Telegrammi. 537



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 537 del 26 aprile 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. "La Resistenza continua nella nonviolenza": celebrato il 25 aprile a Viterbo

2. Mao Valpiana: Trentunesimo giorno di digiuno nonviolento collettivo a staffetta per opporsi alla guerra e al nucleare

3. Bruna Bianchi: Eleanor Rathbone

4. Marina Calloni: Gina Lombroso

5. Marina Calloni: Sara Nathan

6. Marina Calloni: Amelia Rosselli

7. Lisa Massei: Artemisia Gentileschi

8. Per sostenere il Movimento Nonviolento

9. Segnalazioni librarie

10. La "Carta" del Movimento Nonviolento

11. Per saperne di piu'

 

1. INCONTRI. "LA RESISTENZA CONTINUA NELLA NONVIOLENZA": CELEBRATO IL 25 APRILE A VITERBO

 

Presso il "Centro di ricerca per la pace" a Viterbo e' stato celebrato il 25 aprile, anniversario della Liberazione dal nazifascismo, con un incontro di studio e di testimonianza sul tema: "La Resistenza continua nella lotta nonviolenta contro la guerra, contro il razzismo, contro la mafia, contro il potere maschilista e patriarcale, contro la devastazione della biosfera".

Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati testi di Hannah Arendt, Piero Calamandrei, Mohandas Gandhi, Primo Levi, Vandana Shiva, Virginia Woolf, ed alcune lettere dei condannati a morte della Resistenza.

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Il responsabile della struttura pacifista viterbese, Peppe Sini, aprendo l'incontro ha evidenziato come il senso e la speranza della Resistenza e della Liberazione abbiano successivamente trovato una trascrizione in termini giuridici nel testo della Costituzione della Repubblica Italiana e nella Dichiarazione universale dei diritti umani, e come sia dovere e diritto di ogni persona decente impegnarsi affinche' siano rispettati tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Essere fedeli a quanti si opposero alla barbarie totalitaria e all'orrore della Shoah, e quindi essere fedeli alla Costituzione italiana e alla fondamentale Dichiarazione approvata nel 1948 dall'assemblea generale delle Nazioni Unite, implica opporsi ad ogni violenza contro qualunque essere umano.

In concreto, proseguire l'impegno che fu della Resistenza oggi significa opporsi alla guerra e al razzismo, ai poteri criminali e alla devastazione della biosfera, al potere maschilista e patriarcale che e' prima radice di ogni violazione dei diritti umani in quanto nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano.

Nella situazione presente questo impegno richiede una nitida e intransigente coerenza tra mezzi e fini, richiede la scelta limpida e rigorosa della nonviolenza.

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Al termine dell'incontro i partecipanti hanno nuovamente espresso l'impegno e l'appello a contrastare la persecuzione dei migranti e dei viaggianti; l'impegno e l'appello affinche' ad ogni essere umano in fuga da fame, guerre e dittature sia riconosciuto il diritto ad essere accolto ed assistito, come stabilisce la Costituzione della Repubblica Italiana, come stabilisce la Dichiarazione universale dei diritti umani.

I partecipanti all'incontro hanno anche nuovamente espresso l'impegno e l'appello affinche' cessi l'illegale e criminale partecipazione italiana alla guerra in Afghanistan e in Libia (guerre alle quali la Costituzione italiana esplicitamente proibisce al nostro paese di prendere parte); la guerra, consistendo dell'uccisione di esseri umani, e' nemica dell'umanita', ed e' compito dell'umanita' abolirla prima che essa distrugga la civilta' umana.

I partecipanti all'incontro hanno infine nuovamente espresso l'impegno e l'appello affinche' l'Italia cessi di fornire armi ed assistenza militare a dittatori e golpisti, a regimi violatori della dignita' umana e ad organizzazioni palesemente mafiose.

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Celebrare il 25 aprile richiede un impegno sincero e concreto ad opporsi alla guerra, agli eserciti e alle armi; un impegno sincero e concreto ad opporsi ai poteri sfruttatori e oppressori; un impegno sincero e concreto a difendere la biosfera casa comune dell'umanita' intera; un impegno sincero e concreto a difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Solo la nonviolenza raccoglie, prosegue ed invera il messaggio della Resistenza e della Liberazione.

Solo la nonviolenza si oppone al totalitarismo, al militarismo, al maschilismo, al potere mafioso.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

2. INIZIATIVE. MAO VALPIANA: TRENTUNESIMO GIORNO DI DIGIUNO NONVIOLENTO COLLETTIVO A STAFFETTA PER OPPORSI ALLA GUERRA E AL NUCLEARE

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

La guerra e' il peggior crimine contro l'umanita'.

Il nucleare e' il peggior crimine contro la natura.

Ogni persona ragionevole, che abbia voglia e speranza di futuro per se' e per il mondo, alla guerra e al nucleare si deve opporre.

Sono piu' di 120 le amiche e gli amici della nonviolenza che hanno finora aderito al digiuno promosso dal Movimento Nonviolento "per opporsi alla guerra e al nucleare".

Questa iniziativa nonviolenta prosegue dal 27 marzo scorso, e nuovi aderenti hanno gia' annunciato la loro partecipazione almeno fino a sabato 30 aprile. Ma altri ancora si stanno aggiungendo, e si proseguira' oltre.

Si digiuna in ogni parte d'Italia, da Bolzano a Catania, da Torino a Venezia, da Verona a Bari.

La nonviolenza e' contagiosa; abbiamo iniziato con un digiuno di 48 ore, che sta proseguendo da 31 giorni.

Chi desidera aderire al digiuno lo puo' comunicare a: azionenonviolenta at sis.it (indicare nome, cognome, citta', giorno o giorni di digiuno).

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Di seguito l'elenco dei digiunanti aggiornato alle ore 17,30 del 25 aprile 2011.

