Coi piedi per terra. 358



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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 358 del 18 settembre 2010
 
In questo numero:
1. Paola Mancinelli: Dell’ospitalita’
2. Verso il 2 ottobre, giornata internazionale della nonviolenza
3. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Chiara Cavallaro
4. Elena Pulcini: Il senso del mondo
5. Per contattare il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo
 

1. EDITORIALE. PAOLA MANCINELLI: DELL'OSPITALITA'

Ringraziamo Paola Mancinelli (per contatti: mancinellipaola at libero.it) per questo intervento.

Per un sintetico profilo di Paola Mancinelli dall'ampia intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 247 riprendiamo la seguente breve notizia autobiografica: "Teologa e filosofa, sono attualmente docente al liceo. Autrice di: Cristianesimo senza sacrifico: filosofia e teologia in Rene' Girard, Cittadella, Assisi, 2001; Pensare altrove: rivelazione e linguaggio in Franz Rosenzweig, Quattroventi, Urbino 2006; Lo stupore del bello, Polistampa, Firenze 2008. Fra le sillogi poetiche: Come memoria di latente nascita, Edizioni del leone, Venezia 1089; Oltre Babele, Edizioni del leone, Venezia 1991; La metafisica del silenzio, Stamperia dell’arancia, Grottammare 2003. Collaboro a riviste come "Dialeghestai" e "Reportata", "Leussein" e sono membro del Coordinamento delle teologhe italiane".

Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino 2004; la recente Antologia, Feltrinelli, Milano 2006; i recentemente pubblicati Quaderni e diari, Neri Pozza, 2007. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001; Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005; Alois Prinz, Io, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1999, 2009. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000.

Emmanuel Levinas e' nato a Kaunas in Lituania il 30 dicembre 1905 ovvero il 12 gennaio 1906 (per la nota discrasia tra i calendari giuliano e gregoriano). "La Bibbia ebraica fin dalla piu' giovane eta' in Lituania, Puskin e Tolstoj, la rivoluzione russa del '17 vissuta a undici anni in Ucraina. Dal 1923, l'Universita' di Strasburgo, in cui insegnavano allora Charles Blondel, Halbwachs, Pradines, Carteron e, piu' tardi, Gueroult. L'amicizia di Maurice Blanchot e, attraverso i maestri che erano stati adolescenti al tempo dell'affaire Dreyfus, la visione, abbagliante per un nuovo venuto, di un popolo che eguaglia l'umanita' e d'una nazione cui ci si puo' legare nello spirito e nel cuore tanto fortemente che per le radici. Soggiorno nel 1928-1929 a Friburgo e iniziazione alla fenomenologia gia' cominciata un anno prima con Jean Hering. Alla Sorbona, Leon Brunschvicg. L'avanguardia filosofica alle serate del sabato da Gabriel Marcel. L'affinamento intellettuale - e anti-intellettualistico - di Jean Wahl e la sua generosa amicizia ritrovata dopo una lunga prigionia in Germania; dal 1947 conferenze regolari al Collegio filosofico che Wahl aveva fondato e di cui era animatore. Direzione della centenaria Scuola Normale Israelita Orientale, luogo di formazione dei maestri di francese per le scuole dell'Alleanza Israelita Universale del Bacino Mediterraneo. Comunita' di vita quotidiana con il dottor Henri Nerson, frequentazione di M. Chouchani, maestro prestigioso - e impietoso - di esegesi e di Talmud. Conferenze annuali, dal 1957, sui testi talmudici, ai Colloqui degli intellettuali ebrei di Francia. Tesi di dottorato in lettere nel 1961. Docenza all'Universita' di Poitiers, poi dal 1967 all'Universita' di Parigi-Nanterre, e dal 1973 alla Sorbona. Questa disparato inventario e' una biografia. Essa e' dominata dal presentimento e dal ricordo dell'orrore nazista (...)" (Levinas, Signature, in Difficile liberte'). E' scomparso a Parigi il 25 dicembre 1995. Tra i massimi filosofi contemporanei, la sua riflessione etica particolarmente sul tema dell'altro e' di decisiva importanza. Opere di Emmanuel Levinas: segnaliamo in particolare En decouvrant l'existence avec Husserl et Heidegger (tr. it. Cortina); Totalite' et infini (tr. it. Jaca Book); Difficile liberte' (tr. it. parziale, La Scuola); Quatre lectures talmudiques (tr. it. Il Melangolo); Humanisme de l'autre homme; Autrement qu'etre ou au-dela' de l'essence (tr. it. Jaca Book); Noms propres (tr. it. Marietti); De Dieu qui vient a' l'idee (tr. it. Jaca Book); Ethique et infini (tr. it. Citta' Nuova); Transcendance et intelligibilite' (tr. it. Marietti); Entre-nous (tr. it. Jaca Book). Per una rapida introduzione e' adatta la conversazione con Philippe Nemo stampata col titolo Ethique et infini. Opere su Emmanuel Levinas: Per la bibliografia: Roger Burggraeve, Emmanuel Levinas. Une bibliographie premiere et secondaire (1929-1985), Peeters, Leuven 1986. Monografie: S. Petrosino, La verita' nomade, Jaca Book, Milano 1980; G. Mura, Emmanuel Levinas, ermeneutica e separazione, Citta' Nuova, Roma 1982; E. Baccarini, Levinas. Soggettivita' e infinito, Studium, Roma 1985; S. Malka, Leggere Levinas, Queriniana, Brescia 1986; Battista Borsato, L'alterita' come etica, Edb, Bologna 1995; Giovanni Ferretti, La filosofia di Levinas, Rosenberg & Sellier, Torino 1996; Gianluca De Gennaro, Emmanuel Levinas profeta della modernita', Edizioni Lavoro, Roma 2001. Tra i saggi, ovviamente non si puo' non fare riferimento ai vari di Maurice Blanchot e di Jacques Derrida (di quest'ultimo cfr. il grande saggio su Levinas, Violence et metaphysique, in L'ecriture et la difference, Editions du Seuil, Parigi 1967). In francese cfr. anche Marie-Anne Lescourret, Emmanuel Levinas, Flammarion; Francois Poirie', Emmanuel Levinas, Babel. Per la biografia: Salomon Malka: Emmanuel Levinas. La vita e la traccia, Jaca Book, Milano 2003]

 

La nonviolenza sottende un orizzonte etico tanto da voler essere un percorso umanistico, un disegno ed un’ipotesi di lavoro armoniosamente intersecati per fare della civitas uno spazio ospitale ed un vero laboratorio di  pluralismo. Penso quindi necessario ripartire da quanto Hannah Arendt si proponeva, ovvero di non considerare l’uomo in quanto categoria astratta, ma la comunita' degli uomini, presi uno per uno, nella loro singolarita', ma considerati nella loro interazione all’interno di un tessuto comune. L’ipotesi classica di koinon logon, ragione/linguaggio comune, veniva inverata nell’ambito di un koinon kosmos.

Tuttavia, occorre un’inversione razionale e procedurale per ridare vigore a tale istanza. Cio' che chiamiamo universale, infatti, e' spesso il frutto di un procedimento astrattivo che elabora categorie contestualmente neutre e soffoca la dimensione creaturale ed esistenziale umana nella sussunzione giuridica di tipo generale.

Non cosi' accade nell’ambito della cultura ebraica; qui l’universalita' intangibile propria di ogni essere umano si coniuga nel volto singolare ed irrepetibile di ogni Abele la cui venuta improvvisa nell’ambito del mio mondo mi ingiunge l’aver cura della regola aurea, declinato nell’istanza suprema del non uccidere. La sua nuda, singolare, irripetibile esistenza vale da norma universale.

A tal proposito ritengo preziose le riflessioni levinassiane che tratteggiano l’ipotesi di un pensiero radicalmente altro, e soprattutto spoglio dell’allergia per il diverso cosi' come dall’ossessione dell’identico.

L’ipotesi antropologica che nella nonviolenza si delinea nasce gia' dall’idea che lo stesso giudizio morale della coscienza si coglie in prospettiva del dialogo con se', ove questa parte assolutamente inoggettivabile ed irriducibile sancisce la fonte e l’origine della dignita' universale cosi' che si e' sempre soggetto convocato da un Chi ad un tempo trascendente ogni tentazione dell’identico ma immanente alla stessa dimensione esistenziale che si trova alla confluenza di un’apertura alla vita, in un mondo di senso dove gli altri cominciano sempre qualcosa e dove il suo potere d’inizio, espresso dalla volonta', e' da questi interpellato sia in una ingiunzione etica, ma anche nella consegna di una tradizione che e' memoria e capacita' di futuro.

