Telegrammi. 306
- Subject: Telegrammi. 306
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 7 Sep 2010 00:45:13 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 306 del 7 settembre 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero:
1. Verdiana
Grossi: Bertha von Suttner
2.
Anna Baluganti: Rimettere in piedi il mondo
3. Per
sostenere il Movimento Nonviolento
4.
"Azione nonviolenta"
5.
Segnalazioni librarie
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento 7. Per saperne di piu'
1.
VERDIANA GROSSI: BERTHA VON SUTTNER [Riproponendo il seguente testo di Verdiana Grossi, "Convinzione e coerenza: uno stile di vita. Le origini di 'Giu' le armi!' di Bertha von Suttner attraverso le sue peregrinazioni" (1), nuovamente ringraziamo Francesco Pistolato, curatore del libro Per un'idea di pace, Cleup, Padova 2006 (ove il testo di seguito riportato si trova alle pp. 213-224), per avercelo messo a disposizione. Verdiana Grossi insegna presso la facolta' di psicologia e di scienze dell'educazione dell'Universita' di Ginevra; formatasi negli Stati Uniti e in Svizzera, e' membro di diverse istituzioni internazionali legate agli studi di pace e ai diritti umani e consulente storica dell'International peace bureau di Ginevra. Tra le opere di Verdiana Grossi: Le pacifisme europeen, Bruylant, 1998. Bertha
von Suttner, 1843-1914, scrittrice, straordinaria militante pacifista, premio
Nobel per la pace nel 1905. Opere di Bertha von Suttner: Giu' le armi, Edizioni
Gruppo Abele, Torino 1989; Abbasso le armi! Storia di una vita, Centro stampa
Cavallermaggiore (Torino) 1996. Opere su Bertha von Suttner: Nicola Sinopoli,
Una donna per la pace, Fratelli Palombi, Roma 1986. Su Bertha von Suttner
segnaliamo anche i testi di Marta Galli (comprensivo di un'utile sitografia) e
di Rosangela Pesenti apparsi rispettivamente nei nn. 850 e 845 de "La
nonviolenza e' in cammino"] Nel 2005
si celebra non solo il centenario del conferimento del Nobel per la Pace a
Bertha von Suttner, ma anche i cento anni della teoria della relativita'
ristretta di Albert Einstein. Nel 1905 Bertha von Suttner aveva 62 anni,
Einstein 26. Bertha von Suttner non vide lo scoppio della prima guerra mondiale
(mori' una settimana prima), ne' tantomeno la seconda e l'era atomica, ma si
rese conto che la futura guerra sarebbe stata la piu' terribile che l'umanita'
avesse mai conosciuta. Einstein
vide ambedue le guerre mondiali. Esse
influenzarono profondamente il suo destino personale, ed egli constato'
tristemente l'irreversibile potere distruttivo delle armi nucleari. Queste due
personalita' straordinarie condivisero una profonda preoccupazione in merito
alla pace e al destino della razza umana. Ambedue sono per noi una fonte di
ispirazione all'inizio del XXI secolo, segnato come il precedente
dall'interminabile calamita' delle guerre. Commemorare
gli eventi significa anche valutare l'impatto sociale di una causa, il suo
sorgere e gli atti che provoco'. Se questi ultimi sono stati buoni, allora
continuano ad avere effetti positive su tutta l'umanita'. Ripercorreremo allora
qui l'opera capitale di Bertha von Suttner: Giu' le armi!, risalendo alle sue
origini e valutando il suo impatto storico fino ad oggi. Verso la
fine della sua vita, Bertha von Suttner decise di scrivere le sue memorie,
poiche' era convinta di aver fatto qualcosa che valesse la pena di essere
raccontata. Ella non si era limitata ad incontrare importanti personaggi, ma
aveva anche partecipato "a un movimento che si era sviluppato fino ad assumere
importanza storica" (2). Il movimento pacifista le dette anche "molti spunti per
comprendere le questioni politiche" del suo tempo. I due volumi sulla sua vita,
insieme a molti libri e a centinaia di articoli che scrisse e alla
corrispondenza con persone di tutto il mondo, sono una fonte storica
incomparabile per studiosi e giornalisti. Essi rispecchiano la vita di una donna
che divenne una leader grazie alle sue qualita' di ostinazione, perseveranza e
spirito d'iniziativa. La si poteva deridere, ammirare o odiare, ma non era
possibile rimanere indifferenti di fronte a lei. Con il suo libro ella divenne
infatti un simbolo del movimento pacifista, e l'attivismo svolse un ruolo
centrale nella seconda parte della sua vita. Soprattutto, scrisse cosa ella era,
cosa provava e cosa sapeva. Di lignaggio aristocratico, fu in un certo senso
ripudiata dalla sua famiglia, e senti' di non appartenere a quel mondo, anche se
in esso si sentiva perfettamente a suo agio. Creo' un mito personale di donna
molto intelligente, grande lavoratrice, che viveva in un ambiente maschile, che
la ammetteva nel suo ambito, la ascoltava e la accettava. Ancora oggi Bertha von
Suttner attira l'interesse dei lettori, anche se le sue parole profetiche "Giu'
le armi!" (Die Waffen nieder!) continuano ad essere difficili da mettere in
pratica. * Le
origini di Die Waffen nieder! Bertha
von Suttner entro' nel movimento che avrebbe contribuito a modellare, e di cui
sarebbe divenuta leader indiscussa, presentando come garanzia di sincero impegno
per la pace il suo romanzo Die Waffen nieder! A prima
vista, nulla sembrava predisporre Bertha Felicita Sophia contessa Kinsky von
Chinic und Tettau a divenire una delle maggiori pioniere del movimento
internazionale della pace prima della prima guerra mondiale. Il suo nobile
lignaggio, la sua formazione e il contesto sociale in cui era cresciuta
l'avrebbero probabilmente resa un'impeccabile giovane nobildonna, se si fosse
sottomessa alle convenzioni sociali della sua epoca. Ma lei non si sottomise.