Hanno finora digiunato a staffetta: Mao Valpiana (Verona), Caterina Del Torto (Ferrara - Verona), Elisabetta Pavani (Ferrara), Raffaella Mendolia (Mestre - Venezia), Lucia Grieco (Mestre - Venezia), Sergio Paronetto (Verona), Daniele Lugli (Ferrara), Maddalena Soffi (Verona), Domenico Letizia (Caserta), Alessandro Pizzi (Soriano - Viterbo), Luca Giusti (Genova), Massimiliano Pilati (Trento), Piercarlo Racca (Torino), Angela Dogliotti Marasso (Torino), Enrico Peyretti (Torino), Rocco Pompeo (Livorno), Caterina Bianciardi (Livorno), Mirella Martini (Mestre - Venezia), Vincenzo Benciolini (Verona), Gabriella Falcicchio (Bari), Albachiara Orlando e Stefano Daga (Oristano), Gavina Galleri (Cagliari), Giovanni e Graziella Ricchiardi (Torino), Mira Mondo (Condove - Torino), Claudia Pallottino (Torino), Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi), Pier Cesare Bori (Bologna), Marzia Manca (Cagliari), Tommaso Gradi (Ferrara), Laura Cappellari (Pedavena - Verona), Aurora Bedeschi (Ferrara), Marco Baleani (Gubbio), Silvana Valpiana (Verona), Claudia Capra (Brescia), Paolo Predieri (Brescia), Adriano Moratto (Brescia), Anna Zonari (Ferrara), Tiziana Valpiana (Verona), Marina Nardovino (Verona), Carmine Buro (Prato), Pier Cesare Bori (Bologna), Pietro Del Zanna (Poggibonsi), Pierpaolo Loi (Monserrato - Cagliari), Raffaele Ibba (Cagliari), Maria Erminia Satta (Tempio Pausania), Andrea Zanetti (Orvieto), Lucia Agrati (Roma), Claudia Bernacchi (Padova), Marzia Manca (Cagliari), Maria Elena Sulis (Cagliari), Ignazio Carta (Cagliari), Frate Antonio Santini (Trieste), Ettorina Rubino (Trieste), Massimiliano Brignone (Torino), Danilo Villa (Monza), Maria Grazia Misani (Monza), Stefano Panozzo (Padova - Bruxelles), Tiziana Cimolino (Trieste), Francesca Cimolino (Trieste), Arianna Salan (Verona), Beatrice Pascucci (Cesena), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Liliana Obad (Trieste), Gianfranco Aldrovandi (Guastalla), Paolo Predieri (Brescia), Pier Cesare Bori (Bologna), Giorgio Pellis (Trieste), Marzia Manca (Cagliari), Raffaele Ibba (Cagliari), Pietro Del Zanna (Poggibonsi), Marco Baleani (Gubbio), Paola, Giovanni, Benedetta Baleani (Gubbio), Alessandro Capuzzo (Trieste), Giorgio Pellis (Trieste), Anna Bellini (Ferrara), Claudia Pallottino (Torino), Massimiliano Brignone (Torino), Serena Pulcini (Trieste), Gloria Germani (San Casciano - Firenze), Teresa Piras (Iglesias), Edvino Ugolini (Trieste), Cristina Cometti (Milis - Oristano), Enrico Peyretti (Torino), Peppe Sini (Viterbo), Pasquale Dioguardi (Livorno), Mao Valpiana (Verona), Jolanda Spallitta (Alessandria), Enrico Gabbioneta (Sesto ed Uniti - Cremona), Raffaele Barbiero (Forli' - Cesena), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Anna Bellini (Ferrara), Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma), Tiziana Cimolino (Trieste), Rosaria Totino (Trieste), Antonio Poce (Ferentino - Frosinone), Tiziana Valpiana (Verona), Alessandro Natalini (Perugia), Loretta Viscuso (Verona), Cinzia Picchioni (Torino), Raffaele Ibba (Cagliari), Teresa Gargiulo (Salerno), Liliana Obad (Trieste), Caterina Giustolisi (Firenze), Andrea Ferralasco (Genova), Paolo Predieri (Brescia), Loredana Caletti (Sesto ed Uniti - Cremona), Antonio Santini (Trieste), Luciano Ferluga (Trieste), Tonino Bisceglia (Varazze - Savona), Furio Semerari (Bari), Gabriella Falcicchio (Bari), Gianni D'Elia (Rivalta di Torino), Ettorina Rubino (Trieste), Alessio Di Florio (Casalbordino - Chieti), Andrea Salvoni (Barga - Lucca), Marzia Manca (Cagliari), Samuele Venturi (Castel San Pietro Terme - Bologna), Graziella Prendivoi (Trieste), Luca Dorizzi (Verona), Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma), Anna Bellini (Ferrara), frate Antonio Santini (Trieste), Francesco Spagnolo (Roma), Adriano Moratto (Brescia), Francesco Montanari (provincia Pesaro-Urbino), Aldo Matzeu (Settimo San Pietro - Cagliari), Francesco Comina (Bolzano/Bozen), Pierpaolo Loi (Monserrato - Cagliari), Luca Alberghi (Faenza - Ravenna), Massimiliano Brignone (Barbania - Torino), Claudia Pallottino (Barbania - Torino), Cinzia Picchioni (Torino), Teresa Gargiulo (Castellamare di Stabia - Napoli), Giovanni Mannino (Acireale - Catania), Lorenzo Porta (Firenze), Massimiliano Pilati (Lavis - Trento), Raffaella Mendolia (Mestre - Venezia), Anna Pau (Settimo San Pietro - Cagliari), Saverio Ciarrocchi (San Benedetto del Tronto), Silvana Valpiana (Verona), Elena Buccoliero (Ferrara), Daniele Lugli (Ferrara), Maria Longhi (Vicenza), Saverio Ciarrocchi (San Benedetto del Tronto), Antonio Saulle (Trieste), Marco Iannelli (Roma), Paolo Predieri (Brescia), Franca Maria Bagnoli (Pescara), Antonio Santini (Trieste), Liliana Obad (Trieste).

Proseguono: martedi' 26 aprile: Maddalena Soffi (Verona), Michele Boato (Mestre), Maria Cossu (Mestre), Marzia Manca (Cagliari); mercoledi' 27 aprile: Anna Bellini (Ferrara); giovedi' 28 aprile: Maurizio Grotta (Verona); sabato 30 aprile: Ignazio Carta (Cagliari), Maria Elena Sulis (Cagliari), Giovanni Cianchini (Rieti).

Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi) porteranno avanti il digiuno a staffetta, alternandosi, fino alla fine della guerra; Pasquale Dioguardi digiunera' tutti i lunedi'; Anna Bellini e Marco Rizzinelli digiuneranno tutti i mercoledi'; Marco Baleani, Teresa Gargiulo, Raffaele Ibba e Giovanni Mannino digiuneranno tutti i venerdi'; Marco Iannelli digiunera' tutti i venerdi' e i sabato; Giovanni Cianchini digiunera' tutti i sabato. Alessandro Natalini e Marzia Manca digiuneranno un giorno a settimana.

 

3. PROFILI. BRUNA BIANCHI: ELEANOR RATHBONE

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Bruna Bianchi, "docente di Storia delle donne e Storia del pensiero politico e sociale contemporaneo all'Universita' Ca' Foscari di Venezia. Studiosa della Grande guerra, si e' occupata del pensiero pacifista e della deportazione della popolazione civile nel corso delle due guerre mondiali. Fa parte della rivista telematica "Dep. Deportate, esuli, profughe". Tra le sue pubblicazioni si ricorda: La follia e la fuga (Bulzoni 2001); Deportazione e memorie femminili 1899-1953 (Unicopli 2002)"]

 

Eleanor Rathbone (Liverpool 1872 - Londra 1946).

Nata a Liverpool il 12 maggio 1872 da un'influente famiglia di orientamento liberale, nel 1896, dopo aver conseguito la laurea in filosofia, Eleanor Ratbone si immerse nel lavoro, nella ricerca sociale e nell'impegno per il suffragio.

Le condizioni di lavoro al porto di Liverpool furono l'oggetto del suo primo lavoro di indagine sociale, avviato in collaborazione con il padre. La pubblicazione che ne segui', Report on the Results of a Special Inquiry into the Conditions of Labour at the Liverpool Docks (1904), e' a tutt'oggi la fonte piu' ricca per chi voglia ricostruire la struttura del mercato del lavoro portuale e le conseguenze per le famiglie della sottoccupazione cronica.

Nel 1909, anno della sua elezione al Consiglio comunale di Liverpool (carica che ricopri' fino al 1935), furono pubblicati i risultati dell'inchiesta sui bilanci familiari dei lavoratori avventizi del porto di Liverpool, How the Casual Labourer Lives, che rivelo' in tutta la sua drammaticita' la condizione delle mogli e delle madri proletarie. Nel 1912 apparve lo scritto The Problem of Women's Wages, in cui affrontava temi che avrebbe approfondito nella sua opera fondamentale: The Disinherited Family (1924).

La causa dei bassi salari delle donne, della dipendenza umiliante delle mogli e delle madri proletarie, risiedeva nel mito dell'"uomo che mantiene la famiglia". Quel mito, che perpetuava un ordine gerarchico nella famiglia e nella societa', doveva essere demolito sul piano teorico e culturale e contrastato sul piano economico. Occorreva in primo luogo ridistribuire il reddito secondo criteri di genere e giungere alla socializzazione del costo del lavoro di riproduzione. Per sostenere la campagna a favore delle sovvenzioni familiari devolute direttamente alle madri (una campagna che la vide impegnata fino al 1945), nel 1917 fondo' la Family Endowment Committee.

Nel decennio successivo alla Grande guerra Eleanor Rathbone fu alla guida della piu' importante organizzazione femminile britannica: la National Union of Societies for Equal Citizenship. Ad un femminismo legato ai diritti individuali, che aveva prevalso negli anni della lotta per il suffragio, contrappose un "nuovo femminismo" che prefigurava una piena cittadinanza sociale per tutte le donne, in primo luogo per le piu' svantaggiate, le madri proletarie e le vedove.

Nel corso degli anni Venti e dei primi anni Trenta nella sua riflessione si affacciano nuovi temi e nuovi soggetti; il suo sguardo si estende al contesto internazionale, ma sono sempre le relazioni familiari e matrimoniali ad apparirle cruciali nel destino delle donne di tutto il mondo. Dal 1929, anno della sua elezione alla Camera dei Comuni, la condizione delle spose bambine in India e in Palestina, delle piccole schiave di Hong Kong, delle giovani kikuiu in Kenia, furono l'oggetto principale dei suoi scritti e delle sue interrogazioni parlamentari, e le motivazioni dei suoi viaggi. Il principio irrinunciabile della solidarieta' umana tra tutte le donne, al di la' di ogni divisione nazionale, e' riaffermato nel suo scritto principale sulla condizione femminile nelle colonie: Child Marriage. The Indian Minotaur (1934).

Dal 1933 l'aiuto ai perseguitati dai regimi totalitari e ai rifugiati assorbi' quasi completamente la sua attivita' politica. Nei suoi interventi alla Camera esercito' pressioni costanti per una politica della "porta aperta" e critico' aspramente il governo per la sua politica restrittiva e per il mancato riconoscimento del diritto d'asilo.

Nel marzo 1943 collaboro' alla fondazione della National Committee for Rescue from Nazi Terror con lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica sullo sterminio degli ebrei e di altre minoranze, una tragedia che i governi democratici tentavano di allontanare dalla scena politica e dalle coscienze.

Eleanor Rathbone si spense a Londra il 2 gennaio 1946.

Fonti, risorse bibliografiche, siti: Mary Stocks, Eleanor Rathbone: A Biography, London 1949; Johanna Alberti, Eleanor Rathbone, London 1996; Susan Pedersen, Eleanor Rathbone and the Politics of Conscience, New Haven 2004; Bruna Bianchi, Profilo di una femminista. Eleanor Rathbone e l'etica della responsabilita', nella rivista on-line "Dep. Deportate, esuli, profughe", 2010, 12, pp. 86-117; Susan Cohen, Rescue the Perishing. Eleanor Rathbone and the Refugees, di imminente pubblicazione.

