Nonviolenza. Femminile plurale. 320



 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Numero 320 dell'11 aprile 2011

 

In questo numero:

1. Si e' svolto il 10 aprile a Viterbo un incontro di formazione nonviolenta

2. Mao Valpiana: Sedicesimo giorno di digiuno nonviolento collettivo a staffetta "per opporsi alla guerra e al nucleare"

3. Movimento Internazionale della Riconciliazione: Energia nucleare, una scelta immorale e senza futuro

4. Associazione italiana medici per l'ambiente: Un convegno a Fermo su "Ambiente e salute in eta' pediatrica"

5. Mara Cinquepalmi: Maria Grazia Cutuli

6. Alisa Del Re: Rossana Rossanda

 

1. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL 10 APRILE A VITERBO UN INCONTRO DI FORMAZIONE NONVIOLENTA

[Riceviamo e diffondiamo]

 

Domenica 10 aprile 2011 presso il centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" di Viterbo si e' svolto un nuovo incontro del percorso di formazione e informazione nonviolenta che prosegue settimanalmente dal 2009.

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L'incontro si e' aperto con alcuni aggiornamenti su iniziative in corso:

a) contro il mega-aeroporto nocivo e distruttivo, insensato ed illegale; e in difesa dell'area del Bulicame ed in particolare per la realizzazione dell'indispensabile "parco naturalistico, archeologico e termale del Bulicame";

b) sulla questione della presenza di arsenico nelle acque destinate al consumo umano: si e' confermato l'impegno per la prosecuzione dell'iniziativa per ottenere la completa dearsenificazione dell'acqua da bere, e in particolare per ottenere che in tutti i Comuni in cui l'acqua erogata nelle case supera la concentrazione di arsenico di 10 microgrammi per litro di acqua le amministrazioni comunali si impegnino immediatamente a: 1. emettere ordinanze di non potabilita', affinche' i cittadini non si avvelenino; 2. realizzare al piu' presto impianti di dearsenificazione che dearsenifichino alla fonte tutte le acque che giungono nelle case come potabili; e' possibile farlo con risultati adeguati, in tempi brevi e con costi contenuti; 3. durante la realizzazione dei dearsenificatori fornire acqua con autobotti all'intera popolazione, agli esercizi produttivi, ai servizi; 4. informare finalmente in modo onesto la popolazione: l'arsenico e' un veleno e l'obiettivo finale delle istituzioni deve essere fornire acqua del tutto priva di arsenico.

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Per la parte di studio e commento di testi sono state lette ed analizzate alcune pagine de "La disobbedienza civile" di Henry David Thoreau e di "Vita activa" di Hannah Arendt.

Una riflessione approfondita e' stata dedicata al concetto di democrazia, anche ricordando, leggendo e commentando testi di analisi critica in prospettiva non eurocentrica, derivanti per un verso dalla tradizione umanistica, libertaria e socialista, dall'altro dalle esperienze anticolonialiste ed antimperialiste.

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E' stato poi confermato l'impegno a sostegno dei referendum per l'acqua bene comune e contro il nucleare; si e' svolta un'ampia riflessione sulle iniziative da intraprendere e sulle metodologie da adottare per contribuire al positivo esito dei referendum.

Un ulteriore approfondimento particolare e' stato proseguito sulla questione delle scelte energetiche, del modello di consumi, di societa', di produzione e riproduzione sociale, con un'analisi globale adeguata alla dimensione dei problemi ed un'assunzione di responsabilita' all'altezza del momento dal punto di vista dell'umanita', comprese le generazioni future.

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La parte piu' ampia e rilevante della riunione e' stata poi ovviamente dedicata alla riflessione e alle iniziative contro la guerra e il razzismo, di solidarieta' con profughi e migranti, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, con e per la scelta della nonviolenza.

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Infine si e' effettuata una verifica sull'andamento dell'iniziativa in corso per il diritto allo studio, e si e' riflettuto su altre esperienze di formazione nonviolenta cui alcuni dei presenti partecipano.

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Le persone partecipanti all'incontro

Viterbo, 11 aprile 2011

 

2. INIZIATIVE. MAO VALPIANA: SEDICESIMO GIORNO DI DIGIUNO NONVIOLENTO COLLETTIVO A STAFFETTA "PER OPPORSI ALLA GUERRA E AL NUCLEARE"

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

Sono piu' di 90 le amiche e gli amici della nonviolenza che hanno finora aderito al digiuno "per opporsi alla guerra e al nucleare", che prosegue dal 27 marzo scorso, e che hanno gia' annunciato la loro adesione almeno fino a lunedi' 18 aprile. Ma altri ancora si stanno aggiungendo, e si proseguira' oltre. Si digiuna in ogni parte d'Italia, da Torino a Trieste, da Cagliari a Firenze, da Ferrara a Bari.

La nonviolenza e' contagiosa; abbiamo iniziato con un digiuno di 48 ore, che sta proseguendo da 16 giorni.

Solitamente mangiare con gli amici e' il piu' bel momento di convivialita'; dividere il pane con chi ha fame e l'acqua con chi ha sete e' il primo comandamento dell'umanita'. Oggi condividiamo il digiuno e la sofferenza che stanno vivendo i profughi dal nord Africa e le vittime di Fukushima. Rimanere senza cibo e' un modo per vivere la compassione. Rimanere in silenzio e' un modo per evidenziare quanta violenza c'e' nella parole di menzogna (la prima vittima della guerra e' la verita'): "operazione umanitaria" per nascondere che e' una guerra; "nucleare sicuro e pulito" per nascondere i rischi e i costi dell'energia atomica.

Il mare e' diventata il simbolo di queste due tragedie provocate dall'uomo: il Mediterraneo e' il cimitero dei profughi di guerra, l'oceano Pacifico trasporta la radioattivita' che e' la nuova peste del mondo.

Vogliamo liberarci dalla guerra, vogliamo liberarci dal nucleare.

Chi desidera aderire al digiuno lo puo' comunicare a: azionenonviolenta at sis.it (indicare nome, cognome, citta', giorno o giorni di digiuno).

Di seguito l'elenco dei digiunanti aggiornato alle ore 21 del 10 aprile 2011.

