Telegrammi. 346



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 346 del 17 ottobre 2010

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Daniele Lugli: La nonviolenza per la citta' aperta

2. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Ivan Bettini

3. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Pietro Lazagna

4. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Nello Margiotta

5. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Antonio Parisella

6. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Fabrizio Truini

7. Beppe Pavan: Relazioni di rispetto e cura

8. Hannah Arendt: Nel loro incessante dialogare

9. Peppe Sini: Memento

10. Per sostenere il Movimento Nonviolento

11. "Azione nonviolenta"

12. Segnalazioni librarie

13. La "Carta" del Movimento Nonviolento

14. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. DANIELE LUGLI: LA NONVIOLENZA PER LA CITTA' APERTA

[Ringraziamo Daniele Lugli (per contatti: d.lugli at alice.it) per averci messo a disposizione il seguente testo di invito al XXIII congresso del Movimento Nonviolento che si svolgera' a Brescia tra il 29 ottobre e il primo novembre 2010.

Daniele Lugli e' il presidente nazionale del Movimento Nonviolento; nato a Suzzara (Mn) nel 1941, risiede a Ferrara; laureato in giurisprudenza, opera in associazioni senza fini di lucro e si occupa in particolare di questioni inerenti i diritti umani, la pace, la trasformazione dei conflitti, la partecipazione e l'ambiente; e' Difensore civico della Regione Emilia Romagna. Figura storica della nonviolenza, unisce a una lunga e limpida esperienza di impegno sociale e politico anche una profonda e sottile competenza in ambito giuridico ed amministrativo, ed e' persona di squisita gentilezza e saggezza grande. Si veda anche l'ampia intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 278]

 

Il Congresso del Movimento Nonviolento vuole essere un invito a quanti collocano nella nonviolenza l'orientamento fondamentale per il loro agire nella societa'. Puo' essere un'occasione importante di confronto per i partecipanti e di indirizzo alla attivita' del Movimento. Non e' nuovo l'appello che in tal senso rivolgiamo ad amici che condividono, operando anche in gruppi diversi, nostre aspirazioni e iniziative. Ci sembra pero' che rivesta una importanza particolare in un momento di profonda crisi della vita sociale e culturale che investe le strutture stesse della democrazia.

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La nonviolenza per...

Il titolo che abbiamo scelto sta a indicare la volonta' di assumere la nonviolenza come risposta necessaria a una crisi profonda e a molte dimensioni.

Dire nonviolenza e' in primo luogo obiettare a un sistema strutturalmente, culturalmente e direttamente violento del quale siamo vittime e complici.

Vuol dire anche pensare che dall'obiezione e' necessario partire per costruire l'azione, come amava dire Danilo Dolci. Sara' percio' importante compiere un esame dello stato della nonviolenza che si vuole organizzata nel nostro Paese. Il bilancio, possiamo anticipare, non appare troppo positivo, sia pure dal nostro limitato osservatorio. Questo rende tanto piu' necessario il confronto con quanti al pensiero e alla pratica nonviolenta cercano di ispirarsi. Scontiamo la difficolta' di collegamenti sul piano continentale e piu' latamente internazionale, e il nostro modesto e sbilanciato insediamento nel Paese.

Il tentativo, al quale abbiamo partecipato con l'impegno e la capacita' di cui disponiamo, costituito dalla Rete Lilliput, aveva la giusta ambizione di colmare questi limiti che non sono solo nostri. L'esperienza ha confermato l'importanza dell'obiettivo ma non sembra avere costruito lo strumento per raggiungerlo.

Su questioni rilevanti, quali ad esempio la battaglia per il riconoscimento del carattere di bene comune all'acqua, si sono realizzate forme larghe e significative di intesa e di azione comune. Si e' comunque molto lontani da una "proposta della nonviolenza" che risponda ai molti aspetti critici con i quali quotidianamente siamo confrontati. Sono lontanissime le speranze della caduta del muro di Berlino, alimentate dalla caduta dei regimi autoritari avvenuta con metodi sostanzialmente pacifici, e l'idea che si aprissero prospettive di pace e di impegno comune per la soluzione di problemi il cui carattere globale sembrava riconosciuto generalmente. Gia' Pontara aveva avvertito l'affermarsi nella nuova situazione di una logica fondata sull'uso piu' spregiudicato della forza, accompagnata dal diffondersi di una mentalita' che non esitava a definire nazista.

Non ripercorro i luoghi dei conflitti, dell'oppressione, dell'estrema miseria che caratterizzano gran parte del mondo. La proposta della nonviolenza, che e' sembrata avere un'udienza e uno spazio privilegiato nel vicino Kossovo, e' stata travolta dall'intervento militare e dal successivo affermarsi di istituzioni che ben poco hanno di democratico.

Federazioni di stati privilegiati, responsabili in gran parte di quelle situazioni, si richiudono come fortezze per contenere le ondate migratorie. Il risultato e' quello di societa' fortemente stratificate al loro interno, con super-ricchi e potenti e sacche crescenti di miseria, e nei rapporti tra Stati, con una morale che afferma il diritto del piu' forte. E' l'esatto contrario dell'idea di progresso che ci aveva consegnato Condorcet: ridursi delle differenze all'interno degli Stati e tra le nazioni, e continuo innalzamento dell'etica personale. Le speranze suscitate dalla nomina di Obama a capo della potenza maggiore, se non spente, sono certo attenuate.

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... la citta'...

