Telegrammi. 485



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 485 del 5 marzo 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. L'otto marzo a Viterbo

2. Un trigesimo

3. Carla Mariani: Questo otto marzo

4. Helene Paraskeva: Due storie "noir"

5. Barbara Romagnoli: Questo otto marzo

6. Peppe Sini: Il nostro problema

7. Annamaria Rivera: Il cinico servilismo degli ex amici di Gheddafi

8. Associazione "Respirare": Una lettera aperta a Comune e Provincia affinche' si ravvedano

9. Enrico Peyretti presenta "Indignatevi!" di Stephane Hessel

10. Per sostenere il Movimento Nonviolento

11. "Azione nonviolenta"

12. Segnalazioni librarie

13. La "Carta" del Movimento Nonviolento

14. Per saperne di piu'

 

1. INCONTRI. L'OTTO MARZO A VITERBO

 

L'otto marzo 2011 a Viterbo, presso il centro sociale occupato autogestito "Valle Faul", si terra' una iniziativa per la Giornata della lotta delle donne per la liberazione dell'umanita', contro il maschilismo e il patriarcato, contro la guerra e il razzismo, contro lo sfruttamento che devasta e distrugge le vite umane e la biosfera, contro la mercificazione dei corpi e delle esistenze, contro ogni logica di violenza che umilia, opprime e distrugge.

Interviene Antonella Litta, presidente del Comitato "Nepi per la pace" ed animatrice di tante iniziative per i diritti ed il bene comune, di pace e di solidarieta'.

*

Breve notizia sulla dottoressa Antonella Litta

Antonella Litta svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi. E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e per questa associazione e' responsabile e coordinatrice nazionale del gruppo di studio su "Trasporto aereo come fattore d'inquinamento ambientale e danno alla salute". E' referente per l'Ordine dei medici di Viterbo per l'iniziativa congiunta Fnomceo-Isde "Tutela del diritto individuale e collettivo alla salute e ad un ambiente salubre". Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente. E' la portavoce del Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti. Come rappresentante dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia) ha promosso una rilevante iniziativa per il risanamento delle acque del lago di Vico e in difesa della salute della popolazione dei comuni circumlacuali. E' oggi in Italia figura di riferimento nella denuncia della presenza dell'arsenico nelle acque destinate a consumo umano, e nella proposta di iniziative specifiche e adeguate da parte delle istituzioni per la dearsenificazione delle acque e la difesa della salute della popolazione.

 

2. AMICIZIE. UN TRIGESIMO

 

Ieri nel duomo di Nepi tante persone amiche di Gianni Fiorentini si sono ritrovate una volta ancora, ad un mese dalla sua morte, per ricordarlo e per testimoniare la loro vicinanza ad Antonella Litta, la sposa sua amatissima dal dolore della perdita affranta.

Nell'omelia uno degli amici di sempre di Gianni, commentando la Scrittura, ha evocato ancora una volta attraverso una triade di simboli la vicenda terrena di Gianni.

Il suo costante essere "sulla strada", la' dove incontri le altre persone, povere, sofferenti, viandanti come te, come tutte le persone, la' dove tu devi recare soccorso alla sorella, al fratello che sanguina e piange.

Il suo essere sempre attento all'"altro", nello sguardo e dallo sguardo dell'altro all'altro unito in un'intima relazione che tutti abbraccia in un moto di misericordia che il cosmo affratella e assorella: e nella meditazione della riflessione di Emmanuel Levinas ancora una volta il cuore di tutti i presenti si e' stretto in un sentire medesimo.

E la sua apertura all'"infinito", all'infinita' del bene che tutto abbraccia, che tutto salva, tutto restituisce in grazia, tutto rende grazia. Quel bene che per gli amici credenti e' il Bene, il Bene in cui aveva fede Gianni, in cui aveva fede Dietrich Bonhoeffer - che il Gianni teologo e filosofo con inesausto amore aveva studiato -, in cui aveva fede Ernesto Balducci - con cui il Gianni operatore di pace e persona in cammino aveva vissuto alla badia fiesolana per un tratto della sua vita - ed ancora pochi giorni prima della scomparsa, sul finire di questo gennaio, me ne raccontava a tavola ricordi tenerissimi.

Ed al termine della cerimonia il piu' giovane dei fratelli di Antonella ha ancora una volta donato vita con le sue mani e la sua voce ad una delle canzoni di Franco Battiato che Gianni amava di piu'.

Tornando a Viterbo con gli anziani amici dell'Associazione per il libero pensiero "Giordano Bruno" e con i giovani compagni del centro sociale occupato autogestito "Valle Faul", il vecchio ateo lucreziano e leopardiano, diderotiano e camusiano, feuerbachiano e marxiano, luxemburghiano e arendtiano, che queste amare righe quotidie distilla, si ripeteva una volta ancora come con lingue diverse una medesima cosa tutte e tutti diciamo: che veramente l'amore puo' vincere sulla morte. Questo amore che e' l'unica gloria della civilta' umana. Questo amore che non muore. Per questo combatte la nonviolenza.

