Telegrammi. 519



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 519 dell'8 aprile 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: Quello che occorre. Fermare le stragi

2. Mao Valpiana: Tredicesimo giorno di digiuno nonviolento collettivo a staffetta per "opporsi alla guerra e al nucleare"

3. Annamaria Rivera: Un mare di guerra

4. Si' ai referendum per la vita e i diritti umani dell'umanita' presente e delle generazioni future

5. Associazione "Respirare": Lago di Vico, l'omerta' e il teppismo

6. Associazione italiana medici per l'ambiente: Dai medici e dagli scienziati ancora un appello per una rapida soluzione del problema dell'arsenico nelle acque

7. Raffaella Molinari: Ivana Ceresa

8. Giovanna Providenti: Rosa Balistreri

9. Per sostenere il Movimento Nonviolento

10. Segnalazioni librarie

11. La "Carta" del Movimento Nonviolento

12. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: QUELLO CHE OCCORRE. FERMARE LE STRAGI

 

In tutta semplicita', in tutta umilta', dopo aver lungamente digiunato e meditato credo che occorra prepararsi alla realizzazione di un'iniziativa nonviolenta per chiedere ai parlamentari italiani di decidere la cessazione della partecipazione italiana alle guerre in Afghanistan e in Libia e la cessazione della persecuzione dei migranti, ovvero per chiedere ai parlamentari italiani di decidere il ritorno del nostro paese nell'alveo della legalita' costituzionale e del diritto internazionale, il ritorno al rispetto del principio che fonda l'umana convivenza, l'umana civilta': non uccidere.

In tutta semplicita', in tutta umilta', questo intendo proporre alle persone amiche della nonviolenza.

In tutta semplicita', in tutta umilta'.

 

2. INIZIATIVE. MAO VALPIANA: TREDICESIMO GIORNO DI DIGIUNO NONVIOLENTO COLLETTIVO A STAFFETTA PER "OPPORSI ALLA GUERRA E AL NUCLEARE"

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

Prosegue dal 27 marzo il digiuno "per opporsi alla guerra e al nucleare", con oltre 80 persone che vi hanno partecipato ed altre che hanno gia' annunciato la loro adesione almeno fino a domenica 17 aprile.

Ma altri ancora si stanno aggiungendo, e si proseguira' oltre.

Il digiuno di venerdi' 8 aprile viene dedicato alla sofferenza, alla compassione e al cordoglio per quelle persone, quegli essere umani, che sono morti annegati nel mare mentre cercavano salvezza e futuro. Sono, anche loro, vittime senza nome e senza volto della guerra, della violenza, del razzismo. Non sono le prime, non saranno le ultime.

Il Mediterraneo dovrebbe essere una mare di pace e fratellanza per tutti i popoli che vi si affacciano. E' diventanto un cimitero d'acqua per chi fugge e cerca soccorso ma viene cacciato e perseguitato.

Digiuniamo, come atto di assunzione di responsabilita'.

Rinunciare a mangiare e' anche un modo per condividere le tante sofferenza che stanno vivendo i profughi dal nord Africa e le vittime di Fukushima. Rimanere in silenzio e' anche un modo per evidenziare quanta violenza c'e' nella parole di menzogna (la prima vittima della guerra e' la verita'): "operazione umanitaria" per nascondere che e' una guerra; "nucleare sicuro e pulito" per nascondere i rischi e i costi dell'energia atomica.

La nonviolenza e' contagiosa; abbiamo iniziato con un digiuno di 48 ore, che sta proseguendo da 13 giorni.

Chi desidera aderire lo puo' comunicare a: azionenonviolenta at sis.it (indicare nome, cognome, citta', giorno o giorni di digiuno).

Segue l'elenco dei digiunanti aggiornato alle ore 19 del 7 aprile 2011.

