Telegrammi. 515
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- Date: Mon, 4 Apr 2011 00:23:49 +0200 (CEST)
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 515 del 4 aprile 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Sommario di questo numero:
1. Si e' svolta il 3 aprile a Viterbo un'assemblea contro la guerra e contro il razzismo
2. Un'azione diretta nonviolenta per impedire i decolli dei bombardieri
3. Per l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere della pace (alcuni materiali gia' diffusi nel 1999)
4. Irene Bertazzo: Aung San Suu Kyi
5. Adriana Langtry: Violeta Parra
6. Per sostenere il Movimento Nonviolento
7. Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'
1. INCONTRI. SI E' SVOLTA IL 3 APRILE A VITERBO UN'ASSEMBLEA CONTRO LA GUERRA E CONTRO IL RAZZISMO
Domenica 3 aprile 2011 presso il centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" di Viterbo si e' svolta una partecipata assemblea contro la guerra e contro il razzismo.
Tutte le persone che hanno preso parte all'incontro hanno espresso una ferma opposizione alla guerra e al razzismo ed hanno formulato varie proposte di iniziativa per contrastare concretamente la macchina bellica con l'azione diretta nonviolenta e per offrire solidarieta' concreta ed efficace a tutti i migranti ed a tutti i popoli in lotta per la giustizia e la liberta' condivisa, per la difesa della biosfera casa comune dell'umanita' intera, per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
2. PROPOSTE. UN'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA PER IMPEDIRE I DECOLLI DEI BOMBARDIERI
[Riproponiamo il seguente testo gia' apparso ne "La nonviolenza e' in cammino" n. 475 del 13 gennaio 2003]
L'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere della pace" con cui ostruire lo spazio aereo di decollo dei bombardieri, realizzata con successo per alcune ore ad Aviano nel 1999 durante la guerra dei Balcani, aveva due caratteristiche fondamentali:
a) la concretezza anziche' la mera simbolicita', l'efficacia anziche' la mera testimonialita';
b) il fatto che la nonviolenza contrastava una potentissima macchina militare, lo faceva durante una guerra, lo faceva efficacemente e concretamente, operativamente e per cosi' dire "sul campo", valorizzando alcune condizioni a nostro vantaggio (la legislazione italiana; il rispetto e l'amicizia da parte delle forze dell'ordine impegnate cola' - peraltro ovviamente reciproci; la limpidezza del nostro agire ed una preparazione accurata anche nella costruzione di un rapporto corretto con tutti gli interlocutori incluse le controparti);
c) la chiarezza nell'assunzione di responsabilita' in difesa della legalita' costituzionale, dello stato di diritto e della democrazia, del diritto internazionale, della pace e della vita umana; e la nitida scelta di tutelare l'incolumita' di tutti, di promuovere il diritto alla vita di tutti.
Si e' trattato di uno dei pochissimi casi di azione diretta nonviolenta di effettivo, operativo contrasto di una macchina bellica impegnata in guerra. Uno dei pochissimi casi di azione diretta nonviolenta in difesa della legalita' costituzionale, dello stato di diritto e della democrazia, del diritto internazionale, della pace e della vita umana.
E' nostra convinzione che se questa azione diretta nonviolenta venisse fatta propria da un movimento di massa - che naturalmente si attenesse nel modo piu' rigoroso alla nonviolenza - essa potrebbe mettere in effettiva profonda difficolta' la macchina bellica almeno per quanto concerne la parte di essa dislocata nel territorio italiano.
Di seguito riportiamo alcuni materiali relativi all'iniziativa gia' diffusi nel 1999.
3. DOCUMENTAZIONE. PER L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA DELLE MONGOLFIERE DELLA PACE (ALCUNI MATERIALI GIA' DIFFUSI NEL 1999)
[Riportiamo qui ancora una volta (riprendendole da "La nonviolenza e' in cammino" n. 475 del 13 gennaio 2003, da cui e' tratta anche questa nota ntroduttiva) alcune parti della nostra "Guida pratica all'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace con cui bloccare i decolli dei bombardieri", che diffondemmo in migliaia di copie durante la guerra [dei Balcani nel 1999], opuscolo nel quale presentavamo il ragionamento, la sperimentazione e la proposta dell'azione diretta nonviolenta che per alcune ore blocco' i decolli dei bombardieri ad Aviano. Sottolineiamo ancora una volta che questa azione e' stata l'unica concepita e realizzata in Italia nel periodo della guerra del 1999 con lo scopo preciso di bloccare realmente con la forza della nonviolenza i decolli dei bombardieri, in una logica non simbolica o testimoniale ma concretamente operativa; l'esperienza condotta dimostra che la nonviolenza puo' fronteggiare efficacemente, e - se condotta da un numero adeguato di persone adeguatamente preparate - puo' mettere in scacco la piu' forte macchina bellica del mondo. E' un troppo grande dolore per noi non essere riusciti a persuadere di questo piu' che poche persone; fossimo stati capaci di spostare il movimento pacifista sulle posizioni della nonviolenza, e si fosse stati capaci di passare all'azione diretta nonviolenta a livello di massa, molte vite umane sarebbero state salvate]
Quattro regole di condotta obbligatorie per partecipare all'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace
I. A un'iniziativa nonviolenta possono partecipare solo le persone che accettano incondizionatamente di attenersi alle regole della nonviolenza.
II. Tutti i partecipanti devono saper comunicare parlando con chiarezza, con tranquillita', con rispetto per tutti, e senza mai offendere nessuno.
III. Tutti i partecipanti devono conoscere perfettamente senso e fini di questa azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace", vale a dire:
a) fare un'azione nonviolenta concreta:
- per impedire il decollo dei bombardieri;
- opporsi alla guerra, alle stragi, alle deportazioni, alle devastazioni, al razzismo;
- chiedere il rispetto della legalita' costituzionale e del diritto internazionale che proibiscono questa guerra;
b) le conseguenze cui ogni singolo partecipante puo' andare incontro (possibilita' di fermo e di arresto), conseguenze che vanno accettate pacificamente e onestamente, ed alle quali nessuno deve cercare di sottrarsi.
