Telegrammi. 523



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 523 del 12 aprile 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: Con i migranti e con l'umanita', contro il fascismo italiano ed europeo

2. Associazione "Respirare": Un documento che contribuisce a far chiarezza sulla criminale follia del nucleare

3. Sylvie Coyaud: Mary Anning

4. Alisa Del Re: Vita Sackville-West

5. Francesca Tosi: Ada Gobetti

6. Per sostenere il Movimento Nonviolento

7. Segnalazioni librarie

8. La "Carta" del Movimento Nonviolento

9. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: CON I MIGRANTI E CON L'UMANITA', CONTRO IL FASCISMO ITALIANO ED EUROPEO

 

Dal nostro modesto punto di vista di esseri umani senza aggettivi non vi e' alcun dubbio che ogni essere umano ha diritto a vivere, e per esercitare questo diritto ha diritto altresi' a spostarsi nel mondo. Punto.

L'apartheid planetario che i fascisti italiani ed europei pretendono di imporre e' un crimine contro l'umanita'.

E' dovere di ogni persona decente accogliere ed assistere gli esseri umani in fuga da fame, dittature e guerre.

E' dovere di ogni persona decente opporsi alla guerra assassina.

*

Se non e' questa l'ora di una insurrezione nonviolenta in difesa della Costituzione della Repubblica Italiana e della Dichiarazione universale dei diritti umani, io non so quale possa essere.

Se non e' questa l'ora di una insurrezione nonviolenta in difesa della legalita', della democrazia, della civilta', della solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge, io non so quale possa essere.

Se non e' questa l'ora di una insurrezione nonviolenta in difesa dell'umanita', io non so quale possa essere.

 

2. DOCUMENTAZIONE. ASSOCIAZIONE "RESPIRARE": UN DOCUMENTO CHE CONTRIBUISCE A FAR CHIAREZZA SULLA CRIMINALE FOLLIA DEL NUCLEARE

[Riceviamo e diffondiamo il seguente comunicato che riproduce allegato un opuscolo del Mir - Movimento Internazionale della Riconciliazione (per contatti: www.miritalia.org) che abbiamo gia' riproposto sul nostro notiziario, ma in circostanze come queste repetita iuvant]

 

Diffondiamo il seguente documento elaborato dal Movimento Internazionale della Riconciliazione (Mir-Ifor, uno dei piu' importanti movimenti nonviolenti internazionali) che contribuisce a far chiarezza sulla criminale follia del nucleare.

L'associazione "Respirare"

Viterbo, 11 aprile 2011

L'associazione "Respirare" e' stata promossa a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.

*

Movimento Internazionale della Riconciliazione: Energia nucleare, una scelta immorale e senza futuro

* Introduzione

Gia' contrario alle armi nucleari, all'inizio degli anni '70 il M.I.R., Movimento Internazionale della Riconciliazione, e' stato il primo movimento in Italia a schierarsi contro il nucleare civile e a favore del risparmio energetico, dell'efficienza energetica e delle energie rinnovabili. Grazie a numerose iniziative e lotte nonviolente contro le centrali nucleari, si e' giunti al referendum del 1987 nel quale oltre l'80% degli italiani ha deciso l'uscita dal nucleare. Ora pero' il governo Berlusconi ha deciso di riaprire al nucleare proprio quando in tutto il mondo si sta andando nella direzione opposta. Per questo motivo abbiamo deciso di pubblicare questo opuscolo per informare i cittadini sulle tante bugie che si raccontano: perche' e' solo essendo informati che si puo' scegliere consapevolmente il nostro futuro.

* Il nucleare oggi

Oggi nel mondo esistono circa 440 centrali nucleari funzionanti le quali coprono circa il 13.8% dei consumi di energia elettrica mondiale: poiche' pero' l'energia elettrica rappresenta meno del 20% dell'energia totale consumata, se ne deduce che l'energia nucleare copre meno del 3% dei consumi energetici mondiali. La maggior parte delle centrali nucleari si trova nei paesi che sono anche detentori di bombe nucleari: Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Russia, Cina, a conferma dello stretto legame fra nucleare civile e nucleare militare. Molti dei paesi che non hanno bombe nucleari hanno deciso di chiudere la fallimentare esperienza delle centrali nucleari: il Belgio lo ha fatto nel 1996, la Germania lo ha deciso nel 2000, entro il 2011 abbandonera' il nucleare la Svezia. In Spagna entro il 2014 tutte le 7 centrali nucleari funzionanti chiuderanno.

* Le scorie radioattive

A tutt'oggi non esiste una soluzione definitiva al problema delle scorie radioattive prodotte dalle centrali nucleari. Poiche' rimangono radioattive per decine di migliaia di anni, non solo occorre trovare un luogo geologicamente sicuro dove depositarle per un tempo cosi' lungo, ma occorre anche militarizzare il territorio circostante per impedirne il furto a scopi terroristici.

* La sicurezza delle centrali nucleari

Le centrali nucleari cosiddette sicure, quelle di quarta generazione, semplicemente non esistono ne' si vedono all'orizzonte. E poiche' l'Uranio, ai ritmi attuali di consumo, si esaurira' nel giro di pochi decenni, si puo' star certi che non saranno mai costruite. Poiche' i principi fisici che stanno alla base del funzionamento di una centrale nucleare non cambiano, e al massimo si e' riusciti a migliorare qualche aspetto ingegneristico, le centrali che l'Italia vorrebbe acquistare dalla Francia (di tipo EPR) non saranno intrinsecamente esenti da rischi di incidenti anche gravi.

Ogni anno avvengono più di 100 incidenti nucleari lievi o medi, ma non si puo' escludere l'incidente potenzialmente catastrofico, come quello del 1979 negli Stati Uniti a Three Miles Island, o quello catastrofico, come quello del 1986 a Chernobyl, che ha causato molte migliaia di morti. Entrambi questi incidenti erano considerati "impossibili" negli scenari previsti dagli "esperti" del nucleare. Sono poi sempre possibili errori umani, atti di sabotaggio e catastrofi naturali (terremoti, alluvioni ecc.) che hanno portato ad avere fino ad oggi almeno 5.000 incidenti in impianti nucleari.

Non e' un caso che nessuna compagnia al mondo e' disponibile ad assicurare una centrale nucleare dai rischi di incidente, perche' l'entita' e la potenziale durata dei rischi e' altissima.