 

4. PROFILI. MARINA CALLONI: GINA LOMBROSO

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Marina Calloni, "ordinario in filosofia politica e sociale presso la Facolta' di Sociologia dell'Universita' degli Studi di Milano-Bicocca, vincitrice di un concorso per l'incentivazione del rientro di studiosi in Italia ("rientro dei cervelli"). E' stata borsista all'Universita' di Francoforte presso J. Habermas e senior researcher presso la London Scool of Economics and Political Science di Londra"]

 

Gina Lombroso (Pavia 1872 - Ginevra 1944).

Gina Lombroso nasce a Pavia nel 1872, dove il padre, il famoso antropologo e criminologo Cesare Lombroso, aveva ottenuto una cattedra d'insegnamento presso l'universita' locale. Nel 1878, sempre per motivi legati alla carriera del padre, Cesare e Nina (De Benedetti) si spostano a Torino assieme ai figli Gina, Paola e Ugo. L'educazione liberale e anticonformista impartita dai Lombroso ai figli si scontra con quel clima culturale borghese che allora caratterizzava Torino. Gina e' molto unita alla sorella Paola che diventera' una nota scrittrice, soprattutto di letteratura per l'infanzia, oltre che promotrice di iniziative umanitarie, fra cui le "Bibliotechine rurali" e la "Casa del Sole".

Gina e Paola crescono in un ambiente intellettuale estremamente interessante, con la possibilita' di incontrare personaggi influenti del tempo. In particolare, le due sorelle verranno colpite, ancora bambine, dalla straordinaria personalita' di Anna Kuliscioff, la futura fondatrice, assieme a Filippo Turati, del partito socialista italiano e della rivista "Critica Sociale". La Kulishioff, ebrea russa, era allora l'unica donna studente in medicina a Torino, oltre che madre, non maritata, di una figlia avuta dal noto esponente del movimento anarchico, Andrea Costa. Gina e Paola si impegnano subito in attivita' sociali, tanto da andare a lavorare con gli operai. Gina si iscrivera' dunque all'universita', frequentando prima facolta' umanistiche e optando successivamente per medicina.

Alla fine Ottocento, Gina conosce Guglielmo Ferrero che comincera' a collaborare col padre Cesare, come coautore dell'opera: La donna normale, la prostituta e la donna delinquente. Guglielmo, che otterra' fama internazionale grazie alle sue opere di storia e ai suoi arguti commenti giornalistici, sposera' Gina nel 1901. Nel frattempo la "Dottoressa Gina Lombroso" e' diventata la collaboratrice piu' stretta di Cesare. Ricoprira' infatti un ruolo fondamentale nelle ricerche, nella riedizione delle opere del padre e nel lavoro in clinica, occupandosi soprattutto di psichiatria e antropologia. Tuttavia, tale impegno totale professionale creera' non pochi problemi col marito e conflitti fra Guglielmo e il suocero Cesare. Nel frattempo, Gina ha due figli: Leo e Nina. Comincia anche a lavorare alla questione femminile, applicando a tale ambito la teoria lombrosiana a proposito dell'"essenza della donna", non senza esiti contrastanti. Allo scoppio della prima guerra mondiale, Gina assume come il marito una posizione interventista contro la Germania.

Nel 1916 la famiglia Ferrero si trasferisce a Firenze per motivi di lavoro. Qui Gina fonda l'Associazione Divulgatrice Donne Italiane (Addi), con lo scopo di pubblicare libelli sulle problematiche femminili, sull'educazione, sulla guerra e su questioni sociali. L'adattamento di Gina a Firenze non e' facile, anzi diventera' ancor piu' difficile subito dopo l'avvento del fascismo nel 1924. Gina e Guglielmo saranno infatti fin da subito antifascisti e per questo controllati dalla polizia, al punto che i Ferrero Lombroso decideranno di trasferirsi nella loro tenuta di campagna, denominata l'Ulivello, a Strada in Chianti. Intanto Gina continua la sua attivita' di scrittrice, diventando sempre piu' nota sia all'estero che in Italia.

Ma considerato l'accrescimento della sorveglianza, nel 1930 la famiglia Ferrero decide di emigrare e si trasferisce a Ginevra, dove a Guglielmo era stata offerta una cattedra di storia presso l'Institut des Hautes Etudes Internationales. Casa Ferrero a Ginevra diventa subito un centro di incontro per fuoriusciti e di ospitalita' per gli antifascisti. Ma una tragedia colpisce i Ferrero: il figlio Leo muore nel 1933 in un incidente d'auto a Santa Fe' nel Nuovo Messico. Gina si occupa allora dell'edizione delle opere del figlio e delle sue commedie teatrali. L'impegno di Gina e' dunque profuso tra opere scientifiche (pubblicate spesso in francese), edizione delle opere del padre, stesura della biografia del figlio e cura di scritti di antifascisti. Infatti Gina rilevera' e dirigera' la casa editrice "Capolago", che diventera' uno dei maggiori centri di diffusione della cultura antifascista all'estero. Con l'inizio della seconda guerra mondiale, Gina e Gugliemo accresceranno le loro attivita' politiche. Ma Guglielmo morira' nel 1942 prima della fine del conflitto e Gina lo seguira' nel 1944. Gina e Guglielmo moriranno dunque in esilio, senza poter assaporare la gioia della sconfitta del nazifascismo e poter dunque far ritorno in un'Italia libera e democratica, cosi' come loro l'avevano sognata.

La produzione di Gina Lombroso e' estremamente vasta; molte delle sue opere vennero tradotte in lingue straniere.