"La citta' degli uomini, con il suo modo di pensarla e di costruirla, e' il nome che prende l'abitare che e' comune dell'uomo sulla terra", ci ricorda Franco Riva. Le nostre citta' cambiano rapidamente sotto i nostri occhi, come cambiano gli abitanti, le loro aspirazioni e le loro relazioni. A questa realta', ci e' parso, costituisce una buona introduzione ripercorrere la Proposta di decalogo per una convivenza interetnica di Alexander Langer. Questi mutamenti introducono problemi nuovi e complessita' che possono disorientare e spaventare. Le situazioni complesse richiedono un pensiero ed un'azione ricchi e complessi per essere affrontate adeguatamente. Costano impegno e fatica. Non appaiono immediatamente remunerativi. Da cio' il ricorso a forme di pensiero elementari, ad azioni brutali che allontanano provvisoriamente la paura e sembrano offrire un preciso orientamento. L'esame attento dei problemi, la necessita' di una comprensione delle modalita' e delle cause, appaiono perdite di tempo di fronte all'emergenza. Le stesse procedure democratiche, le garanzie del diritto frutto di lotte e sacrifici dei nostri predecessori, sono avvertite come impedimenti all'agire efficace. Il successo delle forze politiche che si sono fatte imprenditrici del disorientamento e delle paure dei cittadini di fronte a mutamenti repentini e inusitati ha queste radici. L'antica pratica del capro espiatorio e' riproposta con poche varianti. Cambia il nome della popolazione immigrata che appare piu' minacciosa, mentre resta confermato il carattere sempre fastidioso e difficilmente trattabile degli zingari. Quanto alla religione, non vi e' dubbio che la palma negativa spetti all'Islam. La citta' non conserva neppure piu' il ricordo della polis, del luogo cioe' dove i cittadini esercitavano la loro capacita' di autogoverno. Vota periodicamente per chi si propone come il migliore sceriffo, perche' i cittadini (difficile continuare a chiamarli cosi') possano dedicarsi ai loro differenti affari di aristocratici, artigiani, iloti, schiavi, barbari, immigrati...

Questo modello, affermatosi in alcuni luoghi, ha avuto un'ampia diffusione.

Il vuoto della politica e' stato riempito, si e' detto, dall'economia. "Qui non si fa politica, qui si lavora", un vecchio motto e' tornato per un certo tempo di attualita'. Il mercato, nella sua oggettivita' e imparzialita', e' apparso sostituire fragili poteri internazionali che si erano andati formando, i poteri dello Stato e delle sue articolazioni. Azienda Italia e' divenuto una locuzione comune e, in quanto azienda, ha bisogno di padroni, manager, lavoratori subordinati, clienti. Non ha bisogno di cittadini e delle loro rappresentanze scelte dai cittadini stessi. Perfino la legge elettorale si e' adeguata togliendo anche la residua possibilita' di esprimere una preferenza.

Ora che la crisi economica ha messo in discussione la seconda parte dell'affermazione, e cioe' certamente non si fa politica ma si stenta anche a lavorare, lo straordinario ministro dell'Economia, universalmente invidiatoci, non ha piu' indicato il mercato come sovraordinato allo Stato e quasi suo sostituto, ma ha invocato il ruolo decisivo della societa' civile. I detentori del potere economico e politico sono dunque in difficolta' e hanno bisogno di un piu' ampio sostegno. Di adesione convinta alla riduzione di diritti e garanzie in cambio di una possibile ripresa economica con offerta di occupazione. Cosi' si e' detto che la stessa legge per la sicurezza sui luoghi di lavoro e' insostenibile nelle attuali condizioni di concorrenza internazionale. Questo in Italia, dove morti e feriti sul lavoro raggiungono cifre da guerra civile, che non interessano ai potenti poiche' i morti sono da una parte sola.

Un contributo della societa' civile e' certo necessario ma richiede che la societa' si meriti l'aggettivo, sia cioe' composta da cittadini, non da clienti, teleutenti, sudditi.

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... aperta

Apertura, nel lessico capitiniano, evoca costantemente la nonviolenza.

Una citta' e' aperta nella misura in cui sono aperti i cittadini che la abitano. Sono cioe' consapevoli dei mutamenti avvenuti e vogliono indirizzarli in modo costruttivo. Affrontano la complessita' del vivere in comune costruendo luoghi di conoscenza, scambio, incremento reciproco. Sanno che e' questo il modo giusto per essere padroni in casa propria, in una casa "che e' mezzo ad ospitare" (Capitini). Non e' cosa facile dopo anni di chiusura mentale, sociale, politica, esaltata in nome di una miserabile identita' data dalla nascita in un luogo piuttosto che in un altro.

Si tratta dunque di un continuo processo di apertura personale e collettiva, di liberazione se si preferisce. Di questo processo il nostro Movimento vuole essere, consapevole dei suoi limiti, strumento.

E' una apertura che va portata nella politica, restituendole la sua generosa funzione di costruzione della citta' per i figli e i nipoti e non occasione di potere e arricchimento personale, aprendo alla comprensione di civilta' differenti ed al loro apporto alla citta' comune.

Va a riformare un'economia in evidente crisi dopo l'ubriacatura finanziaria e il suo svincolo dai bisogni profondi e dalle possibilita' di sviluppo delle persone.

Cosi' sono necessarie profonde riforme sociali per rimediare a inaccettabili diseguaglianze di ricchezza e potere.

E' un sistema intero di pensiero che va aperto, al di la' delle estreme specializzazioni che impediscono di cogliere la complessita' dei processi. Il confronto costante ed impegnato vi e' essenziale. La stessa espressione "pensiero unico" e' negazione di pensiero.