* Centrali nucleari e salute

Nella normale vita di una centrale nucleare vi sono continui rilasci di materiale radioattivo, sia in forma solida che liquida che gassosa. Poiche' le radiazioni ionizzanti producono tumori in percentuale tanto maggiore quanto maggiore e' la dose assorbita dalla popolazione, e non vi e' una soglia minima sotto la quale non ci siano effetti sanitari, anche in condizioni di esercizio "normale" di una centrale vi sono rischi potenziali di tumori per la popolazione che vive in un raggio di qualche decina di chilometri da una centrale nucleare. Studi internazionali riportati in riviste scientifiche indipendenti stimano che le leucemie infantili raddoppino per la popolazione che si trova in un raggio di 5 chilometri da una centrale nucleare. In Francia a tutte le persone che abitano entro un raggio di 10 chilometri da una centrale nucleare vengono distribuite pillole di iodio da utilizzare per contrastare gli effetti sanitari della radioattivita'. Ma i rischi per la salute cominciano gia' al momento dell'estrazione dell'Uranio quando occorre macinare, centrifugare e lavare migliaia di tonnellate di rocce. Durante questo processo altamente energivoro non solo si emettono grandi quantita' di fumi e di CO2, ma anche di polveri radioattive, le quali vengono inalate dai lavoratori con gravissimi rischi per la loro salute. Inoltre queste polveri radioattive vengono trasportate dal vento e si depositano sui terreni coltivabili, contaminandoli.

* Siamo circondati da centrali nucleari di altri paesi?

Nessuna centrale nucleare di Francia, Svizzera e Slovenia si trova a meno di 100 chilometri dall'estremo confine Nord dell'Italia: pertanto non vi e' alcun rischio di contaminazione radioattiva per l'Italia durante il normale funzionamento di queste centrali. In caso di incidente nucleare, e' radicalmente diverso trovarsi a 10 o a 100 chilometri dal disastro, in quanto la concentrazione radioattiva della nube diminuisce con il cubo della distanza, il che significa che a 100 chilometri di distanza sarebbe un milione di volte meno intensa che a 1 chilometro dalla centrale. Se avvenisse un incidente nucleare grave, come quello di Chernobyl, in un paese confinante con l'Italia, per migliaia di anni una vasta area di diversi chilometri attorno alla centrale dovrebbe essere interdetta alla popolazione, ma tale area resterebbe tutta nel territorio di quel paese e non interesserebbe per nulla l'Italia.

* Siamo costretti ad importare energia elettrica dalla Francia perche' l'Italia non ne produce abbastanza?

L'Italia non ha nessun deficit di energia elettrica, avendo una potenza installata che eccede ampiamente la richiesta di consumo (oltre 90 mila megawatt contro un fabbisogno di poco piu' di 50 mila megawatt). L'Italia importa energia elettrica soprattutto di notte, quando i fabbisogni sono minimi, perche' la Francia avendo centrali nucleari (che notoriamente non sopportano spegnimenti e avviamenti ripetuti) la svende sottocosto: per l'Enel e' dunque piu' conveniente acquistarla che produrla con le proprie centrali.

* Un albero cade in Svizzera e l'Italia resta al buio

Nella notte di domenica 28 settembre 2003 in Svizzera un albero cade sulla linea ad alta tensione che attraversa il Lucomagno: in breve buona parte dell'Italia resta al buio senza corrente elettrica. I fautori del nucleare subito vanno in televisione a dire che cio' e' dovuto alla carenza di energia elettrica che c'e' in Italia, e che la soluzione sono le centrali nucleari. Questa colossale bugia e' presto scoperta: e' noto che i momenti di minor consumo di energia elettrica sono di notte rispetto al giorno, nei giorni festivi rispetto ai feriali, e nelle mezze stagioni rispetto all'inverno dove sono accesi molti apparecchi elettrici per riscaldamento e d'estate dove sono accesi molti condizionatori elettrici: dunque nella notte di domenica 28 settembre 2003 i consumi elettrici in Italia erano minimi, e il blackout non fu dovuto alla carenza di energia elettrica ma, come un mese piu' tardi fu scritto in un rapporto dell'Unione per il coordinamento europeo del trasporto di energia elettrica, alle carenze di interconnessione della rete elettrica europea e in particolare italiana. In un secondo rapporto, voluto dal Ministero italiano delle Attivita' Produttive, si e' pure puntato il dito contro i gestori di rete italiani, rei di alcuni errori e manchevolezze.

* Le tariffe elettriche francesi sono piu' basse di quelle italiane perche' la Francia ha le centrali nucleari?

La privatizzazione dell'industria elettrica ha portato in Italia ad un aumento delle tariffe, mentre il sistema elettrico francese e' largamente pubblico e ha mantenuto tariffe piu' basse (finche' anche l'Enel era pubblica le tariffe in Italia erano simili a quelle della Francia). Dunque le centrali nucleari non c'entrano nulla col costo delle tariffe.

* Lo stretto legame fra nucleare civile e nucleare militare

Negato per decenni, oggi e' chiaro a tutti che esiste uno stretto legame fra centrali nucleari e proliferazione degli armamenti nucleari. Il 7 giugno 1981 alcuni cacciabombardieri israeliani si alzarono in volo e andarono a bombardare la costruenda centrale nucleare irakena di Osirak, per impedire che Saddam Hussein si dotasse di bombe nucleari. Gia' allora, dunque, era chiaro lo stretto legame fra nucleare civile e militare, ma oggi le vicende di Corea del Nord ed Iran hanno aperto a tutti gli occhi sul fatto che le centrali nucleari sono il cavallo di Troia per arrivare alle bombe.

* Centrali nucleari e terrorismo

Concentrare la produzione di energia in pochi luoghi ad elevatissimo rischio comporta pericoli gravissimi anche dal punto di vista di attentati terroristici. Colpire una centrale nucleare vuol dire non solo rischiare di causare un incidente nucleare catastrofico, ma anche togliere l'energia a centinaia di migliaia di persone. L'energia va prodotta decentrandola il piu' possibile, non concentrandola in pochi siti vulnerabili, altrimenti occorre militarizzare il territorio: ne va di mezzo anche il concetto stesso di democrazia.

