995); Il limite dell'orizzonte (Spring, Caserta 1999); Viaggio a ritroso (Circolo Renzo Rosselli, Milano 2001); Le Isole Felici (Dialogo Libri, Olgiate 2001); Lo sguardo delle cose (Nuova Editrice Magenta, Varese 2001); Quotidiano/Straordinario (Delta3, Grottaminarda 2002); Corpo a corpo, insieme a Fabrizio Bianchi (Lietocollelibri, Faloppio 2003); Un liquido incendiarmi, Libro d'artista, con un acrilico di Eugenia Serafini (Artecom, Tolfa 2004); L'attracco sulla luna, Introduzione di Gabriela Fantato (Edizioni Il Crocicchio - Inedition, Bologna 2006); b) curatele: Vie di Versi (Il Foglio, Piombino 2001); Helle Busacca, Poesie scelte (Ripostes, Salerno 2002); Bar Code 1 (suppl. di poesia per "Il foglio letterario", Piombino 2003); Bar Code 2 (suppl. di poesia per "Il foglio letterario", Piombino 2005); c) prefazioni: Antonio Padula, Nessuna orma segnava la neve (Il Foglio, Piombino 2001); Elena Milesi, Che si chiamava Cloto (Bastogi, Foggia 2003); d) tra i saggi critici: "Vita e scrittura in una parola ribelle. La poesia di Helle Busacca", in Le voci della Luna, n. 20, Sasso Marconi, marzo 2002; Scheda biobliografica su Helle Busacca, nel volume Scritture femminili in Toscana - voci per un autodizionario, a cura di Ernestina Pellegrini (Le Lettere, Firenze 2006); "Lucio Zinna. Ironia e disincanto in un verso composito e raffinato", in La Nuova Tribuna Letteraria, n. 81, Montemerlo, Venilia editrice, 2006; "L'orizzonte desiderato nella scrittura e nella vita di Dino Buzzati", in della Soalta', Palermo, dicembre 2006; "Il mito di Sisifo, ieri e oggi", in della Soalta', Palermo, giugno 2007; "Sogno disfatto, ombra che divora. L'ossimoro doloroso della poesia di Helle Busacca", in La Mosca di Milano, Milano, n. 17, dicembre 2007; "Suggestioni bibliche in Roveto ardente di Vincenzo Leotta", in Arenaria, ragguagli di letteratura contemporanea, Vol. IV, Palermo, 2010; e) e' presente in alcuni volumi antologici, tra cui: Prove d'Autore (Insula, Zurigo 1999); Carteggio (Polistampa, Firenze 1999); Cosi' pregano i poeti (San Paolo, Cinisello B. 2001); Rimata (Battei, Parma 2002); Toscanautori (Ibiskos, Empoli 2003); Haiku - Tre versi per la pace (Il Filo, Roma 2003); Avere un nome, con prefazione di don Ciotti (Liberodiscrivere, Genova 2003); 70 poesie per don Mazzi (Luca Pensa Editore, Lecce, 2004); Ti bacio in bocca, antologia di poesia erotica al femminile (Lietocolle, Faloppio 2005); Nuove declinazioni - aforismi (Joker, Novi Ligure 2005); Donne di parola, a cura di Alina Rizzi (Travenbooks, Laives 2005); Antologia della poesia erotica contemporanea (Ati' Editore, Roma 2006); Poesia Toscana del '900 (ill. di Aldo Frangioni, Libro d'arte, Edizioni della Bezuga, Firenze 2007); Corale - Ventidue voci poetiche per dieci anni di Voci della Luna (Edizioni Le Voci della Luna, Sasso Marconi 2007); Poesia del Novecento in Toscana (a cura di Franco Manescalchi, Edizioni Biblioteca Marucelliana 2009); f) e' presente, con una scheda biobibliografica, nel volume "Scritture femminili in Toscana - voci per un autodizionario", a cura di Ernestina Pellegrini (Le Lettere, Firenze 2006); g) sue poesie sono state pubblicate su riviste letterarie e su periodici, tra cui "Poesia", "L'Area di Broca", "Ellin Selae", "Issimo", "Lo Specchio" (supplemento a "La Stampa"), "Virgole", "Sinestesie", "Zeta", ecc. h) un suo racconto e' stato pubblicato sulla rivista "Storie". Alcuni studi sull'autrice: Aldo Gerbino, recensione a Secreta Cura, in "Ateneo palermitano", 1997; Ida Pampiani, recensione a Secreta Cura , in "La Scrittura", marzo 1997; Stefano Valentini, recensione a Il limite dell'orizzonte, in "La nuova tribuna letteraria", dicembre 2000; Katia Trinca Colonel, in "Corriere di Como", giugno 2001; Giuseppe Iuliano, In senso contrario, in "Altrirpinia", dicembre 2001; Eraldo Garello, recensione a Lo sguardo delle cose , in "Vernice", giugno 2002; Fabio Simonelli, recensione a Lo sguardo delle cose, in "Poesia", giugno 2002; Nicola Vacca, Se lo sguardo poetico di Daniela Monreale svela il cuore segreto della vita, in "Secolo d'Italia", giugno 2002; Giorgio Poli, recensione a Lo sguardo delle cose, in"Punto di vista", settembre 2002; Chiara Cretella, Icaro in caduta libera, la poesia di Daniela Monreale, in "Le voci della luna", settembre 2002; Riccardo Ielmini, recensione a Lo sguardo delle cose, in "Atelier", dicembre 2002; Lucio Zinna, in Gli equilibri della poesia, Edizioni di Arenaria, Palermo 2003; Sandro Montalto, in "Hebenon", aprile 2003; Francesco Mandrino, recensione a Quotidiano/straordinario, in "Punto di vista", dicembre 2003; Guido Miano, in Contributi per la storia della letteratura italiana - Il secondo Novecento, tomo III, Miano editore, Milano 2004; Mariolina De Angelis, in Sotto la superficie, letture di poeti italiani contemporanei (1970-2004), Edizioni Fratelli Bocca, Milano 2004..."]