Credo che nell’ipotesi gandhiana il se' e l’altro siano talmente co-implicati per cui la dimensione etica della singolarita' debba rifrangersi in quella comunitaria e sociale secondo la prassi dialogica che ci permette di essere, gia' in noi, dialogo. Per questo essa puo' fungere da mutamento di paradigma che emancipi e liberi ogni comunicazione dal tarlo dell’ideologia e che consenta anche una prassi libera ed emancipativa a livello di rapporti internazionali. Per fare questo pero' e' necessaria una prima e fondamentale liberazione, quella dalla violenza sulla realta' attraverso il linguaggio, troppo spesso accovacciata alle nostre porte cosi' da mutare la nostra umanita' in autoaffermazione inospitale.
 
2. INIZIATIVE. VERSO IL 2 OTTOBRE, GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA
 
Il 2 ottobre, che l'Onu ha dichiarato "Giornata internazionale della nonviolenza" nell'anniversario della nascita di Gandhi, impegnamoci a promuovere e sollecitare ovunque possibile - nelle scuole, nelle istituzioni, nei luoghi di incontro e di aggregazione - iniziative di accostamento alla nonviolenza.
 
3. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO CHIARA CAVALLARO

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Chiara Cavallaro.

Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.
Chiara Cavallaro, economista, ricercatrice Cnr e sulle tematiche della nonviolenza, partecipa al Comitato scienziate e scienziati contro la guerra; partecipa, anche come apprendista meccanico, alla ciclofficina popolare presso l'Associazione Ex Lavanderia, che opera come luogo di intervento per il rispetto della Legge Basaglia, per il riuso pubblico e sociale del patrimonio del dismesso Ospedale Psichiatrico Santa Maria della Pieta', per la condivisione di arti, saperi e competenze, per il riciclo e riuso delle vecchie biciclette e per una mobilita' e una citta' sostenibile.
Su Chiara Cavallaro dal sito www.issirfa.cnr.it riprendiamo la seguente notizia biobibliografica "Nata a Bologna il 18 marzo 1960, si è laureata nel 1988 presso la Facolta' di Economia e Commercio dell’Universita' degli Studi di Roma “La Sapienza” con una tesi su “Innovazione e impresa cooperativa”. Esperienze professionali: Dal giugno 2006 opera con qualifica di I Tecnologo presso l’Istituto di Studi sui Sistemi Regionali Federali e sulle Autonomie “Massimo Severo Giannini” - CNR, ove aveva ottenuto trasferimento, quale tecnologa, nel febbraio 2004. Nel 2008-2009 partecipa al progetto "Servizi della P.A. per la Cooperazione e il Capacity Building" condotto da CNR e CENSIS. Nel 2007-2008 partecipa, quale componente del Gruppo Monitoraggio e Valutazione, al progetto di Alta Formazione PARSEC “Pubblica Amministrazione: ricerca e sviluppo tecnologico per una evoluzione competitiva” PON “Ricerca Scientifica, Sviluppo Tecnologico, Alta Formazione 2000-2006, Asse III - Sviluppo del capitale umano di eccellenza - Misura III.3 - Formazione di alte professionalita' per adeguare le competenze della P.A. in materia di R&S e relativa valorizzazione”, condotto da CNR e FORMEZ. Nel 2005-2006 cura la sezione “La normativa regionale su ricerca e innovazione” del sito www.issirfa.cnr.it - Osservatorio sulle regioni; la sezione comprende uno studio e 20 schede regionali sul tema delle politiche di innovazione e trasferimento tecnologico presenti nelle Regioni. Ogni scheda e' articolata in tre sezioni: la prima e' dedicata alla normativa, la seconda alla programmazione cofinanziata dalla UE (DocUP, POR e Azioni Innovative), la terza agli Enti regionali (pubblici e privati) coinvolti nelle politiche innovative. La pagina viene periodicamente aggiornata. Da marzo 2000, sino al febbraio 2004, presso il Progetto Mezzogiorno - CNR prima e successivamente presso il Dip. Rapporti con le Regioni - CNR, ha l'incarico di coordinare le fasi di rendicontazione dell'Intervento Intesa di Programma CNR - MIUR; dal maggio 2003 e' nominata responsabile della Segreteria Tecnico Amministrativa dello stesso Dipartimento. Dal gennaio 1997 sino al febbraio 2000 e' comandata dal CNR presso il MURST (ora MIUR), Dipartimento per lo sviluppo ed il potenziamento delle attivita' di ricerca, con funzione di supporto all’attivita' del Direttore Generale ai fini della riprogrammazione e rimodulazione del Programma Operativo “Ricerca Sviluppo tecnologico e Alta Formazione Aree Ob. 1 - 1994/98 e di coordinamento tra il CNR e il MURST relativamente agli interventi previsti nell’ambito dell’ “Intesa di Programma CNR - MURST” per lo sviluppo ed il potenziamento delle Aree di Ricerca del CNR nel Mezzogiorno. In tale ambito opera anche nello staff del Coordinatore per le attivita' di istruzione, ricerca ed universita' nel Mezzogiorno, Prof. F. Rossi, e nello staff del Consigliere del Ministro Alberto Silvani. Dal febbraio 1993 al gennaio 1997, a seguito dell’assunzione presso il CNR in qualita' di Tecnologa, opera presso il Progetto Mezzogiorno - CNR quale parte dello staff di supporto al Direttore del Progetto, ed in tale ambito: collabora alla redazione delle relazioni annuali sullo stato di avanzamento dell’Intesa di Programma per il Mezzogiorno CNR - MURST; collabora alla redazione del progetto CNR per l’assegnazione di 2102 borse di studio per laureati residenti nel Mezzogiorno, a valere sul FSE, fondi residui 1989-94, approvato dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale; svolge azione di coordinamento nella fase di promozione e progettazione dell’intervento del CNR inserito nel Programma Operativo “Ricerca Sviluppo Tecnologico e Alta Formazione” coordinato dal MURST; collabora con l’Istituto di Fisiologia Clinica di Pisa allo svolgimento del “Progetto prototipale per la realizzazione di programmi educativi multimediali di prevenzione dell’abuso di droga e delle devianze giovanili ad esso collegate”. Dal 1989 alla fine del 1992 e' ricercatrice presso il Cles, Centro di ricerche e studi sui problemi del Lavoro, dell’Economia e dello Sviluppo. In questo ambito partecipa alle seguenti ricerche: “Sviluppo delle funzioni di monitoraggio, di valutazione strategica e di reporting sui programmi dell’Azione Organica n.2 (1992-1991); elaborazione e stesura del “Programma Operativo per l’ampliamento e l’adeguamento della disponibilita' di risorse idriche nelle regioni dell’Ob.1” (1991-1990); elaborazione e stesura del “Programma Operativo sviluppo, riqualificazione e valorizzazione delle aree attrezzate di sviluppo industriale nelle regioni dell’Ob.1”(1991-1990); “Analisi dei primi tre anni della Legge 49/85, detta Marcora” per la Compagnia Finanziaria Industriale; “Messa a punto, sperimentazione, trasferimento ai settori operativi del Formez delle metodologie, tecniche e strumenti di monitoraggio dei progetti dell’Azione Organica n.2” (1990); “Studi e ricerche per la Conferenza Economica Cittadina” del Comune di Terni (1990-1989); partecipa al gruppo di ricerca che ha curato l’”Osservatorio Economico delle Marche” (1980-1989); “La reindustrializzazione della Zona Industriale Apuana” (1989); preparazione della “Conferenza Economica del Valdarno Superiore Sud” (1989); e' componente del Comitato Scientifico del “Progetto di analisi e valutazione nell’impiego di tecnologie educative negli interventi formativi relativi ai progetti dell’Azione Organica 2” condotto dal CNITE, Centro Nazionale Italiano Tecnologie Educative (1991). Dal 1987 al 1989 opera presso la Lega Nazionale Cooperative e Mutue e presso l’Inforcoop (societa' di formazione della Lega N.C.e M.) come borsista del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale. In tale ambito partecipa alle seguenti attivita': stesura del “Rapporto sull’Evoluzione del Movimento Cooperativo nella prima meta' degli anni ‘80”, presentato al Congresso Nazionale della lega nel 1988; ricerca, condotta unitariamente dalle tre centrali cooperative e dalla Compagnia Finanziaria Industriale, sui primi effetti dell’applicazione della L.49/85, detta Marcora; ricerca SMAER/INFORCOOP “Fabbisogni formativi e strategie aziendali nella cooperazione agricola meridionale”, in occasione del rinnovo del contratto degli alimentaristi; ricerca sulla spesa pubblica in conto capitale, successivamente pubblicata su “Lega Informazione”; unitamente al Dott. F. Agostino, dell’INFORCOOP conduce una ricerca sulla situazione del settore della pesca e dei prodotti ittici trasformati, per conto dell’Associazione nazionale Cooperative Pesca. Dal 1984 al 1986 collabora come consulente amministrativa con la federazione Universitaria Cattolica Italiana - FUCI - ed e' parte della redazione del periodico culturale della stessa associazione “Ricerca”. Dal 1982 al 1984 presta collaborazione come amministratrice presso le cooperative “Coop. Lavoro Edilizia Riuso - CLER” e “Cooperativa di Epidemiologia e Medicina Preventiva”. Altre attivita': Nel 2005 collabora come consulente nell’ambito del Progetto di ricerca della Fondazione Formit “ Strategie ed azioni di sostegno al