 

3. RIFLESSIONE. CARLA MARIANI: QUESTO OTTO MARZO

[Ringraziamo Carla Mariani (per contatti: carla.mariani1 at virgilio.it) per questo intervento.

Da un'ampia intervista apparsa nei "Telegrammi della nonvioenza in cammino" n. 312 del 13 settembre 2010 riprendiamo la seguente notizia autobiografica: "Sono Carla Mariani, ho 58 anni, sono madre e nonna. Sono in pensione dal lavoro retribuito. Penso di essere un'artigiana della pace, cosi' come i miei compagni e compagne che in Colombia stanno costruendo processi di pace e di resistenza civile nonviolenta. Mi sento palestinese, curda, rom, sinta, zingara, indigena, ebrea, musulmana, cristiana, omosessuale, povera, spero che tutti i popoli che stanno lottando per la loro autodeterminazione e per l'affermazione della vita sulla morte mi considerino loro compagna. Sono comunista. Ho cercato di portare il mio contributo alla causa del popolo palestinese e alla lotta di liberazione dei popoli indigeni, contadini e afrodiscendenti della Colombia, ho cercato di  conoscere la dimensione dei difensori dei diritti umani attraverso l'esperienza nella Rete Italiana di Solidarieta' Colombia Vive! ed il mio lavoro presso l'Ufficio per la pace del Comune di Narni, che ho fortemente voluto. Faccio parte dell'Associazione per l'educazione permanente alla giustizia e alla pace, di Narni per la Pace e della Rete italiana di solidarieta' con le comunita' di pace e in resistenza civile colombiane Colombia Vive! Onlus. Sono stata due volte in Palestina e due volte in Colombia. Mi sento in cammino verso la nonviolenza. Ho collaborato alla cura del libro Seminando vita e dignita'. La comunita' di pace di San Jose' de Apartado': dieci anni di resistenza nonviolenta alla guerra, pubblicato dalla casa editrice Gandhi Edizioni di Pisa come n 13 dei "Quaderni Satyagraha", 2007(edizione bilingue spagnolo-italiano); ho interamente curato la pubblicazione Fischia il vento: Narni 8 settembre 1943 - 13 giugno 1944, edito dal Comune di Narni, giugno 2008"]

 

Sono donna, da 59 anni ormai, e non mi e' facile scrivere di donne. Forse per pudore, per paura di non trovare la chiave giusta e di farmi e farci del male, vorrei trovare parole leggere, senza che siano banali, vorrei poter riportare qui la nostra allegria senza che faccia ridere, vorrei trovare il modo di rappresentare la nostra bellezza, come condizione dell'anima, come rapporto privilegiato con l'estetica, che ci consente di riconoscere il fascismo ovunque esso sia, sotto qualunque forma si presenti, noi donne ci accorgiamo che quando la bellezza, l'"estetica" dei filosofi, viene umiliata, e' li' che si annida l'embrione del fascismo.

Allora siccome non trovo parole mie, ma sento mio preciso dovere sforzarmi e mettere in moto il cervello perche' non si stanchi di pensare dopo tanti anni di lotte e di rivendicazioni, dopo tanti anni di lavoro, mi piacerebbe segnalare due cose che mi sembrano molto utili alla nostra comune riflessione sul significato di "questo otto marzo".

La prima. Finalmente dopo due anni di lavoro intenso, coeso, partecipato da parte di gruppi di donne di ogni angolo del mondo, si apre oggi la Conferenza mondiale delle donne di base, che si terra' a Caracas dal 4 all'8 marzo 2011, nel centenario della Prima Giornata Internazionale della Donna. http://conferenzamondialedonne.wordpress.com/2010/01/30/appello-per-la-conferenza-mondiale-delle-donne/. Le parole che invitano alla partecipazione sono bellissime e sono queste: "Non c'e' rivoluzione senza liberazione della donna. Non c'e' liberazione della donna senza rivoluzione". Teniamole a mente e seguiamo i lavori della Conferenza mondiale per non arrivare fuori tempo ed essere in armonia fra di noi.

