Nonviolenza. Femminile plurale. 313
- Subject: Nonviolenza. Femminile plurale. 313
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- Date: Sat, 2 Apr 2011 06:53:09 +0200 (CEST)
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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 313 del 2 aprile 2011
In questo numero:
1. L'Italia ripudia la guerra: il popolo italiano in piazza per la pace
2. Mao Valpiana: Settimo giorno di digiuno collettivo a staffetta "per opporsi alla guerra e al nucleare"
3. Si e' svolto il primo aprile a Viterbo un incontro di riflessione su "La cultura della nonviolenza"
4. Si e' svolto il primo aprile a Vetralla un incontro contro la guerra
5. Alessandra Cislaghi: Simone Weil
6. Giancarla Codrignani: Adriana Zarri
7. Francesca Viscone: Renate Siebert
1. EDITORIALE. L'ITALIA RIPUDIA LA GUERRA: IL POPOLO ITALIANO IN PIAZZA PER LA PACE
Oggi a Roma ed in molte altre citta' italiane il popolo italiano scendera' nelle piazze e nelle strade per chiedere allo stato italiano di rispettare la Costituzione della Repubblica Italiana, di rispettare la legge fondamentale del nostro paese che proibisce all'Italia di partecipare alla guerra afgana cosi' come alla guerra libica, poiche' "L'Italia ripudia la guerra".
Oggi il popolo italiano scendera' nelle piazze e nelle strade per chiedere allo stato italiano di rispettare la legalita' e la democrazia, di rispettare il diritto alla vita di ogni essere umano.
Oggi il popolo italiano scendera' nelle piazze e nelle strade per chiedere allo stato italiano di riconoscere che vi e' una sola umanita', di cui tutti gli esseri umani fanno parte.
Oggi il popolo italiano scendera' nelle piazze e nelle strade per chiedere allo stato italiano di ripudiare la guerra e il razzismo.
Solo la pace salva le vite.
Vi e' una sola umanita'.
Tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.
2. INIZIATIVE. MAO VALPIANA: SETTIMO GIORNO DI DIGIUNO COLLETTIVO A STAFFETTA "PER OPPORSI ALLA GUERRA E AL NUCLEARE"
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]
Si e' concluso il sesto giorno ed inizia il settimo del digiuno collettivo a staffetta "per opporsi alla guerra e al nucleare".
Si stanno moltiplicando le iniziative nonviolente e cresce il numero delle persone che aderiscono e partecipano con un giorno di digiuno.
Ogni giorno che passa, anche ai piu' distratti o agli indifferenti appare sempre piu' evidente che la nuova guerra scatenata in Libia anziche' lenire le sofferenze dei deboli e delle vittime, le aggrava.
Ogni giorno che passa la situazione in Giappone e a Fukushima appare sempre piu' catastrofica, irrimediabile, fuori controllo.
La guerra e il nucleare proiettano un'ombra di morte sull'umanita'.
Ieri, sulla guerra, scrivevamo: "Anziche' fermare le stragi, le aumenta. Anziche' indebolire il dittatore, lo rafforza. Anziche' disarmare i combattenti, li riarma".
Oggi constatiamo:
- Anziche' fermare le stragi, le aumenta. Ci sono stati 40 morti civili a Tripoli per le bombe. Anche la Nato ha aperto un'inchiesta. Fonte: Rai News.
- Anziche' indebolire il dittatore, lo rafforza. Le truppe di Gheddaffi si sono riorganizzate e stanno riconquistando le postazioni perse, i ribelli in arretramento. Fonte: tutti i tg europei.
- Anziche' disarmare i combattenti, li riarma. I rivoltosi libici sono stati armati dalla Francia. Fonte: "Internazionale". Anche Obama sta pensando di armare i ribelli. Fonte: tutte le agenzie di stampa.
Il digiuno collettivo a staffetta prosegue.
*
Di seguito l'elenco dei digiunanti, aggiornato alle ore 19 del primo aprile 2011.
Hanno finora aderito nei giorni scorsi: Mao Valpiana (Verona), Caterina Del Torto (Ferrara - Verona), Elisabetta Pavani (Ferrara), Raffaella Mendolia (Mestre - Venezia), Sergio Paronetto (Verona), Daniele Lugli (Ferrara), Maddalena Soffi (Verona), Domenico Letizia (Caserta), Alessandro Pizzi (Viterbo), Luca Giusti (Genova), Massimiliano Pilati (Trento), Piercarlo Racca (Torino), Angela Dogliotti Marasso (Torino), Enrico Peyretti (Torino), Rocco Pompeo (Livorno), Caterina Bianciardi (Livorno), Mirella Martini (Mestre - Venezia), Vincenzo Benciolini (Verona), Gabriella Falcicchio (Bari), Albachiara Orlando e Stefano Daga (Oristano), Gavina Galleri (Cagliari), Giovanni e Graziella Ricchiardi (Torino), Mira Mondo (Condove - Torino), Claudia Pallottino e Massimiliano Brignone (Torino), Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi), Pier Cesare Bori (Bologna), Marzia Manca (Cagliari), Tommaso Gradi (Ferrara), Laura Cappellari (Pedavena - Verona), Aurora Bedeschi (Ferrara), Marco Baleani (Gubbio), Silvana Valpiana (Verona), Claudia Capra (Brescia), Paolo Predieri (Brescia), Adriano Moratto (Brescia), Anna Zonari (Ferrara), Tiziana Valpiana (Verona), Marina Nardovino (Verona), Carmine Buro (Prato), Pietro Del Zanna (Poggibonsi), Pierpaolo Loi (Monserrato - Cagliari), Raffaele Ibba (Cagliari), Maria Erminia Satta (Tempio Pausania), Andrea Zanetti (Orvieto).