Il rischio di terrorismo e' dovuto anche a possibili furti di materiale fissile per produrre rudimentali ma catastrofiche bombe nucleari. Negli ultimi decenni sono avvenuti moltissimi furti di materiale radioattivo, ed anche recentemente sono stati arrestati gruppi terroristici che stavano trafficando in materiale per bombe nucleari.

* Le centrali nucleari non diminuiscono la dipendenza energetica dell'Italia

L'Italia dipende per circa il 75% da fonti energetiche estere (petrolio, gas, carbone): e' dunque necessario e urgente cambiare strada, ma il nucleare non e' la risposta in quanto l'Italia non dispone di Uranio, elemento base per il funzionamento delle centrali nucleari, e d'altra parte nel mondo di Uranio ce n'e' appena per qualche decina di anni ai consumi attuali: quella del nucleare civile e' dunque una strada vecchia, senza futuro, rischiosa e costosa. Per coprire l'intero fabbisogno elettrico italiano ci vorrebbero circa 100 centrali nucleari. Le 4 centrali nucleari che il governo vorrebbe costruire potrebbero coprire, non prima di 10 anni, appena il 4% del fabbisogno elettrico italiano. Poiche' pero' l'energia elettrica rappresenta circa il 17% dei consumi globali di energia, con 4 centrali nucleari si copre meno dello 0.7% del fabbisogno energetico totale.

* Centrali nucleari e protocollo di Kyoto

Per estrarre l'Uranio occorre macinare, centrifugare, lavare migliaia di tonnellate di rocce, e in questi processi si emettono grandi quantita' di CO2. Emissioni di CO2 vi sono anche nella fase di trasporto dell'Uranio, nella fase del suo arricchimento e in quella necessaria a sorvegliare militarmente la centrale e i depositi delle scorie. Se e' vero che complessivamente tali emissioni di CO2 sono inferiori a quelle di una centrale a metano, sono pero' ben superiori ad una centrale eolica, solare o idroelettrica. Se poi si considera che prima di arrivare a metterla in funzione passeranno una decina d'anni, si vede che le emissioni di CO2 da qui al 2020 con il nucleare sono destinate ad aumentare, con conseguenti penali miliardarie che saremo obbligati a pagare per non aver rispettato il Protocollo di Kyoto.

* I veri costi dell'energia nucleare

L'intero ciclo di una centrale nucleare comincia con l'estrazione dell'Uranio, che deve essere poi macinato, centrifugato e lavato. Poi deve essere arricchito in impianti appositi (di cui sono dotati pochissimi paesi al mondo) e quindi trasportato presso la centrale nucleare. Questa prima fase ha un costo di circa 60 milioni di euro all'anno per centrale. Poi c'e' il costo di costruzione della centrale: basandosi sull'ultima in costruzione, quella finlandese da 1600 MW, si puo' calcolare un costo di oltre 7 miliardi di euro. Ma se partissero le centrali italiane, e' gia' stato valutato un costo di non meno di 10 miliardi di euro per centrale. Poi c'e' il costo di esercizio (personale, manutenzioni, materiali di consumo, ecc.) valutabile in non meno di 30 milioni di euro all'anno. Poi c'e' il costo di riprocessamento delle barre di combustibile esauste (in pochissimi impianti al mondo). Poi c'e' il costo di smantellamento della centrale, che ben che vada funzionera' per 25 anni: il costo e' almeno di 5 miliardi di euro. Infine c'e' il costo della militarizzazione dei depositi di scorie per almeno 10 mila anni: un costo difficilmente valutabile ma sicuramente oltre il miliardo di euro. Dunque, senza contare i costi delle malattie generate dalla radioattivita' delle centrali e senza contare eventuali incidenti, per produrre un MWh di energia elettrica da fonte nucleare occorrono almeno 80 euro. Non e' un caso che da piu' di 30 anni nessuna impresa privata si mette a costruire centrali nucleari, perche' senza un forte contributo statale i costi del nucleare sono fuori mercato. Ed e' significativo il fatto che l'ultima centrale nucleare ordinata negli Stati Uniti e' del 1978 e l'ultima entrata in funzione e' del 1996. Per i paesi che hanno anche tecnologia nucleare militare, questi costi sono un po' piu' bassi ma per l'Italia no perche' noi non abbiamo ne' l'Uranio ne' impianti di arricchimento ne' abbiamo impianti di riprocessamento.

Oggi il costo dell'energia elettrica da solare fotovoltaico, senza considerare gli incentivi dei governi, e' analogo a quello del nucleare, ma sono gia' in produzione pannelli fotovoltaici che costano un terzo di quelli attuali: quindi la tendenza nel mondo e' verso una forte riduzione dei costi del fotovoltaico. Se poi consideriamo l'eolico, questo ha costi che gia' oggi sono meno della meta' di quelli del nucleare.

Una centrale solare termodinamica del tipo di quelle ideate dal premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia (che ha il vantaggio di funzionare per 48 ore in assenza di sole, grazie al sistema di accumulo del calore), ha un costo attualmente paragonabile al fotovoltaico, ma che potrebbe scendere sensibilmente investendo nel settore e industrializzando i componenti per realizzare economie di scala. Le suddette centrali ad energie rinnovabili hanno tempi di costruzione e costi di funzionamento molto ridotti rispetto al nucleare.

* Se il nucleare e' un bidone, perché i politici lo vogliono?

L'energia nucleare e' la fonte che da' piu' potere ai politici perche' spendono i soldi del futuro: e' come una magia finanziaria. Gli appalti atomici garantiscono ai politici questo vantaggio immediato: mettono le mani subito su risorse oggi inesistenti che impegnano il Paese per decenni, anche quando quei politici non saranno piu' al governo. E piu' e' grande l'opera maggiore e' il potere da gestire, maggiori le promesse da poter fare, maggiori i voti da incassare. E maggiori i rischi di tangenti che, su appalti di miliardi di euro, sono quantomai appetibili: la pressione delle lobby nucleariste sono formidabili, mentre su sole e vento non ci sono interessi economici concentrati ma diffusi, e quindi di natura molto piu' democratica.