La seconda. Ho avuto un innamoramento in questi ultimi tempi, mi sono  innamorata di Libera, anarchica antifascista, protagonista del bellissimo e sfortunato film di Mauro Bolognini, "Libera, amore mio". Libera e' proprio come vorrei essere, e' proprio come sono le donne che cambieranno lo stato attuale delle cose, e' forte e dolce, determinata e coraggiosa, bella nella sua indignazione, incorruttibile, pensativa. Libera, lotta con tutto: dal vestito rosso il giorno del primo maggio in pieno fascismo, all'educazione data ai figli in pieno regime fascista improntata ai valori del socialismo. Libera non tace, parla, grida il suo dissenso, la sua indignazione, la sua voglia di liberta' nelle scuole durante i saggi ginnici della figlia, al cinema durante i cinegiornali Luce. Libera esce di casa, e' per la strada prima, nelle montagne poi. E' che, una volta terminata la guerra, a casa ce la vogliono far ritornare e lei, che non voleva ricostruire una Italia con i fascisti, non ci sta. Preferira' morire sotto i colpi di un cecchino repubblichino, piuttosto che vedere rompersi il suo sogno di una umanita' migliore nata dalla Resistenza. Questo eì il dialogo tra Libera ed il presidente del Cln che chiude il film:

- Libera: Sono Libera Zanoni, in provincia me conoscono tutti.

- Il presidente del Cln: Libera! Non mi riconosci? Sono stato testimone alle tue nozze. Eravamo al confino insieme. Hai visto ce l'abbiamo fatta!

- Libera: Gia'.

- Il presidente del Cln: Chi l'avrebbe detto allora! Di', su, cosa posso fare per te.

- Libera: C'e' un fascista in Prefettura.

- Il presidente del Cln: Non capisco...

- Libera: Sta dietro al tavolo come durante il fascismo, quando a Modena faceva arrestare e torturare la gente, l'avete nominato anche capogabinetto, si chiama Testa.

- Il presidente del Cln: Capisco il tuo stupore, Libera, ma forse non sei stata avvertita che negli ultimi mesi il dottor Testa ha collaborato con noi.

- Libera: Io non so cosa ha fatto negli ultimi mesi anche perche' stavo in carcere.

- Il presidente del Cln: Per ricostruire questo nostro paese dilaniato abbiamo bisogno di offrire una possibilita' a tutti, abbiamo bisogno di tutti.

- Libera: Ma e' un criminale fascista.

- Il presidente del Cln: Non possiamo permetterci il lusso di epurare il 50% degli italiani.

- Libera: Il 50, il 60, il 70% se e' necessario, i profittatori, i magistrati, i professori quelli che hanno servito ciecamente i fascisti: se non lo facciamo oggi ce li ritroveremo dappertutto, salteranno fuori con i manganelli e le bombe, va bene?

- Il presidente del Cln: Compagna Zanoni, Libera, in una democrazia ora che la tempesta e' passata ognuno deve riprendere il suo ruolo, c'e' chi lavora nella campagna, chi lavora nelle fabbriche, chi amministra, chi fa della politica, il posto di una donna come te che ha combattuto, che ha sofferto, e' a casa, adesso che finalmente puoi goderti la famiglia.

- Libera: Vuol dire che per venti anni ho fatto la matta, la guerra m'ha imparato molte cose, m'hanno sparato addosso senza economia, adesso siete voi che mi sparate, lorsignori facciano pure l'Italia coi fascisti, io vado a ripassare la ricetta del minestrone, mi sono pure scordata come si fa.

(Da "Libera, amore mio", il film e' finito di girare nel 1972 ma uscira' nelle sale solo nel 1975, un film scomodo che non ha avuto la fortuna che merita, un film profetico, a guardarlo oggi ancor piu' doloroso. Regia: Mauro Bolognini, soggetto: Luciano Vincenzoni, sceneggiatura: Luciano Vincenzoni, Nicola Badalucco, Mauro Bolognini (non accreditato), fotografia (Eastmancolor): Franco Di Giacomo, scenografia: Guido Josia, costumi: Piero Tosi, montaggio: Nino Baragli, musica: Ennio Morricone, interpreti: Claudia Cardinale, Bruno Cirino, Adolfo Celi, Philippe Leroy, Bekim Fehmiu, produzione: Roberto Loyola Cinematografica, Italia, distribuzione: Ital Noleggio Cinematografico, durata: 110'. www.centromaurobolognini.it).

Per concludere vorrei ricordarmi e ricordarci, che sia "liberazione" che "resistenza" che  "rivoluzione"  sono tre sostantivi femminili, sara' che i maschi che hanno scritto i dizionari della  lingua italiana li volevano proprio cosi'? Io non credo, penso di piu' che sia stata una svista di quell'umanita' maschile che per un errore di sopravvalutazione della loro potesta' ha lasciato degli spazi affascinanti liberi, tutti al femminile, e allora penso che ne dobbiamo approfittare riappropriandoci di queste parole: rivoluzione, resistenza e liberazione: ovunque, a casa, sul lavoro, nelle strade. Se non ora quando?

 

4. RIFLESSIONE. HELENE PARASKEVA: DUE STORIE "NOIR"

[Ringraziamo Helene Paraskeva' (per contatti: helenep at tiscali.it) per questo intervento.

