Telegrammi. 317
- Subject: Telegrammi. 317
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 18 Sep 2010 01:02:02 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 317 del 18 settembre 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero:
1. Bruno
Segre: Luce nel buio
2. Invitiamo Comuni e scuole a celebrare la Giornata internazionale della
nonviolenza istituita dall'Onu
3. Modello di lettera ai sindaci
4. Modello di lettera ai dirigenti scolastici
5. Giovanni Benzoni: L’unica concretissima scelta di resistenza
6. Davide Berruti: Nelle scelte di vita quotidiana
7. Paolo
Bertagnolli: La nostra "Madre Terra"
8.
Luciano Capitini: L'indicazione della nonviolenza
9. Mario Di
Marco: Il 24 settembre a Viterbo
10. Massimo Grandicelli: Una grande sfida
11. Elena Liotta: Amore per la vita
12. Franco Perna: Tutti i giorni
13. Barbara Romagnoli: L'arte della gioia
14. Movimento Nonviolento: Un incontro a Forli'
15. Il 19 settembre a Viterbo 16. Peppe Sini: La guerra assassina
17. Per sostenere il Movimento Nonviolento 18.
"Azione nonviolenta"
19.
Segnalazioni librarie
20. La "Carta" del Movimento Nonviolento 21. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. BRUNO SEGRE: LUCE NEL BUIO [Ringraziamo Bruno Segre (per contatti: bsegre at yahoo.it) per questo intervento. Bruno Segre, storico e saggista, e' nato a Lucerna nel 1930, ha studiato filosofia alla scuola di Antonio Banfi; si e' occupato di sociologia della cooperazione e di educazione degli adulti nell'ambito del movimento Comunita' fondato da Adriano Olivetti; ha insegnato in Svizzera dal 1964 al 1969; per oltre dieci anni ha fatto parte del Consiglio del "Centro di documentazione ebraica contemporanea" di Milano; per molti anni ha presieduto l'associazione italiana "Amici di Neve Shalom Wahat as-Salam"; nel quadro di un'intensa attivita' pubblicistica, ha dedicato contributi a vari aspetti e momenti della cultura e della storia degli ebrei; dirige la prestigiosa rivista di vita e cultura ebraica "Keshet" (sito: www.keshet.it). Tra le opere di Bruno Segre: Gli ebrei in Italia, Giuntina, Firenze 2001; Shoah, Il Saggiatore, Milano 1998, 2003. Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Gandhi: essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento (traduzione del fondamentale libro di Gandhi: Hind Swaraj; ora disponibile anche in nuova traduzione col titolo Vi spiego i mali della civilta' moderna, Gandhi Edizioni); La cura della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori, e quello di Christine Jordis, Gandhi, Feltrinelli. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999; tra le piu' recenti pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini, L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006; Giuliano Pontara, L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006. Guenther Anders (pseudonimo di Guenther Stern, "anders" significa "altro" e fu lo pseudonimo assunto quando le riviste su cui scriveva gli chiesero di non comparire col suo vero cognome) e' nato a Breslavia nel 1902, figlio dell'illustre psicologo Wilhelm Stern, fu allievo di Husserl e si laureo' in filosofia nel 1925. Costretto all'esilio dall'avvento del nazismo, trasferitosi negli Stati Uniti d'America, visse di disparati mestieri. Tornato in Europa nel 1950, si stabili' a Vienna. E' scomparso nel 1992. Strenuamente impegnato contro la violenza del potere e particolarmente contro il riarmo atomico, e' uno dei maggiori filosofi contemporanei; e' stato il pensatore che con piu' rigore e concentrazione e tenacia ha pensato la condizione dell'umanita' nell'epoca delle armi che mettono in pericolo la sopravvivenza stessa della civilta' umana; insieme a Hannah Arendt (di cui fu coniuge), ad Hans Jonas (e ad altre e altri, certo) e' tra gli ineludibili punti di riferimento del nostro riflettere e del nostro agire. Opere di Guenther Anders: Essere o non essere, Einaudi, Torino 1961; La coscienza al bando. Il carteggio del pilota di Hiroshima Claude Eatherly e di Guenther Anders, Einaudi, Torino 1962, poi Linea d'ombra, Milano 1992 (col titolo: Il pilota di Hiroshima ovvero: la coscienza al bando); L'uomo e' antiquato, vol. I (sottotitolo: Considerazioni sull'anima nell'era della seconda rivoluzione industriale), Il Saggiatore, Milano 1963, poi Bollati Boringhieri, Torino 2003; L'uomo e' antiquato, vol. II (sottotitolo: Sulla distruzione della vita nell'epoca della terza rivoluzione industriale), Bollati Boringhieri, Torino 1992, 2003; Discorso sulle tre guerre mondiali, Linea d'ombra, Milano 1990; Opinioni di un eretico, Theoria, Roma-Napoli 1991; Noi figli di Eichmann, Giuntina, Firenze 1995; Stato di necessita' e legittima difesa, Edizioni Cultura della Pace, San Domenico di Fiesole (Fi) 1997. Si vedano inoltre: Kafka. Pro e contro, Corbo, Ferrara 1989; Uomo senza mondo, Spazio Libri, Ferrara 1991; Patologia della liberta', Palomar, Bari 1993; Amare, ieri, Bollati Boringhieri, Torino 2004; L'odio e' antiquato, Bollati Boringhieri, Torino 2006; Discesa all'Ade, Bollati Boringhieri, Torino 2008. In rivista testi di Anders sono stati pubblicati negli ultimi anni su "Comunita'", "Linea d'ombra", "Micromega". Opere su Guenther Anders: cfr. ora la bella monografia di Pier Paolo Portinaro, Il principio disperazione. Tre studi su Guenther Anders, Bollati Boringhieri, Torino 2003; singoli saggi su Anders hanno scritto, tra altri, Norberto Bobbio, Goffredo Fofi, Umberto Galimberti; tra gli intellettuali italiani che sono