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Telegrammi. 310
- Subject: Telegrammi. 310
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 11 Sep 2010 01:04:54 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 310 dell'11 settembre 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Dall'11 settembre al 2 ottobre
2. Hannah Arendt: La Resistenza nonviolenta in Danimarca
3. Alcune interviste ed alcuni interventi sulla situazione della
nonviolenza oggi in Italia
4. Si e' svolto il 5 settembre a Viterbo un incontro di formazione e
informazione nonviolenta
5. Per
sostenere il Movimento Nonviolento
6.
"Azione nonviolenta"
7.
Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. PEPPE SINI: DALL'11 SETTEMBRE AL 2
OTTOBRE
Se nella percezione della societa' dei mass-media,
dell'immagine e dello spettacolo l'11 settembre 2001 ha evidenziato l'orrore
dell'uccidere, del terrorismo, della guerra, delle planetarie ingiustizie e
violenze; parimenti nel comune sentire la figura di Mohandas Gandhi e la sua
proposta di lotta contro la violenza, la scelta della nonviolenza, rappresenta
l'alternativa possibile e necessaria alla barbarie onnicida.
*
Il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi,
e' la data scelta dall'Onu per celebrare la Giornata internazionale della
nonviolenza.
Noi crediamo che si possa valorizzare questa
occasione per promuovere la conoscenza della nonviolenza e quindi la sua
diffusione; per permettere a tante persone di scoprirne la reale praticabilita',
la concreta efficacia, l'urgente necessita'.
Per questo chiediamo a chiunque ci legga di voler
promuovere in quella giornata ovunque possibile iniziative per e con la
scelta della nonviolenza.
Facciamo del 2 ottobre una giornata di crescente
presa di coscienza, di autentico accostamento alla nonviolenza.
Ve ne e' grande bisogno, particolarmente in questo
momento in cui l'umanita' e la biosfera sono aggredite con ferocia
inaudita dalla guerra, il razzismo, il terrore totalitario, i poteri
criminali, la violenza maschilista, la devastazione dell'ambiente, la violazione
dei piu' elementari diritti umani.
Solo la scelta della nonviolenza invera la
democrazia.
Solo la scelta della nonviolenza difende e
promuove i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Solo la scelta della nonviolenza puo' salvare
l'umanita' dalla catastrofe.
2. MEMORIA. HANNAH ARENDT: LA RESISTENZA NONVIOLENTA IN DANIMARCA
[Riproponiamo ancora una volta il seguente brano estratto da Hannah Arendt,
La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli, Milano 1964, 1993,
pp. 177-182.
Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva
di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio,
dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime
pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne
ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente
libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di
Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano
e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l'anno di pubblicazione
dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le
origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa
(1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra
passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a
Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita',
Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino,
Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e
menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers
(Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary
McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy
1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e'
Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2.
1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e
giudizio, Einaudi, Torino 2004; la recente Antologia, Feltrinelli, Milano 2006;
i recentemente pubblicati Quaderni e diari, Neri Pozza, 2007. Opere su Hannah
Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt,
Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah
Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica:
Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah
Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis,
Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano
1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt,
Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina,
Firenze 2001; Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005; Alois Prinz,
Io, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1999, 2009. Per chi legge il tedesco due
piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico)
sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999;
Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000]
La storia degli ebrei danesi e' una storia sui generis, e il comportamento
della popolazione e del governo danese non trova riscontro in nessun altro paese
d'Europa, occupato o alleato dell'Asse o neutrale e indipendente che fosse. Su
questa storia si dovrebbero tenere lezioni obbligatorie in tutte le universita'