La centralita' di processi educativi che mettano le persone nella condizione di esprimere e confrontare pareri competenti, il contrario dell'imperante retorica populista.

E' la vita che va aperta, a dimensioni che non conosciamo o abbiamo dimenticato.

Il settimo campo indicato da Edgar Morin e' quello della morale. Sembra appropriato tradurla in termini di solidarieta' della quale ci parla Franco Riva: "La citta' sente spesso l'affanno, la solitudine, l'abbandono: avverte, cioe', il disagio del suo non essere ancora, fino in fondo, una citta' solidale. Eppure, nelle sue articolazioni e nei suoi snodi, nei suoi servizi e nelle sue abitazioni, nella sua pianificazione, la citta' allude a quella solidarieta' che ispira e sorregge la sua configurazione. Il carattere universale della solidarieta', quale fondamentale dell'umano, si mette in gioco nella citta'. La solidarieta' e' un modo di dire la comunita' di comunita' che fanno, insieme, la citta' degli uomini".

 

2. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO IVAN BETTINI

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Ivan Bettini.

Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.

Per un profilo di Ivan Bettini si veda la risposta all'ultima domanda di questa intervista]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza?

- Ivan Bettini: Ho sempre trovato straordinaria la Carta del Movimento Nonviolento. Mi sembra che in essa Capitini abbia saputo sintetizzare, con parole semplici e potenti, la complessita' della nonviolenza. Un ideale (o un'utopia) di liberazione che si traduce in uno stile di vita, in obiettivi di trasformazione sociale e politica, in metodi e strumenti di lotta coerenti con gli obiettivi dichiarati.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali sono le personalita' e le esperienze a suo parere piu' significative della nonviolenza?

- Ivan Bettini: Gandhi, Capitini, don Milani, Galtung. Ciascuno di loro ha contribuito in modo originale, con la parola e con l'esempio, ad arricchire la teoria e la prassi della nonviolenza. Io ho poi imparato tanto dai molti "amici della nonviolenza" che ho incontrato nel corso degli anni.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa consiglierebbe di leggere sulla nonviolenza?

- Ivan Bettini: Teoria e pratica della nonviolenza (L'antologia degli scritti di Gandhi con la fondamentale introduzione di Giuliano Pontara, specialmente nella edizione aggiornata in cui Pontara ha aggiunto un capitolo sul vegetarianesimo di Gandhi); Le tecniche della nonviolenza di Aldo Capitini; L'obbedienza non e' piu' una virtu' e Lettera a una professoressa di don Milani. Consiglierei anche due libri meno "canonici": La prima radice di Simone Weil e La pratica della liberta' di Colin Ward.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze o iniziative nonviolente a suo parere oggi meritano maggior sostegno ovvero meriterebbero di essere intraprese?

- Ivan Bettini: Io penso che i nonviolenti dovrebbero stare - portando la loro "aggiunta" - nei movimenti che lottano per la giustizia e la liberta'. Oggi in particolare mi sembra importante essere presenti nel movimento sindacale, nel movimento per la difesa dei "beni comuni" a rischio di privatizzazione e nel movimento per una scuola pubblica di qualita'. Un altro terreno d'impegno che potrebbe essere "vivificato" dalla presenza dei nonviolenti e' il vasto arcipelago dell'economia solidale (Gas, commercio equo, agricoltura biologica eccetera), in cui si sperimenta l'alternativa all'attuale modello di sviluppo fondato sullo sfruttamento del lavoro salariato e la distruzione della natura. Infine rimane imprescindibile l'impegno antimilitarista e per il ritiro delle truppe italiane dai fronti di guerra (andrebbe per esempio rilanciata con forza la campagna di obiezione alle spese militari).

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Ivan Bettini: Sono nato nel 1964 a Gorgonzola (Mi). Sono sposato e ho due figli. Sono laureato in filosofia con una tesi su "Il dovere degli inermi. Guerra e pace nel pensiero di Norberto Bobbio". Mi sono avvicinato alla nonviolenza a sedici anni, grazie all'incontro con altri giovani obiettori di coscienza con i quali ho costituito prima il Collettivo obiettori e poi il Centro per la nonviolenza di Gorgonzola, che e' stato attivo tra il 1980 e il 1998. Nel 1995 sono stato tra i fondatori della lista civica "Democrazia e' Partecipazione", per la quale sono stato consigliere comunale dal 1998 al 2003. Sono socio fondatore della cooperativa Mondo Alegre, che gestisce sette botteghe del mondo, con prodotti del commercio equo e dell'agricoltura biologica, nell'est milanese. Sono delegato Rsu, eletto nella lista del Collettivo Prendiamo la parola - Slai Cobas, al Comune di Milano, dove lavoro dal 1985 come bibliotecario. Non ho la patente e sono vegetariano.

 

3. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO PIETRO LAZAGNA

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Pietro Lazagna.

Per un breve profilo di Pietro Lazagna, da sempre impegnato in molteplici rilevantissime esperienze di pace, di solidarieta' e di nonviolenza, si veda la risposta alla prima domanda di questa intervista]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Pietro Lazagna: Lavorando alla tesi di laurea su Mounier verso la meta' degli anni '50, in stretto contatto col gruppo genovese del Gallo ho avuto la fortuna di incontrare Clovis Lugon, il padre Regamey, il pastore Trocme', Jean Goss e Hildegard Mayer, il pastore  Vinay, Danilo Dolci, Jean van Lierde, don Sirio Politi, padre Umberto Vivarelli, padre Balducci; con alcuni di questi sono rimasto per sempre in contatto stretto frequentando Agape, Viareggio, Parigi, Lione ecc. In Francia ho avuto la fortuna, anche grazie a un cugino domenicano (Jean de Menasce) di incontrare Jacques Loew, Andre' Depierre, Louis Massignon, Rene' Voillaume, Arturo Paoli...