Proseguono sabato 2 aprile Lucia Agrati (Roma), Claudia Bernacchi (Padova), Marzia Manca (Cagliari); domenica 3 aprile Maria Elena Sulis (Cagliari), Ignazio Carta (Cagliari); Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi) porteranno avanti il digiuno a staffetta, alternandosi, fino alla fine della guerra.
3. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL PRIMO APRILE A VITERBO UN INCONTRO DI RIFLESSIONE SU "LA CULTURA DELLA NONVIOLENZA"
Venerdi' primo aprile a Viterbo, presso la sede del "Centro di ricerca per la pace", si e' svolto un incontro di riflessione su "La cultura della nonviolenza".
Nel corso dell'incontro e' stato altresi' nuovamente espresso un persuaso impegno contro la guerra e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
4. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL PRIMO APRILE A VETRALLA UN INCONTRO CONTRO LA GUERRA
La sera di venerdi' primo aprile si e' svolto a Vetralla un incontro di riflessione contro la guerra, per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
All'incontro ha preso parte il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo.
5. PROFILI. ALESSANDRA CISLAGHI: SIMONE WEIL
[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it
Alessandra Cislaghi si e' laureata in Filosofia a Torino e ha conseguito il dottorato a Roma; e' stata borsista presso l'"Institut fur Hermeneutik" dell'Universita' di Tubingen. Attualmente e' ricercatrice confermata presso la Facolta' di Scienze della Formazione dell'Universita' degli Studi di Trieste, dove insegna Filosofia Teoretica. La sua attivita' di ricerca e' rivolta alle tematiche di confine tra filosofia e teologia all'interno del dibattito contemporaneo. Si e' anche interessata alla questione del femminile. Fra le ultime pubblicazioni: Parresia. Risposta alla lettera ai cristiani di Roberta de Monticelli, Mimesis, Milano 2008.
Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil. Biografia di un pensiero, Garzanti, Milano 1981, 1990; Eadem, Simone Weil. Una donna assoluta, La Tartaruga edizioni, Milano 1991, 2009; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna 1997; Eadem, Simone Weil. Un'intima estraneita', Citta' Aperta, Troina (Enna) 2006; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994]
Simone Weil (Parigi 1909 - Ashford, 1943).
Simone Weil e' stata una filosofa, innamorata del pensiero greco; una combattente per la giustizia e il rispetto della dignita' umana, appassionata all'idea di Dio, cui corrispondere senza limiti confessionali.
Nacque in seno a una colta famiglia ebrea non praticante. Fu una tra le prime donne ad avere accesso ai corsi del celebre filosofo Alain. Un'altra Simone, la De Beauvoir, ricorda d'averla incontrata alla Sorbona: quella ragazza diciassettenne si distingueva per la reputazione dell'intelligenza e per il bizzarro abbigliamento; ma ancor piu' delle doti filosofiche, fecero impressione i suoi singhiozzi, scoppiati alla notizia di una catastrofe sociale.
Terminati gli studi all'Ecole Normale, insegna filosofia nelle scuole di alcune citta' di provincia, interessandosi al contempo all'istruzione e ai problemi di operai, contadini e disoccupati. Si unisce agli scioperanti, milita come sindacalista e inventa gesti provocatori, come la divisione del suo salario con i disoccupati. In occasione di alcuni viaggi, si rende conto in anticipo del dramma dell'ascesa del nazismo e della diffusa condizione di miseria delle popolazioni. Si impegna allora nella denuncia, pubblicando articoli di critica socio-politica che condannano i totalitarismi di destra e di sinistra mentre difendono il pacifismo tra gli stati nazionali.
La questione della condizione operaia la preoccupa a tal punto, che decide di farne esperienza sulla propria pelle, facendosi assumere come operaia presso alcune fabbriche metallurgiche di Parigi, nonostante il suo fisico gracile, minato da continue emicranie. Nel 1936 si unisce in Spagna alle brigate internazionali che combattevano nella guerra civile. Benche' repubblicana, si interpose allora per evitare che un prete franchista fosse fucilato. Nel medesimo periodo anche Maria Zambrano partecipava alla guerra civile; le due s'incontrarono mai?
Negli anni successivi, dopo una visita ad Assisi e un soggiorno nell'abbazia benedettina di Solesmes, Simone si avvicino' al cristianesimo. Tento' allora un serrato confronto con dei religiosi, scegliendo pero' di non entrare nella chiesa istituzionale, in modo da non smarrire la liberta' teoretica e rimanere nella scomoda ma necessaria posizione di chi resta vigilante sulla soglia, insieme a quanti o non vogliono o non possono varcarla. Attuo' cosi' quella "pulizia filosofica" della religione cattolica che viene di rado praticata. Elaboro' un'intensa riflessione spirituale, la sua "conoscenza soprannaturale", compiuta attraverso la disciplina dell'attenzione e del distacco. Ella aveva intuito la trasformazione dell'energia universale dal vuoto dell'io alla pienezza della realta', che e' divina. Intravide una stretta connessione tra la rivelazione greca e l'epifania evangelica nel capovolgimento della legge della forza distruttiva.
Simone avrebbe desiderato approfondire anche la conoscenza del mondo musulmano, ma non ne ebbe il tempo; in eredita' ha lasciato la sua idea d'illuminazione che accomuna l'Iliade, i tragici greci, i presocratici, i pitagorici e Platone alla tradizione indo-cinese e a quella cristiana, a partire dalla supposizione di civilta' ancora piu' arcaiche. Col fratello, illustre matematico, pote' dottamente condividere le intuizioni sulla scienza, quale amore della verita' disvelante l'intreccio di armonia e bellezza.
