Telegrammi. 304
- Subject: Telegrammi. 304
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 5 Sep 2010 00:50:52 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 304 del 5 settembre 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal
Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della
nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero:
1. Oggi a Viterbo
2. Kavita N. Ramdas: Storia di Aisha
3. Paolo Arena e Marco
Graziotti intervistano
Luciano
Benini
4. Enrico Peyretti: Difesa senza guerra (parte terza e conclusiva)
5. Per
sostenere il Movimento Nonviolento
6.
"Azione nonviolenta"
7.
Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento
Nonviolento 9. Per saperne di piu'
1. INCONTRI. OGGI A VITERBO
Oggi, domenica 5 settembre 2010, con inizio alle ore 15,30, presso il
centro sociale autogestito "Valle Faul" a Viterbo, si svolgera' il
quarantesimo incontro di studio del percorso di formazione e informazione
nonviolenta iniziato da alcuni mesi.
All'incontro partecipa il responsabile del
Centro di ricerca per la pace di Viterbo.
Il centro sociale autogestito "Valle Faul" si trova in strada
Castel d'Asso snc, a Viterbo.
L'iniziativa e' ovviamente aperta alla partecipazione di tutte le persone
interessate.
2. MONDO. KAVITA N. RAMDAS: STORIA DI
AISHA
[Ringraziamo
Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo di Kavita
N. Ramdas apparso sull'"Huffington Post" nell'agosto 2010 col titolo
“Violence
against women is no rationale for militay violence”.
Kavita
N. Ramdas e', come si definisce le stessa, "Presidente del 'Fondo globale per le
donne', avvocata per i diritti umani, mamma"]
E'
un'immagine che ti lacera dentro. Gli occhi di lei sono magnetici e coraggiosi,
il suo viso brutalmente macellato. Questa e' la faccia di una ragazza
afgana di nome Aisha, che e' stata assalita dalla sua stessa famiglia con
il sostegno del locale comandante talebano, secondo quanto riportato dal
magazine "Time" dell'8 agosto scorso. Mi
piacerebbe poter dire che tali immagini sono scioccanti e non usuali, che non ho
mai visto tanta violenza inflitta ad un essere umano. Essendo qualcuno che ha
passato 14 anni a dirigere una fondazione che ha come scopo l'avanzamento dei
diritti umani delle donne, tuttavia, non posso dire questo. Ho incontrato donne
con volti come quello di Aisha in Bangladesh, dove amanti o sposi gelosi hanno
gettato acido sulle loro facce per sfregiarle in modo permanente. Ho parlato con
donne mutilate degli arti dai “magnaccia” in Cambogia. Ho ascoltato le storie
delle donne bosniache, le cui vagine sono state fatte a pezzi dai soldati che vi
hanno inserito oggetti affilati e pistole. Conosco donne in India i cui corpi e
i cui visi sono ammassi di carne bruciata perche' non avevano abbastanza
dote. E non occorre che usciate dal vostro paese per vedere tanta brutalita'. Lo scorso novembre ho incontrato una donna del Tennessee che l'ex marito ha picchiato con una sbarra di ferro sino a ridurla in fin di vita: le sue mascelle sono maciullate, il suo naso e' rotto, l'occhio sinistro e' cieco. Ho visto
le sofferenze di tutte queste donne e sono ispirata dalla loro resistenza. E mi
causa sempre una profonda meraviglia la loro determinazione ad usare strategie
nonviolente mentre lottano per assicurare un futuro differente a noi tutte.
Spero di vedere un giorno i loro volti sorridenti e i loro trionfi su una
copertina del "Time". L'articolo
dell'8 agosto suggerisce che gli Usa devono mantenere le loro forze militari in
Afghanistan per proteggere le donne afgane dai talebani. Io sono dolorosamente
consapevole delle condizioni in cui vivoni gli afgani, con meno di due dollari
al giorno a disposizione e nel mezzo della violenza, pure non riesco a digerire
questa fallace giustificazione per avere piu' guerra, piu' regime
di occupazione, piu' militarizzazione. Fucili, soldati e presenza
dell'esercito non aumentano la sicurezza. Al contrario, conducono a minor
liberta' personale per donne e ragazze. Questo e'
per esempio molto chiaro ai genitori della ragazza dodicenne di Okinawa che fu
stuprata dai marines statunitensi nel 1995. E' chiaro alle sopravvissute agli
stupri dei “peacekeepers” delle Nazioni Unite. E' chiaro alle famiglie di tre
donne soldato che sono state assassinate dai loro mariti o fidanzati parimenti
nell'esercito a Fort Bragg, nella Carolina del Nord. Il quotidiano “The North
Carolina Observer” ha messo giu' la questione senza fronzoli: “E' una
discusssione vecchia. Addestriamo uomini, ed ora anche donne, a fare la guerra,
poi ci scandalizziamo quando la fanno tra di loro”. Le sofferenze di Aisha non sono collegate semplicemente ai talebani.