stati in corrispondenza con lui ricordiamo Cesare Cases e Renato Solmi] Nato nel 1930, ho vissuto la mia vita ben oltre la soglia del ventunesimo secolo. Grazie a tale fortuna, posso ora guardare all’indietro e individuare, lungo l’arco dei decenni, alcuni spiriti grandi che, con le loro lezioni incisive, hanno gettato fasci di luce nel buio profondo del secolo ventesimo: un secolo attraversato da guerre devastanti, carico di dolori, di macerie, di morti, di vittime di una cieca violenza. Fra tutti questi grandi spiriti ne ricordo due che fra loro sono molto distanti per cultura e per temperamento, ma che si direbbero congiunti da un sottile legame sotterraneo: il Mahatma Gandhi e Guenther Anders. Pur facendo riferimento a retroterra culturali diversissimi, entrambi hanno compreso che “l’odio e' antiquato” (per usare un’espressione caratteristica della filosofia di Anders). Entrambi si sono impegnati senza risparmio per chiarire all’umanita' contemporanea la necessita' di trasformare le proprie paure in una risorsa positiva, sottraendole alle angustie delle coscienze individuali per farne una passione sociale, da condividere largamente. Al centro della concezione politica ed etico-religiosa di Gandhi sta la nozione di satyagraha, un termine che deriva dal sanscrito satya, verita' (la cui radice sat significa Essere/Vero), e da agraha, fermezza, forza: un termine, dunque, che sintetizza felicemente la capacita' di critica e la volonta' di agire. Satyagraha fu lo strumento, o meglio, la tecnica di azione nonviolenta che il Mahatma utilizzo' per la prima volta in Sudafrica per offrire alle masse indiane che vivevano in quel Paese un’arma mediante la quale resistere efficacemente alle ingiustizie messe in atto dal governo coloniale. Quanto
ad Anders, fra i temi che egli affronto' con maggior vigore si segnala quello
dell’epoca dell’“onnipotenza negativa” che gli uomini inaugurarono con il
“giorno di Hiroshima”, nell’agosto 1945. Onnipotenza negativa che, ammonisce
Anders, equivale all’essere totalmente impotenti: la tecnica dei mezzi di
distruzione di massa ha ormai raggiunto e superato la soglia pantoclastica.
Percio', indipendentemente dalla sua lunghezza e dalla sua durata, l’epoca che
stiamo vivendo e' l’ultima: la nostra vita si definisce come “dilazione”,
siamo quelli-che-esistono-ancora. E di fronte alla possibilità
dell’autodistruzione del genere umano, cio' che si tratta di ampliare
non e' solo l’orizzonte spaziale della responsabilita' verso i nostri
vicini, ma anche quello temporale, verso i nostri posteri: i quali, essendo
toccati dalle nostre azioni odierne, per esempio dalle esplosioni sperimentali,
rientrano a pieno titolo nell’ambito del nostro
presente. 2. INIZIATIVE. INVITIAMO COMUNI E SCUOLE A CELEBRARE LA
GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA ISTITUITA DALL'ONU
Il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi, l'Onu
ha istituito la Giornata internazionale della nonviolenza, proponendo che si
svolgano ovunque iniziative di commemorazione e di impegno.
Chiediamo che in tutti gli enti locali ed in tutte le
scuole d'Italia si svolgano iniziative.
A tal fine presentiamo di seguito due modelli di lettere
ai Sindaci ed ai Dirigenti scolastici, pregando i lettori di utilizzarli
sottoscrivendoli ed inviandoli all'amministrazione comunale ed alle scuole del
proprio territorio.
3. MATERIALI. MODELLO DI LETTERA AI
SINDACI
Al Sindaco del Comune di ...
Oggetto: Proposta di iniziative per la "Giornata
internazionale della nonviolenza" del 2 ottobre, istituita dall'Onu
nell'anniversario della nascita di Gandhi
Egregio sindaco,
l'Onu ha dichiarato il 2 ottobre, anniversario della
nascita di Gandhi, "Giornata internazionale della
nonviolenza".
Sarebbe opportuno che in ogni realta' locale in quel
giorno venissero promosse iniziative di commemorazione e di
sensibilizzazione.
Con la presente formuliamo anche a lei tale
proposta.
Distinti saluti,
Firma
luogo e data
Mittente
4. MATERIALI. MODELLO DI LETTERA AI DIRIGENTI SCOLASTICI
Al dirigente scolastico del ...
Oggetto: Proposta di iniziative per la "Giornata
internazionale della nonviolenza" del 2 ottobre, istituita dall'Onu
nell'anniversario della nascita di Gandhi
Egregio dirigente scolastico,
l'Onu ha dichiarato il 2 ottobre, anniversario della
nascita di Gandhi, "Giornata internazionale della
nonviolenza".
Sarebbe opportuno che in ogni istituto scolastico in quel
giorno venissero promosse iniziative di commemorazione e di
sensibilizzazione.
Con la presente formuliamo anche a lei tale
proposta.
Distinti saluti,
Firma
luogo e data
Mittente
5. VERSO IL 2 OTTOBRE. GIOVANNI BENZONI: L'UNICA
CONCRETISSIMA SCELTA DI RESISTENZA
[Ringraziamo
Giovanni Benzoni (per contatti: gbenzoni at tin.it) per questo
intervento.
Giovanni Benzoni,
amico della nonviolenza, animatore di innumerevoli rilevanti iniziative, di
vasta esperienza amministrativa, giornalistica ed editoriale, suscitatore di
impegno civile e promotore di cultura, e' responsabile del "progetto Iride" per
la Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace; e' in gran parte merito suo la
realizzazione dell'annuale "Salone dell'editoria di pace" a Venezia, e
dell'Annuario della pace, pubblicazione che dal 2001 costituisce un
prezioso e irrinunciabile strumento di riflessione e di lavoro. Un suo profilo
autobiografico, scritto con amabilissima verve e autoironia e generosamente
messo a nostra disposizione, e' nel n. 1070 de "La nonviolenza e' in cammino".
