Telegrammi. 307



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 307 dell'8 settembre 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
 
Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Il 2 ottobre una giornata per la nonviolenza
2. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Mariella Cao
3. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Mauro Cereghini
4. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Giovanni Sarubbi
5. Per sostenere il Movimento Nonviolento
6. "Azione nonviolenta"
7. Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'
 
1. EDITORIALE. PEPPE SINI: IL 2 OTTOBRE UN GIORNATA PER LA NONVIOLENZA
 
Il 2 ottobre e' la giornata internazionale della nonviolenza.
Indetta dall'Onu nell'anniversario della nascita di Mohandas Gandhi, avvenuta appunto il 2 ottobre del 1869.
Non sarebbe una buona idea promuovere il 2 ottobre 2010 iniziative in tutta Italia per far conoscere - e scegliere - la nonviolenza?
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Nell'attuale distretta dell'umanita' nulla e' puo' necessario ed urgente che conoscere e scegliere la nonviolenza.
In difesa dell'ambiente, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, contro la guerra, contro il colpo di stato razzista, contro i poteri criminali.
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Come iniziativa democratica dal basso, plurale, diffusa, il 2 ottobre organizziamo in tutti i luoghi in cui sia possibile una giornata di informazione, di coscientizzazione e di impegno per la nonviolenza.
 
2. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO MARIELLA CAO

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Mariella Cao.

Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.
Per un breve profilo di Mariella Cao si veda la risposta all'ultima domanda di questa intervista]
 
