Nonviolenza. Femminile plurale. 340



 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Numero 340 del 9 maggio 2011

 

In questo numero:

1. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento

2. Francesca Addabbo: Laylah al-Guhni

3. Francesca Addabbo: Ulfat al-Idlibi

4. Francesca Addabbo: Hanan al-Shaikh

5. Francesca Addabbo: Nada al-Tasan

6. Allegra Alacevich: Maria Gaetana Agnesi

7. Allegra Alacevich: Charlotte Aisse'

8. Allegra Alacevich: Chantal Akerman

9. Cristina Carnelli: Mary Frances Kennedy detta MFK Fisher

10. Cristina Carnelli: Leyla Guven

11. Cristina Carnelli: Alice Munro

 

1. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Giova ripetere le cose che e' giusto fare.

Tra le cose sicuramente ragionevoli e buone che una persona onesta che paga le tasse in Italia puo' fare, c'e' la scelta di destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.

"Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli". Cosi' recita la "carta programmatica" del movimento fondato da Aldo Capitini.

Sostenere il Movimento Nonviolento e' un modo semplice e chiaro, esplicito e netto, per opporsi alla guerra e al razzismo, per opporsi alle stragi e alle persecuzioni.

Per destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' sufficiente apporre la propria firma nell'apposito spazio del modulo per la dichiarazione dei redditi e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione: 93100500235.

Per contattare il Movimento Nonviolento, per saperne di piu' e contribuire ad esso anche in altri modi (ad esempio aderendovi): via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

2. PROFILI. FRANCESCA ADDABBO: LAYLAH AL-GUHNI

[Dal sito www.arabafenice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae" (segnaliamo che queste schede risalgono ad alcuni anni fa).

Dal medesimo sito riprendiamo la seguente scheda sull'autrice: "Francesca Addabbo, nata il 5 marzo 1975, ha conseguito una laurea in Lingue e Letterature Straniere ottenuta il 26 giugno 1998, presso l'Istituto Universitario Orientale di Napoli con una tesi sperimentale sulla letteratura siriana contemporanea. Attualmente segue un corso di dottorato di ricerca in "Studi sul Vicino Oriente e sul Maghreb" presso l'I.U.O. (Napoli) conducendo uno studio su un'opera dello Shaykh Rifa'ah Rafi' al-Tahtawi. Convegni: partecipazione al convegno annuale di SeSaMO (Societa' per gli studi sul Medio Oriente) dal titolo "Le eredita' del XX secolo", Taormina, 14-16 settembre 2000; partecipazione al V Seminario Interdisciplinare dell'archivio delle Donne (Istituto Universitario Orientale) "Studi di genere: problemi dell'identita'", Napoli, 7 dicembre 2000; partecipazione al convegno annuale di SeSaMO (Societa' per gli studi sul Medio Oriente) dal titolo "Migrazioni: uomini, idee, tecnologie in Medio Oriente", Napoli, 29 novembre - primo dicembre 2001. Attivita' didattiche all'estero: insegnamento della lingua italiana a parlanti arabo in Libia. Corso d'italiano trimestrale tenuto presso il Consolato Generale d'Italia a Benghasi. Periodo: 17 gennaio - 11 aprile 2001. Incarichi universitari: nomina a "Cultore della Materia" presso l'Istituto Universitario Orientale. Oltre ad aver viaggiato, per motivi di studio, in alcuni paesi arabi (Siria, Egitto, Tunisia, Libia), qualche anno fa ha seguito con grande piacere un corso di perfezionamento post-laurea ("Genere e memoria") in "Studi sulle donne: storia, linguistica, letteratura e arte" presso l'Istituto Orientale di Napoli e questo non ha fatto altro che incrementare la sua passione per la scrittura al femminile. Opere di Francesca Addabbo: Un mondo assetato di liberta': la scrittura di Walid Ikhlasi, in "Atti del Convegno convegno annuale di SeSaMO dal titolo "Le eredita' del XX secolo" (Taormina, 14-16 settembre 2000); Emarginazione, censura e fuga: letteratura saudita al femminile, in "Meridione Sud e Nord nel mondo" (Edita dalla Esi di Napoli), Napoli 2003; Rifa'ah Rafi' al-Tahtawi (1801-1873), traduttore e primo mediatore culturale tra Egitto e Occidente, in "Il traduttore nuovo", Anno LI, gennaio 2002, Volume LVI, Periodico semestrale d'informazione per i soci dell'Aiti (Associazione Italiana Traduttori e Interpreti, membro della Federation Internationale des Traducteurs Fit aderente all'Unesco). Traduzioni: Le lettere, traduzione di un racconto di Walid Ikhlasi, inserito in una antologia di racconti arabi "Silenzi, storie dal mondo arabo", Avagliano Editore, Salerno 1999; Un autista modello, traduzione di un racconto di Sharifah Ibrahim al-Shamlan inserito in un'antologia di racconti arabi "Rose d'Arabia, Racconti di scrittrici dell'Arabia Saudita", edizioni e/o, Roma 2001; Il Paradiso Perduto, traduzione del romanzo di Layla al-Guhni (in corso di stampa). Ha inoltre collaborato all'opera di aggiornamento di alcune voci del "Dizionario Bompiani delle opere e dei personaggi", 2002"]

 

Laylah al-Guhni, giovane autrice saudita, nata a Tabuk nel 1969, ha conseguito una laurea presso la facolta' di Lingua inglese all'universita' Malik 'Abd al-Aziz a Medina nel 1995. Presso lo stesso istituto universitario ha conseguito un Magistero in pedagogia. Ha scritto nelle pagine letterarie di vari giornali sauditi e sulla rivista degli Emirati "al-Rida' wa'l-shabab".