Sfollata con i suoi familiari a Marsiglia prima, e a New York poi, a causa della persecuzione nazista, rientro' comunque ben presto per unirsi alla Resistenza. Anche se non le fu consentito raggiungere il fronte, partecipo' come redattrice al comitato nazionale "France Libre" del generale De Gaulle a Londra; per la sua intransigenza, tuttavia, sara' costretta a lasciare l'incarico, mentre lavorava alla stesura dei punti programmatici per una costituzione democratica post-bellica, fondata sui doveri verso l'essere umano, il cui bisogno piu' importante e' quello di guarire dallo sradicamento. In seguito, Albert Camus, quale curatore editoriale degli scritti di Simone Weil, ebbe a dire di non poter neppure immaginare una rinascita europea a prescindere dalle esigenze da lei definite.
La sua critica al colonialismo - che consente di pensare la possibilita' di un incontro fra Oriente e Occidente - svelava la pericolosa analogia fra lo strapotere del dominatore europeo sulle terre d'Oltremare e la barbarie ideologica che invadeva le nazioni d'Europa. Mosse obiezioni al marxismo e alla struttura partitica; cerco' di avanzare proposte per un uso del coraggio che non fosse violenza, progettando, per esempio, la formazione di un corpo infermieristico femminile di prima linea.
La condizione fisica di Simone si indeboli' in tempo di guerra, quando, anche per solidarieta' con i suoi concittadini, ridusse l'alimentazione ai limiti consentiti dalla tessera di razionamento. Ammalatasi infine di tubercolosi, mori' nel sanatorio di Ashford il 24 agosto del 1943. Solo dopo la morte verranno alla luce l'alta ricerca intellettuale e l'intensa vita spirituale di questa donna, attraverso la pubblicazione per lo piu' postuma della sua opera.
Bibliografia: A partire dal 1988 l'editore Gallimard di Parigi pubblica tutti gli scritti di Simone Weil (Oeuvres completes): sono previsti diciassette volumi, dei quali nove gia' editi. In traduzione italiana e' disponibile una parte consistente dell'opera weiliana, ricordiamo alcuni titoli: Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale; Lezioni di filosofia. Roanne 1933-1934; La condizione operaia; La Grecia e le intuizioni precristiane; Sulla scienza; Venezia salva. Tragedia in tre atti; L'ombra (pesanteur) e la grazia; La prima radice (L'enracinement). Preludio a una dichiarazione dei doveri verso l'essere umano; L'attesa di Dio; Lettere a un religioso; Quaderni I-IV. Numerose le monografie dedicate all'esperienza esistenziale e alla ricerca intellettuale di Simone Weil. Citiamo il lavoro della biografa S. Petrement, La vita di Simone Weil, Milano, Adelphi 1994.
6. PROFILI. GIANCARLA CODRIGNANI: ADRIANA ZARRI
[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it (questa voce e' stata redatta prima della scomparsa di Adriana Zarri).
Giancarla Codrignani, gia' presidente della Loc (Lega degli obiettori di coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista, impegnata nei movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e' tra le figure piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994; L'amore ordinato, Edizioni Com nuovi tempi, Roma 2005. Si veda anche la risposta all'ultima domanda dell'intervista apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 343. Un profilo di Giancarla Codriganni scritto da Annamaria Tagliavini ed apparso sull'Enciclopedia delle donne abbiamo riportato nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 513.
Adriana Zarri, nata a S. Lazzaro di Savena nel 1919, teologa e saggista, e' deceduta nel 2010. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo i seguenti stralci: "Adriana Zarri (San Lazzaro di Savena, 26 aprile 1919 - Crotte di Strambino, 18 novembre 2010) e' stata una teologa, giornalista e scrittrice italiana. E' nata nel 1919 a San Lazzaro di Savena, nelle immediate vicinanze di Bologna, figlia di un mugnaio, gia' bracciante, e della figlia di un capomastro. Negli anni giovanili dirigente dell'Azione Cattolica, dal 1952 e' giornalista pubblicista. Dopo aver vissuto in diverse citta' italiane (Roma, soprattutto), dal settembre 1975, per una scelta di tipo eremitale, si e' ritirata prima ad Albiano, poi a Fiorano Canavese, e infine, dalla meta' degli anni '90, a Strambino, sempre in provincia di Torino. Ha collaborato con molte testate cattoliche: L'Osservatore Romano, Rocca, Studium, Politica oggi, Sette giorni, Il Regno, Concilium, Servitium e Adista. Ha collaborato con i periodici Avvenimenti (con la rubrica Diario inutile) e MicroMega. Nel quotidiano Il Manifesto aveva una rubrica domenicale, Parabole. In passato partecipo' anche come ospite fissa alla trasmissione televisiva Samarcanda condotta da Michele Santoro. Ha portato avanti una teologia antitradizionalista, dubitando dell'esistenza dell'Inferno in quanto punzione non educativa e riproponendo una visione pessimistica della morte. Ha preso pubblicamente le distanze tanto dal disinteressamento nei confronti della religione quanto da movimenti conservatori come Comunione e Liberazione oppure Opus Dei. Premi e onorificenze: Il 6 dicembre 1995 le e' stato conferito il titolo di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Premio speciale Testimone del Tempo, assegnato dal Premio Acqui Storia; Premio Matilde di Canossa, della Provincia di Reggio; Premio Minerva 1989, nella sezione Ricerca scientifica e culturale; Premio Igino Giordani 2002, del comune di Tivoli. Per il suo volume Vita e morte senza miracoli di Celestino VI ha vinto, nel 2008, la quattordicesima edizione del Premio Letterario Domenico Rea, nella sezione Narrativa e la quarta edizione del Premio letterario Alessandro Tassoni, sempre per la sezione Narrativa". Tra le opere di Adriana Zarri: Giorni feriali, Ipl, Milano 1953; L'ora di notte, Sei, Torino 1960; La chiesa, nostra figlia, La Locusta, Vicenza 1962; Impazienza di Adamo. Ontologia della sessualita', Borla, Torino 1964; Teologia del probabile, Borla, Torino 1967; Tu. Quasi preghiere, Gribaudi, Torino 1973; E' piu' facile che un cammello..., Gribaudi, Torino 1975; Erba della mia erba. Resoconto di vita, Cittadella, Assisi 1981; Dodici Lune, Camunia, Milano 1989; Figlio perduto. La parola che viene dal silenzio, La Piccola, Celleno 1991; Nostro Signore del deserto. Teologia e antropologia della preghiera, Cittadella, Assisi 1991; Quaestio 98. Nudi senza vergogna, Camunia, Milano 1994; Dedicato a, Frontiera, 1998; Dio che viene. Il Natale e i nostri natali, La Piccola, Celleno 2007; Vita e morte senza miracoli di Celestino VI, Diabasis, Reggio Emilia 2008; Un eremo non e' un guscio di lumaca, Einaudi, Torino]
Adriana Zarri (San Lazzaro di Savena (Bologna) 1919 - 2010).