Hanno finora digiunato a staffetta da domenica 27 marzo a giovedi' 7 aprile: Mao Valpiana (Verona), Caterina Del Torto (Ferrara - Verona), Elisabetta Pavani (Ferrara), Raffaella Mendolia (Mestre - Venezia), Lucia Grieco (Mestre - Venezia), Sergio Paronetto (Verona), Daniele Lugli (Ferrara), Maddalena Soffi (Verona), Domenico Letizia (Caserta), Alessandro Pizzi (Soriano - Viterbo), Luca Giusti (Genova), Massimiliano Pilati (Trento), Piercarlo Racca (Torino), Angela Dogliotti Marasso (Torino), Enrico Peyretti (Torino), Rocco Pompeo (Livorno), Caterina Bianciardi (Livorno), Mirella Martini (Mestre - Venezia), Vincenzo Benciolini (Verona), Gabriella Falcicchio (Bari), Albachiara Orlando e Stefano Daga (Oristano), Gavina Galleri (Cagliari), Giovanni e Graziella Ricchiardi (Torino), Mira Mondo (Condove - Torino), Claudia Pallottino (Torino), Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi), Pier Cesare Bori (Bologna), Marzia Manca (Cagliari), Tommaso Gradi (Ferrara), Laura Cappellari (Pedavena - Verona), Aurora Bedeschi (Ferrara), Marco Baleani (Gubbio), Silvana Valpiana (Verona), Claudia Capra (Brescia), Paolo Predieri (Brescia), Adriano Moratto (Brescia), Anna Zonari (Ferrara), Tiziana Valpiana (Verona), Marina Nardovino (Verona), Carmine Buro (Prato), Pier Cesare Bori (Bologna), Pietro Del Zanna (Poggibonsi), Pierpaolo Loi (Monserrato - Cagliari), Raffaele Ibba (Cagliari), Maria Erminia Satta (Tempio Pausania), Andrea Zanetti (Orvieto), Lucia Agrati (Roma), Claudia Bernacchi (Padova), Marzia Manca (Cagliari), Maria Elena Sulis (Cagliari), Ignazio Carta (Cagliari), Frate Antonio Santini (Trieste), Ettorina Rubino (Trieste), Massimiliano Brignone (Torino), Danilo Villa (Monza), Maria Grazia Misani (Monza), Stefano Panozzo (Padova - Bruxelles), Tiziana Cimolino (Trieste), Francesca Cimolino (Trieste), Arianna Salan (Verona), Beatrice Pascucci (Cesena), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Liliana Obad (Trieste), Gianfranco Aldrovandi (Guastalla), Paolo Predieri (Brescia), Pier Cesare Bori (Bologna).

Proseguono: venerdi' 8 aprile: Giorgio Pellis (Trieste), Marzia Manca (Cagliari), Raffaele Ibba (Cagliari), Pietro Del Zanna (Poggibonsi), Marco Baleani (Gubbio); sabato 9 aprile: Alessandro Capuzzo (Trieste); domenica 10 aprile: Claudia Pallottino (Torino), Massimiliano Brignone (Torino), Serena Pulcini (Trieste), Gloria Germani (San Casciano - Firenze); lunedi' 11 aprile: Edvino Ugolini (Trieste); Cristina Cometti (Milis - Oristano); martedi' 12 aprile: Mao Valpiana (Verona); mercoledi' 13 aprile: Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia); giovedi' 14 aprile: Rosaria Tutino (Trieste); domenica 17 aprile: Luciano Ferluga (Trieste); Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi) porteranno avanti il digiuno a staffetta, alternandosi, fino alla fine della guerra; Marco Baleani digiunera' tutti i venerdi'; Marco Rizzinelli digiunera' tutti i mercoledi'.

 

3. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: UN MARE DI GUERRA

[Ringraziamo Annamaria Rivera (per contatti: annamariarivera at libero.it) per averci messo a disposizione il seguente intervento apparso sul quotidiano "Il manifesto" del 7 aprile 2011.

Annamaria Rivera, antropologa, vive a Roma e insegna etnologia all'Universita' di Bari. Fortemente impegnata nella difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, ha sempre cercato di coniugare lo studio e la ricerca con l'impegno sociale e politico. Attiva nei movimenti femminista, antirazzista e per la pace, si occupa, anche professionalmente, di temi attinenti. Al centro della sua ricerca, infatti, sono l'analisi delle molteplici forme di razzismo, l'indagine sui nodi e i problemi della societa' pluriculturale, la ricerca di modelli, strategie e pratiche di concittadinanza e convivenza fra eguali e diversi. Fra le opere di Annamaria Rivera piu' recenti: (con Gallissot e Kilani), L'imbroglio etnico, in quattordici parole-chiave, Dedalo, Bari 2001; (a cura di), L'inquietudine dell'Islam, Dedalo, Bari 2002; Estranei e nemici. Discriminazione e violenza razzista in Italia, DeriveApprodi, Roma 2003; La guerra dei simboli. Veli postcoloniali e retoriche sull'alterita', Dedalo, Bari 2005; Regole e roghi. Metamorfosi del razzismo, Dedalo, Bari 2009; La Bella, la Bestia e l'Umano. Sessismo e razzismo senza escludere lo specismo, Ediesse, Roma 2010]

 

Ancora cadaveri di uomini, donne e bambini che vanno a ingigantire l'immenso sepolcro che e' divenuto il Mare Nostrum, un tempo mare che affratellava genti, costumi, culture, oggi confine blindato che separa e stermina, uccidendo quel che resta della nostra umanita'. Le ultime duecentocinquanta vittime del Canale di Sicilia, eritrei e somali - che alcuni media tuttora, pur di fronte a una tale tragedia, osano chiamare "clandestini" o "extracomunitari" - non sono morte solo di proibizionismo, ma anche della nostra colpevole ingerenza "umanitaria" in Libia. Che ha preferito i bombardamenti ai corridoi davvero umanitari, che ha ignorato cinicamente il dovere di salvare anzitutto gli esseri umani e fra i primi i rifugiati, perseguitati e intrappolati dalla guerra civile.