Helene Paraskeva' e' nata ad Atene e risiede a Roma, scrittrice, docente, impegnata per la pace e i diritti umani, ha pubblicato tra l'altro vari racconti in rivista e in volume e un testo per i licei. Opere di Helene Paraskeva': Nell'uovo cosmico, Fara Editore, Sant'Arcangelo di Romagna 2006]

 

In occasione dell'otto marzo vorrei raccontare due storie "noir".
La prima e' il mito delle donne di Lemno riportato da Omero e da Apollonio Rodio, una storia d'orrore perche' tratta dei crimini commessi dalle abitanti di Lemno, un'isola nel nord-est del Mar Egeo.

Erano donne lavoratrici, le lemnie, e sbrigavano ogni giorno le faccende domestiche, ma anche fuori casa svolgevano lavori pesanti, "da uomo". Per questo si erano imbruttite e questo decadimento mosse l'ira della dea Afrodite che mando' loro una maledizione, un fetore impossibile da togliere.

In realta', le abitanti di Lemno lavoravano all'estrazione della torba, un combustibile fossile, fonte di energia preziosa ma anche maleodorante. I mariti, pero', erano disgustati, smisero di giacere con loro e si portarono delle concubine da fuori come sostitute. Le lemnie umiliate presero in segreto una decisione grave e irrevocabile. In una notte uccisero nel sonno tutti gli uomini. Senza pieta' e senza distinzione fra mariti, padri, fratelli e persino figli, massacrarono tutti i maschi sull'isola. Solo una donna, la regina Ipsipile, ebbe pieta' del padre anziano e malfermo e portandolo sulle spalle fino ad una barca lo lascio' andare al largo.

Da allora trascorse parecchio tempo e un giorno gli argonauti che passavano di la' misero piede sull'isola per chiedere cibo e acqua. L'accoglienza delle lemnie era esemplare. Per due anni le donne dell'isola e gli argonauti vissero felicemente e prima della partenza le lemnie fornirono cibo abbondante che permise agli eroi di continuare il viaggio alla ricerca del Vello d'oro.

Le interpretazioni di questo mito sono tante, la piu' plausibile e' quella collegabile ai riti del fuoco rinnovato celebrati all'inizio della primavera. Ma il mito ci rivela che commettendo quei delitti le donne in un momento di costernazione vollero "azzerare" i ruoli di moglie, madre, sorella, amante e figlia.

L'altra storia che vorrei accostare ai crimini di Lemno non e' un mito, bensi' il racconto "Eveline", tratto da Gente di Dublino (1914) di James Joyce. Una narrazione che si legge perfino nel liceo ma solo dopo averla "spogliata" da ogni riferimento alla realta' del contesto sociale.

"Eveline" e' il racconto di una ragazza dublinese che lavora dentro e fuori casa e per di piu' viene molestata sistematicamente dal padre alcolizzato. Finalmente, un giorno, incontra un giovane marinaio che le promette di sposarla se parte con lui per Buenos Aires. Ma Eveline non fuggira' mai con l'amato perche' rimane fedele alla promessa che ha fatto alla madre morente di non abbandonare mai la famiglia.

In realta', dalle note dell'edizione Penguin della raccolta si evince che Eveline gia' dall'eta' di diciannove anni pratica la prostituzione e il marinaio anziche' salvarla la vuole solo portare a Buenos Aires per sfruttarla in esclusiva. Chi e', allora, la vera Eveline? La povera ragazza maltrattata o la prostituta svergognata?

Anche questi sono due ruoli femminili abbastanza consueti, due "dimensioni" della stessa donna che possono suscitare emozioni diametralmente opposte, pieta' e simpatia per la prima, esecrazione e disprezzo per la seconda.

Eppure, la realta' di ogni donna e' multidimensionale: figlia, moglie, madre, sorella, lavoratrice, Afrodite, concubina e domestica possono far parte delle dimensioni di una donna. L'azzeramento di questa o quell'altra dimensione porta a sacrificare una parte di noi stesse a seconda del contesto sociale in cui vogliamo essere accettate.

Senza dover uccidere nessuno bisogna imparare a riconoscere il valore della "seconda opportunita'". E riconoscere che gli argonauti della nostra esistenza siamo noi stesse.

 

5. RIFLESSIONE. BARBARA ROMAGNOLI: QUESTO OTTO MARZO

[Ringraziamo Barbara Romagnoli (per contatti: barbara0romagnoli at gmail.com) per questo intervento.