"Non credo nell'inferno perche' mi sembra un insulto alla bonta' di Dio. Anche la nostra cultura laica non ammette piu' la giustizia puramente punitiva. E la concepisce solo come capacita' di riscatto, di reinserimento. In una pena che dura per sempre come quella dell'inferno questo riscatto non c'e'. Penso sia difficile ritenere che gli uomini sono piu' buoni di Dio. Quindi all'inferno non credo".
"La mia e' una teologia trinitaria. La Trinita' presuppone un certo concetto di Dio, che ha una ricaduta sulla vita terrestre. L'unita' non si contraddice con la pluralita', nell'essere c'e' il divenire di Dio".
Nei secoli passati, anche se non poche donne hanno "fatto" teologia lasciando ai posteri testi rilevanti, non sarebbe stato neppure pensabile usare per loro la definizione "teologhe". Per ragioni di genere: escluse dall'altare e dal pensiero. Infatti Teresa d'Avila, Teresa "la Grande" - distinta dalla "Piccola", Teresa di Lisieux, ridimensionata nel devozionismo mentre neppure lei appare oggi trascurabile - fu proclamata "dottore della chiesa" nel 1970, quasi tre secoli e mezzo dopo la canonizzazione: le donne siano pure "sante", dice il Vaticano, ma non pretendano il magistero. Oggi, ormai, non mancano docenti in molte facolta' pontificie ed esistono associazioni di teologhe che si dichiarano perfino "femministe". Ma ovviamente non ricevono gli adeguati riconoscimenti e, soprattutto, la liberta' del pensiero di genere.
Adriana Zarri probabilmente non vorrebbe definizioni di status ufficiali impegnative; anche se si sente donna e per la dignita' femminile e' sempre pronta ad impegnarsi, e' davvero una teologa nel senso pieno del termine. Lo sanno bene, in primo luogo, le gerarchie cattoliche che si sono ben guardate dal censurare i suoi scritti.
"La poverta' evangelica e' soprattutto il distacco, non solo dal denaro, ma dal potere, dall'ambizione, da tutto. E quando mi si chiede qual e' la massima evangelica che piu' mi interessa io dico sempre che e' dove si dice 'chi perde la propria vita la trovera''; quella e' veramente la poverta', l'essere liberi da tutto, a cominciare da noi stessi".
Una delle ragioni per cui e' sfuggita al Sant'uffizio e' che non ha preteso titoli canonici, ma si e' assunta tutte le responsabilita' escludendo per se' sia l'aspirazione al sacerdozio sia la monacazione facendosi eremita. E, da "eremita-donna", innovando la tradizione leggendaria degli asceti che vivevano di locuste in spelonche frequentate dai leoni e dai demoni o si facevano stiliti. Vive al di fuori degli "interessi mondani" - che piacciono invece molto ai clericali e al clero stesso - pur restando interessata alle sorti del mondo: non si era mai visto un'eremita che apparisse in televisione o che scrivesse sul "Manifesto". E nemmeno che fosse nominata nel 1995 Cavaliere di gran croce al merito della Repubblica dal Presidente Oscar Luigi Scalfaro.
"Credo che noi abbiamo un concetto molto intellettualistico della fede. La fede non e' necessariamente credere nell'esistenza di Dio, nella divinita' di Cristo, nella risurrezione, nei cosiddetti contenuti di fede. La fede e' soprattutto un atteggiamento di ascolto, di disponibilita'".
Adriana Zarri nasce a San Lazzaro di Savena, vicino a Bologna, nel 1919. I suoi studi e il suo impegno furono subito orientati al confronto con il cristianesimo e con una chiesa cattolica da portare oltre la visione di Pio XII. E' diventata, anno dopo anno, esperienza dopo esperienza, una delle piu' importanti testimoni di quella fedelta' al Vangelo che si coniuga - proprio in virtu' di una verita' che rende liberi - con la piu' schietta laicita'. Antifascista, coinvolta nei problemi sociali, decisa a difendere la liberta' di coscienza, diventa giornalista e scrive dapprima su tutti i giornali e le riviste di area religiosa: l'"Osservatore romano", "Studium", "Servitium", "Il Regno", "Concilium", "Rivista di teologia morale", "Rocca", ma in seguito anche "Politica", "Settegiorni" (riviste che, negli anni del concilio Vaticano II, rappresentavano l'impegno politico dei cattolici di una sinistra ancora democristiana, ma gia' accusata di "cattocomunismo"), seguite oggi da "Micromega" ("una sola volta, ma significativa", dice lei) e "Il manifesto", dove scrive "parabole domenicali" tutte le settimane. Ha partecipato anche a trasmissioni radiofoniche ("Uomini e profeti") e televisive (la "Samarcanda" del primo Santoro). E' autrice di diversi libri e perfino di qualche romanzo (Dodici lune, Quaestio 98), ovviamente imperniati su conflitti di coscienza e di fede umana e divina. Tra le opere di competenza: E' piu' facile che un cammello, Il figlio perduto, Nostro Signore del deserto, Il Dio che viene, Vita e morte senza miracoli di Celestino VI. Forse piu' significativo perche' e' un "resoconto di vita", Erba della mia erba (1999). Scrittura, dunque "plurale": succede alle donne che lo stile resti non scisso e mescoli i generi letterari.
