Telegrammi. 550
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- Date: Mon, 9 May 2011 00:34:58 +0200 (CEST)
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 550 del 9 maggio 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Sommario di questo numero:
1. Contro guerra e razzismo
2. Mao Valpiana: Gandhi e il digiuno
3. Mao Valpiana: Quarantaquattresimo giorno di digiuno nonviolento collettivo a staffetta per opporsi alla guerra e al nucleare
4. Comitato Nepi per la pace: Abbia subito fine l'incostituzionale partecipazione italiana alle guerre in Afghanistan e in Libia
5. Antonio Cassese: Tre violazioni
6. Fabio Gambaro intervista Tzvetan Todorov
7. Per sostenere il Movimento Nonviolento
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. CONTRO GUERRA E RAZZISMO
Contro guerra e razzismo.
Per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
La nonviolenza e' in cammino.
La nonviolenza e' il cammino.
2. RIFLESSIONE. MAO VALPIANA: GANDHI E IL DIGIUNO
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010.
Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Gandhi: essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento (traduzione del fondamentale libro di Gandhi: Hind Swaraj; ora disponibile anche in nuova traduzione col titolo Vi spiego i mali della civilta' moderna, Gandhi Edizioni); La cura della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori, e quello di Christine Jordis, Gandhi, Feltrinelli. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999; tra le piu' recenti pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini, L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006; Giuliano Pontara, L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006.
Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' ancora quella a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori, Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); ma notevole ed oggi imprescindibile e' anche la recente antologia degli scritti a cura di Mario Martini, Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004, 2007; delle singole opere capitiniane sono state recentemente ripubblicate: Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989, Edizioni dell'asino, Roma 2009; Elementi di un'esperienza religiosa, Cappelli, Bologna 1990; Colloquio corale, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2005; L'atto di educare, Armando Editore, Roma 2010; cfr. inoltre la raccolta di scritti autobiografici Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; La religione dell'educazione, La Meridiana, Molfetta 2008; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Piu' recente e' la pubblicazione di alcuni carteggi particolarmente rilevanti: Aldo Capitini, Walter Binni, Lettere 1931-1968, Carocci, Roma 2007; Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008; Aldo Capitini, Guido Calogero, Lettere 1936-1968, Carocci, Roma 2009. Opere su Aldo Capitini: a) per la bibliografia: Fondazione Centro studi Aldo Capitini, Bibliografia di scritti su Aldo Capitini, a cura di Laura Zazzerini, Volumnia Editrice, Perugia 2007; Caterina Foppa Pedretti, Bibliografia primaria e secondaria di Aldo Capitini, Vita e Pensiero, Milano 2007; segnaliamo anche che la gia' citata bibliografia essenziale degli scritti di Aldo Capitini pubblicati dal 1926 al 1973, a cura di Aldo Stella, pubblicata in Il messaggio di Aldo Capitini, cit., abbiamo recentemente ripubblicato in "Coi piedi per terra" n. 298 del 20 luglio 2010; b) per la critica e la documentazione: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Mario Martini (a cura di), Aldo Capitini libero religioso rivoluzionario nonviolento. Atti del Convegno, Comune di Perugia - Fondazione Aldo Capitini, Perugia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Gian Biagio Furiozzi (a cura di), Aldo Capitini tra socialismo e liberalismo, Franco Angeli, Milano 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; Maurizio Cavicchi, Aldo Capitini. Un itinerario di vita e di pensiero, Lacaita, Manduria 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; Alarico Mariani Marini, Eligio Resta, Marciare per la pace. Il mondo nonviolento di Aldo Capitini, Plus, Pisa 2007; Maura Caracciolo, Aldo Capitini e Giorgio La Pira. Profeti di pace sul sentiero di Isaia, Milella, Lecce 2008; Mario Martini, Franca Bolotti (a cura di), Capitini incontra i giovani, Morlacchi, Perugia 2009; Giuseppe Moscati (a cura di), Il pensiero e le opere di Aldo Capitini nella coscienza delle giovani generazioni, Levante, Bari 2010; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; e Amoreno Martellini, Fiori nei cannoni. Nonviolenza e antimilitarismo nell'Italia del Novecento, Donzelli, Roma 2006; c) per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato ed i volumi bibliografici segnalati sopra; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org]
Gandhi ha avuto una visione religiosa della vita: "Io credo la verita' fondamentale di tutte le grandi religioni del mondo. Per me Dio e' verita' e amore, e' etica e morale. Dio e' coraggio. Dio e' coscienza. Dio e' persino l'ateismo dell'ateo. E' un Dio personale per coloro che hanno bisogno della sua presenza personale. E' incarnato per coloro che hanno bisogno del suo contatto. E' la piu' pura essenza. E' tutte le cose per tutti gli uomini. E' in noi e tuttavia al di sopra e al di la' di noi. Il mio induismo non e' settario. Esso include tutto cio' che io so essere il meglio dell'islamismo, del cristianesimo, del buddismo".