IV. Tutti devono rispettare i seguenti principi della nonviolenza:
- non fare del male a nessuno (se una sola persona dice o fa delle stupidaggini, o una sola persona si fa male, la nostra azione diretta nonviolenta e' irrimediabilmente e totalmente fallita, e deve essere immediatamente sospesa);
- spiegare a tutti (amici, autorita', interlocutori, interpositori, eventuali oppositori) cosa si intende fare, e che l'azione diretta nonviolenta non e' rivolta contro qualcuno, ma contro la violenza (in questo caso lo scopo e' fermare la guerra, cercar di impedire che avvengano altre stragi ed atrocita');
- dire sempre e solo la verita';
- fare solo le cose decise prima insieme con il metodo del consenso ed annunciate pubblicamente (cioe' a tutti note e da tutti condivise); nessuno deve prendere iniziative personali di nessun genere; la nonviolenza richiede lealta' e disciplina;
- assumersi la responsabilita' delle proprie azioni e quindi subire anche le conseguenze che ne derivano;
- mantenere una condotta nonviolenta anche di fronte all'eventuale violenza altrui.
Chi non accetta queste regole non puo' partecipare all'azione diretta nonviolenta, poiche' sarebbe di pericolo per se', per gli altri e per la riuscita dell'iniziativa che e' rigorosamente nonviolenta.
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Possibili conseguenze penali per chi promuove e per chi partecipa all'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace"
- Chi promuove, propaganda, sostiene ed invita a realizzare l'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" puo' essere incriminato per Istigazione a delinquere, reato previsto e punito dall'art. 414 del Codice Penale.
La pena prevista e' da uno a cinque anni di reclusione; l'arresto e' facoltativo in flagranza (vale a dire che si puo' essere effettivamente arrestati); sono consentite le misure cautelari personali (compresa la carcerazione preventiva); la procedibilita' e' d'ufficio.
- Chi esegue o tenta di eseguire l'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" puo' essere incriminato per Attentato alla sicurezza dei trasporti, reato previsto e punito dall'art. 432 del Codice Penale.
Anche per questa fattispecie di reato la pena prevista e' da uno a cinque anni di reclusione; l'arresto e' facoltativo in flagranza (vale a dire che si puo' essere effettivamente arrestati); sono consentite le misure cautelari personali (compresa la carcerazione preventiva); la procedibilita' e' d'ufficio.
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Una breve descrizione della nostra proposta (del 15 aprile 1999, diffusa all'assemblea nazionale del movimento per la pace a S. Maria degli Angeli, aprile 1999)
- Passare dalla testimonianza dell'orrore e dell'impotenza all'azione diretta nonviolenta: aggiungere alle manifestazioni locali diffuse ed alle manifestazioni nazionali, una pratica concreta di specifica lotta nonviolenta che contrasti direttamente la macchina bellica; qualificare l'impegno pacifista nel senso della concretezza e dell'intervento diretto nel conflitto con le tecniche della nonviolenza.
- Una proposta di azione diretta nonviolenta: qui in Italia concretamente occorre fermare i bombardieri, che appunto partono dall'Italia; si puo' fermarli al decollo, che e' l'unico momento in cui cio' e' realmente possibile con mezzi nonviolenti (e quindi senza provocare pericoli per la vita di alcuno); l'idea e' di cercare di farlo invadendo lo spazio aereo circostante e sovrastante le basi da cui partono i raid; e di invadere questo spazio aereo con mongolfiere di carte e palloncini gonfiati ad elio con appesi festoni e striscioni con motti pacifisti, e fogli di alluminio o piccoli elementi metallici - fil di ferro e simili - che possano essere di disturbo sia alla visibilita', sia per gli apparecchi elettronici militari di guida dei decolli e di controllo dello spazio aereo.
- Solo con la nonviolenza si puo' contrastare efficacemente la guerra: l'iniziativa deve essere rigorosamente nonviolenta, e non prestare il fianco ne' ad equivoci, ne' a strumentalizzazioni e falsificazioni; l'iniziativa deve essere visibile, creativa, facilmente comprensibile e tale da poter essere accolta e diffusa da tutti, ed altresi' dai mass-media, senza che ne venga distorto il significato, che e' semplicemente quello di cercar di impedire i bombardamenti, di essere una iniziativa per cercar di fermare la guerra, le stragi, le deportazioni; questa iniziativa ha una vera possibilita' di efficacia concreta; ci sembra anche che essa sia riproducibile su ampia scala (perche' e' economica - i materiali usati sono di poco costo -; perche' e' facile da realizzare da parte di chiunque; perche' non implica pericoli ne' per se' ne' per altri); infine tale iniziativa puo' dimostrare a nostro avviso che con la nonviolenza si puo' intervenire concretamente ed efficacemente nel conflitto, e contrastare realmente i bombardamenti; per quelli di noi che sono "amici della nonviolenza" la realizzazione di questa iniziativa ed il suo successo nel bloccare od ostacolare il decollo dei bombardieri sia pure per poche ore, sarebbe un forte argomento a sostegno della tesi che la nonviolenza, con la sua carica di creativita' ed amore, puo' essere piu' forte anche dei piu' giganteschi e feroci apparati di morte e di distruzione...
- Per concludere: l'opposizione alla guerra deve essere fatta su posizioni limpide e che vadano alla radice; ergo a noi pare che l'opposizione alla guerra debba essere rigorosamente nonviolenta...
- Alcuni suggerimenti pratici: Una iniziativa nonviolenta richiede che si comunichi preliminarmente alle autorita' cosa si intende fare; richiede che i partecipanti siano addestrati alla nonviolenza e si attengano strettamente ad essa, e siano disposti a subire le conseguenze anche giudiziarie del loro gesto; richiede che in nessun caso si faccia del male ad alcuno; richiede una condotta limpida e coerente ed una disponibilita' ad accettare le sofferenze che il proprio impegno richiede; noi sconsigliamo che ad azioni dirette nonviolente partecipino persone non preparate e non informate, o che non accettino le regole condivise della condotta nonviolenta.
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Modello di cartellino di riconoscimento da indossare durante l'azione diretta nonviolenta
Premessa: e' indispensabile che tutti coloro che sono presenti all'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace indossino sugli abiti (attaccandolo con lo scotch in posizione visibile sul petto) un cartellino di riconoscimento: esso costituisce un elemento di responsabilizzazione personale e collettiva, ed un elemento di rassicurazione per tutti (quindi anche per i mass-media, le forze dell'ordine, gli interlocutori, gli eventuali oppositori dell'iniziativa) poiche' tutti sanno perfettamente chi hanno di fronte.