Dal sito www.barbararomagnoli.info riprendiamo il seguente breve profilo: "Barbara Romagnoli e' nata a Roma nel 1974, giornalista professionista dal 2004, aspirante apicoltrice. Attualmente collabora con Editori Laterza e la Iowa State University - College of Design, Rome Program. E' laureata in filosofia con una tesi su "Louise du Neant: esperienza mistica e linguaggio del corpo", da allora si interessa di studi di genere e femminismi, ha partecipato a seminari, incontri, workshop e convegni sulla storia e i movimenti politici delle donne in Italia e all'estero. Da diversi anni docente per corsi di formazione, fra cui "Indipendent Radio and Media" presso Novi Sad (Serbia) nell'ambito del progetto Radio Radionica, promosso da Cie e Radio Popolare Network. Dal 1999 al 2004 ha lavorato presso la rivista "Carta", ha collaborato come freelance con varie testate (fra cui "Marea", "BCC Magazine", "Liberazione", "Peacereporter", "Amisnet", "Carta", "Aprile", "Nigrizia", "Left", "La nuova ecologia", "Confronti", "em mondialita'", "Noi donne"). Fra il 2002 e il 2005 e' stata coordinatrice del progetto Radio Carta (magazine radiofonico settimanale distribuito a circa 25 radio su territorio nazionale). Ha lavorato come ufficio stampa per convegni ed eventi culturali (fra cui Eurovisioni 2007 e 2008, Parole per cambiare, parole per piacere - Fiera della piccola editoria, 2005) e presso l'ufficio stampa della Sottosegretaria ai Diritti e Pari Opportunita', presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (2007-2008). Ha vissuto due anni in Olanda a Leiden, dove ha imparato a convivere con il vento. Ha fatto parte per diversi anni del collettivo A/matrix con cui ha condiviso la passione per la politica, il femminismo e la buona tavola"]

 

Spero che sia un otto marzo senza mimose quest'anno, senza mimose retoriche color giallo artefatto.

Spero che sia un otto marzo che piova, cosi' che tutti aprano i loro ombrellini rossi, perche' cadere nelle pozzanghere del perbenismo e' sempre piu' facile ed e' l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno.

Spero che sia un otto marzo senza discorsi di ministre e faccendiere, senza alleanze fondate sulla presunta femminilita' e improbabile sorellanza.

Spero sia un giorno in cui ricominciare a dirsi femministe senza timore di essere prese per matte, tanto lo siamo gia' ogni volta che immaginiamo un mondo diverso da questo.

Spero che sia un otto marzo vuoto di festeggiamenti rituali, ma pieno di volti nuovi che interrogano, chiedono, indagano, inventano nuovi significati per questa giornata.

Spero sia un otto marzo di pace per le piazze libiche, un otto marzo di gioia per le donne egiziane e tunisine protagoniste delle rivoluzioni nonviolente che hanno cambiato i loro paesi.

E vorrei che anziche' le sciarpe bianche, le donne che hanno riempito le piazze il 13 febbraio tirassero fuori bandiere rosse per lo sciopero generale proclamato dalla Cgil per il 6 maggio prossimo.

Perche' se si fermano le donne, davvero si ferma il paese.

E ne avremmo tanto bisogno, per riprendere in mano il nostro futuro.

 

6. EDITORIALE. PEPPE SINI: IL NOSTRO PROBLEMA

 

Il nostro problema e' come unificare le lotte e i saperi in un programma di alternativa: alternativa politica: ovvero economica, sociale, culturale.

La scelta della nonviolenza, secondo il nostro intendimento, non afferisce alle sole scelte della morale personale, ma e' innanzitutto progetto politico, progetto politico socialista e libertario, progetto politico femminista ed ecologista, progetto politico di responsabilita' e di solidarieta', etica politica dei doveri dell'essere umano nella vita sociale su scala planetaria.

Un progetto politico che offra all'umanita' una prospettiva di gestione regolata dei conflitti, che garantisca una adeguata difesa della biosfera e un ragionevole futuro per la civilta' umana, per le esistenze delle persone umane.

Un progetto politico che implica una organizzazione sociale e un utilizzo delle risorse secondo criteri condivisi di giustizia e di solidarieta'.

Un progetto politico che si fonda sul riconoscimento e l'inveramento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani e una relazione di rispetto e di cura nei confronti del vivente non umano.

*

Due sono i punti di partenza.

Il primo: ereditare e valorizzare le grandi tradizioni di pensiero e azione della civilta' umana.

Il secondo: affrontare subito le emergenze.

Quanto al primo punto, non e' necessario fare l'elenco delle esperienze di verita' che fin dall'antichita' l'umanita' ha condotto. Bastera' dire a questo riguardo che pressoche' tutte le tradizioni culturali apportano tesori cui non si puo' rinunciare senza perdere elementi decisivi della nosta medesima personale umanita'. Ma e' sulle esperienze degli ultimi secoli che occorre concentrare la nostra attenzione e operare delle scelte cruciali: e tra le esperienze degli ultimi secoli a noi sembrano decisive le lotte per i diritti umani, per il costituzionalismo moderno, le lotte per i diritti di liberta', le esperienze socialiste di liberazione da ogni oppressione e sfruttamento, il femminismo e l'ecologia.