Ci sono donne in ogni paese e continente che sono state battute, vendute,
stuprate e mutilate in nome dell'onore, della religione e della tradizione. Il
viso senza naso di Aisha non dovrebbe essere usato come simbolo della guerriglia
talebana: e' invece il volto del patriarcato moderno, che continua a
dominare nella maggior parte dei sistemi sociali e culturali mondiali. E'
profondamente intessuto nelle societa' che esaltano violenza e
patriottismo. Le
brutalita' subite da Aisha risalgono al 2003. I soldati statunitensi erano gia'
in Afghanistan. La loro presenza non ha prevenuto l'abuso. Lo scorso anno, il
governo Usa ha sostenuto un'iniziativa che ha triplicato i soldati nell'esercito
della Repubblica democratica del Congo, portandoli a 60.000. Gli stupri di donne
si sono triplicati nelle aree in cui i soldati sono stati stanziati. La
connessione fra violenza contro le donne e militarizzazione e'
ovvia. Se
l'intenzione del "Time" era di far luce sull'argomento tabu' della violenza
contro le donne, con quell'immagine, io sono del tutto favorevole. Se da' inizio
ad un dibattito nell'opinione pubblica sulla guerra silenziosa che il
patriarcato fa a donne e bambine nelle loro stesse case, sui posti di lavoro,
nelle strade e nelle basi militari, andiamo pure avanti. Se quella copertina ci
aiuta a chiedere una politica estera statunitense che metta al suo centro la
dignita' e l'umanita' delle donne, io saro' la prima a far
festa. Se
questo paese fa sul serio nell'occuparsi delle radici che hanno causato ad Aisha
l'essere sfigurata, si prenda l'impegno a fare della nonviolenza e del rispetto
per le donne le componenti chiave della sua politica interna ed estera.
Investiamo in diplomazia e diminuiamo le spese militari. Diciamo ai paese
strettamente alleati, come Israele e l'Arabia Saudita: “Smetteremo di fornire
aiuti se non avremo chiara evidenza che vi state muovendo verso l'eliminazione
della violenza di genere e della discriminazione nelle vostre
societa'”. Facciamo in modo che il Senato ratifichi immediatamente la Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione verso le donne (Cedaw). Facciamo in modo che gli Usa fungano da guida nel realizzare i diritti delle donne a casa propria, invece di invadere altre nazioni dove poi gli americani si sentono in diritto di moralizzare sulle “pratiche tribali”. Aisha e' appena arrivata negli Usa per ricevere cure mediche, ed io spero che esse abbiano successo. Vorrei che vi fossero interventi medici atti a cambiare la mentalita' di coloro che continuano a credere che la violenza sia la sola risposta alla violenza.3.
LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI
INTERVISTANO LUCIANO BENINI
[Ringraziamo Paolo
Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco
Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci
messo a disposizione questa intervista a Luciano Benini. Paolo Arena e Marco
Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di
informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione
nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.
Per un breve profilo
di Luciano Benini si veda la risposta all'ultima domanda di questa
intervista]
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla
nonviolenza? - Luciano Benini: Nel 1976, a 21 anni, andai al primo incontro per costituire la sede Mir (Movimento Internazionale della Riconciliazione) di Padova, citta' dove allora studiavo. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza
hanno contato di piu' per lei, e perche'? * Lanza del Vasto, Che cos'e' la nonviolenza, Jaca
Book; Susan George, Come muore l'altra meta' del mondo, Feltrinelli; AA. VV.,
Contro al fame cambia la vita, Emi;Club di Roma, I limiti dello sviluppo,
Mondadori; Pax Christi, Diritti umani: rapporto dalla missione in America
Centrale; Francesco Gesualdi, Economia: conoscere per scegliere, Lef; Amory B.