Per molti versi era una ribelle moderna e un tipo nuovo di donna: si rifiuto' di
sposarsi se non per amore, si sposo' con un uomo piu' giovane e dovette lavorare
per mantenersi e impegnarsi a fondo per raggiungere i suoi obiettivi (3). La
pace non fu pero' per lei una scelta ovvia. Quando aveva 23 anni infatti la
guerra austro-prussiana non la turbo' particolarmente e fu solo in eta' matura
(aveva 46 anni) che scrisse il suo famoso romanzo (4). Bertha
Sofia Felicita von Kinsky era nata a Praga nel 1843. Suo padre, Franz Joseph
conte Kinsky von Chinic und Tettau, era un luogotenente feldmaresciallo e
ciambellano real-imperiale in pensione, morto all'eta' di 75 anni, prima che
Bertha nascesse. Ella crebbe in un ambiente in cui una carriera militare
costituiva un prerequisito per avere successo in societa'. La famiglia si
sposto' a Bruenn, la capitale della Moravia, ove Bertha ricevette una solida
educazione intellettuale, che le tornera' utile all'eta' di 30 anni, quando
ancora non si era sposata. Oltre a padroneggiare la sua lingua madre, il
tedesco, imparo' perfettamente il francese, l'italiano, l'inglese, sapeva
suonare il pianoforte, cantare, e anche disegnare e dipingere. Dopo aver rotto
tre fidanzamenti, lavoro' come istitutrice e dama di compagnia delle quattro
figlie del barone Karl von Suttner. Allora la famiglia occupava un palazzo della
Canovastrasse di Vienna. La sua occupazione le piaceva, ma si innamoro' del
figlio piu' giovane, Arthur Gundaccar, e dovette
andarsene. Tramite
un annuncio trovo' poi un impiego come segretaria presso Alfred Nobel, e lavoro'
presso di lui a Parigi per breve tempo. Torno' poi a Vienna per sposare
segretamente l'uomo che amava. La coppia si trasferi' nel Caucaso, dall'estate
del 1876 al 1885, ove viveva la principessa Ekatarina di Mingrelia, loro amica.
Dopo lo scoppio della guerra russo-turca del 1877, il Caucaso si trovo' in
guerra, e Kutais fu invasa dai turchi. Sperimento' cosi' le tensioni politiche
tra Costantinopoli, Vienna e Londra, e il fatto che l'impero austro-ungarico
sostenesse la Turchia contro la Russia, rese probabilmente il loro paese natale
sempre piu' inviso alla coppia (5). Vissero la' per nove anni, mantenendosi come
scrittori e giornalisti. Scrissero sei libri e molti articoli. Lei dette anche
lezioni di piano, di lingua e di disegno. Anche se la loro vita in quegli anni
di esilio non era facile, seppero farne buon uso. Bertha von Suttner miglioro'
la sua abilita' di scrittrice e giornalista, e rafforzo' il suo carattere, anche
perche', per far accettare in Austria i suoi articoli, e poi anche per essere
pagata, doveva insistere e persino litigare. Quegli anni pero' offrirono alla
coppia la possibilita' di leggere, pensare, scrivere e studiare scienze,
filosofia e storia, e di seguire gli eventi al crocevia fra tre imperi:
l'ottomano, il russo e l'austro-ungarico. Fu per loro una scuola eccellente: di
diplomazia, di solitudine e di vita. Bertha von Suttner si servira' di questa
esperienza piu' tardi, quando si trovera' a contatto con il mondo della
diplomazia, in particolare alle Conferenze de L'Aja del 1899 e del
1907. Tornati
a Vienna, ricevettero il perdono e poterono godere di un certo grado di
accettazione da parte della famiglia. Furono poi in grado di ricominciare una
nuova vita di scrittura e viaggi. Si recarono a Parigi, ove Bertha von Suttner,
in casa di Alfred Daudet, senti' per la prima volta parlare dell'esistenza della
International Arbitration and Peace Association. Rimase affascinata dall'idea.