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?
- Mariella Cao: Nel movimento di opposizione alla prima guerra di aggressione all’Irak (gruppo Osm, training, ecc). Se non si restringe la nonviolenza a metodi operativi e filosofia di matrice gandhiana, credo che l’incontro-convivenza risalga alla prima infanzia.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?
- Mariella Cao: Nell’ottica di focalizzare l’humus della nonviolenza nel mio vissuto, individuo come rilevante l’essere stata immersa in uno scontro di culture, la figura preponderante non e' una personalita' celebre, e' mia nonna portatrice - rispetto al modello educativo gerarchico/repressivo fondato sull’obbedienza come massima virtu', dominante nel periodo della mia infanzia e adolescenza (anni immediatamente successivi alla caduta politica del fascismo) - di una saggezza ancestrale “altra": uso del metodo della convinzione, non rispetto/violenza (degli adulti verso i bambini, del forte verso il debole, ecc.) bollato come iniquo, controproducente ed espressione d’incapacita' relazionale, commiserazione per la remissivita', l’obbedienza passiva ecc. Come la maggioranza delle donne della sua generazione nel contesto socio-culturale in cui ero inserita, aveva il ruolo di massima autorita' nell’ambito familiare allargato. Per me ha avuto anche la funzione di tribunale Onu cui appellarmi in ultima istanza nel conflitto cronico con i miei genitori, generazione plasmata dal fascismo e dalla chiesa sui piu' “moderni valori” di autoritarismo-obbedienza-punizione.
Devo a mio padre gli anticorpi alla cultura guerrafondaia che imperava alle elementari e medie. Allora non apprezzavo, demoliva sistematicamente con una battuta ironica i miei entusiasmi patriottico-guerreschi esaltati dai canti e inni marziali proposti/imposti dalla scuola (gestita dalle suore). Un colpo grosso me l’ha assestato facendomi conoscere la “vera” storia di Achille e Ulisse, miei eroi di riferimento, decisi a disertare la guerra e gli stratagemmi escogitati per sottrarsi al “sacro dovere”.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?
- Mariella Cao: "Telegrammi" offre una vasta bibliografia in continuo aggiornamento. Amo molto le ricerche di antropologia culturale della nonviolenza, alcuni pezzi centrati sulla Sardegna sono stati pubblicati in “Tessiduras de paghe” di Elisa Nivola, M. Erminia Satta, Quaderni Satyagraha.
Con una persona giovane e totalmente “digiuna” procederei con gradualita' mirando a destrutturare modelli e meccanismi della violenza, partirei da fumetti (Mafalda, Vauro, ecc.), canzoni (Boris Vian, Brassens, De Andre', ecc.), romanzi, piu' coinvolgenti e a maggiore capacita' attrattiva della saggistica (l’elenco per fortuna e' vastissimo, Un anno sull’altipiano e Marcia su Roma e dintorni di Emilio Lussu, Erich Maria Remarque, Mario Tobino, Dee Brown, libri su Rigoberta Menchu', ecc.). “Il buon soldato Svejk di Jaroslav Hasek, divertentissimo, e' stato anche il mio primo manuale di tecnica di autodifesa.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?
- Mariella Cao: In Italia: opposizione alla guerra, alle sue industrie e alle sue basi installate nei nostri territori; opposizione al rilancio del nucleare sedicente civile; difesa dei beni comuni e degli spazi di democrazia; contrasto al razzismo, sessismo, omofobia dilaganti.
Nel mondo: lotte di liberazione (Palestina, Kurdistan, ecc.), opposizione allo sfruttamento del lavoro, in particolare quello minorile, difesa delle risorse.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?
- Mariella Cao: La valutazione deve tenere conto della realta' specifica in cui si agisce. Faccio parte del comitato Gettiamo le Basi che pone come prioritaria l’opposizione alla guerra, la concretizza agendo per “gettare le basi militari fuori dalla Sardegna e fuori dalla storia”, agendo in un’isola dove e' concentrato il 60% del demanio militare Italia-Nato, le strutture piu' devastanti e a piu' intenso utilizzo, valutate dagli Stati Maggiori “i gioielli della corona imprescindibili”. Intrinseco a questa scelta e' il contrasto al nucleare pseudocivile, “non urgente” in Italia fino al 2008.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?
- Mariella Cao: Nella mia realta' i training di formazione-addestramento, la Tavola sarda di pace, la Casa di pace di Ghilarza e soprattutto la partecipazione a comitati e associazioni di base, anche se in quest’ambito non incontrerebbe la nonviolenza organizzata ma quella praticata spesso inconsapevolmente. La nonviolenza non e' una scelta accademica, si alimenta e vive nelle resistenze quotidiane all’oppressione.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?
- Mariella Cao: E’ una visione complessiva del mondo e una strategia di trasformazione delle realta' politico-sociali imperniate sull’ingiustizia, rapporti di dominio-oppressione dell’uomo sull’uomo, dell’uomo sulla donna, dell’umanita' sulla terra e i suoi abitanti.
E’ un percorso, uno strumento di gestione e superamento del conflitto - situazione normale, ineliminabile, antitetica alla stagnazione, foriera di effetti positivi o distruttivi - nel modo meno traumatico possibile, optando per scelte che aprono strade, nell’assoluta coerenza mezzi-fini (dura da digerire nell’Italia formata sul pensiero machiavellico).
Mi sento distante dal filone della nonviolenza connotata prevalentemente in chiave di scelta interiore, conversione personale.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?
- Mariella Cao: Il movimento che si e' sviluppato in Italia nei primissimi anni ’70 aveva una scarsa conoscenza della nonviolenza gandhiana, pero' la pratica e l’elaborazione femminista hanno calato nella realta' visione e strumenti della nonviolenza: autocoscienza, partire da se', rispetto, sorellanza, condivisione, inclusione, diversita' come ricchezza, antiautoritarismo, antileaderismo, agire in prima persona, rifiuto della delega ecc.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia, tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta  per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani, tra nonviolenza e lotta antimafia, tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse, tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi, tra nonviolenza e pacifismo, antimilitarismo e disarmo? E tra nonviolenza e i vari campi del sapere?
- Mariella Cao: Una risposta sintetica implicherebbe dei trattati, e se si aggiungono altre domande si arriverebbe all’enciclopedia. Per evitare enciclopedismo e schematismo, meccanismi mentali da cui liberarsi, le raggruppo e mi limito ad una generica constatazione. L’elenco evidenzia campi in cui deve esplicarsi la costruzione di un “mondo diverso e necessario” che releghi nel museo degli orrori la cultura e i sistemi imperanti da ormai troppi millenni fondati su sopraffazione, omologazione/annichilimento dell’altro che hanno nella guerra il massimo dispiegamento. La visione/progetto non si sviluppa e avvizzisce presto se la si relega in una serra, in un settore specifico, non ha linfa se non scardina da subito il militarismo, i modelli prevalenti di gestione di informazione, salute, assistenza, educazione, se non mette in radicale discussione scientocrazia, leggi, religioni, storia ecc. Deve impiantare, qui e adesso, i semi del mutamento genetico radicale e articolato, curare e fertilizzare i germogli e le pianticelle che sono gia' spuntati un po’ dovunque, consolidare e allargare gli spazi conquistati con il lavoro e troppo spesso il sangue di donne e uomini che ci hanno preceduto (abolizione della schiavitu', della tortura, della pena di morte, diritti degli animali ecc.).