Lovins, Energia dolce. Una scelta coerente per il futuro, Bompiani; Robert
Jungk, Gli apprendisti stregoni: storia degli scienziati atomici, Einaudi;
Focsiv, Gli otto miti della fame; Y. De Broucker, Helder Camara: la violenza di
un pacifico, Citta' Nuova; Johan Galtung, I blu e i rossi, i verdi e i bruni,
Centro di docuentazione "D. Sereno Regis"; Luigi Bettazzi, Il cristiano e la
pace, Ldc; Angelo Cavagna e G. Mattai (a cura di), Il disarmo e la pace, Edb;
Aldo Capitini, Il potere di tutti, La Nuova Italia; Lev Tolstoj, Il regno
di Dio e' in voi, Manca; Jean Marie Muller, Il vangelo della
nonviolenza, Lanterna; G. Houver, Jean e Hildegard Goss: la nonviolenza e'
la vita, Cittadella; Theodor Ebert, La Difesa popolare nonviolenta,
Edizioni Gruppo Abele; H. Caldicott, La follia nucleare: le centrali e gli
armamenti, Red; Mohandas K. Gandhi, La mia vita per la liberta', Newton
Compton; Jean e Hildegard Goss, La nonviolenza evangelica, La Meridiana;
Paulo Freire, La pedagogia degli oppressi, Mondadori; Antonino Drago, Le due
opzioni. Una storia popolare della scienza, La Meridiana; Lorenzo Milani,
L'obbedienza non e' piu' una virtu', Movimento Nonviolento; R. Petraglio,
Obiezione di coscienza, Edb;Primo Mazzolari, Tu non uccidere, La Locusta; Aldo
Capitini, Teoria della nonviolenza, Movimento Nonviolento; Mohandas K. Gandhi,
Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso
oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di
essere sostenute con piu' impegno?
- Luciano Benini: Negli ultimi anni c'e' stato qualcosa di molto importante in Kossovo, in Palestina, in Sudafrica. In Italia la campagna di obiezione alle spese militari e per la Difesa popolare nonviolenta e' stata importantissima. Oggi mi sembrano molto importanti le iniziative per una economia nonviolenta. *
- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento? - Luciano Benini: Giustizia, pace, salvaguardia del creato. * * * * * * * -
Luciano Benini: Vedi sopra. -
Luciano Benini: Vedi sopra. -
Luciano Benini: Vedi sopra. -
Luciano Benini: Vedi sopra. -
Luciano Benini: Vedi sopra. * -
Luciano Benini: Non saprei. -
Luciano Benini: Se ci fosse una informazione decente, la nonviolenza avrebbe
molto più ascolto. L'informazione, poi, e' spesso violenta nei confronti
dei piu' deboli. * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * -
Luciano Benini: Anche per le associazioni sociali vale quanto detto per i
sindacati. * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * -
Luciano Benini: Laureato in Fisica all’Universita' di Padova. Specializzato
in Fisica Sanitaria all’Universita' di Milano. Attualmente
responsabile del Servizio Radiazioni/Rumore del Dipartimento Arpam di
Pesaro. Impegno politico: ondatore nel 1984 di una delle prime Liste Verdi italiane, quella di Trieste. Consigliere comunale a Muggia (Trieste) nel 1989. Promotore dell’iniziativa politica “Progetto per Fano” nel 1991. Assessore alle politiche sociali e giovanili del Comune di Fano dal 1995 al 1999. Consigliere comunale per i Verdi a Fano dal 1999 al 2004. Consigliere comunale per la lista civica “Bene Comune” a Fano dal 2009 ad oggi. Impegno sociale e per la pace: fondatore, nel 1976, della sede Mir - Movimento Internazionale della Riconciliazione - di Padova (il Mir e' il movimento di Martin Luther King, Albert Schweitzer, Adolfo Perez Esquivel, Rigoberta Menchu' e altri quattro premi Nobel per la pace). Segretario nazionale del Mir dal 1983 al 1993 e dal 2001 al 2002. Vicepresidente nazionale del Mir dal 1996 al 1998 e dal 2005 al 2008. Presidente Nazionale del Mir dal 1999 al 2001. Promotore delle prime lotte antinucleari in Italia nel 1976. Fondatore della Comunita' Emmaus (quelle dell’Abbe' Pierre) di Padova nel 1978. Promotore delle iniziative nonviolente contro i missili nucleari a Comiso all’inizio degli anni ’80. Promotore della campagna nazionale di obiezione di coscienza alle spese militari nel 1981. Fondatore e presidente della Commissione Giustizia e Pace della Diocesi di Trieste nel 1987. Promotore del Commercio Equo e Solidale nel Friuli Venezia Giulia, 1985, e poi a Fano, nel 1990. Ideatore e promotore della Scuola di Pace del Comune di Fano nel 1998. Ideatore e promotore del centro di documentazione ed iniziative “Equilibri” del Comune di Fano nel 1998. Ideatore e responsabile della Scuola di Pace della diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola dal 2004 ad oggi. Ideatore e responsabile del centro di documentazione “Sala della Pace” della Caritas di Fano. Membro fondatore del Coordinamento Regionale per la Pace delle Marche. Nel 1994 ho ricevuto il ministero di Lettore nella diocesi di Fano. 4. MATERIALI. ENRICO PEYRETTI: DIFESA SENZA GUERRA. BIBLIOGRAFIA STORICA
DELLE LOTTE NONARMATE E NONVIOLENTE (PARTE TERZA E CONCLUSIVA)
[Riproponiamo ancora una volta questa fondamentale bibliografia ragionata
sulle lotte nonarmate e nonviolente scritta da Enrico Peyretti (per contatti:
e.pey at libero.it), nella versione aggiornata del 14 novembre 2004 (ma vi sono
aggiornamenti successivi, richiedibili all'autore).