* Le alternative alle centrali nucleari

Abbiamo visto che 4 centrali nucleari coprirebbero meno dello 0.7% del fabbisogno energetico italiano. Circa un terzo di questo fabbisogno e' dovuto al riscaldamento degli edifici: se si estendesse a tutta Italia la legge che c'e' nella provincia autonoma di Bolzano, si potrebbe risparmiare almeno la meta' dell'energia sprecata per riscaldare gli edifici: il che significa ridurre di oltre il 15% i consumi totali di energia, piu' di 20 volte di quello che si vorrebbe ottenere col nucleare. O ancora: mettendo fuori legge gli scaldabagni elettrici utilizzando al loro posto i pannelli solari e sostituendo le lattine in alluminio con il vetro, come avviene nei paesi scandinavi, si ridurrebbero i consumi elettrici di piu' del doppio di quanto si vuole ottenere con l'energia nucleare.

Ormai anche i paesi che hanno centrali nucleari investono marginalmente in questa fonte energetica obsoleta e costosissima, mentre puntano tutto sul risparmio energetico, sull'efficienza energetica e sulle energie rinnovabili. Dagli inizi degli anni '70, invece, con una pausa dal 1987, anno del referendum sul nucleare, ad oggi, l'Italia ha investito miliardi e miliardi di euro nell'energia nucleare e solo briciole per le alternative (sole soprattutto, e poi vento, geotermia, biomasse). Questa follia nucleare e' gia' costata all'Italia non solo una enorme quantita' di denaro ma anche 25 anni di arretratezza sul versante del risparmio, dell'efficienza e delle energie rinnovabili. Riprendere oggi la follia nucleare lascera' all'Italia problemi irrisolti che graveranno economicamente (e non solo) sulle generazioni future, relegandola ad un ruolo marginale nello scenario economico, industriale e scientifico mondiale. Negli Stati Uniti, che pure sono il primo paese nucleare al mondo, e' notizia di questi giorni che la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ha superato quella prodotta per via nucleare: altro che ruolo marginale e insignificante!

Inoltre per ogni posto di lavoro creato con l'energia nucleare se ne creano almeno il doppio nel settore del risparmio, dell'efficienza e delle energie rinnovabili.

Ha scritto Papa Benedetto XVI al punto 9 del suo messaggio per la giornata mondiale della pace 2010: "E' indubbio che uno dei principali nodi da affrontare, da parte della comunita' internazionale, e' quello delle risorse energetiche, individuando strategie condivise e sostenibili per soddisfare i bisogni di energia della presente generazione e di quelle future. A tale scopo, e' necessario che le societa' tecnologicamente avanzate siano disposte a favorire comportamenti improntati alla sobrieta', diminuendo il proprio fabbisogno di energia e migliorando le condizioni del suo utilizzo. Al tempo stesso, occorre promuovere la ricerca e l'applicazione di energie di minore impatto ambientale e la ridistribuzione planetaria delle risorse energetiche, in modo che anche i Paesi che ne sono privi possano accedervi. La crisi ecologica, dunque, offre una storica opportunita' per elaborare una risposta collettiva volta a convertire il modello di sviluppo globale in una direzione piu' rispettosa nei confronti del creato e di uno sviluppo umano integrale, ispirato ai valori propri della carita' nella verita'. Auspico, pertanto, l'adozione di un modello di sviluppo fondato sulla centralita' dell'essere umano, sulla promozione e condivisione del bene comune, sulla responsabilita', sulla consapevolezza del necessario cambiamento degli stili di vita e sulla prudenza, virtu' che indica gli atti da compiere oggi, in previsione di cio' che puo' accadere domani... Tante sono oggi le opportunita' scientifiche e i potenziali percorsi innovativi, grazie ai quali e' possibile fornire soluzioni soddisfacenti ed armoniose alla relazione tra l'uomo e l'ambiente. Ad esempio, occorre incoraggiare le ricerche volte ad individuare le modalita' piu' efficaci per sfruttare la grande potenzialita' dell'energia solare".

Condividiamo pienamente: la questione energetica va affrontata nella direzione indicata dal Papa.

* No alle centrali nucleari perche':

- e' irrisolto il problema delle scorie radioattive;

- producono una contaminazione radioattiva anche nel normale funzionamento e quindi sono pericolose per la salute;

- sono a serio rischio di incidenti gravi e catastrofici (tanto che nessuna compagnia e' disponibile ad assicurarle);

- non ne abbiamo a meno di 100 km dai nostri confini e quindi non siamo a grave rischio di contaminazione radioattiva;

- non siamo noi ad essere costretti a comprare energia dalla Francia ma e' la Francia che la svende perche' le centrali nucleari non si possono spegnere;

- non abbiamo nessun deficit di energia elettrica ma e' vero che dobbiamo ridurre l'uso di combustibili fossili;

- le tariffe elettriche sono una scelta politica e non c'entrano nulla con la fonte energetica utilizzata;

- sono il cavallo di Troia per i paesi che vogliono costruire bombe nucleari (vedi Iraq, Iran, Corea del Nord, Israele, ecc.);

- sono a forte rischio di attacchi terroristici e favoriscono la produzione di ordigni nucleari a scopi terroristici;

- non diminuiscono la dipendenza dal petrolio e creano la dipendenza dall'uranio che comunque finira' nel giro di pochi decenni;

- non risolvono il problema delle emissioni di CO2;

- generano molti meno posti di lavoro di quelli prodotti col risparmio energetico, efficienza energetica ed energie rinnovabili;

- hanno un costo elevatissimo tanto che da 30 anni nessuna impresa privata le costruisce senza aiuti statali.

* Affideresti il futuro dell'energia ad una fonte che potra' durare solo pochi decenni, oppure ad una che durera' almeno cinque miliardi di anni?

 

3. PROFILI. SYLVIE COYAUD: MARY ANNING

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Sylvie Coyaud "Nata a Parigi, residente a Milano, parla di scienza alla radio dal 1987 e ne scrive su D. La Repubblica delle Donne, Il Sole - 24 Ore, varie testate on-line (e non); e anche sul suo blog. Va fiera di premi, medaglie e riconoscimenti per la divulgazione, in particolare che nel 2003 degli astronomi abbiano dato il suo nome a un asteroide e nel 2009 degli entomologi a un bel buprestide verde dai grandi occhi rossi, l'Agrilus coyaudi. Ultimo libro: La scomparsa delle api, Mondadori, 2008. Penultimo: Lucciole e Stelle, brevi storie di ricerche serie e no, La Chiocciola, 2006"]

 

Mary Anning (Lyme Regis 1799 - 1847).