Vincitrice di vari premi letterari indetti da circoli sauditi, nel 1993 e' risultata prima in una competizione tra scrittori di racconti brevi tenutasi presso il Club Letterario di Medina e ha conseguito un altro primo premio per il suo romanzo Il paradiso perduto. Tra le varie donne che popolano il romanzo la protagonista e' Yaba', dalle cui vicende e dalle cui esperienze riusciamo ad analizzare un intero mondo asfissiato da un potere e un'autorita' oppressive. E' lei stessa che si presenta tra le prime pagine del romanzo, e queste sono le sue parole: "Sono solo una donna che e' sfuggita alla sorveglianza e si e' addentrata nel Paradiso prima che Dio lo concedesse alle altre creature. Sicuro, mi getteranno nelle fiamme dell'inferno". Attraverso i suoi lunghi monologhi interiori in prima persona, che occupano i primi capitoli del romanzo, attraverso il libero fluire del suo pensiero, grazie alle innumerevoli associazioni mentali e a flashback, riusciamo a conoscere questo personaggio. La sua stabilita' mentale e' scossa da numerose e alquanto sconcertanti allucinazioni, alternate a momenti di estrema lucidita'. Saba' e' incinta, ed e' inutile dire che per una ragazza nubile si tratta di una gravidanza sgradita. A complicare ancora di piu' le cose, c'e' l'identita' del suo amante, da lei tenuta nascosta a tutti. Si tratta del cugino, nonche' fidanzato della sua migliore amica Khalidah. 'Amir, questo e' il nome dell'uomo, rifiuta categoricamente la sua paternita', e anzi decide di affrettare la data del matrimonio, allontanando brutalmente la donna che aspetta un figlio da lui. In uno dei capitoli successivi assistiamo all'orrendo e macabro gesto della protagonista che, con le sue mani, cerca di estirparsi il feto dal ventre. Riporto la fedele traduzione del passo in questione: "Spingo la mia mano in profondita', tocco un grosso grumo di carne e di sangue senza forma. Lo tiro fuori, ma non completamente. Raddrizzo la placenta per non farla attorcigliare. Voglio baciarti prima di darti la morte". Solo alla fine del capitolo capiamo che questo efferato tentativo di aborto e' solo una delle tante allucinazioni che sconvolgono la mente della giovane donna. La descrizione e' alquanto cruda, ma intenzionale e' l'indugiare dell'autrice su tali macabri particolari per far comprendere quale possa essere la percezione della propria fisicita' da parte di una donna e di un'intera societa', e l'immagine che se ne ricava e' la percezione di un corpo vissuto come un handicap.

Opere: Da'iman sayabqa al-hubb (Sara' amore per sempre), 1995, Medinah - romanzo; Al-Firdaws al-Yabab, Da'irat al-Thaqafah wa'l-I'lam bi'-Shariqah, (Prima edizione) - romanzo (Il Paradiso perduto, traduzione di Francesca Addabbo, in corso di stampa).

Bibliografia: Francesca Addabbo, Emarginazione, censura e fuga: letteratura saudita al femminile, in "Meridione Sud e Nord nel mondo" (Edita dalla Esi di Napoli), Napoli 2003.

 

3. PROFILI. FRANCESCA ADDABBO: ULFAT AL-IDLIBI

[Dal sito www.arabafenice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae"]

 

Ulfat al-Idlibi, nata nel 1912 a Damasco e' stata una delle animatrici dei circoli letterari degli anni Quaranta. Di famiglia originaria del Daghestan, e' considerata una delle pioniere della nuova letteratura araba femminile. Nonostante abbia cominciato a scrivere molto presto, i suoi lavori sono stati pubblicati solo alla fine degli anni Quaranta. Molti dei suoi lavori sono stati tradotti in diverse lingue, e' nota anche in Cina. Attualmente vive a Damasco.

Opere: la sua produzione comprende saggi, romanzi e diverse raccolte di racconti tra cui ricordiamo: Qisas shamiyyah (Racconti damasceni) del 1954; Yadhak al-shaytan (E il diavolo ride) del 1970.

Bibliografia: Narratori arabi del Novecento, a cura di Isabella Camera d'Afflitto, Bompiani, Milano 1994; Isabella Camera d'Afflitto, Letteratura araba contemporanea, Carocci editore, Roma 1998; F. de Agreda Burilli, Tematica espanola en la obra de la escritora siria Ilfat al-Idlibi, in Actas de las jornadas de literatura araba moderna y contemporanea, Departamento de Estudios Arabes e islamicos y estudios orientales, Universitad Autonoma de Madrid, 1991.

 

4. PROFILI. FRANCESCA ADDABBO: HANAN AL-SHAIKH

[Dal sito www.arabafenice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae"]

 

Hanan al-Shaikh, autrice di romanzi e racconti brevi, e' una delle maggiori scrittrici del mondo arabo, d'origine libanese. I suoi romanzi sono stati tradotti in inglese, francese, tedesco, olandese, italiano, spagnolo, oltre che in coreano e polacco. Nata nel 1945 a Beirut, e' cresciuta a ras al-Naba, un vecchio e affascinante quartiere della citta'. Comincio' a scrivere, ha detto, per dar sfogo alla sua frustrazione e alla rabbia che nutriva nei confronti di suo padre e di suo fratello che limitavano la sua liberta'. All'eta' di 16 anni aveva gia' pubblicato degli articoli sul giornale "al-Nahar". Tra il 1963 e il 1966 studio' al Collegio Americano per ragazze al Cairo. Ritornata a Beirut lavoro' in televisione e fu giornalista per il giornale "al-Hasna'", una rivista femminile e, tra il 1968 e il 1975, di nuovo per il giornale "al-Nahar". Nel 1976 al-Shaykh lascia il Libano per sfuggire alla guerra civile e si trasferisce in Arabia Saudita fino al 1982, quando ando' a vivere a Londra.

Opere: Intihar rajul mayyit, 1970; Faras al-shaytan, 1975; Hikayat Zahrah, 1980 - The Story of Zahra (trans. by Peter Ford); The Persian Carpet, in Arabic Short Stories, 1983 (trans. by Denys Johnson-Davies); Misk al-ghazal, 1988 - Women of Sand and Myrrh (traduzione italiana Donne nel deserto, Jouvence, 1988); Barid Bayrut, 1992 - Beirut Blues; Aknus al-shams an al-sutuh, 1994 - I Sweep the Sun off Rooftops; Dark Afternoon Tea, 1995 (play); Paper Husband, 1997 (play); Only in London, 2000.