Lo sappiamo gia' ora: neppure queste vittime per eccellenza, annegate (per ritardi o imperizia altrui?) nel corso delle operazioni di soccorso della guardia costiera italiana, varranno a sollecitare l'empatia che fa scattare la molla della solidarieta' collettiva e che induce a riflettere sulla follia delle guerre "umanitarie" che uccidono umani. E' da molto tempo che il nostro infelice Paese non prova piu' il sentimento che giusto vent'anni fa spinse gli abitanti di Brindisi, citta' di neppure novantamila abitanti, a rifocillare,  soccorrere, ospitare nelle proprie case ventisettemila profughi albanesi.

Sotto i ponti son passate acque assai torbide: la propaganda razzista e sicuritaria, il veleno leghista somministrato giorno dopo giorno in dosi sempre piu' elevate, una politica mediocre che compete in cattiveria verso gli "estranei" a fini elettorali, un'Europa unita che sa unirsi quasi solo quando si tratta di denaro e di difesa dei propri confini dall'irruzione dei barbari. Sicche' neppure quest'ultima tragedia, neanche le immagini dei volti sofferenti e terrorizzati degli scampati e i racconti di chi fra loro ha perso in mare l'intera famiglia, neppure l'idea atroce dei bambini ingoiati dalle acque che avrebbero dovuto sospingerli verso la salvezza varranno a riflettere sulla follia collettiva di cui siamo preda.

Plaudiamo, piu' o meno tardivamente, con piu' o meno entusiasmo, al vento di primavera che travolge i regimi dispotici dell'altra sponda e accettiamo il dispotismo grossolano degli idraulici di governo: quelli che parlano di esseri umani in cerca di fortuna o di salvezza nei termini di rubinetti da fermare e vasche da svuotare. Partecipiamo all'esercito dei "volenterosi" che vanno a pacificare la Libia con i bombardamenti e non ci preoccupiamo dei nostri infelici ex colonizzati, prima discriminati o schiavizzati, poi impastoiati fra la guerra civile e l'intervento "umanitario": ultimi del mondo, senza pace e senza patria, che non hanno dove andare e dove tornare anche grazie agli effetti nella lunga durata delle nostre politiche coloniali e neocoloniali. Anche per i superstiti eritrei e somali e per gli altri di loro che riusciranno ad arrivare da noi, gli idraulici di governo faranno le vittime dell'Europa cinica e bara che non riesce a difenderli dallo "tsunami umano"? Oseranno, i "volenterosi" nostrani, subordinare il dovere di accogliere degnamente i rifugiati a qualche accordicchio, strappato in tal caso al prossimo (forse) governo di transizione libico?

Infine una considerazione basilare. Le rivolte che hanno rovesciato o sconvolto i regimi dittatoriali dell'altra sponda sono animate in molti casi dal desiderio di liberta' e dalla pretesa di dignita': liberta' e dignita' significano per i giovani rivoltosi anche liberta' di movimento e diritto di cercare altrove un destino più dignitoso, senza mettere a rischio la propria vita. Percio' i governi di transizione non potrebbero pretendere di rappresentare la rottura radicale con i vecchi regimi senza spezzarne i cardini portanti: fra questi, gli accordi bilaterali che fecero di essi i gendarmi feroci e prezzolati della Fortezza Europa. Insomma, una delle condizioni perche' quelle in corso siano davvero rivoluzioni, capaci di conquistare a se' strati popolari, risiede nella volonta' e possibilita' di resistere ai ricatti europei e piu' in generale atlantici. Non e' facile ne' scontato. Ma sarebbe meno arduo se chi, rifiutando di ricoprire il vecchio ruolo da cane da guardia dei confini altrui, avesse come alleati su questa sponda chi decide davvero che non ne puo' piu' di neocolonialismo, di guerre "umanitarie" e di frontiere blindate e per questo e altro e' disposto a rivoltarsi contro idraulici e "volenterosi" di tutte le specie.

 

4. APPELLI. SI' AI REFERENDUM PER LA VITA E I DIRITTI UMANI DELL'UMANITA' PRESENTE E DELLE GENERAZIONI FUTURE

[Riceviamo e diffondiamo]

 

Il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo invita a votare si' ai referendum di giugno.

Si' all'acqua come bene comune dell'umanita' intera; si' all'acqua come diritto umano.

Si' alla cessazione della criminale follia del nucleare civile e militare.

Si' alle fonti energetiche rinnovabili, pulite, sicure.

Si' alla salubrita' dell'ambiente di vita.

Si' alla responsabilita' e solidarieta' nella gestione delle risorse fondamentali per l'esistenza.

