Coi piedi per terra. 354



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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 354 del 14 settembre 2010
 
In questo numero:
1. Verso il 2 ottobre, giornata internazionale della nonviolenza
2. Giacomo Alessandroni: Lo sguardo di un bambino
3. Michele Boato: Una proposta
4. Carlo Gubitosa: Nonviolenza e' liberta'
5. Alberto L'Abate: Il contributo dato da Gandhi
6. Jones Mannino: Scegliere la nonviolenza
7. Raffaella Mendolia: Costruire una societa' nonviolenta
8. Antonella Litta: Perche' ci opponiamo al mega-aeroporto
9. Per contattare il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo
 
1. EDITORIALE. VERSO IL 2 OTTOBRE, GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA
 
Il 2 ottobre, che l'Onu ha dichiarato "Giornata internazionale della nonviolenza" nell'anniversario della nascita di Gandhi, impegnamoci a promuovere e sollecitare ovunque possibile - nelle scuole, nelle istituzioni, nei luoghi di incontro e di aggregazione - iniziative di accostamento alla nonviolenza.
 
2. VERSO IL 2 OTTOBRE. GIACOMO ALESSANDRONI: LO SGUARDO DI UN BAMBINO

[Ringraziamo Giacomo Alessandroni (per contatti: g.alessandroni at peacelink.it) per questo intervento.

Giacomo Alessandroni, amico della nonviolenza, ingegnere, docente, da sempre impegnato in iniziative di pace e di solidarieta', segretario di Peacelink, collaboratore del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo e di altre esperienze nonviolente, e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario]

 
Ci sono tanti occhi per osservare il mondo in cui viviamo, ma lo sguardo piu' sincero ed affidabile e' quello di un bambino. Me l'ha insegnato mio figlio, col suo esempio.
Strada facendo ho scoperto che i bambini conoscono solo quello che imparano, nel bene e nel male. Non conoscono la speculazione, il valore delle cose, i pesi e le misure che noi grandi diamo ad ogni singolo oggetto. Per un bambino un sassolino vale piu' di un diamante se ha un significato. Un oggetto vale non in quanto tale, ma poiche' latore di emozioni. Vale lo stesso per le cose ricevute: ricevute gratuitamente, quindi cedibili. Non esiste il concetto di "possesso", almeno finche' noi adulti non lo codifichiamo ed inculchiamo nel pensare dei fanciulli.
Un esempio su mille, per mostrare come la giornata della nonviolenza - se volessi spiegarla ad un bambino - suonerebbe come qualcosa di assurdo, stonato. Nonviolenza? E perche' mai dovremmo odiarci? Tempo fa era a cena con noi Alex, un ragazzo rumeno, compagno di classe di mio figlio. "Io e Giovanni andiamo d'accordo, ci vogliamo bene, perche' gli italiani non vogliono bene a noi rumeni?". Parole che bruciano soprattutto perche' estemporanee, dette senza un secondo fine, senza pensarci su. Questi sono i bambini.
Io penso spesso a questo mio mondo, penso che mettere alla luce un figlio oggi sia un gesto di lucida follia. Talvolta penso che potrei fuggire, anche se non so bene da cosa. Poche cose conosco con limpida chiarezza: il mondo cosi' come lo vedono i miei occhi non mi piace. Voglio un mondo dove l'Onu non si scomoda una volta all'anno a ricordarci che esiste pure la nonviolenza. Nonviolenza come scelta di vita, come pane quotidiano, come anima e spirito piu' profondo del nostro essere donne e uomini.
Concludo: chissa' perche' gli autori che piu' di tutti mi hanno formato alla nonviolenza sono Gianni Rodari e Michael Ende? Forse perche' nelle loro storie infantili parlavano ad una piccola parte, intimamente nascosta, nel nostro cuore.
 
3. VERSO IL 2 OTTOBRE. MICHELE BOATO: UNA PROPOSTA

[Ringraziamo Michele Boato (per contatti: micheleboato at tin.it) per questo intervento.