Bibliografia; The Arabic Novel by Roger Allen (1982); War's Other Voices: Women Writers on the Lebanese Civil War by Miriam Cooke (1987); Sexuality and War: Literary Masks of the Middle East by Evelyne Accad (1990); The Fiction of Hanan al-Shaykh, Reluctant Feminist, by Charles Larson (1991, in Literary Quarterly of the University of Oklahoma, 1, Winter); Contemporary World Writers, ed. by Tracy Chevalier (1993); Arab Women Novelists by Joseph Zeidan (1995); Encyclopedia of World Literature in the 20th Century, ed. by Steven R. Serafin (1999, vol. 4).

 

5. PROFILI. FRANCESCA ADDABBO: NADA AL-TASAN

[Dal sito www.arabafenice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae"]

 

Nada al-Tasan e' una giovane scrittrice dell'Arabia Saudita nata a Geddah nel 1970. Trasferitasi a Riyad si e' laureata in Chimica organica all'universita' al-Malik Sa'ud. Lavora come chimico biologico a Riyad, e scrive narrativa per passione. Collabora al quotidiano "al-Riyad" e ad altre riviste arabe sulle quali spesso alcuni dei suoi racconti sono stati pubblicati. Attualmente sta perfezionando i suoi studi in Inghilterra dove si sta specializzando in chimica.

Opere: Una donna di cenere (racconto) in Silenzi: storie dal mondo arabo, a cura di Isabella Camera d'Afflitto, Avagliano editore 1999; La pioggia rossa (racconto), in Rose d'Arabia, Racconti di scrittrici dell'Arabia Saudita, a cura di Isabella Camera d'Afflitto, edizioni e/o Roma, 2001. La sua prima raccolta di racconti non e' stata ancora pubblicata e si intitola Nabd wa irtigiaf (Palpito e tremito).

 

6. PROFILI. ALLEGRA ALACEVICH: MARIA GAETANA AGNESI

[Dal sito www.arabafenice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae" (segnaliamo che queste schede risalgono ad alcuni anni fa).

Dal medesimo sito riprendiamo per stralci la seguente scheda sull'autrice: Allegra Alacevich, nata a Torino nel 1976, laureata in Lettere Moderne con indirizzo storico-artistico; collaboratrice del "Notiziario regionale WWF Piemonte" con articoli storico-letterari dal 1995 al 1997, collaboratrice della rivista "D&R" del Cirsde (Centro interdipartimentale di storia e cultura delle donne), del mensile "Cuneo Provincia Granda", oltre che, saltuariamente, di altre testate. Borsista presso la Facolta' di Lettere e Filosofia dell'Universita' di Torino fino al 30 settembre 2001 per svolgere una ricerca su figure femminili settecentesche. Ha effettuato traduzioni dall'italiano all'inglese e dall'inglese, francese e spagnolo all'italiano per la casa editrice Get di Torino. Collaboratrice redazionale (videocorrezione, ricerca dati in Internet, aggiornamento di voci enciclopediche) e autrice per conto della Utet (redazione del Grande Dizionario Enciclopedico). Redattrice, per News Italia Press, del notiziario quotidiano "Nip". Collaboratrice di questo sito e dei siti "Donne in viaggio", "Liberodiscrivere", "I fogli nel cassetto", "Net Poets Society", "Bookcafe'", "Orizzonti", la "Rivista letteraria di via Oberdan" e ricercatrice per un progetto artistico partecipante a Big Torino 2002. La tesi di laurea e' presente su internet, sul sito: tesionline.corriere.it... Tra le pubblicazioni di Allegra Alacevich: Marina Abramovic, un'artista testimone della guerra dei Balcani, in AA.VV., Storia al presente, Kosovo 1999, Torino, Trauben edizioni, 2000, pp. 59-69; Una cheraschese illustre: Benedetta Clotilde Lunelli Spinola, Cherasco (Cn), Edizioni Cheraschesi, 2001; La vita di un'importante donna piemontese, in "Cuneo provincia granda", II, 2001; Benedetta Clotilde Lunelli Spinola: un'intellettuale eclettica, in L'alterita' della parola, Torino, Theleme, 2002; La scuola: davvero cosi' in crisi? La parola a un'esperta, intervista a Paola Di Cori, in "Donne in viaggio", n. 22, anno 2002 (4 ottobre 2002); Elegye borghiniane, in "Stracciafoglio" anno II, numero II (n. 4), II semestre 2001; Artiste di corte, in "Leggere Donna", anno XXII (n. 118), nuova serie n. 100, novembre-dicembre 2002, pp. 37-40; A pranzo con Babette, Torino, Il leone verde, 2003; 8 mm. di gusto, in P. Berruti (a cura di), Arte in tavola, Firenze, Polistampa, 2003; Vivant Denon, Lettres a' Isabella Teotocchi, 1788-1816, "Franco-Italica", n. 1, anno 2003, pp. 348-351; Babette, la cucina come arte, in "La Civetta", anno VIII, n. 5, ottobre/novembre 2003, p. 2; Le quattro innominate del Conte Reviglio, Atti del Convegno Sil, Venezia 2002, Padova, Il Poligrafo, 2003; L'innominata Aurora Sanseverino Gaetani, Atti del Convegno "L'Arcadia e l'Accademia degli innominati di Bra", Bra (Cn), 2004; Racconta una bambina, in AA.VV., I racconti, Premio Serravalle 2003, Bibbiena (Ar), Pubblicazione a cura dell'Amministrazione Comunale di Bibbiena, 2003; Artiste di corte da Vittorio Amedeo II a Carlo Emanuele III, Torino, Theleme, 2004; diverse voci riguardanti personaggi femminili in "Enciclopedia di Torino", Torino, Il Capricorno edizioni, 2004; La voce "Lunelli Spinola Benedetta Clotilde" per il volume relativo alla lettera "L" del Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Treccani, 2004.

Su Maria Gaetana Agnesi cfr. anche "Nonviolenza. Femminile plurale", n. 171 e "La domenica della nonviolenza" n. 242]

 

Maria Gaetana Agnesi, erudita e matematica (Milano 1718 - ivi 1799). Di vastissima cultura, si occupo' degli studi scientifici e in modo particolare della matematica, guidata dal padre, anch'egli studioso di tali discipline. Nel 1748, grazie a Jacopo Riccati e a padre Rampinelli, pubblico' il trattato dedicato all'imperatrice Maria Teresa Istituzioni analitiche ad uso della gioventu' italiana, tentativo di sistemazione delle recenti scoperte sul calcolo infinitesimale, con particolare riguardo alle curve piane (la cosiddetta versiera di Agnesi, curva cubica razionale, viene qui descritta). Quest'opera godette di larga fama e fu tradotta in francese (1775) e in inglese (1801). Nel 1750 sostitui' il padre nell'insegnamento della matematica all'Universita' di Bologna e, dopo la morte del genitore (1752), papa Benedetto XIV le consenti' di ricoprire ufficialmente la cattedra, ma la Agnesi rifiuto' e, abbandonando ogni attivita' scientifica, si diede ad opere di religione e all'assistenza degli ammalati.