trasferimento tecnologico: analisi di esperienze di successo ed elaborazioni di best practice”; collabora al gruppo di lavoro condotto dal Prof. Luigi Carrino per la predisposizione di un piano operativo per il rilancio di Ciociaria Sviluppo S.c.P.A, agenzia per lo sviluppo della Provincia di Frosinone; e' nominata parte della Task Force CNR per lo svolgimento dei compiti connessi alla completa definizione delle rendicontazioni delle anticipazioni erogate dal MIUR nell’ambito delle attività dell’Intesa di Programma CNR - MIUR (Pos. 6.9, prot. 0039281 del 22 luglio 2005). Nel maggio 2001 partecipa come docente al corso di formazione "Esperto in processi di integrazione tra ricerca e sviluppo tecnologico nelle PMI", Ob. 3 Regione Lazio, Asse D, Misura d4, presso il Parco della Scienza dell'Area di Ricerca di Tor Vergata. A fine 1999 e' short term expert nel Programma “PHARE Project PL9611/99/02.05.1 Development of a National and Regional Innovation System for Poland”. Nel 1998–99 partecipa, in qualità di docente, al Programma di formazione per funzionari della P.A. - P.A.S.S. - Reggio Calabria, per le materie relative alla progettazione di interventi pubblici e alla loro valutazione. Nel febbraio 1998 e' nominata membro del Collegio dei Revisori dei Conti dell’Associazione Italiana di Valutazione (AIV). A settembre 1997, con D.M. n. 595 e' nominata membro della Commissione per l’accertamento dell’Intervento “Intesa di Programma CNR - MURST - Realizzazione di 11 Progetti Strategici”. Dal marzo 1997 e' Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti dell’Associazione senza fini di lucro “Lila - Lega Italiana Lotta all’Aids del Lazio”. Da maggio 1997 a febbraio 2000 collabora con il Consorzio Pa.B.La. Parco tecnologico del Basso Lazio prima come componente del Comitato Esecutivo del Progetto “Diffusione dell’Innovazione”, nell’ambito del P.O. Plurifondo della Regione Lazio, Misura 2.5 - a supporto dell’operato del coordinatore del Progetto nei rapporti con gli Enti Pubblici di Ricerca presenti nella Regione con particolare riferimento alle azioni di censimento e divulgazione delle attivita' e dei risultati della ricerca potenzialmente trasferibili presso le PMI - poi nel Progetto regionale di mantenimento e consolidamento della Banca Dati “Diffusione dell’Innovazione” e dei Punti di Interrogazione Assistiti. Nel 1995 partecipa alla predisposizione del manuale della Regione Umbria “Linee guida per la valutazione economico-sociale dei progetti nel settore della job creation” ed all’indagine di campo su “Domanda e offerta scientifico tecnologica nella Regione Sicilia” per conto del costituendo Parco scientifico e Tecnologico. Pubblicazioni: G.Galasso, “Il Mezzogiorno. Da questione a problema aperto”, Mandria - Bari - Roma, Piero Lacaita Editore, 2005, in Rivista Giuridica del Mezzogiorno, a. XX, 2006, n. 1. M. Degni, “La decisione di bilancio nel sistema maggioritario. Attori, istituti e procedure nell’esperienza italiana”, Roma, Ediesse, 2004, in Rivista Giuridica del Mezzogiorno, a. XIX, 2005, n. 2-3. “I distretti industriali dell’Italia Meridionale: il caso di Nocera Inferiore - Gragnano. Il territorio, le imprese, le politiche di sviluppo”, Rassegna Economica - Rivista Internazionale di Economia e Territorio, a cura di Studi e ricerche per il Mezzogiorno, Napoli, n. 13, 2004 in SVIMEZ, Rivista Giuridica del Mezzogiorno, a. XVIII, 2004, n. 4. Capitoli: "Le politiche regionali per una societa' della conoscenza", in "R&STI - Quale modello formativo per la P.A. locale?" a cura del CNR-DCSPI, Roma, giugno 2009. “Le regioni e l’economia della conoscenza”, in “Quarto Rapporto Annuale sullo stato del regionalismo in Italia”, ISSIRFA, Giuffre' Editore, Milano 2007. “Le politiche per il trasferimento tecnologico e l’innovazione: il ruolo dei distretti tecnologici”, in “Il settore biofarmaceutico nel Lazio: valorizzazione della conoscenza e innovazione per lo sviluppo locale”, Univ. Studi Tor Vergata, Uff. Parco Scientifico, Roma, marzo 2007. “I distretti tecnologici e le regioni”, in ISSIRFA, Regioni e attivita' produttive - Rapporto sulla legislazione e sulla spesa 1998-2004, Giuffre' Editore, Milano, 2006. “La revisione delle leggi penali militari (di pace e di guerra) dello stato italiano”, in “Il Male Invisibile Sempre Piu' Visibile - La presenza militare come tumore sociale che genera tumori reali”, (a cura di M. Zucchetti), Odradek, Roma 2005. “La promozione dell’innovazione e del trasferimento tecnologico nelle piccole e medie imprese”, in Regioni e attivita' produttive - Rapporto sulla legislazione e sulla spesa 2003, Giuffre' Editore, Milano 2004. C. Cavallaro, M. Massulli,  “Gli interventi di ricerca promossi attraverso la programmazione negoziata della L. 488/92 - Strumenti per la valutazione ex ante”, in “Valutazione 2000 - Esperienze e riflessioni”, a cura di M. Palombo, F. Angeli, Milano 2000. C. Cavallaro, L. Carrino,  “Il progetto Diffusione dell’Innovazione - Alcune osservazioni al termine di un intervento”, Univ. di Cassino 1999. C. Cavallaro, B. Bittarelli, “Il tema della valutazione nei Paesi dell’Unione Europea” - in Universita' Ricerca - UR, Notiziario Bimestrale del MURST, n. 3, anno 1998. C. Cavallaro, “Politiche di coesione dell’Unione Europea” in “Universita' Ricerca - UR” Notiziario Bimestrale del MURST, n.5, anno 1997. Comunicazioni a convegni e seminari: ”I distretti tecnologici: genesi naturale o eterologa? Chiariscuri dell’esperienza italiana tra il 2002 e il 2005”, al Convegno “L’economia della conoscenza per lo sviluppo del Lazio. Il settore biofarmaceutico”, organizzato dal Parco Scientifico dell’Univ. di Roma Tor Vergata, 23 marzo 2006. ”Conoscenza, politiche, strumenti”, comunicazione al Seminario “La Ricerca al lavoro: per una legge regionale al servizio della qualita' dello sviluppo del Lazio”, organizzato da CGIL, Roma, 12 luglio 2005. ”Gestione e trasformazione nonviolenta dei conflitti (microsociali)”, training condotto con E. Euli nell’ambito del programma di seminari “Elogio della sobrieta'”, promosso dalla Rete Nonviolenta Abruzzo, con il patrocinio del Comune e della Provincia di Pescara e del Comune di Penne, 8 maggio 2004. "Gli aspetti economici del conflitto in Irak", incontro "Le ragioni della pace" organizzato da Ist. Comprensivo di V. Tiburtina Antica, Municipio III, ATI Citta' Educativa, 12 marzo 2003. “WTO, FMI e Banca Mondiale”, nell’ambito di una serie di seminari presso il Cantiere Sociale di Trastevere, 2003. ”Il debito economico nei paesi poveri”, ciclo di due seminari presso il Cantiere Sociale di Trastevere, febbraio 2002. “Valutando il Convegno: Parliamo di eccellenze. Le donne e la valutazione della ricerca scientifica e tecnologica”, comunicazione e elaborazione delle risposte raccolte al Convegno “Parliamo di eccellenze. Le donne e la valutazione della ricerca scientifica e tecnologica” luglio 2000. “Regole e processi di comunicazione? Il desiderio innovativo trova spazio nei luoghi e nelle forme istituzionalizzate?” intervento al Convegno “Trasferimento tecnologico, occupazione, competitivita' d’area: il ruolo degli organismi intermedi”, Univ. Roma III, giugno 2000. “Processi di valutazione e gestione dei conflitti: e' possibile una gestione diversa da quella suggerita dalla cultura attuale?", intervento al Convegno “Parliamo di eccellenze Le donne e la valutazione della ricerca scientifica e tecnologica”, Roma, CNR, febbraio 2000. ”Matching Innovation Demand and Supply - Success Cases”, Seminario “EU Best Practises in the field of functioning of national /regional Innovation Transfer Networks”, novembre 1999. C. Cavallaro, M. Galaverni, A. Silvani, “The European Union’s regional planning: an evaluation of Structural Funds instruments”, al XXXVII Congresso dell’European Regional Science Association, agosto 1997". Si veda anche la risposta alla penultima ultima domanda di questa intervista]
 
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Chiara Cavallaro: Manifestazione contro l’abolizione della scala mobile. Reincontro un vecchio compagno di scuola e di collettivo liceale, Claudio, che mi dice: “Stiamo facendo qualcosa, in un cinema occupato del nostro vecchio quartiere, che penso sia proprio adatta a te”. Gli ho risposto: “Con chi ne posso parlare del collettivo che non sia tu?”, e cosi' il giorno dopo sono passata dal Cinema Occupato, ho parlato con una delle ragazze del collettivo, mitica Gabriella, e sono rimasta affascinata dalla impostazione metodologica della gestione del posto, oltre che convinta dell’azione politica. La metodologia era dichiaratamente nonviolenta e l’obiettivo politico era quello di sottrarre spazi alla speculazione e alla mercificazione della cultura e della socialita' che cominciava ad imperare. Eravamo ancora nel pre-tangentopoli e nel pieno del Caf. Da quel momento ho cominciato ad apprendere...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita’ della nonviolenza hanno contato di piu’ per lei, e perche’?