Nasce in una famiglia povera, unica di dieci figli a sopravvivere insieme al fratellino Joseph, e per un caso: ha poco piu' di un anno quando la vicina che la tiene in braccio e' colpita da un fulmine insieme ad altre due donne. Nasce anche all'incrocio fra le scogliere del Dorset e del Devon, ricche di fossili del Giurassico (la zona, detta "Jurassic Coast" anche se comprende il Triassico e il Cretaceo, e' stata dichiarata dall'Unesco Patrimonio mondiale dell'umanita' nel 2001), venduti da secoli come curiosita' o come rimedi contro svariate malattie. Il padre Richard, un ebanista, vende piu' ammoniti che como', infatti, e insegna alla figlia a riconoscerli, prelevarli e ripulirli. Muore di tisi quando Mary ha 11 anni, lasciando solo debiti. Lei ne continua l'attivita' con la madre e Joseph, il quale nel 1811 scopre il primo cranio di Ichtyosaurus, un rettile marino. L'anno seguente lei scopre buona parte del rimanente scheletro.

Capace di raffigurarsi la sagoma di un animale - vissuto milioni di anni prima e che non somiglia a quelli che puo' vedere attorno a se' - in frammenti di ossa, accurata nel ricomporli, sei anni dopo ne ricostruisce lo scheletro intero e l'esploratore tedesco Ludwig Deichart la soprannomina "la principessa della paleontologia" (citato sul sito del museo Philpot di Lyme Regis http://www.lymeregismuseum.co.uk/fossils.htm).

La sua reputazione cresce, il reddito no, anche perche' Joseph è andato a bottega da un tappezziere. La madre sta per vendere gli ultimi mobili quando il tenente colonnello Thomas James Birch mette invece all'asta fra i conoscitori europei i fossili che aveva acquisito dalla famiglia Anning e consegna a lei i proventi: 400 sterline.

Nel 1823 Mary scopre il primo plesiosauro un altro "drago" che suscita scalpore nella comunita' scientifica e nelle gazzette. A Georges Cuvier, massima autorita' del tempo, viene il dubbio che si tratti di un falso (non mancavano dalle parti di Lyme Regis, e per l'anatomista francese quella bestia dal collo lunghissimo aveva "troppe vertebre") finche' ne riceve un disegno particolareggiato e ammette di aver sbagliato. E' la consacrazione. "Meraviglioso esempio del favore divino, quella povera ragazza ignorante... grazie alle sue letture e alla sua diligenza, e' arrivata a un grado di conoscenza tale da potersi intrattenere con professori ed altre persone competenti, e tutti riconoscono che ne capisce piu' di scienza di chiunque altro nel regno", scrive Lady Harriett Silvester nel 1824 (dal diario di Lady Silvester, 1824, dopo una visita, citato dallo storico della scienza Hugh Torrens in Mary Anning (1799-1847) of Lyme: 'The greatest fossilist the world ever knew').

Ignorante, proprio no. Annota e critica articoli scientifici che si fa mandare dai visitatori, impara l'anatomia sezionando pesci e seppie per meglio visualizzare, per similitudine, la forma di specie estinte. A 27 anni, con i risparmi compra una casa e al pianterreno apre l'Anning's Fossil Depot, assistita da una signorina di buona famiglia, Elizabeth Philpot, che ne diventa l'amica e la collaboratrice. Il deposito e' presto frequentato da celebrita' come il re Federico Augusto II di Sassonia o i "fossilisti" del museo di storia naturale di Londra e di quello di New York. Tra i visitatori piu' assidui, ci sono i protagonisti del grande conflitto tra scienza e religione tuttora in corso: il geologo Charles Lyell, l'amico e protettore del giovane Charles Darwin; Roderick Muchinson e la moglie Charlotte che mette Mary in contatto con clienti nel resto d'Europa; William Buckland, il reverendo che le resta amico fino alla morte; Henry Thomas de la Beche che le dedica l'acquarello Duria Antiquor: un "Dorset piu' antico" popolato dalle creature che lei aveva identificato. Riprodotto a stampa (e ancora oggi in molti libri di scuola) servi' anche questo a raccogliere fondi per aiutarla.

Nel 1829, trova il rettile volante che Buckland chiama Pterodactylus macronyx (oggi Dimorphodon macronyx) e che conferma l'ipotesi di Cuvier: c'era stata davvero un'era in cui i rettili dominavano terre, mari e cieli. Mary Anning ne ricava 210 sterline e dovrebbe finalmente vivere con un po' di agio. Ma nel 1835 perde tutti i risparmi in un investimento sbagliato. Attraverso la nuova British Society for the Advancement of Science, Buckland le fa avere una pensione dal governo, per "contributi eccezionali alla scienza".

Gli specialisti glieli riconoscono, tant'e' che danno il suo nome a numerose specie, ma per loro e' solo una donna, e del popolo. Ne e' consapevole e amareggiata. Non e' ammessa nemmeno in visita alla Geological Society di Londra anche se i membri ne usano le opinioni e le scoperte (tra cui il fatto che certi sassi friabili erano in realta' coproliti, feci fossilizzate) per iscrivere la storia della vita e della morte delle specie nel "tempo profondo" delle ere geologiche, e approdare con Charles Darwin alla teoria dell'evoluzione. All'epoca quel tempo contava soltanto poche centinaia di milioni di anni, comunque molti di piu' di quelli biblici. Da credente lei ne era turbata, cosi' come Elizabeth Philpot (il museo Philpot di Lyme Regis e' stato costruito nel 1900 sul sito della casa natia di Mary Anning da un suo bisnipote, Thomas James Philpot: http://www.lymeregismuseum.co.uk), ma non al punto di abbandonare le ricerche.

Muore a 47 anni, di cancro al seno. De la Beche, presidente della Geological Society, ne pronuncia l'elogio funebre davanti all'assemblea, come se lei ne avesse fatto parte. Anni dopo, Charles Dickens raccontera' sulla rivista letteraria "All Year Round" la vita della "figlia del carpentiere che si guadagno' un nome tutto per sé e se lo meritava" (citato da Shelley Emming, in The Fossil Hunter).