Opere: Propositiones Philosophicae, cerebris disputationibus domi habitis coram clarissimis viris explicabat ex tempore et ab objectis, 1738; Instituzioni analitiche ad uso della gioventu' italiana (2 voll.), Milano, nella Regia Ducal Corte, 1748.

Bibliografia: Lynn M. Osen, Women in Mathematics, The Mit Press, 1992; Anzoletti, Luisa, Maria Gaetana Agnesi, Milano L.F. Cogliati, 1890; Du Breil-Jacotin, Marie-Louise, Women Mathematicians, in Great Currents of Mathematical Thought, F. Le Lionnais, New York - Dover, 1971, pp. 168-122;Iacobacci, Rora F., Women of Mathematics, Arithmetic Teacher, Vol. 17 (1970), pp. 316-324; Kennedy, Hubert, The witch of Agnesi-exocised, "Mathematics Teacher" n. 62 (1969), pp. 480-482; Kramer, Edna, Maria Gaetana Agnesi, in Dictionary of Scientific Biography, C.C. Gillispie, Vol. 1, pp. 75-77; Perl, T., Math Equals, Addison-Wesley, 1978; Smith, Sanderson, Agnesi to Zeno: Over 100 Vignettes from the History of Math, Key Curriculum Press, 1996; Hansell, Sven, Agnesi, Maria Teresa, in The New Grove Dictionary of Music & Musicians, Stanley Sadie, 1995.

Siti su Maria Gaetana Agnesi: www.vialattea.net/esperti/mat/MariaGaetanaAgnesi.htm, erewhon.ticonuno.it/galois/chisiamo/agnesi.htm, www.italiadonna.it/public/percorsi/biografie/f029.htm, sulle sue opere: www.math.unifi.it/archimede/archimede/mostra_calcolo/guida/node21.html#pagina18

 

7. PROFILI. ALLEGRA ALACEVICH: CHARLOTTE AISSE'

[Dal sito www.arabafenice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae"]

 

Charlotte Aisse', scrittrice francese (ca. 1694/1695 - Parigi 1733). Di origine dubbia, circassa o greca, fu comperata all'eta' di tre o quattro anni, nel 1698, al mercato degli schiavi di Costantinopoli, dal conte Charles de Ferriol, ambasciatore di Luigi XIV. Il suo nome, che suonava Haydee nella lingua natale, fu trasformato in Aisse'. Affidata dal conte alla cognata, ebbe un'ottima educazione, che le permise di frequentare i salotti piu' in voga. Mori' di tisi. Le sue Lettres a' Madame Calandrini (pubblicate nel 1787), storia dei sentimenti che ella provava per il cavaliere d'Aydie, occupano un posto importante nella letteratura francese del XVIII secolo; con uno stile sobrio e spontaneo l'autrice descrive gli ultimi anni della Reggenza, tra la fine del ministero del duca di Borbone e l'avvento del cardinale Fleury. Si conservano corrispondenze di Aisse' con alcuni dei personaggi maggiormente in vista del tempo (cfr. Correspondance de Mme de Graffigny).

Opere: Lettres a' Madame Calandrini, 1787; Correspondance de Mme de Graffigny.

Bibliografia: AA. VV., Nova, Gran dizionario enciclopedico, Torino, Utet, 2001; Herold, J. Christopher, Love In Five Temperaments, Atheneum, N.Y., B&W ill, 1961; Amelia Gere Mason, The Women of the French Salons, Parigi, 1891.

A proposito delle epistole che Charlotte Elizabeth Aisse' scambio' con Mme de Graffigny, si veda: www.chass.utoronto.ca/french/graffigny/gri.a.html

Curiosita': ecco una nota frase di Charlotte Elizabeth Aisse': "Non potrei mai amare cio' che non rispetto".

 

8. PROFILI. ALLEGRA ALACEVICH: CHANTAL AKERMAN

[Dal sito www.arabafenice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae"]

 

Chantal Akerman, regista cinematografica belga (Bruxelles 1950). Di famiglia ebraica, fu perseguitata dal nazismo. A diciott'anni realizzo' il primo cortometraggio, Saute ma ville. Nel 1970 si trasferi' a Parigi, quindi compi' un viaggio in Israele e poi a New York, dove frequento' l'"Anthology Film Archivi". Negli Stati Uniti realizzo' Hotel Monterey (1972), primo lungometraggio. Di ritorno in Francia diresse Je tu il elle (1974), introspettivo e autobiografico. Akerman ha uno stile rigoroso nella scelta delle inquadrature fisse e dei tempi cinematograficamente dilatati, che diventa ancor piu' suggestivo in Jeanne Dielman, 23, Quai du Commerce 1080 Bruxelles (1975), ritratto pessimista di una donna in crisi. Degli altri suoi film, si ricordino Les rendez-vous d'Anna (1978) e Toute une nuit (1982). Diverso parve Golden Eighties (1985), commedia giocosa e musicale sugli anni '80, in cui tuttavia il rigore formale rimane intatto come in Histoires d'Amerique (1989) sulla diaspora ebraica a New York, e nel sentimentale Nuit et jour (1991). Dopo lavori minori e il documentario sulla Russia dopo il comunismo D'Est (1993), ha realizzato Un divano a New York (Un divan a' New York, 1996), sorta di commedia sofisticata all'americana.

Opere: Un divano a New York, di Chantal Akerman, con Juliette Binoche, William Hurt, commedia, Usa 1996; Notte e giorno, di Chantal Akerman, con Thomas Langmann, Guilaine Londez, Francois Negret, commedia, Belgio 1991; Tutta una notte, di Chantal Akerman, con Aurore Clement, Tcheky Karyo, Jean-Philippe Laroche, Mathieu Schiffman, commedia, Canada-Francia 1982.