Si' per difendere la biosfera.

Si' per difendere la vita e i diritti umani dell'umanita' presente e delle generazioni future.

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Il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti

Viterbo, 7 aprile 2011

Per informazioni e contatti: e-mail: info at coipiediperterra.org, sito: www.coipiediperterra.org

 

5. RIFLESSIONE. ASSOCIAZIONE "RESPIRARE": LAGO DI VICO, L'OMERTA' E IL TEPPISMO

[Riceviamo e diffondiamo]

 

E' folle e criminale l'atteggiamento di quei pubblici amministratori che pur in presenza di dati scientifici inconfutabili che denunciano la gravita' dell'inquinamento delle acque del lago di Vico (acque che finiscono negli acquedotti che approvvigionano le case dei cittadini dei comuni circumlacuali di Caprarola e Ronciglione), e pur in presenza di precise prescrizioni di legge che richiedono interventi immediati, continuano a fingere che tutto vada bene, continuano a ripetere l'oscena tiritera del "non facciamo allarmismi", continuano a proporre l'omerta' come arte di governo.

Mentre questi pubblici amministratori immoralmente ed illecitamente procrastinano - ormai da anni - interventi indispensabili per risanare il lago, i cittadini continuano a subire uno scellerato avvelenamento.

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Non solo: agli amministratori omertosi e irresponsabili si e' aggiunta prima la violenza verbale di chi voleva imporre a medici e scienziati di nascondere la verita', e poi anche la violenza materiale degli ignoti teppisti che hanno danneggiato la vettura del portavoce del comitato dei cittadini che chiedono acqua salubre e difesa del territorio.

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Omerta' ed irresponsabilita' degli amministratori, violenza intimidatoria sia verbale che fisica dei teppisti, prosecuzione dell'avvelenamento della popolazione. Tutto cio' e' inammissibile.

Abbiamo gia' chiesto l'intervento delle competenti autorita' sia amministrative che giudiziarie.

La salute e' un diritto.

L'ambiente e' un bene comune.

Le leggi vanno rispettate.

Gli amministratori fedifraghi e gli ignoti teppisti vanno messi in condizione di non piu' nuocere alla popolazione, di non piu' violare la legalita'.

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L'associazione "Respirare"

Viterbo, 7 aprile 2011

L'associazione "Respirare" e' stata promossa a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.

 

6. INCONTRI. ASSOCIAZIONE ITALIANA MEDICI PER L'AMBIENTE: DAI MEDICI E DAGLI SCIENZIATI ANCORA UN APPELLO PER UNA RAPIDA SOLUZIONE DEL PROBLEMA DELL'ARSENICO NELLE ACQUE

[Dall'Associazione italiana medici per l'ambiente (per contatti: isde.viterbo at gmail.com) riceviamo e diffondiamo.

Antonella Litta svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi. E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e per questa associazione e' responsabile e coordinatrice nazionale del gruppo di studio su "Trasporto aereo come fattore d'inquinamento ambientale e danno alla salute". E' referente per l'Ordine dei medici di Viterbo per l'iniziativa congiunta Fnomceo-Isde "Tutela del diritto individuale e collettivo alla salute e ad un ambiente salubre". Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente. E' la portavoce del Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti. Come rappresentante dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia) ha promosso una rilevante iniziativa per il risanamento delle acque del lago di Vico e in difesa della salute della popolazione dei comuni circumlacuali. E' oggi in Italia figura di riferimento nella denuncia della presenza dell'arsenico nelle acque destinate a consumo umano, e nella proposta di iniziative specifiche e adeguate da parte delle istituzioni per la dearsenificazione delle acque e la difesa della salute della popolazione]

 

Giovedi' 7 aprile 2011, presso l'Aula Magna dell'Universita' della Tuscia a Viterbo, si e' svolto il convegno sul tema: "L'acqua che beviamo: la contaminazione idrica nel Lazio".

L'incontro, organizzato dall'Ordine dei medici di Viterbo, dall'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e da Accademia Kronos, e' stato seguito con grande partecipazione ed attenzione da una folta platea che ha registrato anche la presenza di medici, rappresentati delle istituzioni, ricercatori, studiosi, cittadini e rappresentanti di associazioni ambientaliste.

I lavori sono stati aperti dal saluto del presidente dell'Ordine dei medici di Viterbo, dottor Antonio Maria Lanzetti, e dal dottor Pasquale Milo, segretario dell'Ordine dei medici di Latina, che hanno richiamato nei loro interventi l'importanza e il dovere per tutti i medici, come sancito dall'art. 5 del nuovo codice di deontologia medica, di occuparsi costantemente dell'ambiente in quanto determinate fondamentale dello stato di salute delle persone.

Il convegno ha preso avvio con una relazione della dottoressa Antonella Litta che ha posto in termini rigorosamente scientifici i temi fondamentali della riflessione.