Hanno finora digiunato a staffetta: Mao Valpiana (Verona), Caterina Del Torto (Ferrara - Verona), Elisabetta Pavani (Ferrara), Raffaella Mendolia (Mestre - Venezia), Lucia Grieco (Mestre - Venezia), Sergio Paronetto (Verona), Daniele Lugli (Ferrara), Maddalena Soffi (Verona), Domenico Letizia (Caserta), Alessandro Pizzi (Soriano - Viterbo), Luca Giusti (Genova), Massimiliano Pilati (Trento), Piercarlo Racca (Torino), Angela Dogliotti Marasso (Torino), Enrico Peyretti (Torino), Rocco Pompeo (Livorno), Caterina Bianciardi (Livorno), Mirella Martini (Mestre - Venezia), Vincenzo Benciolini (Verona), Gabriella Falcicchio (Bari), Albachiara Orlando e Stefano Daga (Oristano), Gavina Galleri (Cagliari), Giovanni e Graziella Ricchiardi (Torino), Mira Mondo (Condove - Torino), Claudia Pallottino (Torino), Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi), Pier Cesare Bori (Bologna), Marzia Manca (Cagliari), Tommaso Gradi (Ferrara), Laura Cappellari (Pedavena - Verona), Aurora Bedeschi (Ferrara), Marco Baleani (Gubbio), Silvana Valpiana (Verona), Claudia Capra (Brescia), Paolo Predieri (Brescia), Adriano Moratto (Brescia), Anna Zonari (Ferrara), Tiziana Valpiana (Verona), Marina Nardovino (Verona), Carmine Buro (Prato), Pier Cesare Bori (Bologna), Pietro Del Zanna (Poggibonsi), Pierpaolo Loi (Monserrato - Cagliari), Raffaele Ibba (Cagliari), Maria Erminia Satta (Tempio Pausania), Andrea Zanetti (Orvieto), Lucia Agrati (Roma), Claudia Bernacchi (Padova), Marzia Manca (Cagliari), Maria Elena Sulis (Cagliari), Ignazio Carta (Cagliari), Frate Antonio Santini (Trieste), Ettorina Rubino (Trieste), Massimiliano Brignone (Torino), Danilo Villa (Monza), Maria Grazia Misani (Monza), Stefano Panozzo (Padova - Bruxelles), Tiziana Cimolino (Trieste), Francesca Cimolino (Trieste), Arianna Salan (Verona), Beatrice Pascucci (Cesena), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Liliana Obad (Trieste), Gianfranco Aldrovandi (Guastalla), Paolo Predieri (Brescia), Pier Cesare Bori (Bologna), Giorgio Pellis (Trieste), Marzia Manca (Cagliari), Raffaele Ibba (Cagliari), Pietro Del Zanna (Poggibonsi), Marco Baleani (Gubbio), Paola, Giovanni, Benedetta Baleani (Gubbio), Alessandro Capuzzo (Trieste), Giorgio Pellis (Trieste), Anna Bellini (Ferrara), Claudia Pallottino (Torino), Massimiliano Brignone (Torino), Serena Pulcini (Trieste), Gloria Germani (San Casciano - Firenze), Teresa Piras (Iglesias).

Proseguono: lunedi' 11 aprile: Edvino Ugolini (Trieste), Cristina Cometti (Milis - Oristano), Enrico Peyretti (Torino), Peppe Sini (Viterbo); martedi' 12 aprile: Mao Valpiana (Verona), Jolanda Spallitta (Alessandria), Enrico Gabbioneta (Sesto ed Uniti - Cremona), Raffaele Barbiero (Forli' - Cesena); mercoledi' 13 aprile: Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Anna Bellini (Ferrara), Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma); giovedi' 14 aprile: Rosaria Tutino (Trieste), Antonio Poce (Ferentino - Frosinone); venerdi' 15 aprile: Cinzia Picchioni (Torino); domenica 17 aprile: Luciano Ferluga (Trieste), Tonino Bisceglia (Verazze - Savona), Furio Semerari (Bari); lunedi' 18 aprile: Gianni D'Elia (Rivalta di Torino). Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi) porteranno avanti il digiuno a staffetta, alternandosi, fino alla fine della guerra; Marco Baleani digiunera' tutti i venerdi'; Marco Rizzinelli digiunera' tutti i mercoledi'.

 

3. DOCUMENTAZIONE. MOVIMENTO INTERNAZIONALE DELLA RICONCILIAZIONE: ENERGIA NUCLEARE, UNA SCELTA IMMORALE E SENZA FUTURO

[Riproponiamo il seguente opuscolo del Mir - Movimento Internazionale della Riconciliazione (per contatti: www.miritalia.org), prima edizione dicembre 2010, revisione di marzo 2011. Hanno collaborato alla stesura: Luciano Benini, fisico (per contatti: luciano.benini at tin.it), e Alessandro Colantonio, ingegnere (per contatti: alex.colantonio at tiscali.it)]

 

Introduzione

Gia' contrario alle armi nucleari, all'inizio degli anni '70 il M.I.R., Movimento Internazionale della Riconciliazione, e' stato il primo movimento in Italia a schierarsi contro il nucleare civile e a favore del risparmio energetico, dell'efficienza energetica e delle energie rinnovabili. Grazie a numerose iniziative e lotte nonviolente contro le centrali nucleari, si e' giunti al referendum del 1987 nel quale oltre l'80% degli italiani ha deciso l'uscita dal nucleare. Ora pero' il governo Berlusconi ha deciso di riaprire al nucleare proprio quando in tutto il mondo si sta andando nella direzione opposta. Per questo motivo abbiamo deciso di pubblicare questo opuscolo per informare i cittadini sulle tante bugie che si raccontano: perche' e' solo essendo informati che si puo' scegliere consapevolmente il nostro futuro.

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Il nucleare oggi

Oggi nel mondo esistono circa 440 centrali nucleari funzionanti le quali coprono circa il 13.8% dei consumi di energia elettrica mondiale: poiche' pero' l'energia elettrica rappresenta meno del 20% dell'energia totale consumata, se ne deduce che l'energia nucleare copre meno del 3% dei consumi energetici mondiali. La maggior parte delle centrali nucleari si trova nei paesi che sono anche detentori di bombe nucleari: Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Russia, Cina, a conferma dello stretto legame fra nucleare civile e nucleare militare. Molti dei paesi che non hanno bombe nucleari hanno deciso di chiudere la fallimentare esperienza delle centrali nucleari: il Belgio lo ha fatto nel 1996, la Germania lo ha deciso nel 2000, entro il 2011 abbandonera' il nucleare la Svezia. In Spagna entro il 2014 tutte le 7 centrali nucleari funzionanti chiuderanno.