- Chiara Cavallaro: Non so se per voi sono personalita', comunque per me, diciamo in ordine di apparizione:

Gabriella Crocco, ora all’estero, per la sua capacita' di comunicare, riflettere e anche incarnare complessita', dubbi, fatiche e sorprese del metodo nonviolento;

Claudio Graziano, per la sua capacita' di coinvolgermi in questo e la chiarezza del filo che conduce la sua vita dalla parte degli ultimi;

il collettivo di Alice nella Citta', con cui sono cresciuta nella prospettiva di un agire politico nonviolento in tutti gli ambiti possibili di azione, non solo nelle battaglie contro la guerra;

Enrico Euli, forse il primo contatto strettamente “teorico” con la metodologia nonviolenta e per la sua instancabile energia formatrice;

la Rfn, Rete di Formatori alla Nonviolenza, conosciuti nell’unico congresso dell’AssoPace a cui ho partecipato, energetici, polemici, acuti e coerenti e con cui poi abbiamo cooperato nella Rete contro la Guerra nel periodo dell’intervento in Iraq del 1991;

Aldo Capitini, tra le mie prime letture;

Giovanni Trapani, che si presentava nel Csoa almeno una sera a settimana portando i volantini battuti a macchina con scrittura fittissima, un lato molto diverso dell’agire nonviolento;

Dino Frisullo, che ci/mi condusse in battaglie impreviste come alla Pantanella e nel dopo Pantanella. Ho il rimpianto di avergli dato meno di quanto lui ha dato a tutti/e ma l’orgoglio di aver contribuito, insieme a Claudio, a farlo assolvere da una denuncia a seguito di una comune azione diretta (accusa di occupazione di uno stabile per avvio di un centro di accoglienza per immigrati autogestito);

Roberto Tecchio, di cui ho scoperto solo dopo un po’ di tempo la vena auto/ironica, la capacita' di ascolto, la capacita' di elaborazione e di formazione;

Pat Patfoort, aspetti teorici delle metodologie apprese dalla Rfn;

Jerome Liss, per gli aspetti di gestione delle attivita' collettive;

Lennart Parknas, e gli aspetti nonviolenti della comunicazione sociale;

Mohandas Gandhi, letto solo a piu' avanzata eta', per il timore reverenziale che mi incuteva;

la Comunita' di San Paolo a Roma, con le persone che da anni tessono fili di dialogo e formazione su questi temi;

Patrizia Pellini e la sua capacita' di rendere concreta la nonviolenza nel suo agire quotidiano, e di avviare battaglie anche in nuovi settori (Gas e Des) facendo tesoro della metodologia nonviolenta;

Peppe Sini, per la sua instancabile azione di divulgazione teorica, informativa e per l’incitamento all’azione nonviolenta, anche se non sempre ho corrisposto o concordato con le sue proposte;

Johan Galtung, e’ l’ultimo approccio teorico, per la necessita' di passare da una visione micro e meso a una visione macro;

il Gan (Gruppo di Azione Diretta Nonviolenta) con cui mi sono accompagnata nel lungo sit-in sotto Montecitorio nel periodo del secondo intervento in Iraq e nella Campagna contro la modifica del codice militare di pace e di guerra;

i miei attuali compari di ciclofficina (per la sorpresa di veder rinascere in modo nuovo le riflessioni sulla nonviolenza a partire dalla autoformazione nell’esperienza);

le scoperte tarde di questi ultimi mesi in Dossetti, Mounier e Maritain, che ho sottovalutato a lungo pur prevenendo da una cultura cattolica;

Paulo Freire e la sua pedagogia;

Jaroslav Vanek e la sua ipotesi di societa' diversa.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Chiara Cavallaro: Non lo so. Consigliare una lettura e’ una operazione complessa: si consiglia a seconda del tipo di riflessione in corso. Certamente consiglierei le opere principali degli autori che ho citato a seconda di due cose: l’eta' e il tipo di impegno politico-sociale che lo/a contraddistingue.

Alle ragazze sicuramente Pat Patfoort, la Arendt, Cassandra di Christa Wolf, Freire.

A chi e' impegnato in azioni collettive Jerome Liss e Parknas, Capitini.

A chi e' in riflessione: Gandhi, Galtung.

A chi vuole formarsi/formare alla nonviolenza consiglierei innanzitutto un bel training con Euli o Tecchio o qualcuno/a della ex Rfn e poi i testi di Euli, Freire e Patfoort.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Chiara Cavallaro: Le battaglie di No Tav, Dal Molin sicuramente in Italia, unitamente agli sforzi importanti fatti da Gas, Gap e Des, Action e il movimento dei senza casa.

Le azioni dei vari gruppi pacifisti in Palestina (mi sono scordata Luisa Morgantini tra le personalita'); l’organizzazione degli indios in Chiapas e America Latina; le esperienze brasiliane a partire dai Sem Terra, le battaglie per la sovranita' alimentare.

In Italia, so di essere un po’ eretica in questo, guardo comunque con molto affetto e rispetto tutto il movimento dei Csoa, indipendentemente dalla loro appartenenza al movimento nonviolento.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu’ necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Chiara Cavallaro: La costruzione di alternative economiche e di stili di vita, la salvaguardia e il miglioramento del concetto di democrazia (verso l’omnicrazia di Capitini e un concetto di potere e di azione civile prossimo alla Arendt, Dossetti etc. etc.).

Credo che si debba contribuire a conclamare una “controazione democratica” concreta e fattiva, comunitaria e collaborativa che riconnetta un “comune sentire” degli esseri umani.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Chiara Cavallaro: Nonviolenza organizzata? Oggi? In Italia?

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Chiara Cavallaro: Tensione alla ricerca della comprensione della vita e della storia, dell’altro/a e di se stessi con onesta', amore e desiderio di non nuocere. Capacita' di connettere pensiero e azione non contro ma con, anche nei conflitti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?

- Chiara Cavallaro: Strettissima connessione. Mi sono riavvicinata alle riflessioni delle donne dopo aver scelto la strada della nonviolenza, proprio riconoscendone le affinita' potenziali in relazione a temi come la diversita', il potere, l’agire quotidiano, il mutamento.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?

- Chiara Cavallaro: Anche in questo caso strettissimi se ci si concepisce nell’ambito delle relazioni umane nel loro insieme e non si restringe il campo alle sole relazioni personali/familiari. Non solo: la soluzione alla crisi ecologica che si prospetta all’orizzonte, ed ai conflitti che provochera', credo che si gioverebbe molto di un approccio nonviolento.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?

- Chiara Cavallaro: Penso che sia chiaro nella mia impostazione generale. Aggiungo che per me, affrontare problemi e conflitti in modo nonviolento vuol dire avere curiosita' per le diversita' e per cio' che esse possono suggerire (siano esse di genere, eta', luogo di nascita, cultura, lingua, etc. etc.). Non si sa mai dove puoi trovare le risposte alle tue domande...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?

- Chiara Cavallaro: Il sistema mafioso si fonda sulla violenza e fa leva su un concetto di “sicurezza” che richiede asservimento, obbedienza, esclusione del diverso, sopraffazione del debole. Chi combatte la mafia rischia la vita in Italia oggi, cosa non sempre necessaria nelle lotte nonviolente, perche' ha scelto forse la battaglia con la violenza (non solo materiale, ma anche sociale, culturale, economica) piu' conclamata che abbiamo nel nostro Paese (ma cio' penso che sia vero anche in altri Stati).

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?