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di
pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con
altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che
esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico
Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e'
membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle
Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni
Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi
per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale
della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di
Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989;
Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace,
Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999;
Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti
con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini)
2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca
bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e
nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al
libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di
cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte
riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici,
bibliografie) sono anche nei siti: www.serenoregis.org, www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web
http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia degli
scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n.
68] Parte seconda. Opere sulla Resistenza al nazifascismo
Si vedano anche i riferimenti alla Resistenza compresi nelle opere elencate
nella prima parte di questa bibliografia.
* 1. Le prime ricerche in Italia sulle forme nonarmate di resistenza
europea tra il 1940 e il 1945, compaiono in quella piu' ampia serie di scritti
storici, teorici, strategici, che sono i Quaderni della Difesa Popolare
Nonviolenta, pubblicati fin dal 1978 a cura di IPRI (Italian Peace Research
Institute), LOC (Lega Obiettori di Coscienza), MIR (Movimento Internazionale
della Riconciliazione), con la collaborazione di altro volontariato culturale di
pace, in parte ripubblicati come Quaderni di Azione Nonviolenta (la rivista del
Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964), e poi, dal 1990
circa, pubblicati dalla Editrice La Meridiana, di Molfetta, del Movimento Pax
Christi. Sono ormai usciti quasi trenta titoli, tutti in veste grafica molto
semplice. I quaderni che documentano i casi storici piu' chiari nel periodo qui
considerato sono:
- n. 1, M. Skodvin, Resistenza nonviolenta in Norvegia sotto l'occupazione
tedesca, Napoli 1978 e Perugia 1979. Gli insegnanti norvegesi compatti si
oppongono al programma del governo collaborazionista Quisling di nazificazione
della scuola e lo frustrano completamente. Il governo deve ricondurli dalla
deportazione e ammettere la sconfitta.
- n. 3, J. Bennet, La resistenza contro l'occupazione tedesca in Danimarca,
Napoli 1978 e Perugia 1979. Oltre il 90% dei 7.000 ebrei danesi furono salvati
dai connazionali grazie ad un'azione compatta e organizzata.
- n. 10, S. Piziali, Resistenza non armata nella bergamasca, 1943-1945,
Padova 1984.
- n. 18, R. Barbiero, Resistenza nonviolenta a Forli', Molfetta 1992.
* 2. Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler. La resistenza civile in
Europa 1939-1943, Sonda, Torino-Milano 1993 (Payot, Paris 1989). Il lavoro si
limita al periodo 1939-1943 allo scopo di illustrare le sole forme di lotta
nonarmata autonome dalla lotta armata, e non quelle successive, combinate con
questa. Studiando le forme sociali della resistenza nonarmata al nazismo in
tutti i paesi occupati e nella stessa Germania, ne realizza la raccolta storica
finora piu' ampia. L'edizione italiana contiene anche due appendici, una di
Stefano Piziali, Commento bibliografico. La resistenza nonarmata in Italia (pp.
227-234) e una mia (che successivamente ho molto riveduto e corretto in un testo
inedito), Un caso italiano: lo sciopero come strumento di lotta (pp. 235-240),
con un contributo di Sergio Albesano, sugli scioperi operai del '43 e '44 in
Italia, trascurati da Semelin.