ove vi sia una facolta' di scienze politiche, per dare un'idea della potenza
enorme della nonviolenza e della resistenza passiva, anche se l'avversario e'
violento e dispone di mezzi infinitamente superiori. Certo, anche altri paesi
d'Europa difettavano di "comprensione per la questione ebraica", e anzi si puo'
dire che la maggioranza dei paesi europei fossero contrari alle soluzioni
"radicali" e "finali". Come la Danimarca, anche la Svezia, l'Italia e la
Bulgaria si rivelarono quasi immuni dall'antisemitismo, ma delle tre di queste
nazioni che si trovavano sotto il tallone tedesco soltanto la danese oso'
esprimere apertamente cio' che pensava. L'Italia e la Bulgaria sabotarono gli
ordini della Germania e svolsero un complicato doppio gioco, salvando i loro
ebrei con un tour de force d'ingegnosita', ma non contestarono mai la politica
antisemita in quanto tale. Era esattamente l'opposto di quello che fecero i
danesi. Quando i tedeschi, con una certa cautela, li invitarono a introdurre il
distintivo giallo, essi risposero che il re sarebbe stato il primo a portarlo, e
i ministri danesi fecero presente che qualsiasi provvedimento antisemita avrebbe
provocato le loro immediate dimissioni. Decisivo fu poi il fatto che i tedeschi
non riuscirono nemmeno a imporre che si facesse una distinzione tra gli ebrei di
origine danese (che erano circa seimilaquattrocento) e i millequattrocento ebrei
di origine tedesca che erano riparati in Danimarca prima della guerra e che ora
il governo del Reich aveva dichiarato apolidi. Il rifiuto opposto dai danesi
dovette stupire enormemente i tedeschi, poiche' ai loro occhi era quanto mai
"illogico" che un governo proteggesse gente a cui pure aveva negato
categoricamente la cittadinanza e anche il permesso di lavorare. (Dal punto di
vista giuridico, prima della guerra la situazione dei profughi in Danimarca non
era diversa da quella che c'era in Francia, con la sola differenza che la
corruzione dilagante nella vita amministrativa della Terza Repubblica permetteva
ad alcuni di farsi naturalizzare, grazie a mance o "aderenze", e a molti di
lavorare anche senza un permesso; la Danimarca invece, come la Svizzera, non era
un paese pour se debrouiller). I danesi spiegarono ai capi tedeschi che siccome
i profughi, in quanto apolidi, non erano piu' cittadini tedeschi, i nazisti non
potevano pretendere la loro consegna senza il consenso danese. Fu uno dei pochi
casi in cui la condizione di apolide si rivelo' un buon pretesto, anche se
naturalmente non fu per il fatto in se' di essere apolidi che gli ebrei si
salvarono, ma perche' il governo danese aveva deciso di difenderli. Cosi' i
nazisti non poterono compiere nessuno di quei passi preliminari che erano tanto
importanti nella burocrazia dello sterminio, e le operazioni furono rinviate
all'autunno del 1943.
Quello che accadde allora fu veramente stupefacente; per i tedeschi, in
confronto a cio' che avveniva in altri paesi d'Europa, fu un grande scompiglio.
Nell'agosto del 1943 (quando ormai l'offensiva tedesca in Russia era fallita,
l'Afrika Korps si era arreso in Tunisia e gli Alleati erano sbarcati in Italia)
il governo svedese annullo' l'accordo concluso con la Germania nel 1940, in base
al quale le truppe tedesche avevano il diritto di attraversare la Svezia. A
questo punto i danesi decisero di accelerare un po' le cose: nei cantieri della
Danimarca ci furono sommosse, gli operai si rifiutarono di riparare le navi
tedesche e scesero in sciopero. Il comandante militare tedesco proclamo' lo
stato d'emergenza e impose la legge marziale, e Himmler penso' che fosse il
momento buono per affrontare il problema ebraico, la cui "soluzione" si era
fatta attendere fin troppo. Ma un fatto che Himmler trascuro' fu che (a parte la
resistenza danese) i capi tedeschi che ormai da anni vivevano in Danimarca non
erano piu' quelli di un tempo. Non solo il generale von Hannecken, il comandante
militare, si rifiuto' di mettere truppe a disposizione del dott. Werner Best,
plenipotenziario del Reich; ma anche le unita' speciali delle SS (gli
Einsatzkommandos) che lavoravano in Danimarca trovarono molto da ridire sui
"provvedimenti ordinati dagli uffici centrali", come disse Best nella
deposizione che rese poi a Norimberga. E lo stesso Best, che veniva dalla
Gestapo ed era stato consigliere di Heydrich e aveva scritto un famoso libro
sulla polizia e aveva lavorato per il governo militare di Parigi con piena
soddisfazione dei suoi superiori, non era piu' una persona fidata, anche se non
e' certo che a Berlino se ne rendessero perfettamente conto. Comunque, fin
dall'inizio era chiaro che le cose non sarebbero andate bene, e l'ufficio di
Eichmann mando' allora in Danimarca uno dei suoi uomini migliori, Rolf Guenther,
che sicuramente nessuno poteva accusare di non avere la necessaria "durezza". Ma
Guenther non fece nessuna impressione ai suoi colleghi di Copenhagen, e von
Hannecken si rifiuto' addirittura di emanare un decreto che imponesse a tutti
gli ebrei di presentarsi per essere mandati a lavorare.