Noi proponiamo due possibili qualifiche sul cartellino: "partecipante", ovvero persona che concretamente partecipa al lancio delle mongolfiere e quindi si assume anche il rischio della denuncia, del fermo e dell'arresto; ed "osservatore", ovvero persona che non partecipa al lancio delle mongolfiere, ed il cui ruolo e' unicamente quello di osservare lo svolgimento degli eventi, di essere imparziale testimone, di contribuire con la sua sola presenza osservante a rasserenare tutti ed a garantire la denuncia di tutte le violenze ed i soprusi che dovessero eventualmente verificarsi (ed a tal fine e' utile che gli osservatori abbiano anche macchine fotografiche, videocamere, registratori).
Proponiamo il seguente modello di cartellino di riconoscimento:
Luogo e data
Azione diretta nonviolenta per la pace e la legalita' costituzionale
Nome e cognome:
Qualifica:
Firma del movimento promotore dell'iniziativa
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Sulla necessita' dei training nonviolenti
Sottolineiamo che e' indispensabile che chi vuole partecipare all'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace abbia precedentemente partecipato ad almeno un ciclo di incontri di addestramento alla nonviolenza.
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Schema di richiesta di autorizzazione
Al Sindaco del Comune di ...; al Segretario Comunale; al dirigente dell'Ufficio Tecnico Comunale; al dirigente della Polizia Municipale; a tutti i consiglieri comunali di ...; al Prefetto di ...; al Questore di ...; al Presidente della Provincia di ...; al Comandante della Stazione Carabinieri di ...; al Ministro della Difesa; al Ministro dei Trasporti; al Ministro dell'Interno; al Ministro degli Affari Esteri; e per opportuna conoscenza: al Comandante della base Nato di ...; al Presidente del Consiglio dei Ministri
Oggetto: richiesta di autorizzazione per realizzare a ... a partire dal giorno ... una azione diretta nonviolenta denominata "mongolfiere per la pace" consistente nell'innalzamento di mongolfiere di carta, di palloncini gonfiati ad elio e di aquiloni con appesi festoni di carta con motti umanitari e pacifisti, striscioni di leggere stoffe, corti fogli di alluminio; lancio di mongolfiere che ha lo scopo di invadere lo spazio aereo circostante e sovrastante la pista di decollo delle basi da cui partono i bombardieri che stanno provocando devastazioni e stragi in Jugoslavia, con l'intento di impedire il decollo dei bombardieri cosi' impedendo l'esecuzione dei bombardamenti stragisti (bombardamenti illegali e criminali ai sensi della Costituzione della Repubblica Italiana, dello Statuto dell'Onu e dello Statuto della Nato).
Egregi signori,
con la presente il sottoscritto ..., nato a ... il ... e residente in ..., a nome di ...,
fa richiesta di autorizzazione
per realizzare a ... a partire dal giorno ... una azione diretta nonviolenta denominata "mongolfiere per la pace" consistente nell''nnalzamento di mongolfiere di carta e di palloncini gonfiati ad elio con appesi festoni di carta con motti umanitari e pacifisti, striscioni di leggere stoffe, corti fogli di alluminio; lancio di mongolfiere che ha lo scopo di invadere lo spazio aereo circostante e sovrastante la pista di decollo delle basi da cui partono i bombardieri che stanno provocando devastazioni e stragi in Jugoslavia, con l'intento di impedire il decollo dei bombardieri cosi' impedendo l'esecuzione dei bombardamenti stragisti (bombardamenti illegali e criminali ai sensi della Costituzione della Repubblica Italiana, dello Statuto dell'Onu e dello Statuto della Nato).
Si sottolinea il fatto che tale iniziativa sara' rigorosamente nonviolenta, che non si offendera' nessuno, non si fara' del male a nessuno, si accetteranno tutte le conseguenze della propria condotta, accettando nonviolentemente quindi le decisioni ed i provvedimenti che le autorita' dovessero prendere nei confronti dei nonviolenti che partecipano all'iniziativa (compreso il fermo e l'arresto), ed a tal fine vi invio in allegato i seguenti documenti (che formano parte integrante di questa richiesta; documenti che vi pregherei di leggere con attenzione, ed in relazione a cui vi sarei grato di comunicarmi eventuali vostri pareri e commenti):
1. testo del nostro Appello all'azione diretta nonviolenta per bloccare i decolli dei bombardieri;
2. testo delle nostre Regole di condotta obbligatorie per partecipare all'iniziativa nonviolenta delle mongolfiere per la pace (testo la cui accettazione incondizionata sara' da noi richiesta a tutte le persone che vorranno partecipare o assistere all'iniziativa nonviolenta stessa);
3. testo della nostra Lettera aperta a tutto il personale delle basi aeree da cui partono i bombardamenti sulla Jugoslavia.
In attesa di riscontro alla presente richiesta si comunica l'intendimento di realizzare comunque tale azione diretta nonviolenta a partire dalla data del ..., iniziativa finalizzata a cercar di salvare delle vite umane, a contrastare la guerra, ed a difendere il diritto internazionale e la legalita' costituzionale, in particolare gli articoli 11 e 78 della nostra legge fondamentale che il governo italiano ha sciaguratamente violato.
Restando in attesa di un vostro sollecito riscontro, al nostro recapito postale o piu' tempestivamente al nostro numero telefonico e fax ...,
e restando altresi' a disposizione per ogni opportuno chiarimento o comunicazione,
vogliate gradire distinti saluti ed auguri di ogni bene,
Firma
luogo e data
*
Lettera aperta al personale delle basi Nato
Lettera aperta a tutto il personale delle basi aeree da cui partono i bombardamenti sulla Jugoslavia in cui si enuncia il senso e il fine dell'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" con cui cercheremo di impedire il decollo dei bombardieri che stanno provocando stragi in Jugoslavia, e si invita a far prevalere le ragioni dell'umanita' e della legalita'
Egregi signori,
con questa lettera aperta, nell'impossibilita' di farlo singolarmente, vi informiamo della nostra intenzione di realizzare un'azione diretta nonviolenta consistente nel tentativo di invadere con delle piccole mongolfiere lo spazio aereo sovrastante e circostante le basi da cui si levano in volo gli aerei impegnati nei bombardamenti che stanno massacrando le popolazioni della Jugoslavia; con tale tentativo cerchiamo di impedire che gli aerei assassini decollino, e quindi speriamo di riuscire a salvare delle vite umane, le vite di coloro che le bombe ed i missili scagliati dai bombardieri Nato stanno appunto sopprimendo.