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Le scorie radioattive

A tutt'oggi non esiste una soluzione definitiva al problema delle scorie radioattive prodotte dalle centrali nucleari. Poiche' rimangono radioattive per decine di migliaia di anni, non solo occorre trovare un luogo geologicamente sicuro dove depositarle per un tempo cosi' lungo, ma occorre anche militarizzare il territorio circostante per impedirne il furto a scopi terroristici.

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La sicurezza delle centrali nucleari

Le centrali nucleari cosiddette sicure, quelle di quarta generazione, semplicemente non esistono ne' si vedono all'orizzonte. E poiche' l'Uranio, ai ritmi attuali di consumo, si esaurira' nel giro di pochi decenni, si puo' star certi che non saranno mai costruite. Poiche' i principi fisici che stanno alla base del funzionamento di una centrale nucleare non cambiano, e al massimo si e' riusciti a migliorare qualche aspetto ingegneristico, le centrali che l'Italia vorrebbe acquistare dalla Francia (di tipo EPR) non saranno intrinsecamente esenti da rischi di incidenti anche gravi.

Ogni anno avvengono più di 100 incidenti nucleari lievi o medi, ma non si puo' escludere l'incidente potenzialmente catastrofico, come quello del 1979 negli Stati Uniti a Three Miles Island, o quello catastrofico, come quello del 1986 a Chernobyl, che ha causato molte migliaia di morti. Entrambi questi incidenti erano considerati "impossibili" negli scenari previsti dagli "esperti" del nucleare. Sono poi sempre possibili errori umani, atti di sabotaggio e catastrofi naturali (terremoti, alluvioni ecc.) che hanno portato ad avere fino ad oggi almeno 5.000 incidenti in impianti nucleari.

Non e' un caso che nessuna compagnia al mondo e' disponibile ad assicurare una centrale nucleare dai rischi di incidente, perche' l'entita' e la potenziale durata dei rischi e' altissima.

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Centrali nucleari e salute

Nella normale vita di una centrale nucleare vi sono continui rilasci di materiale radioattivo, sia in forma solida che liquida che gassosa. Poiche' le radiazioni ionizzanti producono tumori in percentuale tanto maggiore quanto maggiore e' la dose assorbita dalla popolazione, e non vi e' una soglia minima sotto la quale non ci siano effetti sanitari, anche in condizioni di esercizio "normale" di una centrale vi sono rischi potenziali di tumori per la popolazione che vive in un raggio di qualche decina di chilometri da una centrale nucleare. Studi internazionali riportati in riviste scientifiche indipendenti stimano che le leucemie infantili raddoppino per la popolazione che si trova in un raggio di 5 chilometri da una centrale nucleare. In Francia a tutte le persone che abitano entro un raggio di 10 chilometri da una centrale nucleare vengono distribuite pillole di iodio da utilizzare per contrastare gli effetti sanitari della radioattivita'. Ma i rischi per la salute cominciano gia' al momento dell'estrazione dell'Uranio quando occorre macinare, centrifugare e lavare migliaia di tonnellate di rocce. Durante questo processo altamente energivoro non solo si emettono grandi quantita' di fumi e di CO2, ma anche di polveri radioattive, le quali vengono inalate dai lavoratori con gravissimi rischi per la loro salute. Inoltre queste polveri radioattive vengono trasportate dal vento e si depositano sui terreni coltivabili, contaminandoli.

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Siamo circondati da centrali nucleari di altri paesi?

Nessuna centrale nucleare di Francia, Svizzera e Slovenia si trova a meno di 100 chilometri dall'estremo confine Nord dell'Italia: pertanto non vi e' alcun rischio di contaminazione radioattiva per l'Italia durante il normale funzionamento di queste centrali. In caso di incidente nucleare, e' radicalmente diverso trovarsi a 10 o a 100 chilometri dal disastro, in quanto la concentrazione radioattiva della nube diminuisce con il cubo della distanza, il che significa che a 100 chilometri di distanza sarebbe un milione di volte meno intensa che a 1 chilometro dalla centrale. Se avvenisse un incidente nucleare grave, come quello di Chernobyl, in un paese confinante con l'Italia, per migliaia di anni una vasta area di diversi chilometri attorno alla centrale dovrebbe essere interdetta alla popolazione, ma tale area resterebbe tutta nel territorio di quel paese e non interesserebbe per nulla l'Italia.

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Siamo costretti ad importare energia elettrica dalla Francia perche' l'Italia non ne produce abbastanza?

L'Italia non ha nessun deficit di energia elettrica, avendo una potenza installata che eccede ampiamente la richiesta di consumo (oltre 90 mila megawatt contro un fabbisogno di poco piu' di 50 mila megawatt). L'Italia importa energia elettrica soprattutto di notte, quando i fabbisogni sono minimi, perche' la Francia avendo centrali nucleari (che notoriamente non sopportano spegnimenti e avviamenti ripetuti) la svende sottocosto: per l'Enel e' dunque piu' conveniente acquistarla che produrla con le proprie centrali.

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Un albero cade in Svizzera e l'Italia resta al buio

Nella notte di domenica 28 settembre 2003 in Svizzera un albero cade sulla linea ad alta tensione che attraversa il Lucomagno: in breve buona parte dell'Italia resta al buio senza corrente elettrica. I fautori del nucleare subito vanno in televisione a dire che cio' e' dovuto alla carenza di energia elettrica che c'e' in Italia, e che la soluzione sono le centrali nucleari. Questa colossale bugia e' presto scoperta: e' noto che i momenti di minor consumo di energia elettrica sono di notte rispetto al giorno, nei giorni festivi rispetto ai feriali, e nelle mezze stagioni rispetto all'inverno dove sono accesi molti apparecchi elettrici per riscaldamento e d'estate dove sono accesi molti condizionatori elettrici: dunque nella notte di domenica 28 settembre 2003 i consumi elettrici in Italia erano minimi, e il blackout non fu dovuto alla carenza di energia elettrica ma, come un mese piu' tardi fu scritto in un rapporto dell'Unione per il coordinamento europeo del trasporto di energia elettrica, alle carenze di interconnessione della rete elettrica europea e in particolare italiana. In un secondo rapporto, voluto dal Ministero italiano delle Attivita' Produttive, si e' pure puntato il dito contro i gestori di rete italiani, rei di alcuni errori e manchevolezze.

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Le tariffe elettriche francesi sono piu' basse di quelle italiane perche' la Francia ha le centrali nucleari?

La privatizzazione dell'industria elettrica ha portato in Italia ad un aumento delle tariffe, mentre il sistema elettrico francese e' largamente pubblico e ha mantenuto tariffe piu' basse (finche' anche l'Enel era pubblica le tariffe in Italia erano simili a quelle della Francia). Dunque le centrali nucleari non c'entrano nulla col costo delle tariffe.