Gandhi visse intensamente la pratica del digiuno, religioso e politico, come ci racconta nella sua autobiografia, che intitolo' "Storia dei miei esperimenti con la Verita'". Per lui la Verita' e' Dio e Dio e' la Verita'.
1914 - Il primo digiuno, 7 giorni, per espiare la colpa di un'allieva di cui era educatore.
1919 - Primo digiuno politico, 3 giorni, per sostenere lo sciopero dei lavoratori dell'indaco.
1922 - Per interrompere la campagna di disobbedienza civile, che lui stesso aveva avviato, a causa dell'immaturita' del popolo che si era lasciato andare a gravi scontri violenti, digiuna 5 giorni.
1925 - Si ritira per un anno dalla vita politica, in raccoglimento; scopre la bellezza del silenzio; da allora, per tutta la vita, consacrera' al silenzio ogni lunedi' (silenzio = shanti = pace interiore = vicinanza con Dio).
1932 - Digiuno ad oltranza per l'eliminazione dell'intoccabilita'. Rischia la morte, ma ottiene che gli intoccabili (i fuori casta, i diseredati, i piu' poveri, addetti ai lavori piu' umilianti) potessero frequentare i templi da cui prima erano esclusi.
1933 - Digiuno di 21 giorni per purificazione personale.
1934 - Si ritira dalla vita politica attiva e si dedica alla riforma spirituale. Digiuna ancora per la causa degli intoccabili (il governo inglese revoca il provvedimento degli elettorati separati).
1943 - Digiuna in prigione per 21 giorni per far cessare le violenze commesse durante l'insurrezione indiana contro gli inglesi.
1947 - Digiuna a Calcutta per fermare le atrocita' degli scontri fra indu' e musulmani (divisione fra India e Pakistan): in 4 giorni ci riesce.
1948 - Digiuna a Delhi, per fermare i massacri fra indu' e musulmani: ci riesce in 5 giorni.
1948 - Il 30 gennaio viene assassinato da un complotto di estremisti indu' che lo considerano un traditore per le sue aperture ai musulmani: muore invocando Dio.
Il digiuno fu per Gandhi, secondo la tradizione indu', "la preghiera piu' pura". Queste sono alcune definizione del digiuno, secondo Gandhi:
"Cio' che gli occhi sono per l'esterno il digiuno lo e' per la vita interiore.
Con il digiuno posso vedere Dio faccia a faccia.
Il digiuno non e' destinato ad agire sul cuore, ma sull'anima degli altri, ed e' per questo che il suo effetto non e' temporaneo ma duraturo.
Tutti i miei digiuni sono stati meravigliosi. Dentro di me avviene una pace celeste.
Con il digiuno ascolto la musica di Dio e danzo al suono di questa musica.
Ogni digiuno e' preghiera intensa, purificazione del pensiero, slancio dell'anima verso la vita divina per perdersi in essa".
*
Aldo Capitini (1899-1968), filosofo e fondatore del Movimento Nonviolento, scrisse: "Quando tra il popolo piu' umile, e tanto importante dell'Italia, si arrivera' a mettere il ritratto di Gandhi in chiesa, santo fra i santi, avremo finalmente quella riforma religiosa che l'Italia aspetta dal Millecento".
3. INIZIATIVE. MAO VALPIANA: QUARANTAQUATTRESIMO GIORNO DI DIGIUNO NONVIOLENTO COLLETTIVO A STAFFETTA PER OPPORSI ALLA GUERRA E AL NUCLEARE
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento]
Il digiuno che stiamo conducendo e' un gesto di nonviolenza attiva, e' un atto di speranza, e' un fatto concreto contro la guerra e la sua preparazione, contro il nucleare che uccide il presente e il futuro.
Sono piu' di 140 le amiche e gli amici della nonviolenza che hanno finora aderito al digiuno promosso dal Movimento Nonviolento "per opporsi alla guerra e al nucleare".