Vi preghiamo pertanto di tener conto di questa nostra iniziativa e di rinunciare a far decollare i bombardieri.
Cercando di impedire i bombardamenti, con questa nostra iniziativa nonviolenta intendiamo anche:
1. fare appello alla vostra coscienza di esseri umani;
2. impedirvi di essere corresponsabili degli omicidi causati dai bombardamenti;
3. proporvi di rifiutare di partecipare ad una guerra assolutamente fuorilegge sia in relazione alle basi stesse del diritto internazionale, sia in relazione agli accordi e le norme dell'alleanza atlantica;
4. con particolar riferimento a quanti di voi sono cittadini italiani (e comunque tutti vi trovate in territorio italiano), vi richiamiamo altresi' al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana, che vi proibisce di prender parte a questa guerra che in base alla nostra Costituzione e' illegale (cfr. art. 11 Cost.).
Abbiamo voluto scrivervi questa lettera perche' vi sia chiaro che non abbiamo alcuna intenzione di nuocere alle vostre persone, e che anzi la nostra iniziativa nonviolenta finalizzata ad impedire, se possibile, il decollo dei bombardieri e quindi le stragi, ha anche la funzione di aiutarvi a veder chiaro in questa terribile situazione e nella vostra stessa coscienza, di aiutarvi a far prevalere la vostra umanita', di pregarvi di non volervi macchiare di crimini efferati.
Un fraterno saluto di pace.
*
Lettera aperta ai responsabili delle basi Nato
Al responsabile della base di ... da cui decollano i bombardieri stragisti
Egregio signore,
come le e' gia' noto, a partire dal pomeriggio del ... eseguiremo l'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace", con le quali invaderemo lo spazio aereo circostante e sovrastante la base di ... posta sotto la sua responsabilita', per impedire cosi' il decollo dei bombardieri che portano devastazione e morte in Jugoslavia.
La preghiamo pertanto di soprassedere ai decolli dei bombardieri finche' lo spazio aereo sara' ingombrato dalle nostre mongolfiere di carta, dai nostri palloncini gonfiati ad elio, dai nostri aquiloni di carta.
A onor del vero la preghiamo anche, e qui le parliamo da esseri umani ad essere umano, di cessare definitivamente di far decollare i bombardieri che portano devastazione e morte su popolazioni innocenti, che non sono certo responsabili dei crimini dei loro governanti.
E la preghiamo anche di desistere dai bombardamenti, nella nostra qualita' di cittadini italiani, e lei e' ospite del nostro paese, quindi alle nostre leggi deve obbedienza: lei sa, o dovrebbe sapere, che la legge fondamentale dello Stato italiano, la Costituzione della Repubblica Italiana, proibisce all'Italia di avallare o partecipare ad una guerra come questa: illegale secondo la nostra Costituzione (art. 11), illegale secondo i principi del diritto internazionale, illegale secondo la Carta delle Nazioni Unite, illegale secondo lo stesso Statuto della Nato.
Come lei sa, sciaguratamente il nostro governo ha violato la nostra Costituzione, ma questo non rende inefficace la Costituzione della Repubblica Italiana, semplicemente rende fuorilegge il governo che l'ha violata.
Quindi, dal profondo del cuore la preghiamo: desista dal contribuire al protrarsi di stragi, desista da una guerra illegale e criminale. Ascolti la voce delle leggi scritte e delle leggi non scritte che illuminano la sua coscienza di essere umano.
Vorremmo infine che lei fosse certo che la nostra e' un'iniziativa rigorosamente nonviolenta: non nutriamo odio per nessun essere umano, non vogliamo far del male a nessun essere umano. Ci sta a cuore anche l'incolumita' sua e dei suoi uomini.
Un fraterno saluto di pace.
*
"Ma abbiamo il dovere di farlo"
Cercar di salvare delle vite umane e di difendere la legalita' costituzionale attraverso l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere che bloccano i bombardieri puo' costare dieci anni di reclusione. Ma abbiamo il dovere di farlo.
Sabato primo maggio [1999] ad Aviano sono stato denunciato per istigazione a delinquere (art. 414 C. P., che prevede da uno a cinque anni di reclusione) e per attentato alla sicurezza dei trasporti (art. 432 C. P., che prevede anch'esso da uno a cinque anni di reclusione).
Il motivo: aver proposto ed aver cercato di fermare il decollo dei bombardieri Nato che dalle basi italiane portano devastazione e morte alle popolazioni della Jugoslavia.
Ed aver proposto ed aver cercato di farlo con l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace, ovvero invadendo lo spazio aereo circostante e sovrastante le basi Nato con mongolfiere di carta, palloncini gonfiati ad elio, aquiloni.
Ed averlo proposto, ed aver cercato di farlo, per cercar di salvare qualche vita umana, per oppormi a una guerra illegale e criminale, per difendere il diritto internazionale e la Costituzione della Repubblica Italiana che il governo ha sciaguratamente violato.
Ebbene, continuo ad essere convinto che sia dovere di ogni cittadino italiano difendere la legalita' costituzionale ed opporsi ad una guerra fuorilegge; continuo ad essere convinto che sia dovere di ogni essere umano cercar di salvare altre vite umane; continuo ad essere convinto che impedire con un'azione diretta nonviolenta il decollo dei bombardieri stragisti sia azione legittima e giusta.
E quindi continuero' a proporre di farlo a tutte le persone di volonta' buona; e quindi continuero' a cercare di farlo. Con la nonviolenza, senza fare del male a nessuno, con le mongolfiere per la pace.
4. PROFILI. IRENE BERTAZZO: AUNG SAN SUU KYI
[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it
Irene Bertazzo, "avvocato... ma sta cercando di uscire dal tunnel del diritto. Diplomata in pianoforte, vorrebbe sperimentare l'arte dell'insegnare ai bambini. Appassionata di libri, arte, giardinaggio e tutto cio' che e' vivo e colorato. In una radio locale (Radio Cooperativa) ha partecipato a varie rubriche; attualmente e' autrice della rubrica Grandi donne: storie di donne nella storia".
Aung San Suu Kyi, figlia di Aung San (il leader indipendentista birmano assassinato a 32 anni), e' la leader nonviolenta del movimento democratico in Myanmar (Birmania) ed ha subito una durissima persecuzione da parte della dittatura militare; nel 1991 le e' stato conferito il premio Nobel per la pace. E' stata liberata pochi mesi fa dopo una lunghissima detenzione. Opere di Aung San Suu Kyi: Libera dalla paura, Sperling & Kupfer, Milano 1996, 2005; Lettere dalla mia Birmania, Sperling & Kupfer, Milano 2007; La mia Birmania, Corbaccio, Milano 2008, Tea, Milano 2010]
Aung San Suu Kyi (Rangoon 1945 - vivente).