* 3. Il Centro Studi Difesa Civile (via della Cellulosa 112, 00166 Roma,
tel. 0661550768) ha organizzato alcuni convegni di cui gli atti sono pubblicati
e disponibili:
- La lotta nonarmata nella Resistenza, Roma, ottobre 1993, (contributi di
Giannini, Parisella, Drago, Zerbino, Albesano, Vaccaro, Marescotti ed
altri);
- La Resistenza nonarmata, Roma, novembre 1994, patrocinato dal Comitato
nazionale per il cinquantennale della Resistenza e della guerra di liberazione
(contributi di Zerbino, Giannini, Parisella, Drago, Semelin, Klinkhammer,
Peyretti, L'Abate, Menapace, Giuntella, ed altri). Atti pubblicati in La
Resistenza nonarmata, a cura di G. Giannini, Sinnos, Roma 1995.
- L'opposizione popolare al fascismo, Roma, ottobre 1995. Atti pubblicati
con lo stesso titolo, a cura di G. Giannini, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi
(Aq) 1996.
- Sull'esperienza di resistenza non armata all'occupazione e ai soprusi
dell'esercito tedesco, da parte di centinaia di persone nella tenuta Tor
Mancina, a 30 km da Roma, dal settembre 1943 al giugno 1944, e' possibile
leggere la testimonianza, di cui possiedo il testo, resa dal cav. Paolo Sabbetta
(e-mail: paolosabbetta at libero.it).
4. G. Giannini, La resistenza nonarmata nella lotta al nazifascismo, in
"Bozze 94", n.2/1994, pp. 77-84.
5. Jean-Marie Muller, Desobeir a' Vichy, La resistance civile de
fonctionnaires de police, Presses Universitaires de Nancy, 1994. Nella
collaborazione data ai nazisti dalla polizia francese della Francia occupata nel
perseguitare gli ebrei, ci furono significative disobbedienze.
6. Nell'aprile 1995 ho presentato gli studi disponibili a quella data in
una relazione su La resistenza civile nelle ricerche storiche, pubblicata in
Fascismo - Resistenza - Letteratura. Percorsi storico-letterari del Novecento
italiano, Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, I Quaderni del Museo n. 2,
Torino, febbraio 1997, pp. 61-87.
* 7. Anna Bravo e Anna Maria Bruzzone, In guerra senza armi. Storie di
donne 1943-1945, Laterza 1995. Sono 125 interviste su diversi aspetti
dell'opposizione delle donne alla guerra, p. es. il "maternage" di massa, la
pieta' per i morti anche nemici, e sulla violenza di genere della guerra sulle
donne. Il libro - introdotto da un ampio saggio critico di Anna Bravo, Donne,
guerra, memoria - mostra la vasta realta' della resistenza senz'armi attuata
dalle donne e contribuisce a individuare un'immagine della difesa che supera la
guerra, e della cittadinanza svincolata dalla figura del cittadino in armi.
Questo libro ha portato ad un autorevole mutamento nella considerazione della
resistenza civile da parte di uno storico quale Claudio Pavone. Infatti, e'
interessante notare come Pavone, autore dell'importante e ampio volume Una
guerra civile. Saggio storico sulla moralita' nella Resistenza (Bollati
Boringhieri, Torino 1991), nel quale non si dimostrava sensibile alla ricerca
sulla Resistenza non armata (tanto che trascurava del tutto la figura di Aldo
Capitini, che da lungo tempo aveva combattuto il fascismo con insolita
profondita' di motivi, ma senza mai prendere le armi; e, attraverso una
citazione di una testimone ebrea, presentava un'idea del tutto inadeguata della
nonviolenza come una posizione "metastorica" e irresponsabile; cfr. ivi, p.
414), introducendo invece, nel 1995, il numero della rivista "Il Ponte" dedicato
al cinquantesimo anniversario della Resistenza, si soffermi sul saggio di Anna
Bravo contenuto nel fascicolo (corrispondente all'introduzione al libro In
guerra senza armi), per rilevare il "valore euristico" del concetto di
resistenza civile ivi proposto, che e' - scrive Pavone - "qualcosa di piu'
ampio" della cosiddetta resistenza passiva, ma - come dice appunto Anna Bravo -
una "pratica di lotta" con mezzi diversi dalle armi (I percorsi di questo
speciale, articolo introduttivo del fascicolo de "Il Ponte", n.1/1995, dedicato
a Resistenza. Gli attori, le identita', i bilanci storiografici, p. 13.). Il
concetto di resistenza civile vale dunque a superare la tendenza, rilevata da
Claudio Dellavalle nello stesso fascicolo, ad adottare "il criterio militare
come criterio prevalente" (ivi, p. 12). Pavone scrive ancora: "La Resistenza
civile rimane una forma di Resistenza. I suoi confini con l'esercizio della
violenza, anche di quella piu' palesemente difensiva, non sono sempre sicuri.