Fonti, risorse bibliografiche, siti: Christopher McGowan, Dinosauri e draghi sputafuoco, Sperling & Kupfer, Milano, 1993. Hugh Torrens, Mary Anning (1799-1847) of Lyme: 'the greatest fossilist the world ever knew', British Journal for the History of Science, vol. 28, 1995, pp. 257-284 http://www.jstor.org/pss/4027645 (a pagamento). (Il saggio di Torrens riaccese l'interesse per Mary Anning e negli anni successivi in Gran Bretagna e negli Stati Uniti uscirono numerose biografie, vedi http://en.wikipedia.org/wiki/Mary_Anning). Shelley Emling, The Fossil Hunter: Dinosaurs, Evolution, and the Woman whose Discoveries Changed the World, Palgrave Macmillan, Londra, 2009. Tracy Chevalier, Strane creature, Neri Pozza, Vicenza 2009 (romanzo).

 

4. PROFILI. ALISA DEL RE: VITA SACKVILLE-WEST

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Alisa Del Re "insegna Scienza Politica presso la Facolta' di Scienze Politiche dell'Universita' di Padova. E' direttora del Cirspg (Centro interdipartimentale di ricerca: Studi sulle politiche di genere) e membro del direttivo dell'Upe (Universita' per l'Europa). I suoi principali interessi di ricerca sono: la cittadinanza sociale nell'Unione Europea, la problematica di genere della cittadinanza politica, la qualita' del governo delle citta' da un punto di vista di genere".

Su Vita Sackville-West dalla Wikipedia riprendiamo la seguente voce: "Vita Victoria Mary Sackville-West (Knole House, 9 marzo 1892 - Castello di Sissinghurst, 2 giugno 1962) e' stata una poetessa e scrittrice inglese, famosa per la sua relazione tempestosa con Virginia Woolf, per i suoi scritti sul giardinaggio e per la realizzazione del giardino del castello di Sissinghurst nel Kent. Nacque presso la Knole House nel Kent, figlia di Lionel Edward Sackville-West, terzo Barone Sackville e Victoria Sackville-West, cugina del marito e figlia di una relazione extraconiugale con una ballerina spagnola. Nel 1913, sposo' Harold Nicolson, diplomatico, giornalista, membro del Parlamento e autore di biografie e racconti. Il suo poema The Land, vinse l'Hawthornden prize nel 1927. Sia Vita che il marito ebbero varie e consecutive relazioni omosessuali extramatrimoniali. La relazione che ebbe gli effetti piu' profondi e duraturi nella storia personale di Vita fu quella con Violet Trefusis. Appena i figli crebbero, Vita e Violet ebbero spesso occasione di realizzare piccole "fughe" (a partire dal 1918, in particolare in Francia, dove Vita usava vestirsi in abiti maschili in pubblico). Vita racconto' di questo periodo in un resoconto autobiografico che fu in seguito pubblicato dal figlio Nigel col titolo Portrait of a Marriage (il titolo fu deciso da Nigel, in quanto era sua intenzione distrarre l'attenzione dal fatto che si trattava del ritratto di una relazione extraconiugale). Il racconto da lei pubblicato Challenge fornisce una ulteriore testimonianza della relazione: Vita e Violet avevano cominciato a scrivere il testo come opera a quattro mani. Un'altra storia, meno coinvolgente, l'ebbe con Virginia Woolf alla fine degli anni Venti. Anche di questa relazione rimangono echi in un libro (di cui la maggior parte era comunque gia' stata scritta prima della relazione) scritto dalla Woolf: Orlando. La frequenza di tali relazioni (non le elenchiamo tutte in questa sede) non impedi' comunque una stretta relazione con il marito, come si puo' verificare dallo scambio di lettere quotidiano (il carteggio fu pubblicato anch'esso dal figlio Nigel), e da un'intervista che la coppia rilascio' alla Bbc radio poco dopo la fine della seconda guerra mondiale. La passione di Vita per le piante e l'architettura dei giardini la rese molto piu' famosa delle sue opere letterarie. Nel 1946 divenne collaboratrice per il giornale 'Observer' curando una rubrica di giardinaggio che, oltre a renderla famosa al suo tempo, ha influenzato la pratica dell'arte inglese nella cura dei giardini in maniera profonda. Dopo aver sviluppato e messo in pratica le sue idee nel giardino della prima casa con cui visse assieme al marito (suo collaboratore nella progettazione e nella cura), Long Barn, assieme crearono da zero il giardino del Castello di Sissinghurst. Il Castello di Sissinghurst e' oggi proprieta' del National Trust. E' il giardino piu' visitato d'Inghilterra, con circa 200.000 visitatori all'anno nonostante la chiusura invernale. Opere di Vita Sackville-West: a) Poesie: Poems of West and East (1917); Orchard and Vineyard (1921); The Land (1927); The Garden (1946). b) Racconti: Heritage (1919); Challenge (1923); The Edwardians (1930); All Passion Spent (1931); The Dark Island (1934); Grand Canyon (1942). c) biografie ed altre opere: Knole and the Sackvilles (1922); Pepita (1937); Saint Joan of Arc (1936); Daughter of France (1959) The Eagle and The Dove (1943). d) arte del giardino (raccolte di scritti di V. Sackville-West): Some Flowers; Country Notes; Country Notes in Wartime; In Your Garden; In Your Garden Again; More for your Garden; Even more for your Garden; A Joy of Gardening; V. Sackville-West's Garden Book; Midcote Manor Garden; The Illustrated Garden Book. Opere su Vita Sackville-West: Victoria Glendinning, Vita: The Life of V. Sackville-West (1983); Robert Cross and Ann Ravenscroft-Hulme, Vita Sackville-West: A Bibliography, Oak Knoll Press, 1999; David Cannadine, "Portrait of More Than a Marriage: Harold Nicholson and Vita Sackville-West Revisited", Aspects of Aristocracy, pp. 210-42, Yale University Press, 1994"]

 

Vita Sackville-West (Kent 1892 - 1962).