"Quelli di noi che hanno deciso di lavorare per la democrazia in Birmania, lo hanno fatto convinti che il pericolo di difendere apertamente i diritti umani fondamentali in uno stato repressivo fosse preferibile alla sicurezza di una vita sottomessa in servitu'" (Aung San).
Aung San Suu Kyi, birmana, icona della nonviolenza e della pace, e' figlia del generale Aung San che nel 1947 negozio' l'indipendenza della Birmania dal Regno Unito e venne ucciso in quello stesso anno, e di Khin Kyi, la quale, nominata ambasciatrice birmana in India, nel 1960 lascio' il suo Paese assieme alla figlia. "Per me mia madre rappresentava integrita', coraggio e disciplina. Aveva un cuore molto generoso. Ma la sua vita non era stata facile. Penso che sia stato molto arduo per lei coniugare famiglia e lavoro dopo la morte di mio padre".
Aung San, quindi, grazie alla madre, riesce a frequentare le migliori scuole indiane e successivamente inglesi, tanto che nel 1969 termina gli studi di Filosofia, Scienze Politiche ed Economiche ad Oxford. Successivamente lavora come assistente segretaria per il Comitato di consulenza per le questioni amministrative e finanziarie del segretario delle Nazioni Unite a New York. Nel 1972 diventa funzionario di ricerca presso il ministero degli Esteri del regno del Bhutan e sposa Michael Aris, inglese, buddista, studioso di cultura tibetana, dal quale avra' due figli: Alexander, nato a Londra nel 1973, e Kim, nato a Oxford nel 1977.
Anche Aung San e' una buddista, "buddista theravada": "certo, sono di religione buddista, e mi ispiro a tutti i principi buddisti che ho assorbito fin da piccola... ma la ragione principale per cui sono contraria alla violenza e' perche' ritengo che perpetuerebbe la tradizione di cambiare la situazione politica con la forza delle armi".
Mentre Aung San e' lontana dalla Birmania, nel 1974, il governo militare birmano dichiara la legge marziale ed entra in vigore una nuova costituzione che trasferisce i poteri dalle forze armate a Ne Win, che diventa presidente della Repubblica socialista di Birmania. Nel marzo del 1988, piccoli gruppi di studenti birmani scendono per le strade di Rangoon chiedendo drastici cambiamenti politici, osano sfidare la dittatura di Ne Win e le conseguenze sono prevedibili: in un solo incidente quaranta studenti feriti muoiono soffocati in una camionetta della polizia. Alla fine di marzo Aung San viene informata che sua madre ha avuto un grave attacco di cuore, quindi si imbarca, con il marito, nel primo aereo per Rangoon e fa ritorno in Birmania, dopo 14 anni di lontananza, per starle vicino. Nel giro di cinque mesi si ritrova coinvolta in una rivoluzione nazionale che ruota intorno a lei come leader principale e che vede il Paese cominciare a manifestare pacificamente contro il regime militare. Al capezzale di sua madre, la gente va per parlarle della grave situazione politica ed economica.
Il 23 luglio, il generale Ne Win annuncia il proprio ritiro dal partito e indice un referendum. La popolazione e' elettrizzata da questa prospettiva, ma i membri del partito di Ne Win si oppongono alla sua richiesta. E poi, una data su tutte: l'8 agosto 1988. Centinaia di migliaia di manifestanti si riuniscono pacificamente per le strade di tutto il paese, chiedendo che il disastroso regime monopartitico di Ne Win venga sostituito da un governo civile democraticamente eletto. Migliaia si inginocchiano davanti ai soldati dicendo loro "vi vogliamo bene; siete i nostri fratelli; vogliamo solo la liberta'; voi siete l'esercito popolare; venite dalla nostra parte". I soldati fedeli al dittatore aprono il fuoco sulla folla di dimostranti disarmati. Migliaia le vittime, piu' ancora di quelle che un anno dopo avrebbero insanguinato piazza Tienanmen in Cina.
Con un memorabile discorso alla pagoda di Shwedagon, davanti a mezzo milione di persone, il 26 agosto del 1988, Aung San entra in politica: "In quanto figlia di mio padre, non potevo restare indifferente di fronte a tutto cio' che sta accadendo". Lancia quella che definisce la "seconda battaglia per l'indipendenza nazionale" e fonda la National League for Democracy (Nld); la sua casa diventa il quartier generale di coordinamento del partito e della lotta nonviolenta contro la dittatura.
Per tentare di mettere a tacere le manifestazioni a favore della democrazia, l'esercito birmano uccide per le strade circa 3.000 persone tra studenti, monaci buddisti e civili. La giunta militare dichiara la legge marziale mettendo in atto la State Law and Order Restoration (Slorc): chiunque infrange la legge puo' essere condannato alla pena capitale, all'ergastolo o a un minimo di tre anni di lavori forzati. Ma Aung San non si scoraggia e continua a viaggiare, a tenere discorsi pubblici per tutto il paese, incoraggiando le persone a difendere i propri diritti nonostante il timore delle persecuzioni, e a praticare la disobbedienza civile contro le "leggi ingiuste".
"Ho sempre detto che devono imparare sul serio a mettere in dubbio chi ordina loro di fare cose contrarie alla giustizia e alle leggi vigenti. Di chiedere: in base a quale legge mi costringe a fare questa cosa? Che diritto ha di farmi fare questo? La gente deve fare domande, non limitarsi ad accettare tutto supinamente".
Nel luglio del 1989, lo Slorc le offre la possibilita' di lasciare il paese, se vuole, a condizione di rimanere in esilio, ma lei e' determinata a restare in Birmania e cosi' viene messa agli arresti domiciliari. Quando il suo partito, l'anno successivo, ottiene una vittoria decisiva con 392 seggi su 485, lo Slorc annulla le elezioni e arresta gran parte degli eletti.
Nel 1989 e nel 1990 il "New York Times" denuncia la deportazione di piu' di cinquecentomila cittadini birmani dai grandi centri urbani verso citta' infestate da epidemie.