- Chiara Cavallaro: La forma economica capitalista ha il fine fisiologicamente ineliminabile della massimizzazione del profitto, sia che lo si veda dal punto di vista della presunta “remunerazione” del rischio e del fattore capitale sia che lo si veda in modo meno prosaico come risultato di rapporti di forza tra chi puo' possedere mezzi, la terra come chiamata da Ricardo, uomini e donne per la produzione e chi no, e puo’ solo sperare di “essere comprato”. Questo dato comporta, oltre a una prima forma di violenza nelle modalita' del rapporto di lavoro (per la distribuzione del “surplus” prodotto tra detentore dei mezzi di produzione e del prodotto e chi, pur producendo, deve comprare anche i prodotti del suo lavoro) anche una serie di violenze aggiuntive: la forma capitalista tende infatti alla concentrazione del capitale in agglomerazioni sempre piu' grandi (sino alle imprese trans-multinazionali) e deve percio' essere in grado, man mano, di vendere sempre maggior quantita' di prodotti (anche con presunte innovazioni di essi o presunte risposte a nuovi bisogni). Per fare cio' il sistema necessita anche di forme di violenza verso coloro che consumano i prodotti, per costringerli/e all’acquisto: dalla pubblicita' invadente alla modifica degli stili di vita per venire incontro alle logiche produttive, all’eliminazione di concorrenza leale, alla menzogna, al furto, alle tangenti, all’uso della forza per abbassare i costi di lavoro e i prezzi.

Non solo. La cosiddetta caduta tendenziale del saggio di profitto, che sembrerebbe non aver soluzione nell’economia reale della produzione, e' stata in questi ultimi venti anni aggirata attraverso l’espansione oltre ogni immaginazione del lato finanziario dell’economia (ovvero della rendita) con le conseguenze che stiamo sperimentando in questi giorni. Infine, la globalizzazione capitalista ha costretto i governi nel ruolo di subalterni responsabile dell’ordine pubblico e della tranquillita' dei mercati piuttosto che di luoghi politici di gestione della vita sociale di un comune, provincia, regione, nazione o federazione. Cio' significa che stiamo assistendo alla tutela del mercato finanziario o di lobby economiche a spese dei settori dell’economia reale, o meglio di lavoratori/trici, cittadini/e.

Perche' tutto questo sia accettabile e' ovviamente necessario che le persone non riflettano o non abbiano i mezzi per riflettere su quanto accade o che vengano rese incapaci di agire in senso contrario. Non e' detto che debba risentirne innanzitutto l’istruzione (anche se nei paesi occidentali, o meglio, nel nostro Paese in particolare questo e' evidente) ma e' importante che i lacci e lacciuoli leghino studenti, lavoratori/trici, madri e padri di famiglia in una rincorsa impossibile a una qualita' della vita “decente” sempre meno accessibile.

Amartya Sen parla di capacitazione in termini di diritti all’istruzione, alla salute, politici e di possibilita' di realizzazione. Noi stiamo assistendo a una fase di “incapacitazione”, per condurre anche in occidente tutti/e a preoccuparsi innanzitutto dell’esistenza e poi del suo come.

La privatizzazione della gestione dell’acqua (e delle sue fonti), la vendita dei diritti alle emissioni, sono altri aspetti di questo incubo: cio' che prima era abbondante e non economicamente appetibile, oggi deve il suo valore economico al fatto di essere un bene esistenziale ma progressivamente scarso. Nel sistema capitalista ha prevalso la logica del valore di scambio e quindi risulta piu' naturale rispecchiarne il valore in termini di prezzo (non di possibilita' di accesso); mentre per quanto riguarda i beni indispensabili alla vita (non solo della razza umana) dovrebbe prevalere il valore d’uso da cui tutto il ragionamento sui cosiddetti “beni comuni”.

Quindi: ai fini di non limitarsi a lotte per la sopravvivenza o alla resistenza su posizioni mai acquisite una volta per tutte, ma di essere soggetti capaci di cambiamenti duraturi ed efficaci socialmente, penso che un ragionamento sulle forme della violenza economica ma anche sulle forme di una possibile economia nonviolenta sarebbe utilissimo ai movimenti dei lavoratori/trici e delle classi sfruttate e probabilmente anche fonte di risposte nuove ed efficaci. Ma vedo anche che le organizzazioni del lavoro hanno strutture meno democratiche di quanto si dica e spesso produttrici di dinamiche violente anche al loro interno (almeno in Italia), quindi anche in questo caso e' estremamente difficile partire dal basso e costruire qualcosa di nuovo, spesso vittime delle cosiddette “emergenze”.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?

- Chiara Cavallaro: Complesso, veramente complesso. Non mi vorrei pronunciare ma vedo forti differenze per esempio tra i movimenti in America Latina e quelli in Medio Oriente. Il contesto internazionale gioca da anni sulle differenze regionali e sui diversi sistemi di potere e di corruzione e le differenze culturali (nonche’ le situazioni di estrema indigenza e rischio di molte popolazioni al di fuori dell’Europa e degli Usa). Mentre a livello di elite si usa una sola lingua e si condivide un solo obiettivo, gli oppressi hanno piu' difficolta' a riconoscersi e a riconoscere i comuni obiettivi (dignita' del vivere e della vita) nel loro essere risultato concreto da raggiungere. Galtung ha proposto soluzioni per la Palestina (un unico stato e basta) che hanno probabilmente tutte le caratteristiche della soluzione nonviolenta ma che non sono oggi accettabili o proponibili dai movimenti e/o sui tavoli della politica. I movimenti nonviolenti di palestinesi e israeliani possono cambiare qualcosa localmente, in pratica concretizzare a livello micro la proposta di Galtung, ma non hanno forza, ruolo, tempo, modo di essere portatori rilevanti dell’idea a livello macro.

Caso per caso, storia per storia, tempi per tempi...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo?

- Chiara Cavallaro: Se ne e’ discusso molto in Italia soprattutto per rimarcare le differenze tra nonviolenza e pacifismo buonista (e di maniera). La nonviolenza non e' la ricerca della pace, ma un modo diverso di agire il conflitto. Allo stesso tempo la pace puo' essere intesa non come assenza di conflitto, ma come condizione nella quale il conflitto non ricorre, per la sua soluzione, a mezzi che determinino l’eliminazione dell’avversario, anche solo come ultima chance. I metodi nonviolenti sono, in tempo definito di pace, altrettanto fondamentali che nel corso di un conflitto armato.

Penso che i movimenti pacifisti abbiano sottovalutato la riflessione tra mezzi e fini e su questo, dopo le grandi battaglie della fine degli anni ’80 e primi ’90, hanno mostrato la loro inadeguatezza e non fatto un buon servizio alla via della nonviolenza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e antimilitarismo?

- Chiara Cavallaro: Domanda complessissima se la vogliamo prendere sul serio e con una competenza che non sento di avere. Nel micro c’e’ per esempio la questione del servizio di leva e le contraddizioni che ha aperto non tanto la leva obbligatoria quanto proprio un esercito di volontari. Dal punto di vista macro questo richiama la questione della legittimita' dell’uso della forza (da parte non solo del singolo, ma come servizio istituzionale di difesa, anche da un potenziale oppressore, ad esempio). Molte riflessioni hanno fatto su questo punto, e sui modelli di Difesa popolare nonviolenta, Tonino Drago e Nanni Salio o l’Archivio Disarmo. Ritengo pero' che sia sintomatico che la Campagna per l’obiezione alle spese militari, con le sue modalita' anche di autoriduzione fiscale (indubbiamente complesse, soprattutto se agite in solitudine), non abbia trovato mai un sostegno da parte di tutti/e.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e disarmo?

- Chiara Cavallaro: Domanda che secondo me e' fuorviante: se parliamo di armamenti atomici si parla di una questione specifica e purtroppo ancora sul tappeto, che ha a che vedere con la questione della deterrenza armata e i suoi rischi. Tuttavia lo sviluppo di armi nucleari a impatto “limitato/locale” pone il luce la questione vera: attualmente e’ l’industria degli armamenti il vero problema e poiche' parte del sistema economico di cui sopra. Risulta quindi evidente che non ci sono forze interne al sistema capitalista che possano raccogliere le sfide della nonviolenza. Perche' questo significherebbe una loro riconversione. Tale riconversione, data la implicita razionalita' limitata dei grandi azionisti e dei dirigenti di azienda, e dato lo scarso valore economico che ha la vita umana in moltissime aree di questo pianeta, puo' solo essere provocata e imposta politicamente/istituzionalmente. Con i sistemi istituzionali attuali, spesso figli delle stesse lobby del mercato delle armi, una “mission impossible”.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e diritto alla salute e all'assistenza?

- Chiara Cavallaro: La capacitazione di cui parla Amartya Sen e' strettamente connessa alla nonviolenza e quindi e' ovvio che fa parte di un contesto nonviolento la garanzia del diritto alla salute. Pero' poi ci sono le questioni del rapporto medico/paziente, le problematiche poste in luce dai tribunali del malato, la fatica del contatto con la pena e il dolore sia per il paziente che per il medico, il rapporto con la morte... questioni troppo complesse perche' mi senta competente a trattarle.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e psicoterapie?

