Telegrammi. 513
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- Date: Sat, 2 Apr 2011 01:36:59 +0200 (CEST)
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 513 del 2 aprile 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Nel movimento che si oppone alla guerra e al razzismo e' indispensabile la scelta della nonviolenza
2. Comitato Nepi per la pace: Adesione alla manifestazione del 2 aprile contro tutte le guerre
3. Contro la guerra una proposta agli enti locali
4. "Azione nonviolenta" di aprile 2011
5. Arianna Fioravanti: Dacia Maraini
6. Gabriello Montemagno: Rita Atria
7. Annamaria Tagliavini: Giancarla Codrignani
8. Federica Trenti: Joyce Lussu
9. Sul torpedone ed altri volantini contro la guerra a cura di Benito D'Ippolito
10. Per sostenere il Movimento Nonviolento
11. Segnalazioni librarie
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. PEPPE SINI: NEL MOVIMENTO CHE SI OPPONE ALLA GUERRA E AL RAZZISMO E' INDISPENSABILE LA SCELTA DELLA NONVIOLENZA
Opporsi alla guerra e al razzismo e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano fedele alla Costituzione della Repubblica, che ripudia sia la guerra che il razzismo.
Ma opporsi alla guerra e al razzismo richiede una scelta di pace e di solidarieta' che sia coerente nei fini e nei mezzi: richiede la scelta della nonviolenza.
Solo la nonviolenza si oppone alla barbarie che guerra e razzismo provocano.
Solo la nonviolenza difende la democrazia e la civile convivenza.
Solo la nonviolenza fonda la pace con mezzi di pace.
Solo la nonviolenza riconosce ed invera i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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Chi invece credesse di potersi opporre alla guerra e al razzismo coi metodi violenti propri della guerra e del razzismo, alla guerra e al razzismo si e' gia' arreso, della guerra e del razzismo si e' gia' fatto complice e schiavo.
Ci stanno a cuore la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani, nessuno escluso.
Dopo Auschwitz e dopo Hiroshima, solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
2. INIZIATIVE. COMITATO NEPI PER LA PACE: ADESIONE ALLA MANIFESTAZIONE DEL 2 APRILE CONTRO TUTTE LE GUERRE
[Dal Comitato "Nepi per la Pace" (per contatti: info at comitatonepiperlapace.it) riceviamo e diffondiamo]
Il comitato Nepi per la Pace aderisce alla manifestazione nazionale contro tutte le guerre che si svolgera' sabato 2 aprile 2011 a Roma.
Il comitato Nepi per la Pace, anche in questa occasione, chiede a tutti i cittadini, le istituzioni e le associazioni un impegno forte, coerente e costante perche' siano vagliate tutte le possibili soluzioni di dialogo e fatto ogni sforzo per arrivare alla fine immediata della guerra in Libia, in Afghanistan e in ogni parte del mondo.
3. INIZIATIVE. CONTRO LA GUERRA UNA PROPOSTA AGLI ENTI LOCALI
[Riproponiamo il seguente appello]
Proponiamo a tutte le persone amiche della nonviolenza di inviare al sindaco del Comune, al presidente della Provincia ed al presidente della Regione in cui si risiede, una lettera aperta (da diffondere quindi anche a tutti i membri del consiglio comunale, provinciale, regionale, ed ai mezzi d'informazione) con cui chiedere che l'assemblea dell'ente locale approvi una deliberazione recante il testo seguente o uno analogo.
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"Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... ripudia la guerra, nemica dell'umanita'.
Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... riconosce, rispetta e promuove la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano.
Richiede al Governo e al Parlamento che cessi la partecipazione italiana alle guerre in corso.
Richiede al Governo e al Parlamento che si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana.
Richiede al Governo e al Parlamento che l'Italia svolga una politica internazionale di pace con mezzi di pace, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per il riconoscimento e l'inveramento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.
Solo la pace salva le vite".
4. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA" DI APRILE 2011
[Dalla redazione di "Azione nonviolenta (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo]
E' uscito il numero di aprile 2011 di "Azione nonviolenta", rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
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In questo numero: Digiuno: un'azione nonviolenta per opporsi alla guerra e al nucleare; La prima fondamentale direttrice d'azione del Movimento Nonviolento e' l'opposizione integrale alla guerra; Per un'Alleanza Mediterranea..., documenti a cura del Movimento Nonviolento; Il "Machiavelli della nonviolenza"..., di Martina Lucia Lanza; "Possiamo modificare il corso della storia", intervista a Gene Sharp di Mao Valpiana; Da Sharp a Capitini: Nonviolenza e tecniche di difesa nonviolenta, di Enrico Peyretti; "Insegnare il potere della gente", Tunisia, Egitto, Libia secondo Gene Sharp, intervista di Jesse Walzer.
Le rubriche: Osservatorio internazionale. Una campagna mondiale per l'Acqua bene comune, a cura di Caterina Bianciardi e Ilaria Nannetti; Mafie e antimafie. Quel che era cosa loro diventa cosa nostra, a cura di Roberto Rossi; Per esempio. Cento mattoni di speranza nella violenta Colombia, a cura di Maria G. Di Rienzo; Religioni e nonviolenza. Uscire dall'inferno per risalire in una terra di pace, a cura di Enrico Peyretti; Educazione. Noi e loro: spunti per un'educazione nonviolenta con i viventi (prima parte), a cura di Gabriella Falcicchio; Servizio civile. Parita' di cittadinanza attiva per giovani italiani e stranieri, a cura di Francesco Spagnolo; Musica. Acqua che disseta, acqua da cantare, a cura di Paolo Predieri; Il calice. Essere leggeri..., a cura di Christoph Baker; Cinema. Sogni proibiti e fantastici contro sogni omogeneizzati, a cura di Enrico Pompeo.
