Telegrammi. 528



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 528 del 17 aprile 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. La barbarie terrorista

2. Si e' svolto il 16 aprile a Viterbo un incontro in memoria di Vittorio Arrigoni

3. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento

4. Susana Chavez: Cinque poesie

5. Dora Gabe: Due poesie

6. Alexandra Zamba': Due poesie

7. Giulia Ceccutti: Lalla Romano

8. Giulia Ceccutti: Daniela Yoel

9. Sylvie Coyaud: Margaret Ann Bulkley detta James Barry

10. Claudia Pinelli: Licia Pinelli

11. Anna Piras: Lynn Margulis

12. Maria Procino: Simonetta Matone

13. Maria Procino: Elvira Notari

14. Per sostenere il Movimento Nonviolento

15. Segnalazioni librarie

16. La "Carta" del Movimento Nonviolento

17. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. LA BARBARIE TERRORISTA

 

Dice il capo dello stato italiano

che uccidere un essere umano e' atto

di barbarie terrorista.

 

Giusto.

 

Come chiamare adesso

l'uccisione di cosi' tanti esseri umani

dallo stato italiano perpetrata

alle guerre afgana e libica partecipando,

e dei migranti facendo tale strage?

 

2. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL 16 APRILE A VITERBO UN INCONTRO IN MEMORIA DI VITTORIO ARRIGONI

 

Sabato 16 aprile si e' svolto a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace" un incontro in ricordo di Vittorio Arrigoni, contro la guerra e contro il razzismo, per i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati alcuni brani del libro "Gaza. Restiamo umani" del volontario italiano assassinato.

Sono stati letti anche testi di Hannah Arendt, Primo Levi, Edward W. Said.

Oltre alla commemorazione laica sono stati recitati un salmo ebraico, una pericope evangelica, una sura coranica, per ricordare tutte le vittime delle guerre, dei poteri criminali, del razzismo.

*

Il responsabile della struttura pacifista viterbese, Peppe Sini, ha denunciato lo scandalo di un governo italiano, e di un capo dello stato italiano, che sanno riconoscere la "barbarie terrorista" quando a morire e' un nostro connazionale assassinato da una banda di criminali, ed insieme sono tra i responsabili dei massacri di cui consistono le guerre terroriste e stragiste in Afghanistan e in Libia cui l'Italia illegalmente partecipa, e sono altresi' i maggiori responsabili del massacro dei migranti nel Mediterraneo e della persecuzione dei migranti nel nostro paese, massacri e persecuzioni che sono diretta conseguenza delle scellerate politiche razziste italiane ed europee.

I diritti sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani devono valere per tutti gli esseri umani: il loro rispetto deve essere impegno di tutti gli stati del mondo. E per le istituzioni italiane deve valere altresi' quanto stabilisce la Costituzione della Repubblica Italiana, che si oppone alla guerra e al razzismo, che si oppone alle stragi e alle persecuzioni, che si oppone al terrorismo tanto dei singoli che dei gruppi, tanto dei miseri che dei potenti, tanto dei banditi che dei governi.

Occorre cessare le guerre, occorre il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, occorre costruire la pace e la giustizia con i mezzi della pace e della giustizia.

Occorre che la nonviolenza diventi il fondamento delle relazioni umane, dal livello interpersonale a quello internazionale.

*

I partecipanti all'incontro hanno rivolto un invito alle istituzioni italiane affinche' siano immediatamente abolite le criminali leggi razziste (in primo luogo la scellerata, incostituzionale legge 94/2009) e cessi immediatamente la sciagurata, incostituzionale partecipazione italiana alla guerra in Afghanistan e in Libia.

I partecipanti all'incontro hanno rivolto altresi' un invito a tutte le persone di retto sentire e di volonta' buona affinche' esprimano persuasa e corale, visibile e concreta, l'opposizione del popolo italiano alla guerra e al razzismo, alle uccisioni e alle persecuzioni.

Vi e' una sola umanita'.

Tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.

Con le parole di Heinrich Boll: "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Con le parole di Vittorio Arrigoni: "Restiamo umani".

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

3. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Giova ripetere le cose che e' giusto fare.

Tra le cose sicuramente ragionevoli e buone che una persona onesta che paga le tasse in Italia puo' fare, c'e' la scelta di destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.

"Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli". Cosi' recita la "carta programmatica" del movimento fondato da Aldo Capitini.

Sostenere il Movimento Nonviolento e' un modo semplice e chiaro, esplicito e netto, per opporsi alla guerra e al razzismo, per opporsi alle stragi e alle persecuzioni.

Per destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' sufficiente apporre la propria firma nell'apposito spazio del modulo per la dichiarazione dei redditi e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione: 93100500235.

Per contattare il Movimento Nonviolento, per saperne di piu' e contribuire ad esso anche in altri modi (ad esempio aderendovi): via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

4. TESTIMONI. SUSANA CHAVEZ: CINQUE POESIE

[Dal n. 43 della rivista on line "Sagarana" (www.sagarana net) riprendiamo le seguenti poesie di Susana Chavez nella traduzione di Valeria Campilongo.

Dalla medesima fonte riprendiamo anche la seguente scheda su Susana Chavez: "Poetessa e difenditrice dei diritti umani, nasce il 5 novembre 1974 a Ciudad Juarez, Chihuahua, dove muore brutalmente assassinata la notte del 5 gennaio 2011. Inizio' a scrivere all'eta' di 11 anni. Partecipo' a vari festival letterari a Ciudad Juarez e in altri centri culturali in Messico. Secondo quanto pubblicato sul suo blog personale, Primera Tormenta, si era poi iscritta alla facolta' di Psicologia dell'Universidad Autonoma de Ciudad Juarez (Uacj) e stava lavorando a un libro di poesie prima di morire. Susana Chavez ha partecipato al movimento di difesa dei diritti umani di Ciudad Juarez, lottando per il chiarimento dei femminicidi commessi in questa citta', il cui numero nell'ultimo anno aveva superato i 400 e i responsabili dei quali non sono mai stati puniti. Ha partecipato attivamente alle manifestazioni contro l'indifferenza del governo con letture delle sue opere, realizzazione di cortometraggi e documentari, oltre ad altre attivita'. Paradossalmente lei, la creatrice dello slogan di questa lotta "Ni una mas", e' stata l'ennesima vittima di questi omicidi, nonostante il Governo abbia negato il legame tra la sua morte e gli altri femminicidi"]

 

Sangue nostro

 

Sangue mio,

di alba,

di luna tagliata a meta'

del silenzio.

della roccia morta,

di donna in un letto,

che salta nel vuoto,

Aperta alla pazzia.

Sangue chiaro e nitido,

fertile e seme,

Sangue che si muove incomprensibile,

Sangue liberazione di se stesso,

Sangue fiume dei miei canti,

Mare dei miei abissi.

Sangue istante nel quale nasco sofferente,

Nutrita dalla mia ultima presenza.

 

*

 

Castello in aria

 

Soffro,

muta e inerte,

osservando l'addio.