Best ando' a Berlino e ottenne la promessa che tutti gli ebrei danesi
sarebbero stati inviati a Theresienstadt, a qualunque categoria appartenessero -
una concessione molto importante, dal punto di vista dei nazisti. Come data del
loro arresto e della loro immediata deportazione (le navi erano gia' pronte nei
porti) fu fissata la notte del primo ottobre, e non potendosi fare affidamento
ne' sui danesi ne' sugli ebrei ne' sulle truppe tedesche di stanza in Danimarca,
arrivarono dalla Germania unita' della polizia tedesca, per effettuare una
perquisizione casa per casa. Ma all'ultimo momento Best proibi' a queste unita'
di entrare negli alloggi, perche' c'era il rischio che la polizia danese
intervenisse e, se la popolazione danese si fosse scatenata, era probabile che i
tedeschi avessero la peggio. Cosi' poterono essere catturati soltanto quegli
ebrei che aprivano volontariamente la porta. I tedeschi trovarono esattamente
477 persone (su piu' di 7.800) in casa e disposte a lasciarli entrare. Pochi
giorni prima della data fatale un agente marittimo tedesco, certo Georg F.
Duckwitz, probabilmente istruito dallo stesso Best, aveva rivelato tutto il
piano al governo danese, che a sua volta si era affrettato a informare i capi
della comunita' ebraica. E questi, all'opposto dei capi ebraici di altri paesi,
avevano comunicato apertamente la notizia ai fedeli, nelle sinagoghe, in
occasione delle funzioni religiose del capodanno ebraico. Gli ebrei ebbero
appena il tempo di lasciare le loro case e di nascondersi, cosa che fu molto
facile perche', come si espresse la sentenza, "tutto il popolo danese, dal re al
piu' umile cittadino", era pronto a ospitarli.
Probabilmente sarebbero dovuti rimanere nascosti per tutta la durata della
guerra se la Danimarca non avesse avuto la fortuna di essere vicina alla Svezia.
Si ritenne opportuno trasportare tutti gli ebrei in Svezia, e cosi' si fece con
l'aiuto della flotta da pesca danese. Le spese di trasporto per i non abbienti
(circa cento dollari a persona) furono pagate in gran parte da ricchi cittadini
danesi, e questa fu forse la cosa piu' stupefacente di tutte, perche' negli
altri paesi gli ebrei pagavano da se' le spese della propria deportazione, gli
ebrei ricchi spendevano tesori per comprarsi permessi di uscita (in Olanda,
Slovacchia e piu' tardi Ungheria), o corrompendo le autorita' locali o trattando
"legalmente" con le SS, le quali accettavano soltanto valuta pregiata e, per
esempio in Olanda, volevano dai cinquemila ai diecimila dollari per persona.
Anche dove la popolazione simpatizzava per loro e cercava sinceramente di
aiutarli, gli ebrei dovevano pagare se volevano andar via, e quindi le
possibilita' di fuggire, per i poveri, erano nulle.
Occorse quasi tutto ottobre per traghettare gli ebrei attraverso le
cinque-quindici miglia di mare che separano la Danimarca dalla Svezia. Gli
svedesi accolsero 5.919 profughi, di cui almeno 1.000 erano di origine tedesca,
1.310 erano mezzi ebrei e 686 erano non ebrei sposati ad ebrei. (Quasi la meta'
degli ebrei di origine danese rimase invece in Danimarca, e si salvo' tenendosi
nascosta). Gli ebrei non danesi si trovarono bene come non mai, giacche' tutti
ottennero il permesso di lavorare. Le poche centinaia di persone che la polizia
tedesca era riuscita ad arrestare furono trasportate a Theresienstadt: erano
persone anziane o povere, che o non erano state avvertite in tempo o non avevano
capito la gravita' della situazione. Nel ghetto godettero di privilegi come
nessun altro gruppo, grazie all'incessante campagna che in Danimarca fecero su
di loro le autorita' e privati cittadini. Ne perirono quarantotto, una
percentuale non molto alta, se si pensa alla loro eta' media. Quando tutto fu
finito, Eichmann si senti' in dovere di riconoscere che "per varie ragioni"
l'azione contro gli ebrei danesi era stata un "fallimento"; invece quel
singolare individuo che era il dott. Best dichiaro': "Obiettivo dell'operazione
non era arrestare un gran numero di ebrei, ma ripulire la Danimarca dagli ebrei:
ed ora questo obiettivo e' stato raggiunto".