Si veda anche l'ampia intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in
cammino" n. 281]
Tra le poche cose di cui sono personalmente persuaso, quella della nonviolenza come scelta, pratica, orizzonte individuale e collettivo, pervasiva di ogni tratto e momento della vita delle donne e degli uomini di questa nostra generazione, mi pare di una evidenza e convenienza che non ha bisogno di dimostrazione. Mi sorprendo sempre quando sono costretto a constatare che non e' cosi' per il 99 per cento delle persone con cui entro in contatto, per non dire della quotidianita', intesa come cronaca che si fa storia. Cosi' passo il mio tempo a cercare di individuare quali possano essere le forme e i modi perche' altri possano godere della stessa assolutezza che mi capita di vivere per me, e mi pare che l’unica cosa sensata fattibile oggi sia cercare la pace in terra facendo della pratica nonviolenta la misura della credibilita' non solo delle scelte personali e collettive, ma della politica intesa come la forma piu' alta della umana convivenza. In questo senso sono grato a chi mi ha sollecitato a dire qualcosa perche' il prossimo 2 ottobre non passi inosservato come purtroppo passera' per la nostra ignavia. Forse qualcosa gia' da subito cambierebbe se ciascuno di noi cercasse di dare un nome all’insieme dei dati inoppugnabili (dalle guerre al controllo delle fonti energetiche, dall’informazione che diventa propaganda e manipolazione, dal macello quotidiano di interi popoli al dominio del Mercato, alle forsennate ricerche per giungere all’arma decisiva) che sono il nostro ambiente quotidiano. Io, per me, l’ho trovato riconducendo tutto cio' ad un effettivo e realissimo stato di guerra (dalle dimensioni ancor piu' devastanti ed insidiose di quelle sofferte e vissute durante la seconda guerra mondiale): e' la terza guerra mondiale, una guerra infinita (e' da cogliere l’affermazione sinistra di Bush dopo l’11 settembre) anche nella durata rispetto alle due guerre precedenti; inedita, come per tanti aspetti tutte e due le precedenti e tuttavia piena di analogie, solo che la nostra percezione, parlo per la mia, e' inadeguata. Mi vedo come uno svizzero che durante la seconda guerra mondiale non solo poteva non accorgersene che la guerra c’era, ma anche continuare a fare i fatti suoi; talora non senza ulteriori vantaggi, eppure la guerra c’e' stata ed ha segnato la storia. Ecco all’interno di questa percezione la scelta e la pratica della nonviolenza e' l’unica, concretissima scelta di resistenza, di tenere aperto il presente al futuro, di costruire oggi tra le rovine e le macerie il mondo nuovo. Ci manca la percezione minima per quel "ragionare" che muova testa e pancia, cuore e cervello, e che sia ad un tempo efficace teoricamente e utile praticamente: una ripresa ideologica "vera", e che ci fa consapevoli dell’unico nostro destino, accomunati ai crocifissi della terra. In questa prospettiva le macerie di casa nostra (dalle devastazioni del ventennio berlusconiano al controllo di intere regioni da parte della criminalita' organizzata) sono tratti di questa guerra che dura da due decenni. Sinora abbiamo dissipato anche le “tregue” (come con i governi Prodi). Se cominciassimo a capire quando e come abbiamo perso la bussola e fossimo piu' attenti alle sentinelle del mattino che ci sono ancorche' messe a tacere, forse (parlo sempre per me) riuscirei a far tesoro del tempo, delle amicizie, dei tessuti organizzativi e di memoria che ci consentono di resistere e coltivare i germi della pace in terra...
6. VERSO IL 2 OTTOBRE. DAVIDE BERRUTI: NELLE SCELTE
DI VITA QUOTIDIANA
[Ringraziamo
Davide Berruti (per contatti: d.berruti at peacebuilding.it) per
questo intervento.
Davide Berruti, amico della nonviolenza,
formatore e peace-researcher, esperto di politiche di peacebuilding, e'
stato coordinatore nazionale dell'Associazione per la pace ed e' impegnato nel
Centro studio difesa civile e in varie altre esperienze di costruzione di
pace]
Troppe volte il messaggio della nonviolenza e'
stato utilizzato all'incontrario.
Per dimostrare quanto fosse utopico porgere l'altra
guancia. Per ricordare come fosse indispensabile avere armamenti piu' potenti in
modo da non essere attaccati (uno strano modo di intendere il detto gandhiano:
la miglior difesa e' non avere nemici!). Per mitizzare la figura di Gandhi
e renderla sempre piu' "inarrivabile". Per convincerci che una cosa sono le idee
e le utopie, un'altra e' la vita reale che va governata tenendo bene i
piedi per terra e con senso pratico.
Questa e' la piu' grande mistificazione che la
nonviolenza subisce ogni giorno. Gandhi, infatti, prima di essere colui che ha
intavolato negoziati con l'Impero britannico per l'indipendenza dell'India,
si e' misurato con una nonviolenza piu' intima e quotidiana, ha
sperimentato sulla propria pelle quei sacrifici che poi ha chiesto al proprio
popolo come strategia politica e come comportamenti sociali.
La forma moderna e contemporanea di
nonviolenza e' innanzitutto rappresentata dalla capacita' della societa' di
sottrarsi al giogo del consumismo e dell'economia di morte. Ogni volta che
rinunciamo ad un prodotto perche' e' in atto una campagna di boicottaggio,
ogni volta che rinunciamo a qualche comodita' per assumere comportamenti
eco-sostenibili, ogni volta che ci dedichiamo al volontariato, stiamo
combattendo un sistema di soprusi proprio come Gandhi fece quando lancio' la sua
campagna per l'indipendenza economica dai britannici senza armi e senza
violenza: dimostriamo di sapercela cavare da soli.
Oggi, l'essere contrari alle guerre senza saper
rinunciare alla benzina e' la vera distanza che c'e' tra noi e Gandhi. Una
distanza molto piu' subdola di quello che ci vogliono far credere, spostando
strumentalmente il dibattito su difesa nonviolenta - difesa armata. Questo
dibattito e' il punto di arrivo. La partenza sta nelle scelte di vita
quotidiana.