Michele Boato e' nato nel 1947, docente di economia, impegnato contro la nocivita' dell'industria chimica dalla fine degli anni '60, e' impegnato da sempre nei movimenti pacifisti, ecologisti, nonviolenti. Animatore di numerose esperienze didattiche e di impegno civile, direttore della storica rivista "Smog e dintorni", impegnato nell'Ecoistituto del Veneto "Alexander Langer", animatore del bellissimo periodico "Gaia" e del foglio locale "Tera e Aqua". Ha promosso la prima Universita' Verde in Italia. Parlamentare nel 1987 (e dimessosi per rotazione un anno dopo), ha promosso e fatto votare importanti leggi contro l'inquinamento. Con significative campagne nonviolente ottiene la pedonalizzazione del centro storico di Mestre, contrasta i fanghi industriali di Marghera. E' impegnato nella campagna "Meno rifiuti". E' stato anche presidente della FederConsumatori. Gia' apprezzato assessore regionale del Veneto. Con Mao Valpiana e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". E' una delle figure piu' significative dell'impegno ecopacifista e nonviolento, che ha saputo unire ampiezza di analisi e concretezza di risultati, ed un costante atteggiamento di attenzione alle persone rispettandone e valorizzandone dignita' e sensibilita'. Tra le opere di Michele Boato: ha curato diverse pubblicazioni soprattutto in forma di strumenti di lavoro; cfr. ad esempio: Conserva la carta, puoi salvare un albero (con Mario Breda); Ecologia a scuola; Dopo Chernobyl (con Angelo Fodde); Adriatico, una catastrofe annunciata; tutti nei "libri verdi", Mestre; nella collana "tam tam libri" ha curato: Invece della tv rinverdire la scuola (con Marco Scacchetti); Erre magica: riparare riusare riciclare (con Angelo Favalli); In laguna (con Marina Stevenato); Verdi tra governo e opposizione (con Giovanna Ricoveri). Un'ampia intervista a Michele Boato curata da Diana Napoli e' apparsa nei nn. 157-158 di "Voci e volti della nonviolenza". Si veda anche la risposta all'ultima domanda di questa intervista]


In questo mondo pieno di guerre aperte e mascherate, in cui si spendono cifre enormi per armamenti e distruzioni, cifre che potrebbero far uscire dalla fame e dalle malattie tutti i poveri della terra; in questa Italia percorsa da crescenti tensioni razziste in cui bande armate di stile mafioso collaborano con politici ed istituzioni nell'interesse di piccole cricche sempre piu' ricche sulla pelle di pensionati, donne e giovani sempre piu' emarginati: una proposta di giustizia sociale e di nuovi stili di vita non puo' che avere al centro il messaggio gandhiano della nonviolenza, della sobrieta', della responsabilita' verso i piu' deboli, i nostri figli e nipoti, il sud del mondo, la natura e gli altri animali.

 
4. VERSO IL 2 OTTOBRE. CARLO GUBITOSA: NONVIOLENZA E' LIBERTA'

[Ringraziamo Carlo Gubitosa (per contatti: carlo at gubi.it) per questo intervento.

Carlo Gubitosa, giornalista e scrittore, e' segretario di "Peacelink" (la principale rete telematica pacifista italiana, sito: www.peacelink.it), collabora con varie testate ed e' uno dei piu' noti operatori dell'informazione di area pacifista e nonviolenta. Tra le opere di Carlo Gubitosa: (con Enrico Marcandalli e Alessandro Marescotti), Telematica per la pace, Apogeo, Milano 1996; Oltre internet, Emi, Bologna 1997; L'informazione alternativa, Emi, Bologna 2002; Genova, nome per nome, Berti, Piacenza 2003]