 

Reprimo

questa necessita' di continuare a provare

il sapore del caffe' nella sua bocca,

rimango concretamente

con l'evento dell'assenza,

dal quale emerge l'incredulita'

di mostrarci altri silenzi,

un'altra verita',

che distrugge i castelli in aria

che abbiamo tessuto senza di noi,

demolendo l'eternita'

consumata dall'assenza.

 

*

 

Madre invidia

 

Tutte le sere, secondo te

trascorsero sentendo la mancanza di quegli occhi,

secondo le tue regole

non avvertendo la solitudine.

Secondo te

godendo della vita strisciando.

Non puoi ricostruirti con un'altra ideologia

meno con l'emozione di una parola.

 

Secondo tutta te

ti soddisfa la televisione,

ti ritrovi nelle parole,

meriti gli istanti altrui.

 

Madre pazza e sorda

dove cade una lacrima

dove non si distingue il ricordo.

Piccola madre invidia.

 

Porti la notizia di domani,

incontrando assenza in questo istante di te,

coprendo fosse morte da anni.

 

Madre invidia

me ne andro', esiliata con delle regole migliori

di quelle della tua casa.

 

*

 

Donna ascia

 

Donna

lontana,

improbabile

mascherata di ragione,

forza senza sangue.

Piccola incantatrice nata dalle sue tempie

che chiamano dubbio.

Profondita' dell'intimo che non conosce maniere

accattivante con i suoi silenzi.

Atroce,

irresistibile, il desiderio di mordere la notte

che barcolla tra delusioni

impreziosita da racconti

immobile nella distanza.

 

Donna istante,

ascia

che trascini,

che tagli lingue e le spargi

nella mano di Dio che si contorce dalle risate con te.

 

Fuggitiva dalla tua cattura andro' via

sapendo perfettamente

che sei invincibile.

 

*

 

Rovine

 

Sulle labbra cresce quest'edera

e la vecchia porta si chiude di colpo.

L'inverno si scopre

in un camminare lento

che porta con se' rumori che sfuggono nel tremito

di una mano che accarezza ritratti.

Brusca fine del viaggio,

che solo lascia completezza

in una sommessa nostalgia nascosta nella penombra.

Ormai nemmeno il vuoto si erge,

ne' la pieta' si mostra allo specchio

ormai tutto fa dissolvere il respiro,

incluso l'eternita'.

 

5. POESIA E VERITA'. DORA GABE: DUE POESIE

[Dal n. 43 della rivista on line "Sagarana" (www.sagarana net) riprendiamo le seguenti poesie di Dora Gabe nella traduzione di Iliyan Lolugov.

Dalla medesima fonte riprendiamo anche la seguente scheda su Dora Gabe: "Dora Gabe (1888-1983), poetessa bulgara di origine ebraica, nasce nei pressi del Mar Nero, e qui trascorre la sua infanzia e i primi anni della giovinezza. Si trasferisce poi a Ginevra per laurearsi in filologia francese. Tornata in patria, si lega al circolo letterario di cui fanno parte anche i poeti Pejo Yavorov e Pencho Slavejkov. Sposa il grande critico e storico della letteratura bulgara Bojan Penev, e dagli anni '20 comincia la sua attivita' di traduttrice che la porta a viaggiare in tutta Europa. Durante la seconda guerra mondiale e' costretta a lasciare Sofia e rifugiarsi in provincia. Dopo la guerra e' inviata come rappresentante diplomatico a Cracovia. La poetessa bulgara ha contribuito molto allo sviluppo dei contatti culturali tra Bulgaria e Polonia, traducendo in bulgaro alcuni tra i piu' grandi scrittori polacchi. Un'importante parte della produzione letteraria di Dora Gabe e' rivolta ai bambini: i suoi libri appartengono tutt'ora ai classici della letteratura bulgara per ragazzi. Le opere di Dora Gabe sono tradotte in Austria, Argentina, Gran Bretagna, Germania, Francia, Grecia, Canada, Polonia, Romania, Cuba, Russia, Peru'"]

 

Notte - 1927

 

Oh notte, che tutto mi hai portato via

e ingoiata dentro di te senza lasciar traccia,

Di' la tua ultima parola,

ora che hai tolto la maschera dai miei occhi!

 

Tante anime morirono in te

tante pupille si chiusero in te,

solitarie, gettate nell'oscurita'

succhiarono le tue tenebre e sono ormai aride!

 

Eppur assetate guardano le tue calde infinita' -

i tuoi occhi - carni molli -

In loro si immerse il mondo e si spense.

 

Soltanto un uccellino sul tuo seno,

leva il suo piccolo capo, canta, canta

e tu resti in silenzio, ascoltando la sua melodia.

 

*

 

Presagio infausto - 1920

 

Sovente sento una forza oscura nel sangue,

un presentimento che chiama

nel mio cuore e porta un memoriale oscuro.

Non so quello che sono, non so quello che ero.

 

L'anima mia e' turbata, torbida, muta.

Lassu', nell'infinito, dove viaggia la stella polare

che pallida e solitaria lo attraversa,

forse anche il mio sentiero passera' da li'.

 

Perche' l'inquieto spirito mi conduce lontano?

Sara' il destino dei miei antenati senza fissa dimora che,

risvegliato nel sangue, mi ha inferto una maledizione e,

seppur da secoli, il mio cuor si ricorda...

 

6. POESIA E VERITA'. ALEXANDRA ZAMBA': DUE POESIE

[Dal n. 43 della rivista on line "Sagarana" (www.sagarana net) riprendiamo le seguenti poesie di Alexandra Zamba'.

Dalla medesima fonte riprendiamo anche la seguente scheda sull'autrice: "Alexandra Zamba' vive tra Roma e Limassol (Cipro). Di nazionalita' cipriota, ha insegnato tra l'altro geografia economica e antropologia, creato societa' di produzione cinematografica e televisiva, realizzato produzioni europee, fondato con altri l'Associazione dei ciprioti in Italia "Nima" della quale attualmente e' presidente. E' autrice e regista di spettacoli teatrali (tra gli altri: " Il Filo e le Perle", "Il Filo e le Ombre", "La Vita della Morte", "Alla buon'ora", "Vita breve di Eftimios"). Ha lavorato per il teatro e ha prodotto spettacoli teatrali, ha portato da Cipro in Italia il Teatro delle Ombre, Musica e danza cipriota"]

 

mi hai chiesto il pane

mi hai chiesto il pane morbido burro e latte

mi hai chiesto il pane nero di segale, bianco di manioca

di ceci polvere, farina di orzo mescolata terra d'Eufrate

mi hai chiesto il pane del buio degli armadi il pane clandestino

pane rubato nel grembiule succhio di gengive quello sognato

mi hai chiesto il pane dell'amore angelicato, bagnato nel vino

morso con rabbia respinto e poi riafferrato, cullato con nenie

capelli sciolti cenere, mani incrociate occhi gonfi di rossore,

piedi nudi sul selciato

mi hai chiesto i cortili dell'ombra, del ramo alto sul muro abbarbicato

mi hai chiesto il salto il battito il ritmo dell'anima il sogno della luna

mi hai chiesto

 

*

 

Lasciatemi vivere nelle vostre case

cercare frammenti contati a migliaia

appendermi dall'abbaino di luce gialla

dondolare sulla polvere vissuta a strati

sconosciuta

rotolare nel corridoio in fondo dove

volano cavalli

stringe falene giganti

 

- due piante scure solitarie -

scrutare

il tavolo como' e sedie piene di voci -

seguire passi svelti sventolii di risa giovani

fruscio ansimante di lenzuola bianche

ciabattare di caviglie secche lento e cauto.