Erano gli anni della guerra d'Algeria e partecipai con disertori e obiettori al congresso di Bruxelles di "Paix et coexistence" (1958). Si scopriva il terzo mondo, Bandung, Gandhi e la problematica connessa. Per la tesi lessi molto e ricordo l'importanza di Aldous Huxley di "Fine e mezzi".

Venendo da una famiglia di frontiera che aveva molto macerato i temi della guerra e della Resistenza in continuo confronto con opinioni  di marxisti e socialisti comunisti di varie confessioni... e cristiani di varie opzioni, anche a contatto con coetanei atei e credenti (io venivo dallo scoutismo) mi tovai imbarcato in una ricerca non solo teorica. Demmo vita a un periodico universitario "Il Quarantacinque" in cui si confrontarono visioni molto diverse, e prima fra tutte la questione della violenza rivoluzionaria e  la nonviolenza.

Conobbi Pietro Pinna e partecipai a campi di nonviolenza in cui il confronto assai complesso e caotico era con un arcipelago multicolore: basti pensare che al Vietnam si era aggiunta la questione nera con la drammatica dialettica tra figli dei fiori e ortodossie e eresie di matrice marxiana (si pensi ai testi di Malcolm X, di Fanon, di Mao, di Carmichael, di Marcuse cui si pensava di poter "contrapporre" Martin Luther King) di cui arrivavano i testi con la "Monthly rewew" o "La sinistra" di Lucio Colletti, ma anche di Galtung e di Paulo Freire.

Il punto focale era per me il cambiamento e non riuscivo a vederne prospettive fuori da una dialettica interna alle sinistre sempre settarie o ortodosse ed egemoniche. Attraverso l'esperienza dei gruppi spontanei (Liguria, Piemonte, Emilia) e del dissenso arrivai alle Acli che elaborarono molto materiale sulla questione armiera come sui temi del nucleare. Ricordo quando grazie a don Sirio Politi ospitammo a La Spezia cinque monaci buddisti che venivano da Hiroshima e con loro fummo a incontrare il consiglio di fabbrica dell'Oto-Melara o centinaia di studenti. Poi venne la stagione della mostra navale bellica di Genova a cavallo degli anni '70/'80, la nascita del Centro ligure di documentazione per la pace con Salvatore Senese, Joyce Lussu, Carlo Cassola, Ruggero Orfei, Falco Accame... poi la Lega del disarmo unilaterale con Davide Melodia e tanti altri... poi la Rete per il dialogo est-ovest in cui mi impegnai molto incontrando a Parigi, Vienna, Praga, Varsavia, Cracovia, Amsterdam i coraggiosi discepoli di Sacharov, Patocka, Michnik, Charta 77, e uno straordinario universo di vivacita' che finalmente sembrava saldare gli spezzoni sempre divergenti di  lotta per la giustizia, per la pace e per i diritti civili.

Partecipai alla nascita dei verdi e li' scoprii un universo di grande vivacita' culturale coll'immissione della problematica ecologica fino allora poco presente nella sovranita' limitata delle sigle pacifiste. Ritrovai Sereno Regis e Nanni Salio, Alberto L'Abate e il Gruppo Abele, Beati i costruttori di pace, Pax Christi e infinite insperate realta' vitali e vivacissime.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Pietro Lazagna: Oltre a Gandhi devo molto alla riflessione religiosa, cristiana e anche di altre matrici: da Panikkar a Buber, al sufismo a Ikeda; nella tradizione giudaico-cristiana in cui mi colloco ritengo che l'apoteosi della riflessione sulla violenza e quindi la nonoviolenza sia da ricondurre al filo sottile che collega Francesco d'Assisi a Erasmo, ai battisti, ai quaccheri per finire a Tolstoi o a Charles de Foucauld fino all'ultima fioritura che passando per la Pacem in terris e al Vaticano II arriva a Basilea-Seul: Giustizia, pace e salvaguardia del creato.

Per me la nonviolenza non e' una teoria ma una pratica permanente di fronte al quotidiano conflitto che insorge in qualsiasi relazione: fra coniugi, coi figli, coi vicini di casa, coi parenti, i compagni di lavoro e di parte politica, cogli avversari, con gli ospiti  con gli indigeni coi migranti con gli stranieri.

Sotto questo aspetto le persone che piu' mi hanno scosso sono quelle che hanno destato energie "di lotta e di amore": le donne argentine di piazza de mayo, Mandela, Bruno Hussar, i silenziosi testimoni della non-rassegnazione di fronte allo scempio di natura e di uomini che si consuma sotto i nostri occhi.

Giudico  l'indifferenza e la rassegnazione il nostro peggiore peccato storico e il mio primo riferimento e' in chi (come Isaia o Gesu' nella tradizione del profetismo) ad essa mi sottrae.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Pietro Lazagna: Poiche' ritengo che la nonviolenza sia prima prassi che testi e letteratura, credo che in biblioteca i ragazzi debbano trovare un bibliotecario nonviolento, che accoglie con discrezione e generosita' i ragazzi e li conduce a scoprire storie, figure e testi: da Gesu' a Gandhi, da Martin Luther King a Pontara, a Galtung, da Bonhoeffer a Levinas... ma i libri sono difficili e i ragazzi poco propensi a eccessi di fatica.