In copertina: Alleanza mediterranea. In seconda: Indice. In terza di copertina: Materiale disponibile. In ultima: L'ultima di Biani, Sono responsabile...
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Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 32 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
5. PROFILI. ARIANNA FIORAVANTI: DACIA MARAINI
[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it
Arianna Fioravanti "e' laureata con lode in Letteratura contemporanea presso l'Universita' 'La Sapienza' di Roma dove svolge attualmente un dottorato di ricerca in Italianistica. Insegna italiano per stranieri presso la Scud'it - Roma e, come volontaria dell'Oipa onlus, organizza incontri nelle scuole per sensibilizzare i giovani sul tema dei diritti animali".
Dacia Maraini, nata a Firenze nel 1936, scrittrice, intellettuale femminista, e' una delle figure piu' prestigiose della cultura democratica italiana. Un breve profilo biografico e' in "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 47. Tra le opere di Dacia Maraini segnaliamo particolarmente: L'eta' del malessere (1963); Crudelta' all'aria aperta (1966); Memorie di una ladra (1973); Donne mie (1974); Fare teatro (1974); Donne in guerra (1975); (con Piera Degli Esposti), Storia di Piera (1980); Isolina (1985); La lunga vita di Marianna Ucria (1990); Bagheria (1993). Vari materiali di e su Dacia Maraini sono disponibili nel sito www.daciamaraini.it Si veda anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 247]
Dacia Maraini (Fiesole 1936 - vivente).
"Nella mia famiglia tutti scrivevano, avevo una nonna scrittrice, un padre che scriveva libri di viaggio, un altro nonno che scriveva libri di filosofia. Insomma, era un po' un mestiere di famiglia. A casa mia mancava di tutto ma non i libri".
Prima di tutto lettrice insaziabile - oggi ha una biblioteca di quasi diecimila libri -, Dacia Maraini e' uno dei nomi della letteratura italiana piu' tradotti nel mondo. Romanziera, poetessa, drammaturga, critica, assidua collaboratrice di riviste e giornali, tra cui il "Corriere della Sera" sul quale scrive una rubrica con cadenza quindicinale, e' nota al grande pubblico anche per il suo notevole impegno civile e sociale. Comincia la sua carriera letteraria a diciassette anni, nel tentativo di far fronte a un sentimento di inadeguatezza. "Nel mio caso si e' espressa, da piccola, in una difficolta' nel parlare, in una timidezza morbosa che mi ha fatto molto soffrire. Ma forse e' stata proprio l'inadeguatezza a spingermi verso la scrittura. Mi trovavo infatti meglio a scrivere che non a parlare". Per il lavoro di scrittura Dacia Maraini si definisce una certosina. Tutte le mattine si alza alle otto e mezza e si mette al tavolo di lavoro fino alle due, poi riprende nel pomeriggio. Si sofferma con disciplina sui testi, scrive e riscrive tante volte, al computer. Non termina mai un romanzo prima dei tre anni. Il momento ispirativo e' un mistero anche per lei, mentre nella stesura della trama si dice guidata dagli stessi personaggi. La prosa, ruvida ed essenziale agli esordi, diviene a mano a mano piu' morbida, sensuale, odorosa. La sua e' una scrittura fortemente "realistica", di analisi e denuncia delle piaghe dell'umanita', prima tra tutte quella della violenza sulle donne, uniche protagoniste dei suoi romanzi; ma anche dell'infanzia violata, della mafia, degli abusi edilizi, del maltrattamento sugli animali e altro ancora.
Dacia Maraini nasce a Fiesole nel 1936. Il padre, Fosco, e' un etnologo con l'amore per la cultura orientale, mentre la madre, Topazia Alliata di Salaparuta, erede di una nobile famiglia siciliana, e' pittrice e appassionata d'arte. Nel '38, a seguito di una borsa di studio vinta dal padre per una ricerca sugli Hainu, la famiglia si trasferisce nel nord del Giappone. Avendo rifiutato l'adesione alla Repubblica di Salo', nel '43 i coniugi Maraini vengono internati insieme alle tre figlie nel campo di concentramento a Nagoya. Trascorrono due anni di orrori, sui quali la memoria della scrittrice continua ancora "a puntare i piedi". Il rapporto con la fame resta uno dei piu' difficili da affrontare. "Il cibo era diventato un'ossessione, un incubo, il nostro mito quotidiano. Chi conosce i miei libri sa infatti che parlo spesso di cibo, mi soffermo sui dolci o sui primi piatti, con molta attenzione e sensualita'".
Nel '46 i Maraini rientrano in Italia, recandosi prima a Firenze e poi stabilendosi in Sicilia presso i nonni materni, nella Villa Valguarnera di Bagheria. Le difficolta' di adattamento al nuovo ambiente portano la giovane Dacia a rifugiarsi nei libri: mentre le sue coetanee vanno a ballare o in gita, lei si immerge nella lettura fino a dimenticarsi di tutto. Qualche anno dopo i genitori si separano e il padre va a vivere a Roma, dove lei lo raggiunge compiuti i diciotto anni. Per vivere si arrangia facendo diversi lavori, dalla segretaria all'archivista. Piu' tardi si sposa con il pittore milanese Lucio Pozzi e nel '62 pubblica il suo primo romanzo, La Vacanza. A questi anni risale l'incontro con Alberto Moravia, che si e' appena separato dalla moglie, Elsa Morante. Uomo sempre "in fuga per inquietudine intellettuale e psicologica" - simile in questo all'amatissimo padre Fosco - lo scrittore romano sara' suo compagno di vita fino al '78. I due faranno numerosi viaggi in Africa, India, Cina e altri paesi, molti dei quali insieme a Pier Paolo Pasolini. Al pari della scrittura, il viaggio e' considerato da Dacia Maraini come parte naturale del suo destino: il viaggio fisico, alla scoperta di nuove terre e culture (gia' a un anno viene fatta salire su una nave per Kobe), ma soprattutto quello attraverso i libri, per lei il piu' affascinante.