Durante gli arresti domiciliari, cominciati con il vero e proprio taglio della linea telefonica: "sono partita dall'idea che dovevo essere molto disciplinata e darmi degli orari fissi... mi svegliavo alle 4,30 e meditavo per un'ora. Poi ascoltavo la radio all'incirca un'ora e mezzo. Quindi c'erano gli esercizi, seguiti da un po' di lettura e poi il bagno. A quel punto mi dedicavo agli impegni in programma per la giornata tra lettura, pulizia, cucito o altro... avevo un televisore noleggiato con un videoregistratore... (e la corrispondenza?)rimasi in contatto con la mia famiglia per circa un anno, fino al maggio del 1990. Ma smettere fu una mia scelta (per la spesa)... c'era una ragazza, veniva tutte le mattine e mi faceva la spesa...".
Le sue riserve economiche sono talmente esigue che le bastano appena a comperarsi qualcosa da mangiare; comincia a perdere i capelli e certe volte e' troppo debole per alzarsi dal letto.
Sempre durante gli arresti domiciliari, Aung San vince i premi Rafto, Sacharov (per la liberta' di pensiero) e il Nobel per la pace, e con i soldi del premio (1,3 milioni di dollari) crea un fondo per la salute e l'istruzione a favore del popolo birmano: "il primo pensiero e' stato che la gente si sarebbe interessata maggiormente alla nostra causa per la democrazia, ma penso anche a tutti i miei colleghi che hanno sofferto molto piu' di me e che non hanno ricevuto un analogo riconoscimento. Il mio valore deriva in realta' dal coraggio e dalle sofferenze di molti, molti altri".
Nel 1995 le vengono revocati gli arresti, ma rimane comunque in uno stato di semiliberta'. Non puo' lasciare il paese ed i suoi familiari, che sono rimasti in Inghilterra, non possono visitarla; nemmeno suo marito, quando gli viene diagnosticato il cancro, potra' andare in Birmania e morira' senza rivederla.
Durante la "pausa" dagli arresti, dall'ottobre del 1995 al giugno del 1996, Aung San, davanti ai cancelli della sua casa, tiene i suoi "discorsi domenicali" davanti a diverse migliaia di persone che rischiano, ogni volta, di essere incarcerate. Ma Aung San non si lascia intimorire e continua a praticare il dialogo e la nonviolenza: continua, infatti, ad auspicare un dialogo tra lo Slorc che l'ha arrestata, e il movimento democratico; invita gli imprenditori stranieri che stanno valutando l'ipotesi di investire in Birmania ad attendere il ritorno della democrazia.
Continue sono le manifestazioni di appoggio ad Aung San. Nel 2000, lo Slorc trattiene per nove giorni tutti i partecipanti di un corteo. Inizia uno stillicidio di periodi di reclusioni (lunghe) e liberta' (brevissime).
Nel 2007 riesce a fare una breve apparizione al cancello della sua residenza e con le mani giunte rende omaggio ai monaci che marciano per la liberta' e i diritti umani. Nonostante il regime militare spari sui dimostranti, la folla di monaci affronta coraggiosamente i militari e continua a protestare pacificamente. Migliaia di persone vengono arrestate, interrogate e torturate.
Il 13 novembre 2010, finalmente, Aung San viene liberata e dopo dieci anni ha potuto sentire al telefono suo figlio piu' piccolo, ormai trentatreenne, ed il 23 novembre finalmente rivederlo.
"Ci vuole coraggio per levare gli occhi dalle proprie necessita' e per vedere la realta' del mondo intorno a se', una realta', come la Birmania, dove non ci sono diritti umani. Ci vuole ancora piu' coraggio per non voltare le spalle, per non farsi corrompere dalla paura. Non ti puoi aspettare di restar seduto senza agire e che la liberta' ti venga consegnata in mano. La nostra rivoluzione avra' successo solo quando tutti si renderanno conto di poter fare la propria parte. Coraggio di vedere, di sentire e di agire...".
Fonti bibliografiche: La mia Birmania (Aung San Suu Kyi in conversazione con Alan Clements), Tea 2010; Aung San Suu Kyi, Lettere dalla mia Birmania, Sperling & Kupfer 2007; Cecilia Brighi, Il pavone e i generali. Birmania: storie di un Paese in gabbia, Baldini Castoldi Dalai 2006; Aung San Suu Kyi, Libera dalla paura, Sperling & Kupfer 2005.
5. PROFILI. ADRIANA LANGTRY: VIOLETA PARRA
[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it
Adriana Langtry, "nata a Buenos Aires nel 1956, risiede a Milano dal 1977. Ha lavorato diversi anni nell'ambito informatico e della traduzione tecnica. Laureata in Letteratura Ispanoamericana all'Universita' Statale di Milano, ha scritto due saggi inediti: I simboli dell'immaginario nazionale nel romanzo argentino di fine '900, sulla letteratura argentina di fine millennio, e La presenza dell'universo poetico italiano nei romanzi di Antonio Dal Masetto, sullo scrittore italoargentino. Una recensione su questo scrittore intitolata Dal Masetto e la ricerca delle radici e' stata pubblicata dalla rivista letteraria 'Crocevia'. Ha pubblicato racconti e poesie (in spagnolo, in italiano e in una sorta di terza via espressiva nata dall'incrocio di entrambe le lingue) sulle riviste 'Pagine', 'El-Ghibli' ed altre riviste on-line. Fa parte della Compagnia delle Poete fondata dalla poeta italo-francese Mia Lecomte. Collabora inoltre col gruppo di artisti plastici dell'atelier Artcolle, Museo dell'arte del collage (Francia) fondato e diretto da Pierre Jean Varet, col quale ha pubblicato: L'art du collage a' l'aube du XXIeme siecle (ed. P. J. Varet, 2009) e L'art du collage dans tous ses etats (ed. P. J. Varet, 2009)".
Violeta Parra fu musicista, ricercatrice e interprete di canzoni della cultura popolare cilena, poetessa, pittrice, militante, figura esemplare dell'avventura e della dignita' dell'umanita' intera. Nata nel 1917 da padre professore di musica e madre contadina, sorella di Nicanor, si suicida nel 1967. Ha scritto Eduardo Galeano in Memoria del fuoco: "... quella cantante contadina, dalla voce flebile, che nelle sue canzoni provocatorie seppe celebrare i misteri del Cile. Violeta era peccatrice e piccante, amava la chitarra, le chiacchiere e l'innamoramento, e spesso, per ballare e fare la buffona, le si bruciavano le empanadas. 'Grazie alla vita, che mi ha dato tanto', canto' nella sua ultima canzone; e un sussulto d'amore la sbalzo' nella morte". Una raccolta di testi delle sue canzoni e': Violeta Parra, Canzoni, Newton Compton, Roma 1979]
Violeta Parra (San Carlos de Chillan (Cile) 1917 - Santiago 1967).