Riusciremo a comprendere che la nonviolenza senza
questa coerenza rimarra' solo un ideale
irraggiungibile? 7. VERSO IL 2 OTTOBRE. PAOLO BERTAGNOLLI: LA NOSTRA "MADRE TERRA" [Ringraziamo Paolo Bertagnolli (per contatti: paolo_bertagnolli at hotmail.com) per questo intervento. Per un sintetico profilo di Paolo Bertagnolli dall'ampia intervista apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 279 riprendiamo la seguente breve notizia autobiografica: "Ho 71 anni, sono laureato in sociologia, tra l’altro, ho insegnato. Ho scritto, con altri, un libro, Lontani da me, sul lavoro svolto a scuola contro la xenofobia, ho fatto parte del comitato per la ripubblicizzazione dell’acqua, sono vicepresidente del "Centro pace" del Comune di Bolzano"]
La
violenza verso i nostri fratelli, verso le nostre sorelle, e' quella che,
giustamente, ci scandalizza di piu', ma non possiamo dimenticare la violenza
verso Gaia, la nostra “Madre Terra”. Come
diceva Gandhi: "Diventare divino e' diventare una cosa sola con la
Creazione". Da
Ecologia e spiritualita', di Marcelo Barros, riporto questo testo dello
scienziato ungherese premio Nobel Albert
Szent-Gyorgyi: “Ho
studiato biologia per
comprendere la bellezza della vita. Ho
cominciato con l’ecologia degli animali, ma non
mi era sufficiente. Ho cercato, allora, un livello piu' profondo, ho
studiato dei tessuti, poi
della chimica. Finalmente,
mi sono avventurato nelle
profondita' della meccanica quantistica. Tuttavia,
quando sono arrivato a quel punto, ho visto
che, in questo percorso, il
miracolo della vita, era, in
qualche modo, sfuggito dalle mie mani”. Se
non riconosciamo gli altri, tutti gli altri, come nostri fratelli, se non ci
riconosciamo un tutt’uno con il creato, ogni studio, ogni nostra azione, non
raggiungera' il traguardo della nonviolenza, e noi a questo dobbiamo tendere se
vogliamo salvare questo nostro mondo.
8. VERSO IL 2 OTTOBRE. LUCIANO CAPITINI:
L'INDICAZIONE DELLA NONVIOLENZA
[Ringraziamo
Luciano Capitini (per contatti: capitps at libero.it) per questo
intervento.
Luciano Capitini e' impegnato nel Movimento
Nonviolento, nell'associazione nazionale "Amici di Aldo Capitini", nella Rete di
Lilliput e in numerose altre esperienze e iniziative nonviolente; persona di
straordinaria mitezza e disponibilita' all'ascolto e all'aiuto, ha condotto a
Pesaro una esperienza di mediazione sociale nonviolenta; e' tra i coordinatori
della campagna "Scelgo la nonviolenza".
Aldo
Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente
universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la
pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed
operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior
antologia degli scritti e' ancora quella a cura di Giovanni Cacioppo e vari
collaboratori, Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che
contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale -
ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca -
bibliografia degli scritti di Capitini); ma notevole ed oggi
imprescindibile e' anche la recente antologia degli scritti a cura di Mario
Martini, Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004, 2007; delle
singole opere capitiniane sono state recentemente ripubblicate: Le tecniche
della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989, Edizioni dell'asino, Roma 2009;
Elementi di un'esperienza religiosa, Cappelli, Bologna 1990; Colloquio corale, L'ancora del
Mediterraneo, Napoli 2005; L'atto di educare, Armando Editore, Roma 2010; cfr. inoltre
la raccolta di scritti autobiografici Opposizione e liberazione,
Linea d'ombra, Milano 1991, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; gli scritti
sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; La religione dell'educazione, La
Meridiana, Molfetta 2008; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta.
Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991. Presso la redazione
di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere
richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria
(tra cui Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione
di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla
nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e
religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo
Capitini, Perugia 1998. Piu' recente e' la pubblicazione di alcuni carteggi
particolarmente rilevanti: Aldo Capitini, Walter Binni, Lettere 1931-1968,
Carocci, Roma 2007; Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci,
Roma 2008; Aldo Capitini, Guido Calogero, Lettere 1936-1968, Carocci, Roma 2009.
Opere su Aldo Capitini: a) per la bibliografia: Fondazione Centro studi
Aldo Capitini, Bibliografia di scritti su Aldo Capitini, a cura di Laura
Zazzerini, Volumnia Editrice, Perugia 2007; Caterina Foppa Pedretti, Bibliografia primaria e secondaria di Aldo
Capitini, Vita e Pensiero, Milano 2007; segnaliamo anche che la gia'
citata bibliografia essenziale degli scritti di Aldo Capitini
pubblicati dal 1926 al 1973, a cura di Aldo Stella, pubblicata in Il messaggio
di Aldo Capitini, cit., abbiamo recentemente ripubblicato in "Coi piedi per
terra" n. 298 del 20 luglio 2010; b) per la critica e la documentazione:
oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il
messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo
Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno
schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio
Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi)
1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed
etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini",
Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci
(Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia
intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003;
AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il
ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata.
Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Mario
Martini (a cura di), Aldo Capitini libero religioso rivoluzionario nonviolento.
Atti del Convegno, Comune di Perugia - Fondazione Aldo Capitini, Perugia 1999;
Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Gian Biagio
Furiozzi (a cura di), Aldo Capitini tra socialismo e liberalismo, Franco
Angeli, Milano 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo
Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile.
Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze
2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005;
Maurizio Cavicchi, Aldo Capitini. Un itinerario di vita e di pensiero, Lacaita,
Manduria 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della
nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; Alarico Mariani Marini, Eligio
Resta, Marciare per la pace. Il mondo nonviolento di Aldo Capitini, Plus, Pisa
2007; Maura Caracciolo, Aldo Capitini e Giorgio La Pira.
Profeti di pace sul sentiero di Isaia, Milella, Lecce 2008; Mario Martini, Franca Bolotti (a cura di), Capitini
incontra i giovani, Morlacchi, Perugia 2009; Giuseppe Moscati (a cura di), Il
pensiero e le opere di Aldo Capitini nella coscienza delle giovani generazioni,
Levante, Bari 2010; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo
d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; e Amoreno
Martellini, Fiori nei cannoni. Nonviolenza e antimilitarismo nell'Italia del
Novecento, Donzelli, Roma 2006; c) per una bibliografia della critica cfr.
per un avvio il libro di Pietro Polito citato ed i volumi bibliografici
segnalati sopra; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel
sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it; una assai utile
mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti
scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al
Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche
redazione at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org]
Ho sempre presente la frase di Aldo: "la
nonviolenza e' il punto della massima tensione per il sovvertimento di una
societa' inadeguata".