E cosi' si racconta quando un giornalista le chiede come vive una teologa eremita: "Mi alzo alle sei del mattino, poi faccio colazione e recito le lodi. E cosi' comincia la giornata. Durante il mattino dirigo un poco i lavori di campagna e in seguito faccio la liturgia nella chiesetta. A mezzogiorno pranzo. Il pomeriggio mi riposo un poco perche' vado a letto tardissimo. Poi mi alzo, lavoro, vado a cena alle otto, poi mi distendo un poco e verso le dieci riprendo a lavorare, fino alle tre di notte. Ed e' il periodo in cui faccio il lavoro piu' importante, piu' impegnativo perche' durante il giorno tra lavori esterni, tra corrispondenza e articoli la giornata mi passa. E invece i lavori seri li sbrigo di notte" (in "Voce evangelica" del 6 giugno 2005).
Oggi e' obbligata al letto, ma il lavoro della mente continua immutato. Chi la conosce sa che non ha alcuna volonta' di provocare per il gusto di proporre un'immagine trasgressiva: e' semplicemente una persona diretta che non sa perche' dovrebbe tacere quello che pensa. Ma le sue dichiarazioni, rese nelle interviste o apparse nelle note giornalistiche, in primo luogo sul "Manifesto", non possono non colpire, sia che riguardino la teologia e la spiritualita', sia la condotta pratica della chiesa: "In che cosa non seguo Ratzinger? Un esempio. Riuniti i giovani in Germania, ha concesso l'indulgenza plenaria. Le indulgenze non hanno basi bibliche. Ed e' incauto evocarle nella terra dove la Chiesa su di esse si e' spaccata". O ancora: "Un amico auspicava il momento (quanto lontano non si sa ma temo - ahime' - lontanissimo) in cui, alla loggia di San Pietro, si sarebbe affacciato un papa con consorte al seguito annunciando: 'questa e' mia moglie'. Ma io vado piu' avanti: quando si affaccera' un papa donna col principe consorte al seguito, annunciando: 'questo e' mio marito'?".
E, siccome ha fede nella vita, non ama la morte, ma ci pensa cosi', per un'epigrafe senza nome che e' una preghiera: "Non mi vestite di nero:/ e' triste e funebre./ Non mi vestite di bianco:/ e' superbo e retorico./ Vestitemi/ a fiori gialli e rossi/ e con ali di uccelli./ E tu, Signore, guarda le mie mani./ Forse c'e' una corona./ Forse/ ci hanno messo una croce./ Hanno sbagliato./ In mano ho foglie verdi/ e sulla croce,/ la tua resurrezione./ E, sulla tomba,/ non mi mettete marmo freddo/ con sopra le solite bugie/ che consolano i vivi./ Lasciate solo la terra/ che scriva, a primavera,/ un'epigrafe d'erba./ E dira'/ che ho vissuto,/ che attendo./ E scrivera' il mio nome e il tuo,/ uniti come due bocche di papaveri".
7. PROFILI. FRANCESCA VISCONE: RENATE SIEBERT
[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it
Francesca Viscone e' docente di lingua e civilta' tedesca, giornalista e scrittrice. Ha pubblicato La globalizzazione delle cattive idee. Mafia, musica, mass media, Rubbettino (premio Itaca 2007); Le porte del silenzio, La Mongolfiera; Concerto a Berlino, Citta' del sole (Premio Anthurium 2010) ed e' coautrice del volume contro le mafie Strozzateci tutti, Aliberti (premio art. 21).
Renate Siebert, sociologa di origine tedesca, nata a Kassel nel 1942, allieva di Theodor W. Adorno, vive e lavora nell'Italia meridionale, dove insegna Sociologia del mutamento presso l'Universita' della Calabria; si occupa di questioni che riguardano il Mezzogiorno e l'area del Mediterraneo con particolar riferimento a questioni di genere, di sessismo e di violenza mafiosa, ai temi del razzismo e del colonialismo. Dal sito www.sociologia.unical.it abbiamo ripresoanni fa le notizie che di seguito presentiamo in forma sintetica: Renate Siebert (gia' Renate Siebert Zahar), nata a Kassel (Germania) nel 1942, e' professoressa ordinaria di sociologia del mutamento e preside vicaria della facolta' di scienze politiche dell'Universita' della Calabria, fa parte di varie societa' e comitati scientifici (tra cui l'Associazione italiana di sociologia, il Centro interdipartimentale di Women's Studies "Milly Villa" dell'Universita' della Calabria, la Deutsche Gesellschaft fuer Soziologie - Sektion Biographieforschung); laureata a Francoforte nel 1968 con Theodor W. Adorno come relatore; la sua attivita' scientifica e di ricerca si e' principalmente concentrata su questioni inerenti il mutamento sociale sotto il profilo di una costante attenzione ai nessi fra mutamento strutturale, storico-sociale e politico e mutamento delle soggettivita'; il lavoro empirico, di volta in volta, e' stato teso a sviluppare categorie d'analisi ispirate, da un lato, alle teorie sociologiche consolidate, e attente, dall'altro lato, alle specificita' delle realta' analizzate: in particolar modo per le analisi concernenti la realta' meridionale e mediterranea (tema di molta parte delle ricerche svolte), proprio perche' l'originalita' di tali realta' stimola la riconsiderazione critica di taluni approcci di teoria sociologica. Numerose sue ricerche si sono svolte nell'ambito delle seguenti tematiche: a) sviluppo/sottosviluppo e rappresentazione sociale delle diseguaglianze; pregiudizio etnico e razzismo; b) strutture familiari e servizi socio-sanitari, infanzia, vecchiaia, generazioni e genere, mutamento dei ruoli sessuali e della condizione