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Lo stretto legame fra nucleare civile e nucleare militare

Negato per decenni, oggi e' chiaro a tutti che esiste uno stretto legame fra centrali nucleari e proliferazione degli armamenti nucleari. Il 7 giugno 1981 alcuni cacciabombardieri israeliani si alzarono in volo e andarono a bombardare la costruenda centrale nucleare irakena di Osirak, per impedire che Saddam Hussein si dotasse di bombe nucleari. Gia' allora, dunque, era chiaro lo stretto legame fra nucleare civile e militare, ma oggi le vicende di Corea del Nord ed Iran hanno aperto a tutti gli occhi sul fatto che le centrali nucleari sono il cavallo di Troia per arrivare alle bombe.

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Centrali nucleari e terrorismo

Concentrare la produzione di energia in pochi luoghi ad elevatissimo rischio comporta pericoli gravissimi anche dal punto di vista di attentati terroristici. Colpire una centrale nucleare vuol dire non solo rischiare di causare un incidente nucleare catastrofico, ma anche togliere l'energia a centinaia di migliaia di persone. L'energia va prodotta decentrandola il piu' possibile, non concentrandola in pochi siti vulnerabili, altrimenti occorre militarizzare il territorio: ne va di mezzo anche il concetto stesso di democrazia.

Il rischio di terrorismo e' dovuto anche a possibili furti di materiale fissile per produrre rudimentali ma catastrofiche bombe nucleari. Negli ultimi decenni sono avvenuti moltissimi furti di materiale radioattivo, ed anche recentemente sono stati arrestati gruppi terroristici che stavano trafficando in materiale per bombe nucleari.

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Le centrali nucleari non diminuiscono la dipendenza energetica dell'Italia

L'Italia dipende per circa il 75% da fonti energetiche estere (petrolio, gas, carbone): e' dunque necessario e urgente cambiare strada, ma il nucleare non e' la risposta in quanto l'Italia non dispone di Uranio, elemento base per il funzionamento delle centrali nucleari, e d'altra parte nel mondo di Uranio ce n'e' appena per qualche decina di anni ai consumi attuali: quella del nucleare civile e' dunque una strada vecchia, senza futuro, rischiosa e costosa. Per coprire l'intero fabbisogno elettrico italiano ci vorrebbero circa 100 centrali nucleari. Le 4 centrali nucleari che il governo vorrebbe costruire potrebbero coprire, non prima di 10 anni, appena il 4% del fabbisogno elettrico italiano. Poiche' pero' l'energia elettrica rappresenta circa il 17% dei consumi globali di energia, con 4 centrali nucleari si copre meno dello 0.7% del fabbisogno energetico totale.

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Centrali nucleari e protocollo di Kyoto

Per estrarre l'Uranio occorre macinare, centrifugare, lavare migliaia di tonnellate di rocce, e in questi processi si emettono grandi quantita' di CO2. Emissioni di CO2 vi sono anche nella fase di trasporto dell'Uranio, nella fase del suo arricchimento e in quella necessaria a sorvegliare militarmente la centrale e i depositi delle scorie. Se e' vero che complessivamente tali emissioni di CO2 sono inferiori a quelle di una centrale a metano, sono pero' ben superiori ad una centrale eolica, solare o idroelettrica. Se poi si considera che prima di arrivare a metterla in funzione passeranno una decina d'anni, si vede che le emissioni di CO2 da qui al 2020 con il nucleare sono destinate ad aumentare, con conseguenti penali miliardarie che saremo obbligati a pagare per non aver rispettato il Protocollo di Kyoto.

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I veri costi dell'energia nucleare

L'intero ciclo di una centrale nucleare comincia con l'estrazione dell'Uranio, che deve essere poi macinato, centrifugato e lavato. Poi deve essere arricchito in impianti appositi (di cui sono dotati pochissimi paesi al mondo) e quindi trasportato presso la centrale nucleare. Questa prima fase ha un costo di circa 60 milioni di euro all'anno per centrale. Poi c'e' il costo di costruzione della centrale: basandosi sull'ultima in costruzione, quella finlandese da 1600 MW, si puo' calcolare un costo di oltre 7 miliardi di euro. Ma se partissero le centrali italiane, e' gia' stato valutato un costo di non meno di 10 miliardi di euro per centrale. Poi c'e' il costo di esercizio (personale, manutenzioni, materiali di consumo, ecc.) valutabile in non meno di 30 milioni di euro all'anno. Poi c'e' il costo di riprocessamento delle barre di combustibile esauste (in pochissimi impianti al mondo). Poi c'e' il costo di smantellamento della centrale, che ben che vada funzionera' per 25 anni: il costo e' almeno di 5 miliardi di euro. Infine c'e' il costo della militarizzazione dei depositi di scorie per almeno 10 mila anni: un costo difficilmente valutabile ma sicuramente oltre il miliardo di euro. Dunque, senza contare i costi delle malattie generate dalla radioattivita' delle centrali e senza contare eventuali incidenti, per produrre un MWh di energia elettrica da fonte nucleare occorrono almeno 80 euro. Non e' un caso che da piu' di 30 anni nessuna impresa privata si mette a costruire centrali nucleari, perche' senza un forte contributo statale i costi del nucleare sono fuori mercato. Ed e' significativo il fatto che l'ultima centrale nucleare ordinata negli Stati Uniti e' del 1978 e l'ultima entrata in funzione e' del 1996. Per i paesi che hanno anche tecnologia nucleare militare, questi costi sono un po' piu' bassi ma per l'Italia no perche' noi non abbiamo ne' l'Uranio ne' impianti di arricchimento ne' abbiamo impianti di riprocessamento.

Oggi il costo dell'energia elettrica da solare fotovoltaico, senza considerare gli incentivi dei governi, e' analogo a quello del nucleare, ma sono gia' in produzione pannelli fotovoltaici che costano un terzo di quelli attuali: quindi la tendenza nel mondo e' verso una forte riduzione dei costi del fotovoltaico. Se poi consideriamo l'eolico, questo ha costi che gia' oggi sono meno della meta' di quelli del nucleare.

Una centrale solare termodinamica del tipo di quelle ideate dal premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia (che ha il vantaggio di funzionare per 48 ore in assenza di sole, grazie al sistema di accumulo del calore), ha un costo attualmente paragonabile al fotovoltaico, ma che potrebbe scendere sensibilmente investendo nel settore e industrializzando i componenti per realizzare economie di scala. Le suddette centrali ad energie rinnovabili hanno tempi di costruzione e costi di funzionamento molto ridotti rispetto al nucleare.