Sicuramente più conosciuta per la sua vita "scostumata" (dal titolo di uno dei suoi romanzi più noti: La signora scostumata), per la sua intima amicizia con Virginia Woolf, per la passione che la lego' a Violet Trefusius, per il bizzarro matrimonio con Harold Nikolson (entrambi attratti da persone dello stesso sesso, si concessero a vicenda ampie liberta', pur mantenendo un forte legame familiare), che non per la sua attivita' di romanziera, Vita Sackville-West fu uno dei personaggi piu' allegramente trasgressivi e passionali del secolo scorso. "Vita era sempre innamorata. Che io sappia, non vi fu mai un momento, in vita sua, che non spasimasse per qualcuno, che non stesse in smaniosa attesa dell'unica persona che, in quel periodo, poteva placare la sua smania". Cosi' ne scrive suo figlio, Nigel Nikolson, in Ritratto di un matrimonio. Una vita eterodossa, anche divertente: due figli, romantiche vacanze, travestimenti, gelosie, ricatti, snervanti passioni, avvenimenti al limite della pochade, come la fuga in Francia con Violet, con i due mariti che inseguono le fuggiasche su un minuscolo aeroplano.

Virginia Woolf, che Vita conobbe nel 1922, la fece entrare nel gruppo di Bloomsbury, quel gruppo artistico-letterario nato nel 1905 a Londra, i cui membri si riunivano in case private nel quartiere da cui prese il nome e che duro' fino alla seconda guerra mondiale. A lei dedico' Orlando (1928), trasfigurazione letteraria del loro amore. Sepolto nel libro, quest'amore fini' pochi mesi dopo la sua pubblicazione.

Ma l'aspetto di Vita forse meno conosciuto, e che me la rende estremamente cara, e' legato alla sua passione per il giardinaggio. Ne e' stata una grandissima esperta: per 15 anni, dal 1946 al 1961, tenne una rubrica sull'"Observer", pubblicata in Italia con il titolo Il giardino alla Sackville-West. Il suo White garden: "un giardino 'grigio e bianco', un mare di cespi dal fogliame grigio, intervallati qua e la' dagli alti fiori bianchi... le bianche trombe di gigli regali, tra il grigio dell'artemisia e della santolina, con il Dianthus 'Mrs Sinkins' e le coltri argentee di Stachis lanata, piu' familiare e piu' simpatica con i nomi inglesi 'orecchia di coniglio' o 'pezzuola del Salvatore'. Ci saranno viole del pensiero bianche e peonie dello stesso colore, e iris bianchi dalle foglie grigie...".

E' il mio obiettivo da sempre, da sempre perseguito e fallito. Anche lei lo pensava cosi', come un desiderio difficilmente realizzabile, come un'armonia segreta da vedere in primo luogo nella mente perche' i fiori hanno troppi colori: "Non voglio vantarmi in anticipo del mio giardino bianco e grigio. Potrebbe rivelarsi un terribile fallimento. Tuttavia, non posso astenermi dallo sperare" - ed io con lei - "che il grande spettrale barbagianni l'estate prossima volera' silenzioso sopra un giardino tutto chiaro, nella luce del crepuscolo; il giardino chiaro che ora sto piantando, sotto i primi fiocchi di neve".

In un appezzamento del giardino di Sissinghurst Castle, nel Kent, luogo acquistato da Vita e dal marito nel 1930, con rose "Iceberg" e Chrysantemum foeniculaceum, il giardino bianco "virginale, selvaggio, patrizio" ancora oggi esiste in tutto il suo splendore.

Bibliografia: Vita Sackville-West, La signora scostumata, 1930; Vita Sackville-West, Ogni passione spenta, 1931; Vita Sackville-West, The Dark Island, 1934; Vita Sackville-West, Pepita, 1937; Vita Sackville-West, Grand Canyon, 1942; Vita Sackville-West, Il diavolo a Westease, 1947; Vita Sackville-West, Il signore scostumato, 1953; Robin Lane Fox (a cura di), Il giardino alla Sackville-West, Muzio editore 1991; Nigel Nicolson, Ritratto di un matrimonio, Rizzoli 1947 Victoria Glendening, Il mondo di Vita Sackville-West, Feltrinelli 1984.

 

5. PROFILI. FRANCESCA TOSI: ADA GOBETTI

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Francesca Tosi "e' nata in Francia nel 1935 e ha studiato lingue; nella sua attivita' ha avuto modo di coniugare l'interesse per le biblioteche speciali (in particolare per i loro strumenti di consultazione) con quello per il lavoro redazionale. Ha lavorato all'Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), agli Annali Feltrinelli, e per trent'anni presso l'Istituto per la storia del movimento di liberazione in Italia 'Ferruccio Parri'".

Ada Gobetti, nata a Torino nel 1902, moglie e collaboratrice di Piero Gobetti, fortemente impegnata nella lotta antifascista, nel dopoguerra svolse un rilevante impegno come educatrice e per la democrazia, tra l'altro dirigendo le riviste "Educazione democratica" ed il "Giornale dei genitori". E' scomparsa nel 1968. Opere di Ada Gobetti: (a cura di), Samuel Johnson. Esperienza e vita morale, Laterza, Bari 1939, poi Garzanti, Milano; Storia del gallo Sebastiano, Garzanti, Milano 1940, poi Einaudi, Torino 1963; Alessandro Pope. Il poeta del razionalismo settecentesco, Laterza, Bari 1943; Cinque bambini e tre mondi, Aie, Torino 1953; Partigiani sulla frontiera, Anpi, Torino 1954; (a cura di), Donne piemontesi nella lotta di liberazione, Anpi, Torino 1954; Diario partigiano, Einaudi, Torino 1956; Non lasciamoli soli, La Cittadella, Torino 1958; Vivere insieme, Loescher, Torino 1967; (a cura di), Camilla Ravera. Vita in carcere e al confino, Guanda, Parma 1969; Educare per emancipare (Scritti pedagogici 1953-1968), Lacaita, Manduria 1982]

 

Ada Gobetti Marchesini (Torino 1902 - 1968).

Ada Prospero era figlia di Olimpia Biacchi e Giacomo, un commerciante di frutta immigrato a Torino nella seconda meta' dell'Ottocento. E' al liceo-ginnasio "Gioberti" che conosce Piero Gobetti, anche lui figlio di commercianti, che nel 1923 diventera' suo marito. Nel 1925 Ada si laurea in filosofia, per dedicarsi in seguito tanto all'insegnamento, quanto a studi letterari e pedagogici.

Negli anni del fascismo la casa di Ada e Piero e' al centro di una rete clandestina di intellettuali, che portera' piu' tardi alla costituzione del movimento di "Giustizia e Liberta'".