Non fermatemi nel cammino

lasciate che sia io a scegliere la penombra

dei sofa' verde lisi, girare i tacchi, spalancare porte

pronunciare il nome che brucia l'anima.

lasciatemi vivere tra bauli

e tende tirate in fretta - mani morbide -

scrutare le finestre di fronte.

Lasciatemi sola vivere i profumi del giardino vicino

annusare dall'alto nella grande cucina il pentolame

la gatta sorniona sgranare fagioli piselli tra risa e pianti

sollevarmi davanti a specchi afoni

sentire i festosi brindisi fraterni della stanza lontana.

 

7. PROFILI. GIULIA CECCUTTI: LALLA ROMANO

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Giulia Ceccutti "nata a Milano (1978), e' laureata in Lettere moderne e lavora a Milano in ambito editoriale. Conosce profondamente l'opera letteraria di Lalla Romano e collabora con l'Associazione Amici di Lalla Romano per la redazione di testi. Sensibile ai temi del dialogo e della gestione dei conflitti, segue dal 2004 la realta' israelopalestinese e delle associazioni che in quel contesto operano per la pace, collaborando con Pax Christi, campagna "Ponti e non muri", e con l'Associazione italiana che sostiene in Israele il Villaggio di Neve' Shalom - Wahaat as Salam, nel quale convivono famiglie israeliane e palestinesi di cittadinanza israeliana".

Lalla Romano (1906-2001), pittrice, poetessa, scrittrice di grande valore e finezza, e' stata una delle voci piu' vive della cultura italiana del Novecento. Varie sue opere sono state recentemente ristampate nella collana dei Tascabili Einaudi; una edizione complessiva delle opere letterarie (a cura di Cesare Segre) e' Opere, due volumi, Mondadori, Milano 1991 e 1992. Su Lalla Romano cfr. Fiora Vincenti, Lalla Romano, La Nuova Italia, Firenze 1974; Annamaria Catalucci, Invito alla lettura di Lalla Romano, Mursia, Milano 1980; Antonio Ria (a cura di), Intorno a Lalla Romano. Saggi critici e testimonianze, Mondadori, Milano 1996. Cfr. anche "Voci e volti della nonviolenza" n. 33]

 

Lalla Romano (Demonte (Cuneo) 1906 - Milano 2001).

E' considerata una delle figure piu' significative del Novecento letterario italiano. I suoi libri, "a lungo contemplati", recuperano, attraverso la memoria e un modo poetico di accostarsi alla realta', verita' essenziali per tutti. La messa in rilievo delle parole e l'uso delle pause contribuiscono a narrare, in modo estremamente nitido, l'esistenza nelle sue pieghe piu' intime e quotidiane.

Si e' trasferita a Milano nel 1947 dopo aver vissuto alcuni anni a Torino. Fin da giovane si e' dedicata alla pittura; allieva di Lionello Venturi, nel 1928, dopo aver conseguito la laurea in Lettere all'Universita' di Torino, entra nella scuola di Felice Casorati e inizia a esporre in mostre collettive. All'inizio degli anni Trenta scrive racconti, poi pubblicati nel 1975 nella raccolta La villeggiante. Il suo esordio letterario avviene nel 1941 con la raccolta di poesie Fiore. Durante la guerra traduce, su richiesta di Cesare Pavese e per conto di Einaudi, i Trois contes di Flaubert: grazie a questa esperienza inizia a dedicarsi alla narrativa. Nel 1951 pubblica, nella collana "I Gettoni", curata da Elio Vittorini per Einaudi, il suo primo libro di narrativa, Le metamorfosi. Tra i libri successivi, per la maggior parte pubblicati da Einaudi, si segnalano: Maria (1953), Tetto Murato (1957), Diario di Grecia (1960; 1974), L'uomo che parlava solo (1961; 1995), La penombra che abbiamo attraversato (1964), Le parole tra noi leggere (1969, Premio Strega), L'ospite (1973), Una giovinezza inventata (1979), Inseparabile (1981), Nei mari estremi (1987; 1996), Un sogno del Nord (1989), Le lune di Hvar (1991), In vacanza col buon samaritano (1997), Dall'ombra (1999). Dopo Fiore, Lalla Romano ha pubblicato altre raccolte di poesie, fra cui Giovane e' il tempo (1974), fino a Poesie (2001).

Un aspetto significativo della sua produzione letteraria sono i cosiddetti "romanzi per immagini", racconti fotografici nei quali i commenti rafforzano il valore assoluto dell'immagine. Si ricordano in particolare Lettura di un'immagine (1975), Romanzo di figure (1986), Nuovo romanzo di figure (1997). I critici, tra cui Montale, Carlo Bo, Pasolini, Ferroni, Segre - che ne ha curato la pubblicazione delle opere in due volumi (1991-92) nei Meridiani Mondadori - hanno indicato le linee interpretative dei suoi scritti nella paziente investigazione dell'esistenza, nella ricerca della verita' e nell'accostamento articolato fra scrittura e pittura. E' stata messa in luce inoltre la "classicita'" della sua lingua; Calvino ne sottolineo' l'"aerea semplicita' di stile".

La pittura, abbandonata durante la guerra, e' stata poi riproposta tramite varie mostre e pubblicazioni: Lalla Romano pittrice (1993), Lalla Romano. Disegni (1994), Lalla Romano. L'esercizio della pittura (1995). Dopo la sua morte, l'opera pittorica di Lalla Romano e' stata presentata in alcune mostre e volumi. Oggi l'Associazione Amici di Lalla Romano si propone di favorire la conservazione e la conoscenza dei manoscritti, documenti, lettere e dipinti della scrittrice, depositati nella sua abitazione di via Brera, a Milano. L'Associazione promuove inoltre iniziative per lo studio e la divulgazione della documentazione letteraria e artistica organizzando iniziative culturali, letture pubbliche ed esposizioni.

 

8. PROFILI. GIULIA CECCUTTI: DANIELA YOEL

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Una intervista a Daniela Yoel e' ne "La nonviolenza e' in cammino" n. 531]

 

Daniela Yoel (Tel Aviv 1943 - vivente).

Israeliana, e' nata a Tel Aviv da genitori ebrei polacchi, giunti in Israele nel 1933 come sionisti. Tutta la famiglia della madre, rimasta in Polonia, fu uccisa ad Auschwitz.