C'e' un alternativa tra la rassegnazione e la rivolta? Che cosa fare qui e ora, nel tempo storico in cui viviamo, per combattere le ingiustizie e le violenze che condizionano la nostra vita? Che spazi di espressione possono avere la rabbia, l'indignazione e la voglia di ribellarsi? Come occupare questi spazi senza innescare spirali di scontro?
A 141 anni dalla nascita di Mohandas Gandhi, la sua figura ci interroga su tutte queste domande, attualissime come attuale e' il conflitto che da sempre contrappone gli uomini potenti ai popoli su cui si fonda il loro potere.
Osservo quanta strada si sia fatta in questi 141 anni. Osservo la politica, inizialmente incapace di accettare un servizio alla patria diverso da quello armato, che oggi si ritrova concorde nell'affermare l'inutilita' della coscrizione obbligatoria. Osservo idee come l'obiezione di coscienza, la disobbedienza civile e il boicottaggio, che hanno da tempo abbandonato il mondo delle teorie per diventare concetti popolari e diffusi nella pratica quotidiana. Osservo il pensiero di grandi uomini come Gandhi e di grandi italiani come don Milani, Aldo Capitini e Danilo Dolci che acquistano sempre piu' forza col passare del tempo, mentre la traccia lasciata dai rivoluzionari armati si affievolisce sempre di piu' con il passare degli anni, perche' nella lotta armata alla lunga ha sempre vinto il potere. Osservo tutto questo e provo speranza.
Ma poi osservo quanta strada ci sia ancora da fare, e mi sento voce nel deserto quando sostengo l'urgenza di organizzare la resistenza alle strutture di dominio con gruppi di azione nonviolenta, preparati e addestrati al conflitto meglio di quanto gli eserciti siano addestrati alla guerra. Osservo la protesta popolare che si coagula in iniziative tanto genuine quanto disorganizzate, prestando il fianco a chi vorrebbe tacciare di "squadrismo" qualsiasi iniziativa di contestazione al potere e ai suoi abusi.
I nostri leader politici sembrano preparati su ogni possibile questione: l'economia, l'occupazione, l'energia, l'ambiente, e su questi temi hanno riflettuto e studiato per costruire teorie complesse in grado di renderli credibili agli occhi dei loro elettori. E allora come mai dopo aver studiato tutte queste cose non sentono il bisogno di approfondire lo studio della cultura nonviolenta? Come mai una folla disarmata e composta che fischia a mani nude viene tacciata di squadrismo per aver tolto la parola a un uomo che puo' parlare a piacimento su tutte le televisioni nazionali con un semplice schiocco di dita? Come mai su un settore cosi' cruciale e delicato come quello della gestione dei conflitti sociali si naviga in un oscuro pantano di ignoranza? E allora ci fa bene ripartire da Gandhi, e ripercorrere le tappe storiche della nonviolenza per essere preparati ad affrontare le sfide del futuro.
Se i capi e capetti di partito avessero studiato la nonviolenza quanto il liberismo, anziche' combattere i fischi e i pernacchi lanciati dal popolo scoprirebbero che in molti casi la resistenza dal basso si traduce in un "pernacchio al potere", scoprirebbero che la forza di un leader sta nell'ascoltare, interpretare e capire i pernacchi del suo popolo, e scoprirebbero infine che alcuni tra i piu' grandi pernacchi fatti al potere nella storia della nonviolenza sono stati azioni di irriverente sfotto' verso le regole di "buona educazione" e di "convivenza civile" stabilite dai potenti di turno.
Gandhi ha fatto la "marcia del sale", invitando le folle a seguirlo per produrre gratis col proprio lavoro quel sale, e si e' fatto beffe delle tasse imposte dalla potenza coloniale britannica, che usava questa materia prima per mettere le mani in tasca ai piu' poveri, e sfruttare chi era gia' sfruttato. King ha risvegliato la coscienza dei neri d'America grazie all'irriverenza di Rosa Parks, che un bel giorno ha deciso di salire sull'autobus per sedersi nei posti riservati ai bianchi, dimostrando che il suo senso di giustizia era piu' forte e legittimo delle regole scritte dall'"autorita'", e che ogni uomo e donna ha il diritto di farsi beffe delle leggi stabilite "democraticamente" quando la sua coscienza le considera ingiuste.
Aldo Capitini fece il suo pernacchio al potere rifiutando di prendere la tessera del partito fascista, una scelta che gli costo' il posto di segretario alla normale di Pisa.