 

Nata a Sampiero-Patti (Messina) il 21 dicembre 1915, Helle Busacca ha trascorso l'adolescenza a Bergamo e la giovinezza a Milano, dove si e' laureata in Lettere classiche presso la Regia Universita'. Ha insegnato nei licei di Varese, Pavia, Milano, Napoli, Siena e, infine, Firenze, dove e' morta il 15 gennaio 1996.

Ha pubblicato poesie e prose su varie riviste fra cui le piaceva ricordare "I bestioni e gli eroi" e "L'America scoperta e riscoperta" (su "Civilta' delle macchine" di Sinisgalli, 1956), e "Il mio strano amico Montale" (su "L'Albero", 1986, fascicolo XXXIX). Altre riviste che hanno pubblicato suoi testi sono "La Fiera Letteraria", "Ausonia", "Letteratura", "Lunario Nuovo", "Salvo imprevisti", "Il segno al femminile", "Le proporzioni poetiche", "Hellas", "L'Ozio", ecc.

Opere: a) poesie: Giuoco nella memoria, Modena, Guanda, 1949; Ritmi, Varese, Editrice Magenta, 1965; I quanti del suicidio, Roma, Seti, 1972; I quanti del suicidio, Bologna, Seledizioni, 1973 (stesso volume stampato da Seti, ma con l'aggiunta di sovraccoperta identica alla copertina e con marchio della casa editrice); I quanti del karma, Bologna, Seledizioni, 1974; Niente poesia da Babele, Bologna, Seledizioni, 1980; Il libro del risucchio, Castel Maggiore (Bo), Book Editore, 1990; Il libro delle ombre cinesi, Fondi (Lt), Premio "Libero de Libero", 1990; Pene di amor perdute, Ragusa, Cultura Duemila Editrice, 1994; Ottovolante, a cura di Idolina Landolfi, Firenze, Franco Cesati, 1997 (postumo); b) prose: Vento d'estate, Maser (Tv), Edizioni Amadeus, 1987; Racconti di un mondo perduto, Genova, Silver Press, 1992.

Bibliografia: hanno scritto di lei, fra gli altri, Carlo Betocchi, Eugenio Montale, Raffaele Crovi, Giuseppe Zagarrio, Mario Grasso, Domenico Cara, Donato Valli, Gilda Musa, Bortolo Pento, Carlo Bo, Luciano Anceschi, Claudio Marabini, Oreste Macri', Marco Marchi, Maurizio Cucchi, Gabriella Maleti, Mario Luzi, Alberico Sala, Sergio Solmi, Luigi Testaferrata, Vittorio Sereni, Marcello Venturi e Leonardo Sinisgalli.

 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"

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Numero 247 del 15 maggio 2011

 

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