A proposito della propria infanzia, e del fatto di aver avuto come prima lingua l'ebraico, racconta di essere cresciuta - al pari di tutta la prima generazione nata in Israele e non nella diaspora - circondata da molto amore, totale devozione e "ammirazione". Ha frequentato a Tel Aviv le scuole elementari e medie presso strutture religiose ortodosse e ha condotto la propria carriera accademica presso l'Universita' ebraica di Gerusalemme, dove si e' laureata in studi francesi e italiani. Ha conseguito inoltre un master in letteratura comparata e un diploma presso la Scuola dei bibliotecari. Traduce in ebraico dall'italiano e dal francese diversi autori e filosofi.

Dal 2001 fa parte di Machsom watch, associazione pacifista nata nel gennaio del 2001 in risposta alla violenza della seconda Intifada. Il nome completo dell'associazione e' Women against the Occupation and for Human Rights: e' formata da sole donne che, in piccoli gruppi, fanno presenza ai checkpoint (in ebraico machsom) dei Territori palestinesi occupati.

Oggi sono in tutto cinquecento, per la maggior parte mamme e nonne. Ai posti di blocco le donne di Machsom watch osservano i comportamenti dei soldati, raccolgono e pubblicano dati e testimonianze dei palestinesi in fila, scrivono denunce e rapporti al loro governo e alla societa' civile. Di fronte a evidenti violazioni dei diritti (ritardi ingiustificati nel passaggio delle persone o delle ambulanze, ritiro dei documenti, comportamenti aggressivi), si interpongono andando a parlare con i soldati, dei quali condividono la lingua e il mondo di appartenenza. La loro semplice presenza abbassa la soglia delle tensioni, ed e' spesso un conforto e una sicurezza per i palestinesi. Daniela Yoel si reca in un checkpoint una volta ogni due settimane, e cosi' spiega perche' ha deciso di aderire fin da subito, nel 2001, al gruppo di Machsom watch: "Vado ai check point perche' mi sento obbligata dalla memoria storica del mio popolo. Mi hanno insegnato a non tacere davanti ai torti fatti ad altri. Tutto il mondo taceva di fronte alla perdizione del mio popolo: adesso non posso tacere quando vedo il mio esercito, l'esercito del mio paese, che importuna i palestinesi".

Si occupa anche, per gruppi che vengono dall'Italia e dalla Francia, di testimoniare sul tema dell'occupazione militare e sulle restrizioni che riguardano la vita quotidiana dei palestinesi.

Il sito di Machsom watch - Women against the Occupation and for Human Rights: www.machsomwatch.org

 

9. PROFILI. SYLVIE COYAUD: MARGARET ANN BULKLEY DETTA JAMES BARRY

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Sylvie Coyaud "Nata a Parigi, residente a Milano, parla di scienza alla radio dal 1987 e ne scrive su D. La Repubblica delle Donne, Il Sole - 24 Ore, varie testate on-line (e non); e anche sul suo blog. Va fiera di premi, medaglie e riconoscimenti per la divulgazione, in particolare che nel 2003 degli astronomi abbiano dato il suo nome a un asteroide e nel 2009 degli entomologi a un bel buprestide verde dai grandi occhi rossi, l'Agrilus coyaudi. Ultimo libro: La scomparsa delle api, Mondadori, 2008. Penultimo: Lucciole e Stelle, brevi storie di ricerche serie e no, La Chiocciola, 2006"]

 

Margaret Ann Bulkley detta James Barry (Irlanda 1792 (o 1795) - Londra 1865).

Nata in Irlanda nel 1792 (o forse nel 1795), desidera studiare medicina, ma le donne non possono frequentare l'universita'. Con la complicita' della madre, dello zio pittore e professore alla Royal Academy, James Barry, e di alcuni suoi amici influenti nonche' illuminati - tra i quali il generale rivoluzionario Francisco de Miranda -, nel 1809, accompagnata dalla madre, arriva a Edimburgo dove e' ammessa all'universita' sotto il nome di James Barry, identita' che conservera' per tutta la vita e che si portera' fino alla tomba. Nel 1812 il senato accademico viene persuaso dal conte di Buchan a consegnarle il dottorato, malgrado "l'aspetto giovanile sembrasse indicare una scarsa maturita'". Contava di raggiungere il generale Miranda in Venezuela, ma il generale viene incarcerato dagli spagnoli, cosi' si arruola nell'esercito britannico. Grazie all'intervento dei suoi protettori, riesce ad evitare la visita medica obbligatoria che le sarebbe stata fatale. A Londra, supera brillantemente l'esame del Royal College of Surgeons e dopo alcuni mesi di pratica all'ospedale militare di Plymouth come assistente chirurgo, e' inviata a curare le truppe prima in India, poi in Sudafrica, dove viene promossa Ispettore coloniale. Tra le truppe, si fa notare per la sua eccentricita': e' vegetariana, astemia, calza stivali con il tacco rosso e indossa camicie ricamate sotto la giacca dalle spalle imbottite. E' anche riservata, arrogante, suscettibile e pronta a battersi in duello, anche se e' illegale. Come chirurgo si dimostra un pioniere: a Citta' del Capo pratica il primo taglio cesareo (il bambino si chiamera' James Barry Munnik). Irrita l'amministrazione coloniale con le continue critiche per le condizioni disumane in cui vengono lasciati i pazienti di ogni sesso e colore. Dal 1828 e' in servizio alle Mauritius, Trinidad e Tobago, e a Sant'Elena dalla quale si assenta senza permesso per raggiungere Lord Charles Somerset, conosciuto quando era governatore del Sudafrica. Verranno processati entrambi per omosessualita'. Riescono ad evitare il carcere: lei viene retrocessa ad assistente chirurgo e riparte per altre isole dell'impero. Nel 1831 partecipa alla guerra di Crimea, e' decorata e promossa Ispettore degli ospedali militari nei Caraibi dove modernizza la sanita', s'ammala di febbre gialla, rifiuta di farsi visitare e rientra a Londra per farsi curare dai propri parenti. Dal 1857 conclude la sua strabiliante carriera ottenendo il rango piu' alto: Ispettore generale degli ospedali militari in Canada. Ancora oggi, in Canada, viene citata come un modello di compassione, onesta' e rigore. Gira il paese in lungo e in largo per esigere cibo, igiene e assistenza per i soldati semplici e per i prigionieri. Per limiti di eta', pur controvoglia, nel 1864 e' costretta a tornare a Londra. Muore di dissenteria l'anno dopo. La trova la donna delle pulizie, che scopre la verita' e la rivela ai conoscenti: "era una femmina perfetta". Qualcuno ricorda, allora, una certa effeminatezza, alcune sue stravaganze, si parla di possibile ermafrodismo, ma l'Esercito britannico mette tutto a tacere e chiude per cent'anni la documentazione nei propri archivi. Solo negli anni Cinquanta del secolo scorso autorizza la storica Isobel Rae a consultarla. Dal 2008, la regista olandese Marleen Gorris gira in Sudafrica il film Heaven and Earth con James Purefoy nella parte di Charles Somerset e Natasha McElhone in quella di James Barry.