femminile; c) illegalita' diffusa, violenza mafiosa, organizzazioni a carattere totalitario e ripercussioni di questi fenomeni sulla societa' civile in generale e la vita delle donne in particolare; la memoria e l'oblio, l'elaborazione del lutto che si fa impegno civile; d) donne e politica; amministrazione locale e questioni di genere; donne all'interno delle organizzazioni mafiose. In particolare, per il punto a) "Dalla riflessione sulle opere di Frantz Fanon e' nato l'interesse per le specifiche forme di alienazione che si producono nella soggettivita' di individui che vivono in contesti segnati da discriminazioni etnocentriche e razziste. Il tema del pregiudizio - anche nelle sue forme meno esplicite - e' stato, quindi, centrale per l'attivita' di ricerca. In qualita' di collaboratrice scientifica (Wissenschaftliche Mitarbeiterin) presso l'Institut fuer Sozialforschung dell'Universita' di Frankfurt (Adorno, Habermas, von Friedeburg) ha svolto una ricerca sulla rappresentazione delle problematiche inerenti allo sviluppo/sottosviluppo nei paesi del Terzo Mondo e sulle forme di razzismo latente e/o manifesto quale emerge dai libri di scuola (testi di scuola elementare, liceo, scuole professionali, dal I955 al I970). La ricerca e' stata pubblicata dallo stesso Istituto e successivamente e' stata rielaborata e pubblicata come testo da adottare nei licei, casa editrice Leske Verlag, Opladen 1971. Successivamente, nel corso degli anni '70, ha indagato sugli aspetti politici ed economici del sottosviluppo strutturale di una zona del Mezzogiorno italiano di vecchia industrializzazione: la crisi dell'industria mineraria del Sulcis-Iglesiente (Sardegna). Alcuni di questi temi si ripresentano nell'attivita' di ricerca piu' recente e, sul piano teorico, si collocano in una prospettiva postcoloniale. In questa fase, infatti, sta indagando sulle implicazioni del razzismo - nelle sue forme storiche del razzismo biologico e dell'antisemitismo, come nei suoi 'travestimenti' piu' recenti del differenzialismo - per gli sviluppi delle societa' multiculturali. Una prima riflessione si e' concretizzata nel testo Il razzismo. Il riconoscimento negato, Carocci, Roma 2003". Per il punto b) "La condizione femminile, i mutamenti nelle strutture familiari e la questione dei servizi sociali sono stati indagati in diverse ricerche in ambito territoriale calabrese (in vari Comuni della provincia di Cosenza, in collaborazione con la Comunita' Montana del Pollino, nell'ambito dell'Osservatorio regionale del mercato del lavoro, legato ai corsi 285). Per le problematiche relative all'infanzia, la soggettivita' femminile, le generazioni e le eta' della vita si segnalano in particolare: la ricerca sul rapporto adulti/bambini in un paese della Calabria, (pubblicata nel 1984 presso l'editore Franco Angeli di Milano, nella collana dei Quaderni Griff); l'indagine sulla condizione degli anziani negli undici comuni della Usl n. 8 (Rende-Montalto), in collaborazione con Cosimo Conte e Catia Zumpano, (pubblicazione interna della Usl n. 8, 1991, con il titolo 'Quale vecchiaia?'); la ricerca su tre generazioni di donne in Calabria (pubblicata nel 1991 presso l'editore Rosenberg & Sellier, Torino); la ricerca sulla comunita' silana di Lorica (raccolta di storie di vita di donne e uomini di varie generazioni), pubblicata nel 1996 presso Rubbettino, Soveria Mannelli; e la ricerca Murst 'Percorsi e strategie di scelta femminili nel Sud Italia', per la quale ha coordinato il progetto di ricerca relativo all'Universita' della Calabria sulle strategie riproduttive delle giovani donne diplomate nella provincia di Cosenza. Tutte queste ricerche hanno comportato una intensa riflessione sui metodi di indagine qualitativi: tale riflessione e' presente in modo particolare in alcuni dei testi ora raccolti nel volume 'Cenerentola non abita piu' qui. Uno sguardo di donna sulla realta' meridionale' (pubblicato nel 1999 dall'editore Rosenberg & Sellier, Torino)". Per quanto riguarda il punto c) "ha approfondito innanzitutto le condizioni di vita e i ruoli delle donne in ambiente di mafia, oltre a fornire una lettura di genere dell'intero fenomeno mafia. A questo proposito si segnala innanzitutto la ricerca su donne e mafia nell'ambito della ricerca Cnr su 'Credenze nella legalita' nel Mezzogiorno contemporaneo' (pubblicata nel 1994 dall'editore Il Saggiatore di Milano). A questo ambito di indagini sono legati alcuni degli aspetti piu' esplicitamente teorici dell'intero percorso di studi: la rilettura del concetto di societa' civile, della dicotomia privato/pubblico, delle dinamiche dei processi di razionalizzazione e disincanto, e della definizione di categorie quali identita', soggettivita' ed individuo. Tale approccio e' stato particolarmente fertile nel contesto di un dibattito internazionale, iniziato nel contesto di un Ecpr workshop nel 2001 a Grenoble e che ha portato alla pubblicazione del volume: Felia Allum e Renate Siebert (ed.), Organized Crime and the Challenge to Democracy, Routledge, London 2003". Per il punto d) "A partire dal 2000 ha partecipato a due ricerche internazionali: in qualita' di coordinatrice del gruppo locale in Calabria alla ricerca europea 'Genre et gestion locale du changement