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?
- Mariella Cao: Le mie esperienze nei gruppi sulla ricerca del consenso a qualunque costo, pena la paralisi, non sono edificanti. Privilegio il metodo di individuazione del minimo comun denominatore e la pratica del mio vecchio collettivo femminista (inapplicabile nei gruppi misti!) che coniugava la paziente ricerca del consenso alla liberta' delle non convinte di percorrere strade diverse contando sempre sul sostegno del collettivo nella consapevolezza profonda che nessuna persona e nessuna organizzazione ha la verita' e le ricette giuste, che la diversita', la pluralita' di esplorazione di percorsi e' una ricchezza da tutelare ed incrementare. Grosso modo e' il metodo che uso nei trekking esplorativi: quando il sentiero sparisce o si biforca e le opinioni divergono ci si divide per un tot di tempo per seguire piste differenti, mantenendoci in contatto, scambiando le informazioni utili per una scelta piu' avveduta e con la piena disponibilita' a tornare indietro per cambiare rotta.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e perche'?
- Mariella Cao: Superamento della paura del conflitto, favorirne l’emergere, non subire e non fare violenza, l’ascolto di se' e dell’altro, il dialogo spesso raggiungibile solo con la lotta (altro rispetto alla violenza), andare oltre gli argomenti per ricercare le cause ed il livello gerarchico delle cause, il valore del capire piu' che del trovare soluzioni, il ruolo della mediazione, il compromesso creativo nonviolento.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione alla nonviolenza?
- Mariella Cao: Rafforzando la consapevolezza delle ingiustizie, il valore-dovere dell’opporsi, l’autostima, la fiducia e l’empatia del gruppo.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe l'addestramento all'azione nonviolenta?
- Mariella Cao: Valorizzando le tecniche che abbiamo imparato a padroneggiare con efficacia fin dall’infanzia nel rapporto di sottomissione agli adulti. Da lattanti abbiamo imposto la nostra presenza e i nostri bisogni infliggendo la tortura del pianto ininterrotto (evolutosi nel baccano assordante di fischietti, tamburi, martellamento ossessivo dei caschi da lavoro ampiamente utilizzato dal movimento operaio), piu' grandicelli abbiamo usato lo sciopero della fame e della parola, la disobbedienza consapevole che metteva in conto le immancabili punizioni, il potere deterrente dell’informazione (ieri l’avvertimento all’adulto “diro' quello che mi stai facendo, urlero' affinche' tutti i vicini di casa sappiano”, oggi ricorriamo a petizioni, appelli, raccolte firme ecc.), ci siamo barricati nelle stanze o nelle terrazze per resistere ai nostri genitori, da studenti abbiamo occupato le scuole (i lavoratori occupano fabbriche, ciminiere, pozzi di miniera, di recente hanno creato “l’Isola dei cassintegrati”... molto piu' poetico e piu' disagevole del tetto dove da adolescente mi accampavo per giorni e notti).
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?
- Mariella Cao: Le iniziative editoriali che conosco si rivolgono a un pubblico gia' consapevole. Per facilitare l’approccio uno dei mezzi piu' coinvolgenti, usato intensivamente in ogni tempo e in ogni dove, e' la canzone. Oggi disponiamo anche della grande forza attrattiva dell’immagine: film, video, foto.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze in ambito scolastico ed universitario le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?
- Mariella Cao: L’attivita' ludica che trova ampio spazio nei training mirati.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un'impressione di marginalita', ininfluenza, inadeguatezza; e' cosi'? E perche' accade? E come potrebbero migliorare la qualita', la percezione e l'efficacia della loro azione?
- Mariella Cao: Condivido l’impressione di marginalita', suppongo che in parte sia determinata dal presentare la nonviolenza come un corpus a se stante, una “chiesa” con le sue parrocchie, i suoi guru, il suo linguaggio esoterico, “altro” rispetto ai fermenti sociali e le lotte popolari che scuotono l’Italia e il pianeta. Gioca un ruolo l’abuso fatto negli ultimi anni della parola nonviolenza e di alcuni suoi strumenti: scioperi della fame alla Pannella, nonviolenza usata come etichetta per autoproclamarsi i buoni della situazione, spesso opportunisticamente esibita come lasciapassare (inefficace!) nelle situazioni di prevedibili attacchi polizieschi o per svignarsela o, peggio ancora, per manifestare per la pace insieme ai mandanti delle guerre, i potenti che le programmano a freddo. Influisce la volgarizzazione della nonviolenza deformata, sia in sinonimo di remissivita', il “porgere l’altra guancia”, sia in “semplice” contrapposizione alla lotta armata, alla violenza fisica. Gli aspetti evidenziati contengono la risposta al come migliorare percezione ed efficacia dell’azione.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di migliori forme di coordinamento? E se si', come? E dovrebbero dotarsi di ulteriori strumenti di comunicazione? E con quali caratteristiche?
- Mariella Cao: Uscire dall’accademia, partecipare attivamente alle resistenze in atto (il bisogno di nonviolenza emerge con forza nelle situazioni di conflitto), rigorosa coerenza, ferrea vigilanza per evitare ruoli di leadership ecc.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e movimenti sociali: quali rapporti?
- Mariella Cao: Vedi sopra.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti tra la nonvioeza e le varie sfere dell'agire sociale (politica, cultura, vita quotidiana, territorio, istituzioni, relazioni amicali, etc.)?
- Mariella Cao: Vale la risposta a domande precedenti. La visione/progetto di un mondo diverso possibile e necessario deve permeare, usando strumenti differenziati e specifici, tutte le sfere dell’agire umano, refrattarie ed ostili al mutamento in quanto modellate per garantire la perpetuazione dell’esistente. Implica una sorta d’intervento genetico sul Dna personale e sociale da effettuarsi con competenza e in modo mirato... non tutto il Dna e' da buttare.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?
- Mariella Cao: Cito due esperienze che ritengo particolarmente significative in quanto scaturite dalla lotta armata.
1) il Nicaragua sandinista come primo atto abolisce la pena di morte, denuncia ai tribunali internazionali gli Usa che hanno minato i suoi porti e ottiene la condanna dell’impero per uso illegittimo della forza, cioe' per terrorismo;
2) elaborazioni e pratiche promosse dall’esercito zapatista (Ezln). Chiunque sia stato in Chiapas ha toccato con mano che l’esibizione dei fucili-giocattolo e' una sorta di messa in scena, la realta' e' fatta di masse popolari che fermano i carri armati a mani nude, comunita' che dimostrano un alto livello di preparazione che presuppone un intenso allenamento nell’uso degli strumenti della Difesa popolare nonviolenta.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale e' lo stato della nonviolenza oggi nel mondo e in Italia?
- Mariella Cao: In Italia e nel pianeta mi pare che tra le resistenze popolari prevalga nettamente l’opzione nonviolenta, invece tra le elites dominanti e gli strati sociali egemonizzati e succubi lo sdoganamento dell’opzione bellica ha dato la stura al rigurgito sfrenato di barbare voglie di dominio e annichilimento dell’altro. L’Italia avvelenata dalla paura del diverso e' preda di violente ondate di razzismo e da' segni inquietanti di riapertura della caccia alle streghe; di recente ha conquistato il primato mondiale per la diffusione del femminicidio.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: E' adeguato il rapporto tra movimenti nonviolenti italiani e movimenti di altri paesi? E come migliorarlo?
- Mariella Cao: Non con gli incontri di vertice. Merita attenzione la pratica dei viaggi di conoscenza, solidarieta' e campi di lavoro portata avanti da varie organizzazioni.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale le sembra che sia la percezione diffusa della nonviolenza oggi in Italia? Quali iniziative intraprendere perche' vi sia da parte dell'opinione pubblica una percezione corretta e una conoscenza adeguata della nonviolenza?
- Mariella Cao: Ho gia' risposto rispondendo a domande precedenti.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e intercultura, critica dell'industrialismo, rispetto per i viventi, la biosfera, la "madre terra, riconoscimento dell'altro, principio responsabilita', scelte di giustizia, coscienza del limite: quali rapporti, implicazioni e conseguenze?
- Mariella Cao: Si vedano le risposte a domande precedenti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e linguaggio: quale relazione?