- Chiara Cavallaro: Conosco e voglio ricordare la figura e l’azione di Franco Basaglia. Ma non ho competenze per rispondere significativamente.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e informazione?

- Chiara Cavallaro: Oggi l’informazione e' una merce e come tale si vende e si produce per il miglio offerente. Ovvero: la parola in se stessa ha perso il suo significato di capacita' di formare, capacitare ad agire e capire, poiche' spesso e' solo prodotto manipolatore e trasmissione di mistificazioni. Pubblicita' non mirata a singoli prodotti ma a particolari modelli culturali e di pensiero. Con buona pace di un codice deontologico dei giornalisti che non e' che siano chiamati a riportare le notizie senza avere opinioni ma chiamati a costruire le opinioni che esprimono sulla base della ricerca della verita' e della trasparenza dei propri sistemi di valore (Myrdal). In questo vedrei un collegamento con la nonviolenza. Grazie di cuore al lavoro di "Peace Reporter" e dei volontari e giornalisti che ci provano.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione filosofica?

- Chiara Cavallaro: Sono attualmente in ricerca su questo tema. Una ricerca che ha nella Arendt, nell’antiutilitarismo (il Mauss francese) e nel personalismo (Mounier, Maritain, forse Rosmini e Dossetti) i suoi punti di partenza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione delle e sulle religioni?

- Chiara Cavallaro: Domanda superiore alle mie competenze. Posso dire che mi definisco cristiana, sono di origine cattolica, che l’agire nonviolento non lo vedo in contraddizione, che mi sono interessata alla storia di altre fedi, buddista in particolare, e che in un senso di trascendenza trovo un filo comune a tutti/e. Ma trovo questo senso di “aspirazione” a qualcosa che va oltre la semplice esistenza umana anche in persone dichiaratamente non credenti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'educazione?

- Chiara Cavallaro: cfr. Paulo Freire, la dignita' degli allievi (e dei docenti), l’apprendimento continuo quale ricerca instancabile della verita'. Ma non ho adeguate competenze per rispondere.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'economia?

- Chiara Cavallaro: La ricerca di uno, o piu', nuovo/i modello/i di convivenza umana. Il non cadere nel fascino del pensiero fintamente razionale e dominante, il rifiuto del bieco e banale utilitarismo, l’attenzione al valore d’uso piu' che al valore di scambio. La responsabilita', proprio in questi tempi, di provare a dare delle risposte. Per il resto rimando a quanto detto rispondendo a una precedente domanda, ad autori come J. Vanek, a tutta l’elaborazione che sta venendo fuori sui temi della sobrieta', del buen vivir, della bioeconomia (Mance, Le Calle', Pallante, Latouche, Bonaiuti, Roegen, Castagnola, etc. etc.) e ai movimenti attualmente in via di consolidamento in Italia (Gas e Des) o anche, nel bene e nel male, alla storia del movimento cooperativo e del cosiddetto terzo settore. Il tema e’ in evoluzione, non solo teorica ma anche organizzativo-gestionale e legislativa, soprattutto nel ragionamento tra evoluzione globale e sviluppo locale.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sul diritto e le leggi?

- Chiara Cavallaro: Qui per me il tema e' quello tra legittimita' e giustizia, tra recupero e pena, tra “punizione del peccatore e/o rimedio al peccato commesso”. Mi sento solo di dire che nella mia esperienza lavorativa presso una amministrazione nazionale ho smesso di considerare il diritto come una cosa sovrastrutturale e noiosa. Il sistema legislativo di un paese, a partire dalla sua Costituzione, racconta ed e’ specchio delle aspirazioni o della comunita' di riferimento o di coloro che si sentono in diritto di governarla. La distanza tra queste due entita' non e' cosa buona, ma non e' detto che seguire l’opinione piu' diffusa in una comunita' sia necessariamente cosa giusta.

La nonviolenza apporta a questo sistema la richiesta di giustizia anche oltre la legittimita' esistente, e chiede una riflessione costante sull’uso della forza e una accentuazione sulle politiche di prevenzione piuttosto che di punizione.

Cambia il modo di affrontare il tema della sicurezza (rifuggendo da una logica securitaria).

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'etica e sulla bioetica?

- Chiara Cavallaro: Non mi ritengo competente a rispondere ma mi sembra comunque enorme un ragionamento congiunto sul tema dell’etica e della bioetica.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sulla scienza e la tecnologia?

- Chiara Cavallaro: Per la mia esperienza personale, di ricercatrice anche su questi temi, cambia l’approccio. Sicuramente partendo da un approccio evolutivo, il punto di vista nonviolento mi fa guardare con un certo disincanto a tutte le teorie sulla bellezza e rilevanza dell’innovazione tecnologica. Personalmente credo che una logica nonviolenta su questi temi sia innanzitutto multidisciplinare, avviata dalla domanda piuttosto che dall’offerta, intendendo come domanda anche la capacita' del/la ricercatore/trice di mantenere la sua unita' di persona umana, la cui curiosita' e' spinta dalla esperienze di vita e dai problemi e quesiti che si incontrano piuttosto che dalla fama, dalla carriera o dal denaro.

In questo senso, ovviamente, considero la scoperta scientifica un bene comune, non assoggettabile ad alcuna limitazione di scambio e di utilizzo (copy left) e possibile prodotto di interazione tra “societa' civile” e settore scientifico.

Allo stesso tempo auspico una crescita della conoscenza (nella sua complessita' di formazione continua e collettiva derivante dalla ricerca senza preconcetti di soluzioni ai problemi posti) in particolar modo in Italia, il cui problema principale e' probabilmente il bassissimo valore dato all’istruzione e alla conoscenza da tutta la sua popolazione (si vedano le ultime statistiche prodotte dall’Ocse).

Sono convinta che dal punto di vista tecnologico siamo oggi preda di un modello di accumulazione e concentrazione che non e' diverso da quello di qualsiasi altra merce e che quindi l’inversione della ricerca scientifica verso modelli tecnologici a basso impatto naturale ed economico sarebbe la strada da percorrere, almeno dalla ricerca finanziata con fondi pubblici.

Tuttavia una risposta nonviolenta a questa domanda molto piu' competente e ponderata della mia si puo' trovare in un libro di storia della scienza di Tonino Drago di cui purtroppo ora mi sfugge il titolo.

Nella mia storia hanno avuto su questa riflessione un certo fascino anche i libri di Gregory Bateson, Fritjof Capra (Il Tao della fisica e Il punto di svolta) e mi sembra di un certo interesse l’approccio alla logica fuzzy, in cui predominante e' l’ambivalenza piuttosto che la dicotomia degli elementi (1/2, pieno/vuoto, bianco/nero sostituiti da “zone grigie” di compresenza degli opposti in vario grado). Non e' solo un vezzo, diversa della attuale ingegneria informatica ne fa uso. Forse anche in economia si potrebbe?

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione storica e alla pratica storiografica?

- Chiara Cavallaro: Non ho competenze per rispondere.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?

- Chiara Cavallaro: Un punto di arrivo, dopo ampia sperimentazione, di cui va valutata l’estendibilita' a meso/macro gruppi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e perche'?

- Chiara Cavallaro: L’ascolto attivo, l’assertivita', l’attitudine al problema, la capacita' di costruire azioni dirette (nonviolente, e' ovvio).

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione alla nonviolenza?

- Chiara Cavallaro: Sempre in modo esperienziale e non prevalentemente teorico. Quindi training con momenti di valutazione e autovalutazione dell’esperienza, letture collettive e scambi, multidisciplinarieta'. Capacita' di strutturazione e destrutturazione delle “tecniche” per andare al nodo della loro funzionalita'. Continuita'.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe l'addestramento all'azione nonviolenta?

- Chiara Cavallaro: Costruzione collettiva, ben organizzata, con progressione, in gruppi capaci di riorientamento anche in corso d’opera per quelle piu' difficili. Poi ogni giorno siamo chiamati/e a tante piccole e grandi azioni personali. Anche in questo caso penso pero' che momenti di condivisione siano importanti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Chiara Cavallaro: La newsletter del Centro di ricerca per la pace di Viterbo non per piaggeria ma perche' e' il mezzo da me piu’ utilizzato. I volumi della Meridiana che hanno pubblicato molti degli autori che ho citato. Peacelink e’ altrettanto importante. Ma la cosa piu' importante di tutte e' sicuramente l’incontro personale, anche casuale.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze in ambito scolastico ed universitario le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Chiara Cavallaro: Non so rispondere. Alcuni aspetti del movimento della Pantera si caratterizzavano in modo nonviolento.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un'impressione di marginalita', ininfluenza, inadeguatezza; e' cosi'? E perche' accade? E come potrebbero migliorare la qualita', la percezione e l'efficacia della loro azione?