Quanto al secondo punto: occorre innanzitutto fermare l'inquinamento e la devastazione della biosfera; occorre innanzitutto riequilibrare l'accesso alle risorse e ai diritti in una prospettiva egualitaria inclusiva del'umanita' intera e quindi immediatamente ridurre i consumi degli sperperatori e far cessare le loro rapine compiute a danno del bene comune; occorre innanzitutto condividere saperi e gestione delle cosiddette nuove tecnologie; occorre innanzitutto promuovere forme adeguate di democrazia su scala planetaria; occorre innanzitutto promuovere quindi anche forme adeguate di giuridificazione delle relazioni sociali cogenti per l'umanita' intera inclusive dei diritti delle generazioni future.

*

Rileggendo stanotte nell'insonnia alcuni scritti del giovane Gramsci degli anni Dieci del Novecento mi dicevo: di qui, ancora di qui ricominciare.

La nonviolenza e' in cammino.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

7. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: IL CINICO SERVILISMO DEGLI EX AMICI DI GHEDDAFI

[Ringraziamo Annamaria Rivera (per contatti: annamariarivera at libero.it) per averci messo a disposizione il seguente intervento apparso sul quotidiano "Liberazione" del 4 marzo 2011.

Annamaria Rivera, antropologa, vive a Roma e insegna etnologia all'Universita' di Bari. Fortemente impegnata nella difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, ha sempre cercato di coniugare lo studio e la ricerca con l'impegno sociale e politico. Attiva nei movimenti femminista, antirazzista e per la pace, si occupa, anche professionalmente, di temi attinenti. Al centro della sua ricerca, infatti, sono l'analisi delle molteplici forme di razzismo, l'indagine sui nodi e i problemi della societa' pluriculturale, la ricerca di modelli, strategie e pratiche di concittadinanza e convivenza fra eguali e diversi. Fra le opere di Annamaria Rivera piu' recenti: (con Gallissot e Kilani), L'imbroglio etnico, in quattordici parole-chiave, Dedalo, Bari 2001; (a cura di), L'inquietudine dell'Islam, Dedalo, Bari 2002; Estranei e nemici. Discriminazione e violenza razzista in Italia, DeriveApprodi, Roma 2003; La guerra dei simboli. Veli postcoloniali e retoriche sull'alterita', Dedalo, Bari 2005; Regole e roghi. Metamorfosi del razzismo, Dedalo, Bari 2009]

 

Ripugnante. Non potrebbe essere definito diversamente il comportamento del governo italiano verso la crisi libica. Oggi i buffoni travestiti da ministri, che col loro servilismo cinico hanno contribuito a rafforzare il dittatore grottesco e delirante, col medesimo servilismo interessato si schierano dalla parte dei severi censori atlantici del Colonnello. Come tutti i servi eccedendo in piaggeria, sono i primi a invocare l'utilizzo della forza contro il vecchio alleato, pronti a mettere a disposizione le basi militari italiane: come quegli scolaretti secchioni che alzano la mano prima ancora che il maestro abbia formulato la domanda. Neppure sanno celare il vero scopo della "missione umanitaria" per "contribuire al rimpatrio sicuro dei cittadini fuggiti dalla Libia": parole di Frattini. Piu' grossolano come sempre, Maroni non ha pudori lessicali: forniremo mezzi e personale di polizia, dichiara, per controllare i porti tunisini allo scopo di prevenire l'esodo di massa verso l'Europa. E poi chissa': da cosa nasce cosa, dalla missione umanitaria e' facile scivolare verso la guerra umanitaria.

L'attitudine e' sempre quella: da imbonitori politici privi d'ogni senso di coerenza e dignita', pronti a strumentalizzare ogni evento chiamandolo flagello per creare l'allarmismo utile a distrarre i cittadini italiani dal flagello che essi rappresentano. Non sia mai, mica si rimboccano le maniche per affrontare con razionalita' e rispetto dei diritti l'arrivo dei profughi: il massimo che sanno concepire e' sbatterli in qualche orrendo lager. Ne' si preoccupano d'essere diventati lo zimbello d'Europa. I quotidiani francesi non smettono di censurare l'"ingiustificabile messaggio xenofobo rivolto dal governo Berlusconi ai suoi elettori, malcelato dietro l'allarmismo dell'invasione" (editoriale di "Le Monde" del 26 febbraio). E si fanno canzonare, i "nostri", da questo e quello senza fare una piega: alcuni giorni fa il ministro svedese si e' preso gioco di Frattini, ricordandogli che l'anno scorso,  quando la Svezia accolse trentaduemila richiedenti asilo su una popolazione di 9 milioni di persone, a nessuno venne in mente di usare espressioni come "catastrofe epocale".