Danilo Dolci organizzo' uno dei piu' grandi sberleffi della storia italiana con lo "sciopero al contrario", al quale parteciparono centinaia di braccianti e contadini decisi ad affermare il diritto al lavoro. Vecchie strade di campagna (le cosiddette "trazzere") furono rimesse in sesto dagli "scioperanti", per dimostrare che in Sicilia non mancava il lavoro da fare, ma la volonta' politica di combattere la disoccupazione.
I partecipanti allo "sciopero al contrario" vennero processati per occupazione abusiva di suolo pubblico, e Danilo Dolci fu messo in carcere per due mesi assieme ai sindacalisti che avevano appoggiato l'iniziativa. Ma proprio quando sei perdente agli occhi del potere, e il carcere viene usato come strumento di massima repressione e privazione della liberta', i semi piantati dalla lotta nonviolenta iniziano a dare i loro frutti. L'eco dello "sciopero al contrario" raggiunse vari paesi del mondo, e i piu' noti intellettuali italiani e stranieri dell'epoca si coalizzarono attorno alle lotte nonviolente di Danilo.
Perfino Gesu' Cristo (anche lui arrestato e incarcerato come Dolci, Gandhi e Capitini) e' stato condannato a morte per i suoi sberleffi al potere, dopo aver preso in giro l'ipocrisia di scribi e farisei chiamando "sepolcri imbiancati" uomini potenti e meschini che sostenevano di agire in nome di Dio.
Tutte queste azioni sono state dei pernacchi rivolti al potere, dei gesti irriverenti considerati pericolosissimi per il loro valore simbolico, politico, culturale, etico e filosofico. E ci dimostrano che ognuno di noi, anche senza eserciti, partiti o leader alle spalle, puo' cambiare la storia con un pernacchio al potere fatto con l'animo orientato alla nonviolenza.
Ogni momento della storia in cui uomini disarmati e appassionati hanno fatto sentire la loro voce, guidati unicamente dalla loro coscienza e dalle loro persuasioni interiori, sta li' a dimostrare che c'e' un alternativa tra la rassegnazione e l'insurrezione. Le esperienze di vita delle deboli creature umane trasformate in grandi leader dalla forza della verita' ci dimostrano che l'azione diretta nonviolenta e' la cosa migliore da fare qui e ora, nel tempo storico in cui viviamo, per combattere le ingiustizie e le violenze che condizionano la nostra vita. L'eredita' culturale, letteraria e morale, lasciata da chi ci ha preceduto nell'azione nonviolenta, ci rivela che spazi di espressione possono avere la rabbia, l'indignazione e la voglia di ribellarsi, e ci insegna come occupare questi spazi senza innescare spirali di scontro.
Abbiamo tutti gli strumenti in mano per cambiare il mondo lottando contro la violenza, la poverta', lo sfruttamento di popoli e nazioni. Ma per farlo la prima lotta da vincere e' quella contro la nostra ignoranza della cultura nonviolenta, la nostra impreparazione nell'oganizzare azioni dirette conformi ai principi della nonviolenza e la nostra paura nell'assumerci le inevitabili conseguenze di ogni seria lotta nonviolenta. La scommessa da fare sul genere umano e' che tutti questi ostacoli possano essere superati.

 
5. VERSO IL 2 OTTOBRE. ALBERTO L'ABATE: IL CONTRIBUTO DATO DA GANDHI

[Ringraziamo Alberto L'Abate (per contatti: alberto.labate at libero.it) per questo intervento.

Alberto L'Abate e' nato a Brindisi nel 1931, docente universitario di sociologia dei conflitti e ricerca per la pace, promotore del corso di laurea in "Operazioni di pace, gestione e mediazione dei conflitti" dell'Universita' di Firenze, e' impegnato nel Movimento Nonviolento, nella Peace Research, nell'attivita' di addestramento alla nonviolenza, nelle attivita' della diplomazia non ufficiale per prevenire i conflitti; amico e collaboratore di Aldo Capitini, ha collaborato alle iniziative di Danilo Dolci e preso parte a numerose iniziative nonviolente; come ricercatore e programmatore socio-sanitario e' stato anche un esperto dell'Onu, del Consiglio d'Europa e dell'Organizzazione Mondiale della Sanita'; ha promosso e condotto l'esperienza dell'ambasciata di pace a Pristina, e si e' impegnato nella "Campagna Kossovo per la nonviolenza e la riconciliazione"; e' portavoce dei "Berretti Bianchi" e promotore dei Corpi civili di pace. Tra le opere di Alberto L'Abate: segnaliamo almeno Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha, Torino 1985; Consenso, conflitto e mutamento sociale, Angeli, Milano 1990; Prevenire la guerra nel Kossovo, La Meridiana, Molfetta 1997; Kossovo: una guerra annunciata, La Meridiana, Molfetta 1999; Giovani e pace, Pangea, Torino 2001; Per un futuro senza guerre, Liguori, Napoli 2008]