Piero Gobetti, che a diciassette anni aveva creato la sua prima rivista "Energie nuove", fa uscire nel 1922 il primo numero della rivista "La Rivoluzione liberale", alla quale, oltre ad Ada, collaborano Amendola, Salvatorelli, Fortunato, Gramsci, Antonicelli e Sturzo. Segue, nel 1924, l'uscita della rivista letteraria "Il Baretti".

Il 5 settembre 1924, mentre sta uscendo di casa, Piero viene aggredito sulle scale e selvaggiamente picchiato. Costretti a espatriare in Francia, nel 1926 Piero, mai piu' riavutosi dalle ferite, muore. Ada rimane sola, con il bambino Paolo di pochi mesi. Strazianti le parole di Ada sul suo diario: "Non e' vero, non e' vero: tu ritornerai. Non so quando, non importa, non importa. Ritornerai e il tuo piccolo ti correra' incontro e tu lo solleverai tra le tue braccia. E io ti stringero' forte forte e non ti lascero' piu' partire, mai piu'. E' un vano sogno, tutto questo, una prova a cui hai voluto pormi: tu mi vedi, mi senti: e io sapro' mostrarmi degna del tuo amore. Quando ti parra' che la prova sia durata abbastanza, tornerai per non piu' lasciarmi. Saranno passati molti anni ma immutati splenderanno i tuoi occhi e ritrovero' le espressioni di tenerezza della tua voce. Mio caro, mio piccolo mio amore, ti aspettero' sempre: ho bisogno di attenderti per vivere".

Nel tentativo di ritornare a una vita normale Ada riprende il lavoro, di traduzione prima di tutto, incoraggiata da Benedetto Croce, che aveva conosciuto durante il viaggio di nozze e che frequentera' la casa di Meana. Nel 1928 vince un concorso e inizia a insegnare inglese.

Non viene meno il suo impegno politico e culturale e la sua attivita' di relazione con dissidenti (i fratelli Rosselli, Nitti), fuoriusciti e antifascisti. Nel 1937 sposa Ettore Marchesini, tecnico Eiar, amante della montagna e fratello delle amiche di Piero.

Nel 1941 Ada partecipa alla fondazione del Partito d'Azione. Dopo l'8 settembre 1943, con il figlio Paolo entra nella Resistenza, costituendo un primo nucleo di partigiani nella borgata Cordola di Meana di Susa e mantenendo i collegamenti tra Torino e le formazioni GL operanti in Val Susa e nei vari centri del Piemonte. Collabora alla fondazione e organizzazione dei Gruppi di difesa della donna insieme a Lina Fibbi e Pina Palumbo: erano organizzazioni che si occupavano di coordinare una azione clandestina di aiuto alla guerriglia, controinformazione e che arrivera' ad auspicare un impegno politico delle donne. Dalle drammatiche esperienze di questi anni nascera' il Diario partigiano, pubblicato da Einaudi la prima volta nel 1956 e ristampato nel 1972.

Alla Liberazione Ada Gobetti, medaglia d'argento della Resistenza, viene nominata vicesindaco di Torino.

Nella sua esperienza l'azione politica e lo studio, nelle forme della traduzione, della scrittura, della pedagogia, sono aspetti diversi di uno stesso impegno civile, quella dimensione essenziale nella quale si coniuga l'individuo in rapporto alla sua comunita' e al progetto di trasformazione in senso democratico che Ada Gobetti auspicava e nella quale credeva profondamente.

Cosi', negli anni che seguono la Liberazione, intensa e importante e' la sua attivita' giornalistica e quella di pedagogista, traduttrice, scrittrice. Con Dina Bertoni Jovine, dirige, nel 1953, la rivista "Educazione Democratica"; nel 1956 aderisce al Pci; nel 1959 fonda il "Giornale dei Genitori" (diretto, dopo la morte di Ada, da Gianni Rodari); nel 1961, con il figlio Paolo e con la nuora, Carla Nosenzo, fonda a Torino il "Centro Studi Piero Gobetti", che ha dato e continua a dare un importante contributo alla vita culturale del Paese e che ha pubblicato, tra l'altro, l'intera corrispondenza tra Piero ed Ada (Piero Gobetti, Ada Gobetti, Nella tua breve esistenza. Lettere 1918-1926, Einaudi, 1991) e una monografia sulla vita e l'opera di Ada ("Mezzosecolo", 7, Annali 1987-1989).

Autrice di varie traduzioni dal russo, dal francese e dall'inglese e studiosa di pedagogia, introduce in Italia gli scritti del grande medico-pediatra statunitense Benjamin Spock, che aveva raggiunto la fama con un libro di consigli alle madri (Common Sense Book of Baby and Child Care) pubblicato per la prima volta nel 1946 e che si rivelera' uno dei maggiori successi editoriali dell'immediato dopoguerra (otto milioni di copie).

Tra le opere di Ada Gobetti ricordiamo ancora, con lo pseudonimo Margutte (pseudonimo suggerito da Croce all'editore per evitare noie con la censura del tempo), Storia del gallo Sebastiano, Garzanti, 1940, con i disegni di Ettore Marchesini (poi ripubblicato piu' volte da Einaudi); Alessandro Pope. Il poeta del razionalismo, Laterza, 1943; Cinque bambini e tre mondi, Saie, 1953; Non lasciamoli soli. Consigli ai genitori per l'educazione dei figli, La Cittadella, 1958; Dai quattro ai sedici anni: guida ai libri per ragazzi, Edizioni del Giornale dei genitori, 1960; Vivere insieme. Corso di educazione civica per le scuole medie e secondarie inferiori, Loescher, 1960; Educare per emancipare - Scritti pedagogici 1953-1968, Lacaita, 1982.

 

6. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

7. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riedizioni

- Stephen Hawking, Roger Penrose, Quattro lezioni sullo spazio e sul tempo, Rcs Libri, Milano 1996, 2011, pp. 100, s.i.p. (allegato a vari supplementi del "Corriere della sera").

- Isaac Newton, Scritti sulla luce e i colori, Rcs Libri, Milano 2006, 2011, pp. 180, s.i.p. (allegato a vari supplementi del "Corriere della sera").

 

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

9. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 523 del 12 aprile 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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