- Mariella Cao: La lingua filtra e forma la percezione del mondo. La lingua sarda, mia lingua madre, e' priva di molti sostantivi essenziali alla cultura di dominio, ad esempio non conosce il termine paura, parola astratta che evoca un’entita' che ti sovrasta e ti agisce, usa il verbo, la cataloga come azione compiuta volutamente dal soggetto e che il soggetto e' tenuto a motivare. Obbedienza e' “ponni a menti”, tenere a mente, ricordare al fine di sviluppare la capacita'/dovere di elaborazione delle informazioni ricevute, chi esegue ciecamente un ordine e' indicato come “meschinetto, crede e fa tutto cio' che gli si dice”; disobbedienza e' “fai de conca sua”, agire con la propria testa (azione neutra, positiva o negativa in funzione dei risultati), espressione che in lingua italiana indica un valore altamente positivo... il bilinguismo puo' avere effetti destrutturanti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?
- Mariella Cao: 66 anni, pensionata, ex insegnante, portavoce del Comitato sardo Gettiamo le Basi. Esperienze significative: impegno nel collettivo femminista (anni ’70), in organizzazioni politiche della sinistra extraparlamentare (anni ’70-'80), in associazioni di base, campi di lavoro, viaggi di conoscenza e solidarieta' in vari paesi. Scritti: buona parte della produzione “volante” del Comitato sardo Gettiamo le Basi, opuscoli, pezzi su riviste e nel libro “Il male invisibile sempre piu' visibile. La presenza militare come cancro sociale che genera tumori reali” di Scienziate/i contro la guerra.

 
3. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO MAURO CEREGHINI

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Mauro Cereghini.

Per un breve profilo di Mauro Cereghini si veda la risposta alla penultima domanda di questa intervista]
 