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Se il nucleare e' un bidone, perché i politici lo vogliono?

L'energia nucleare e' la fonte che da' piu' potere ai politici perche' spendono i soldi del futuro: e' come una magia finanziaria. Gli appalti atomici garantiscono ai politici questo vantaggio immediato: mettono le mani subito su risorse oggi inesistenti che impegnano il Paese per decenni, anche quando quei politici non saranno piu' al governo. E piu' e' grande l'opera maggiore e' il potere da gestire, maggiori le promesse da poter fare, maggiori i voti da incassare. E maggiori i rischi di tangenti che, su appalti di miliardi di euro, sono quantomai appetibili: la pressione delle lobby nucleariste sono formidabili, mentre su sole e vento non ci sono interessi economici concentrati ma diffusi, e quindi di natura molto piu' democratica.

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Le alternative alle centrali nucleari

Abbiamo visto che 4 centrali nucleari coprirebbero meno dello 0.7% del fabbisogno energetico italiano. Circa un terzo di questo fabbisogno e' dovuto al riscaldamento degli edifici: se si estendesse a tutta Italia la legge che c'e' nella provincia autonoma di Bolzano, si potrebbe risparmiare almeno la meta' dell'energia sprecata per riscaldare gli edifici: il che significa ridurre di oltre il 15% i consumi totali di energia, piu' di 20 volte di quello che si vorrebbe ottenere col nucleare. O ancora: mettendo fuori legge gli scaldabagni elettrici utilizzando al loro posto i pannelli solari e sostituendo le lattine in alluminio con il vetro, come avviene nei paesi scandinavi, si ridurrebbero i consumi elettrici di piu' del doppio di quanto si vuole ottenere con l'energia nucleare.

Ormai anche i paesi che hanno centrali nucleari investono marginalmente in questa fonte energetica obsoleta e costosissima, mentre puntano tutto sul risparmio energetico, sull'efficienza energetica e sulle energie rinnovabili. Dagli inizi degli anni '70, invece, con una pausa dal 1987, anno del referendum sul nucleare, ad oggi, l'Italia ha investito miliardi e miliardi di euro nell'energia nucleare e solo briciole per le alternative (sole soprattutto, e poi vento, geotermia, biomasse). Questa follia nucleare e' gia' costata all'Italia non solo una enorme quantita' di denaro ma anche 25 anni di arretratezza sul versante del risparmio, dell'efficienza e delle energie rinnovabili. Riprendere oggi la follia nucleare lascera' all'Italia problemi irrisolti che graveranno economicamente (e non solo) sulle generazioni future, relegandola ad un ruolo marginale nello scenario economico, industriale e scientifico mondiale. Negli Stati Uniti, che pure sono il primo paese nucleare al mondo, e' notizia di questi giorni che la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ha superato quella prodotta per via nucleare: altro che ruolo marginale e insignificante!

Inoltre per ogni posto di lavoro creato con l'energia nucleare se ne creano almeno il doppio nel settore del risparmio, dell'efficienza e delle energie rinnovabili.

Ha scritto Papa Benedetto XVI al punto 9 del suo messaggio per la giornata mondiale della pace 2010: "E' indubbio che uno dei principali nodi da affrontare, da parte della comunita' internazionale, e' quello delle risorse energetiche, individuando strategie condivise e sostenibili per soddisfare i bisogni di energia della presente generazione e di quelle future. A tale scopo, e' necessario che le societa' tecnologicamente avanzate siano disposte a favorire comportamenti improntati alla sobrieta', diminuendo il proprio fabbisogno di energia e migliorando le condizioni del suo utilizzo. Al tempo stesso, occorre promuovere la ricerca e l'applicazione di energie di minore impatto ambientale e la ridistribuzione planetaria delle risorse energetiche, in modo che anche i Paesi che ne sono privi possano accedervi. La crisi ecologica, dunque, offre una storica opportunita' per elaborare una risposta collettiva volta a convertire il modello di sviluppo globale in una direzione piu' rispettosa nei confronti del creato e di uno sviluppo umano integrale, ispirato ai valori propri della carita' nella verita'. Auspico, pertanto, l'adozione di un modello di sviluppo fondato sulla centralita' dell'essere umano, sulla promozione e condivisione del bene comune, sulla responsabilita', sulla consapevolezza del necessario cambiamento degli stili di vita e sulla prudenza, virtu' che indica gli atti da compiere oggi, in previsione di cio' che puo' accadere domani... Tante sono oggi le opportunita' scientifiche e i potenziali percorsi innovativi, grazie ai quali e' possibile fornire soluzioni soddisfacenti ed armoniose alla relazione tra l'uomo e l'ambiente. Ad esempio, occorre incoraggiare le ricerche volte ad individuare le modalita' piu' efficaci per sfruttare la grande potenzialita' dell'energia solare".

Condividiamo pienamente: la questione energetica va affrontata nella direzione indicata dal Papa.

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No alle centrali nucleari perche':

- e' irrisolto il problema delle scorie radioattive;

- producono una contaminazione radioattiva anche nel normale funzionamento e quindi sono pericolose per la salute;

- sono a serio rischio di incidenti gravi e catastrofici (tanto che nessuna compagnia e' disponibile ad assicurarle);

- non ne abbiamo a meno di 100 km dai nostri confini e quindi non siamo a grave rischio di contaminazione radioattiva;

- non siamo noi ad essere costretti a comprare energia dalla Francia ma e' la Francia che la svende perche' le centrali nucleari non si possono spegnere;

- non abbiamo nessun deficit di energia elettrica ma e' vero che dobbiamo ridurre l'uso di combustibili fossili;

- le tariffe elettriche sono una scelta politica e non c'entrano nulla con la fonte energetica utilizzata;

- sono il cavallo di Troia per i paesi che vogliono costruire bombe nucleari (vedi Iraq, Iran, Corea del Nord, Israele, ecc.);

- sono a forte rischio di attacchi terroristici e favoriscono la produzione di ordigni nucleari a scopi terroristici;

- non diminuiscono la dipendenza dal petrolio e creano la dipendenza dall'uranio che comunque finira' nel giro di pochi decenni;

- non risolvono il problema delle emissioni di CO2;

- generano molti meno posti di lavoro di quelli prodotti col risparmio energetico, efficienza energetica ed energie rinnovabili;

- hanno un costo elevatissimo tanto che da 30 anni nessuna impresa privata le costruisce senza aiuti statali.