Tornata in Austria comincio' a raccogliere materiali sulla guerra, per scrivere
un romanzo che descrivesse le sofferenze sul campo di battaglia. Si mise a
leggere sulle atrocita' della guerra, incontro' generali, studio' cifre e
bilanci dell'esercito. Apprese i dettagli del lavoro della Croce Rossa, e in un
secondo momento avvio' una corrispondenza con Henri Dunant. Con l'aiuto di altre
donne contribui' alla riabilitazione di Dunant, il quale nel 1901 ottenne,
insieme con Frederic Passy, il Premio Nobel per la Pace, riconoscimento che fu
istituito grazie all'influenza personale esercitata da Bertha von Suttner su
Alfred Nobel e ad un'opera di convincimento di due anni. Il
romanzo Die Waffen nieder! fu pubblicato nel 1889, nel momento giusto e in un
contesto favorevole. Innanzitutto c'erano le celebrazioni del primo centenario
della rivoluzione francese, con molti festeggiamenti e l'esposizione universale
a Parigi. In secondo luogo, era stato convocato il primo Congresso Universale
della Pace, un'opportunita' per tutti i pacifisti del mondo di incontrarsi, e
anche per i parlamentari, che costituirono l'Unione Interparlamentare. Questi
due movimenti, quello popolare e quello politico, evolveranno parallelamente per
alcuni anni. A Parigi nacque dunque un movimento pacifista organizzato. Pertanto
Die Waffen nieder! comparve in un contesto generale estremamente favorevole, e
questo ne determino' il successo. Nella sua introduzione all'edizione francese,
il capitano francese Gaston Moch sottolineo' l'elogio ufficiale che ne aveva
fatto il Ministro delle Finanze Dunajewski il 18 aprile 1890: "Signori,
prendetevi alcune ore di tempo per leggere Die Waffen nieder!. Vergogna a tutti
quelli che, avendolo letto, si sentono ancora in grado di muovere guerra!"
(6). Il libro
divenne un bestseller del pacifismo, spesso paragonato a La capanna dello zio
Tom di Harriet Beecher Stowe per l'abolizione della schiavitu' (7) o al Ricordo
di Solferino di Henri Dunant per la causa della Croce Rossa. Fu tradotto in 20
lingue, anche in retoromanzo, lingua parlata solo da 40.000 abitanti delle Alpi
(8). Benche' si tratti di un romanzo, esso prende ispirazione dalla vita stessa
di Bertha von Suttner e dalla sua esperienza in Europa centrale, dalla vita
nella capitale Vienna e nel remoto Caucaso. Parigi aggiunge al romanzo la
dimensione intellettuale de "la ville lumiere". * Viaggi e
attivismo I viaggi
della seconda parte della sua vita furono dedicati alla diffusione delle idee di
pace. Bertha von Suttner era consapevole della sua capacita' di influenzare la
pubblica opinione e di fornire cosi' un contributo personale. Da giornalista e
scrittrice di successo, poteva servirsi dei suoi contatti sociali per
indirizzarsi alle societa' viennese e berlinese. Nel 1891 fondo', la
Oesterreichische Friedensgesellschaft, appena prima di partire per Roma per il
terzo Congresso Universale della Pace, ove per la prima volta parlo' in
Campidoglio. Da quel momento in poi dedico' tutte le sue energie per fondare nel
1892 il Bureau international de la paix, di cui fu nominata vice-presidente, la
Deutsche Friedensgesellschaft e il mensile "Die Waffen nieder!", di cui divenne
l'editrice. Nello stesso tempo continuava a coltivare la speranza che le
Conferenze interparlamentari e i Congressi universali sulla pace cooperassero,
anche tenendo i loro incontri contemporaneamente e nello stesso luogo. La sua
rivista intendeva essere l'organo ufficiale delle Conferenze interparlamentari e
del Bureau international de la paix di Berna, e delle Societa' della pace di
Vienna e Berlino. A causa di difficolta' finanziarie pero', le pubblicazioni
della rivista vennero interrotte nel 1899. In ogni caso, il fatto di farsi
carico di un movimento agli inizi dimostra il suo acuto senso politico e
strategico. Il suo grande sforzo fu di unire e rafforzare un movimento che aveva
grande bisogno di coesione. La sua
precedente esperienza nel Caucaso le aveva permesso di acquisire un'ottica
concreta e originale della politica europea e l'aveva aiutata a forgiare le sue
idee politiche e sociali. Il suo compito consisteva nel convincere le classi
dominanti, in particolare re, regine, imperatori e imperatrici, di schierarsi
con la causa della pace. Qualche risultato lo ottenne, ma insufficiente per
bloccare il montante nazionalismo estremo e l'aggressivita' delle politiche
imperialistiche. Nel 1898
contribui' a convincere lo zar Nicola II ad invitare i governi dei paesi
industriali a partecipare ad una conferenza internazionale sul disarmo e sulla
pace, che si tenne a L'Aja tra il maggio e il giugno 1899. I pacifisti accolsero
la notizia con soddisfazione: finalmente i governi cominciavano a mostrare
interesse per le loro idee. Una delegazione del Bureau international de la paix
rappresento' il movimento per la pace a L'Aja. La baronessa von Suttner aveva
l'incarico di occuparsi dei comunicati stampa. Il delegato americano a L'Aja,
Andrew D. White, scrisse nella sua Autobiografia che "i pacifisti di tutte le
nazioni" erano rappresentati in gran numero. Particolare impressione gli avevano
fatto la baronessa von Suttner, autrice di Die Waffen nieder! e il pacifista
William Stead (9), tra i pacifisti e giornalisti piu' attivi fra quelli presenti
a L'Aja. Stead utilizzo' le colonne del quotidiano locale, il "Dagblad", per
mantenere vivo l'interesse dei delegati, scrisse articoli per il "Manchester
Guardian" e invio' un resoconto settimanale negli Stati Uniti, che veniva
diffuso da New York a San Francisco. La sua speranza era che la Conferenza de
L'Aja divenisse permanente e costituisse la base di un parlamento
universale. Bertha
von Suttner divenne una delle piu' famose personalita' "non ufficiali" presenti
a L'Aja e rappresento' il Bureau international de la paix con Frederic Passy.