Questa iniziativa nonviolenta prosegue dal 27 marzo scorso, e nuovi aderenti hanno gia' annunciato la loro partecipazione almeno fino a domenica 22 maggio. Ma altri ancora si stanno aggiungendo, e si proseguira' oltre. Si digiuna in ogni parte d'Italia, da Trieste a Palermo, da Torino a Venezia, da Verona a Bari.
La nonviolenza e' contagiosa; abbiamo iniziato con un digiuno di 48 ore, che sta proseguendo da 44 giorni.
Chi desidera aderire al digiuno lo puo' comunicare a: azionenonviolenta at sis.it (indicare nome, cognome, citta', giorno o giorni di digiuno).
*
Di seguito l'elenco dei digiunanti aggiornato alle ore 20 del giorno 8 maggio 2011.
Hanno finora digiunato a staffetta: Mao Valpiana (Verona), Caterina Del Torto (Ferrara - Verona), Elisabetta Pavani (Ferrara), Raffaella Mendolia (Mestre - Venezia), Lucia Grieco (Mestre - Venezia), Sergio Paronetto (Verona), Daniele Lugli (Ferrara), Maddalena Soffi (Verona), Domenico Letizia (Caserta), Alessandro Pizzi (Soriano - Viterbo), Luca Giusti (Genova), Massimiliano Pilati (Trento), Piercarlo Racca (Torino), Angela Dogliotti Marasso (Torino), Enrico Peyretti (Torino), Rocco Pompeo (Livorno), Caterina Bianciardi (Livorno), Mirella Martini (Mestre - Venezia), Vincenzo Benciolini (Verona), Gabriella Falcicchio (Bari), Albachiara Orlando e Stefano Daga (Oristano), Gavina Galleri (Cagliari), Giovanni e Graziella Ricchiardi (Torino), Mira Mondo (Condove - Torino), Claudia Pallottino (Torino), Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi), Pier Cesare Bori (Bologna), Marzia Manca (Cagliari), Tommaso Gradi (Ferrara), Laura Cappellari (Pedavena - Verona), Aurora Bedeschi (Ferrara), Marco Baleani (Gubbio), Silvana Valpiana (Verona), Claudia Capra (Brescia), Paolo Predieri (Brescia), Adriano Moratto (Brescia), Anna Zonari (Ferrara), Tiziana Valpiana (Verona), Marina Nardovino (Verona), Carmine Buro (Prato), Pier Cesare Bori (Bologna), Pietro Del Zanna (Poggibonsi), Pierpaolo Loi (Monserrato - Cagliari), Raffaele Ibba (Cagliari), Maria Erminia Satta (Tempio Pausania), Andrea Zanetti (Orvieto), Lucia Agrati (Roma), Claudia Bernacchi (Padova), Marzia Manca (Cagliari), Maria Elena Sulis (Cagliari), Ignazio Carta (Cagliari), Frate Antonio Santini (Trieste), Ettorina Rubino (Trieste), Massimiliano Brignone (Torino), Danilo Villa (Monza), Maria Grazia Misani (Monza), Stefano Panozzo (Padova - Bruxelles), Tiziana Cimolino (Trieste), Francesca Cimolino (Trieste), Arianna Salan (Verona), Beatrice Pascucci (Cesena), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Liliana Obad (Trieste), Gianfranco Aldrovandi (Guastalla), Paolo Predieri (Brescia), Pier Cesare Bori (Bologna), Giorgio Pellis (Trieste), Marzia Manca (Cagliari), Raffaele Ibba (Cagliari), Pietro Del Zanna (Poggibonsi), Marco Baleani (Gubbio), Paola, Giovanni, Benedetta Baleani (Gubbio), Alessandro Capuzzo (Trieste), Giorgio Pellis (Trieste), Anna Bellini (Ferrara), Claudia Pallottino (Torino), Massimiliano Brignone (Torino), Serena Pulcini (Trieste), Gloria Germani (San Casciano - 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Proseguono: lunedi' 9 maggio: Mirella Mancini (Mestre - Venezia), Pasquale Dioguardi (Livorno), Gianluca D'Andrea (Potenza), Rosaria Totino (Trieste); martedi' 10 maggio: Oriana Gorinelli (Rivalta di Torino), Serena Lapel (Trieste); mercoledi' 11 maggio: Tiziana Volta (Brescia), Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Adalgisa Freddi (Marcheno - Brescia), Anna Bellini (Ferrara), Elisa Tessarotto (Trieste); giovedi' 12 maggio: Igor Kocijancic (Trieste); venerdi' 13 maggio: Rocco Altieri (Pisa), Raffaele Ibba (Cagliari), Teresa Gargiulo (Castellamare di Stabia - Napoli), Giovanni Mannino (Acireale - Catania), Paola e Marco Baleani (Gubbio); mercoledi' 18 maggio: Franco Perna (Padenghe sul Garda); domenica 22 maggio: Franco Perna (Padenghe sul Garda).
Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi) porteranno avanti il digiuno a staffetta, alternandosi, fino alla fine della guerra; Gianluca D'Andrea e Pasquale Dioguardi digiuneranno tutti i lunedi'; Oriana Gorinelli digiunera' tutti i martedi'; Anna Bellini, Adalgisa Freddi, Marco Palombo e Marco Rizzinelli digiuneranno tutti i mercoledi'; Rocco Altieri, Paola e Marco Baleani, Teresa Gargiulo, Raffaele Ibba e Giovanni Mannino digiuneranno tutti i venerdi'; Marco Iannelli digiunera' tutti i venerdi' e i sabato; Giovanni Cianchini digiunera' tutti i sabato. Alessandro Natalini e Marzia Manca digiuneranno un giorno a settimana.
4. RIFLESSIONE. COMITATO NEPI PER LA PACE: ABBIA SUBITO FINE L'INCOSTITUZIONALE PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLE GUERRE IN AFGHANISTAN E IN LIBIA
[Dal Comitato "Nepi per la pace" (per contatti: info at comitatonepiperlapace.it) riceviamo e diffondiamo]
Il comitato "Nepi per la pace" torna a chiedere l'immediata fine della partecipazione italiana alla guerra in Libia e in Afghanistan.
Non bastano a celare la verita' le continue menzogne ripetute attraverso i mezzi d'informazione che definiscono come umanitaria, legale e necessaria anche la guerra in Libia.
La verita' e' che si continua a violare senza alcun ritegno l'art. 11 della nostra Costituzione che afferma testualmente: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' di altri popoli e come mezzo di risoluzione della controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
Questo articolo costituzione non permette fraintendimenti: il ripudio della guerra e' assoluto, e solo in ossequio a questo ripudio consente limitazioni della sovranita' nazionale.
E' necessario quindi che ci sia subito un ripensamento istituzionale e che si ponga fine ad ogni azione di guerra.
L'Italia deve accogliere con solidarieta' e dignita' quanti stanno fuggendo da guerre e repressioni e deve operare per il pieno rispetto dei diritti inviolabili di tutte le persone e di tutti i popoli secondo quanto stabilito anche dall'art. 10 della Costituzione, cercando di evitare e prevenire in ogni modo gli ormai consueti e tragici affondamenti d'imbarcazioni cariche di uomini, donne e bambini che rivendicano solo il sacrosanto diritto ad una vita dignitosa.
Il comitato "Nepi per la pace" fa anche nuovamente appello perche' le ingenti risorse pubbliche che vengono spese per l'acquisto di armi e per le guerre siano invece destinate ad aiuti umanitari; alla lotta alla poverta', alla fame, alle malattie; alla costituzione e al sostegno di forze d'interposizione.
Queste sono le vere e concrete politiche di pace e dialogo che ogni nazione che si definisce civile e democratica dovrebbe far proprie.
*
Il Comitato Nepi per la pace
Nepi, 8 maggio 2011
5. RIFLESSIONE. ANTONIO CASSESE: TRE VIOLAZIONI
[Dal quotidiano "La Repubblica" del 6 maggio 2011 col titolo "Le tre violazioni americane".