L'aspetto politicamente e psicologicamente piu' interessante di tutta
questa vicenda e' forse costituito dal comportamento delle autorita' tedesche
insediate in Danimarca, dal loro evidente sabotaggio degli ordini che giungevano
da Berlino. A quel che si sa, fu questa l'unica volta che i nazisti incontrarono
una resistenza aperta, e il risultato fu a quanto pare che quelli di loro che vi
si trovarono coinvolti cambiarono mentalita'. Non vedevano piu' lo sterminio di
un intero popolo come una cosa ovvia. Avevano urtato in una resistenza basata su
saldi principi, e la loro "durezza" si era sciolta come ghiaccio al sole
permettendo il riaffiorare, sia pur timido, di un po' di vero coraggio. Del
resto, che l'ideale della "durezza", eccezion fatta forse per qualche bruto,
fosse soltanto un mito creato apposta per autoingannarsi, un mito che nascondeva
uno sfrenato desiderio di irreggimentarsi a qualunque prezzo, lo si vide
chiaramente al processo di Norimberga, dove gli imputati si accusarono e si
tradirono a vicenda giurando e spergiurando di essere sempre stati "contrari" o
sostenendo, come fece piu' tardi anche Eichmann, che i loro superiori avevano
abusato delle loro migliori qualita'. (A Gerusalemme Eichmann accuso' "quelli al
potere" di avere abusato della sua "obbedienza": "il suddito di un governo buono
e' fortunato, il suddito di un governo cattivo e' sfortunato: io non ho avuto
fortuna"). Ora avevano perduto l'altezzosita' d'un tempo, e benche' i piu' di
loro dovessero ben sapere che non sarebbero sfuggiti alla condanna, nessuno ebbe
il fegato di difendere l'ideologia nazista. 3. MATERIALI. ALCUNE INTERVISTE ED ALCUNI
INTERVENTI SULLA SITUAZIONE DELLA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA
Di seguito riportiamo l'elenco delle interviste e
degli interventi della e sulla inchiesta sulla situazione della nonviolenza
oggi in Italia condotta da Paolo Arena e Marco Graziotti apparsi fin qui su "La
nonviolenza e' in cammino" nei mesi da luglio a settembre 2010 (aggiornato all'8
settembre 2010).
*
- "Telegrammi", n. 240 del 3 luglio 2010: Andrea
Cozzo;
- "Telegrammi", n. 242 del 5 luglio 2010:
Roberto Malini;
- "Telegrammi", n. 243 del 6 luglio 2010:
Leila D'Angelo, Enzo Mazzi;
- "Telegrammi", n. 244 del 7 luglio 2010:
Michela De Santis;
- "Telegrammi", n. 245 dell'8 luglio 2010: Norma
Bertullacelli, Augusto Cavadi, Franca Guana;
- "Telegrammi", n. 246 del 9 luglio 2010:
Michele Meomartino, Sergio Paronetto;
- "Telegrammi", n. 247 del 10 luglio 2010:
Paola Mancinelli, Dacia Maraini, Helene Paraskeva;
- "Telegrammi", n. 248 dell'11 luglio 2010: Omero
Caiami Persichi, Mimma Ianno' Latorre;
- "Telegrammi", n. 249 del 12 luglio 2010:
Benito D'Ippolito, Marco Palombo, Piercarlo Racca, Carlo Schenone, Alberto
Castiglione;
- "Telegrammi", n. 250 del 13 luglio 2010:
Maria G. Di Rienzo, Roberto Mazzini, Marilena Spriano;
- "Coi piedi per terra", n. 291 del 13 luglio 2010:
Laura Tussi (parte prima);
- "Telegrammi", n. 251 del 14 luglio 2010:
Paolo Cacciari, Giobbe Santabarbara;
- "Coi piedi per terra", n. 292 del 14 luglio 2010:
Mario Di Marco, Laura Tussi (parte seconda e conclusiva);
- "Telegrammi", n. 252 del 15 luglio 2010:
Gino Buratti;
- "Telegrammi", n. 253 del 16 luglio 2010:
Letizia Lanza, Paolo Predieri;
- "Coi piedi per terra", n. 294 del 16 luglio