Nonostante il successo di pubblico, molta critica e' diffidente nei confronti della sue prime opere, considerate scandalose per alcuni temi che precorrono quelli del movimento femminista degli anni Settanta. Nel '63, con l'assegnazione del prestigioso Premio Formentor a L'eta' del malessere, la polemica infuria sui giornali e Dacia Maraini viene pubblicamente accusata di essere una protetta di Moravia. Ci vorranno anni di duro impegno e decine di migliaia di copie vendute prima di riscattarsi da tali accuse, anche se la sua opera rimane ancora oggi inadeguatamente studiata.
Negli anni '70, facendosi incalzante l'impegno femminista, e' co-fondatrice del teatro gestito da sole donne La Maddalena (1973), che verra' dopo la Compagnia del Porcospino (1967) e della Compagnia Blu a Centocelle (1970). La notorieta' internazionale arriva con Maria Stuarda (1980), dramma tradotto e messo in scena in 22 paesi, mentre il primo grande successo di pubblico e di critica l'abbraccia con il romanzo La lunga vita di Marianna Ucria (1990, vincitore del premio Campiello. Buio, del 1999, vincera' invece lo Strega).
Con Bagheria (1993), romanzo attraverso cui la scrittrice insegue il fantasma di un padre tanto amato ripercorrendo le tappe della sua infanzia in Sicilia, si apre il genere autobiografico, finora inesplorato e riproposto poi con La nave per Kobe (2001) e Il gioco dell'universo. Dialoghi immaginari fra un padre e una figlia (2007). Il recupero di memorie sommerse si fa negli anni sempre piu' urgente. Contro la cultura del consumismo, Dacia Maraini dira' di sentirsi in dovere di coltivare la memoria come una "giardiniera paziente". In questa direzione vanno i racconti di La ragazza di via Maqueda (2009) e gli articoli de La seduzione dell'altrove (2010), opere che ai ricordi personali uniscono acute analisi sulla societa'.
Molte sue opere sono trasposte cinematograficamente e lei stessa, del resto, collabora a sceneggiature televisive e cinematografiche (tra le altre, risalta la sceneggiatura de Il fiore delle mille e una notte, 1973-1974, scritta insieme a Pasolini).
Riceve quattro lauree Honoris Causa, di cui una dell'Universita' Americana Middlebury College del Vermont. L'ultima nel novembre 2010 in Scienze della Formazione presso l'Universita' degli Studi di Foggia. Svolge moltissime attivita' culturali. Tra l'altro presiede la giuria del Premio Elsa Morante, oltre a essere giurata del Premio Strega e del Premio Benedetto Croce.
Scrittrice sempre in prima linea, e' continuamente in giro per il l'Italia e per il mondo onorando i molti inviti che riceve. Appena puo' si ritira nella sua casa in Abruzzo, luogo della maturita' e della solitudine scelto per dedicarsi al suo lavoro di scrittura.
Risorse bibliografiche e siti: Scrittura civile. Studi sull'opera di Dacia Maraini, a cura di Juan Carlos de Miguel y Canuto, Roma, Giulio Perrone editore 2010; Dacia Maraini. Ho sognato una stazione. Conversazione con Paolo di Paolo, Roma, Laterza 2005; Maria Antonietta Cruciata, Dacia Maraini, Fiesole, Cadmo 2003; Sumeli Weinberg M. Grazia, Invito alla lettura di Dacia Maraini, Pretoria, Unisa Press (University of South Africa) 1993. Il sito ufficiale: www.daciamaraini.it
6. PROFILI. GABRIELLO MONTEMAGNO: RITA ATRIA
[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it
Gabriello Montemagno, nato a Caltagirone nel 1938, e' giornalista professionista. Ha lavorato per 25 anni al quotidiano "L'Ora" e per circa vent'anni ha collaborato con il settore programmi della Rai siciliana. Collabora attualmente con le pagine culturali della "Repubblica-Palermo". Ha esercitato intensa attivita' nel teatro di prosa come autore, regista e attore.
Rita Atria, figlia di un mafioso, dopo la morte del padre e del fratello aveva collaborato con la magistratura, trovando in Paolo Borsellino non solo un limpido e coraggioso magistrato ma un vero e proprio punto di riferimento: la morte di Borsellino la getta nella disperazione, si suicida a diciassette anni. La piangiamo come una vittima, la rivendichiamo come una compagna di lotta. Opere su Rita Atria: G. Montemagno, Il sogno spezzato di Rita Atria, Edizioni della Battaglia, Palermo 1992; S. Rizza, Una ragazza contro la mafia. Rita Atria, morta per solitudine, La Luna, Palermo 1993]
Rita Atria (Partanna 1974 - Roma 1992).