Autodidatta, di temperamento volitivo e talento artistico multiforme, Violeta Parra Sandoval nasce a San Carlos, paesino agricolo del sud del Cile. La sua infanzia, segnata dalla poverta', trascorre tra la capitale Santiago e le cittadine meridionali di Lautaro e Chillan dove il padre, professore di musica, e' costretto a spostarsi nella ricerca di un lavoro stabile. In quegli anni e' la madre Donna Clarisa, di origini contadine, a imporre ordine e autorita' tra i numerosi figli della coppia e a sostenere l'intera famiglia col suo lavoro di modista. La vita e' dura, e mentre il fratello maggiore e futuro poeta Nicanor Parra da' lezioni private, i piccoli capeggiati da Violeta formano un gruppo unito e guadagnano qualche soldo come lavapiatti o al cimitero, con le pulizie delle tombe. Ma non ci vorra' molto perche' la ragazzina, scoprendo il nascondiglio dove la madre nasconde la chitarra, impari a suonarla. Alla morte del padre il gruppo di fratellini e' ormai pronto per rendere produttivo il loro repertorio musicale. Violeta e sua sorella Hilda iniziano a cantare sui treni o nelle piazze. Mentre Eduardo e Roberto, raggiunti poi dalle ragazze, lavorano nei circhi ambulanti che attraversavano il mondo rurale. Finche' un giorno, verso i quindici anni, Violeta decide di cambiare vita. Lascia scuola e lavoro e parte verso la capitale dove il fratello maggiore sta studiando. Porta con se' gli abiti che indossa e la chitarra.
Il 1934 rivede la famiglia Parra installata a Santiago. I quattro fratelli cantano nei locali vicino alla stazione ferroviaria. Intonano i generi popolari dell'epoca: boleros, rancheras, corridos messicani, e la famosa cueca cilena. In uno di questi locali Violeta conosce il suo futuro marito Luis Cereceda e padre di Isabel e Angel, figli e continuatori della tradizione artistica materna.
Ma e' solo nel 1952 che si compie la svolta della sua vita. Fino a quel momento le esibizioni del duo formato da Hilda e Violeta non differivano molto dagli spettacoli folklorici dell'epoca. Repertori e travestimenti idealizzavano il mondo contadino, rivestendolo di una patina romantica fatta di stoffe inamidate e trucchi sofisticati. L'unica distinzione era nel timbro di voce di Violeta cosi' fuori dai canoni abituali. Un timbro acuto, graffiante, che scivolava facilmente nel lamento. Voce capace di spunti teneri e ironici, quando non grido lacerante. La svolta coincide con il ritorno dall'Inghilterra di suo fratello maggiore, che a quei tempi svolgeva una ricerca sulla poesia popolare cilena del XIX secolo. Sara' Nicanor a farle conoscere i generi poetici popolari e a spingerla a cercare la propria strada fuori dai percorsi battuti dal folklore tradizionale.
Violeta decide allora di mettersi in viaggio. Armata di quaderni, di penne e di un registratore, da sola o accompagnata dai figli percorre il paese alla ricerca delle radici musicali del suo popolo. Il suo obiettivo e' quello di raccogliere direttamente dalle voci dei vecchi contadini le miriadi di canzoni popolari che stavano per scomparire dalla memoria collettiva. Il suo sara' un appassionato lavoro di ricerca antropologica durante il quale riuscira' a recuperare negli anni le antiche tradizioni della sua terra. Eredita' che diventera' essenza e materia del suo divenire artistico ed esistenziale.
Dissoltosi il duo con Hilda, il suo repertorio viene modificato. Incorpora generi musicali appena riscoperti e inizia a comporre le proprie musiche e canzoni. Brani come La Jardinera, Casamiento de Negros, o il valzer Que' pena siente el alma la rendono presto famosa. E piu' si addentra nel lungo viaggio alla riscoperta delle radici piu' il suo aspetto esteriore diventa spartano, ed essenziale come la terra.
Minuta, vestita con semplicita', senza trucco, i lunghi capelli sul viso segnato dal vaiolo, la testa china sulla chitarra, Violeta canta da sola. E la sua parola e' come lei, diretta e senza fronzoli: "Io canto al modo di Chillan/ se ho da dire qualcosa/ e non prendo la chitarra/ per ottenere l'applauso/ Io canto la differenza/ che c'e' tra il vero e il falso/ altrimenti, non canto".
Piu' che mai agguerrita e fiera della sua impresa, l'artista iniziera' nel contempo quella che nella vita sara' una lotta senza tregua per ottenere riconoscimenti, sostegni e finanziamenti. Dovra' lottare contro gli ostacoli creati dalle burocrazie, contro l'insensibilita' di un certo pubblico e delle istituzioni competenti, contro la censura di chi tentera' di zittirla o d'ignorarla. La sua tenacia la portera' negli anni a bussare a molte porte, a scontrarsi con innumerevoli funzionari e a subire numerose sconfitte che, in qualche modo, finiranno anch'esse per logorarla.
Nel frattempo si e' vincolata all'elite intellettuale cilena. Pablo Neruda le dedica la poesia Elegía para cantar. Tiene concerti in diverse universita' e lavora alla radio come divulgatrice di musica folklorica. Nel 1955 e' premiata come la migliore folklorista dell'anno e invitata a Varsavia al Festival della Gioventu'.
Il viaggio in Europa segna una nuova tappa nella vita della musicista. Dopo la Polonia si trasferisce a Parigi dove inizia a lavorare nel locale notturno L'Escale. Le sue nuove amicizie la introducono nel mondo culturale francese. E' in questo ambiente che incontra Paul Rivet, antropologo e direttore del Musee de l'Homme, col quale registrera' nella Fonoteca Nazionale della Sorbonne musiche e canzoni della sua terra e il disco Cantos del Chile, per l'etichetta Le chant du monde.