*

Affideresti il futuro dell'energia ad una fonte che potra' durare solo pochi decenni, oppure ad una che durera' almeno cinque miliardi di anni?

 

4. INCONTRI. ASSOCIAZIONE ITALIANA MEDICI PER L'AMBIENTE: UN CONVEGNO A FERMO SU "AMBIENTE E SALUTE IN ETA' PEDIATRICA"

[Dall'Associazione italiana medici per l'ambiente (per contatti: isde.viterbo at gmail.com) riceviamo e diffondiamo.

Antonella Litta svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi. E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e per questa associazione e' responsabile e coordinatrice nazionale del gruppo di studio su "Trasporto aereo come fattore d'inquinamento ambientale e danno alla salute". E' referente per l'Ordine dei medici di Viterbo per l'iniziativa congiunta Fnomceo-Isde "Tutela del diritto individuale e collettivo alla salute e ad un ambiente salubre". Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente. E' la portavoce del Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti. Come rappresentante dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia) ha promosso una rilevante iniziativa per il risanamento delle acque del lago di Vico e in difesa della salute della popolazione dei comuni circumlacuali. E' oggi in Italia figura di riferimento nella denuncia della presenza dell'arsenico nelle acque destinate a consumo umano, e nella proposta di iniziative specifiche e adeguate da parte delle istituzioni per la dearsenificazione delle acque e la difesa della salute della popolazione]

 

Si e' svolto a Fermo, sabato 9 aprile 2011, nel Palazzo dei Priori, il convegno "Ambiente e salute in eta' pediatrica".

L'evento organizzato dall'Asur (Azienda Sanitaria Unica Regionale) con il patrocinio dell'Ordine dei medici di Fermo, del Comune, della Provincia e della Regione Marche, ha registrato la partecipazione di oltre duecento persone tra medici, pediatri, oncologi e rappresentati delle istituzioni locali, come di  numerosi  comitati ed associazioni.

Il convegno attraverso la presentazioni di dati e relazioni scientifiche ha contribuito ad accrescere la consapevolezza della sempre piu' urgente necessita' di contrastare e ridurre ogni inquinamento ambientale come condizione necessaria per la tutela della salute delle persone e soprattutto dei bambini in quanto organismi piu' delicati e piu' vulnerabili all'azione di sostanze tossiche e cancerogene.

La dottoressa Antonella Litta, referente dell'associazione dell'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) ha relazionato sul tema: "La pandemia silenziosa: esposizione materna agli inquinanti ambientali e danni neurologici".

L'intervento della dottoressa Litta ha avuto come premessa le informazioni desunte dal Registro tumori italiano (www.registri-tumori.it) che evidenziano come il numero di bambini e adolescenti colpiti ogni anno da patologie neoplastiche sia in crescente e costante aumento (Rapporto 2008 "Tumori infantili. Incidenza, sopravvivenza, andamenti temporali"), e come in crescente aumento siano anche i disturbi neurocomportamentali dei bambini e degli adolescenti: disturbi dell'apprendimento, disordini e/o deficit del livello di attenzione e patologie del neurosviluppo (Ndd), autismo, disturbo da deficit dell'attenzione (Add - attention deficit disorder), disturbo dell'attenzione da iperattivita' (Adhd - attention deficit hyperactivity disorder) e ritardo mentale.

La dottoressa Litta ha mostrato la stretta correlazione tra esposizione in epoca gestazionale delle madri ad inquinanti ambientali e patologie neurologiche nei bambini nati da queste.

In particolare e' stato evidenziato come anche l'arsenico, sostanza tossica e cancerogena, assunto da donne in gravidanza e nella prima infanzia, attraverso acque contaminate e cibi preparati con le stesse, aumenti il rischio di disturbi neurocomportamentali e tumori in eta' pediatrica.

La relazione della dottoressa Litta si e' conclusa con un forte appello perche' siano attuate e rispettate tutte le leggi in materia di tutela ambientale e rispetto del diritto alla salute come fondamentale diritto di ogni essere umano e in particolare di tutti i bambini in ogni parte del mondo e in ogni condizione e situazione.

*

Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) di Viterbo

Viterbo, 10 aprile 2011

Per ulteriori informazioni e per comunicazioni: tel. 3383810091, e-mail: isde.viterbo at gmail.com

 

5. PROFILI. MARA CINQUEPALMI: MARIA GRAZIA CUTULI

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Mara Cinquepalmi, "nata a Foggia nel 1976, e' giornalista pubblicista dal 1996. Terminati gli studi umanistici con una laurea in filologia medioevale all'Universita' di Bologna, lavora nel mondo della comunicazione e si dedica in modo particolare alla comunicazione pubblica, politica e istituzionale maturando esperienze professionali negli uffici stampa. Collabora con siti istituzionali, quotidiani e periodici specializzati; attualmente ricopre il ruolo di addetto stampa presso il Comune di San Lazzaro di Savena, alle porte di Bologna. Cura due blog: "Nonvogliomicalaluna" e "Dauovaedalatte: come (soprav)vivere a Bologna". Ha pubblicato per la rivista di semiotica "Ocula" il saggio L'informazione televisiva in Italia: da RaiSat al citizen journalism"]

 

Maria Grazia Cutuli (Catania 1962 - Kabul 2001).

Inviati si nasce e, qualche volta, si muore. In una terra lontana, come e' accaduto nel novembre 2001 a Maria Grazia Cutuli, inviata del "Corriere della Sera" in Afghanistan.

E di inferni Maria Grazia ne aveva visti altri: Cambogia, 1992; Sarajevo, 1995; Albania, 1997; Iraq, 1998; Timor Est, 1999. Non una fredda cronista di guerre e genocidi, ma una attenta osservatrice delle societa' e dei costumi. Anche della condizione femminile. Le sue corrispondenze da Kabul, dopo la caduta del regime talebano, restituiscono uno spaccato di vita quotidiana che si sofferma con particolare sensibilita' sulle donne afgane: "Nascoste, invisibili, assenti: non si vedono donne a Jalalabad. La liberazione della citta' afghana dai talebani ha portato nelle strade migliaia di miliziani armati, bande ubriache di vittoria, pronte a contendersi il controllo del territorio sino all'ultimo vicolo o all'ultima casa. Non ci sono donne tra chi fa la guerra, gestisce il potere, decide il futuro. In un'intera mattinata, appaiono tra le botteghe del suk solamente tre sagome avvolte dal burqa, dal passo silenzioso e discreto, coperte come sempre dietro la cortina di un poliestere".