E' rimasta un simbolo della lotta alla mafia e della volonta' di riscatto. Una ragazza di diciotto anni che sceglie la morte come protesta contro i soprusi mafiosi e come testimonianza perenne della volonta' di riscatto di un intero popolo. Rita Atria nasce a Partanna, provincia di Trapani, nel 1974, da Vito e Giovanna Cannova, lui pastore e proprietario di sette ettari coltivati a vite e ulivo, apparteneva ad una cosca mafiosa del trapanese. Anche il figlio Nicola, di dieci anni piu' grande di Rita, apparteneva alla stessa cosca.
Nel 1985 Vito viene ucciso. Nicola medita vendetta e cerca di rintracciare il killer del padre. Ma nel 1991 anche lui viene ucciso, all'eta' di 27 anni. A questo punto, Piera Aiello (Partanna 1967), vedova di Nicola, che era presente all'assassinio del marito, denuncia i due killer e collabora con la polizia, trasgredendo la legge dell'omerta'. E, sotto protezione, viene trasferita a Roma.
Rita decide. E segue l'esempio della cognata. Cosi', si reca in segreto a Marsala e presentatasi al procuratore Paolo Borsellino gli rivela tutti i segreti della cosca cui appartenevano il padre e il fratello. Da qui inizia una fitta collaborazione col procuratore Borsellino, al quale Rita si affeziona. Le sue dichiarazioni porteranno all'arresto di decine di mafiosi e alla loro condanna. La ragazza riceve minacce e finanche la madre si schiera contro di lei. Anche Rita, allora, viene trasferita a Roma sotto protezione e con nuovi documenti.
Rita scrive un diario con considerazioni molto sensibili, carico di condanna per la cultura mafiosa, con vivo senso di giustizia e con la speranza che le nuove generazioni possano liberarsi dal cancro mafioso: "Prima di combattere la mafia devi farti un esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combatterla nel giro dei tuoi amici. La mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci".
Ma il 26 luglio 1992, dopo l'assassinio del giudice Giovanni Falcone e del "suo" giudice Paolo Borsellino, Rita perde ogni speranza, il suo sogno di riscatto si spezza: "Quelle bombe in un secondo spazzarono via il mio sogno, perche' uccisero coloro che, col loro esempio di coraggio, rappresentavano la speranza di un mondo nuovo, pulito, onesto. Ora tutto e' finito". Rita si suicida gettandosi dal quinto piano del palazzo dove l'aveva nascosta la polizia, nella via Amelia di Roma. La sua storia diventera' emblematica e sara' spesso rievocata in teatro, nei libri, nei film.
Fonti e risorse bibliografiche: Gabriello Montemagno, Il sogno spezzato di Rita Atria, Palermo, Edizioni della Battaglia 1992; Sandra Rizza, Una ragazza contro la mafia, Palermo, La Luna 1993; Non parlo piu', fiction Rai in due puntate, regia di Vittorio Nevano, 1994; Marco Amenta, Diario di una siciliana ribelle, 1997 (film).
7. PROFILI. ANNAMARIA TAGLIAVINI: GIANCARLA CODRIGNANI
[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it
Annamaria Tagliavini, laureata in Filosofia, dal 1994 dirige la Biblioteca Italiana delle Donne di Bologna, femminista, da lungo tempo e' impegnata nel campo dell'informazione e della documentazione di genere. Fa parte dell'Associazione Orlando e di importanti organizzazioni femminili e femministe internazionali come Wine - Women Information Network Europe e Know How on the World of Women Information Conference Permanent Comittee.
Giancarla Codrignani, gia' presidente della Loc (Lega degli obiettori di coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista, impegnata nei movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e' tra le figure piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994; L'amore ordinato, Edizioni Com nuovi tempi, Roma 2005. Si veda anche la risposta all'ultima domanda dell'intervista apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 343]
Giancarla Codrignani (Bologna 1930 - vivente).
Giancarla Codrignani nasce a Bologna in una famiglia fortunata, come lei stessa ama dire. Una famiglia in cui riceve un'educazione severa, ma piena di amore, in grado di costruire quel plafond di sicurezza che l'accompagnera' in tutte le scelte importanti della sua vita. Il padre Duilio, antifascista rigoroso, laico di cultura socialista e membro di Giustizia e Liberta' paga come tributo alla sua coerenza politica una vita professionale difficile, da impiegato precario, ma trasmette a Giancarla la passione civile.
La madre Egle, casalinga suo malgrado, credente in modo molto personale, quasi un'antesignana del Concilio, la educa ai valori della fede ma anche dell'autonomia e dell'autenticita'. Una donna capace di ironia che commentava le prime battute inaspettate della figlia adolescente dal carattere deciso, con un "forse abbiamo esagerato!" rivolta al marito.
Ed entrambi gli insegnamenti dei genitori resteranno una specie di filo rosso attorno a quale si snodera' la lunga e ricca "vita activa" di Giancarla.
Le difficolta' economiche della famiglia non sono vissute come un limite, sua madre amava ripetere del resto: "siamo poveri ma viviamo come se fossimo ricchi", con molti libri a disposizione.
Giancarla frequenta quindi il liceo classico "Minghetti" mostrando subito passione per lo studio, in particolare dei classici, e si laurea brillantemente nell'Ateneo bolognese in Lettere Classiche. Inizia precocemente la sua attivita' di insegnante proprio con un incarico al suo vecchio liceo, evento abbastanza raro all'inizio della carriera, e pubblica per le edizioni dell'Universita' il Codice 2744 di Catullo che risulta firmato Ioanna Carola Codrignani.