Riusci' a convincere uno degli sponsor, il conte Gurowski, a prendere in affitto
una villa a Scheveningue, dal 30 maggio al 30 giugno 1899. In essa ella
ricevette sia i delegati che i pacifisti di tutto il mondo (10). Ciascuno degli
ospiti doveva registrare una frase su un fonografo... L'atmosfera era
internazionale e molto promettente. La delusione arrivo' pero' dalla delegazione
tedesca, che si rifiuto' di sottomettere le eventuali dispute ad un arbitrato
obbligatorio. Fra gli altri pacifisti presenti a L'Aja vi erano il
medico-fisiologo francese Charles Richet, il sociologo russo Jean Novicow, il
banchiere polacco Jean de Bloch, autore di sette volumi sulla guerra futura, e
il pittore britannico cosmopolita Felix Moscheles, dell'International Peace and
Arbitration Association. Quest'ultimo osservo' che, per la prima volta, ogni
giorno gli veniva richiesta la sua opinione su argomenti relativi al movimento
per la pace, e che piu' di una volta si senti' trattato con rispetto
(11). Poco
dopo la Conferenza de L'Aja pero', la scena internazionale fu occupata dallo
scoppio di una serie di guerre: la guerra boera (1900), la spedizione cinese
(1902), la guerra russo-giapponese (1905), la crisi del Marocco (1906), ecc. Nel
1907 molte illusioni erano svanite e la partecipazione dei pacifisti alla
seconda Conferenza de L'Aja fu limitata. Le notizie si potevano leggere sui
giornali, senza bisogno di recarsi a L'Aja (12). Bertha
von Suttner tuttavia partecipo' nel 1902 alla costituzione dell'Istituto della
pace di Monaco e del Museo della guerra e della pace di Lucerna, viaggio' in
lungo e in largo e incontro' molti dei leader del tempo: Edoardo VII, la regina
Guglielmina, Theodor Roosevelt, ecc. Sapeva che se voleva essere ascoltata, era
necessario che si rivolgesse ai politici. Pertanto si servi' di tutta
l'influenza di cui disponeva per attirare la loro attenzione verso la pace.
Viaggio' molto negli Stati Uniti, dapprima nel 1904, e poi nel 1912, quando
riusci' a parlare a piu' di ventimila persone in una serie di incontri in varie
parti del paese. Aveva 69 anni, ed era mossa dal dovere che avvertiva di
orientare l'opinione pubblica contro la guerra. Bertha
von Suttner possedeva di certo una mente politica, pragmatica e tattica, ed era
conscia dell'impatto che i media possono avere sull'opinione pubblica. Sapeva
anche che il movimento per la pace aveva bisogno di finanziamenti. Il suo
stretto rapporto con Alfred Nobel, con il conte Gurowski e con Andrew Carnegie
evidenzia questa sua consapevolezza. Come detto, si servi' di un fonografo a
L'Aja, scrisse molti articoli per la sua rivista "Die Waffen nieder!", tenne
conferenze in giro per l'Europa e negli Stati Uniti, e invito' i musicisti a
scrivere una musica che fosse "semplice, ritmica, come la Marsigliese, o l'inno
nazionale austriaco", poiche' "non sono i musicisti del conservatorio che
vogliamo influenzare, ma i popoli" (13). Si impegno' anche perche' venisse
prodotta una pittura che mostrasse gli orrori della guerra, in modo tale da
scioccare il pubblico. A convincerla di questa importanza della pittura e delle
immagini (14) fu il suo incontro con il pittore russo Vaseli Werestchaguine a
Vienna. Ella tento' di acquisire la collaborazione di Werestchaguine a "Waffen
nieder!". Fu K. W. Diefenbach, con il suo "Per Aspera ad Astra", a fornirle un
contributo per la rivista (15). E'
interessante notare che dal 1909 in poi Bertha von Suttner si concentro' sulla
produzione di immagini e film per propagandare la pace. La versione
cinematografica del romanzo Die Waffen nieder!, appena prima dello scoppio della
prima guerra mondiale, aveva anche lo scopo di dare impeto alla propaganda
pacifista. Il film e' stato proiettato in occasione del centocinquantesimo
anniversario della nascita di Bertha von Suttner presso le Nazioni Unite a
Ginevra nel giugno 1993 (16). In quell'occasione si vide che il film era
piuttosto statico e non produceva l'impatto emozionale generato dal testo
originale (17). * L'attualita'
del messaggio di Bertha von Suttner Molti
movimenti femminili ricordano oggi Bertha von Suttner. Ma le donne possono
effettivamente identificarsi con lei? La risposta e' complessa. Considerando le
cose dal punto di vista di oggi, la personalita' di Bertha von Suttner occupa un
posto speciale nel contesto delle donne del suo tempo. Non sostenne direttamente
il movimento femminile, ma segui' le sue attivita' con interesse e le
incoraggio' (18). Talvolta ebbe l'impressione che le donne non lavorassero per
la pace in modo adeguato, e disapprovo' gli intrighi presenti in quei movimenti.