Il convegno ha quindi proposto relazioni di approfondimento e riflessione per conoscere meglio le caratteristiche e le problematiche delle acque destinate a consumo umano erogate nel territorio del Lazio e in particolare nell'area della provincia di Viterbo; sono stati indicati anche gli interventi per una rapida ed efficace soluzione dei problemi evidenziati.

Tutte le relazioni hanno dimostrato con dati e rigore scientifico come la presenza nelle acque erogate di arsenico, sostanza tossica e cancerogena, rappresenti un rischio ormai intollerabile per la salute pubblica, ed unanime rammarico e' stato espresso perche' nonostante un decennio di deroghe le istituzioni e gli enti preposti non hanno ne' compreso ne' risolto le gravissime implicazioni ambientali e sanitarie determinate dall'arsenico.

L'assemblea si e' occupata anche del lago di Vico, le cui acque e sedimenti presentano elevati valori di arsenico insieme alle ormai annose e sempre piu' frequenti fioriture del cianobatterio Plankthotrix rubescens, denominato anche alga rossa e produttrice di una microcistina cancerogena e dannosa per la salute delle persone ma anche per la flora e la fauna ittica lacustre.

Nel corso del convegno sono stati anche presentati dati concernenti l'inquinamento industriale della Valle e del fiume Sacco, e i dati relativi a studi che hanno evidenziato quantitativi elevati di metalli pesanti nelle carni di animali che vivono allo stato brado nelle campagne viterbesi e che sono una sorta di marcatori biologici d'inquinamento ambientale; particolarmente significativi anche i dati relativi alla presenza di uranio nelle acque distribuite in alcuni comuni del viterbese.

La giornata di studio si e' conclusa con la rinnovata richiesta ed appello perche' si provveda urgentemente a forme alternative di approvvigionamento di acqua potabile per la popolazione, anche mediante autobotti, e  in particolare per i neonati, i bambini, i malati e le donne in gravidanza, e le industrie alimentari; e perche' si adottino immediatamente tutti i provvedimenti necessari a dearsenificare l'acqua destinata a consumo umano.

*

Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia)

Viterbo, 7 aprile 2011

Per ulteriori informazioni e per comunicazioni: tel. 3383810091, e-mail: isde.viterbo at gmail.com

 

7. PROFILI: RAFFAELLA MOLINARI: IVANA CERESA

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Raffaella Molinari ha lavorato nella scuola e collaborato con associazioni pubbliche e private nell'organizzazione di eventi culturali. Insieme ad altre donne legge ascolta parla per costruire la Citta' delle Donne. Fa parte dell'Ordine della Sororita' di Mantova dai tempi della sua fondazione per far circolare nella chiesa e nel mondo il senso libero del desiderio e dell'autorita' femminili.

Ivana Ceresa (1942-2009), teologa laica, insegnante e saggista, costruttrice di pace. Una raccolta postuma di suoi scritti e' L'utopia e la conserva. Una vita spirituale nella contemporaneita', Tre Lune, Mantova 2011. Un ricordo di Ivana Ceresa scritto da Luisa Muraro e' nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 915]

 

Ivana Ceresa (Rivalta sul Mincio (Mantova) 1942 - 2009).

Ivana Ceresa nasce a Rivalta sul Mincio, nei pressi del Santuario delle Grazie, un "alto luogo" - cosi' lo nomina in un suo scritto - ancora misterioso e con memorie di draghi e coccodrilli, che i Gonzaga hanno voluto lungo il fiume che "in lenti giri avanza e di tenere canne orna le rive" (Virgilio).

Qui trascorre l'infanzia e l'adolescenza e qui si manifesta l'ispirazione della sua vita: essere teologa.

"Io sono una donna che da sempre adotta il registro del teologare come a se' piu' adatto per realizzarsi. Se dicessi perche', sarebbe divertente: una comunissima nascita in una famiglia rurale dove una nonna paterna di grande autorevolezza trasmetteva la fede, mentre i maschi non andavano in chiesa perche' ci andavano le donne... Volevo studiare teologia ma quando avevo 18 anni in Italia una donna non poteva accedere ad una facolta' teologica neanche facendosi benedettina. Ho cominciato l'Universita' nel 1960 e ho detto: se non posso studiare teologia come un uomo, studiero' lettere come un mare di donne fanno".

Dopo la laurea in lettere moderne all'Universita' cattolica di Milano, insegna a Mantova nelle scuole medie superiori, vivendo anche gli anni della contestazione nel segno del "teo-logare": "In quegli anni teologai per contestare l'autoritarismo, il conformismo, la misoginia, il capitalismo e tutto il resto, scrivendo e parlando, occupando e dimettendomi, nella scuola, in casa e in chiesa".