Un amico di Gerba, Nasser Bouabid, in un articolo per "Le Temps" del primo marzo, ha raccontato come le autorita' e le popolazioni tunisine cerchino di fronteggiare l'afflusso al confine degli ormai centomila fuggiti dalla Libia per tornare ai loro paesi. Ha descritto la calma e il senso di umanita' dei soldati, la gara di solidarieta' degli abitanti dei poveri villaggi della zona che portano ai fuggitivi cibo e coperte, la requisizione immediata di ogni edificio utile a offrir loro riparo: alberghi, case della cultura, dormitori di licei, dimore private rimaste inabitate... Questo accade nella Tunisia stravolta dalla rivoluzione dei gelsomini, immersa in una fase di transizione difficile e dall'esito insicuro, impoverita dagli sconvolgimenti recenti e soprattutto dal crollo del turismo, principale risorsa economica del paese. Invece, nell'Italia berlusconiana, in cui l'indegno capo del governo sperpera centinaia di migliaia di euro per mantenere le sue favorite, dissipando a margine per tal scopo anche denaro pubblico, "solidarieta'" e' parola del tutto desueta. Anche "politica" lo e', in realta'. Che politica e' infatti quella di chi non ha saputo prevedere il fuoco che covava sotto la cenere delle dittature che andava coccolando? E puo' chiamarsi politica l'atteggiamento di chi non e' sfiorato dal sospetto che non si puo' impedire con la forza la fuga a chi ha gia' sperimentato che ribellarsi e' giusto e possibile? C'e' da compiangerli: i "nostri" ignorano che le rivoluzioni arabe hanno gia' deciso che viviamo in un unico spazio euromediterraneo. Bisognerebbe dirglielo: la Fortezza Europa e' gia' crollata.

 

8. DOCUMENTI. ASSOCIAZIONE "RESPIRARE": UNA LETTERA APERTA AFFINCHE' COMUNE E PROVINCIA SI RAVVEDANO

[Riceviamo e diffondiamo]

 

Al sindaco del Comune di Viterbo, al presidente della Provincia di Viterbo, ai consiglieri comunali, ai consiglieri provinciali

In difesa dell'area naturalistica, archeologica e termale del Bulicame; contro la realizzazione di un mega-aeroporto nocivo, distruttivo e fuorilegge

*

Signor sindaco del Comune di Viterbo,

signor presidente della Provincia di Viterbo,

dopo anni di sesquipedali mistificazioni, e' ormai a tutti chiaro cio' che ad illustri personalita' della scienza e della cultura come delle istituzioni e dell'impegno civile a livello nazionale ed internazionale, e ad innumerevoli cittadini di Viterbo con esse, era chiaro gia' da anni: che la realizzazione di un mega-aeroporto nel cuore dell'area naturalistica, archeologica e termale del Bulicame a Viterbo costituisce un crimine ed una follia.

*

Ripetiamo ancora una volta cio' che tutti gia' sanno, ovvero che la realizzazione del mega-aeroporto nel cuore dell'area del Bulicame avrebbe come immediate e disastrose conseguenze:

a) lo scempio dell'area del Bulicame e dei beni ambientali e culturali che vi si trovano;

b) la devastazione dell'agricoltura della zona circostante;

c) l'impedimento alla valorizzazione terapeutica e sociale delle risorse termali;

d) un pesantissimo inquinamento chimico, acustico ed elettromagnetico di grave nocumento per la salute e la qualita' della vita della popolazione locale (l'area e' peraltro nei pressi di popolosi quartieri della citta');

e) il collasso della rete infrastrutturale dell'Alto Lazio, territorio gia' gravato da pesanti servitu';

f) uno sperpero colossale di soldi pubblici;

g) una flagrante violazione di leggi italiane ed europee e dei vincoli di salvaguardia presenti nel territorio.

*

L'area del Bulicame, di dantesca memoria, va invece tutelata e valorizzata nel modo piu' adeguato: istituendovi un parco naturalistico, archeologico e termale; respingendo ogni operazione speculativa, inquinante, devastatrice, illecita.

*

Con la presente lettera aperta sollecitiamo ancora una volta le istituzioni a un impegno in difesa di questa preziosa area e in difesa del diritto alla salute della popolazione viterbese; un impegno che si opponga definitivamente alla minaccia della realizzazione di un insensato ed illegale mega-aeroporto nel cuore dell'area del Bullicame a Viterbo.

Ci sarebbe assai grato che il Comune di Viterbo e la Provincia di Viterbo riconoscessero infine la realta' effettuale ed esprimessero finalmente un impegno in difesa del Bulicame; un impegno contro il crimine e la follia del mega-aeroporto nocivo, distruttivo e fuorilegge.

Distinti saluti,

*

l'associazione "Respirare"

Viterbo, 4 marzo 2011

L'associazione "Respirare" e' stata promossa a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.

 

9. LIBRI. ENRICO PEYRETTI PRESENTA "INDIGNATEVI!" DI STEPHANE HESSEL

[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questa recensione.

Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.serenoregis.org, www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68.