2010: Eleonora Bellini, Alessio Di Florio;
- "Telegrammi", n. 254 del 17 luglio 2010:
Luisa Mondo, Anselmo Palini;
- "Coi piedi per terra", n. 295 del 17
luglio 2010: Mao Valpiana;
- "Telegrammi", n. 255 del 18 luglio 2010:
Benito D'Ippolito, redazionale, Carla Biavati;
- "Coi piedi per terra", n. 296 del 18 luglio
2010: Nicoletta Crocella;
- "Telegrammi", n. 256 del 19 luglio 2010:
Raffaele Mantegazza;
- "Telegrammi", n. 257 del 20 luglio 2010:
Matteo Renato Dabascio;
- "Telegrammi", n. 258 del 21 luglio 2010:
Daniela Musumeci;
- "Telegrammi", n. 260 del 23 luglio 2010:
redazionale, Marina Martignone;
- "Telegrammi", n. 261 del 24 luglio 2010:
Marilena Salvarezza;
- "Telegrammi", n. 262 del 25 luglio 2010:
Peppe Sini, Franca Bimbi, Sonia Giardina, Giorgio Montagnoli;
- "Coi piedi per terra", n. 303 del 25
luglio 2010: Franca Maria Bagnoli;
- "Telegrammi", n. 263 del 26 luglio 2010:
Sandro Canestrini, Alberto Camata, Christiana Soccini, Paola
Pavese;
- "Telegrammi", n. 264 del 27 luglio 2010:
Enrico Peyretti;
- Coi piedi per terra, n. 305 del 27
luglio 2010: Alessandro Colocolli, Carlo Ruta;
- "Telegrammi", n. 266 del 29 luglio 2010:
Aristarco Scardanelli;
- "Coi piedi per terra", n. 307 del 29
luglio 2010: Peppe Sini, Pierpaolo Calonaci, Antonino Drago;
- "Telegrammi", n. 267 del 30 luglio 2010:
Pasquale Pugliese;
- "Telegrammi", n. 268 del 31 luglio 2010:
Burbanzio Malvolenti, Assunta Signorelli;
- "Coi piedi per terra", n. 309 del 31
luglio 2010: Severino Vardacampi, Giannarosa Marino, Francesco
Pullia;
- "Telegrammi", n. 269 del primo agosto 2010:
Geremia Cattristi;
- "Coi piedi per terra", n. 311 del 2
agosto 2010: Paolo Borsoni;
- "Telegrammi", n. 271 del 3 agosto 2010:
Arnaldo Nesti, Giuseppe Anelli, Virginia Del Re;
- "Telegrammi", n. 273 del 5 agosto 2010: Alex
Zanotelli;
- "Telegrammi", n. 274 del 6 agosto 2010:
Luciano Bonfrate, Nicola Lo Bianco;
- "Telegrammi", n. 275 del 7 agosto 2010:
Peppe Sini, Giobbe Santabarbara, Angelo Cavagna;
- "Telegrammi", n. 276 dell'8 agosto 2010: Severino
Vardacampi, Pierluigi Consorti;
- "Coi piedi per terra", n. 317 dell'8 agosto
2010: Giobbe Santabarbara, Paolo Macina;
- "Telegrammi", n. 277 del 9 agosto 2010: Nino
Lisi;
- "Telegrammi", n. 278 del 10 agosto 2010:
Mauro Furlotti, Daniele Lugli;
- "Coi piedi per terra", n. 319 del 10 agosto
2010: Marta Ghezzi;
- "Telegrammi", n. 279 dell'11 agosto 2010: Pia
Covre, Paolo Bertagnolli, Vincenzo Puggioni;
- "Telegrammi", n. 280 del 12 agosto 2010:
Catiuscia Barbarossa, Tiziano Cardosi, Francesca Fabbri;
- "Telegrammi", n. 281 del 13 agosto 2010:
Giovanni Benzoni, Valter Toni, Angela Giuffrida;
- "Telegrammi", n. 282 del 14 agosto 2010:
Daria Dibitonto, Achille Scatamacola;
- "Telegrammi", n. 283 del 15 agosto 2010:
Vergiliano Scorticossi;
- "Telegrammi", n. 284 del 16 agosto 2010:
Giuseppe Moscati;
- "Coi piedi per terra", n. 325 del 16 agosto
2010: Giulio Vittorangeli;
- "Telegrammi", n. 285 del 17 agosto 2010:
Gaetano Farinelli, Gloria Gazzeri, Fredo Olivero;
- "Telegrammi", n. 286 del 18 agosto 2010:
Generoso Canagliozzi;
- "Coi piedi per terra", n. 327 del 18 agosto
2010: Maria D'Asaro;
- "Telegrammi", n. 288 del 20 agosto 2010:
Francesco Comina;
- "Telegrammi", n. 289 del 21 agosto 2010:
Osvaldo Caffianchi;
- "Telegrammi", n. 291 del 23 agosto 2010:
Crispino Scotolatori, Antonio Vigilante;