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?
- Mauro Cereghini: La storia e la teoria della nonviolenza le ho accostate nei miei percorsi di studio, in particolare attraverso gli scritti degli autori piu' noti e la rivista "Azione nonviolenta". Ma e' stato fondamentale il confronto con la realta' della guerra in ex-Jugoslavia, che ho conosciuto da volontario durante il periodo universitario. Prima per le domande che mi ha suscitato il vedere all'opera la violenza distruttrice, in Bosnia Erzegovina e Croazia, poi per il periodo trascorso in Kossovo, a contatto con l'esperienza di resistenza nonviolenta della maggioranza albanese.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?
- Mauro Cereghini: Non c'e' una personalita' storica a cui mi senta piu' vicino. Ho avuto pero' la fortuna di conoscere e lavorare assieme a due figure rilevanti della nonviolenza in Italia, Alberto L'Abate e Giuliano Pontara, e da entrambi ho appreso molto. Da Giuliano soprattutto il rigore dell'approccio scientifico, insieme alla passione per la formazione. Da Alberto l'impegno sul campo, in Kossovo, e la capacita' di combinare la ricerca accademica con l'intervento diretto e personale nei conflitti reali.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?
- Mauro Cereghini: La scelta delle proprie letture e' un fatto abbastanza personale. In ogni caso penso sia utile far conoscere i classici pensatori della nonviolenza (da Gandhi a Capitini, da riscoprire), cosi' come gli scritti piu' interni al mondo della ricerca (Galtung, Sharp, Boulding...).
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?
- Mauro Cereghini: Considero importanti tutte quelle iniziative che si misurano concretamente con i conflitti sul campo, sia a livello internazionale (interventi di mediazione, elaborazione del conflitto, ambasciate di pace...) che locale (mediazione sociale, lotta alla mafia, movimenti di partecipazione civica...). Mantenendo nel contempo spazi di riflessione sulle strategie e gli strumenti dell'agire nonviolento, per accompagnare e far interagire pensiero e azione critici.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?
- Mauro Cereghini: Come detto sopra, nello sperimentarsi all'interno dei conflitti reali dell'oggi, e dunque nel saper aggiornare pensiero e strumenti di una tradizione secolare con le evoluzioni del mondo contemporaneo.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?
- Mauro Cereghini: Premetto di non essere aggiornato su tutto l'arcipelago di realta' esistenti. Per la memoria storica segnalerei la rivista "Azione nonviolenta" e l'archivio all'interno della Casa della nonviolenza di Verona. Per la sperimentazione sul campo realta' quali Peace Brigades International, Operazione Colomba dell'Associazione Papa Giovanni XXIII e sul piano interno associazioni come Libera, impegnate contro la mafia, e altre che si occupano di intervenire nei conflitti di quartiere o nel disagio sociale con un'ottica di trasformazione.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?
- Mauro Cereghini: Le definizioni ultimative mi spaventano sempre un po', perché rischiano di creare verita' ed eresie. In ogni caso al concetto di nonviolenza associo un'ispirazione valoriale e un atteggiamento personale di rinuncia all'uso della violenza, uniti alla volonta' di affrontare e trasformare i conflitti esistenti con mezzi non coercitivi. Tra le caratteristiche importanti metterei la coerenza tra mezzi e fini del proprio agire, l'apertura alle ragioni degli altri e la consapevolezza della propria fallibilita'.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'educazione?
- Mauro Cereghini: Penso che un contributo rilevante sia il vedere il conflitto non solo in chiave negativa, ma anche come opportunita' di relazione e cambiamento. Inoltre la lettura complessa della violenza, che include anche la dimensione culturale al fianco di quella diretta e strutturale, puo' aiutare chi si occupa di educazione ad essere consapevole del potere che esercita, e dunque dei rischi che si assume.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?
- Mauro Cereghini: Mi e' difficile rispondere perche' non l'ho mai sperimentato nel concreto. Lo ritengo comunque un valido stimolo verso la ricerca di partecipazione orizzontale e di responsabilita' condivisa. Come ogni strumento, credo sia importante usarlo consapevolmente, allo stesso tempo senza farlo diventare un fine ultimo in se'. Peraltro mi interrogo se sia sempre desiderabile conciliare ogni interesse in campo, o non ve ne siano alcuni che e' legittimo ignorare perche' orientati ad un agire violento.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e perche'?
- Mauro Cereghini: Quando ho fatto la mia ricerca in Kossovo ero interessato proprio alle tecniche nonviolente usate dalla maggioranza degli albanesi allora (boicottaggio, azione diretta, governo parallelo...). Oggi invece guarderei di piu' alla dimensione cognitiva, come si comprende e descrive il conflitto in atto, a quella politica delle scelte strategiche, e a quella culturale delle motivazioni collettive e individuali. Credo che le tecniche siano strumenti, e in quanto tali siano importanti ed efficaci o meno non tanto per se', ma a seconda di come vengano utilizzati.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?
- Mauro Cereghini: Per una sorta di affetto la rivista che continuo a seguire, anche se perdendo qualche numero, e' "Azione nonviolenta". E ho colto anche gli sforzi negli ultimi anni per rendersi attrattiva verso nuovi pubblici. Mi sembra invece che da un punto di vista piu' accademico, a parte eccezioni lodevoli, manchi ancora uno spazio di ricerca e pubblicazione riconosciuto.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo, e quali tra nonviolenza ed ecologia?
- Mauro Cereghini: Ad entrambe le domande non saprei rispondere in termini puntuali, di specifiche relazioni o contaminazioni. Credo pero' siano tutti pensieri accomunati dal loro essere “altri”, minoritari ed eterodossi rispetto alle grandi ideologie novecentesche. Possono essere percio' elementi fecondi di un nuovo pensiero nel tempo dell'interdipendenza, purche' favoriscano il dialogo reciproco e non si richiudano dentro i confini della propria autorappresentazione.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?
- Mauro Cereghini: Mi sono laureato in sociologia con una tesi sul conflitto nonviolento in Kossovo. Ho lavorato per l'Universita' Internazionale per la Pace (Unip) di Rovereto, l'Osservatorio sui Balcani (oggi www.balcanicaucaso.org), Unimondo (www.unimondo.org) e la Fondazione Alexander Langer (www.alexanderlanger.org), oltre ad occuparmi di formazione sui temi della cooperazione internazionale, diplomazia popolare ed elaborazione dei conflitti per varie organizzazioni. Dal 1993 partecipo come volontario e attivista ad interventi di cooperazione e pace nei Balcani. Con Michele Nardelli abbiamo scritto “Darsi il tempo. Idee e pratiche per un'altra cooperazione internazionale”, Emi, 2008.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: C'e' qualcosa che vorrebbe aggiungere?
- Mauro Cereghini: Buon lavoro!