Bibliografia: Chantal Akerman, D'Est: Rozando la ficcion, Valencia, 1996; AA. VV., Nova, Gran dizionario enciclopedico, Torino, Utet, 2001; G. Fofi, M. Morandini, G. Volpi, Storia del cinema, Milano, Garzanti, 1990; G. Rondolino, Storia del cinema, Torino, Utet, 2000; G. Rondolino, D. Tomasi, Manuale del film, Torino, Utet 1995

Siti su Chantal Akerman: www.worldartists.com/chantal.htm, www.cinema.it/adv/pesaro97.htm

 

9. PROFILI. CRISTINA CARNELLI: MARY FRANCES KENNEDY DETTA MFK FISHER

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Su Cristina Carnelli dalla medesima "Enciclopedia delle donne" riprendiamo questo vivace profilo: "Sin da piccola appassionata di libri e di arte, trova che il migliore modo di aprire la propria mente sia leggere, di tutto, ed essere eclettici: per questo dopo una laurea triennale in storia dell'arte all'Universita' degli studi di Milano si laurea in editoria, nella stessa universita', con una tesi sulla storia e l'attivita' della casa editrice La Tartaruga, fondata da Laura Lepetit. A parte la studentessa e la divoratrice di libri, per ora ha fatto ancora poco, se non inondare le amiche di aneddoti e consigli di lettura. Ma la buona volonta' c'e', e poco a poco costruira' un cammino che le stia a pennello"]

 

Mary Frances Kennedy detta MFK Fisher (Albion (Michigan) 1908 - Glen Ellen (California) 1992).

"Non sono debole, delicata, ma sono fragile, cosi' come l'acciaio e' fragile" scrivera' l'ottantenne Mary Frances.

Ma per tutti lei era MFK Fisher, "la nostra poetessa degli appetiti", per John Updike; "la miglior prosatrice d'America", come scrive W. H. Auden. Colei che, secondo i critici, "scrive di cibo cosi' come altri scrivono d'amore, solo decisamente meglio".

Mary Frances Kennedy, cresce in una grande famiglia numerosa a Whittier, California. Il padre Rex e' il direttore del quotidiano locale, ed e' proprio al giornale che Mary impara ad amare la scrittura "temperando bene le matite e mettendo bene la punteggiatura". L'amore per la cucina viene invece da un'amica di famiglia, "zia" Gwen che insegna alla piccola Mary che "l'arte del vivere e l'arte del mangiare dovrebbero essere sinonimi". Nel 1929, un mese prima di compiere 21 anni, Mary sposa un suo compagno di universita', Alfred Young Fisher, che ha appena vinto una borsa di studio per studiare letteratura a Digione. Mary decide di seguirlo in Francia, e scoprira' le gioie della cucina e della cultura francese, che riportera' nelle lunghe lettere che scrive a casa, alla madre e alle sorelle: "e' una religione e un'arte questo cibo francese. E io sono gia' un'ardente seguace di questa fede". La coppia ritorna in California, a Pasadena, nel 1932. Di fianco a loro vive un pittore, Dillwin "Timmy" Parrish, con la moglie. Mary e Timmy iniziano una lunga relazione che li porta nel 1936 a sposarsi e ad andare a vivere in Svizzera, vicino a Velay.

E' il periodo piu' bello della sua vita, hanno una grande casa che loro ristrutturano insieme, abbattendo per prima cosa il muro che divide la cucina dalla sala: conversazioni, profumi, risate e rumori devono scorrere liberamente. Nel 1939 Timmy e' colpito da un embolo: i medici gli amputano una gamba, ma e' solo l'inizio di una lenta agonia. Ha una malattia circolatoria rarissima e incurabile, la sindrome di Burgen: inizia un calvario di amputazioni e dolori lancinanti. Per distrarlo lei iniziera' a scrivere il libro che le dara' la popolarita', Consider the Oyster. E il suo stile rimarra' sempre quello di un'affettuosa conversazione, spigliata, ironica, saggia ma mai saccente, diretta a qualcuno che ama, infarcita di notazioni, di interiezioni, di lievi e ironiche critiche rivolte anche a se stessa. Mary scrive come cucina, conosce bene gli ingredienti e ha compreso appieno la ricetta, bisogna solo aspettare l'istante giusto per iniziare ed ecco allora la scrittura giunge fluida, senza sforzi, nata dalla padronanza degli strumenti cosi' come da una pratica assidua e costante: "scrivo come parlo, ma ho necessita' di scrivere per, e a, qualcuno che amo".

Mary e Timmy tornano in California, cercano disperatamente una cura: nel 1940, dopo averne discusso a lungo con lei, Timmy si sparera' alla tempia. Qualche mese dopo anche il fratello di Mary, David, si uccide. "Parte di me non e' sopravvissuta a quelle morti", scrivera' anni dopo, "ma si deve andare avanti, sai. Uno non puo' morire solo di dolore. Perche' non muori. Allora tanto vale mangiare bene, avere un bel bicchiere di vino, un buon pomodoro".

Nonostante la depressione che costantemente la minaccia, e' la vita stessa a richiamarla grazie a uno dei suoi bisogni fondamentali, il bisogno di cibo, unito a un bisogno personale, la scrittura. Anni dopo dira' al suo psichiatra che scrivere e', per lei, un modo di fare l'amore, e da questo forse deriva la sensualita' della sua prosa, con una sua musicalita' intima e avvolgente, che cattura il lettore facendogli desiderare non solo di poter assaggiare quei piatti, ma di poter udire gli stessi suoni, le stesse conversazioni, catturare gli stessi istanti dell'"Arte del mangiare".

Nel 1943 Mary lavora a Hollywood come sceneggiatrice. Un anno dopo si licenzia. E' incinta e torna a casa dove nascera', in segreto, sua figlia Anne Kennedy. Presentata a tutti come sua figlia adottiva, Mary non dira' mai a nessuno il nome del padre della bambina. Piu' di cinquant'anni dopo, sul letto di morte, all'ennesima richiesta di Anne, Mary girera' la testa dall'altra parte, chiusa in un ostinato silenzio.