Bbibliografia: a) opere di carattere socio-antropologico: I vantaggi della degenerazione, 1904, Bocca, Torino, II ed. 1923; Le tragedie del progresso meccanico. Origine - Ostacoli - Trionfi - Sconquassi del macchinismo, 1930, Torino, Bocca; ristampato a Lugano: Nuove Edizioni Capolago 1939; Le Retour a la Prosperite'. Les erreurs du passe' et les taches de l'avenir, Paris, Payot 1933. b) Sulla questione femminile: Riflessioni sulla vita. L'anima della donna. Libro I: La tragica posizione della Donna, Firenze: Associazione Divulgatrice Donne Italiane 1917; Riflessioni sulla vita. L'anima della donna. Libro II: Conseguenze dell'altruismo, Firenze: Associazione Divulgatrice Donne Italiane, 1918; Il Pro e il contro. Riflessioni sul voto alle Donne, Firenze, Associazione Divulgatrice Donne Italiane 1919; L'anima della donna. Riflessioni sulla vita, 1920, II ed. 1921, III ed. in 2 voll., 1926: a) Gli enigmi piu' oscuri, pp. 218; b) Intelligenza e amore, Bologna, Zanichelli, pp. 170; Nuove vite di donna. Autobiografie raccolte da Gina Lombroso, Bologna, Zanichelli 1928. c) Su viaggi e letterature per l'infanzia: Nell'America Meridionale (Brasile, Uruguay, Argentina): Note e impressioni, Milano, Terse 1908; Le avventure di Marco e Nino: La torta e La fata, in Commedie e maschere italiane, Roma, Casa Editrice Podrecca e Galantara 1911; Viaggio di Leo nell'America del Sud, Torino, Paravia 1913; Le Commedie di Leo e Nina, Torino, Paravia 1915; Altre commedie per Leo e Nina, Torino, Paravia 1924; Le meraviglie di un "Camping", Torino, Paravia 1924. d) Sulla vita di Cesare Lombroso: con P.Carrara Lombroso, Cesare Lombroso. Appunti sulla vita. Le opere, Torino, Bocca 1906; Vita di Lombroso, a cura dell'Istituto Italiano per il libro del Popolo, Milano, G. Morreale 1924; Cesare Lombroso. Storie della vita e delle opere narrate dalla figlia, Torino, Bocca 1915; II ed. Bologna, Zanichelli 1921. e) Su Leo Ferrero: Lo sboccio di una vita. Note su Leo Ferrero-Lombroso dalla nascita ai vent'anni, Torino, Tipografia C. Frassinelli 1935; ed. svizzera: Lugano, Nuove Edizioni Capolago 1936; L'Oeuvre de Leo Ferrero a travers la critique, Ginevra, Edition P.-E. Grivet 1943.

 

5. PROFILI. MARINA CALLONI: SARA NATHAN

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it]

 

Sara Nathan (Pesaro 1819 - Roma 1882).

Sara Levi, detta Sarina, nasce a Pesaro il 7 dicembre 1819 e muore a Roma il 19 febbraio 1882. Sarina era nata da Angelo Levi (quondam Salomone di Senigallia) e dalle seconde nozze di Ricca Rosselli, figlia di Emanuel e Sara Bises. Da Roma i Rosselli si erano trasferiti nei primi decenni dell'Ottocento a Livorno. Sarina era dunque cugina dei Rosselli e aveva conosciuto il futuro marito, Moses Nathan, a Livorno, dove si erano sposati il 29 maggio 1836. Mayer Moses Nathan (Rodelheim, 22 aprile 1799 - Vicky, 4 agosto 1859) era nato in Germania, a Rodelheim presso Francoforte, e aveva dunque vissuto a lungo a Parigi. Agente di cambio, divenne cittadino britannico nel 1850. C'e' chi avanza l'ipotesi che in realta' Nathan fosse un figlio, forse naturale, dei Rotschild, andatosene dalla Germania per dissapori familiari. Dal matrimonio di Sara e Moses nacquero dodici figli: David, Henry, Janet, Adolfo, Ernesto, Harriet, Giuseppe, Filippo, Walter, Alfredo, Ada, Beniamino. I Nathan che decisero poi di vivere in Italia sono: Ernesto (Londra, 5 ottobre 1845 - Roma, 4 aprile 1921), il futuro sindaco di Roma; Harriet (Londra, 1837 - Roma 1904), detta Enrichetta, che sposera' Sabatino Rosselli (Livorno 1830 - Roma 1900) e sara' madre di Joe; Janet (Londra, 1842 - Livorno, 1911), detta Giannetta, che sposera' Pellegrino Rosselli (Livorno, 1834 - Livorno, 1911). Ernesto sposera' invece Virginia Mieli, conosciuta a Pisa (dove la famiglia Nathan si era trasferita nel 1859), figlia di Anna Rosselli, sorella dei quattro capostipiti livornesi Rosselli.

Sara Nathan e' soprattutto ricordata per il suo impegno politico e per le sue iniziative sociali. Fu infatti una fervente patriota, tanto da aiutare Mazzini durante il suo esilio a Londra intorno al 1840 e a Lugano dal 1865. Anche i suoi figli seguirono la causa mazziniana, tanto da essere arrestati, come nel caso di Giuseppe. Del resto Mazzini mori' a Pisa nel 1872, proprio a casa di Giannetta Nathan e Pellegrino Rosselli.

Dopo la morte del marito, avvenuta nel 1859, Sarina decise di trasferirsi con la sua famiglia a Pisa e piu' tardi a Milano, svolgendo un importante ruolo politico per il Partito d'Azione fondato da Mazzini. Per questo, Sarina comincio' ad essere sorvegliata, finche' la sua casa venne perquisita. Accusata di cospirazione, riusci' a fuggire prima di essere arrestata e riparo' a Lugano. Qui, dopo aver vissuto a Castagnola e in particolare a Cassarate in casa Galli, il primo agosto 1865 Sarina acquisto' da Abbondio Chialiva la villa denominata "La Tanzina", dal nome del suo primo proprietario, il conte milanese Franco Tanzi. La Tanzina sorgeva sulla sponda occidentale del lago di Lugano, fuori del rione Nassa, compresa fra il tempietto di Washington e la Wellingtoniana. La Tanzina venne abbattuta nel 1908, lasciando spazio per la costruzione del lungolago che dal giardino della Tanzina va a Paradiso. In questa villa visse Mazzini fino al 1871 - negli stessi anni in cui Cattaneo abitava a Castagnola -, quando ritorno' in Italia sotto lo pseudonimo di mister Browne, ospite della figlia di Sarina a Pisa.