Antonio Cassese, docente universitario, esperto di diritti umani, membro di autorevoli istituzioni giuridiche internazionali; e' professore di Diritto internazionale alla Facolta' di Scienze politiche dell'Universita' di Firenze; e' stato Visiting fellow all'All Souls College, Oxford (1979-1980); professore all'Istituto Universitario Europeo (1987-1993). Membro dell'Institut de Droit International. Doctor iuris honoris causa, Universita' Erasmus a Rotterdam (1998), Parigi-X (1999), Ginevra (2000). E' stato presidente del Comitato del Consiglio díEuropa per la prevenzione della tortura e poi primo presidente del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia, nel quale ha operato come giudice fino al 2000. Nel 2001-2002 ha tenuto a Parigi la Chaire internationale de recherche B. Pascal. Nel 2002 ha ottenuto il premio della Academie Universelle des Cultures presieduta da Elie Wiesel, "per il carattere eccezionale del suo contributo alla protezione dei diritti umani in Europa e nel mondo". Nel 2004 e' stato nominato da Kofi Annan presidente della Commissione internazionale di inchiesta dell'Onu sui crimini nel Darfur. Nel gennaio 2005 la Commissione ha presentato le proprie conclusioni al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ottenendo che il Consiglio deferisse i crimini nel Darfur alla Corte Penale Internazionale. E' autore di numerose pubblicazioni nel settore del diritto internazionale pubblico. Membro del Comitato di direzione dell'"European Journal of International Law". Editor in Chief di "The Journal of International Criminal Justice". Ha scritto per "Il Messaggero" e "La Stampa"; attualmente collabora con "La Repubblica". Tra le opere di Antonio Cassese: Violenza e diritto nell'era nucleare, Laterza, Roma-Bari 1986; I diritti umani nell'era nucleare, Laterza, Roma-Bari 1988; Umano-Disumano, Laterza, Roma-Bari 1994; I diritti umani nel mondo contemporaneo, Laterza, Roma-Bari 1994; International Criminal Law, Oxford University Press, Oxford 2003; International Law, Oxford University Press, Oxford 2004; I diritti umani oggi, Laterza, Roma-Bari 2007]
Mi duole dirlo perche', come molti lettori di "Repubblica", ritengo che gli Stati Uniti siano una grande democrazia dotata di alcune ottime istituzioni e che molti politici e intellettuali statunitensi abbiano tanto da insegnarci, a noi europei. Mi duole dirlo, ma l'uccisione di Bin Laden ha costituito una seria violazione di almeno due di tre principi etico-giuridici fondamentali.
Anzitutto, informazioni iniziali intorno a un suo "corriere" sono state acquisite attraverso la tortura, autorizzata ufficialmente e mai condannata, neanche ai piu' alti vertici degli Usa. La norma che vieta la tortura e non la giustifica mai, dico mai, e' diventata un "principio costituzionale" della comunita' internazionale, e a nessuno dovrebbe essere consentito di infrangerla senza essere debitamente processato e punito. Stranamente Panetta, l'attuale capo della Cia e prossimo Segretario alla Difesa, nel 2008 condanno' la tortura osservando che non puo' essere giustificata da ragioni di sicurezza nazionale. Poi nel febbraio 2009, davanti al Senato, affermo' che l'annegamento simulato (waterboarding) era si' illegale ma, se egli fosse stato nominato capo della Cia, non avrebbe punito coloro che lo avessero commesso. Stupefacente! La tortura rimane illegittima anche nei casi in cui essa consente di ottenere utili informazioni. Chi ha torturato va punito anche in questi casi, per riaffermare il valore supremo di quel divieto.
La seconda violazione e' consistita nel compiere una operazione militare in territorio pakistano senza il consenso di quello Stato. In una parola, e' stata violata la sovranita' del Pakistan. Ma qui Obama puo' invocare importanti esimenti. Islamabad aveva l'obbligo nei confronti di tutta la comunita' internazionale di reprimere il terrorismo e non lo ha fatto. Questo obbligo era rafforzato da quello assunto bilateralmente nei confronti degli Usa di ricercare e arrestare Bin Laden, obbligo che aveva come "corrispettivo" la consegna statunitense al Pakistan di un miliardo di dollari l'anno. Nell'omettere platealmente e per molti anni di adempiere quell'obbligo il Pakistan ha in un certo senso legittimato una "azione sostitutiva". Il raid statunitense puo' essere equiparato, per certi aspetti, a quelle operazioni di salvataggio dei propri cittadini, tipo Congo (intervento dei belgi nel 1960) o Entebbe (intervento israeliano nel 1976), che sono state ritenute legittime in passato.