dans sept pays de l'Union europeenne', una ricerca triennale in sette paesi europei: Italia, Francia, Belgio, Svezia, Finlandia, Grecia e Portogallo (pubblicazione della parte italiana della ricerca: Alisa Del Re (a cura di), Quando le donne governano le citta', Franco Angeli, Milano 2004); e in qualita' di componente del comitato scientifico ad una ricerca internazionale sul ruolo delle donne nelle organizzazioni criminali mafiose, coordinata dalla Facolta' di Giurisprudenza dell'Universita' di Palermo (Giovanni Fiandaca, Teresa Principato, (a cura di), Donne e mafie. Il ruolo delle donne nelle organizzazioni criminali, Universita' degli Studi di Palermo, Palermo 2003)". A cio' si aggiungono numerose altre attivita' di impegno scientifico, editoriale e civile (tra l'altro, nel 1995-1997 e' stata assessore alla cultura e ai servizi sociali della Provincia di Cosenza) ed una intensa e qualificata partecipazione a convegni di studio. Tra le opere di Renate Siebert: a) volumi: Kolonialismus und Entfremdung - zur politischen Theorie Frantz Fanons, Europaeische Verlagsanstalt, Frankfurt/Main 1969 (successive traduzioni: Il pensiero di Frantz Fanon e la teoria dei rapporti tra colonialismo e alienazione, Feltrinelli, Milano 1970; L'oeuvre de Frantz Fanon, Maspero, Paris 1970; Colonialismo y enajenacion, Siglo Veintiuno Editores, Mexico-Argentina-Espana 1970; Frantz Fanon: Colonialism and Alienation, Monthly Review Press, New York and London 1974); Kritische Analyse von Schulbuechern zur Darstellung der Probleme der Entwicklungslaender und ihrer Positionen in internationalen Beziehungen (con K. Fohrbeck), Institut fuer Sozialforschung, Frankfurt/Main 1970; Heile Welt und Dritte Welt - Medien und politischer Unterricht (con K. Fohrbeck, A. J. Wiesand) Leske Verlag, Opladen 1971; Le ali di un elefante. Sul rapporto adulti/bambini in un paese in Calabria, Franco Angeli, Milano 1984; E' femmina, pero' e' bella. Tre generazioni di donne al Sud, Rosenberg & Sellier, Torino 1991; Le donne, la mafia, Il Saggiatore, Milano, 1994. (ed. paperback, Est, Milano 1997; successive traduzioni: Secrets of life and death. Women and the Mafia, Verso, London and New York 1996; Im Schatten der Mafia. Die Frauen, die Mafia und das Gesetz. Hamburger Edition, Hamburg 1997); La mafia, la morte e il ricordo, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; Mafia e quotidianita', Il Saggiatore-Flammarion, Milano 1996; Lorica. Un ritratto a piu' voci, Rubbettino, Soveria Mannelli 1996; Andare ancora al cuore delle ferite. Intervista a Assia Djebar, La Tartaruga, Milano 1997; Cenerentola non abita piu' qui. Uno sguardo di donna sulla realta' meridionale, Rosenberg & Sellier, Torino 1999; Storia di Elisabetta. Il coraggio di una donna sindaco in Calabria, Pratiche Editrice, Milano 2001; Razzismo: il riconoscimento negato, Carocci, Roma 2003; b) opere curate: Esiste la donna?, Prefazione e cura dell'edizione ridotta di Simone de Beauvoir, Il secondo sesso, Il Saggiatore, Milano 1976; Interferenze. Lo stato, la vita familiare, la vita privata, (con L. Balbo), Feltrinelli, Milano 1979; Il piacere della sociologia. Saggi di L. Balbo, B. Beccalli, F. Ferrarotti, G. Martinotti, A. Pizzorno, Rubbettino, Soveria Mannelli 1998; Essere e diventare sociologi. Saggi di F. Balbo, D. Barazzetti, A. Fabbrini, P. Ghislandi, P. Jedlowski, G. Martinotti, R. Palidda, W. Privitera, M. Sclavi, A. L. Tota, A. Tumietto, Rubbettino, Soveria Mannelli 1999; Relazioni pericolose. Criminalita' e sviluppo nel Mezzogiorno, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000; Organized Crime and the Challenge to Democracy, (con F. Allum), Routledge, London 2003. Una piu' ampia bibliografia di Renate Siebert e' ne "La domenica della nonviolenza", n. 62 del 26 febbraio 2006]
Renate Siebert (Kassel 1942 - vivente).
Osservare il mondo intorno a se' con intelligenza e partecipazione, interpretarlo anche attraverso le proprie emozioni rispettandone la complessita', non piegare mai la ricerca di verita' a presupposti teorici o ideologici: sono queste le fondamenta su cui la sociologa Renate Siebert ha costruito il suo percorso scientifico e di vita. Nasce a Kassel, in Germania, il 29 aprile 1942, ma sceglie di vivere e lavorare in Calabria, tra Cosenza e Lorica, un "piccolo Tibet" gioioso e impervio. Trascorre l'infanzia in piena guerra fredda, accanto ad adulti vissuti durante il nazionalsocialismo. La condanna del loro silenzio ha come conseguenza l'interruzione di ogni rapporto con la famiglia d'origine. Studia sociologia all'universita' di Francoforte, dove e' allieva di Theodor W. Adorno. La citta' e' una grande fucina intellettuale. La presenza dei movimenti di liberazione africani e di molti rifugiati politici fa nascere la sua passione per il Terzo Mondo. Della Scuola di Francoforte Renate condivide gli obiettivi e i presupposti teorici: la critica alle tendenze positiviste delle scienze sociali, la lotta contro la rimozione dell'antisemitismo e del nazionalsocialismo e il tentativo di rielaborare il passato in funzione della costruzione del futuro. Scrive la tesi di laurea su Frantz Fanon, psicoterapeuta e psichiatra che durante la guerra di liberazione aveva lavorato in Algeria.