Fonti, risorse bibliografiche, siti: Isobel Rae, The Strange Story of Dr. James Barry: Army Surgeon, Inspector-General of Hospitals, Discovered on Death to be a Woman, Londra, Longmans 1958; Rachel Holmes, Scanty Particulars, Londra - New York, Viking Press 2002; nella rete telematica cfr. la voce su L'Encyclopedie canadienne (in francese) e su Wikipedia (in inglese).

 

10. PROFILI. CLAUDIA PINELLI: LICIA PINELLI

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Claudia Pinelli e' figlia di Licia e Pino. Vive a Milano e ha due figlie]

 

Licia Pinelli (Senigallia (Ancona) 1928 - vivente).

"Per darti una idea visiva. Io sono qui che sto parlando con te, sono abbastanza tranquilla. E dentro di me c'e' qualche cosa, come un'altra persona che volta la faccia dall'altra parte e non ti guarda neppure" (Licia Pinelli, Una storia quasi soltanto mia).

La storia di Licia comincia a Senigallia, una cittadina di mare, nelle Marche: nasce di sette mesi, ed e' la prima prova che deve affrontare e che supera, tenacemente attaccata alla vita.

La sua famiglia si trasferisce a Milano quando Licia ha 18 mesi. Il padre, falegname anarchico, viene assunto alla Pirelli, la madre continua il suo lavoro di sarta a domicilio.

Vivono in una casa di ringhiera in Viale Monza, due locali con il bagno all'esterno, in comune con gli altri inquilini. Una casa che diventera' ancora piu' piccola con la nascita dei suoi due fratelli, nel '33 e nel '36. Bambina, corre per il quartiere con gli amici della ringhiera. Le condizioni economiche della famiglia non le permettono di continuare gli studi che interrompe dopo l'"avviamento" e a tredici anni comincia a lavorare. Le rimarra' un grande amore per i libri e per tutta la vita sara' un'accanita lettrice.

Vive con entusiasmo e speranza la fine del fascismo, e per un periodo si avvicina alla gioventu' comunista, ma ha un carattere troppo indipendente e lascia, non adattandosi a seguire regole che sente un po' troppo strette. E' curiosa, in cerca di nuovi modelli ed esperienze e con questo spirito si iscrive a un corso di esperanto, al circolo filologico milanese. Qui conosce quello che diventera' il suo compagno, Giuseppe Pinelli, detto Pino, un giovane anarchico pieno di entusiasmo e ideali. L'esperanto e' la lingua universale che li accomuna in un ideale di pace e uguaglianza tra gli uomini. Una lingua che lui gia' conosce e vorrebbe insegnare e che lei vorrebbe imparare. Siamo negli anni '50. Entrambi hanno una grande curiosita' verso la vita, un grande amore per la lettura; la loro disponibilita' verso la gente, verso le idee nuove e le esperienze, li porta in contatto con moltissime persone degli ambienti piu' diversi. Si sposano nel 1955.

Dopo il matrimonio la loro piccola casa diventa un porto di mare, aperta a tutti, frequentata da studenti, che si fanno battere a macchina da Licia le tesi di laurea, da compagni anarchici e non, da assistenti universitari, da molti cattolici.

Nascono due bambine, Silvia e Claudia, a un anno di distanza l'una dall'altra. Negli anni tra il 1968 e il 1969 l'impegno politico di Pino nel movimento anarchico e nel sindacato cresce sempre di piu'. E' molto attivo, fa da tramite tra i vecchi anarchici e i giovani della contestazione e non esita a esporsi in prima persona. Licia non lo segue in questo suo impegno: lavora in casa, segue le figlie, vorrebbe il suo compagno piu' presente. E' Pino che porta a casa la ventata di cambiamento che si vive per le strade, e' un ottimista innamorato della sua compagna e dei suoi ideali.

Il 12 dicembre 1969 scoppia una bomba nella Banca Nazionale dell'Agricoltura in Piazza Fontana: 17 morti e 88 feriti. E' il primo, terribile atto della strategia della tensione. Milano, l'Italia intera, e' basita, attonita, impaurita. Parte immediatamente la caccia agli anarchici e anche Pino viene fermato dalla polizia, invitato dal commissario Calabresi a seguirlo in questura con il suo motorino. "Gli faranno prendere un bello 'spaghetto' e poi lo faranno tornare a casa" dice Licia alle sue figlie che le chiedono perche' il papa' non torna. Ma Pino non tornera' mai piu'.

Nella notte tra il 15 e il 16 dicembre muore, precipitando, durante un interrogatorio, da una finestra della questura di Milano. Il suo stato di fermo, durato tre giorni, si e' protratto ben oltre i termini legali, ma nessuno verra' mai chiamato a rispondere neanche di questo. La famiglia viene avvisata da alcuni giornalisti; nella notte arrivano a casa Pinelli Camilla Cederna, Corrado Stajano, Giampaolo Pansa; e quando Licia chiama in questura per sapere perche' non e' stata avvisata si sente rispondere: "non avevamo tempo".

Al dolore immenso, a questa morte orrenda, si aggiungono le dichiarazioni infamanti che vengono immediatamente riversate su Pino, accusato dal questore di Milano di essersi suicidato a dimostrazione della sua colpevolezza. I giornali parlano di "alibi caduto", di slancio felino al grido "e' la fine dell'anarchia". Licia, con pochi amici, trova la forza e il coraggio di affrontare tutto questo, di ribellarsi alle verita' ufficiali e con dignita' inizia la sua battaglia per sapere non solo la verita' sulla morte del marito, ma per difenderne la memoria cosi' crudelmente distorta. Da subito, comincia a conservare tutti gli articoli, tutte le parole e tutte le bugie gettate sulla memoria di Pino: ritaglia e conserva, ritaglia e conserva...

Deve cambiare scuola alle bambine, che all'epoca hanno 8 e 9 anni; deve cambiare casa. Trova lavoro come segretaria presso l'Universita'. La sua vita viene scandagliata, investigata e lei mostra in pubblico una maschera di compostezza, forse anche di durezza, che le permette di affrontare il ruolo di vedova Pinelli. Il privato e' un'altra cosa, ma non deve trasparire. Difende dalla curiosita', dai giornalisti, dai fotografi, quello che rimane della sua famiglia che tenta di riportare a una normalita'.

E chiede Giustizia.

Questo significa affrontare un'impresa enorme, lavorare incessantemente. Il 27 dicembre 1969 denuncia, insieme alla mamma di Pino, Rosa Malacarne, il questore Guida per diffamazione; il 24 giugno 1971 denuncia tutti i presenti in questura per omicidio volontario, sequestro di persona, violenza privata e abuso di autorita'. L'istruttoria viene affidata al giudice D'Ambrosio che nel 1977 l'archiviera' escludendo sia il suicidio che l'omicidio: motivando la morte come un "malore attivo", proscioglie tutti gli indiziati. Nel 1978 il tribunale di Milano non accoglie la richiesta di Licia che chiede il risarcimento danni dal Ministero degli Interni per la morte del marito e la condanna a pagare le spese processuali: Licia non ricorre in appello dichiarando la sua totale sfiducia. E' una sfiducia profonda, che intacca quell'idea di democrazia nella quale Licia e la sua generazione hanno creduto alla fine del fascismo.