Lasciato l'insegnamento e ottenuto il baccalaureato in teologia, si dedica, a partire dagli anni Ottanta, alla libera ricerca sulla vita femminile in chiave teologica e al pensiero della differenza. Propone questi itinerari presso la Scuola di Cultura Contemporanea cittadina, in articoli e saggi, in conferenze e seminari, specialmente rivolti a gruppi di donne.

Decisivo - come piu' volte da lei stessa riconosciuto - l'incontro e lo scambio con la comunita' filosofica Diotima dell'Universita' di Verona, nata nel 1984, e in modo speciale con la filosofa Luisa Muraro, a cui la legano amicizia e stima già dagli anni dell'universita'.

A partire dall'autunno del 1996 si realizza l'opera piu' importante di Ivana Ceresa: la fondazione dell'Ordine della Sororita' di Maria SS. Incoronata, riconosciuto dal vescovo di Mantova, Egidio Caporello, il 18 marzo 2002.

Nella nota introduttiva alla Regola Ivana scrive: "Questo testo, il progetto che fonda e descrive, il nome che gli ho dato, vengono da lontano e da vicino: dalla storia nei secoli delle donne cristiane, le Beghine del Nord come le Povere Dame di Chiara d'Assisi o le figlie sorelle che Angela Merici riuni' nella Compagnia di S. Orsola, dalle quali imparo la liberta', radicalita' e amorevolezza nel seguire il Vangelo tra donne; ma anche dal pensiero delle teologhe femministe e delle filosofe della differenza che negli ultimi decenni mi hanno insegnato che il pensare, dire, desiderare e', ha da essere, sessuato; dal magistero insomma di quelle e di queste, come si e' andato sempre piu' fondendo in me".

Altrove, presentando questo nuovo progetto di vita femminile, ne delinea i tratti costitutivi: «C'e' chi vive nel matrimonio, chi da sola, chi in monastero. In maggioranza credenti e praticanti, ci connotiamo come 'un gruppo di donne convocate dallo Spirito Santo per vivere la fede cristiana secondo la differenza femminile nella Chiesa cattolica locale'" ( Regola dell'Ordine della Sororita', art.1). L'Ordine e' aperto a donne provenienti da qualsiasi area culturale e religiosa, comprese le atee, per mettere al mondo il mondo, la Chiesa, il presente e il futuro anche al femminile.

Luisa Muraro, introducendo il libro che raccoglie gli scritti di Ceresa sulla Sororita', parla  di invenzione politica, di scommessa per realizzare insieme un guadagno di liberta' personale e una ri-creazione di mondo e chiesa. A questa impresa "umile e ambiziosa" si dedichera'  fino alla fine della sua vita.

 

8. PROFILI. GIOVANNA PROVIDENTI: ROSA BALISTRERI

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Giovanna Providenti (Messina, 1965) e' ricercatrice nel campo dei peace studies e women's and gender studies, saggista, si occupa di nonviolenza, studi sulla pace e di genere, con particolare attenzione alla prospettiva pedagogica. Ha due figli. Collabora alle attivita' del Centro studi Montessori e partecipa al Circolo Bateson di Roma. Scrive per la rivista "Noi donne". Ha curato il volume Spostando mattoni a mani nude. Per pensare le differenze, Franco Angeli, Milano 2003, e il volume La nonviolenza delle donne, "Quaderni satyagraha", Firenze-Pisa 2006; ha pubblicato numerosi saggi su rivista e in volume, tra cui: Cristianesimo sociale, democrazia e nonviolenza in Jane Addams, in "Rassegna di Teologia", n. 45, dicembre 2004; Imparare ad amare la madre leggendo romanzi. Riflessioni sul femminile nella formazione, in M. Durst (a cura di), Identita' femminili in formazione. Generazioni e genealogie delle memorie, Franco Angeli, Milano 2005; L'educazione come progetto di pace. Maria Montessori e Jane Addams, in Attualita' di Maria Montessori, Franco Angeli, Milano 2004; il suo libro piu' recente e': La porta e' aperta. Vita di Goliarda Sapienza. Scrive anche racconti, di cui alcuni pubblicati sulla rivista "Marea"; sta preparando un libro dal titolo Donne per, sulle figure di Jane Addams, Mirra Alfassa e Maria Montessori. Si veda anche l'intervista in "Coi piedi per terra" n. 399. Dalla medesima Enciclopedia delle donne da cui abbiamo ripreso l'articolo seguente riproduciamo anche la seguente breve scheda sull'autrice: "Giovanna Providenti e' autrice di La porta e' aperta. Vita di Goliarda Sapienza (premio Calvino 2009, Villaggio Maori Edizioni, 2010). Si e' laureata in lettere e filosofia a Milano e dottorata in Dottrine politiche e questione femminile all'Universita' Roma Tre. Ha collaborato per anni al mensile "Noidonne" e al master in gender studies di Roma. Oggi si occupa di processi di cura, di scienze della salute e di cultura della nonviolenza. Ha pubblicato racconti e numerosi saggi in riviste e libri e curato due volumi: La nonviolenza delle donne (Lef, 2006) e Spostando mattoni a mani nude. Per pensare le differenze (Franco Angeli, 2003)"]

 

Rosa Balistreri (Licata (Agrigento) 1927 - Palermo 1990).