La terza violazione e' quella di un principio fondamentale di civilta' giuridica. Uno Stato democratico non puo' trasformarsi in assassino, tranne che in due casi. Anzitutto nell'ipotesi di violenza bellica in atto. Ma tra gli Usa e Al Qaeda non c'e' guerra, ne' internazionale ne' civile; l'azione statunitense contro le reti terroristiche di Al Qaeda e' solo azione di polizia che, se intende dispiegarsi a livello internazionale, ha bisogno della cooperazione delle forze dell'ordine degli altri Stati, gli Usa non essendo un gendarme planetario. Del resto, anche in una guerra internazionale il nemico puo' essere ucciso solo in campo di battaglia, non a casa sua, tranne che si difenda con le armi, sparando e uccidendo; se sorpreso inerme nella sua dimora, va catturato e, se autore di crimini di guerra, processato. L'altro caso in cui lo Stato puo' uccidere legalmente e' quando deve far eseguire con la forza ordini legittimi contro persone che deliberatamente si sottraggono all'arresto (ad esempio, si puo' uccidere un rapinatore che tenta di scappare sparando contro i poliziotti che cercano di catturarlo). Se uno Stato accusa uno straniero di crimini gravissimi, lo arresta (o la fa arrestare all'estero dalle autorita' del luogo) e lo processa. Nel caso di Bin Laden tutto lascia pensare che l'ordine fosse di ucciderlo: era disarmato; ha opposto qualche resistenza facilmente superabile da uomini armati fino ai denti. Qui i principi etico-giuridici sono chiari. Averli trasgrediti e' grave. Mettetevi pero' nei panni di Obama: egli sapeva che un processo, davanti a un tribunale statunitense o internazionale, sarebbe durato per lo meno due anni (fra istruttoria, dibattimento e sentenza), con Bin Laden detenuto. Obama deve aver pensato agli innumerevoli atti terroristici che Al Qaeda avrebbe scatenato nel mondo, durante il processo. E poi: dove detenere Bin Laden, a Guantanamo, che si cerca di chiudere al piu' presto possibile, o in un carcere in territorio statunitense, dove nessuna delle autorita' statali lo prenderebbe, per ragioni di ordine pubblico? E come evitare che Bin Laden trasformasse l'aula giudiziaria in una tribuna politica, come hanno fatto Milosevic e Karadzic all'Aja? Un processo avrebbe anche portato alla luce le collusioni della Cia con Bin Laden ai tempi dell'invasione russa dell'Afghanistan, nonche' gli ambigui rapporti della Cia con l'ex capo dei servizi segreti sudanesi, Sala Gosh, per un tempo protettore di Bin Laden in Sudan. Si sarebbe trattato inoltre di un processo nel quale la presunzione di innocenza di cui avrebbe dovuto godere l´accusato sarebbe stata minima e lo sbocco finale scontato. Obama ha cosi' optato per l'opportunita' politica contro valori morali e giuridici. Il che non giustifica affatto la sua decisione, ma permette di comprenderne le motivazioni. Resta il fatto che ancora una volta la Realpolitik ha battuto l'etica ed il diritto.
Il blitz ad Abbottabad solleva un problema piu' generale. Negli Usa, le autorita' di polizia non procederebbero mai alla tortura, perche' e' vietata, e inoltre ogni prova ottenuta con quei metodi non avrebbe alcun valore in un processo. Inoltre l'uso di armi letali da parte delle forze dell'ordine e' strettamente regolato, e lo "stato di diritto" esige che non si possano commettere "esecuzioni extragiudiziali". Tutte queste protezioni valgono per i cittadini statunitensi o per gli stranieri che abbiano commesso un reato contro un cittadino Usa. Ma dal 2011 gli Usa hanno creato un limbo sia giuridico sia territoriale (Guantanamo) per presunti terroristi stranieri, tra l'altro ammettendo la tortura. Ed ora di fatto ammettono anche le "esecuzioni extragiudiziali" con blitz all'estero. Bisogna dunque chiedersi se gli Usa ritengano che la "supremazia del diritto" valga solo al loro interno, mentre perde ogni valore nel campo delle relazioni internazionali. Se cosi' fosse, dovremmo seriamente preoccuparci per le prossime mosse della Superpotenza planetaria, oggi ancora guidata da un uomo che, almeno a parole, dice di credere nel diritto e nella giustizia.
6. RIFLESSIONE. FABIO GAMBARO INTERVISTA TZVETAN TODOROV
[Dal quotidiano "La Repubblica" del 5 maggio 2011 col titolo "Tutti i rischi per l'Occidente. Intervista a Tzvetan Todorov" e il sommario "Non dovremmo mai trasgredire le nostre regole fondamentali. Come nel caso della tortura, se per combattere un nemico malvagio, diventiamo malvagi come lui, allora questo ha gia' vinto".