 
Il contributo dato da Gandhi al miglioramento della societa', non solo della sua ma di tutte le societa', e forse ancor piu' delle nostre che siamo la causa anche dei molti guai degli altri paesi compresa l'India, e' fondamentale, ed e' giusto percio' ricordarlo con iniziative varie, nelle scuole, nella societa' civile, e con la popolazione comune in genere, perche' si comprenda:
1) che la storia non e' determinata da forze ignote esterne a noi ma che siamo noi stessi a costruirla nel bene e nel male;
2) che la nonviolenza e' la forza piu' potente trovata finora per il cambiamento ed il miglioramento della societa';
3) ma che e' necessario che anche la gente comune  capisca la sua forza e la sua importanza e che superi la credenza molto diffusa che, secondo l'idea di Hobbes, "homo homini lupus", e cioe' che ogni uomo e' un lupo verso gli altri esseri umani, contraddetta in modo molto valido dagli scienziati di tante discipline e di tutto il mondo riunitisi a Siviglia (Unesco, 1991). Per questo e' importante darsi da fare in tutti i modi, perche' queste idee scorrette molto diffuse vengano corrette da un lavoro approfondito di educazione popolare;
4) che il modello di sviluppo occidentale imitato pedissequamente dall'India e la Cina, che e' basato sulla ricerca del profitto ad ogni costo e sullo sfruttamento indiscriminato delle risorse del mondo, sta portando la nostra sfera terrestre alla rovina, e che l'unica soluzione e' quella di apprendere da Gandhi e dai suoi seguaci l'amore non solo degli altri esseri umani ma anche della natura, e di vivere, il piu' possibile, in modo sobrio, cosicche' tutti possano vivere, senza lussi ma con quanto e' necessario e valido.
 
6. VERSO IL 2 OTTOBRE. JONES MANNINO: SCEGLIERE LA NONVIOLENZA

[Ringraziamo Jones Mannino (per contatti: alfagamma71 at yahoo.it) per questo intervento.

Jones Mannino, ricercatore sociale, docente di storia orale, impegnato nel circolo "Gianni Bosio", da sempre impegnato per la pace e i diritti umani di tuti gli esseri umani, e' tra gli animatori dell'associazione "Maschile plurale", una esperienza nonviolenta di uomini postisi concretamente all'ascolto del pensiero e delle prassi del movimento delle donne]

 
Scegliere la nonviolenza significa lavorare per trasformare dentro di se' e nel mondo ogni forza distruttrice in energia creatrice e trasformatrice. La nonviolenza non e' a mio avviso una scelta etica, di principio, ma profondamente politica, cioe' umana nel senso piu' profondo.
E' la prassi di chi non soccombe alla solitudine, alla rabbia, all'impotenza, all'odio, all'egoismo, e di chi riconoscendole innanzitutto dentro di se' si da' la briga di tentare di trasformarle in intelligenza e creativita', in energia circolante e viva, in potenza capace di trasformare se stessi e gli altri e insieme di costruire il futuro: un altro mondo possibile.
 

7. VERSO IL 2 OTTOBRE. RAFFAELLA MENDOLIA: COSTRIRE UNA SOCIETA' NONVIOLENTA

[Ringraziamo Raffaella Mendolia (per contatti: raffamendo at libero.it) per questo intervento.

Raffaella Mendolia fa parte del comitato di coordinamento del Movimento Nonviolento, ed ha a suo tempo condotto per la sua tesi di laurea su "Aldo Capitini e il Movimento Nonviolento (1990-2002)" una rilevante ricerca sull'accostamento alla nonviolenza in Italia]

 

2 ottobre 2010: celebriamo l'anniversario della nascita di Gandhi e la giornata internazionale della nonviolenza.

Costruire una societa' nonviolenta e' un lavoro lento, silenzioso e spesso invisibile, molte volte senza riscontro immediato, e fatto in sordina, ma come una goccia pian piano modifica la roccia e infine cambia l’aspetto del paesaggio, cosi' ogni azione compiuta in nome della nonviolenza inevitabilmente incide sui singoli e modifica la coscienza sociale.