- "Telegrammi", n. 292 del 24 agosto 2010:
Massimo Grandicelli; Anna Pascuzzo;
- "Telegrammi", n. 295 del 27 agosto 2010:
Luigi Sandri;
- Telegrammi", numero 299 del 31 agosto
2010: Michele Boato;
- "Coi piedi per terra", numero 340
del 31 agosto 2010: Patrizia Caporossi, Alessandro Pizzi;
- "Telegrammi", numero 301 del 2 settembre
2010: Francesco de Notaris;
- "Telegrammi", numero 302 del 3 settembre
2010: Wanda Tommasi;
- "Telegrammi", numero 303 del 4 settembre
2010: Vittorio Pallotti;
* "Telegrammi", numero 304 del 5 settembre
2010: Luciano Benini;
* "Telegrammi", numero 306 del 7 settembre
2010: Anna Baluganti;
* "Telegrammi", numero 307 dell'8 settembre
2010:
Mariella
Cao, Mauro
Cereghini, Giovanni
Sarubbi;
* "Coi
piedi per terra", numero 348 dell'8 settembre 2010: Giampiero Girardi. 4. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL 5 SETTEMBRE A
VITERBO UN INCONTRO DI FORMAZIONE E INFORMAZIONE NONVIOLENTA
[Riceviamo
e diffondiamo]
Si e' svolto domenica 5 settembre presso il centro sociale "Valle Faul" di Viterbo il quarantesimo incontro del percorso di formazione e informazione nonviolenta. E' proseguita la riflessione sul diritto allo
studio, in relazione a cui e' stata promossa una specifica iniziativa di
solidarieta' concreta.
Il pomeriggio e' stato dedicato allo
studio della storia della letteratura italiana, ripercorrendone in poche ore
l'intera vicenda storica dalle origini ad oggi.
Successivamente si e' svolta un'analisi delle
ragioni della sempre attuale validita' dei grandi esempi di cultura di ogni
tempo.
Proseguendo nell'opera di interlocuzione con le istituzioni per sostenere la necessita' di istituire un parco naturalistico, archeologico e termale che protegga l'area del Bulicame dalla devastazione, si e' deciso di scrivere una lettera aperta alla Commissione Cultura della Regione Lazio. Il prossimo incontro si terra' domenica 12 settembre, con inizio alle ore 15,30, sempre al centro sociale "Valle Faul", in strada Castel d'Asso snc a Viterbo. *
Le persone partecipanti
all'incontro
Viterbo, 10
settembre 2010
Per informazioni e
contatti: viterbooltreilmuro at gmail.com 5. APPELLI.
PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Sostenere finanziariamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia. Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
6. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA" "Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata
da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle
tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail:
an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto
"copia di 'Azione nonviolenta'". 7. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Roberto Mancini, Francesca Aimone, Alessandra Catalani, Sara Gaetani,
Elvira Mastrovincenzo, Etiche della mondialita'. La nascita di una coscienza
planetaria, Cittadella, Assisi 1996, pp. 256.
8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e
internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento
dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della
creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo
di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 310 dell'11 settembre 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
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