Dopo l'unificazione italiana, compiutasi nel 1871 con la conquista di Roma, Sarina torno' a vivere a Roma, dove gia' alcuni dei suoi figli si erano stabiliti. Qui dette origine a numerose iniziative educative, filantropiche e sociali. Fondo' tra l'altro nel quartiere di Trastevere una scuola intitolata a Mazzini, dove le ragazze potevano studiare e apprendere i principi morali della sua opera sui Doveri dell'uomo. Sarina apri' inoltre una casa per prostitute, l'Unione benefica, con l'intento di prevenire la prostituzione, offrendo a ragazze indigenti o in difficolta' alloggio, mezzi e possibilita' di lavoro.

Amelia Rosselli ricorda Sarina nelle sue memorie con queste parole: "Sara Nathan, la madre dei nove fratelli Nathan e delle tre sorelle (una delle quali fu madre di mio marito). Donna di grande volonta', di grande intelligenza, la sua figura sempre grandeggio' nel ricordo dei figli, offuscando del tutto quella del padre, anche dopo morta. Per lunghissimi anni, nel giorno anniversario della sua morte, il 19 febbraio, i figli e le figlie di Sara Nathan convenivano dai punti piu' lontani d'Europa e si riunivano intorno alla sua tomba, a Campo Verano, a Roma. Il 20 febbraio, altra riunione, alla Scuola Mazzini nel popolare quartiere di Trastevere, fondata dalla famiglia Nathan in omaggio alla memoria di Giuseppe Mazzini: scuola a-religiosa, dove l'insegnamento religioso era sostituito dalla lettura e commento dei Doveri dell'uomo. La Scuola era frequentata dalle ragazze del popolo, e oltre allo studio le iniziava a diversi mestieri. Insegnavano, per lo studio, alcune delle sorelle Nathan, e piu' tardi anche le nipoti, cioe' la nuova generazione che cresceva e veniva educata agli stessi ideali".

 

6. PROFILI. MARINA CALLONI: AMELIA ROSSELLI

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it]

 

Amelia Rosselli (Venezia 1870 - Firenze 1954).

Amelia Rosselli fu la prima donna a scrivere per il teatro in Italia.

Nei primi decenni del Novecento fu autrice rinomata di drammi e di commedie, scritte anche in dialetto veneziano. Fu inoltre nota come giornalista, scrittrice di racconti e di libri per l'infanzia, oltre che come direttrice di collana, attivista politica e interessata alla questione femminile.

Amelia era nata da una famiglia ebraica della buona borghesia veneziana, che aveva partecipato alla difesa della Serenissima durante la Repubblica di Manin e ai moti risorgimentali. Dopo essersi trasferita a Roma, Amelia sposa il musicista Giuseppe (Joe) Rosselli, con cui trascorre alcuni anni a Vienna, dal 1892 al 1896. La famiglia del marito, i Rosselli-Nathan, di tradizione repubblicana e liberale, aveva sostenuto Mazzini durante gli anni dell'esilio londinese. Mazzini morira' poi a casa Rosselli a Pisa sotto il nome di Mr. Brown, ospite di Pellegrino e Janet Rosselli.

Amelia ebbe da Joe tre figli: Aldo, Carlo e Nello. Tuttavia si separo' dal marito nel 1903, trasferendosi coi figli da Roma a Firenze. I figli di Amelia crebbero in un ambiente culturalmente stimolante, politicamente attivo e socialmente impegnato. Aldo, studente di medicina, parti' volontario per la prima guerra mondiale, morendo nel 1916 sul fronte carnico.

Carlo, professore di economia, lascio' l'insegnamento per la lotta politica. Inviato al confino nell'isola di Lipari, riusci' a fuggire, riparando a Parigi, dove fondo' il movimento di "Giustizia e Liberta'".

Nello, storico del Risorgimento, dopo aver subito il confino, decidera' di restare a vivere in Italia, continuando - attraverso i suoi studi - la sua opposizione al regime fascista. Carlo e Nello vennero uccisi a Bagnoles-de-l'Orne in Francia nel 1937, per mano dei Cagoulards, sicari francesi assoldati dai fascisti italiani.

Dopo l'assassinio di Carlo e Nello, Amelia scelse volontariamente l'esilio assieme alle due nuore e ai sette nipoti. Dopo aver abitato in Svizzera, a Villars-sur-Ollon dal 1937 al 1939, andra' a vivere nel Regno Unito, a Quainton-Bucks dal 1939 al 1940, per poi spostarsi negli Stati Uniti, a Larchmont, dove visse dal 1940 al 1946, quando torno' in Italia. Mori' a Firenze nel 1954.

Oltre ad articoli apparsi su "Il Marzocco" dal 1904 al 1914, fra le opere di Amelia Rosselli si ricordano i suoi drammi teatrali: Anima, Torino, Lattes 1901; Illusione, Torino-Roma, Roux & Viarengo 1906; Emma Liona (Lady Hamilton), Firenze, Bemporad 1924. Degne di menzione sono anche le sue commedie in dialetto veneziano: El refolo, Milano, Treves 1910; El socio del papa', Milano, Treves 1912; San Marco, Milano, Treves 1914. Fra i suoi racconti si vedano: Felicita' perduta, Livorno, Belforte 1901; Gente oscura, Torino-Roma, Roux & Viarengo 1903; Fratelli minori, Firenze, Bemporad 1921. Si considerino anche i libri per l'infanzia: Topinino. Storia di un bambino, Torino, Casa Editrice Nazionale, 1905; Topinino garzone di bottega, Firenze, Bemporad 1910. Per gli epistolari: Carlo, Nello e Amelia Rosselli, Epistolario familiare (1914-1937), a cura di Z. Ciufoletti, II ed., Milano, Mondadori 1997; M. Calloni e L. Cedroni (a cura di), Politica e affetti familiari. Lettere dei Rosselli ai Ferrero (1917-1943), Milano, Feltrinelli 1997; Carlo Rosselli, Dall'esilio. Lettere alla moglie 1929-1937, a cura di C. Casucci, Firenze, Passigli 1997. Non da ultimo si veda la sua (auto)biografia: Amelia Rosselli. Memorie, a cura di M. Calloni, Bologna, il Mulino 2001.