Con queste parole Aldo Capitini ci chiama tutti
all'impegno, all'azione (impegno e azione che debbono portare al
cambiamento).
Il compito e' oneroso: molti hanno dovuto
elaborare nuovi pensieri, nuove indicazioni, e pertanto idee, riflessioni,
metodi di lotta, di lavoro, indicazioni fattive... e frattanto molti, moltissimi
gia' lottavano, mettevano in pratica metodi nuovi...
Tutte queste persone (moltissime non ci sono piu')
hanno prodotto un insieme di indicazioni che noi dobbiamo adottare e, per quanto
possibile, usare come base di partenza per nuove riflessioni, ma anche per
l'azione.
Dire in cosa consiste l'indicazione della
nonviolenza porterebbe ad elenchi strabocchevoli, ma forse basta dire che
il nostro agire deve essere guidato dall'amore per tutti gli esseri, ed essere
aperti e disponibili al loro benessere, al loro progredire, e soprattutto alla
loro vita.
Quando Aldo ci indica che di fronte a noi si apre
una prospettiva di "sovvertimento" ci vuole dire che il compito e' immane -
perche' questa societa' va sovvertita - ma la sua inadeguatezza ci
impone la scelta di una tensione massima, che e' quella della
nonviolenza. 9. VERSO IL 2 OTTOBRE. MARIO DI MARCO: IL 24 SETTEMBRE A VITERBO [Ringraziamo Mario Di Marco (per contatti: mdmsoft at tin.it) per questo intervento. Mario Di Marco, ingegnere, insegnante, gia' obiettore di coscienza al servizio militare, responsabile delle persone in servizio civile presso la Caritas diocesana di Viterbo, impegnato in molte iniziative di pace, solidarieta', nonviolenza, e' da sempre uno dei fondamentali punti di riferimento a Viterbo per tutte le persone di volonta' buona; si veda anche l'ampia intervista in "Coi piedi per terra" n. 292, che contiene anche la seguente breve notizia autobiografica: "Cinquantenne, sposato, due figli, una madre invalida, insegnante e ingegnere informatico, obiettore di coscienza al servizio militare (e per alcuni anni obiettore alle spese militari), responsabile attuale e formatore nel servizio civile della Caritas di Viterbo. Da sempre inserito e impegnato nel mondo ecclesiale, alcune esperienze politiche nel movimento per la democrazia La Rete e nel comitato per la difesa della Costituzione, ha collaborato con il Centro di ricerca per la pace ad alcune azioni nonviolente. Globalmente una vita povera di fede ed opere"]
Da tempo la ricorrenza del 2 ottobre ci offriva la possibilita' di iniziare il nuovo anno di servizio civile all’insegna della nonviolenza. Quest’anno invece il governo, oltre a ridurre le risorse economiche destinate al servizio civile, ha pensato bene di far slittare di qualche mese il concorso per i nuovi volontari. Cosi', dopo tanti anni, il 2 ottobre non avremo volontari civilisti alla Caritas di Viterbo. E’ solo un ulteriore piccolo segno di quella che, prima ancora che economica, sento essere una crisi di valori, che ruota intorno alla perdita del rispetto della dignita' della persona umana in quanto tale. Le scelte violente di ieri danno frutti particolarmente amari proprio in questi giorni: l’Europa ha da tempo messo in atto politiche anti-immigrazione per cui il Paese dell’Illuminismo si sente in diritto di fare deportazioni di massa, l’Italia fa convenzioni per fermare ad ogni costo gli sbarchi dei disperati dall’Africa per cui i marinai libici si sentono in diritto di sparargli contro, anche senza la certezza che lo siano, si e' via via smantellato il nostro stato sociale ed oggi le violenze private di alcuni medici tolgono la vita a chi sta per far nascere la vita. Non cito questi episodi per fare una lista accademica che avvalori qualche tesi, ma perche' li sto vivendo come indicatori del livello di barbarie della societa' in cui vivo. Ed allora sara' anche per questo che mi commuove nel profondo il sacrificio di persone come Angelo Vassallo, il sindaco di quella Pollica in cui ho passato le vacanze qualche anno fa, pensando che li' predominasse la camorra. Ed invece ho scoperto ancora una volta che la vita di un uomo puo' fare piu' di uno stato, che l’azione nonviolenta di un amministratore puo' vincere la violenza di una potente organizzazione e che, anche quando viene fermata, continua ad alimentare gli ideali della gente e l’aiuta a non arrendersi alla legge del piu' forte. Anche noi del servizio civile viterbese proveremo a dire qualcosa alla gente, le racconteremo le nostre “storie di pace” attraverso l’esperienza dei nostri ragazzi, le parleremo di nonviolenza e di obiezione di coscienza attraverso la vita di don Milani e di Pietro Pinna. Sara' il prossimo 24 settembre ed avverra' con un convegno presso la Casa del Volontariato (via Garbini 29/g, alle ore 17,30) e con l’opera teatrale “SE.CE.VE.NE Storie di pace” della compagnia Teatrabile de L’Aquila (Teatro San Leonardo ore 21). Avremo cosi' modo anche quest’anno di ricordare la giornata mondiale della nonviolenza. 10. VERSO IL 2 OTTOBRE. MASSIMO GRANDICELLI: UNA GRANDE
SFIDA
[Ringraziamo
Massimo Grandicelli
Per un profilo di Massimo Grandicelli si veda l'ampia
intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 292 che contiene
anche questa risposta autobiografica: "Ho 67 anni suonati e sono pensione. Nella
vita sono stato dirigente in una grande istituzione, nell’ambito della quale ho
avuto la fortuna di condurre i progetti piu’ complessi e decisivi di
informatizzazione. Sono stato sposato 16 anni e ho avuto tre figli, ora molto
grandi (da 36 a 42 anni) e ho due nipoti. Ora sono separato da 27 anni, ma dopo
alcune vicissitudini, mantengo una relazione importante, che pero’ non implica
la convivenza. La mia preparazione scolastica include il corso d’ingegneria alla
Sapienza, dal quale ho dovuto ritirarmi prima della laurea per una serie di
disgrazie familiari. Non ho pero’ mai smesso di studiare e leggo moltissimo,