Finita la guerra Mary si trasferisce a New York con la figlia e accetta la corte del suo nuovo editore Donald Friede. In due settimane lo sposa. Nasce un'altra bambina, Kennedy, ma il matrimonio, "sciocco ma allegro", dura poco. La sua vita sentimentale, cosi' come quella lavorativa, e' un tornado. Viaggia costantemente fra gli Stati Uniti e l'Europa, soprattutto la Francia del sud, e' sempre sull'orlo della bancarotta nonostante scriva e pubblichi tantissimo, non solo libri di gastronomia ma anche saggi, articoli, memoirs e traduzioni. Ha alcune relazioni, anche con donne, ma e' perennemente insoddisfatta. "Voglio essere buona, ma voglio anche i bambini e l'amore e lo stress e il panico e alla fine sono troppo stanca per scrivere con l'ascesi monacale e la concentrazione che richiede. Se vivessi fino a 50 anni... ah, questa e' la mia canzone... se vivessi fino a 50 anni saprei come scrivere un buon libro".

Decade dopo decade, Mary continua a far rivivere sulla carta le serate con la famiglia e gli amici, idealizzandole, arricchendole, mitizzandole. "Non scrivo autobiografie. Devo pero' scrivere di cio' che conosco. Non posso scrivere opere di immaginazione perche' non sono abbastanza brava". Ma i sapori e le conversazioni scorrono fluidi come la sua prosa. Ogni aneddoto da' vita a riflessioni diverse sulla vita, sull'amore, sulla morte, e il mezzo con cui parlare di tutto e' il cibo. MFK Fisher e' considerata la regina del food writing. Ma nei suoi libri non parla solo di un piatto o di una ricetta, parla di incontri, atmosfere, ricordi e curiosita' letterarie e antropologiche. Parla di cibo nella maniera piu' ricca e completa: del suo significato psicologico, sociale e culturale. Le ricette, se vi sono, sono date qua e la', come fossero brevi appunti scivolati via dal vero discorso, che ruota intorno a due concetti fondamentali: mancanza (missing) e appetito (hunger). "La mancanza e' in parte fisica ma per lo piu' e' una condizione interiore. Deve essere accettata come parte di ogni esistenza. E' una forza. E io spero che piu' forte e' la persona che sente la mancanza di qualcuno o di qualcosa, piu' impetuosa e' questa forza". E a chi le chiedesse perche' scrivesse di cibo e non di piu' nobili argomenti, lei risponde, nella prefazione di The Gastronomical Me: "Come la maggior parte delle persone, io sono affamata. Mi sembra che i nostri tre bisogni primari, cibo, sicurezza e amore, sono cosi' intrecciati e legati tra di loro che non possiamo pensare solamente a uno di essi senza gli altri due. E cosi' accade che quando scrivo di appetiti, io stia realmente scrivendo di amore e della fame di amore, e di calore e del piacere del calore e del nostro bisogno di calore... e allora del calore, della ricchezza, e della stupenda realta' dell'appetito saziato... e tutto cio' e' uno".

Negli anni la sua fama cresce cosi' tanto, nel mondo letterario e non solo, che lei si trova, insieme all'amica Julia Child, al centro di un vero e proprio culto di devoti della buona scrittura, della buona tavola o di entrambe, che non finira' neanche alla sua morte, nel 1992, a ottantaquattro anni.

Fonti, risorse bibliografiche, siti: MFK Fisher, The Art of Eating, Wiley, New Hampshire, 2004 (contiene: Serve it Forth, 1937; Consider the oyster, 1941; How to Cook a Wolf, 1942; The Gastronomical Me, 1943; An Alphabet for Gourmets, 1949); MFK Fisher, MFK Fisher, a Life in Letters, edited by N. K. Barr, M. Moran and P. Moran, Counterpont, Washington DC, 1997; Susan Derwin, Poetics in MFK Fisher, "Style", fall 2003; Cristina De Stefano, Americane avventurose, Milano, Adelphi, 2007. Sito a lei dedicato, con elenco delle opera, breve biografia e testimonianze: mfkfisher.com

 

10. PROFILI. CRISTINA CARNELLI: LEYLA GUVEN

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it]

 

Leyla Guven (Konya (Turchia) 1964 - vivente).

Leyla nasce a Konya, capitale dell'omonima provincia nell'Anatolia centrale, in Turchia. Cresce a Yapali, un piccolo paese dove vivono molti dei suoi parenti. E' una bella ragazza, coraggiosa e vivace, "brava" in tutto, a casa e nello studio. Proviene da una famiglia con una mentalita' aperta, il fratello studia amministrazione pubblica all'universita' e si interessa di politica. Sono curdi, e la politica e' parte delle loro vite in ogni caso, che se ne occupino apertamente o no. Basta uno sguardo a tutti i documenti dove e' scritto chiaramente: etnia curda, il che significa essere un popolo senza patria, e, nei momenti di maggiore tensione, essere perseguitati, incarcerati, privati dei propri diritti, anche in Turchia.

Ha solo sedici anni quando viene promessa in sposa a un ragazzo poco piu' grande di lei che proviene dal suo stesso paese, ma che vive in Germania con la famiglia da quando era piccolo. Il matrimonio e' combinato. Si sposa a 17 anni e segue il marito in Germania, a Duisburg, dove vive con la famiglia del marito dal 1981 al 1984. In questi anni nascono due figli, un maschio e una femmina. Il suocero, "capofamiglia", decide di ritornare in Turchia, a Yapali, e avviare un'attivita' commerciale con i discreti proventi degli anni trascorsi in Germania, sicuro di riuscire. Ma essendo totalmente estraneo all'economia turca, l'attivita' (un po' import-export, un po' di generi di prima necessita') fallisce in pochi anni. Il marito di Leyla decide di tornare in Europa, da solo. Va in Svizzera e prova a chiedere asilo politico, ma gli viene negato. Per rimanere in Svizzera propone alla moglie di divorziare: lui sposera' una donna svizzera e potra' cosi' rimanere nel paese. Per un po' mantiene i legami con la famiglia e i figli: telefona, manda soldi. Dopo un anno pero' non li contatta piu'. Leyla e' da sola, in Turchia, con due figli piccoli. La consuetudine vuole che si appoggi alla famiglia di origine, al padre, ai fratelli, finche' non trova un altro marito: non e' bene che una donna sia sola. Ma Leyla decide di fare da se' e si trasferisce a Konya, capitale della provincia, per avere maggiori opportunita'. Fa di tutto, anche la venditrice porta a porta. Inizia a interessarsi di politica.