Chiede Giustizia, ma quella giudiziaria non la ottiene, scontrandosi contro un "muro di gomma" che le impedisce di entrare in un'aula di tribunale, di sapere quello che e' avvenuto in quella stanza, quella notte, quando in uno Stato che si definisce Democratico, di Diritto, un cittadino innocente, entrato vivo nella questura di Milano, precipita da una finestra e muore, dopo tre giorni di fermo illegale.

Tutta la vicenda, all'inizio degli anni Ottanta, non e' piu' d'attualita', in un Paese che di stragi ne ha viste e vedra' ancora.

Nel 1982 Licia sente il bisogno di raccontare quanto ha vissuto, di lasciare traccia di questo percorso. In un lungo dialogo intervista con Piero Scaramucci nasce il libro Una storia quasi soltanto mia. Il libro verra' ristampato nel 2009 da Feltrinelli.

Negli anni seguenti continua a lavorare, passando dall'Istituto di Biometria a quello di Psicologia; le figlie sono cresciute e Licia viaggia, canta in un coro, segue corsi di yoga e di meditazione, scrive anche due libri di cucina, continuando a chiedere verita' e giustizia, ma rifiutando, sempre di piu', il ruolo che le e' stato imposto; rilascia poche interviste ed evita di partecipare ad eventi pubblici.

Diventa nonna affettuosa di quattro nipoti e a loro, che nel tempo le faranno molte domande, racconta di Pino, staffetta partigiana, entusiasta idealista, nonviolento, pacifista. Parla di questo uomo, profondamente amato e tenacemente difeso, senza nessuna incertezza.

Solo nel 2006 fa di nuovo sentire la sua voce, quando il Comune di Milano sostituisce la targa dedicata a Pinelli "ucciso innocente nei locali della questura di Milano" con un'altra che recita "innocente morto tragicamente". Ora in Piazza Fontana vi sono entrambe le targhe, la prima riposizionata dagli anarchici.

A 40 anni da quel 16 dicembre, Licia viene invitata al Quirinale e il 9 maggio 2009, alla presenza dei familiari delle vittime, puo' sentire le parole che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, pronuncia in occasione della Giornata della Memoria, e che parlano di Giuseppe Pinelli come la diciottesima vittima di Piazza Fontana. Francesca Dendena, presidente dell'associazione delle vittime di piazza Fontana, menziona Pino nel suo discorso. Le parti offese di quella storia si incontrano per la prima volta riunite dalla verita' storica condivisa, alla quale non corrisponde alcuna verita' ne' condanna giudiziale.

Licia, intanto, ha cominciato a passare allo scanner, personalmente, uno a uno, i suoi ritagli di giornale.

Bibliografia: Licia Pinelli, Piero Scaramucci, Una storia quasi soltanto mia, 1982, Feltrinelli, 2009; Camilla Cederna, Pinelli. Una finestra sulla strage, 1971, 2009; Corrado Stajano, Marco Fini, La forza della democrazia, Einaudi 1977.

 

11. PROFILI. ANNA PIRAS: LYNN MARGULIS

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Anna Piras "vive a Siamaggiore (Oristano) e frequenta il liceo scientifico. Attualmente e' appassionata di matematica"]

 

Lynn Margulis (Chicago 1938 - vivente).

Lynn Alexander nasce a Chicago nel 1938; a 15 anni e' ammessa all'universita' dove studia le teorie dell'ereditarieta' genetica, si laurea in biologia nel 1957, incontra Carl Sagan (futuro celebre astrofisico) e lo sposa. Si trasferiscono all'universita' del Wisconsin e hanno due figli, mentre lei si specializza in zoologia. A Berkeley (California), per il dottorato, scopre che importanti strutture cellulari, i mitocondri negli animali e i cloroplasti nei vegetali, contengono Dna e non soltanto i geni contenuti nel nucleo della cellula, come si credeva fino a quel momento.

Divorzia, elabora una nuova teoria dell'evoluzione che descrive in "The origin of mitosing Eukaryotic Cells" rifiutato da quindici riviste scientifiche prima di essere pubblicato dal "Journal of Theoretical Biology" nel 1966, anno in cui consegue il dottorato e viene assunta come ricercatrice all'universita' di Boston.

Oggi quest'articolo e' considerato punto di riferimento per la teoria dell'endosimbiosi, avanzata nel 1905 dal biologo Constantin Mereschkowsky e ripresa da Ivan Wallin quindici anni dopo. Lynn Sagan si interesso' all'endosimbiosi lavorando con il professor Hans Rise che le aveva fatto prendere in considerazione la possibilita' che due organismi unicellulari si potessero fondere per formare un nuovo organismo piu' complesso. Nel suo articolo, partiva dalla somiglianza fra semplici organismi unicellulari e i mitocondri e i cloroplasti e cercava di dimostrare come questi fossero all'origine dei procarioti. Allo stesso modo le ciglia di certi organismi unicellulari sarebbero formate dall'aggregazione di batteri molto mobili, come gli spirocheti. In questa teoria nota come "simbiosi seriale", la cooperazione e' la causa principale dell'evoluzione di nuove specie, e non la selezione naturale di mutazioni genetiche casuali.

Mentre la sua idea veniva criticata aspramente, Lynn sposava Thomas Margulis, aveva altri due figli, ridivorziava e proseguiva le ricerche finche' la maggioranza dei suoi colleghi ne accettarono la teoria, soprattutto per quanto riguardava i mitocondri e i cloroplasti. Professore all'universita' del Massachusetts dal 1988, continua a suscitare polemiche. Ritiene non dimostrata la selezione naturale alla base dell'attuale teoria "neo-darwiniana" dell'evoluzione. Dei colleghi che la interpretano in senso stretto, ha detto nel 1991, "sono una piccola setta religiosa e novecentesca all'interno della vasta congregazione della biologia anglosassone"; tradiscono, a suo avviso, il pensiero di Darwin con la loro visione "zoologica, capitalistica, competitiva e tutta in termini di costi e benefici". Nel 2009, insieme ad altri ricercatori, ha pubblicato un articolo in cui ipotizza che l'Aids sia dovuto allo spirochete della sifilide, invece che dall'Hiv, un retrovirus.

Lynn ha ricevuto, in ogni caso, grandi riconoscimenti: il Proctor Prize per le scoperte e la capacita' di comunicarle al grande pubblico, la National Medal of Science, conferitale da Bill Clinton nel 1999, la medaglia Darwin-Wallace della Linnean Society attribuita ogni 50 anni a chi ha portato maggiori contributi nella biologia evoluzionistica, il Premio Alexander von Humboldt che la Germania riserva ai piu' grandi scienziati stranieri.

Ringrazio Sylvie Couyaud per la revisione di questo scritto.