"Si puo' fare politica e protestare in mille modi, io canto. Ma non sono una cantante... sono diversa, diciamo che sono un'attivista che fa comizi con la chitarra".

Rosa nasce in una famiglia poverissima; la madre lavora in casa mentre le uniche entrate di denaro provengono dai piccoli lavori di falegnameria del padre. A sedici anni viene data in sposa a Gioacchino Torregrossa, un uomo che, molti anni dopo, in un concerto, Rosa avrebbe definito "latru, jucaturi e 'mbriacuni".

Il matrimonio, da cui nasce l'unica figlia oggi vivente, Angela Torregrossa, finisce in tragedia il giorno in cui Rosa, avendo scoperto che il marito aveva perso al gioco il corredo della figlia, lo aggredisce con una lima e, credendo di averlo ucciso, va a costituirsi dai carabinieri: scontera' sei mesi di galera.

Per mantenere la figlia e aiutare la sua famiglia di origine Rosa fa molti lavori: dapprima in una vetreria, poi come raccoglitrice e venditrice di lumache, capperi, fichi d'india e sarde ed infine a servizio in una famiglia nobile di Palermo, dove mette la figlia in collegio. In questo periodo impara a leggere e scrivere.

Si innamora del figlio del padrone e rimane incinta; Rosa si vede costretta a fuggire e poi a scontare altri sei mesi di carcere, perche' accusata di furto. Uscita dal carcere trova lavoro come sagrestana e custode della chiesa degli Agonizzanti a Palermo; vive in un sottoscala insieme a suo fratello Vincenzo, invalido, che impara a fare il calzolaio. Non avendo ceduto alle molestie del prete viene mandata via, e lei, rubati i soldi delle cassette dell'elemosina, parte col fratello Vincenzo per Firenze: lui lavorera' in una bottega di calzolaio e lei a servizio in case signorili.

Richiamata a Firenze anche la madre e una delle due sorelle, Rosa apre con loro un banchetto di frutta e verdura al mercato di San Lorenzo. La sorella Maria li avrebbe raggiunti in seguito, scappando coi figli alle prepotenze del marito. Ma, poco dopo la fuga, l'ex marito la uccide. In seguito alla tragedia il padre di Rosa si toglie la vita impiccandosi.

Nei primi anni Sessanta Rosa incontra il pittore fiorentino Manfredi Lombardi, e con lui vivra' per dodici anni. Durante questo periodo allarga la cerchia delle sue amicizie e viene a contatto con il mondo degli intellettuali del suo tempo. Nel 1966 partecipa allo spettacolo di canzoni popolari portato sulle scene da Dario Fo, dal titolo "Ci ragiono e canto". Ha quarant'anni, il volto segnato da una vita tanto intensa e faticosa, gli occhi limpidi e sicuri di chi porta fino in fondo le proprie battaglie; la sua voce ha un timbro arcaico e diretto: la sua presenza drammatica rimane ben impressa negli spettatori, come le canzoni popolari siciliane che interpreta, nelle quali si racconta non solo la miseria ma anche l'orgoglio e lo sdegno del popolo.

"Ho imparato a leggere a 32 anni. Dall'eta' di sedici anni vivo da sola. Ho fatto molti mestieri faticosi per dare da mangiare a mia figlia. Conosco il mondo e le sue ingiustizie meglio di qualunque laureato. E sono certa che prima o poi anche i poveri, gli indifesi, gli onesti avranno un po' di pace terrena". Cosi' si presenta Rosa ad un giornalista che l'intervista nel 1973 in seguito alla mancata partecipazione al festival di Sanremo, dove la sua canzone dal titolo "Terra che non senti" era stata esclusa all'ultimo minuto. Questo episodio suscita molto fragore, al punto che Rosa viene considerata da molti la vera vincitrice del festival di quell'anno: "Li ho messi tutti nel sacco. Le mie storie di miseria provocheranno guai a molti pezzi grossi il giorno in cui l'opinione pubblica sara' piu' sensibile ad argomenti come la fame, la disoccupazione, le donne madri, l'emigrazione, il razzismo dei ceti borghesi... Finora ho cantato nelle piazze, nei teatri, nelle universita', ma sempre per poche migliaia di persone. Adesso ho deciso di gridare le mie proteste, le mie accuse, il dolore della mia terra, dei poveri che la abitano, di quelli che l'abbandonano, dei compagni operai, dei braccianti, dei disoccupati, delle donne siciliane che vivono come bestie. Era questo il mio scopo quando ho accettato di cantare a Sanremo. Anche se nessuno mi ha visto in televisione, tutti gli italiani che leggono i giornali sanno chi sono, cosa sono stata, tutti conoscono le mie idee, alcuni compreranno i miei dischi, altri verranno ai miei concerti e sono sicura che rifletteranno su cio' che canto" ("Qui Giovani" del 22 marzo 1973).