 

7. PROFILI. LISA MASSEI: ARTEMISIA GENTILESCHI

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Lisa Massei (Cecina, Livorno, 1979) "si e' laureata in Psicologia del lavoro e delle organizzazioni a Firenze, dove ha anche frequentato la Scuola Libera del Nudo presso l'Accademia di Belle Arti. Ha partecipato ad esposizioni personali, collettive e live painting. Svolge la libera professione di grafica pubblicitaria. Cura il sito www.mielenero.eu dedicato ad arte e letteratura, e promuove la sua attivita' di grafica pubblicitaria su www.iridee.com. Ha pubblicato: Insomnia (romanzo) Ed. Il Foglio (2004); La lingua batte dove il cuore duole (romanzo), Coniglio Editore (2006)"]

 

Artemisia Gentileschi (Roma 1593 - Napoli 1653).

"... che qui non v'e' nulla di sadico, che anzi cio' che sorprende e' l'impassibilita' ferina di chi ha dipinto tutto questo ed e' persino riescita a riscontrare che il sangue sprizzando con violenza puo' ornare di due bordi di gocciole a volo lo zampillo centrale! Incredibile vi dico! Eppoi date per carita' alla Signora Schiattesi - questo e' il nome coniugale di Artemisia - il tempo di scegliere l'elsa dello spadone che deve servire alla bisogna! Infine non vi pare che l'unico moto di Giuditta sia quello di scostarsi al possibile perche' il sangue non le brutti il completo novissimo di seta gialla? Pensiamo ad ogni modo che si tratta di un abito di casa Gentileschi, il piu' fine guardaroba di sete del '600 europeo, dopo Van Dyck" (Roberto Longhi, Gentileschi padre e figlia, 1916).

Primogenita del pittore Orazio Gentileschi e di Prudenzia Montone, morta di parto quando Artemisia ha solo dodici anni, dimostra un precoce e spiccato talento pittorico che matura nello studio del padre, gia' esponente di primo piano del caravaggismo romano. Nella importante bottega di Orazio lavorano, con Artemisia e altri pittori, anche i suoi sei fratelli.

La sua attivita' presso la bottega del padre termina in seguito al processo avvenuto nel 1612, voluto da Artemisia e dalla famiglia in seguito alla violenza di Agostino Tassi, suo maestro di prospettiva, che al tempo della vicenda era impegnato, insieme a Orazio, alla decorazione di Palazzo Pallavicini Rospigliosi a Roma.

Dal processo il Tassi esce praticamente indenne, mentre i Gentileschi devono subire pesanti condanne morali, oltre alla crudezza dei metodi inquisitori del Tribunale, di cui e' rimasta esauriente documentazione (cfr. Artemisia Gentileschi, Lettere precedute da Atti processo per stupro, a cura di Eva Mencio). Merita ricordare che Artemisia accetta di testimoniare sotto tortura, di provare la sua verginita' precedente allo stupro, e viene sottoposta alla sibilla, supplizio progettato per i pittori, che consiste nel fasciare loro le dita delle mani con delle funi fino a farle sanguinare.

Dopo il processo il padre riesce a combinare un matrimonio per la figlia con Pierantonio Stiattesi, pittore fiorentino, che determina il trasferimento a Firenze e una nuova stagione, definitivamente da "solista" per Artemisia. A Firenze nasce la prima figlia (ne avra' altri tre? le notizie sono discordanti) e viene accolta, contrariamente al marito, presso l'Accademia delle arti del disegno: e' la prima donna a ottenere questo prestigioso riconoscimento. Ottiene importanti commissioni dalle fammiglie fiorentine (Medici compresi) e stringe amicizia con Galileo Galilei che nutre per lei grande stima, e con Michelangelo Buonarroti il giovane, il quale le commissiona una tela per celebrare il suo illustre antenato e intrattiene con lei una corrispondenza, che lei assolve avendo da poco imparato a scrivere.

Di questo periodo fanno parte la Conversione della Maddalena e la Giuditta con la sua ancella di Palazzo Pitti ed una seconda versione della Giuditta che decapita Oloferne, conservata agli Uffizi.

Nel 1621 va a Genova per un breve periodo, poi torna a Roma come donna indipendente, allontanandosi definitivamente dal marito, e portando con se' la figlia Palmira.

Dopo Roma e' a Venezia, e probabilmente vi soggiorna tra il 1627 e il 1630, alla ricerca di nuove commissioni. Successivamente approda a Napoli, e li' rimane definitivamente, se si esclude una breve parentesi inglese a Londra, dove raggiunge il padre per assisterlo fino alla sua morte. E' quella l'occasione per collaborare artisticamente con lui, dopo tanti anni di distanza.

Nel 1642, con lo scoppiare della guerra civile, Artemisia lascia l'Inghilterra e, dopo altri spostamenti di cui si ha scarsa conoscenza, torna a Napoli dove muore nel 1653.

La fama di Artemisia e' grande presso i contemporanei, anche se la sua fortuna piu' recente e' forse piu' legata agli aspetti drammatici e romanzeschi della sua vita, e al suo coraggio nell'affrontarli, che ne hanno fatto quasi naturalmente una eroina femminista ante litteram. Questa lettura pero' rischia di offuscare la forza con cui Artemisia si impone come pittrice, e su generi decisamente lontani da quella peinture de femme sulle quali altre donne (non molte ma neppure pochissime) si erano avventurate sino a quel momento, limitata a nature morte, paesaggi, ritratti - pur con invenzioni straordinarie come quelle di Sofonisba Anguissola. Artemisia affronta la pittura "alta": soggetti sacri e storici, impianti monumentali; con una totale padronanza della pittura, e abbracciando completamente la lezione caravaggesca, radicale nella concezione della scena, nel contrasto che descrive le forme e i colori, nella predilezione di un taglio ravvicinato che drammatizza il rapporto con lo spettatore, nell'abbandono di moduli iconografici convenzionali. Da sicura professionista dell'arte sa di poter esplorare anche toni piu' lirici, atmosfere piu' intime. La vasta gamma delle sue corde e' insomma in piena sintonia con la vastita' del sentire barocco.

Quindi si fa forse torto alla sua opera se la si considera solo come riscatto o sublimazione dalle violenze subite, poiche' nella sua completezza, essa esprime una potenza e varieta' poetica che vanno oltre la sua vicenda biografica.