Fabio Gambaro, nato a Milano nel 1958, e' saggista, corrispondente culturale a Parigi per quotidiani e periodici italiani e francesi (tra cui "La Repubblica" e "L'espresso"), traduttore in francese di rilevanti autori italiani (tra cui Camilleri, De Luca, Jaeggy). Tra le opere di Fabio Gambaro: Colloquio con Edoardo Sanguineti: quarant'anni di cultura italiana attraverso i ricordi di un poeta intellettuale, Anabasi, 1993; Invito a conoscere la neoavanguardia, Mursia, Milano 1993; Surrealismo, Bibliografica, 1996; Dalla parte degli editori. Interviste sul lavoro editoriale, Unicopli, Milano 2001; L'Italie par ses ecrivains, Laura Levi, Paris 2002.
Tzvetan Todorov, nato a Sofia nel 1939, a Parigi dal 1963. Muovendo da studi linguistici e letterari e' andato sempre piu' lavorando su temi antropologici e di storia della cultura e su decisive questioni morali. Riportiamo anche il seguente brano dalla scheda dedicata a Todorov nell'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche: "Dopo i primi lavori di critica letteraria dedicati alla poetica dei formalisti russi, l'interesse di Todorov si allarga alla filosofia del linguaggio, disciplina che egli concepisce come parte della semiotica o scienza del segno in generale. In questo contesto Todorov cerca di cogliere la peculiarita' del 'simbolo' che va interpretato facendo ricorso, accanto al senso materiale dell'enunciazione, ad un secondo senso che si colloca nell'atto interpretativo. Ne deriva l'inscindibile unita' di simbolismo ed ermeneutica. Con La conquista dell'America, Todorov ha intrapreso una ricerca sulla categoria dell'"alterita'" e sul rapporto tra individui appartenenti a culture e gruppi sociali diversi. Questo tema, che ha la sua lontana origine psicologica nella situazione di emigrato che Todorov si trova a vivere in Francia, trova la sua compiuta espressione in un ideale umanistico di razionalita', moderazione e tolleranza". Tra le opere di Tzvetan Todorov: (a cura di), I formalisti russi. Teoria della letteratura e del metodo critico, Einaudi, Torino 1968, 1977; (a cura di, con Oswald Ducrot), Dizionario enciclopedico delle scienze del linguaggio, Isedi, Milano 1972; La letteratura fantastica, Garzanti, Milano 1977, 1981; Teorie del simbolo, Garzanti, Milano 1984; La conquista dell'America. Il problema dell'"altro", Einaudi, Torino 1984, 1992; Critica della critica, Einaudi, Torino 1986; Simbolismo e interpretazione, Guida, Napoli 1986; Una fragile felicita'. Saggio su Rousseau, Il Mulino, Bologna 1987, Se, Milano 2002; (con Georges Baudot), Racconti aztechi della conquista, Einaudi, Torino 1988; Poetica della prosa, Theoria, Roma-Napoli 1989, Bompiani, Milano 1995; Michail Bachtin. Il principio dialogico, Einaudi, Torino 1990; La deviazione dei lumi, Tempi moderni, Napoli 1990; Noi e gli altri. La riflessione francese sulla diversita' umana, Einaudi, Torino 1991; Di fronte all'estremo, Garzanti, Milano 1992 (ma cfr. la seconda edizione francese, Seuil, Paris 1994); I generi del discorso, La Nuova Italia, Scandicci (Firenze) 1993; Una tragedia vissuta. Scene di guerra civile, Garzanti, Milano 1995; Le morali della storia, Einaudi, Torino 1995; Gli abusi della memoria, Ipermedium, Napoli 1996; L'uomo spaesato. I percorsi dell'appartenenza, Donzelli, Roma 1997; La vita comune, Pratiche, Milano 1998; Le jardin imparfait, Grasset, 1998; Elogio del quotidiano. Saggio sulla pittura olandese del Seicento, Apeiron, 2000; Elogio dell'individuo. Saggio sulla pittura fiamminga del Rinascimento, Apeiron, 2001; Memoria del male, tentazione del bene, Garzanti, Milano 2001; Il nuovo disordine mondiale, Garzanti, Milano 2003; Benjamin Constant. La passione democratica, Donzelli, Roma 2003; Lo spirito dell'illuminismo, Garzanti, Milano 2007; La letteratura in pericolo, Garzanti, Milano 2008, 2011; La paura dei barbari, Garzanti, Milano 2009; La bellezza salvera' il mondo, Ganzanti, Milano 2010 (tra esse segnaliamo particolarmente Memoria del male, tentazione del bene, Garzanti, Milano 2001: un'opera che ci sembra fondamentale)]
Parigi. "La morte di Bin Laden e' un'azione di guerra che assomiglia a una forma di vendetta, forse legittima, ma che non ha nulla a che fare con la giustizia". Tzvetan Todorov, lo studioso francese autore di molti saggi, tra cui La paura dei barbari (Garzanti), commenta cosi' la fine del capo di Al Qaeda. "Uccidendo Bin Laden, gli americani hanno eliminato un simbolo, ma non certo il terrorismo, per combattere il quale e' molto piu' utile sostenere le rivolte nei paesi arabi. Li' i giovani sono mossi dal desiderio di partecipare pienamente alla vita del mondo contemporaneo, rifiutando quella logica dello scontro con l'Occidente che e' alla base del terrorismo islamico. Naturalmente, oltre ad aiutare pacificamente tali rivolte, dovremmo rinunciare all'arroganza del vecchio colonialismo che pretendeva d'imporre agli altri i propri valori e le proprie scelte. Per questo, dovremmo ritirarci dall'Iraq, dall'Afghanistan e dalla Libia. E contemporaneamente dovremmo chiudere i centri di detenzione e di tortura illegali che indeboliscono l'immagine delle democrazie occidentali. Non possiamo difendere i diritti dell'uomo e contemporaneamente non rispettarli".