La vita all'estero le ha permesso di crescere, di diventare piu' consapevole che anche lei puo' fare qualcosa per vivere da curda in Turchia, senza che una cosa neghi automaticamente l'altra. Vede la politica anche come un modo per diventare autosufficiente, per aumentare la proprio autonomia. Anni dopo aderisce al Hadep (Partito Democratico del Popolo, in turco: Halkin Demokrasi Partisi). La meta' degli anni Novanta e' l'epoca degli scontri piu' volenti fra turchi e curdi. Konya e' una citta' a maggioranza turca, e la situazione diviene insostenibile: la sede del suo partito e' costretta a chiudere. Leyla decide di trasferirsi con la famiglia nella regione di Adana, dove la presenza curda e' piu' forte, anche a causa delle massicce migrazioni di quegli anni. Inizia a lavorare nel Shp (Partito Socialdemocratico del Popolo, in turco Sosyaldemokrat Halk Partisi) dove fa una discreta carriera: nel 2004 e' eletta sindaco di Kucukdikili, dipartimento di Adana; qui resta in carica per cinque anni.

Intanto i figli crescono e diventano indipendenti, il maggiore si trasferisce in Germania, mentre la figlia minore resta in Turchia, dove diventa una giornalista. Leyla continua a occuparsi di politica. Nel 2008 e' fra i primi firmatari del manifesto "Call for a Peaceful Settlement of the Kurdish Question in Turkey", apparso sull'"International Herald Tribune" del 20 maggio 2008, in cui si rivendica il diritto dei curdi di essere un popolo libero e si dichiara che la "questione curda" non puo' e non deve essere solo un problema interno della Turchia. Quello del popolo curdo e' un problema dell'Europa e dell'umanita', e sono queste le forze che i firmatari chiamano all'azione per una risoluzione democratica e pacifica. Nel 2009 diviene sindaco di Viransehir, nella provincia di Sanliurfa. Nello stesso anno e' eletta membro de Congress of the Council of Europe. Il 14 ottobre tiene il suo primo discorso al congresso, in cui parla della situazione curda, delle piccole speranze di miglioramento.

La mattina del 24 dicembre 2009 Leyla e' una delle 150 persone arrestate dalla polizia. Sono tutti attivisti politici curdi. Il loro processo, iniziato nell'ottobre 2010, e' il piu' grande processo di massa contro attivisti curdi che la storia ricordi. Leyla e' ancora in carcere.

 

11. PROFILI. CRISTINA CARNELLI: ALICE MUNRO

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Alice Munro (Wingham, Ontario, 1931), scrittrice canadese, e' autrice di assai apprezzate raccolte di racconti. Tra le opere di Alice Munro: La danza delle ombre felici, La Tartaruga, Milano 1994; Chi ti credi di essere, Edizioni e/o, Roma 1995; Tienimi forte, non lasciarmi andare, La Tartaruga, Milano 1998; Segreti svelati, La Tartaruga, Milano 2000; Il sogno di mia madre, Einaudi, Torino 2001; Nemico, amico, amante..., Einaudi, Torino 2003; In fuga, Einaudi, Torino 2004; Il percorso dell'amore, Einaudi, Torino 2005; La vista da Caste Rock, Einaudi, Torino 2007]

 

Alice Munro (Wingham (Ontario, Usa) 1931 - vivente).

"La vita reale non erano la mia casa, i figli, il marito. Cio' che era reale era la mia scrittura, come si sviluppava nella mia mente e poi sulla pagina. Una realta' a cui non ho potuto rinunciare, mai".

Alice Laidlaw nasce e cresce in un paesino dell'Ontario. Negli anni della grande depressione il padre, Robert Eric Laidlaw, riesce a far sopravvivere la famiglia grazie all'allevamento di animali da pelliccia, mentre la madre, Anne Clarke Laidlaw, e' insegnante. Sono poveri e lontani dalla citta': "Vivevamo al di fuori della societa', ne' in citta' ne' in campagna, in una specie di ghetto. Vi vivevano prostitute e contrabbandieri, una comunita' di diversi, come me". Quando Alice e' ancora una bambina alla madre viene diagnosticato il morbo di Parkinson che in breve tempo la immobilizza a letto; tornata da scuola Alice deve badare alla madre e alla casa, non c'e' il tempo per uscire, per giocare con i suoi coetanei. Per sfuggire alla claustrofobia inizia a scrivere storie: "Mi sentivo in grado di affrontare qualsiasi cosa, scrivere da adolescente mi diede la piu' grande felicita'".

Nel 1949 vince una borsa di studio di due anni alla University of Western Ontario. Ha solo 35 centesimi al giorno per nutrirsi: un caffe' e un panino, o poco altro. Per guadagnare dona il sangue, fa la cameriera, la raccoglitrice di tabacco e l'impiegata di biblioteca. Sono anni duri, ma li vive con gioia. "Sapevo che l'universita' sarebbe durata poco. Era una piccola vacanza dalla mia vita di casa, e la volevo godere in pieno. Studiavo, scrivevo e leggevo. Adoravo Eudora Welty, Flannery O'Connor, Katherine Ann Porter, Carson McCullers. Mi sembrava che le donne potessero scrivere dei freaks, degli emarginati".

In biblioteca incontra James Munro, proveniente da una famiglia dell'alta borghesia, con una carriera di avvocato davanti a se'. Si sposano, contro il parere dei genitori di lui.

"Ero come una ingenua fanciulla vittoriana. Pensavo che la mia vita sarebbe cominciata dopo il matrimonio, la mia vera vita. Da sposata sarei riuscita a dedicarmi alla scrittura. L'alternativa era tornare a casa, badare alle faccende domestiche e a mia madre. Ci sposammo a venti e ventidue anni. Scappammo via, ci trasferimmo a Vancouver: il posto piu' lontano senza dover uscire dal Canada".