Sono le sue stesse opere a porre con evidenza il tema del conflitto sia sotto l'aspetto tematico che figurativo, sia sotto l'aspetto formale che quello poetico, come si vede bene nelle sue Giuditte, che non lesinano concretezza ne' ai personaggi che mette in scena, ne' alle ferite che esse mettono in atto. E' ugualmente eloquente la ricca serie degli autoritratti, cosi' come i nudi, cosi' poco idealizzati.

*

Il catalogo delle opere di Artemisia Gentileschi ha purtroppo problemi attribuitivi, soprattutto con la produzione artistica del padre. Anche la datazione delle opere non risulta chiara, si riporta di seguito un elenco che si basa sul volume di Judith W. Mann e K. Christiansen, citato in bibliografia:

Susanna e i vecchioni, Collezione Graf von Schoenborn, Pommersfelden, 1610.

Madonna col Bambino, Galleria Spada, Roma, 1610-11.

Giuditta che decapita Oloferne, Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte, Napoli, 1612-13.

Danae, The Saint Louis Art Museum, Saint Louis (Missouri), ca. 1612.

Minerva, Sopraintendenza alle Gallerie, Firenze, ca. 1615.

Autoritratto come martire, Collezione privata, ca. 1615.

Allegoria dell'Inclinazione, Casa Buonarroti, Firenze, 1615-16.

Maddalena penitente, Collezione privata (gia' Marc A. Seidner Collection, Los Angeles), ca. 1615-16.

Conversione della Maddalena, Galleria Palatina, Palazzo Pitti, Firenze, 1615-16.

Autoritratto come suonatrice di liuto, Curtis Galleries, Minneapolis, ca. 1615-17.

Giuditta con la sua ancella, Galleria Palatina, Palazzo Pitti, Firenze, 1618-19.

Santa Caterina di Alessandria, Galleria degli Uffizi, Firenze, ca. 1618-19.

Giaele e Sisara, Szepmuveszeti Muzeum, Budapest, 1620.

Cleopatra, Collezione della Fondazione Cavallini-Sgarbi, Ferrara, ca. 1620.

Allegoria della Pittura, Musee de Tesse', Le Mans, 1620-30.

Giuditta che decapita Oloferne, Galleria degli Uffizi, Firenze, ca. 1620.

Santa Cecilia, Galleria Spada, Roma, ca. 1620.

Cleopatra, Collezione Amedeo Morandorri, Milano, 1621-22 (ritenuto da alcuni studiosi opera del padre).

Ritratto di gonfaloniere, Collezioni Comunali d'Arte, Palazzo d'Accursio, Bologna, 1622.

Susanna e i vecchioni, The Burghley House Collection, Stamford, Lincolnshire, 1622.

Lucrezia, Gerolamo Etro, Milano, ca. 1623-25.

Maria Maddalena come Melanconia, Cathedral, Sala del Tesoro, Siviglia, ca. 1625.

Giuditta con la sua ancella, The Detroit Institute of Arts, ca. 1625-27.

Venere dormiente, The Barbara Piasecka Johnson Foundation, Princeton, New Jersey, 1625-30.

Ester e Assuero, Metropolitan Museum of Art, New York, ca. 1628-35.

Annunciazione, Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte, Napoli, 1630.

Corisca e il satiro, Collezione privata, 1630-35.

Clio, la Musa della Storia, Palazzo Giuli, Pisa, 1632.

Aurora, Collezione privata, Roma.

Nascita di San Giovanni Battista, Museo del Prado, Madrid, ca. 1633-35.

Cleopatra, Collezione Privata, Roma, ca. 1633-35.

Lot e le sue figlie, The Toledo Museum of Art, Toledo, Ohio, ca. 1635-38.

Davide e Betsabea, Neues Palais, Potsdam, ca. 1635.

Ratto di Lucrezia, Neues Palais, Potsdam.

Davide e Betsabea, Palazzo Pitti, Depositi, Firenze, ca. 1635.

San Gennaro nell'anfiteatro di Pozzuoli, Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte, Napoli, 1636-37.

Santi Procolo e Nicea, Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte, Napoli, 1636-37.

Adorazione dei Magi, Museo di San Martino, Napoli, 1636-37.

Davide e Betsabea, The Columbus, Museum of Art, Columbus, Ohio, ca. 1636-38.

Autoritratto in veste di Pittura, Kensington Palace, Londra, 1638-39.

Venere che abbraccia Cupido, Collezione privata, 1640-50.

Un'allegoria della Pace e delle Arti sotto la Corona inglese, Malborough House, Londra, 1638-39 (in collaborazione con Orazio Gentileschi).

Susanna e i vecchioni, Moravska Galerie, Brno, 1649.

Madonna e Bambino con rosario, Palazzo El Escorial, Casita del Principe, 1651.

*

Fonti, risorse bibliografiche, siti: Anna Banti, Artemisia, Milano, Bompiani 1989; Susan Vreeland, La passione di Artemisia, 2003; Alexandra Lapierre, Artemisia, 1999-2000; Keith Christiansen, Judith Mann, I Gentileschi. Orazio e Artemisia, 2005; Donatella Bindi Mondaini, Il coraggio di Artemisia pittrice leggendaria, 2005; Artemisia Gentileschi, Lettere precedute da Atti di un processo per stupro, 2004. Cinema: Artemisia di Adrienne Clarkson, 1992 (film); Artemisia. Passione estrema di Agnes Merlet, 1997 (film). In rete: su Wikipedia cfr. la voce a lei dedicata e la voce dedicata al processo; cfr. inoltre: http://gentileschi.altervista.org; www.artemisiagentileschi.net

 

8. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

9. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- AA. VV., Karol Wojtyla il grande oscurantista, Roma 2011, pp. 296, euro 14, volume in supplemento alla rivista "Micromega".

*

Riletture

- Karol Wojtyla, Persona e atto, Rusconi Libri, Sant'Arcangelo di Romagna 1999, pp. 768.

- Karol Wojtyla, Valutazioni sulla possibilita' di costruire l'etica cristiana sulle basi del sistema di Max Scheler, Edizioni Logos, Roma 1980, pp. 256.

 

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

11. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 537 del 26 aprile 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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