- Chiara Cavallaro: In parte ho già risposto in riferimento ad una domanda. Perche' accade? Perche' il punto credo che sia quello di promuovere qualsiasi movimento (o di viverlo) in modo nonviolento, piuttosto che di pensare a un movimento che promuova la nonviolenza. Dopo di che si pone il problema della visibilita' della nonviolenza nei movimenti. Questo credo che sia piu' accessibile come problema. Innanzitutto magari riconoscendosi e provando ad elaborare modalita' comuni di inter/azione con la parte restante del movimento e poi anche affrontando i problemi e suggerendo soluzioni proprio con la logica nonviolenta. Questo significa uno sforzo di analisi e sintesi forse maggiore (quantomeno doppio) e non sempre premiato nel breve periodo. Poiche' molti movimenti sono di breve periodo, la questione ha una sua complessita'. Ma, in questo contesto, vedrei allora reti di riflessione nonviolenta a partire dalle esperienze comuni.

Inoltre spesso si circoscrive l’azione diretta nel solo ambito della manifestazione del dissenso (anche se agita in modo particolare). Questo toglie capacita' di azione e concretezza alle azioni svolte.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di migliori forme di coordinamento? E se si', come?

- Chiara Cavallaro: I/le nonviolenti/e presenti nei movimenti dovrebbero dotarsi di migliori forme di elaborazione e condivisione di pratiche.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di ulteriori strumenti di comunicazione? E con quali caratteristiche?

- Chiara Cavallaro: Una domanda che non mi so porre in modo sensato.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e movimenti sociali: quali rapporti?

- Chiara Cavallaro: Penso di aver gia' risposto. Per me si tratta di vivere i movimenti sociali in modo nonviolento.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e istituzioni: quali rapporti?

- Chiara Cavallaro: Rapporti? Anche in questo caso bisognerebbe tornare a riflettere sulla natura violenta delle istituzioni (come un tempo si e' fatto per le strutture manicomiali, per esempio, o ancora oggi per le carceri). Ma voglio dire di piu': secondo me anche le forme di governo locale, regionale e nazionale, nel nostro Paese si sono mosse nel corso degli ultimi 25 anni verso modalita' violente: la crescita delle figure monocratiche (il sindaco, il governatore della Regione, il maggioritario con premio di maggioranza ma anche senza e con liste bloccate) tende a ridurre la ricerca del consenso ad alcuni momenti circoscritti nel tempo e nel contenuto e a depotenziare le responsabilita' diffuse e condivise. Il risultato lo abbiamo ormai sotto gli occhi (assenza dalla politica e distanza dei politici dalle necessita' dei/delle cittadini/e, uso della forza nei confronti della dissidenza, mancato controllo parlamentare sugli atti di governo e legislativi, etc. etc.) ma ci sono anche rischi peggiori. Per la mafia, camorra o ‘ndrangheta oggi uccidere un sindaco non significa solo fare un atto dimostrativo per incutere terrore. Significa anche concretamente interrompere un processo di governo del territorio. Infatti automaticamente decadono gli assessori e il Consiglio comunale non ha poteri di governo sostitutivo. Questo significa bloccare processi e avere tempo per riconvertirli. Significa anche che non sempre il coinvolgimento della cittadinanza se non dei partiti puo' essere sufficiente ad arginare una deriva ancora piu' violenta, soprattutto se le scelte “monocratiche” non sono appoggiate su un consenso diffuso e consapevole. Per fare meno fatica a discutere si fanno cose che possono essere disfatte in un attimo, chiedendoti poi fatiche immani di ricostruzione...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cultura: quali rapporti?

- Chiara Cavallaro: Forse la nonviolenza e' stata troppo relegata ad ambiti eroici (Gandhi, Luter King) piuttosto che al quotidiano.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e forze politiche: quali rapporti?

- Chiara Cavallaro: In Italia e' previsto che l’organizzazione dei partiti politici sia di tipo democratico. Oggi non solo questo non e' vero ma non viene proprio compresa, anche nell’ambito dei partito di “centrosinistra” o nella pratica anche dei partiti della sinistra, una organizzazione che ricerchi e pratichi forme nonviolente. In questo sono stata anche delusa dalla storia del partito dei verdi, in Italia. Piu' interessanti le esperienze tedesche o le riflessioni ultime francesi. So troppo poco per valutare l’esperienza di SeL, anche se ne sono molto curiosa. Ma la diffidenza e' tanta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e organizzazioni sindacali: quali rapporti?

- Chiara Cavallaro: Si veda quanto ho gia' detto rispondendo a una precedente domanda.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e agenzie della socializzazione: quali rapporti?

- Chiara Cavallaro: Non ho competenze al riguardo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e pratiche artistiche: quali rapporti?

- Chiara Cavallaro: Non ho competenze al riguardo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e amicizia: quale relazione? E come concretamente nella sua esperienza essa si e' data?

- Chiara Cavallaro: Un campo dove la pratica della nonviolenza trova la sua fatica nel convivere con sentimenti, o meglio con educazioni sentimentali di origine diversa.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e percezione dell'unita' dell'umanita': quale relazione e quali implicazioni?

- Chiara Cavallaro: Penso che la risposta sia implicita in quanto detto in precedenti risposte.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e politica: quale relazione?

- Chiara Cavallaro: Mi richiamo a quanto ho detto rispondendo a precedenti domande.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e vita quotidiana: quale relazione?

- Chiara Cavallaro: Mi richiamo a quanto detto prima.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura del territorio in cui si vive: quale relazione?

- Chiara Cavallaro: Quella del volersi bene e del volersi comunque trattare bene, ovvero in  armonia con cio' che ci circonda e con gli altri esseri viventi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura delle persone con cui si vive: quale relazione?

- Chiara Cavallaro: In quanto donna penso che la risposta potrebbe essere quella della relazione di cura, ovvero di attenzione a se stessi e agli altri, di relazione con essi e di comprensione dei ritmi dell’esistenza. Tuttavia questa e' una strada nella quale si deve imparare anche ad accettare l’autonomia, propria e degli altri/e, la differenza, la gestione dei conflitti...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: La nonviolenza dinanzi alla morte: quali riflessioni?

- Chiara Cavallaro: Spero di avere la forza e l’opportunita' di affrontare quel momento come una ennesima avventura nell’ignoto. Purtroppo alcune mie esperienze sono state invece molto dolorose e traumatiche ed e’ un tema a cui ancora faccio fatica ad accostarmi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?

- Chiara Cavallaro: Lotta per l’indipendenza in India, contro le leggi razziali negli Usa, contro la mafia alcune esperienze in Italia, contro i missili a Comiso, la prima Intifada, il movimento zapatista, i Sem Terra, Nomadelfia e altri movimenti di dissenso cattolico, il movimento delle donne, la battaglia contro il nucleare, il movimento dei Verdi tedeschi, gli obiettori di coscienza e il movimento contro la guerra nel Vietnam, il movimento “Pink” delle donne americane contro la guerra in Iraq, Greenpeace, i gruppi per la pace palestinesi e israeliani.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale e' lo stato della nonviolenza oggi nel mondo?

- Chiara Cavallaro: Distribuita, diffusa, frammentata, occultata.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale e' lo stato della nonviolenza oggi in Italia?

- Chiara Cavallaro: Piu' che carsico.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: E' adeguato il rapporto tra movimenti nonviolenti italiani e movimenti di altri paesi? E come migliorarlo?

- Chiara Cavallaro: Non ho idea se tali rapporti ci siano.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale le sembra che sia la percezione diffusa della nonviolenza oggi in Italia?

- Chiara Cavallaro: A livello di media, di inesistenza. A livello di collettivita' penso che assistiamo a una percezione a macchia di leopardo, legata alla prossimita' con singoli gruppi, persone ed eventi. Un modo di essere, uno stile, una filosofia.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative intraprendere perche' vi sia da parte dell'opinione pubblica una percezione corretta e una conoscenza adeguata della nonviolenza?

- Chiara Cavallaro: Rimando a quanto gia' detto sopra.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e intercultura: quale relazione?

- Chiara Cavallaro: Penso di aver gia' risposto prima.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e conoscenza di se': quale relazione?

- Chiara Cavallaro: Penso di aver gia' risposto sopra.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e scienze umane: quale relazione?

- Chiara Cavallaro: Penso di aver gia' risposto prima.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e linguaggio (ed anche: nonviolenza e semiotica): quale relazione?

- Chiara Cavallaro: Non ho competenze per rispondere se non rimandando a Pat Patfoort, Gregory Bateson e Lennart Parknas.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e stili di vita: quale relazione?

- Chiara Cavallaro: Diffidare di chi ne parla, ne scrive, la proclama ma ritiene di poter soprassedere dalla sua, anche banale, applicazione nel quotidiano...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e critica dell'industrialismo: quali implicazioni e conseguenze?