James e' il suo primo estimatore, fin dall'inizio la considera una scrittrice straordinaria e la incoraggia a continuare. Nel 1953 nasce la prima figlia, Sheila, nel 1955 Catherine, che sembra avere la sindrome di down. Alice e il marito decidono di darla in affido "per non ostacolare la mia scrittura", ma la bimba muore dopo poche ore: e' nata senza reni. Alice ha incubi per un intero anno, sogna di aver lasciato un bimbo da solo, sotto la pioggia. Nel 1955 nasce Jenny e nel 1966 nasce l'ultima figlia, Andrea. Mentre e' incinta delle figlie scrive febbrilmente ("Temevo, dopo la nascita, di non avere piu' tempo"). Quando le bimbe sono piccole scrive mentre dormono, negli anni successivi mentre sono a scuola. Anni dopo dira', parafrasando Grace Paley, di scrivere racconti perche' non ha il tempo per scrivere romanzi. Lavora nella libreria che ha aperto con il marito nel 1963, dopo essersi trasferiti a Victoria. Fra i suoi conoscenti in pochi sanno che scrive, e' restia a parlare del suo lavoro con chiunque. In quegli anni lei si definisce "esperta nell'arte dell'inganno": di fronte agli altri si comporta come una moglie e madre normale, tutta casa e lavoro, ma in realta' dedica poca o nulla attenzione ai lavori di casa, salvo il minimo indispensabile, e sacrifica alla scrittura il rapporto col marito e le figlie. Vive momenti di grande crisi creativa: "Iniziavo ad avere una nozione piu' realistica delle mie capacita', unita alla consapevolezza di non avere tempo per scrivere, e nessuno che riconoscesse il mio lavoro, a parte mio marito". Nel 1959 scrive La pace di Utrecht, un racconto in cui narra del difficile rapporto con la madre invalida, e della sua morte. E' la sua svolta. "Era la prima volta che scrivevo perche' dovevo assolutamente scrivere, non per vedere se ci riuscivo". I suoi racconti iniziano a uscire nelle riviste e nel 1969 La danza delle ombre felici, la sua prima raccolta di racconti, vince il Governor General's Award, massimo premio letterario canadese. Negli anni, con l'accrescersi della sua notorieta', la scrittura diventera' una fonte di guadagno per Alice, che le consente un margine di indipendenza economica.

Il matrimonio con Jim negli anni si logora, decidono di separarsi nel 1972. Alice ha 40 anni, sono gli anni Settanta, ritorna in Ontario e inizia a insegnare scrittura creativa nei college. Ritrova, per caso, un suo compagno di universita', Gerald Fremlin, riallacciano i rapporti e si sposano nel 1976. Dagli anni Settanta in poi Alice Munro ha pubblicato i suoi racconti nelle piu' prestigiose riviste in lingua inglese, e raccolte di racconti regolarmente ogni 4-5 anni, indagando le relazioni umane attraverso la lente della vita quotidiana. La figlia Sheila nella sua biografia della madre ha detto "E' una grande osservatrice di esseri umani, si chiede sempre il perche' degli atti della gente comune, cosa li spinge a fare le loro scelte". Alice Munro e' convinta, come Virginia Woolf, che per compiere questo dovere nella scrittura "si deve prima uccidere l'Angelo della casa, l'ombra della donna ideale vittoriana, sacrificata, buona e pura". Non e' una sfida facile; parlando del suo lavoro, lo descrive come difficile, ma possibile se si lavora abbastanza duramente e a lungo. Nei suoi racconti Alice Munro racconta storie di persone comuni alle prese con la vita di tutti i giorni; che pensano al passato o al futuro, affrontano le situazioni o le subiscono, cercando di dare senso alla propria vita, alle proprie scelte e alle proprie azioni. La sua scrittura puo' sembrare semplice ma, come hanno sottolineato molti critici paragonandola a Cechov, e' quella semplicita' che necessita di anni e anni di lavoro e di riscrittura per fluire limpida sulla pagina, e che da' vita a una trama di pensieri, atti e proiezioni dei personaggi che si muovono abitando una costante distanza da quelle parole, che pure e' proprio lo spazio della scrittura. E' quella semplicita' che nasconde la complessita' dell'essere umano, a cui si giunge quasi senza accorgersene, trascinati dalla storia; lampi di conoscenza, vere e proprie epifanie, che possono illuminare per un attimo l'esistenza dei suoi personaggi e forse anche la nostra esperienza, le nostre scelte.

Fonti, risorse bibliografiche, siti: Alice Munro, Dance of the Happy Shades, 1968 (edizione italiana La danza delle ombre felici, La Tartaruga 1994); Alice Munro, Lives of Girls and Women, 1971; Alice Munro, Something I've Been Meaning to Tell You, 1974; Alice Munro, Who Do You Think You Are?, 1978 (edizione italiana Chi ti credi di essere, e/o 1995); Alice Munro, The Moons of Jupiter,1982 (edizione italiana Le lune di Giove, Einaudi 2008); Alice Munro, The Progress of Love, 1986 (edizione italiana Il percorso dell'amore, Serra e Riva 1989); Alice Munro, Friend of My Youth, 1990 (edizione italiana Stringimi forte, non lasciarmi andare, La Tartaruga 1998); Alice Munro, Open Secrets, 1994 (edizione italiana Segreti svelati, La Tartaruga 2000); Alice Munro, Selected Stories, 1996; Alice Munro, The Love of a Good Woman, 1998 (edizione italiana Il sogno di mia madre, Einaudi 2001); Alice Munro, Hateship, Friendship, Courtship, Loveship, Marriage, 2001 (edizione italiana Nemico, amico, amante..., Einaudi 2003); Alice Munro, No Love Lost, 2003; Alice Munro, Vintage Munro, 2004; Alice Munro, Runaway, 2004 (edizione italiana In fuga, Einaudi 2004); Alice Munro, Carried Away: A Selection of Stories, 2006; Alice Munro, The View from Castle Rock, 2006 (edizione italiana La vista da Castle Rock, Einaudi 2007); Alice Munro, Too Much Happiness, 2009; Sheila Munro, Lives of Mothers and Daughters. Growing Up With Alice Munro, Toronto, A Douglas Gibson Book/McClelland & Stewart, 2002; Thomas E. Tausky, Alice Munro. Biocritical essay, University of Calgary, 1986. Nella rete telematica: Times topics del "New York Times Books Review" su Alice Munro (recensioni, articoli e interviste); Intervista ad Alice Munro del "Paris Review Interview"; sul sito del "New Yorker" alcuni dei suoi racconti.

 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Numero 340 del 9 maggio 2011

 

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