Il movimento studentesco porto' ad una contestazione radicale che coinvolse anche Adorno. Dopo la morte del maestro, Renate lascia la Germania e si trasferisce in Sardegna, per fare ricerca su un polo di sviluppo industriale. A Milano, alla scuola di formazione in sociologia, inizia un percorso di riflessione sulla condizione della donna e la famiglia e nel 1974 fonda, insieme a Laura Balbo, Chiara Saraceno, Franca Bimbi, Giuliana Chiaretti e altre il Griff (Gruppo di ricerca sulla famiglia e la condizione femminile). Nel 1974 le viene conferito un incarico all'Universita' della Calabria, ad Arcavacata di Rende, dove diventa ordinario di Sociologia generale. Qui fonda la rivista "Nosside" e collabora con il Centro interdipartimentale di Women's Studies Milly Villa.
Un grande amore e una profonda intesa intellettuale la legano a Paolo Jedlowski, noto e stimato sociologo della cultura con cui condivide anche alcuni temi di ricerca come la memoria coloniale e il razzismo. Dei loro due figli, Milena non rimane indifferente alla passione materna per la psicoanalisi, studia psicologia e si specializza in terapia familiare; Alessandro sembra ripercorrere alcune delle tracce giovanili di Renate: appena finita la maturita' compie il primo viaggio in Africa, si specializza in antropologia, studia l'arte e la cultura africane e diventa uno dei massimi esperti del cinema di Nollywood.
Grazie all'intensa collaborazione con Donatella Barazzetti, Sonia Floriani, Teresa Grande, Donatella Loprieno, Monica Massari, Ercole Giap Parini e lo stesso Jedlowski, Renate crea La piccola scuola di Arcavacata, caratterizzata da un'impostazione laica e indipendente degli studi sociologici.
Non si puo' prescindere dal lavoro svolto da Renate Siebert in Calabria per la comprensione dei cambiamenti della societa' meridionale. I suoi temi prediletti sono la trasformazione della soggettivita' attraverso le donne, il rapporto maschile-femminile nella vita privata e nel pubblico, la mafia e le donne, ma anche il maschile mafioso, il rapporto tra mafie e totalitarismi, il razzismo, le donne e l'Islam, la scrittura dell'algerina Assia Djebar. Studiando tre generazioni di donne calabresi le propone non come "oggetto di studio", ma come "soggetti tacitati". Le anziane raccontano "la soggettivita' di una donna con corpo sessuato che genera figli", da cui emerge "un dato di grande sottomissione a ritmi di sessualita' altrui", sofferenza e solitudine. Siebert descrive il cambiamento del sud grazie al coraggio delle donne, ma anche una societa' rigidamente costruita sulla separazione tra una sfera privata caratterizzata dal sacrificio dell'individualita' femminile, e una sfera pubblica distrutta dal familismo amorale.
Quando si accorge di aver rimosso tutto quello che le donne calabresi da lei intervistate avevano detto sulla mafia, comprende che la causa e' insita nell'angoscia che la mafia suscita in lei per tutto cio' che la rende simile ad un sistema di tipo totalitario. Siebert analizza tanto le complicita' e i silenzi quanto il coraggio delle donne, la rivolta delle madri contro gli assassini, la rielaborazione del lutto che si fa impegno civile. Coltivare la memoria, dice, e' necessario, perche' il ricordo pone di fronte alla domanda dell'evitabilita' della morte violenta, insinua dubbi sulla necessita' della vendetta e spinge a considerare la commemorazione come una forma di riparazione del male.
Renate diventa testimone della sofferenza degli ospiti dell'istituto psichiatrico Papa Giovanni XXIII di Serra d'Aiello, in un momento in cui la psichiatra basagliana Assunta Signorelli cerchera' di ridare loro dignita' e li descrivera' come persone che "appaiono del tutto normali ma che sono, nello stesso tempo, socialmente definite come 'altro' e che vivono in modo vistoso una vita separata".
Alla fine degli anni Novanta e' coordinatrice della sezione Vita quotidiana dell'Associazione italiana dei sociologi e vicepreside della Facolta' di Scienze Politiche dell'Universita' della Calabria.
La scrittura di Renate Siebert e' caratterizzata dall'equilibrio tra interpretazione teorica e partecipazione emotiva. La studiosa non si pone al di fuori, ma dentro l'oggetto della sua riflessione. Le donne meridionali, gli uomini della mafia, il nazismo, il razzismo, non vengono considerati con una superiorita' distaccata e accademica, ma a partire dal proprio vissuto. La capacita' di ascoltare se stessa, di rompere la coltre della rimozione, si trasforma nella capacita' di ascoltare gli altri, dando fiducia e dignita' alle voci inascoltate della storia.
Bibliografia: Siebert R., Il pensiero di Frantz Fanon e la teoria dei rapporti tra colonialismo e alienazione, Milano, Feltrinelli 1970; Siebert R., Interferenze - lo stato, la vita familiare, la vita privata (con L. Balbo), Milano, Feltrinelli 1979; Siebert R., E' femmina, pero' e' bella, Torino, Rosenberg & Sellier 1991; Siebert R., Le donne, la mafia, Milano, Il Saggiatore 1994; Siebert R., La mafia, la morte, il ricordo, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; Mafia e quotidianita', Milano, Il Saggiatore - Flammarion 1996; Siebert R., Lorica. Un ritratto a piu' voci, Rubbettino, Soveria Mannelli 1996; Siebert R., Andare ancora al cuore delle ferite, La Tartaruga 1997; Siebert R., Cenerentola non abita piu' qui. Uno sguardo di donna sulla realta' meridionale, Torino, Rosenberg & Sellier 1999; Siebert R., Storia di Elisabetta. Il coraggio di una donna sindaco in Calabria, Milano, Pratiche editrice 2001; Siebert R., Organized Crime and the Challenge to Democracy (con F. Allum) Routledge, London 2003; Siebert R., Il razzismo. Il riconoscimento negato, Roma, Carocci, 2003; Siebert R., Vite catturate, vite rubate, in: In direzione ostinata e contraria, con testi di Assunta Signorelli e Fabrizia Ramondino, foto di Ugo Panetta, Napoli, Pironti 2008.
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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Numero 313 del 2 aprile 2011
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