Maria Grazia Cutuli credeva nel giornalismo, quello piu' difficile, quello che racconta le storie senza filtri, onesto e indipendente. E se non poteva partire per conto del giornale, usava le sue ferie per andare a cercare storie che sapeva sarebbe riuscita a far pubblicare.

Nata a Catania nel 1962, Maria Grazia Cutuli si laurea in filosofia con una tesi su Michel Foucault, poi le prime collaborazioni giornalistiche, prima al quotidiano "La Sicilia" e poi all'emittente televisiva Telecolor. Alla fine degli anni '80 il salto dalla Sicilia alla Lombardia, dall'emittente locale alla stampa di quella che all'epoca era la "Milano da bere": collabora con i mensili "Marie Claire" e "Centocose", poi con il settimanale "Epoca" fino alla chiusura della storica testata per la quale scrive reportage dalla Bosnia al Congo, dalla Sierra Leone alla Cambogia. Si trasferisce a New York, dove frequenta un corso di peacekeeping delle Nazioni Unite, a seguito del quale partira' come volontaria per il Ruanda con l'Alto Commissariato per i diritti umani. Nel 1997 il primo contratto con il "Corriere della Sera" alla redazione Esteri, poi due anni piu' tardi l'assunzione definitiva. Il giorno prima della sua morte il quotidiano di via Solferino pubblica un suo reportage su un deposito di gas nervino in una base abbandonata dai terroristi di Al Qaeda.

Il 19 novembre 2001 Maria Grazia Cutuli, l'inviato di "El Mundo" Julio Fuentes, il reporter australiano Harry Burton e l'operatore afghano Azizullah Haidari della Reuters vengono uccisi in un agguato dei talebani lungo la strada che collega Jalabad a Kabul.

L'auto sulla quale viaggiavano viene bloccata da un gruppo di uomini armati che prima fanno scendere i giornalisti dalla loro auto e poi esplondono contro di loro raffiche di kalashnikov. Non un agguato a scopo di rapina come qualche giornale volle far credere all'inizio e come emerse nelle prime inchieste, ma un omicidio politico, come stabilito dalla sentenza della Corte Suprema di Cassazione nel 2004: i talebani uccisero per dimostrare che erano ancora in grado di controllare il territorio. Un macabro messaggio contro la stampa internazionale. Nell'ottobre del 2007 e' stata eseguita, a Kabul, la condanna a morte di uno degli assassini dei quattro giornalisti.

Nel nome di Maria Grazia Cutuli sono fiorite tante iniziative legate al giornalismo e alla solidarieta': la Fondazione Cutuli Onlus, con sede a Catania e presieduta dal fratello Mario; numerosi premi tra i quali il Premio internazionale di giornalismo organizzato dalla Fondazione in collaborazione con il Comune di Santa Venerina e le universita' siciliane di Palermo, Catania, Messina, Enna, quello istituito dalla Camera dei Deputati per ricordare il suo impegno professionale e civile e quello "Ilaria Alpi" (la giornalista di Rai 3 uccisa a Mogadiscio nel 1994); le scuole a lei intitolate in Afghanistan, quella di Maimana', inaugurata nel 2004, e quella di Herat nell'agosto 2010.

Fonti, risorse bibliografiche, siti: sito della Fondazione: www.fondazionecutuli.it; sito ufficiale: www.mariagraziacutuli.it; sul sito del "Corriere della Sera" si possono cercare gli articoli di Maria Grazia Cutuli; Daniele Biacchessi, Passione Reporter, Chiarelettere 2009; Nicolo' Mineo, Per ricordare Maria Grazia Cutuli, Universita' di Catania - Corriere della Sera 2004.

 

6. PROFILI. ALISA DEL RE: ROSSANA ROSSANDA

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Alisa Del Re "insegna Scienza Politica presso la Facolta' di Scienze Politiche dell'Universita' di Padova. E' direttora del Cirspg (Centro interdipartimentale di ricerca: Studi sulle politiche di genere) e membro del direttivo dell'Upe (Universita' per l'Europa). I suoi principali interessi di ricerca sono: la cittadinanza sociale nell'Unione Europea, la problematica di genere della cittadinanza politica, la qualita' del governo delle citta' da un punto di vista di genere".

Rossana Rossanda e' nata a Pola nel 1924, allieva del filosofo Antonio Banfi, antifascista, dirigente del Pci (fino alla radiazione nel 1969 per aver dato vita alla rivista "Il Manifesto" su posizioni di sinistra), in rapporto con le figure piu' vive della cultura contemporanea, fondatrice del "Manifesto" (rivista prima, poi quotidiano) su cui tuttora scrive. Impegnata da sempre nei movimenti, interviene costantemente sugli eventi di piu' drammatica attualita' e sui temi politici, culturali, morali piu' urgenti. Tra le opere di Rossana Rossanda: L'anno degli studenti, De Donato, Bari 1968; Le altre, Bompiani, Milano 1979; Un viaggio inutile, o della politica come educazione sentimentale, Bompiani, Milano 1981; Anche per me. Donna, persona, memoria, dal 1973 al 1986, Feltrinelli, Milano 1987; con Pietro Ingrao et alii, Appuntamenti di fine secolo, Manifestolibri, Roma 1995; con Filippo Gentiloni, La vita breve. Morte, resurrezione, immortalita', Pratiche, Parma 1996; Note a margine, Bollati Boringhieri, Torino 1996; La ragazza del secolo scorso, Einaudi, Torino 2005. Ma la maggior parte del lavoro intellettuale, della testimonianza storica e morale, e della riflessione e proposta culturale e politica di Rossana Rossanda e' tuttora dispersa in articoli, saggi e interventi pubblicati in giornali e riviste]

 

Rossana Rossanda (Pola 1924 - vivente).

"Nel partito comunista - che forse era ancora il luogo migliore in cui stare per una donna - quando ci si trovava a dover nominare una commissione su una certa direttiva, si faceva una lista di nomi e venivano fuori sempre Pajetta, Ingrao, Rossanda e poi, dicevano, 'ci vuole una donna'. E io timidamente facevo notare che ero una donna. 'No, no, ci vuole una donna vera' era la risposta" (Rossana Rossanda, Donne e politica in "Inchiesta" n. 160, aprile-giugno 2008, p. 64).

E' l'ironia di Rossana Rossanda a presentarci il modo totalizzante eppure distaccato, sensibile e lucido con cui guarda a se' e alle cose.