Svolgera' con passione, ritornando alla scuola dopo i dodici anni di interruzione parlamentare, la professione di insegnante nei licei, formando generazioni di studenti, e diventando loro punto di riferimento non solo per le sue materie, ma piu' in generale per un'educazione alla cittadinanza che fara' di lei un'insegnante amatissima, anche negli anni difficili del movimento degli studenti dal '68 in poi. Parallelamente inizia anche la sua partecipazione alla politica come indipendente nelle liste della Democrazia Cristiana ai primi consigli di quartiere di Bologna. Sempre come indipendente passa poi al gruppo Due Torri (Partito Comunista e Partito Socialista). E in questa veste, nel 1976 viene eletta in Parlamento dove restera' fino al 1987 per tre legislature, dedicandosi ai temi piu' delicati dell'agenda politica delle donne: l'interruzione di gravidanza, la ratifica della Convenzione internazionale per l'eliminazione delle discriminazioni contro le donne, la violenza contro le donne e la loro situazione nel sud del mondo. Membro delle Commissioni Esteri e Difesa si occupa dei problemi della pace, della guerra e degli armamenti e partecipa a un gran numero di missioni internazionali, soprattutto in paesi attraversati da conflitti e in aree difficili del mondo: testimone delle prime elezioni libere in Nicaragua, visita il Cile durante lo stato d'assedio imposto da Pinochet, conosce le Madri della Plaza de Mayo in Argentina e altre diverse realta' dall'Africa all'Asia. La sua opera e' stata riconosciuta dall'Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, e' stata Presidente della Lega degli Obiettori di Coscienza e si puo' considerare una delle figure piu' rappresentative della cultura italiana della nonviolenza.
Per tutta la sua vita, ancora oggi attivissima su piu' fronti, in particolare quello della difesa dei diritti e della Costituzione, Giancarla tiene insieme la passione civile della politica con la sua profonda fede, capitalizzando in un certo senso i valori trasmessi da entrambi i genitori. E se per il suo percorso spirituale incontri importanti sono stati quelli con il cardinale Giacomo Lercaro e la Pax Christi di monsignor Bettazzi, per il suo impegno civile e' a Lelio Basso e al suo Tribunale Russell che deve la vocazione ai grandi temi della politica internazionale.
A Bologna Giancarla diviene punto di riferimento di tutte le donne impegnate nel movimento femminile e femminista, entra dai primissimi anni nell'Associazione Orlando e partecipa attivamente alla vita e alle attivita' del Centro di documentazione delle donne, occupandosi soprattutto degli scambi internazionali. Dal 1994 al 1999 viene nominata Consigliera per i problemi di genere dal sindaco Walter Vitali dando vita a molte iniziative per promuovere una politica femminile nell'amministrazione.
Ma la sua vita e' stata molto ricca anche di amicizie, affetti profondi e qualche amore che non si e' mai trasformato in matrimonio o convivenza, facendo di lei una single senza rimpianti.
Autrice di moltissime pubblicazioni su diverse riviste e quotidiani ne ha raccolto le piu' significative nel volume Ottanta, gli anni di una politica, pubblicato nel 2010 da Servitium con una bella introduzione di Stefano Rodota'.
Nel 2011 la citta' di Bologna con gratitudine le ha conferito il premio Nettuno d'oro riservato ai cittadini illustri.
Per l'Enciclopedia delle donne ha scritto la voce dedicata ad Adriana Zarri e quella dedicata a Bertha von Suttner.
8. PROFILI: FEDERICA TRENTI: JOYCE LUSSU
[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it
Federica Trenti vive a Calcara presso il torrente Samoggia. Lavora come coltivatrice diretta dal 2003, nell'azienda agricola in cui risiede la sua famiglia dal 1923. Laureata in Storia contemporanea a Bologna, d'inverno lavora a progetti piu' storico-letterari che agricoli. E' stata consigliere comunale e ha scritto Il Novecento di Joyce Salvadori Lussu.
Joyce Lussu, nata da una famiglia di intellettuali antifascisti, esule fin dall'infanzia, compagna di Emilio Lussu, impegnata nella lotta contro il fascismo, per i diritti dei popoli, nel movimento femminista ed in quello ambientalista. Scrittrice, traduttrice. Una straordinaria figura di militante e di intellettuale. E' scomparsa nel 1998. Opere di Joyce Lussu: segnaliamo particolarmente Fronti e Frontiere, Laterza, Bari 1967. Opere su Joyce Lussu: Silvia Ballestra, Joyce L., Baldini & Castoldi, Milano 1996. Dal sito www.joycelussu.org riprendiamo la seguente notizia biografica: "Joyce Lussu nasce come Gioconda Salvadori a Firenze, l'8 maggio 1912, da genitori marchigiani, entrambi con ascendenze inglesi. Il padre, Guglielmo Salvadori, docente universitario e primo traduttore del filosofo Herbert Spencer, malmenato e piu' volte minacciato dalle camicie nere, fu costretto all'esilio in Svizzera nel 1924, e con lui la moglie Giacinta, i due figli maggiori Max e Gladys, e la piccola Joyce. Joyce vivra' cosi' all'estero gli anni dell'adolescenza, in collegi ed ambienti cosmopoliti, maturando un'educazione non formale, ispirata agli interessi della famiglia per la cultura, l'impegno politico e la propensione alla curiosita', al dialogo, ai rapporti sociali. Con i fratelli, comunque, ufficializzera' questo originale percorso conoscitivo, ottenendo la licenza di liceo classico con esami da privatista nelle Marche, tra Macerata e Fermo. Ad Heidelberg, mentre segue le lezioni del filosofo Karl Jaspers, vede nascere, con allarmata e critica vigilanza, i primi sintomi del nazismo. Si sposta, quindi, in