Benche' molte donne la ammirassero, soprattutto nei paesi scandinavi, quando
ricevette il Premio Nobel per la Pace e fece i suoi viaggi in giro per gli Stati
Uniti, Bertha von Suttner era una donna che operava a titolo individuale, al di
fuori dei movimenti femminili e al servizio di un movimento che le dava la
liberta' e l'indipendenza di promuovere "Die Waffen nieder!" e l'ideologia
pacifista. Forse
Bertha von Suttner era piu' una mente politica che pensava di non aver bisogno
di guadagnare diritti politici poiche', in un certo senso, li possedeva gia',
anche se in modo informale. Occupava una posizione privilegiata. Era accettata
come unica donna in un mondo di uomini. Partecipava come gli uomini a molti
eventi ufficiali, come la Conferenza de L'Aja, ove aveva lo status speciale di
giornalista, che aveva acquisito fondando la rivista "Die Waffen nieder!", che
aveva anche lo scopo di appoggiare l'Unione Interparlamentare e i Congressi
Universali della Pace. L'aver iniziato la sua carriera di pacifista al
Campidoglio di Roma, ove per la prima volta aveva tenuto un discorso, le
conferi' il coraggio e probabilmente l'autostima e la fiducia. Da quel momento
era diventata uno dei conferenzieri piu' famosi del suo tempo, riconosciuta come
scrittrice di livello e leader pacifista. Se
esaminiamo i risultati di un sondaggio condotto da un quotidiano tedesco sui
propri lettori del 1903, per verificare chi fosse la donna piu' famosa, troviamo
che Bertha von Suttner risulto' prima, con 154 voti, seguita dalla regina Carmen
Sylva di Romania (142), le attrici Sarah Bernardt (139) e Eleonora Duse (132), e
la scrittrice austriaca Maria Ebner-Eschenbach (74) (19). Bertha von Suttner non
aveva pero' solo ammiratori, ma anche molti nemici, che ne facevano il bersaglio
di riviste e quotidiani: Bertha die Judin, Friedens Bertha, Friedens Furie! Ad
esempio, l'allieva di Sigmund Freud, Helene Deutsch, ne fece un ritratto
estremamente negativo: "Aggressiva, ambiziosa, Bertha von Suttner non si concede
mai riposo, e non assomiglia all'immagine, che si potrebbe avere, di una dolce
signora influenzata dalla pace che pratica; l'esame psicoanalitico della sua
personalita' mostra che il suo lottare per la pace non e' altro che una reazione
alla propria aggressivita'..." E la Deutsch continuava, argomentando che la von
Suttner trascurava o non riconosceva la lotta delle altre donne, in particolare
quelle aderenti al movimento socialista, come Rosa Luxemburg (20), cui Helene
Deutsch era vicina. Bertha
von Suttner era presa dalla sua missione di pace e fino alla fine della sua vita
continuo' a scrivere e a tenere conferenze. Addirittura col passare degli anni
il suo impegno aumento'. Dopo la morte del marito, avvenuta il 10 dicembre 1902,
le sue attivita' pacifiste si intensificarono. Nel testamento Arthur Gundaccar
von Suttner le chiedeva di "contribuire, nei limiti delle sue forze, a
migliorare il mondo, a partecipare alla lotta per il bene, a far risplendere,
inestinguibile, la torcia della verita'" (21). Cosi'
Bertha von Suttner continuava a scrivere instancabilmente, cercando di
anticipare il futuro e di trasmettere il suo pensiero e il suo messaggio alla
posterita': "E' agli esseri umani che ancora devono nascere che si indirizza il
lavoro di noi che moriremo tra non molto. A loro affidiamo la nostra anima.
Nascituri te salutant" (22). Bertha
von Suttner e' di fatto un personaggio che sfugge ad ogni classificazione. Vi
sono un centinaio di descrizioni della sua vita, che ha attratto l'attenzione di
eminenti storici e scrittori. La mostra organizzata dal Ministero degli Affari
Esteri austriaco in occasione dei cento anni del conferimento del Premio Nobel
per la Pace, rappresenta dettagliatamente la vita della donna che viene
ricordata oggi. L'aspetto
che forse piu' colpisce quando si esamina la sua vita, e' come i contemporanei
reagirono nei suoi confronti. Nessuno rimaneva indifferente. Chi la incontrava,
provava subito un senso di rispetto. Gli uomini della sua cerchia - un'elite di
pacifisti europei, tra cui generali, diplomatici e parlamentari - l'ammiravano
molto. I gruppi socialisti la rifiutavano, vedendo in lei il leader di un
movimento che anch'essi avrebbero voluto inglobare, quello dei pacifisti; i
socialisti tuttavia sottolineavano che per raggiungere la pace era necessario
innanzitutto realizzare cambiamenti sociali, di cui la von Suttner non teneva
conto. Ella si identificava intellettualmente piu' con il positivismo e con il
progresso della natura umana, che non con le teorie rivoluzionarie. Cio' spiega
forse perche' enfatizzasse le qualita' di umanita', di abnegazione, e la
convinzione di stare lottando per la giustizia e la cultura. Il suo approccio
mostra chiaramente quali fossero le sue priorita', cioe' prima il disarmo, poi
il miglioramento delle condizioni sociali: "Noi non diciamo che debba accadere