Fonti, risorse bibliografiche, siti: Laudatio di Franco Verni per l'assegnazione della laurea honoris causa all'universita' di Pisa, nel sito www.unipi.it ; Lynn Margulis, Origin of Eukaryotic Cells, Yale University Press, 1970; Lynn Margulis con il figlio Dorion Sagan, La danza misteriosa, Mondadori, 1992; Microcosmo, 1995; Lynn Margulis con il chimico James Lovelock, L'ipotesi Gaia, Mondadori 2001.

 

12. PROFILI. MARIA PROCINO: SIMONETTA MATONE

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Maria Procino, "laureata in Lettere a Napoli ed in Archivistica a Roma e' impegnata in progetti di recupero, riordino e valorizzazione di archivi di donne e di personalita' della nostra cultura. Ha curato nel 1996 la mostra 'Eduardo a Milano', realizzata insieme a Isabella Q. De Filippo e Paola Ermenegildo, con la collaborazione del Piccolo Teatro di Milano - Teatro d'Europa. Ha partecipato alla cura di varie mostre su artisti italiani come Enrico Maria Salerno e Francesco Rosi. Fa parte dell'Anai - Associazione Archivistica Italiana. Ha pubblicato Eduardo dietro le quinte. Un impresario capocomico attraverso cinquant'anni di leggi, sovvenzioni e censura. 1920-1970, Roma, Bulzoni 2003 e, insieme a Margherita Martelli, Enrico Cuccia in Aoi (1936-1937). Carteggio tra Enrico Cuccia e Alberto D'Agostino, 2007"]

 

Simonetta Matone (Roma 1953 - vivente).

Sguardo attento e occhi scuri che sembrano voler penetrare dappertutto, voce ferma e senza alcuna paura di dire cio' che pensa: Simonetta Matone ha lottato per tanti ragazzini e tanti ne ha salvati dall'abuso, dallo sfruttamento, dalla violenza non vista, non ascoltata, quella che si perpetra nelle famiglie di una societa' che nasconde invece di denunciare. Quelli che ancora ricorda sono i ragazzi per cui non ha potuto far nulla, i nomi continua ad averli ben stampati dentro la mente.

Simonetta Matone e' nata a Roma il 16 giugno 1953, e' sposata ed ha tre figli. Laureata in giurisprudenza alla Sapienza di Roma nel 1976, dal 1979 al 1980 e' vicedirettore del carcere presso Le Murate a Firenze. Dal 1981 al 1982 e' giudice presso il Tribunale di Lecco e dal 1983 al 1986 e' magistrato di sorveglianza a Roma.

Fin dall'inizio della sua attivita' lavorativa, per lei la parola "giustizia lenta" non esiste: troppe persone aspettano, troppe cause, fascicoli che non possono rimanere chiusi in armadi per anni. Ha 26 anni, e' scrupolosa e scioglie nell'ambito civile centinaia di riserve ereditate dai suoi predecessori. Tutti ricordano il suo lavoro svolto con attenzione, porta in Camera di Consiglio numerosi processi civili pendenti da anni ricevendo l'encomio dal Consiglio dell'ordine. Dal 1983 e' magistrato di sorveglianza presso la Corte di Appello di Roma fino al 1986. Organizza il primo convegno nazionale sulla detenzione in Italia e in quell'occasione i detenuti mettono in scena l'"Antigone" di Sofocle. Lavora in carcere e concede ben novecento permessi con un record assoluto di rientri: mancheranno solo nove alla sua fiducia. I detenuti della Casa Circondariale di Rebibbia (Roma), le regalano una targa: "a Simonetta, che a molti spezzo' la chiave dell'attesa". Crea, in favore della popolazione carceraria del Lazio, una fitta rete di rapporti con le amministrazioni locali per incoraggiare ogni utile intervento di risocializzazione e di sostegno.

Nel 1987 e' nominata capo della Segreteria del ministro della Giustizia Giuliano Vassalli. E' delegata a mantenere i rapporti con le Direzioni generali ed in particolare con gli uffici giudiziari, diventando il tramite tra i capi degli uffici ed il ministro per la soluzione dei problemi legati alla organizzazione degli stessi ed alla cronica mancanza di personale.

Messa a disposizione dal ministro Martelli, chiede di essere trasferita alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Roma: diventa sostituto procuratore e dal 1991 al 2008 la sua stanza, come dira' in un'intervista, si trasforma nella sua "cognizione del dolore". Arrivano fascicoli che parlano di abusi su bambini, di violenze, di famiglie ammalate; leggi in ritardo, silenzi, collusioni. "La storia piu' terribile? Quella di una madre che sorteggiava i numeri della tombola per stabilire quante frustate, quante bruciature, quante scottature nell'acqua bollente fosse giusto infliggere ai suoi figli". Nel 1992 fonda, con altre colleghe, l'Admi - Associazione Donne Magistrato Italiane. Ha istruito delicatissimi procedimenti quali il primo processo di riduzione in schiavitu' nel 1992, il cui principale imputato, all'epoca dei fatti minorenne, aveva costituito una imponente struttura criminale votata allo sfruttamento di 27 minori rom. Ha istruito il primo processo nel Lazio a carico di un gruppo di naziskin, che si erano resi responsabili di una feroce aggressione a danno di un gruppo di inermi extracomunitari. Ha posto fine con l'arresto e la condanna ad una infinita serie di rapine compiute a danno di minorenni da parte di due minori figli di un boss della banda della Magliana. Ha istruito il procedimento per le terribili violenze sessuali di cui sono rimaste vittime tre bambine ad opera di un gruppo di 23 minorenni. "Non si puo' tollerare che i bambini, ripeto i bambini, vengano indotti alla criminalita', siano sfruttati, lesi nei loro diritti umani all'infanzia e allo studio".

Nel 2008 diventa capogabinetto del Ministro per le Pari Opportunita'. Si tiene lontana da polemiche e lavora per la tutela delle donne, dei bambini, si espone e non si risparmia. "Togliamoci dalla testa il cliche' della pecora nera: non ho mai trovato nella mia professione un ragazzo autore di un reato, specie se grave, che non avesse alle spalle le ragioni che dessero l'esatta spiegazione per quanto aveva fatto. Per carita', non sto giustificando. Ma dietro ogni grosso crimine c'e' sempre un qualcosa che non funziona a livello familiare".

Nel 2000 ha vinto il Premio Donna, nel 2002 il Premio Minerva per la Giustizia e il premio Donna, nel 2004 il premio Il Collegio e nel 2005 il premio Donna dell'anno 2005 della Regione Lazio.

Ha rappresentato l'Italia presso il Consiglio d'Europa presso il Cdcj, per il Reclamo Collettivo, presso il Comitato Permanente della Convenzione Europea sull'esercizio dei diritti del minore. E' stata nominata nel 2009 Focal Point italiano presso il Consiglio d'Europa per i minori.

Bibliografia: Simonetta Matone, Cristina Miliacca, Marina Romano, Il tribunale non risolve, Edizione Magi, 2006; Simonetta Matone, Prefazione a Antonella Colonna Vilasi, Io figlio parricida, Iris4 Edizioni 2009.