Francia e in Portogallo, e si licenzia in Lettere alla Sorbona di Parigi e in Filologia a Lisbona. Tra il 1933 e il 1938 e' in piu' zone dell'Africa; l'interesse partecipe per la natura e per lo sfruttamento colonialistico di genti e paesi, resteranno, da adesso in avanti, motivazioni fortemente legate alla sua scrittura ed alla sua vita in genere. I primi testi poetici significativi si possono collocare in questo periodo, e di Liriche (1939 ed. R. Ricciardi) sara' curatore eccellente Benedetto Croce, affascinato anche dalla carica vitale della giovanissima scrittrice. In una sua recensione su "La Critica" (fasc. II, 1939), ne evidenziera' la laica capacita' di rapportarsi con coraggio al dolore del vivere, e la forza dei paesaggi e delle scene che "si sono fatte interne, si sono fuse con la sua anima". Intanto il tempo della Storia incalza. Insieme al fratello Max, Joyce entra a far parte del movimento "Giustizia e Liberta'" e nel 1938 incontra Emilio Lussu - mister Mill, per gli organizzatori della Resistenza in esilio, compagno e marito da ora in poi fino alla sua morte - e con lui vive la drammatica e spericolata vicenda della clandestinita', nella lotta antifascista. La Francia occupata dai nazisti, la Spagna, il Portogallo, la Svizzera, l'Inghilterra, saranno il teatro di rischiose missioni, passaggi oltre confine, falsificazioni di documenti, corsi di guerriglia... Raggiunto, in questa militanza nelle formazioni di G. L., il grado di capitano, nel dopoguerra verra' decorata di medaglia d'argento al valor militare. In Fronti e Frontiere - 1946 - lei stessa raccontera', in forma autobiografica, le dure e al tempo stesso avventurose esperienze di questo periodo: sara' un libro di grande successo. A liberazione avvenuta, vive da protagonista i primi passi della Repubblica Italiana ed il percorso del Partito d'Azione, fino al suo scioglimento. Promotrice dellÌ'Unione Donne Italiane, milita per qualche tempo nel Psi e nel 1948 fa parte della direzione nazionale del partito; preferira', tuttavia, tornare ad occuparsi di attivita' culturali e politiche autonome, insofferente di vincoli e condizionamenti d'apparato. Dal 1958 al 1960, continuando a battersi nel segno del rinnovamento dei valori libertari dell'antifascismo, spostera' il suo orizzonte di riferimento nella direzione delle lotte contro l'imperialismo. Sono gli anni dei viaggi con organizzazioni internazionali della pace, con movimenti di liberazione anticolonialistici; e per conoscere le situazioni storico-culturali del "diverso", si occupera' della poesia lontana ed, in un certo senso, estranea all'antica cultura dell'Occidente, quella degli "altri", dalla quale era fortemente attratta perche' la sentiva strumento unico, rapido ed efficace di conoscenza. Traduce, quindi, da poeti viventi, alternativi, non letterati, spesso provenienti dalla cultura orale: albanesi, curdi, vietnamiti, dell'Angola, del Mozambico, afroamericani, eschimesi, aborigeni australiani... Fu una splendida avventura, umana e letteraria, in cui la comunicazione derivo' non dalla conoscenza filologica di grammatiche e sintassi, quasi sempre inesistenti, ma dal rapporto diretto poeta con poeta, dalle lingue di mediazione, dai gesti, dai suoni, dal dolore cupo di sofferenze antiche ed ingiuste. La sua traduzione delle poesie del turco Nazim Hikmet - a tutt'oggi tra le piu' lette in Italia - e' un esempio eccellente per tutte. Fu cosi' naturale partecipare attivamente alle mobilitazioni in favore di perseguitati politici, quali l'angolano Agostinho Neto ed Hikmet, appunto, tanto per fare alcuni nomi. Proprio attraverso quest'ultimo verra' a conoscenza del problema curdo, "un popolo costretto a vivere da straniero nel suo territorio", come scrivera' in Portrait (1988, Transeuropa). E in un viaggio epico, dopo essere passata spavaldamente indenne attraverso le pastoie della burocrazia irachena, ed aver ottenuto dal Presidente, generale Aref in persona, un lasciapassare, raggiunse il Kurdistan e conobbe il valoroso popolo che lo abitava e i suoi eroi di allora: Jalal Talabani con i mitici guerrieri peshmarga', ed il "Mollah Rosso" Mustafa' Barzani. Era la meta' degli anni Sessanta e da allora la causa del popolo curdo divenne la causa di Joyce, che la porto' nel mondo e, soprattutto, nelle scuole. Dall'esperienza terzomondista derivo', cosi', dagli anni Settanta in poi, l'impegno alla riscoperta e valorizzazione dell'"altra storia": quella delle sibille e delle streghe, dei movimenti pacifisti, delle tradizioni locali devastate dalla globalizzazione, dando vita a molti progetti frutto della sua visione critica del divenire e delle sue intuizioni profetiche, che il tempo e gli studi avrebbero verificato esatte ed eccezionalmente attuali. Dedichera' una parte fondamentale della sua straordinaria carica vitale al rapporto con i giovani, nell'ipotesi di un futuro di pace, da costruire con impegno sistematico e conoscenze adeguate del passato, degli errori, delle violenze e delle ingiustizie che non dovevano ripetersi. Se conservera', allora, una certa diffidenza nei confronti delle istituzioni e delle persone che le rappresentano, riporra' pero' massima fiducia ed apertura verso le nuove generazioni; per questo fino alla primavera del 1998 ha occupato una parte notevole del suo tempo in scuole di ogni ordine e grado, animando incontri che incrociavano percorsi di storia, poesia, autobiografia, progettualita' sociale. E' morta a Roma il 4 novembre 1998, all'eta' di 86 anni"]
Joyce Salvadori Lussu (Firenze 1912 - Roma 1998).