*
- Fabio Gambaro: La battaglia contro i nemici della democrazia deve quindi fissarsi dei limiti?
- Tzvetan Todorov: Occorre semplicemente rispettare le regole democratiche. Se per combattere un nemico malvagio, diventiamo malvagi come lui, allora questo ha gia' vinto.
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- Fabio Gambaro: Le democrazie hanno bisogno di un nemico pubblico contro cui mobilitarsi?
- Tzvetan Todorov: Le societa' democratiche non dovrebbero mai aver bisogno di nemici o capri espiatori presentati come simboli del male assoluto. Tali nemici esterni servono spesso a mascherare i veri nemici della democrazia, che di solito sono nemici interni. Penso a certe derive degli stessi procedimenti democratici che possono diventare una vera e propria minaccia per la democrazia. Ad esempio, lo spirito messianico, vale a dire la volonta' di portare a tutti la salvezza anche con la forza. In passato, lo spirito messianico si e' manifestato con le guerre napoleoniche, il colonialismo e poi il comunismo. Oggi, il nuovo messianesimo occidentale ci spinge ad intervenire in altri paesi in nome della democrazia, ma col rischio d'infrangerne i principi.
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- Fabio Gambaro: Il populismo puo' essere considerato uno dei nemici interni della democrazia?
- Tzvetan Todorov: L'appello al popolo e' un valore democratico, ma quando si prendono le reazioni immediate della folla come unico metro della vita politica, evidentemente ci si allontana dalla democrazia. Purtroppo, alcuni tratti della democrazia, nel momento in cui vengono enfatizzati, possono ritorcersi contro di essa. Oltre al populismo occorre ricordare la tirannide dell'individualismo che, sulla scorta dell'ultraliberalismo, ha prodotto una societa' in cui l'idea del bene comune sta progressivamente arretrando. Oppure i rischi legati alla concentrazione del potere in poche mani e alla collusione tra interessi politico-economici e i mezzi d'informazione. Infine, la scomparsa di un nemico esterno ideologico - il comunismo - ha favorito l'emergere di un altro nemico esterno, lo straniero trasformato in una minaccia permanente. La xenofobia e' un vero pericolo per le democrazie.
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- Fabio Gambaro: Una democrazia forte e' meno ossessionata dai nemici?
- Tzvetan Todorov: In teoria si', ma la storia c'insegna che la democrazia si reinventa sempre, si rimette sempre in discussione, partendo dalle proprie debolezze e difficolta'. La democrazia non e' mai una condizione definitiva, ma sempre un processo in atto.
7. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.
Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Vicente Garcia de la Huerta, Raquel, Castalia, Madrid 1987, pp. 178.
- Leandro Fernandez de Moratin, La comedia nueva. El si' de las ninas, Castalia, Madrid 1987, 1988, pp. 292.
- Jose' Cadalso, Cartas marruecas. Noches lugubres, Catedra, Madrid 1987, pp. 352.
- Felix Maria Samaniego, Fabulas, Castalia, Madrid 1987, 1988, pp. 236.
- Nicasio Alvarez de Cienfuegos, Poesias, Castalia, Madrid 1969, 1980, pp. 228.
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
10. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 550 del 9 maggio 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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