Credo sia importantissimo far anche riflettere sulla storia che ha generato scempio e violenza: la storia dell'antiscienza; la storia della difficile conquista di una concezione laica della societa'; la storia dell'oppressione di donne, eretici e minoranze; la storia della schiavitu'; la storia del colonialismo; la storia del militarismo;la storia dei razzismi... solo dopo aver visto e capito questo percorso i ragazzi si porranno domande su come abbiamo potuto essere cosi' ciechi e impotenti e forse scopriranno figure di chi ha resistito senza cadere nella spirale dell'atroce faida e vendetta balcanica, irlandese, basca, centrafricana, indo-mussulmana, mediorientale, caucasica, scampando gli squadroni di morte siano essi brasiliani o croati o albanesi...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Pietro Lazagna: Primato assoluto a ripristinare i confini della decenza istituzionale e della legalita' basata sul minimo denominatore della nostra Costituzione: rispetto di cittadini minori o anziani o malati; rispetto del paesaggio e delle sue risorse a partire a terra aria e acqua; rispetto degli stranieri, dei sinti e dei rom, stanziali o di passaggio; rispetto del diritto alla salute e all'educazione e dei diritti civili senza ignorare che vi sono violazioni anche gravi che vanno intercettate pena l'imbarbarimento e il pretesto allo scatenamento della belva che sonnecchia in ciacuno di noi.

Ritengo che il primato oggi debba andare a chi come i pacifisti israeliani e arabi non si rassegnano a convivere con la logica del dominio e dell'annientamento; quindi dialogo interreligioso e interculturale a tutti i livelli e percorsi di cammino comune; diffidare dei capibastone che spiano l'occasione per impadronirsi di ogni risorsa comprese quelle di immagine e di cultura. Il pericolo di ogni movimento creativo e' il cannibalismo come ricorda il profeta: chi doveva custodire il gregge lo sbrana... E' la storia dei nostri partiti e delle nostre associazioni. Le lotte non devono essere inflazionate: l'errore narcisista pannelliano ha ucciso molte occasioni: se penso ai venti referendum! Gandhi non ha fatto duecento marce del sale.

Credo che le lotte radicate oggi sul territorio possano essere un buonissima impresa come la quotidianita' del'impegno nelle botteghe del commercio equo e solidale o problemi di settori specifici, ma bisogna essere consapevoli che anche il popolo non e' un feticcio buono e che se facessimo referendum ci scapperebbe forse una ripresa della pena di morte o del linciaggio: il bellicoso Barabba e' spesso preferito al mite inoffensivo Gesu'.

 

4. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO NELLO MARGIOTTA

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Nello Margiotta.

Nello Margiotta e' uno degli storici animatori dell'esperienza di Peacelink, ma e' anche impegnato in molte altre esperienze di pace e di solidarieta', per i diritti dei popoli oppressi e per il commercio equo e solidale, in difesa dell'ambiente a livello locale e globale, per i diritti umani di tutti gli esseri umani]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza?

- Nello Margiotta: L'azione dei giusti organizzati con l'unica arma della loro convinzione.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali sono le personalita' e le esperienze a suo parere piu' significative della nonviolenza?

- Nello Margiotta: Tra gli europei il cecoslovacco Havel e' sicuramente una personalita' di spicco cosi' come Martin Luther King va ricordato per le sue battaglie per i diritti civili negli Usa, mentre tra gli italiani Danilo Dolci ed Aldo Capitini.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa consiglierebbe di leggere sulla nonviolenza?

- Nello Margiotta: Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza; Martin Luther King, "Io ho un sogno". Scritti e discorsi che hanno cambiato il mondo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze o iniziative nonviolente a suo parere oggi meritano maggior sostegno ovvero meriterebbero di essere intraprese?

- Nello Margiotta: Quella di Muhaned Abu Awwad e dei pacifisti nonviolenti israeliani.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Nello Margiotta: Semplicemente un essere umano tra esseri umani.

 

5. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO ANTONIO PARISELLA

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista ad Antonio Parisella.

Antonio Parisella (Roma 1945), professore di storia contemporanea e storia dei movimenti e dei partiti politici all'Universita' degli studi di Parma e di storia sociale urbana alla Lumsa di Roma, vicepresidente dell'Istituto nazionale di sociologia rurale e presidente del Museo storico della liberazione (via Tasso 145, Roma). Gia' impegnato nei movimenti terzomondisti e in esperienze di solidarieta' sociale ed educativa nella periferia romana e nei movimenti studenteschi e politici universitari degli anni '70. Ha partecipato a incontri e confronti internazionali sulle riforme agrarie e sulla questione contadina. Ha fatto parte della segreteria nazionale del movimento dei Cristiani per il socialismo. E' stato collaboratore della rivista interconfessionale "Com-nuovi tempi", de "Il tetto", "Testimonianze", "Idoc-internazionale". Dagli anni '80 si e' impegnato nelle iniziative culturali, educative e d'aggiornamento didattico dell'Istituto romano per la storia d'Italia dal fascismo alla Resistenza (Irsifar) e della rete degli istituti federati con l'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione (Insmli) sui temi della Resistenza, dei diritti civili e della pace. Dal 1993, con Giorgio Giannini, Anna Bravo, Tonino Drago, Lidia Menapace ed Enrico Peyretti, e' stato tra i promotori - inizialmente inascoltati ed ostacolati - dello studio e della ricerca in Italia sulla lotta non armata nella Resistenza (detta anche Resistenza civile), oggi divenuta elemento imprescindibile dei nuovi orientamenti scientifici e didattici sul tema. Suoi scritti al riguardo sono in vari volumi con atti di convegni promossi dal Centro studi difesa civile e dal Comitato scientifico della Difesa popolare nonviolenta. Come presidente del Museo storico della Liberazione, ha promosso in Italia con Amnesty International la campagna contro la tortura "Mai piu' un'altra Via Tasso". Tra le opere di Antonio Parisella: Gerardo Bruni e i cristiano-sociali, Edizioni Lavoro, Roma 1984; Sopravvivere liberi. Riflessioni sulla storia della Resistenza a cinquant'anni dalla Liberazione, Gangemi, Roma 1997; Cattolici e Dc in Italia. Analisi di un consenso politico, Gangemi, Roma 2000; Cultura cattolica e Resistenza nell'Italia repubblicana, Ave, Roma 2005. Si veda anche la risposta all'ultima domanda di questa intervista]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza?