 

4. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO GIOVANNI SARUBBI

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Giovanni Sarubbi.

Per un breve profilo di Giovanni Sarubbi si veda la risposta all'ultima domanda di questa intervista]
 
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Giovanni Sarubbi: Io come tanti altri non sono nato nonviolento. Credo anzi che sul tema della nonviolenza non si smetta mai di imparare e di migliorare. Forse piu' che definirsi tout court nonviolenti, bisognerebbe dire di essere “tentativamente nonviolenti”, nel senso di essere persone che tentano di essere nonviolente senza sapere se ci riescono oppure no. Ho cominciato a masticare di nonviolenza sostanzialmente in ambito religioso. Ho cominciato leggendo negli anni Sessanta qualche libro di Primo Mazzolari e di don Milani come “Tu non uccidere”, “L’obbedienza non e' piu' una virtu'” o “Lettera a una professoressa”. Il tema della pace e della lotta all’ingiustizia sociale e' stato quello che ha segnato la mia formazione giovanile. Oltre all’esperienza religiosa ho fatto anche l’esperienza comunista nei gruppi di quella che una volta si chiamava sinistra extraparlamentare che negli anni '70 non era una esperienza di tipo nonviolento. Pur avendo vissuto in un periodo molto caldo per i giovani quali sono stati gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, non mi sono mai trovato a dover praticare alcun tipo di violenza nei confronti di alcuno. Sotto questo aspetto devo dire di essere stato fortunato. Ho potuto conoscere a fondo le idee dei padri del comunismo, attraverso lo studio dei loro scritti, e li ho potuti confrontare con quelli del cristianesimo che avevo praticato nella mia giovinezza. Gli scritti di Gandhi o di altri nonviolenti come Capitini, sono stati una acquisizione della mia eta' matura. Oggi sono ancora in ricerca e credo che non smettero' mai.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Giovanni Sarubbi: Le personalita' nonviolente a cui sono legato profondamente sono per me fondamentalmente don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani di cui ancora oggi leggo continuamente gli scritti. Scritti che mi hanno segnato il cuore e di cui non riesco a fare a meno. Man mano che invecchio poi, ma credo che questa sia una cosa comune a molti, tendo a selezionare e a ridurre all’osso le cose da leggere e da tenere sempre con me. E i loro scritti, forse perche' sono quelli che mi hanno aperto il cuore da ragazzo, continuano ad essere presenti nel mio spirito e sul mio comodino.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Giovanni Sarubbi: Sicuramente il “Tu non uccidere” di Mazzolari e “L’obbedienza non e' piu' una virtu'” di don Lorenzo Milani, e poi sul piano religioso sicuramente i Vangeli ed il libro dell’Apocalisse che e' in gran parte sconosciuto e bistrattato ma che ha, se opportunamente interpretato, una grande valenza nonviolenta. Ma poi, sembrera' strano, anche il Manifesto del partito comunista di Marx ed Engels che sembra scritto oggi tanto e' attuale.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Giovanni Sarubbi: Oggi la nonviolenza sta passando una fase di “riflusso”. I grandi movimenti come quelli diretti da Gandhi per l’indipendenza dell’India o da Martin Luther King per l’emancipazione dei neri d’America sembrano lontani anni luce. Si e' tutti un po’ rinchiusi nel privato o in piccoli gruppi che sperimentano nuove vie come le “transition town”. Sinceramente non so dire a quali di queste iniziative darei sostegno. Mi sembrano tutte buone iniziative ma nessuna mi sembra decisiva ed in grado di dare una indicazione di massa alla svolta epocale che stiamo vivendo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Giovanni Sarubbi: Nel XIX secolo a fronte della crisi di un sistema sociale maturo ed in crescente sviluppo come quello capitalistico sorse una organizzazione internazionale, quella guidata da Marx ed Engels, che si sforzo' di dare indicazioni, di elaborare analisi della situazione economica e politica della societa' elaborando una filosofia di supporto alla vita concreta. Fu una esperienza credo importantissima e che ebbe una influenza profondissima in tutte le nazioni del mondo. Ecco, oggi a fronte di una crisi devastante dello stesso sistema sociale di un secolo e mezzo fa ci sentiamo come impreparati ed incapaci di indicare quale via seguire e cosa fare in concreto. Perdiamo tempo a leccarci le ferite dei vari gruppi politici in cui siamo passati e non riusciamo a proporre qualcosa che riesca ad unificare il variegato e maggioritario mondo degli oppressi e ad emarginare gli oppressori. Non riusciamo a fare neppure del serio e sano antimilitarismo di cui ci sarebbe tremendamente bisogno oggi che siamo in piena guerra in tutto il mondo. Ricordo che Engels aveva previsto lo scoppio delle guerre mondiali come una conseguenza del sistema sociale capitalistico. Ritengo cosi' il tema della guerra e di tutto quello che ad esso e' connesso (militarismo, industrie di guerra, ideologia di guerra ecc.) fondamentale. Su questo tema si puo' costruire quella unita' degli oppressi che e' oggi la chiave di volta per indicare una via di uscita dalla tremenda situazione nella quale ci troviamo. E quando dico tremenda situazione mi riferisco innanzitutto alla gravissima questione ambientale per la quale siamo molto oltre il punto di non ritorno, come l’incidente petrolifero del Golfo del Messico dimostra, e poi alla miseria enorme che attanaglia alcuni miliardi di esseri umani depredati di tutto. Ecco, l’impegno dei nonviolenti su tali temi puo' essere fondamentale anche perche' se i nonviolenti non si occupano di questioni concrete non sono nulla, chiacchieroni come tanti che ci sono stati in passato e che ci saranno in futuro.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Giovanni Sarubbi: Il vostro centro di Viterbo e' senz’altro da segnalare, ma penso anche al “Sereno Regis” di Torino, o ai centri antimafia della Sicilia. Ma io credo che ai giovani piu' che indicare organizzazioni o campagne bisognerebbe oggi innanzitutto chiedere di impegnarsi in prima persona per affrontare le questioni della nostra societa'. La stragrande maggioranza dei giovani di oggi e' passiva, e' deprivata di spirito critico, considera l’impegno politico e sociale come una cosa negativa, ha il modello del “Grande fratello” e del “solo uno su mille ce la fa” come riferimento, del farsi avanti a spintoni a danno degli altri.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Giovanni Sarubbi: La nonviolenza dal mio punto di vista e' lo spirito che anima la lotta degli oppressi per la propria liberazione e per la costruzione di una societa' dove tutti abbiano gli stessi diritti e gli stessi doveri, dove tutti siano rispettati in quanto persone umane, tutti bisognosi di accoglienza, amore e misericordia, come ci insegnano fra l’altro profeti come Isaia o il libro dell’Apocalisse. Chi e' oppresso non vuole violenza perche' la subisce tutti i giorni. Chi e' oppresso non vuole liberarsi dalla propria oppressione usando violenza ma vuole dire un basta deciso a qualsiasi forma di violenza. Significativa a tale proposito la prima bozza dell’Atto di fede comunista del giugno 1847 dove al punto 14 si afferma che “noi siamo convinti non solo della inutilita', ma perfino del danno di ogni tipo di congiura” accusando di azioni violente proprio la classe capitalista oppressiva a danno del proletariato (Il pensiero socialista 1741-1848, Editori Riuniti, p.1203). Chi e' sfruttato non ha bisogno di violenza per far valere le proprie ragioni che sono la sua unica forza. E’ lo spirito di queste ragioni che sostanzia il termine nonviolenza.