quasi sempre saggi di pressoche’ tutto il campo scientifico, economico, legale e
politico; oltre a riviste come “Le Scienze”, “Limes”, “Micromega”, "JP4
Aeronautica", "Volare", "La Rivista Aeronautica Militare", "Meteorologia", e
qualche altra, oltre a due quotidiani. Mi orizzonto quindi bene in fisica,
ingegneria, matematica, astrofisica, logica formale, biologia, genetica,
paleontologia, scienze del linguaggio, economia, diritto, ecc.; non per questo
disdegno il campo umanistico e il libro presente costantemente sul mio comodino
e’ la Commedia di Dante. Raramente pero’ leggo romanzi. Il mio patrimonio
bibliotecario e’ di circa duemila unita’, piu’ i quasi mille che ho lasciato
nella casa dove tuttora vive la mia ex-moglie. Quando ho tempo pratico
l’arrampicata in montagna, sia su roccia che ghiaccio, lo sci-alpinismo; poi
l’escursionismo spinto come forma di allenamento al dislivello e alla fatica
continua. Sono in possesso dei brevetti di pilotaggio e pratico il volo
acrobatico proprio a Viterbo. In gioventu’ e fino ai 50 anni ho anche
esercitato molto l’immersione subacquea, con autorespiratori e senza, lasciando
poi per ovvie esigenze di tempo. Sono alto 180 cm e peso 68 chili (dovrei
perderne un paio per essere al meglio in montagna). Mangio poco (una volta al
giorno) e bevo (pochissimo) solo in rare occasioni. Non fumo (ho smesso prima
dei 28 anni), ne’ faccio uso di droghe e non ricorro mai ai medicinali per
alcuna ragione, tranne ovviamente i casi eccezionali, come quando quattro anni
fa dovetti ricorre a un antinfiammatorio. Oltre ai miei tre figli ho avuto la
fortuna di incidere positivamente su due giovani, uno a 18 anni e l’altro a 27,
oggi uno quarantunenne e felicemente pilota di lungo raggio, mentre l’altro,
trentanovenne, e’ guida alpina, e con i quali intrattengo una splendida amicizia
alla pari, che illumina la mia inevitabile decadenza"]
Da molto tempo sono convinto che la violenza tragga fondamento
dalla paura e dalla scarsa stabilita’ individuale di chi la professa come
strumento di rapporto con gli altri.
Poiche’ e’ questo un pensiero che formulai ancora adolescente, il
fatto che sia sopravvissuto intatto e confermato alla prova delle innumerevoli
esperienze accumulate nel mio, successivo, piu’ che mezzo secolo, costituisce un
indizio ben fondato della sua validita’, per quanto soggettivo possa apparire il
ragionamento.
La violenza come forma di debolezza, quindi, come mi sembra di
aver anche accennato nell’intervista di qualche tempo
fa.
Non dovrebbe stupire pertanto che in questi ultimi decenni, ad
onta degli sforzi di un numero del tutto ristretto di “apostoli”, la violenza
sia cresciuta all’interno delle societa’ umane, come una sorta di “mal sottile”
che abbia “strisciato” a lungo, manifestandosi solo una volta che l’intero
tessuto sociale se ne sia irrimediabilmente
intriso.
Tutto il mondo ha infatti impiegato almeno due decenni per lenire
le ferite inflitte dallo spaventoso secondo conflitto mondiale, con le sue oltre
cinque decine di milioni di vittime.
Eppure, una volta che gli uomini hanno preso a emergere dai
fardelli e dalle rinunce imposte dal lungo periodo di ricostruzione e bonifica,
che ha coinvolto un’intera generazione, e’ come se l’abbandono delle politiche
di emergenza e la conseguente distensione del clima sociale consentiti dalla
restituzione delle risorse alla vita civile, avessero trascinato via l’atmosfera
di cooperazione emersa nei terribili anni della guerra e la convinzione della
prevalenza dell’interesse generale sul particolare, principi che la rivoluzione
industriale aveva pur sempre consegnato quasi intatti al Novecento e che avevano
guidato il ripristino delle nazioni al termine dello stato di
belligeranza.
Non intendo con cio’ concludere che la virtu’ alberghi
esclusivamente nelle difficolta’, ma come non rimanere quantomeno perplessi se
all’incremento dei Pil si trova associata la sostituzione della “competizione”
alla predetta “cooperazione”? E si badi bene che “prima” e’ venuto l’aumento del
Pil, poi lo “sposalizio della competizione” da parte delle piu’ correnti
filosofie sociali.
Nessun legame di causa/effetto deve pertanto essere attribuito,
quale “merito”, alle discusse teorie del “liberismo” e alle dottrine “malate”
dei Friedman e von Hayek, che tanti fallimenti stanno accumulando sullo scenario
mondiale, i danni del quale sono puntualmente pagati dai poveri e in generale
dai deboli.
E poiche’ gli anniversari devono essere momenti per “guardare
indietro, guardando avanti”, viceversa scadrebbero nella sterile celebrazione,
concludo con un’altra perplessita’ che e’ anche un timore e che, in questa sede,
non puo’ che fermarsi a degli interrogativi
inquietanti.
La violenza, nell’immaginario collettivo delle societa’, richiama
con facilita’ le immagini legate alle varie forme di soverchiamento dell’uomo
sull’uomo.
Ma lo sviluppo delle societa’ ha creato molti altri fronti di
“esercizio” della violenza.
Solo per esemplificare rapidamente, c’e’ la violenza contro gli
animali per fini che vanno del tutto al di la’ del costume alimentare, peraltro
anch’esso del tutto distorto; la violenza contro la natura e contro la “terra”
alla quale siamo indissolubilmente legati; la violenza contro il paesaggio; la
violenza del rumore e dell’eccesso di illuminazione; la violenza nella gestione
delle risorse comuni.
Tutte forme di violenza che nei loro sviluppi configurano poi
altrettante forme di violenza contro gli uomini che a tali aspetti sono legati e
che vanno ad alimentare la conflittualita’.
E non manca neppure la violenza culturale, scatenata
dall’interazione non regolata tra le diverse forme di ordinamento civile che
l’inarrestabile globalizzazione rende
inevitabile.