- Antonio Parisella: "Azione morale liberatrice" era stato insegnato a noi. Un metodo di lotta sociale e politico basato sulla ricerca di strategie e tattiche che a) non richiedano l'uso della violenza nei confronti dell'avversario e b) richiedono un livello di coscienza molto alto con la disposizione a subire la violenza repressiva senza reagire violentemente. Essa richiede una forte convinzione sul rispetto della persona umana, che per molti si identifica con una filosofia generale della vita o su un senso religioso. E' la forma di lotta che smaschera nella maniera piu' larga ed incisiva i poteri autoritari e repressivi. Insisto che e' azione e lotta, esercizio di responsabilita', non passivita'. Non e' in tutto assimilabile alla cultura della pace. Un suo filone, molto importante, ha peraltro sviluppato teorie e pratiche per la risoluzione nonviolenta dei conflitti anche a livello internazionale. La cultura dei diritti umani e quella contro la catastrofe ambientale globale dovrebbero essere strettamente legate alla cultura della nonviolenza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali sono le personalita' e le esperienze a suo parere piu' significative della nonviolenza?

- Antonio Parisella: In eta' contemporanea, a parte Gandhi e Tolstoj, ovviamente Martin Luther King, ma poi Bertrand Russell, Albert Schweitzer, Albert Luthuli e Nelson Mandela, Helder Camara, Johan Galtung, Silo (Mario Luis Rodriguez Cobos), Cesar Chavez, Adolfo Perez Esquivel e le esperienze e le elaborazioni che hanno promosso e prodotto (ma non sono i soli). In Italia, Aldo Capitini, Antonio Giuriolo, Lanza del Vasto, Primo Mazzolari, Danilo Dolci, Lorenzo Milani, Antonino Drago, Ernesto Balducci, Vittorio Emanuele e Paolo Giuntella, Lidia Menapace e Giancarla Codrignani, Marco Pannella (pur con tutti suoi limiti), Tonino Bello, Enrico Peyretti e il Centro Sereno Regis di Torino (ma poi ci sono tanti protagonisti anonimi, sindacalisti, preti e suore, pastori evangelici, animatori di lotte contadine e antimafiose, ecc.). Il movimento delle donne nel suo insieme ha dato un contributo notevolissimo nel combattere la violenza, anche politica, a livello psicologico di massa ed ideologico. Nella cultura dell'antifascismo, invece, si e' fatta solo l'equazione fra assenza di violenza e legalita' repubblicana e non si e' andati piu' a fondo sulla cultura della nonviolenza, che ne dovrebbe essere la naturale proiezione. In vent'anni, sul piano europeo, abbiamo lavorato con insistenza a far comprendere come anche la lotta armata dei partigiani contro il nazifascismo si sia accompagnata nel profondo della societa' ad una lotta non armata che ha coinvolto largamente la societa' e che ne e' stata la condizione indispensabile di sviluppo. Radicali a parte, l'unico partito politico che ufficialmente in Italia ha tentato di far assumere al complesso dei suoi militanti la nonviolenza come prospettiva creativa di lotta politica e sociale e' stato il Partito della rifondazione comunista (che non e' il mio partito) nella gestione di Fausto Bertinotti: una rivoluzione copernicana che oggi rischia di essere affossata.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa consiglierebbe di leggere sulla nonviolenza?

- Antonio Parisella: C'e' un libro recente su "Le rivoluzioni nonviolente" di Antonino Drago, che merita molta attenzione. Anche gli atti integrali del seminario del Prc sullanonviolenza sono ricchissimi di indicazioni. Poi, ovviamente, le opere degli autori che ho citato sopra, sempre evitando confusioni tra nonviolenza, obiezione di coscienza e pacifismo che non sono sinonimi, anche se indubbiamente intrecciati. Trovo piu' stretto il legame tra nonviolenza e diritto di resistenza e cultura del resistere.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze o iniziative nonviolente a suo parere oggi meritano maggior sostegno ovvero meriterebbero di essere intraprese?

Le iniziative da intraprendere si propongono, si verificano e si decidono ai diversi livelli dei movimenti con coloro che ad essi partecipano e per gli scopi che essi perseguono.