In questo senso la nonviolenza e' parte integrante di tutti quei movimenti che tendono a liberare gli oppressi e la stessa “madre Terra” dalla violenza. La nonviolenza deve essere la musica di fondo che deve accompagnare qualsiasi azione di liberazione dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dalla violenza sulle donne, dalla violenza sulla Madre Terra, dalla violenza della criminalita' organizzata, dalla violenza delle armi e di chi le usa, dalla violenza di chi usa le scoperte mediche a fini privati, dalla violenza razziale, dalla violenza di una informazione menzognera, dalla violenza della pubblicita' che ha oggi particolarmente distrutto la coscienza soprattutto delle giovani generazioni, ecc. ecc.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione filosofica e a quella sulle religioni?

- Giovanni Sarubbi: A me personalmente ha insegnato il senso del limite, il relativismo delle proprie argomentazioni, la necessita' di porsi in ascolto di quello che dicono gli altri per distinguere l’egoismo dal bisogno di fraternita'. Sono questioni valide sia sul piano filosofico che religioso.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?

- Giovanni Sarubbi: Credo sia la naturale evoluzione del cosiddetto “centralismo democratico”, che, come tutti gli ossimori che sono stati trasformati in dottrine o addirittura in norme legali quali articoli di uno statuto di partito politico, finiscono per essere sbilanciati a favore della parte piu' forte dell’ossimoro. Nel caso del “centralismo democratico” quello che e' sempre prevalso nella vita delle organizzazioni che lo hanno adottato e' stato il centralismo a scapito della democrazia. Il metodo del consenso, che, vivaddio, non e' un ossimoro e non bisogna fare voli pindarici per spiegarlo, stimola invece le persone a ricercare quella unita' che e' fondamentale se si vuole favorire il bene comune della societa' e non lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e perche'?

- Giovanni Sarubbi: Per me che vengo dal mondo sindacale lo sciopero rimane la forma di lotta fondamentale.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione e l'addestramento all'azione nonviolenta?