questo o quello, o che questa o quella classe debba prendere il potere, e cosi'
la guerra scomparira' sicuramente, o magari spontaneamente; diciamo invece:
prima bisogna liberare il mondo dalla minaccia della guerra e della corsa agli
armamenti, poi si potranno risolvere piu' facilmente ed equamente le altre
questioni sociali" (23). Probabilmente
la sua opinione non era sbagliata. Il disarmo potrebbe portare anche ad una
migliore distribuzione del benessere all'interno della societa' e a meno
miseria, meno fame, meno analfabetismo. Riformista
moderata, accentro' la sua attenzione sulla strategia e suoi metodi per
raggiungere la pace: disarmo, limitazione delle armi, arbitrato e federazione
tra stati, cooperazione e sviluppo, anziche' sfruttamento: queste erano le vie
secondo Bertha von Suttner per ottenere la pace. Cosa
farebbe oggi Bertha von Suttner? Probabilmente
difenderebbe le stesse cause di allora, ma vi includerebbe lo sviluppo di una
cultura di pace e di nonviolenza, la difesa dei diritti umani, la limitazione
delle armi e il controllo delle armi leggere, la sicurezza umana e altri aspetti
del dibattito attuale. Sarebbe a favore dell'Agenda per il Millennio delle
Nazioni Unite, ne sosterrebbe le idee, si opporrebbe agli stereotipi e all'odio,
a favore della giustizia sociale e della pace. Cosa
direbbe oggi Bertha von Suttner? Non
arrendetevi! Mantenetevi saldi sulle vostre idee e lavorate duramente, piu' che
potete, per farle vivere. Direbbe
che l'idea dell'Europa e' necessaria, ma non sufficiente, poiche' tutte le
persone sono legate dalla stessa consapevolezza di appartenere ad una medesima
umanita'. Bertha von Suttner vedeva la pace del mondo minacciata da molti
pericoli, tra cui quello dell'americanizzazione globale: "un fenomeno ravvisato
da alcuni dei nostri contemporanei piu' perspicaci. Qual e' la necessita' per
gli uni di essere assorbiti dagli altri? Non e' meglio che le culture si
compenetrino l'un l'altra e che si viva insieme, dopo aver realizzato un'unita'
al maggior livello possibile? Questo e' lo scopo della societa' umana che lavora
per il progresso" (24). Pochi
giorni prima della sua morte, avvenuta il 24 giugno 1914, lo scrittore Stefan
Zweig la incontro' per le strade di Vienna. Lei lo supplico' di fare qualcosa
per prevenire lo scoppio della guerra (25). La
vecchia baronessa von Suttner aveva sicuramente ragione. I suoi ultimi giorni
furono senza dubbio tragici. Malata di cancro, sentiva probabilmente l'urgenza
di agire di nuovo per prevenire lo scoppio di una guerra imminente. "Giu' le
armi!", lo slogan del suo attivismo pacifico si rivelo' una missione impossibile
da compiersi in un contesto nazionalistico, militarista e imperialista. Poco
prima della sua morte aveva gia' previsto che le nuove guerre sarebbero state
piu' distruttive che mai... Nell'aprile
del 1918 Stefan Zweig, che in qualche modo avvertiva l'obbligo morale di
sostenere il testamento pacifista di Bertha von Suttner, tenne un discorso al
Congresso Internazionale delle Donne a Berna. A proposito di Die Waffen nieder!
disse: "La sua vita dimostra che lei viveva con coerenza la sua convinzione e
che la sua convinzione era la sua vita" (26). Era una
donna animata da una sola idea, in definitiva, ma per essa lavoro'
instancabilmente. Gli
archivi della Lega delle Nazioni presso la sede della Nazioni Unite di Ginevra,
custodiscono il suo prezioso testamento, una delle piu' prestigiose fonti per la
storia della pace prima dello scoppio della guerra nel 1914: la corrispondenza,
i diari, i romanzi, le riviste e la collezione Suttner/Fried, cui vanno aggiunti
gli archivi del Bureau international de la paix, di cui Bertha von Suttner era
presidente onorario, e per la cui esistenza combatte' con grande
energia. E'
responsabilita' di tutti noi, funzionari internazionali, diplomatici, studiosi e
cittadini, di mantenere viva la memoria di coloro che operano per il bene comune
e il futuro dell'umanita'. E' responsabilita' nostra sviluppare strategie per
promuovere e difendere la pace in tutto il mondo. Come ha scritto il Ministro
degli Affari Esteri austriaco Ursula Plasnik: "Bertha von Suttner non e' vissuta
abbastanza a lungo per essere testimone delle guerre del XX secolo. Noi che
sappiamo quali esperienze terribili siano state questi conflitti, abbiamo il
dovere di ricordare e di continuare l'opera della sua vita"
(27). * Note 1.
Questo testo trae ispirazione da due conferenze tenute dall'autrice
all'inaugurazione della mostra Bertha von Suttner, una vita per la pace,
organizzate dal Ministero degli Affari Esteri austriaco, per celebrare il
centesimo anniversario del conferimento del Premio Nobel per la Pace a Bertha
von Suttner: la prima presso l'Universita' di Udine, a Palazzo Antonini,
inaugurata il 13 aprile 2005, e la seconda presso la sede dell'Onu a Ginevra,
sotto gli auspici della Missione austriaca e di altre missioni permanenti,
aperta il 6 dicembre 2005. 2.