La risoluzione di tutti i conflitti che ho sommariamente elencato
passa necessariamente per la nonviolenza.
Per questo i nonviolenti dovranno uscire allo scoperto assai piu’
di quanto non si sia riusciti a fare sin qui, avendo presente da subito che
"uscire allo scoperto” e’ un’espressione difficile da mettere in pratica, oggi
assai piu’ che ieri.
Perche’ la "comunicazione" e’ irrimediabilmente corrotta, nel
nostro Paese in particolare, ma non illudiamoci che nel resto del mondo la
“partita” sia troppo piu’ semplice; c’e’ infatti anche una violenza
nell’informazione e nella comunicazione in generale, con la quale fare i
conti.
E’ una grande sfida.
Auguro a quanti condividono quest’impegno indispensabile, senza il
quale non ci sara' futuro, un positivo 2 ottobre, ricco di auspici
favorevoli. 11. VERSO IL 2 OTTOBRE. ELENA LIOTTA: AMORE PER LA
VITA
[Ringraziamo
Elena Liotta (per contatti: e_liotta at yahoo.it) per questo
intervento.
Elena
Liotta, nata a Buenos Aires il 25 settembre 1950, risiede a Orvieto, in Umbria;
e' psicoterapeuta e psicologa analista, membro dell'Ordine degli Psicologi
dell'Umbria, membro dell'Apa (American Psychological Association), socia
fondatrice del Pari Center for New Learning; oltre all'attivita' psicoterapica,
svolta prevalentemente con pazienti adulti, in setting individuale, di coppia e
di gruppo, ha svolto e svolge altre attivita' culturali e organizzative sempre
nel campo della psicologia e della psicoanalisi; tra le sue esperienze
didattiche: professoressa di Psicologia presso la "American University of Rome";
docente in corsi di formazione, e coordinatrice-organizzatrice di corsi di
formazione a carattere psicologico, per servizi pubblici e istituzioni pubbliche
e private; didatta presso l'Aipa, societa' analitica accreditata come scuola di
specializzazione post-laurea, per la formazione in psicoterapia e per la
formazione di psicologi analisti; tra le altre esperienze parallele alla
professione psicoterapica e didattica: attualmente svolge il ruolo di
Coordinatrice psicopedagogica e consulente dei servizi sociali per il Comune di
Orvieto, e di Coordinatrice tecnico-organizzativa di ambito territoriale per la
Regione Umbria nell'Ambito n. 12 di Orvieto (dodici Comuni), per la ex- Legge
285, sul sostegno all'infanzia e adolescenza e alle famiglie, occupandosi anche
della formazione e monitoraggio dei nuovi servizi; e' stata assessore alle
politiche sociali presso il Comune di Orvieto; dopo la prima laurea ha anche
lavorato per alcuni anni in campo editoriale, redazionale e
bibliografico-biblioteconomico (per "L'Espresso", "Reporter", Treccani, Istituti
di ricerca e biblioteche). Autrice anche di molti saggi apparsi in riviste
specializzate e in volumi collettanei, tra le opere di Elena Liotta segnaliamo
particolarmente Educare al Se', Edizioni Scientifiche Magi, Roma 2001; Le
solitudini nella societa' globale, La Piccola Editrice, Celleno (Vt) 2003; con
L. Dottarelli e L. Sebastiani, Le ragioni della speranza in tempi di caos, La
Piccola Editrice, Celleno (Vt) 2004; Su Anima e Terra. Il valore psichico del
luogo, Edizioni Scientifiche Magi, Roma 2005; La maschera trasparente, La
Piccola Editrice, Celleno (Vt) 2006; A modo mio. Donne tra creativita' e potere,
Magi, Roma 2007. Cfr. anche l'ampia intervista apparsa nei nn. 241-242 dei
"Telegrammi della nonviolenza in
cammino"]
Non riesco neanche a immaginare come possa esistere
una violenza spontanea, deliberata, che non sia malattia, follia individuale o
collettiva.
Riesco a comprendere invece che uomini e donne,
esposti ai colpi della vita, possano rispondere con l'orgoglio ferito, la
rabbia, l'insofferenza, l'intolleranza, comportamenti difensivi e reattivi
difficili da contenere.
E' qui che la scelta della nonviolenza puo'
mostrare il suo enorme potere anche nella vita quotidiana, nelle piccole
conflittualita' di tutte le relazioni interpersonali. Lasciar cadere l'orgoglio,
l'onnipotenza, l'offesa, accorgendoci che nulla e' stato veramente
distrutto in noi, che possiamo sopravvivere alla delusione di essere stati
ignorati, intimoriti, oppure attaccati senza motivo. Che siamo abbastanza
grandi, spaziosi dentro, per poter includere il perdono e non lasciarci
soffocare da sentimenti distruttivi: questo fa bene innanzitutto a noi stessi e
poi anche a chi ci circonda.
E non si tratta di "essere o fare i buoni" a
qualsiasi costo. La nonviolenza e' di piu', e' amore per la vita, come
altro potremmo definirla? L'amore di se' e quello per il mondo si rispecchiano.
Dobbiamo alimentare entrambi, senza limiti ne' riserve, a priori, sempre, con
abbandono fiducioso. Funziona!
12. VERSO IL 2 OTTOBRE. FRANCO PERNA: TUTTI I
GIORNI
[Ringraziamo
Franco Perna (per contatti: pernafran at tiscalinet.it) per questo
intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera personale.
Franco Perna, quacchero, e' una delle figure
storiche della nonviolenza in Italia, di grandissima autorevolezza morale]
... ogni occasione e' buona per far crescere l'idea della nonviolenza. Io faccio parte del movimento dei quaccheri i quali credono che tutti i giorni siano uguali e speciali, allo stesso tempo. Certo, alcune date si ricordano in modo particolare, ma i quaccheri in generale non celebrano date, neanche Natale o Capodanno. Se di solito ci si riunisce di domenica, lo si fa per ragioni pratiche, almeno nel mondo occidentale. Io personalmente, sono un po' allergico alle celebrazioni, anche perche' esse tendono a farci sottovalutare o dimenticare gli altri giorni. La nonviolenza si vive e si pratica sempre, attraverso le piccole e le grandi cose che facciamo nell'arco della nostra vita, e soprattutto vis-a'-vis nei rapporti che manteniamo con gli altri, poiche' la pace non si costruisce da soli, ma in cooperazione. Quando andai per la prima volta in Sudafrica mi colpi' uno slogan in inglese: "Peace is a group effort"... 13. VERSO IL 2 OTTOBRE. BARBARA ROMAGNOLI: L'ARTE
DELLA GIOIA
[Ringraziamo
Barbara Romagnoli (per contatti: barbara0romagnoli at gmail.com) per
questo intervento.