- Giovanni Sarubbi: La nonviolenza non puo' essere qualcosa di astratto che si apprende esclusivamente sui libri. Separare teoria e pratica e' un grave errore perche' cosi' facendo si rischia di trasformare la nonviolenza in qualcosa che per essere praticata ha bisogno di un corso di studio che comprenda il conseguimento di molte lauree. Cosi' facendo non si fa un buon servizio alla nonviolenza e la si condanna alla marginalita' e all'ininfluenza. Martin Luther King prima che come un nonviolento era riconosciuto come uno che si batteva per i diritti dei neri. Oggi si parla di nonviolenza come di un qualche cosa di fine a se stessa, senza contenuti specifici su cui esercitare la propria azione.

Io credo che innanzitutto bisogna partire dalle questioni concrete che si vivono in una collettivita' locale o nazionale che sia. Se c’e' un inquinamento in atto in un territorio bisogna impegnarsi per bloccarlo e bisogna chiamare tutti e tutte a dare il proprio contributo. Nelle azioni concrete che si mettono in atto per realizzare l’obiettivo si applicano i metodi nonviolenti e le forme di lotta nonviolente e si puo' cosi' anche fare formazione, si fa anche studio, si promuovono anche idee ma queste non possono mai essere staccate dalla iniziativa concreta. Martin Luther King o Gandhi credo abbiano fatto cosi'. Oggi in Italia c’e' molta teoria e poca pratica e questo e' un male. Nella mia esperienza vanno sempre unite le iniziative concrete su questioni che riguardano una collettivita' con lo studio del pensiero di chi quelle questioni ha gia' affrontato.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Giovanni Sarubbi: Credo che in Italia l’opera del Centro di ricerca per la pace di Viterbo con il suo bollettino telematico quotidiano sia fondamentale.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di migliori forme di coordinamento? E se si', come?

- Giovanni Sarubbi: Parlare di “movimenti nonviolenti” in modo generico credo sia un errore. In questo momento in Italia non esistono “movimenti nonviolenti” generalizzati su nessuno dei problemi fondamentali che attanagliano la societa' italiana o il mondo intero nel suo complesso. Ci sono varie iniziative in corso, come ad esempio l’iniziativa contro la privatizzazione dell’acqua o varie associazioni che di tanto in tanto promuovono iniziative come fa ad esempio Libera contro la mafia, ma nessuna di queste iniziative ha sfondato a livello di opinione pubblica nazionale come fu con la lotta dei neri d’America per i loro diritti o degli indiani per la loro indipendenza. C’e' un po’ di fumo ma senza arrosto. Anzi in Italia c’e' la meta' della popolazione circa che ha deciso o di non andare piu' a votare o di annullare il proprio voto rinunciando al proprio diritto a fare politica, cioe' a contare nella vita collettiva. La forma nonviolenta di una azione non credo possa essere mai separata dai contenuti concreti e dagli obiettivi che quell’azione si prefigge. Abbiamo avuto a livello mondiale iniziative spacciate per nonviolente, come le cosiddette “rivoluzioni colorate”, che alla fine sono state peggiori del male perche' erano finalizzate a sostituire una oppressione con un'altra. Prima del coordinamento bisogna decidere i contenuti che si vogliono realizzare e dove si vuole andare altrimenti e' pura dissertazione teorica che non serve a nulla. Stesso discorso vale per gli strumenti di comunicazione che sono strettamente legati ai contenuti che si intendono realizzare.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale le sembra che sia la percezione diffusa della nonviolenza oggi in Italia?

- Giovanni Sarubbi: Come su altre questioni anche la nonviolenza sta subendo la fase della strumentalizzazione che accennavo in relazione alle cosiddette “rivoluzioni colorate”. La nonviolenza in Italia credo sia percepita come una bella utopia impossibile da realizzare e per l’insipienza di chi si dice nonviolento una dottrina per pochi eletti difficile da praticare.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative intraprendere perche' vi sia da parte dell'opinione pubblica una percezione corretta e una conoscenza adeguata della nonviolenza?

- Giovanni Sarubbi: Occorre mettere al centro i contenuti concreti su cui esercitare i metodi nonviolenti. Senza contenuti non c’e' nulla.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Giovanni Sarubbi: Sono direttore del sito www.ildialogo.org, ho 59 anni, sono lucano di nascita e napoletano di adozione, ho un diploma in Teologia presso la Facolta' Valdese di Teologia di Roma. Ho partecipato a vari libri con piu' autori e ho scritto per molte riviste nazionali sui temi della pace e del dialogo interreligioso. Curo la giornata del dialogo cristiano-islamico, giunta alla sua nona edizione del prossimo 27 ottobre 2010. Per la Emi ho scritto il libro Spirito per la collana Le parole delle fedi.
 
5. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 

Sostenere finanziariamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

6. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"

 
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
 
7. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Riletture
- Herbert Marcuse, Ragione e rivoluzione, Il Mulino, Bologna 1966, 1974, pp. 484.
- Herbert Marcuse, Eros e civilta', Einaudi, Torino 1964, 1974, pp. 288.
- Herbert Marcuse, L'uomo a una dimensione, Einaudi, Torino 1967, 1975, pp. 272.
 
8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
9. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 307 dell'8 settembre 2010
 
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
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