Joyce Salvadori Lussu nasce a Firenze l'8 maggio 1912.
Terzogenita, dopo la sorella Gladys e il fratello Max, cresce nel capoluogo fiorentino a stretto contatto con i genitori: Guglielmo Salvadori e Giacinta Galletti, intellettuali antifascisti, figli di famiglie marchigiane con origini inglesi. Frequenta per poco tempo la scuola elementare e la sua istruzione avviene in gran parte dentro una casa "abitata piu' dai libri che dai mobili".
Nel 1924, dodicenne, in seguito alle percosse subite dal padre ad opera degli squadristi fiorentini, lascia l'Italia insieme alla famiglia. Raggiungono la Svizzera, dove Joyce e Max frequentano una scuola gestita da intellettuali pacifisti. Studiando da privatista e lavorando Joyce si iscrive alla facolta' di Filosofia di Heidelberg, in Germania; ma nel 1933 l'avvento del nazismo le impedisce moralmente di proseguire gli studi. Ritorna in Svizzera dai suoi genitori ed entra in contatto con l'organizzazione antifascista Giustizia e Liberta'. Partecipando all'attivita' clandestina incontra per la prima volta l'antifascista sardo Emilio Lussu, leggendario capitano della prima guerra mondiale. Dopo quel primo incontro avvenuto a Ginevra, i due si ritroveranno solo nel 1939. Tra il 1934 e il 1939 Joyce vive in Africa. Di quegli anni raccontera' solo con brevi accenni, evocando la natura africana nelle sue poesie - pubblicate nel volume Liriche, edito con il patrocinio e la recensione di Benedetto Croce -, alcune oggi incluse nella raccolta Inventario delle cose certe. Solo recentemente le ricerche della storica Elisa Signori hanno permesso di comprendere quel periodo cosi' poco descritto dalla Lussu.
Al suo ritorno in Europa, con Emilio Lussu va a vivere a Parigi, la capitale in cui si e' concentrato l'antifascismo italiano. Quando nel giugno del 1940 la citta' subisce l'occupazione tedesca, l'antifascismo si riorganizza nel Sud della Francia. A Marsiglia, Joyce ed Emilio organizzano partenze clandestine; Joyce impara a falsificare documenti d'identita' per coloro che devono lasciare l'Europa. Questo impegno conduce la coppia in Portogallo per alcuni mesi. Joyce studia il portoghese, a Lisbona; successivamente, convocati dal War Office inglese, raggiungono insieme l'Inghilterra nel tentativo di avviare un piano insurrezionale per liberare l'Italia dal giogo della dittatura e dall'alleanza nazifascista. Vicino a Londra frequenta dei campi di addestramento.
Joyce torna in Italia dopo il 25 luglio del 1943. Con l'armistizio dell'8 settembre comincia la lotta partigiana: mentre Roma e' occupata dall'esercito nazista, Joyce compie per il Cln una missione di collegamento con il Sud, per l'espletamento della quale ricevera' la medaglia d'argento, ma solo nel 1966. La sua esperienza nell'antifascismo e nella guerra partigiana la si puo' leggere nei testi fortemente autobiografici che Joyce ha scritto: Fronti e frontiere (1944), L'uomo che voleva nascere donna (1976), Lotte, ricordi e altro (1992).
Nell'estate del 1944 e' madre. Giovanni Lussu nasce in una Roma libera, nel grande fermento della ricostruzione. In settembre Emilio conduce moglie e figlio ad Armungia, il villaggio sardo nel quale e' nato. Joyce vuole conoscere autonomamente l'isola e la sua gente; incontra i contadini-pastori, gli stessi uomini che erano stati anche soldati della Brigata Sassari sull'Altipiano di Asiago. Ascolta i loro racconti, quelli delle loro donne e si lega fortemente e per sempre alla Sardegna. Nel 1982 pubblica la raccolta di racconti dedicati alla civilta' sarda L'olivastro e l'innesto. Negli anni del Fronte Popolare, nel 1951, e' insieme a lavoratrici provenienti da ogni parte dell'isola a Cagliari, per il primo Congresso delle associazioni differenziate. Invece, pur essendo stata partecipe della fondazione dell'Unione Donne Italiane, nel 1953 se ne distacca perche' arriva a considerarla un serbatoio elettorale subalterno, voluto dai partiti di sinistra che, a suo avviso, avrebbero dovuto lavorare di piu' sull'integrazione e la partecipazione femminile nella politica.
Negli anni che seguono viaggia per l'Europa a seguito del Movimento mondiale per la pace. A Stoccolma incontra il poeta turco Nazim Hikmet del quale diviene amica e traduttrice, rendendo le sue poesie note in Italia. All'amicizia e al lavoro con Hikmet (nel 1991 scrive Il turco in Italia ovvero l'italiana in Turchia), seguiranno traduzioni di poeti allora sconosciuti che raggiunge in Africa, Portogallo, nel Nord ed Est Europa, in Curdistan. In Tradurre poesia (1967) Joyce spiega come, permettendo alle parole di viaggiare, sentisse di portare avanti anche i valori della Resistenza.