Dopo la partecipazione a "Ci ragiono e canto", inizia a incidere dischi. Nel 1971 si trasferisce a Palermo, dove frequenta persone come il pittore Guttuso e il poeta Ignazio Buttitta, che scrive per lei numerose liriche andatesi ad aggiungere al suo gia' vastissimo repertorio, e che diceva di lei: "ogni volta che cercheremo le parole, i suoni sepolti nel profondo della nostra memoria, quando vorremo rileggere una pagina vera della nostra memoria, sara' la voce di Rosa che ritornera' a imporsi con la sua ferma disperazione, la sua tragica dolcezza".

Dopo la sua morte, avvenuta a Palermo nel 1990, la memoria di Rosa Balistreri si e' appannata, ma negli ultimi anni i suoi eredi (in particolare il nipote Luca Torregrossa) lavorano per recuperarne il valore e la fama. Inoltre l'editore Francesco Giunta sta raccogliendo in cd la sua vastissima produzione, sparsa in molte registrazioni di concerti e in dischi delle piu' svariate case discografiche. Grazie al suo interessamento, nel 2008 Palermo e Firenze hanno dedicato a Rosa Balistreri un concerto con quattro importanti cantanti della canzone popolare italiana (Lucilla Galeazzi, Clara Murtas, Fausta Vetere e Anita Vitale), accompagnate dall'ensemble I pirati a Palermo. In un'intervista a "Noi Donne" la cantante Lucilla Galeazzi ha detto a proposito del modo di cantare di Rosa: "fare politica attraverso la canzone popolare non e' solo qualcosa di esplicito e legato ai fatti del momento, ed e' nel come, non solo nel cosa. Lei portava avanti la voce del popolo, cantava le canzoni che appartengono a tutti, che sono comuni fin dalla loro radice e alle quali non e' possibile apporre alcun tipo di copyright... A me Rosa piace come canta e cosa canta, cose che non vanno mai distinte, anche la ninna nanna e' contestataria: la ninna nanna non la canta certo la donna borghese che puo' permettersi la balia, ma la mamma proletaria che l'indomani deve svegliarsi alle quattro di mattina per andare a lavorare, e si sente disperata perche' il bambino non vuole dormire. Ecco allora che Rosa aveva la capacita' di trasmettere la disperazione, di renderti compartecipe del lamento di questa donna: e anche questo e' fare politica".

Siti: www.balistrerirosa.it, www.rosabalistreri.it, altri materiali su Licataweb e su Youtube.

Discografia: La voce della Sicilia, Tauro Record 1967; Un matrimonio infelice, Tauro Record 1967; La cantatrice del Sud, Rca - ried. de La voce della Sicilia 1973; Amore tu lo sai la vita e' amara, Cetra Folk 1971; Terra che non senti, Cetra Folk 1973; Noi siamo nell'inferno carcerati, Cetra Folk 1974; Amuri senza amuri, Cetra Folk 1974; Vinni a cantari all'ariu scuvertu, Cetra Folk 1978; Concerto di Natale, Pdr 1985; Rosa Balistreri, Teatro del Sole 1996 - ried. in cd de La voce della Sicilia; Un matrimonio infelice, Teatro del Sole 1997 - ried. in cd; Rari e Inediti, Teatro del Sole 1997; Amore tu lo sai la vita e' amara, 2000, Teatro del Sole - ried. in cd; Terra che non senti, 2000, Teatro del Sole - ried. in cd; Noi siamo nell'inferno carcerati, 2000, Teatro del Sole - ried. in cd; Vinni a cantari all'ariu scuvertu, Teatro del Sole 2000, ried. in cd; Collection. la raggia, lu duluru, la passione, Lucky Planets 2004; Rosa canta e cunta - Rari e Inediti, Teatro del Sole 2007.

 

9. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- George Crile, Il nemico del mio nemico. Afghanistan 1979-1989. La guerra segreta del deputato Wilson, Il Saggiatore, Milano 2005, pp. 512, euro 22.

- Mohandas Karamchand Gandhi, La forza della nonviolenza, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2011, pp. 72, s.i.p. (in supplemento al settimanale L'Espresso").

*

Riedizioni

- Federica Armiraglio, Van Gogh, Skira - Rcs, Milano 2003, 2011, pp. 192, euro 6,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

 

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

12. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 519 dell'8 aprile 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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