Di ritorno in Cile si trasferisce a Concepcion, centro di grande fermento socio-culturale, dove nel 1957 e' assunta dall'universita' per eseguire una ricerca sulle tradizioni musicali. In questo periodo Violeta si dedica con la sua solita energia a comporre melodie per chitarra e al progetto, che vedra' la luce un anno dopo, per la fondazione del Museo Nazionale dell'Arte Folklorica. Nuovamente a Santiago finisce di scrivere Las Decimas Autobiograficas, poema scritto in uno dei generi poetici piu' popolari della tradizione orale ispanoamericana. E di li' a poco il suo eclettismo la portera' verso nuovi orizzonti nel campo delle arti plastiche.
Durante i postumi di un'epatite che nel 1959 l'obbliga a restare a letto Violeta inizia a tessere degli arazzi in iuta, a dipingere e successivamente a fare delle sculture. Negli arazzi di lana colorata l'artista riproduce gli stessi motivi recuperati dalla tradizione. "Gli arazzi sono come canzoni dipinte", dira' in un'intervista, "mi sforzo per mostrare negli arazzi la canzone cilena, le leggende, la vita della gente". Nello stesso anno partecipa alla Fiera delle Arti Plastiche. E nel 1964 sara' la prima donna latinoamericana a esporre in una mostra individuale al Museo delle Arti Decorative di Parigi.
Gli anni Sessanta segnano una nuova tappa nella vita dell'artista che coincide con l'incontro artistico e affettivo col musicologo svizzero Gilbert Favre', di diciannove anni piu' giovane. Impegnata nelle varie discipline artistiche Violeta tiene corsi di folklore, ceramica e pittura sia in Cile che in Argentina. Nel '62 parte per Helsinki insieme ai figli, invitata al Festival della Gioventu'. Finita la tournee europea Violeta si reinstalla a Parigi in una piccola stanza nel quartiere latino. Di sera si esibisce nei soliti locali. Di giorno, scrive, dipinge e tesse gli arazzi, poi esce alla ricerca di gallerie dove esporli.
Intanto Gilbert l'attende nella sua casa ginevrina dove Violeta si rechera' insieme ad Isabel e Angel. A Ginevra i Parra organizzano concerti folklorici. Ma subito dopo la cantante ritornera' a Parigi con il progetto titanico di esporre i suoi quadri al Dipartimento di Arti Decorative del Louvre. Mentre lavora senza tregua a questa nuova avventura incide per Arion una serie di canzoni di forte contenuto sociale, pubblicate postume nel 1971. Partecipa alla festa de L'Humanite' e scrive il libro Poesie populaire des Andes, che verra' pubblicato due anni dopo. Nell'aprile del '64 viene finalmente inaugurata la sua mostra personale. E poco dopo essere rientrata nel suo paese ritorna in Svizzera da Gilbert.
Nel frattempo il panorama musicale cileno e' in subbuglio. Nuovi fermenti stanno dando vita al movimento che verra' chiamato la Nueva Cancion Chilena. Voci come quella di Victor Jara, fondatore del gruppo Quilapayun, di Rolando Alarcon, del duo formato da Isabel e Angel Parra e i loro repertori di denuncia, scuotono ormai i vecchi canoni della musica popolare. Violeta decide di ritornare in Cile, e' il 1965.
A Santiago e' gia' in funzione La Pena de los Parra, cuore pulsante del nuovo movimento culturale. Luogo di raduno di artisti e intellettuali, ma anche della gente comune pronta a passare lunghe serate, fra chitarre, vino e empanadas, ascoltando le nuove voci del momento. Violeta si esibira' insieme ai figli e a Gilbert, che perfezionatosi nella quena, il flauto andino, fondera' poco tempo dopo il gruppo folklorico Los Jairas. E' in quel momento che inizia la gestazione dell'ultimo e titanico progetto della cantante: la creazione, alle porte di Santiago, di un grande Centro d'Arte Popolare capace di accogliere e diffondere il meglio del folklore latinoamericano.
Aguerrita come al solito, Violeta si tuffa in questa nuova impresa impegnando tutte le sue forze e le sue precarie economie. Intanto partecipa ai festival, incide diversi dischi, si esibisce alla radio e alla televisione. Il grande tendone La Carpa de la Reina verra' inaugurato a dicembre 1965. Lo stesso mese Gilbert parte definitivamente per la Bolivia.
Pochi giorni dopo Violeta ha un crollo depressivo dal quale sembra riprendersi velocemente. Dietro la Carpa ha costruito la sua abitazione, un monolocale di mattoni crudi, soffitto basso e pavimento in terra battuta. Tuttavia il progetto non riesce a decollare. Il pubblico e' scarso, i costi troppo alti. A giugno va a La Paz e invita Gilbert ed altri gruppi andini a suonare a Santiago. Qualche mese dopo Gilbert sposera' la sua giovane fidanzata boliviana.
La cantante continua a lavorare sodo, compone nuovi brani per l'lp in prossima uscita. Poesie per ogni stato affettivo, racconti d'amore, lotta, perdite, spunti ironici e rabbiosi: Volver a los diesiciete, Maldigo del alto del cielo, Mazurquica Modernica, l'intramontabile Gracias a la vida.
Il 5 febbraio 1967, sola nel suo monolocale, Violeta si toglie la vita. Il suo arduo lavoro da' voce e identita' al popolo cileno. E attraverso interpreti del calibro di Mercedes Sosa, Joan Baez, Inti Illimani la sua presenza ancora ci commuove.
Fonti, risorse bibliografiche, siti: Fernando Saez, La vida intranquila. Violeta Parra, biografía esencial, Ed. Sudamericana, 1999. Il sito ufficiale: www.violetaparra.cl Su YouTube: Decimas autobiografia in versi; Gracias a la vida.
6. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.
Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
7. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Mariastella Margozzi (a cura di), '50 - '60. La scultura in Italia. Opere dalle collezioni della Galleria nazionale d'arte moderna, Tivoli, 14 giugno - 4 novembre 2007, De Luca Editori d'Arte, Roma 2007, pp. 168.
- Mariastella Margozzi (a cura di), Ulisse. Scene da un viaggio. Dipinti di Pino Procopio. Museo Boncompagni Ludovisi per le arti decorative, il costume e la moda dei secoli XIX e XX, Roma, 18 ottobre - 30 novembre 2008, Paper's World, Bellante (Te) 2008, pp. 96.
- Giuseppe Muraca, Luciano Bianciardi. Uno scrittore fuori dal coro, Centro di documentazione di Pistoia, 2011, pp. 82, euro 15.
8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
9. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 515 del 4 aprile 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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