In Italia si immerge nel fermento studentesco del '68 e nutre attraverso quei giovani speranze di cambiamento. Tra gli anni Settanta e Ottanta scrive i saggi Padre padrone padreterno (1976) e L'acqua del 2000 (1977). Si occupa di storia locale insieme ad un gruppo di studiosi del Piceno pubblicando due volumi per le scuole de La storia del Fermano. Studia e scrive della Sibilla, l'antica abitante dei Monti Sibillini e delle comunita' pre-cristiane che li abitavano, e le divinatrici della Barbagia. Nel 1982 scrive in merito Il libro Perogno.
Da anziana incontra nelle scuole coloro che chiama il suo futuro vivente, rendendo il racconto di quanto aveva visto e vissuto un'occasione per fare riflessioni sul presente. Nel 1996 si racconta alla scrittrice Silvia Ballestra che pubblica le loro conversazioni registrate in Joyce L. Una vita contro.
Joyce muore a Roma il 4 novembre 1998, all'eta' di 86 anni, ribelle come aveva vissuto, con una sigaretta postale tra le mani al posto del rosario.
Fonti: Federica Trenti, Il Novecento di Joyce Salvadori Lussu. Vita e opera di una donna antifascista, Sasso Marconi, Le Voci della Luna Poesia 2009; Antonietta Langiu - Gilda Traini, Joyce Lussu. Biografia e bibliografia ragionate, Quaderni del Consiglio regionale delle Marche 2008; AA.VV., Joyce Lussu. Sibilla del Novecento, Atti del Convegno di Colle Ameno del 17 novembre 2007, Sasso Marconi, Le Voci della Luna Poesia 2008; AA.VV., Joyce Lussu. Una donna nella Storia, Cagliari, Cuec 2002; AA.VV., Joyce Lussu. Il piu' rigoroso amore, Quaderni del Circolo Fratelli Rosselli, Firenze, Alinea editrice 2002.
9. MATERIALI. SUL TORPEDONE ED ALTRI VOLANTINI CONTRO LA GUERRA A CURA DI BENITO D'IPPOLITO
[Ringraziamo il nostro buon amico Benito D'Ippolito per aver recuperato, scelto e messo insieme questi testi di varie firme, gia' piu' volte apparsi sul nostro notiziario nel corso degli anni]
Le litoti di strambotto
Parlano ancora, sempre, gli assassini.
Gli assassinati non possono piu'.
Ed alla logorrea che ancor sgocciola sangue
almeno io non voglio dare ascolto.
*
La scuola dello stupro
Sono un uomo ormai vecchio, so bene
che si dice nei bar, nelle caserme,
dal barbiere, nelle officine,
nei bagni dei maschi di fabbriche e scuole.
E lo so che un fascista e' in agguato
dentro il pozzo nel cuore di ogni uomo,
so che lotta interiore si duri
a combattere il mostro che hai dentro.
Che nessuno ad ingenuo si atteggi:
dalle pagine dei quotidiani
degli annunci dalle molte a
ai fumetti ai programmi notturni
delle televisioni private
so che merce, che ideologia
vien spacciata e com'essa percuote
e da' forma alle menti e prepara
l'ora e il morso del lupo.
So dai tempi tebani e di Ilio
quali orrori nasconda la casa
e protervi quali orchi nel chiuso
dietro l'uscio domestico affilino
i coltelli che hanno per denti.
Queste cose le so
e so che e' mio dovere contrastarle
con tutte le mie forze senza requie.
Ma so anche che a questo le leggi
devono essere intese: a salvare
le persone, i corpi, il convivere
nel rispetto dell'umanita' di tutti
nel rispetto dell'umanita' tutta
incarnata in ogni persona.
E nell'ora in cui l'ermellino
da' man forte all'artiglio del drago
ecco anch'io me ne indigno, e ne grido
con lo strazio la rabbia l'orrore
che ti toglie il respiro e la voce.
Chi plaude agli assassini e' un assassino,
chi insulta le vittime e' complice
del carnefice, chi trova
argomenti a favore di chi stupra
di chi stupra si fa mentore e mandante,
ed offusca e contamina il mondo
e di nuovo l'umanita' annienta.
E di essere un uomo hai vergogna.
*
Dove
Dove si comincia col mentire si finisce con l'uccidere.
*
L'unico modo di rendere omaggio alle persone uccise
E' non uccidere piu'.
Mettere la guerra fuori dalla storia.
Cessare di produrre le armi.
Abolire gli eserciti.
A tutti gli esseri umani riconoscere tutti i diritti umani.
*
Sul torpedone
"Quando lo stato si prepara a uccidere si fa chiamare patria"
(Friedrich Duerrenmatt)
Non disturbatelo il manovratore:
di avere la tivu' siate contenti
mangiate merendine, e dopo i denti
lavateli con cura, per favore.
E' poco fine emettere lamenti
mentre vi governiam con tanto ardore:
non lo vedete il nostro gran pallore?
soffriamo tanto anche noi prominenti.
Votaste, no? e allora non scocciate
che' a noi un gran lavoro adesso incombe
di governare e tra le mareggiate
la nave dello stato, e tra le tombe
le bare delle genti assassinate.
Taccian le voci, e squillino le trombe.
10. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.
Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
11. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Romana Sironi e Mariastella Margozzi (a cura di), Sironi. Mito e modernita'. Catalogo della mostra, Brindisi, 13 febbraio - 2 maggio 2010, Edizioni Fabbrigrafica Adv, 2010, pp. 156.
12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
13. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 513 del 2 aprile 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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