 

13. PROFILI. MARIA PROCINO: ELVIRA NOTARI

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it]

 

Elvira Notari (Salerno 1875 - Cava 1946).

Nasce a Salerno il 10 febbraio 1875 da Diego Coda e Agnese Virges; Elvira studia, frequenta la scuola normale femminile poi si trasferisce a Napoli con la famiglia, lavorando come modista.

Incontra Nicola Notari che sposa il 25 agosto 1902. Elvira lavora con Nicola, lo aiuta nella colorazione delle foto e poi dei film. Ben presto i Notari passano alla produzione di film: siamo agli inizi, tante le produzioni pionieristiche, gli esperimenti, le case cinematografiche che si lanciano sulla novita', in una citta', Napoli, attenta e ricca di fermenti e stimoli in questo campo.

Elvira e Nicola hanno tre figli: Edoardo, Dora e Maria e nel 1909 creano un laboratorio di stampa titolatura e coloritura delle pellicole, la "Dora Film Fabbrica di film per cinematografi e films parlanti" in Via Roma 91 dove "si eseguono cinematografie". In poco tempo la Dora Film si trasformera' in casa di produzione diventando, insieme alla Lombardo Film e alla Partenope Film, una delle piu' famose compagnie di Napoli, tra le capitali del cinema in Europa, in Italia seconda solo a Torino.

Cortometraggi, vedute di Napoli, di Capri, feste; ma Elvira vuole di piu' e si dedica ai lungometraggi, ai film: i ruoli sono ben divisi: Nicola si occupa della parte tecnica, lei della sceneggiatura e della regia. Elvira fa recitare in quasi tutti i suoi film il figlio Edoardo che, con lo pseudonimo di Gennariello, diventa uno dei personaggio centrali delle sue sceneggiature. Chiama giovanissimi attori che diventeranno straordinari caratteristi come Tina Pica e Carlo Pisacane, il futuro Capannelle. Ai suoi film partecipano anche popolani, gente presa dalla strada; recita anche l'insegnante di Edoardo, Rosella Angioni che con il nome d'arte di Rose' Angioni diverra' una delle attrici piu' famose della Notari. Elvira e' caparbia, la chiameranno in famiglia "la Marescialla"; e' autoritaria e non si arrende di fronte a nessun ostacolo. Dai suoi attori pretende una recitazione senza eccessi, moderna rispetto ai gusti dell'epoca. Racconta il nipote Armando Notari: "Come regista, mia zia Elvira era severissima, addirittura pignola. Non esitava a far ripetere le scene che non le erano piaciute... esigeva lacrime vere... e percio' prima di ingaggiare un attore, si informava sulle sue vicende familiari... era venuta a conoscenza, per esempio, che un attore era orfano? Ebbene, lei gli parlava del padre".

Carmela la pazza (1911), Figlio del reggimento (1915), Carmela la sartina di Montesanto (1916), La Medea di Portamedina (1919), Gennariello il figlio del galeotto (1921), Trionfo cristiano (1930), sono alcuni dei titoli dei circa 60 lungometraggi che realizzo' insieme ad un centinaio di cortometraggi. Di tutta la produzione dei Notari oggi restano tre film conservati nella Cineteca nazionale di Roma: E' piccerella (1922), 'A santanotte (1922), Fantasia 'e surdate (1927). Le sue opere sono romanzi popolari: Elvira ama Matilde Serao (con la quale pero' non avra' mai un buon rapporto) e Carolina Invernizio. Nelle storie c'e' sensualita', desiderio, amore, c'e' la poverta' e il sogno di una vita diversa; ci sono donne che vivono triangoli amorosi e che sono destinate a morire in una sorta di catarsi finale, madri generalmente positive che soffrono per i loro figli. C'e' il melodramma ma anche qualcosa in piu': realismo crudo; riprese dal vero inserite nel film che portano allo spettatore le immagini di corpi martoriati dalla poverta' e dall'ignoranza. Il mondo che ritrae e' infatti quello della Napoli misera dei bassi, delle case dei pescatori; la vita degli scugnizzi, il dramma di chi non ha niente.

Non e' facile per Elvira, per una donna, essere regista, eppure nel cinema delle origini la presenza femminile e' notevole. Non solo addette al montaggio e alla coloritura delle pellicole, un ruolo che sembra adatto a loro visto che - come afferma Giuliana Bruno - "il montaggio somiglia al cucito"; non solo attrici, ma anche registe, produttrici, direttrici di scuole di recitazione.

La censura dara' molti problemi alla produzione dei Notari: quella legale cerchera' di cancellare dai film le passioni, la realta'; poi quella fascista mettera' al bando la pazzia, il suicidio e il dialetto. Ma Elvira continua. La Dora Film sbarchera' anche negli Stati Uniti dove verra' organizzata la "Dora Film of America" che avra' sede nella 7a Avenue a New York. I film di Elvira, poco amati dalla critica e della cultura ufficiale, hanno un enorme successo commerciale nelle citta' del Sud Italia e nella comunita' italoamericana.

Poi Elvira deve arrendersi al sonoro ma soprattutto al nuovo modo di fare film, alla nuova industria cinematografica che nulla ha piu' a che fare con l'artigianato pionieristico a cui lei appartiene e che lentamente escludera' le donne dalla produzione: nel 1930 la Dora Film chiude i battenti.

I Notari nel 1940 tornano a Cava dove Elvira muore il 17 giugno 1946.

Bibliografia: Monica Dall'Asta (a cura di), Non solo dive. Pioniere del cinema italiano, Bologna, Cineteca 2008; Vittorio Martinelli, Bianco e Nero. Il cinema muto italiano 1922-1923, Roma, Rai-Eri, Centro Sperimentale di cinematografia 1996; Giuliana Bruno, Rovine con vista. Alla ricerca del cinema perduto di Elvira Notari, Milano, La Tartaruga Edizioni 1995; Paolo Foglia, Ernesto Mazzetti, Nicola Tranfaglia, Napoli ciak. Le origini del cinema a Napoli, Napoli, Colonnese Editore 1995; Laura Modini, L'occhio delle donne. Le registe e i loro film. 1986-1996, Milano, Ass. L. Marinelli 1996; Roberto Ormanni, Napoli nel cinema, Roma, Newton Compton 1995; Enza Troianielli, Elvira Notari pioniera del cinema napoletano (1905-1930), Roma, Euroma La Goliardica 1989; Annabella Miscuglio e Rony Daopulo (a cura di), Kinomata. La donna nello schermo, Bari, Dedalo 1980. La sua biografia e' sul sito di Circola Alice Guy, Associazione dedicata alla cultura e alla promozione del cinema delle donne.

 

14. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

15. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Armanda Guiducci, La mela e il serpente, Rizzoli, Milano 1974, 1988; pp. 312.

- Armanda Guiducci, Donna e serva, Rizzoli, Milano 1983, pp. 296.

 

16. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

17. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 528 del 17 aprile 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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