Quando il padre viene rovinato dalla crisi del '29, Rossana viene ospitata con la sorella Marina (poi medico e primario all'Ospedale di Niguarda) a Venezia dagli zii. La famiglia si riunisce a Milano nel 1937. Rossanda partecipa giovanissima alla Resistenza (con il nome di "Miranda") ed e' allieva di Antonio Banfi, di cui sposa il figlio Rodolfo (ma il matrimonio sara' breve).

Diviene dirigente del Partito Comunista Italiano negli anni '50 e '60. Consigliera comunale in citta', poi responsabile nazionale della Cultura del Partito comunista. Nel 1963 e' eletta per la prima volta alla Camera dei deputati e poi di nuovo nella V legislatura. Fonda, con Luigi Pintor, Valentino Parlato, Lucio Magri e Luciana Castellina, "Il Manifesto", gruppo politico e rivista, nato dall'esigenza di elaborare la crisi del socialismo reale, sull'onda dei movimenti studentesco e operaio. Il primo numero vede la luce il 23 giugno del 1969. La rivista (diventera' quotidiano il 28 aprile 1971) assume posizioni in contrasto con la linea maggioritaria del partito (in particolar modo rispetto all'invasione sovietica in Cecoslovacchia, con l'editoriale uscito nel secondo numero intitolato "Praga e' sola"). Rossana Rossanda esprime in quella occasione - e cosi' sara' sempre - il coraggio di un pensiero critico e autonomo, non condizionato da opportunismi. Il Comitato centrale del Pci del 24 novembre 1969 delibera la radiazione dal Pci per lei, Luigi Pintor e Aldo Natoli, e in seguito commina sanzioni amministrative a Luciana Castellina, Lucio Magri e Valentino Parlato (cfr. Le radici di un'eresia comunista, "Il Manifesto", 24/11/2009).

A Manuela Fraire che la interroga sul sentimento di perdita rispetto all'uscita dal Pci, risponde che la perdita, di senso, sarebbe l'abbandono dell'impegno politico: "Per chi lo ha abbandonato. Io no, non posso costruire granche', ma posso tentar di portare 'di pianto in ragione', per dirla con Fortini, quel che ci viene tolto e quel che ci viene offerto. E' senza senso vivere come si vive: piu' deprivati di potere che mai sul nostro destino, smarriti di fronte a noi stessi. Si patisce e si subisce. Tre quarti della teoria del postmoderno, la fine delle grandi narrazioni, l'effimero, e' un tentativo di svicolare alla perdita di senso. Maldestro. Certo, non tutti accettano il tragico dibattersi degli uomini per qualcosa che va al di sopra di loro. Io ho avuto una formazione diversa, ero abituata a pensare che la vita e' tragica nel senso cinquecentesco della parola - Racine, Pascal - dove il conflitto non si aggiusta, non si risolve, non c'e' pacificazione" (Fraire Rossanda). "Guardo alle mie date: a quindici anni e' la guerra, a venticinque la guerra fredda, a trentacinque e' il comitato centrale del piu' grosso partito comunista d'occidente, a quarantacinque questo partito si libera di me... a cinquantacinque eccomi qui, nel riflusso dell'onda d'una mareggiata di cui conosco le andate e i ritorni, e che mi trascinera' sempre. La mia persona e' scandita dai fatti altrui, Stalin non l'ho scelto, le masse non sono una frequentazione facoltativa, sono entrate e uscite decidendo i tempi di me-donna. Donna? E le altre donne? Il rombo di questo tempo e' stato cosi' forte che la voce delle donne non la ricordo; quella che decifro oggi nelle amiche femministe non l'ho avvertita mai prima. La donna era un dolore aggiunto, un particolare modo di patire o di fuggire" (Le altre, p.11). E vale la pena di ripensare a questo tema: "io femminista non ho voluto essere", ma "il femminismo ha cambiato alcune categorie del mio pensare". Rossanda non esprime una visione metafisica della "differenza", piuttosto questa consapevolezza le ha consentito di "vedere" che nessuna contraddizione poteva piu' restare allo stesso posto ("io non sono quella che mi hanno detto", "lui non e' come crede", Anche per me...), in particolare nel rapporto - che lei giudica acerbo - tra il femminismo e la sfera politica: "Per cui sarei a proporre... che le Camere siano composte meta' di uomini e meta' di donne. Almeno finche' esiste in Italia, e non si schioda da oltre mezzo secolo, una democrazia che discrimina il genere. Insomma il maschio politico italiano e' ancora un bel passo indietro rispetto alla semplice emancipazione" (Parliamo di donne, "Il Manifesto", 31 marzo 2008).

Impegnata da sempre nei movimenti, interviene costantemente sugli eventi di piu' drammatica attualita' e sui temi politici, culturali, morali piu' urgenti. Resta editorialista del "Manifesto", testata che custodisce alcuni dei suoi interventi piu' lucidi sui momenti cruciali della storia recente. Da alcuni anni vive a Parigi, con K. S. Karol, suo compagno da lungo tempo e attuale marito, e osserva l'Italia, le odierne vicende di donne e di uomini del nostro paese, dalla "giusta distanza".

Bibliografia: Rossana Rossanda, Le altre. Conversazioni a Radiotre sui rapporti tra donne e politica, liberta, fraternita', uguaglianza, democrazia, fascismo, resistenza, stato, partito, rivoluzione, femminismo, Milano, Bompiani 1979; Rossana Rossanda L'anno degli studenti, Bari, De Donato 1968; Rossana Rossanda Le altre. Conversazioni sulle parole della politica, Milano, Feltrinelli 1979; Rossana Rossanda, Un viaggio inutile, Torino, Einaudi 1981; Rossana Rossanda con Pietro Ingrao e altri, Appuntamenti di fine secolo, Roma, Manifestolibri 1995; Rossana Rossanda, Note a margine, Bollati Boringhieri 1996; Rossana Rossanda con Filippo Gentiloni, La vita breve, Pratiche 1996; Rossana Rossanda con Carla Mosca, Brigate Rosse. Una storia italiana, Baldini Castoldi Dalai 2001; Rossana Rossanda, Bagnoli, lo smantellamento dell'Italsider, Mazzotta 2001; Rossana Rossanda, Intervista sul '68, Torino, Einaudi 2007; Rossana Rossanda, La ragazza del secolo scorso, Torino, Einaudi 2007; Rossana Rossanda con Emanuela Fraire, La perdita, Bollati Boringhieri 2008.

 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Numero 320 dell'11 aprile 2011

 

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