Stephane Hessel e' nato a Berlino nel 1917 da una famiglia ebraica (il padre fu il traduttore tedesco di Proust, mentre la madre fu il personaggio che ispiro' Roche' e Truffaut per la celebre Catherine di Jules e Jim), ed e' cresciuto nella Francia degli anni Trenta. Ha partecipato alla Resistenza francese e dopo la guerra ha lavorato al Segretariato generale dell'Onu. E' stato uno dei principali redattori della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo]

 

Stephane Hessel, Indignatevi!, Add Editore, Torino 2011, euro 5, www.addeditore.it (originale francese Indignez-vous!, Indigene Editions, 2010).

*

Motore della Resistenza fu l'indignazione, perche' noi non siamo degni del fascismo, nazismo, e di ogni totalitarismo. L'autore ha 93 anni, e' stato attivo nella Resistenza, il cui programma diceva che "l'interesse generale deve prevalere sull'interesse particolare, e l'equa distribuzione delle ricchezze deve prevalere sul potere del denaro". Hessel, che collaboro' alla stesura della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, si  rivolge ai giovani: "Ora tocca a voi: non fatevi intimidire dalle dittature dei mercati finanziari che minacciano pace e democrazia". Ogni persona e' responsabile. Ripete: "Cercate e troverete" i molti motivi per indignarvi e quindi impegnarvi.

Oggi, la vertigine del "sempre di piu'" e' come un uragano devastatore. Chi comanda? Chi decide? Le grandi sfide sono: l'immenso divario crescente fra molto poveri e molto ricchi; i diritti umani proclamati ma non promossi lealmente dall'ipocrisia dei vincitori. Ci indigna il trattamento degli immigrati, dei sans papiers, dei rom.

Hessel parla della Palestina e specialmente di Gaza (che ha visitato piu' volte fino al 2009 come diplomatico): "Che degli ebrei possano perpetrare a loro volta dei crimini di guerra, e una cosa insopportabile". "Occorre assolutamente leggere il rapporto del giudice Goldstone, ebreo sudafricano, sulla guerra di Gaza".

Il terrorismo e' inaccettabile, non giova neppure a chi lo pratica, ma e' frutto di esasperazione, cioe' rifiuto della speranza: invece bisogna sperare attivamente. Possiamo comprendere ma non scusare i terroristi. "Sono persuaso che il futuro appartiene alla nonviolenza". In questo mondo violento, la strada e' la nonviolenza attiva. Hessel afferma che per far cessare la violenza oppressiva, la nonviolenza e' un mezzo piu' sicuro della violenza-anti-violenza. La violenza volta le spalle alla speranza, che e' invece una forza promotrice della storia. Percio' non dobbiamo lasciare che si accumuli troppo odio. "Il messaggio di uomini come Mandela, o Martin Luther King, e' assolutamente attuale".

Sui diritti umani non si transige: la loro violazione, non importa per mano di chi, deve provocare la nostra indignazione, la repulsione dell'animo. Occorre un'insurrezione pacifica. Nonostante tutto: nonostante che le autorita' israeliane definiscano "terrorismo nonviolento" (?!) la protesta nonviolenta del villaggio palestinese di Bil'in contro il muro, senza lanciare pietre, senza ricorrere alla forza.

Dalla crisi causata dall'ossessione occidentale del "sempre di piu'", si puo' uscire con una "insurrezione pacifica" e una rottura della spirale negli ambiti delle finanze, delle scienze, della tecnica. Sono gravissimi i rischi per il pianeta e la sua abitabilita'. "Ma bisogna sperare, bisogna sempre sperare". Hessel si rammarica che ne' Obama ne' l'Unione Europea si siano ancora impegnati davvero sugli "Otto obiettivi del millennio per lo sviluppo" (Onu, con Kofi Annan, settembre 2000).

"La minaccia nazista non e' scomparsa. Continuiamo a invocare una vera insurrezione pacifica contro i mass-media, che propongono ai giovani come unico orizzonte il consumismo di massa, il disprezzo dei piu' deboli e della cultura, l'amnesia generalizzata e la competizione a oltranza di tutti contro tutti".

Hessel chiude le dense forti 25 pagine del suo messaggio con queste parole: "A quelli e quelle che faranno il XXI secolo diciamo con affetto: creare e' resistere. Resistere e' creare".

 

10. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

11. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"

 

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.

Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.

E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

 

12. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- Nelson Mandela, Un mondo senza apartheid, pp. 96, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2001, s.i.p. (in supplemento al settimanale "L'Espresso").

*

Riedizioni

- (a cura di Francesca Marini), Modigliani, Rcs - Skira', Milano 2004, 2011, pp. 192, euro 6,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

- Heinz Werner, Bernard Kaplan, La formazione del simbolo, Raffaello Cortina Ediore, Milano 1989, Fabbri - Rcs Libri, Milano 2007, 2011, 2 voll. per pp. XXVIII + 578.

 

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

14. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 485 del 5 marzo 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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