B. v. Suttner, Memoirs of Bertha von Suttner, vol. I, Boston-London, Ginn and
Co. 1910, p. 3. 3.
Si veda il libro di C. Goetz, Die Rebellin Bertha von Suttner: Botschaften fuer
unsere Zeit, Elsdorf, Klein und
Elsinger 1996. 4. B. v.
Suttner, Memoirs, op. cit., pp. 134-135. 5. Per
il periodo trascorso da Bertha von Suttner nel Caucaso, si veda M. Enichlmair,
Abenteuerin Bertha von Suttner. Die
unbekannten Georgien-Jahre 1876 bis 1885, Wien, Roessner 2005, pp.
111-112. 6.
Citazione di G. Moch in: Baronne de Suttner, Bas les armes! con una prefazione
di M. G. Moch, Paris, Charpentier 1908, p. II. 7.
Cfr. R. Braker , Weapons of Women Writers. Bertha von Suttner's Die Waffen
Nieder! as Political Literature in the Tradition of Harriet Beecher Stowe's
Uncle Tom's Cabin, "Austrian Culture", vol. 16, New York, Peter Lang
1995. 8. Il
romanzo e' stato appena tradotto in giapponese da Kazuyo Yamane et al., Yokohama
New Town, Kochi City. 9.
Autobiography of Andrew Dickson White, vol. II, New York, The Century 1905, p.
260. 10.
Kongelige Bibliotek, Copenhague, Frederik Bajer papers, von Suttner to Bajer, 30
marzo 1899. 11.
F. Moscheles, "Impression at The Hague", in A History of the Peace Conference at
the Hague, London, Alexander, p.
11. 12.
IPB, Suttner/Fried correspondance (S/F), Moch to Fried, 13 luglio
1907. 13.
Bajer Papers, von Suttner to Bajer, 3 settemre 1900. 14.
B. v. Suttner, Memoiren von Bertha von Suttner, Stuttgart, Deutscher Verlag
1909, pp. 280-286. 15.
Die Waffen nieder, 1893, p. 94. 16.
Die Waffen nieder. Bas
les armes. Lay
down your Arms. Bertha von Suttner (1843-1914) and other Women in Pursuit of
Peace. Geneva, United Nations 1993. 17. Si
tratta di un film prodotto dalla Nordisk Films e diretto da Dane Holge Madsen.
E' reperibile presso il Danish Film Museum. 18.
Si veda il suo articolo: Die Friedensbewegung und die Frauen, in "Die Waffen
nieder! Monatschrift zur Forderung der Friedensbewegung", IV Jahrgang, 1895, pp.
254-257. 19.
"La paix par le droit", n. 8-9,
August-September 1903, pp. 366-367. 20.
H. Deutsch, Autobiographie, Paris, Mercure de France 1986, pp.
128-129. 21.
"Extrait du testament d'A. Gundaccar de Suttner", in Baronne de Suttner, Lettres
a' un mort, Geneve-Paris, Atar. 22.
Ibid., p. 184. 23.
Bertha von Suttner und der Kampf um die Vermeidung des Weltkrieges, I, Zuerich
1917, pp. 19-20,
citato in A. Schou, The Peace Prize, Stockholm, Nobel Foundation 1950, p.
20. 24.
Extrait du testament, op. cit., ibid., p. 175. 25.
S. Zweig, Le monde de hier. Souvenirs d'un Europeen, Paris, Belfond 1982, p.
248. 26. B.
v. Suttner. Katalog
der Sonderaustellung im historischen Museum der Stadt Wien, Wien, Neues Rathaus
1950, p. 20. 2. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. ANNA BALUGANTI: RIMETTERE IN PIEDI IL MONDO [Ringraziamo Anna Baluganti (per contatti: Anna.Baluganti at cgil.lombardia.it) per questo intervento scaturito da una richiesta di intervista sulla nonviolenza oggi in Italia da parte di Paolo Arena e di Marco Graziotti, che anch'essi ringraziamo. Anna Baluganti, femminista, amica della nonviolenza, e' impegnata nel Coordinamento per la pace di Mantova, ed in molte iniziative per la pace e i diritti umani di tutti gli esseri umani]
Ho incontrato la nonviolenza con il Codipax di Mantova, struttura piu' che decennale che ha iniziato con la guerra della ex-Iugoslavia con attivita' di sostegno alle vittime (adozione a distanza di famiglie) e poi con presenze giornaliere in piazza durante le guerra del Golfo, con presidi, raccolta firme, informazione, piccole performance teatrali (avevamo appena conosciuto il Teatro dell’Oppresso...). Contemporaneamente
nasceva l’esigenza di saperne di piu' sulla nonviolenza e allora abbiamo
iniziato a organizzare una serie di incontri di formazione (aperti a tutti
coloro che volevano partecipare) di buon livello direi (Pat Patfoort, Sclavi,
Senor, Scatolero, Salio, Tecchio, Euli, Casa dei Conflitti di Torino...)che ci
ha portato a fare l’esperienza importante dello Sportello di Risoluzione
nonviolenta dei conflitti in convenzione con l’Amministrazione comunale di
Mantova (il metodo usato e'
quello “trasformativo”). La
mia formazione e' dunque basata sulla comunicazione empatica ed efficace
(Palo Alto, Gordon, Rogers, analisi transazionale, Rosemberg, ancora Sclavi,
Bush e Folger, altri). La scelta fatta e' dunque quella di lavorare sul locale, la' dove si e', per costruire cultura della nonviolenza. Abbiamo fatto anche incontri nelle scuole sempre sulla comunicazione e sulla risoluzione dei conflitti. * Ritengo
infatti che, pur non tralasciando l’adesione attiva alle varie campagne
nonviolente, sia importante lavorare sul nostro comportamento e la relazione con gli