- Chiara Cavallaro: Credo di avere gia' risposto in buona parte rispondendo a domande precedenti. In piu' posso aggiungere (considerando l’industrialismo come solo un aspetto dell’economia capitalista o sistema dominante) che possono essere esplorate penso con profitto questioni emergenti come la responsabilita' sociale di impresa, la partecipazione effettiva degli stakeholder (UNI 26000), ma anche, per riconoscerne pregi e difetti, i modelli autogestiti nelle loro diverse forme. Interessanti a questo riguardo anche alcuni aspetti legislativi (microcooperative, legge Marcora n. 49 del 1986, se non sbaglio, cogestione tedesca).

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e rispetto per i viventi, la biosfera, la "madre terra": quali implicazioni e conseguenze?

- Chiara Cavallaro: Per non ripetere quanto detto altrove, aggiungo che e’ interessante ed educativa l’evoluzione di indicatori statistici quali l’impronta ecologica o il cruscotto della sostenibilita'. Nati per tenere conto, nella valutazione del benessere, di tutto il sistema ecologico mi sembra che abbiano un grande potere esplicativo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, compresenza, convivenza, scelte di vita comunitarie: quali implicazioni e conseguenze?

- Chiara Cavallaro: Una domanda che non so da che parte prendere. Mi crea anche disagio perche' una risposta onesta dovrebbe partire da esperienze personali per me di forte impatto emotivo che non mi sento di voler condividere in questa forma e sede.

In modo asettico posso dire che sono felice dell’ideazione del cohousing.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, riconoscimento dell'altro, principio responsabilita', scelte di giustizia, misericordia: quali implicazioni e conseguenze?

- Chiara Cavallaro: Apprendimento ed errori continui.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e coscienza del limite: quali implicazioni e conseguenze?

- Chiara Cavallaro: Rimando al mio contributo alla “Nonviolenza in cammino” del 16 settembre 2010.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza come cammino: in quale direzione?

- Chiara Cavallaro: Rimando al mio contributo alla “Nonviolenza in cammino” del 16 settembre 2010.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e internet: quale relazione? e quali possibilita'?

- Chiara Cavallaro: Attenzione alle sopravvalutazioni, comunque: condivisione di informazione, analisi, documenti, conoscenza, attivita', appuntamenti, network sociali. Ma il mio uso e' molto parziale rispetto alle possibilita' effettive.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Chiara Cavallaro: A quanto scritto nel sito (molto formale) http://www.issirfa.cnr.it/4031,2.html, posso aggiungere una esperienza pluriennale nell’ambito del Csoa Alice nella Citta' e ora presso la ciclofficina popolare del Centro sociale Associazione Ex Lavanderia, presso uno degli stabili dell’ex comprensorio psichiatrico Santa Maria della Pieta', a Roma. Altre esperienze importanti sono state nell’ambito della formazione promossa dalla Rete di formazione alla nonviolenza, la partecipazione al Comitato Scienziate e Scienziati contro la Guerra, la promozione della Campagna contro la modifica dei codici militari di pace e di guerra.

Attualmente sto studiando (e cercando di sperimentare in prima persona) modelli economici alternativi a partire dalle esperienze dei Gas e Des e del Centro sociale nel quale opero come apprendista meccanico, anche a partire dal tema del riuso e riciclo e della mobilita' sostenibile.

Non la direi tutta se non vi dicessi che vivo ora con due gatti e mezzo (uno sta sempre sulla soglia o della porta o della finestra) e ho vissuto 18 anni con Gatto Pizzetta che mi ha insegnato un sacco di cose sulla assertivita' ma anche fatto sorridere almeno una volta al giorno, come ora fanno Miciolino, Gattona e il Soglia. E non e’ poco.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: C'e' qualcosa che vorrebbe aggiungere?

- Chiara Cavallaro: Ci mancherebbe altro! Sono pero' curiosa di sapere come tratterete questo e l’altro materiale. E anche su quali presupposti avete elaborato una intervista di questo tipo e lunghezza...
 
4. MAESTRE. ELENA PULCINI: IL SENSO DEL MONDO

[Da Elena Pulcini, La cura del mondo. Paura e responsabilita' in eta' globale, Bollati Boringhieri, Torino 2009, p. 24.

Elena Pulcini e' professore ordinario di Filosofia sociale presso il Dipartimento di filosofia dell’Universita' di Firenze. Ha conseguito il titolo di Nouveau Doctorat nel giugno 1991 presso l’Universita' di Paris III - Sorbonne Nouvelle di Parigi. La sua ricerca verte su temi di antropologia filosofica e di filosofia sociale e politica. Al centro dei suoi interessi e' il tema delle passioni nell’ambito della teoria dell’individualismo moderno e delle forme del legame sociale, con un’attenzione anche al problema della soggettivita' femminile. Su questi temi ha tenuto varie comunicazioni a convegni nazionali e internazionali (Universite' libre di Bruxelles, Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi, Universite' de Paris 8, Istituto Universitario Europeo di Firenze, Institute of Philosophy - Czech Academy of Sciences di Praga, Institut fur die Wissenschaften vom Menschen di Vienna; Festival internazionale di filosofia di Modena, Universita' Puc e Unisinos del Brasile, Humboldt Universitat di Berlino, ecc.). Tra i suoi lavori: La famiglia al crepuscolo, Editori Riuniti, Roma 1987; Teorie delle passioni (a cura di), Kluwer, Dordrecht-Bologna 1989;  Amour-passion e amore coniugale. Rousseau e l’origine di un conflitto moderno, Venezia, Marsilio 1990 (traduzione francese presso Champion-Slatkine, Parigi 1998); (a cura di, con P. Messeri), Immagini dell’impensabile. Ricerche interdisciplinari sulla guerra nucleare, Marietti, Genova 1991. Ha pubblicato numerosi saggi su riviste nazionali e internazionali e in volumi collettanei. Ha curato opere di Jean-Jacques Rousseau e Georges Bataille. Tra le sue pubblicazioni piu' recenti: L’individuo senza passioni. Individualismo moderno e perdita del legame sociale, Bollati Boringhieri, Torino 2001, ristampa 2005 (“menzione speciale” al Premio Internazionale di filosofia Salvatore Valitutti; “menzione speciale” al Premio Internazionale di filosofia Viaggio a Siracusa), la traduzione tedesca e' stata pubblicata presso l’editore Diaphanes, Berlino 2004; Sulla teoria del soggetto femminile ha pubblicato, oltre a numerosi saggi, il volume Il potere di unire. Femminile, desiderio, cura, Bollati Boringhieri, Torino 2003. E’ inoltre co-autrice (con E. Skaerbaek, D. Duhacek, M. Richter) del libro Common Passion, Different Voices. Reflections on Citizenship and Intersubjectivity, Raw Nerve Books, York 2006; e del libro Teaching Subjectivity. Travelling Selves for Feminist Pedagogy, Athena, Utrecht University 2009 (pubblicato nell’ambito delle attivita' del gruppo “Travelling Concepts”, afferente al network europeo di Gender Studies “Athena”). Le sue ricerche vertono di recente sulle trasformazioni dell’identita' e del legame sociale in eta' globale. Su questi temi ha curato (con Dimitri D’Andrea) il volume collettivo Filosofie della globalizzazione, Ets, Pisa 2001; e (con Mariapaola Fimiani e Vanna Gessa Kurotschka) il volume Umano post-umano. Potere, sapere, etica nell’eta' globale, Editori Riuniti, Roma 2004. Il suo ultimo e recente libro: La cura del mondo. Paura e responsabilita' in eta' globale, Bollati Boringhieri, Torino 2009, ha ricevuto il I Premio di Filosofia “Viaggio a Siracusa”, e’ inoltre prevista la traduzione inglese presso l’editore Springer. E’ membro del Comitato di consulenza della rivista “Iride” (Il Mulino) e del Comitato scientifico della rivista “Iris” (Florence University Press); fa parte del Comitato scientifico di varie riviste tra cui “La societa' degli individui” (Angeli), “Quaderno di comunicazione” (Meltemi), “Politica & societa'” (Carocci). E’ stata membro, per l’Universita' di Firenze, del progetto europeo “Athena” (European Thematic Network Project for Women’s Studies Athena) diretto da Rosi Braidotti (Universita' di Utrecht). Ha fatto parte (per due mandati consecutivi) della Giunta direttiva della Societa' Italiana di Filosofia Politica (Sifp)]

 

Il senso del mondo risiede in altri termini non solo nella co-esistenza, ma nella pluralita' della co-esistenza.

 
5. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE AL MEGA-AEROPORTO DI VITERBO E S'IMPEGNA PER LA RIDUZIONE DEL TRASPORTO AEREO
 
Per informazioni e contatti: Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at gmail.com
Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it
 
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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 358 del 18 settembre 2010
 
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