Il 2 ottobre apriamo una finestra su questo mondo, facciamo sentire forte la voce di chi in tutti gli ambiti si dedica con tenacia a proporre un alternativa, esempio vitale della nuova cultura dell’apertura, e del confronto costruttivo con l’altro, che sta gia' germinando e crescendo.

Il 2 ottobre celebriamo i volti, le mani e le idee, ricordando che nonviolenza e' sempre sintesi tra teoria e pratica, tra valore e azione, lasciamo che le esperienze di tutti ci arricchiscano e ci permettano di immaginare insieme nuove incredibili prospettive.

 

8. RIFLESSIONE. ANTONELLA LITTA: PERCHE' CI OPPONIAMO AL MEGA-AEROPORTO

[Antonella Litta svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi. E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e per questa associazione e' responsabile e coordinatrice nazionale del gruppo di studio su "Trasporto aereo come fattore d'inquinamento ambientale e danno alla salute". E' referente per l'Ordine dei medici di Viterbo per l'iniziativa congiunta Fnomceo-Isde "Tutela del diritto individuale e collettivo alla salute e ad un ambiente salubre". Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente. E' la portavoce del Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti. Come rappresentante dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia) ha promosso una rilevante iniziativa per il risanamento delle acque del lago di Vico e in difesa della salute della popolazione dei comuni circumlacuali]

 

Ci opponiamo alla realizzazione del mega-aeroporto di Viterbo perche' siamo fortemente convinti che il trasporto aereo debba necessariamente essere ridotto. Infatti esso contribuisce in misura notevole alle emissioni di anidride carbonica e quindi all'effetto serra: attualmente l’emergenza planetaria piu' drammatica, come riconosciuto dalla comunita' scientifica internazionale.

L'altro aspetto che piu' ci preoccupa e' il danno alla salute, soprattutto a quella dei bambini, derivante dall'inquinamento prodotto dal traffico aereo.

L'inquinamento dell'aria da gas, polveri sottili ed ultrasottili, generati dalla combustione del kerosene degli aerei, l'inquinamento acustico provocato dagli aerei in fase di decollo e di atterraggio, arrecherebbero gravi danni alla salute e alla qualita' della vita degli abitanti dei tanti quartieri popolosi che gia' sorgono in prossimita' dell’attuale piccolo aeroporto militare.

Ormai innumerevoli studi scientifici dimostrano che queste forme di inquinamento possono produrre gravi malattie: respiratorie, cardiovascolari, cronico-degenerative e neoplastiche.

In parole semplici il nostro comitato e la maggior parte dei viterbesi non vuole che Viterbo sia "ciampinizzata" ma che si riducano subito i voli sulla citta' di Ciampino e sia restituito a questa comunita' il diritto alla salute, senza che questo stesso diritto sia tolto alla nostra popolazione.

Inoltre la realizzazione del mega-aeroporto si potrebbe consumare solo attraverso una palese quanto sconsiderata violazione di leggi nazionale e internazionali e dei numerosi vincoli che proteggono la preziosa area del Bulicame.

La costruzione del mega-aeroporto, il traffico aereo connesso e le infrastrutture di supporto, determinerebbero  infatti una cementificazione selvaggia e un inquinamento catastrofico di  questa che, per le sue caratteristiche paesaggistiche, storiche, archeologiche, idrogeologiche e termali e' una delle aree piu' rappresentative e pregiate di Viterbo: il cuore stesso di Viterbo e dei viterbesi.

Se disgraziatamente dovesse avere seguito questo folle progetto volto solo all’interesse di pochi, che farebbe scempio del territorio di Viterbo, si soffocherebbero per sempre anche le piu' vere e giuste possibilita' di sviluppo economico; quelle legate al termalismo, al turismo e all’agricoltura di qualita'.

Siamo certi pero' che, grazie anche alla nostra opposizione, condotta con la forza della verita' e della legalita', alla citta' di Viterbo e ai viterbesi sara' risparmiato questo danno.
 
9. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE AL MEGA-AEROPORTO DI VITERBO E S'IMPEGNA PER LA RIDUZIONE DEL TRASPORTO AEREO
 
Per informazioni e contatti: Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at gmail.com
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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 354 del 14 settembre 2010
 
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