- Antonio Parisella: A me sembra che - sul piano della formazione e del dibattito delle idee - sia necessario piu' che mai cercare di ridare un senso di movimento ai nonviolenti di varia scuola e di varia appartenenza. Una sorta di minimo comune denominatore su cui ritrovarsi e scoprirsi come forza. Ce n'e' un gran bisogno. E' impressionante come - pur in presenza di un abbastanza vasto movimento di protesta contro la politica scolastica governativa - nessuna voce autorevole di intellettuale, di educatore o educatrice, di uomo o donna di religione, e neppure di grandi organizzazioni come i sindacati e le chiese, ma anche della eterogenea galassia di onlus e di ong che impegnano migliaia di volontari, si sia levata a protestare indignata e che non vi siano finora state iniziative di contrasto contro la convenzione Gelmini-La Russa per l'introduzione della cultura e dell'attivita' paramilitare nelle scuole. E' il tipico caso in cui una campagna di massa nonviolenta educherebbe contemporaneamente al metodo e al merito della lotta.

Una lotta che potrebbe proporre nei contenuti proprio la diffusione della cultura e della storia della nonviolenza a partire dai livelli scolastici (non solo politica, ma arte, letteratura, filosofia, musica, cinema, fotografia, sociologia, psicologia, poesia e quanto d'altro la cultura della nonviolenza ha prodotto). Anche nelle universita', docenti e studenti potrebbero prendere iniziative perche' in ogni ateneo ci sia almeno un corso di perfezionamento sulla cultura, la storia e la pratica della nonviolenza (per carita', diverso dai corsi attuali di scienze per la pace).

Gli omicidi per vendetta, per abuso sessuale e per cause banali di questi giorni sono la testimonianza di come gli adolescenti abbiano bisogno di un confronto non banale ne' rituale e ripetitivo, ne' scontato sui temi della dignita' della persona umana, della convivenza sociale, della responsabilita' sociale e civica e la cultura della nonviolenza e' tutto questo insieme.

Un altro impegno - ma gia' piu' "tecnico" - potrebbe essere quello di una riflessione e di un'iniziativa che - tenendo conto delle elaborazioni a livello internazionale - affrontino spregiudicatamente a livello di massa il tema della Difesa civile non armata e nonviolenta (lontana dalla Difesa popolare nonviolenta auspicata dai movimenti) per sottrarla all'arbitrio della burocrazia e delle lobbies e della manipolazione politica di governo che l'hanno finora fatta decollare come potrebbe decollare uno struzzo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Antonio Parisella: Un professore universitario di storia contemporanea a fine carriera che mantiene inalterato il senso del suo impegno civile ed educativo che aveva quarant'anni fa, ricercando il colloquio quotidiano con i giovani, ormai piu' giovani dei suoi stessi figli; che ha ancora la passione di studiare e di scoprire cose nuove; che continua in forme diverse un impegno di volontariato e di attivita' militante iniziati nei primi anni Sessanta e rafforzatisi attraverso la stagione dei movimenti in maniera che gli ha permesso di attraversare con danni limitati l'eta' del riflusso e della sconfitta, trovando nelle nuove lotte gli stimoli per non mollare e la voglia sempre di ricominciare.

 

6. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO FABRIZIO TRUINI

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Fabrizio Truini.

Per un breve profilo di Fabrizio Truini si veda la risposta all'ultima domanda di questa intervista]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza?

- Fabrizio Truini: Non presumo di dare io una definizione di nonviolenza, quando ne esiste una perfetta coniata dal maggior profeta italiano della nonviolenza, che risponde al nome di Aldo Capitini. Essa suona cosi': "Attiva apertura all'esistenza, alla liberta', allo sviluppo, alla compresenza di tutti gli esseri", che integra la definizione negativa data sempre da Capitini secondo la quale "essa e' la scelta di un modo di pensare e di agire che non sia oppressione o distruzione di qualsiasi essere vivente, in particolare di esseri umani" (in La nonviolenza oggi, Edizioni di Comunita', Milano 1961, pp. 21 e 29).

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali sono le personalita' e le esperienze a suo parere piu' significative della nonviolenza?

- Fabrizio Truini: Le personalita' piu' signicative della nonviolenza, oltre a quella primigenia di Gesu', sono a mio parere: Lev Tolstoj, Gandhi, Capitini, King, Mandela, per non citare che i piu' noti e universalmente conosciuti. Ma ne andrebbero indicati tanti altri meno o per nulla conosciuti che hanno praticato o attuano oggi la nonviolenza.

Anche le esperienze di nonviolenza sono innumerevoli in tutti i continenti dall'America del Sud, all'Africa, all'Asia (Cina compresa: e' di questi giorni l'esempio lampante del neo-premio Nobel per la Pace). Vorrei pero' ricordare oltre ai tanti obiettori di coscienza contro il servizio militare gia' ricordati da Tolstoj nel suo libro Il Regno di Dio e' in voi, ai quali sono seguiti una miriade di testimoni nonviolenti, una figura emblematica: la donna. Sono infatti tante le donne, la stragrande maggioranza, che vivono e praticano quotidianamente la nonviolenza. D'altra parte Gandhi, che pur aveva espresso un grande debito di riconoscenza verso Tolstoj, una volta rispose a chi gli domandava da chi avesse appreso la nonviolenza, che la sua migliore insegnante noviolenta era stata sua moglie.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa consiglierebbe di leggere sulla nonviolenza?

- Fabrizio Truini: Le letture da proporre sono tantissime a iniziare dai classici. Se non si possono leggere l'Opera omnia di Tolstoj, Capitini, Gandhi e Mandela, si legga almeno uno dei loro scritti piu' significativi quali le loro autobiografie, o biografie o libri che presentano il loro pensiero e la loro vita.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze o iniziative nonviolente a suo parere oggi meritano maggior sostegno ovvero meriterebbero di essere intraprese?