Dal sito www.barbararomagnoli.info riprendiamo il seguente breve profilo: "Barbara
Romagnoli e' nata a Roma nel 1974, giornalista professionista dal 2004,
aspirante apicoltrice. Attualmente collabora con Editori
Laterza e la Iowa State University - College of Design, Rome Program.
E' laureata in filosofia con una tesi su "Louise du Neant: esperienza
mistica e linguaggio del corpo", da allora si interessa di studi di genere e
femminismi, ha partecipato a seminari, incontri, workshop e convegni sulla
storia e i movimenti politici delle donne in Italia e all'estero. Da diversi
anni docente per corsi di formazione, fra cui "Indipendent Radio and Media"
presso Novi Sad (Serbia) nell'ambito del progetto Radio Radionica, promosso da
Cie e Radio Popolare Network. Dal 1999 al 2004 ha lavorato presso la rivista
"Carta", ha collaborato come freelance con varie testate (fra cui "Marea", "BCC
Magazine", "Liberazione", "Peacereporter", "Amisnet", "Carta", "Aprile",
"Nigrizia", "Left", "La nuova ecologia", "Confronti", "em mondialita'", "Noi
donne"). Fra il 2002 e il 2005 e' stata coordinatrice del progetto Radio
Carta (magazine radiofonico settimanale distribuito a circa 25 radio su
territorio nazionale). Ha lavorato come ufficio stampa per convegni ed eventi
culturali (fra cui Eurovisioni 2007 e 2008, Parole per cambiare, parole per
piacere - Fiera della piccola editoria, 2005) e presso l'ufficio stampa
della Sottosegretaria ai Diritti e Pari Opportunita', presso la Presidenza del
Consiglio dei Ministri (2007-2008). Ha vissuto due anni in Olanda a Leiden, dove
ha imparato a convivere con il vento. Ha fatto parte per diversi anni del
collettivo A/matrix con cui ha condiviso la passione per la politica, il
femminismo e la buona tavola"]
La nonviolenza e' faticosa, spesso la pancia
non e' sulla stessa lunghezza d'onda della testa, la ragione a volte smuove
bassi istinti e inibisce l'azione, ma la nonviolenza e' l'unica possibile
via se crediamo fermamente che ogni essere vivente abbia diritto ad una
esistenza dignitosa.
E' solo con la nonviolenza che possiamo
recuperare l'arte della gioia per usare una bellissima espressione di Goliarda
Sapienza, e' con la nonviolenza che e' possibile agire un mondo
diverso, possibilmente migliore, certamente capace di arricchirci l'un l'altra,
laddove la ricchezza non si misura in bot e titoli di stato, ma nella qualita'
della vita... 14. INIZIATIVE. MOVIMENTO NONVIOLENTO: UN INCONTRO
A FORLI'
[Ringraziamo il Movimento Nonviolento (per contatti: azionenonviolenta at sis.it) per questo resoconto. Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010] Mercoledi' 15 settembre si e' svolto a Forli'
un incontro, organizzato dalle Caritas diocesane dell'Emilia Romagna, a
conclusione dell'anno di servizio civile di cinquanta giovani. La giornata di formazione e' stata animata da Mao Valpiana, chiamato a dare la propria testimoninaza personale di un percorso che l'ha portato dall'obiezione di coscienza al servizio militare fino all'impegno nel Movimento Nonviolento. Dai gruppi di lavoro e dal proficuo dialogo e' emersa la necessita' di mantenere vivo il legame tra l'obiezione di coscienza ad ogni forma di violenza e l'impegno del serizio civile, inteso come servizio di pace alla comunita'. Al termine dell'incontro e' stato letto insieme il profondo testo di don Primo Mazzolari "Noi ci impegniamo". Ogni giovane ha ricevuto una copia di "Azione nonviolenta" e della "Carta" del Movimento Nonviolento. 15. INCONTRI. IL 19 SETTEMBRE A VITERBO
Domenica 19 settembre 2010, con inizio alle
ore 15,30, presso il centro sociale autogestito "Valle Faul" a Viterbo, si
svolgera' il quarantaduesimo incontro di studio del percorso di formazione
e informazione nonviolenta iniziato da alcuni mesi.
All'incontro partecipa il responsabile del
Centro di ricerca per la pace di Viterbo.
Il centro sociale autogestito "Valle Faul" si trova in strada
Castel d'Asso snc, a Viterbo.
L'iniziativa e' ovviamente aperta alla partecipazione di tutte le persone
interessate.
16. EDITORIALE. PEPPE SINI: LA GUERRA ASSASSINA
Uccide la guerra.
Ed uccide il razzismo.
Cosa si aspetta a far cessare la partecipazione militare italiana alla
mostruosa guerra afgana? Cosa si aspetta a impegnare il nostro paese per la pace
che salva le vite, contro la guerra che le vite sopprime?
E cosa si aspetta ad impegnarsi contro il colpo di stato razzista?
Cosa si aspetta a difendere la dignita' e i diritti di ogni essere
umano?
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
17.
APPELLI.
PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Sostenere finanziariamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia. Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
18. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA" "Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata
da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle
tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail:
an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto
"copia di 'Azione nonviolenta'". 19. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Walter Laqueur (a cura di), Dizionario dell'Olocausto, Einaudi, Torino
2004, 2007, pp. XXXIV + 934.
- Piero Malvezzi, Giovanni Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a
morte della Resistenza europea, Einaudi, Torino 1954, 1975, pp. XXIV +
824.
20. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e
internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento
dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della
creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo
di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 21. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 317 del 18 settembre 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
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