altri. La capacita' di ascolto e di accoglienza mi pare essere oggi una della competenze piu' importanti nei vari ambiti della vita relazionale: lavoro, scuola, famiglia, associazioni, amicizia. La complessita' della societa' di oggi ci mette davanti problemi nuovi, i piu' sentiti sono quelli che riguardano la necessita' di far fronte alla insicurezza sul lavoro, sul futuro, sull’ambiente. Tutto questo e' difficile da gestire, provoca sofferenza, incertezza e mancanza di fiducia in se stessi. L'insicurezza
piu' grande sembra essere quella che viene dalla vicinanza con il diverso: il
diverso e' sempre piu' vicino a noi, e' il nostro vicino di casa, il
compagno di scuola dei nostri figli, il negoziante sotto casa, il collega di
lavoro. Bisogna dunque avere la capacita'
di stabilire di volta in volta norme di comportamento e di relazione che
rispettando i bisogni e le aspettative di ciascuno, siano in grado di costruire una nuova
convivenza sociale. Bisogna imparare a conoscere le nostre emozioni e quelle dell’altro, conoscere e ri-conoscere, uscire dalle nostre cornici culturali che ci rassicurano per cambiarle se necessario ed accoglierne di nuove (Marianella Sclavi). * Vorrei rispondere in maniera particolare in merito alla questione pacifismo-nonviolenza-femminismo. C’e'
uno specifico femminile nel pacifismo? Secondo
me si'. Uno sicuramente: la maternita' che vuol dire non solo mettere al mondo figlie e figli ma anche, e soprattutto, assicurare loro una buona condizione di vita. Le donne sanno bene che nessuna madre mette al mondo un figlio per mandarlo a morire in guerra. Tanto amore, tanta fatica, tanto tempo, tanto di tutto richiede far nascere e crescere un figlio/a; il destino che ogni madre pensa per lui/lei e' il migliore, e quindi non la guerra. Ma c’e' di piu'. C’e',
nelle donne, maggiore dimestichezza con il “corpo indifeso”. Nostra e' la
cura dei neonati, dei malati, cosi' come, almeno una volta, dei morti. A noi
tocca curare le ferite e risanare i corpi. Ricordo
quanto scritto da Alessandra Bocchetti ( Centro Virginia Woolf di Roma) a
proposito delle donne di Beirut. L’articolo
pubblicato a suo tempo dal "Manifesto" si intitolava “A chi tocca pulire il
mondo“. La Bocchetti era rimasta colpita da fatto che ogni tanto, nella Beirut
distrutta dai combattimenti, dai palazzi mezzo crollati, si potesse vedere una
donna che sbatteva i tappeti dalla finestra. Nostro e'
il compito di rimettere in piedi il mondo, di mettere una parvenza di normalita'
nella realta' sconvolta dalla crisi. Portare ordine in mezzo al caos; fare un gesto sensato dove non sembra esserci piu' alcuna ragione. Cosi'
ho letto le immagini che ripetutamente i media ci hanno trasmesso sull’ultimo conflitto in
Kosovo. Cullare
i bambini, lavare i panni mi sono sembrati gli unici gesti “sensati”, l’unico
tentativo di riportare una quotidianita' accettabile nella realta' sconvolta
dalla guerra. Non credo che questo sia poco ne' cosa minore. Penelope
accompagna Telemaco sulla riva del mare e
li' si ferma; Ulisse va per mare. Mi
pare la parabola perfetta del senso del limite. Chi si cura del benessere di chi
le sta intorno, chi conserva, chi ragiona, chi sa fermarsi e' contro la
guerra. La
mediazione, il tenere insieme sono l’opposto della lotta, del dividere, del distruggere. Di contro all’arroganza del potere, al “mostrare i muscoli” tipico del comportamento maschile, dobbiamo cominciare, tutti, uomini e donne ad usare modalita' nuove di rapporto; comprendere, essere solidali, accettare la sconfitta, attendere, fermarsi. Sono solo alcuni suggerimenti per andare avanti con la cultura della pace. 3. APPELLI.
PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Sostenere finanziariamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia. Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
4. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA" "Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata
da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle
tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail:
an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto
"copia di 'Azione nonviolenta'". 5. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Maurilio Adriani (a cura di), I grandi utopisti, Edipem, Novara 1975, pp.
II + 268.
- Leone Bortone (a cura di), L'utopia, Loescher, Torino 1957, 1976, pp. XX
+ 186.
- Giovanna Pezzuoli, Prigioniera in Utopia. La condizione della donna nel
pensiero degli utopisti, Edizioni il Formichiere, Milano 1978, pp. 204.
6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e
internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento
dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della
creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo
di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 7. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 306 del 7 settembre 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
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