- Fabrizio Truini: Come detto, le esperienze sono molteplici in tutto il mondo e tutte andrebbero sostenute, accendendo almeno i riflettori su di esse, come cercano di fare anche in Italia alcune riviste quali "Azione nonviolenta", "Pace e Guerra", "Mosaico di Pace". Basta leggerle con continuita' per avere un panorama esauriente sulle tante attuali - e passate - esperienze di nonviolenza. Ecco, forse queste riviste andrebbero sostenute con maggior forza e forse indotte ad agire unitariamente almeno nella proposizione di alcune iniziative comuni contro la guerra, contro le spese militari, in difesa della natura e piu' in generale contro la violenza che quotidianamente ci opprime in tanti luoghi e tempi del nostro vivere sociale.

Non sta a me singolarmente proporre iniziative da intraprendere. Vorrei solo ricordare che l'anno prossimo vi sara' la grande Marcia della Pace Perugia-Assisi nel cinquantesimo anniversario della prima indetta da Capitini. Infine desidero segnalare che qui a Roma, dove vivo e opero, il Centro Intercofessionale per la Pace (Cipax) con il quale collaboro, ha organizzato il corso annuale di pace proprio sulla nonviolenza.

*

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Fabrizio Truini: Non oso definirmi nonviolento, ma un semplice amico della nonviolenza, che ha cercato di divulgare il pensiero e l'opera di quanti hanno vissuto con il sogno della pace da realizzare. Mi sono sforzato di mettermi al servizio di questa grande idea, che per me cristiano incarna nei nostri giorni il messaggio biblico ed evangelico dell'amore universale. Ne fanno fede i due libri che ho scritto: una biografia di Capitini, Edizioni cultura della pace, Fiesole 1989; e La pace in Tommaso d'Aquino, Citta' Nuova, Roma 2008; oltre ad alcuni articoli sparsi qua e la' su varie riviste. Sono stato poi l'autore del documentario su Aldo Capitini trasmesso da Raiuno nel 1979. Infine devo confessarvi che aderisco all'associazione cattolica di Pax Christi e al Movimento Nonviolento. Come si vede un semplice credente nella nonviolenza, e un modesto lettore, e per quanto possibile un propagatore di un affascinante messaggio di pace, che attende sempre nuovi e creativi testimoni.

 

7. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. BEPPE PAVAN: RELAZIONI DI RISPETTO E CURA

[Ringraziamo Beppe Pavan (per contatti: carlaebeppe at libero.it) per questa riflessione che estraiamo da una piu' ampia lettera personale, riflessione suscitata dalla richiesta di intervista di Paolo Arena e Marco Graziotti, che anch'essi ringraziamo.

Beppe Pavan e' impegnato nella bellissima esperienza nonviolenta della comunita' di base e del "gruppo uomini" di Pinerolo (preziosa esperienza di un gruppo di uomini messisi all'ascolto del femminismo con quella virtu' dell'"attenzione" di cui ci parlava Simone Weil), ed in tante altre esperienze di pace, di nonviolenza, di solidarieta'; cura la newsletter "Uomini in cammino" ed e' tra i promotori dell'associazione "Maschile plurale"]

 

Cerco di vivere e seminare voglia di relazioni di rispetto e cura partendo dalla mia maschilita', perche' credo che se impariamo a stare nelle relazioni intime, a cominciare da quelle di coppia e familiari, con rispetto e cura e consapevolezza della propria parzialita', individuale e di genere, a cominciare ciascuno da se', siamo sul sentiero buono della nonviolenza.

Ho letto Gandhi in liceo e mi ha convinto molto.

Poi devo dire grazie soprattutto alle donne dell'arcipelago femminista e agli amici del mio gruppo uomini di Pinerolo.

 

8. MAESTRE. HANNAH ARENDT: NEL LORO INCESSANTE DIALOGARE

[Da Hannah Arendt, Tra passato e futuro, Garzanti, Milano 1991, p. 82.

Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino 2004; la recente Antologia, Feltrinelli, Milano 2006; i recentemente pubblicati Quaderni e diari, Neri Pozza, 2007. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001; Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005; Alois Prinz, Io, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1999, 2009. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000]

 

Nel loro incessante dialogare i greci scoprirono che il mondo comune a tutti noi e' di solito visto da un numero infinito di posizioni diverse, alle quali corrispondono i punti di vista piu' disparati.

 

9. EDITORIALE. PEPPE SINI: MEMENTO

 

Opporsi alla guerra assassina.

Opporsi al colpo di stato razzista.

Difendere l'umanita'.

 

10. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere finanziariamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

11. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.

Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.

E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

 

12. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Marie Bonaparte, Edgar Allan Poe. Studio psicoanalitico, Newton Compton, Roma 1976, 2 voll. per pp. 354 + 304 (con un inserto di 12 fotografie).

- Leslie A. Fiedler, Il ritorno del pellerossa. Mito e letteratura in America, Rizzoli, Milano 1972, 1973, pp. 192.

- C. L. R. James, Marinai, rinnegati e reietti. La storia di Herman Melville e il mondo in cui viviamo, Ombre corte, Verona 2003, pp. 224.

- Lewis Mumford, Melville, Edizioni di Comunita', Milano 1965, 1981, pp. 320.

- Beniamino Placido, Le due schiavitu'. Per un'analisi dell'immaginazione americana, Einaudi, Torino 1975, 1978, pp. IV + 156.

- Itala Vivan, Caccia alle streghe nell'America puritana, Rizzoli, Milano 1972, pp. 758.

 

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

14. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 346 del 17 ottobre 2010

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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