Sicura e' invece la sua distanza da quella "zona grigia" in cui si ritrovano
coloro che i resistenti bollavano come "attesisti"" (ivi, p. 13). (Vedi anche,
sotto, il n. 16 e il n. 12 della prima parte di questa bibliografia).
* 8. Sul vasto e significativo fenomeno del coraggioso e determinante
rifiuto di collaborazione con la Repubblica Sociale Italiana da parte di
centinaia di migliaia di militari italiani internati in Germania dopo l'8
settembre 1943:
- AA. VV., I militari italiani internati dai tedeschi dopo l'8 settembre
1943 (atti del convegno 14-15 novembre 1985), Giunti, Firenze 1986.
- Resistenza senz'armi. Un capitolo di storia italiana dal 1943 al 1945
(dalle testimonianze dei militari toscani internati nei lager nazisti),
prefazione di Leonetto Amadei, Le Monnier, Firenze 1988.
- Orlando Lecchini, Per non chinare la testa. Un Lunigianese nei lager
nazisti, Edizioni "Il Corriere Apuano", Pontremoli 1988.
- AA. VV., Fra sterminio e sfruttamento (atti del convegno 23-24 maggio
1991), Le Lettere, Firenze 1992.
- Gerhard Schreiber, I militari italiani internati nei campi di
concentramento del Terzo Reich 1943-1945, a cura dell'Ufficio Storico dello
Stato Maggiore dell'esercito, 1992.
- Luigi Collo, La resistenza disarmata, Introduzione di Nuto Revelli,
Marsilio, Venezia 1995.
- Giampiero Carocci, Il campo degli ufficiali, Giunti, Firenze 1995.
- Alessandro Natta, L'altra Resistenza. I militari italiani internati in
Germania, Einaudi, Torino 1997.
* 9. Sulla Resistenza di cittadini tedeschi al nazismo, in Germania o nei
territori assoggettati al Terzo Reich, si trovano nelle biblioteche 10-20
titoli, in gran parte sull'attentato del 20 luglio 1944. L'Istituto Piemontese
per la Storia della Resistenza conserva circa 80 titoli di cui 32 in tedesco, 3
in francese, 2 in inglese, 4 pubblicazioni promosse dal Consiglio Regionale
Piemontese. Ho raccolto gli aspetti civili e nonviolenti che si possono
rintracciare entro la realta' limitata e prevalentemente militare della
resistenza interna al nazismo, nella relazione La Resistenza antinazista in
Germania, tenuta nel corso di aggiornamento per docenti "Nonviolenza nella
storia. Casi di resistenze civili nel Novecento" (vedi sopra, prima parte, n.
39). Da questo lavoro traggo le indicazioni che rientrano nella presente
bibliografia.
- Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler, La Resistenza civile in
Europa, 1939-1943, Sonda, Torino-Milano 1993 (1989), pp. 120-129, 171-172.
- Uno degli episodi piu' significativi di resistenza nonviolenta efficace
da parte di cittadini tedeschi, donne in questo caso, contro la persecuzione
razzista, e' quello della Rosenstrasse, a Berlino nel 1943, riferito in alcuni
libri. L'opera fondamentale e' quella di Nathan Stoltzfus, Resistance of the
Heart: intermarriage and the Rosenstrasse protest in Nazi Germany, pubblicato
nel 1996 (traduzione francese: La Resistance des coeurs, Phoebus, 2002). Posso
indicare anche Gernot Jochheim, Frauenprotest in der Rosenstrasse. Gebt uns
unsere Maenner wieder, Rasch und Roehring, Berlin 1993 (Protesta delle donne
nella via delle Rose. Restituiteci i nostri mariti). In italiano: Nina
Schroeder, Le donne che sconfissero Hitler, Pratiche editrice, Milano 2001
(Hitlers unbeugsame Gegnerinnen, Wilhelm Heyne Verlag GmbH & Co. KG, Munchen
1997). Rosenstrasse e' la via di Berlino in cui alcune migliaia di donne
tedesche sostarono per protesta per sei giorni, nel marzo 1943, davanti
all'edificio dell'organizzazione assistenziale ebraica, trasformato in prigione,
costringendo infine Goebbels e Hitler, per timore che la protesta civile si
estendesse, a liberare i 1.700-2.000 uomini ebrei, mariti o parenti delle donne,
arrestati e destinati alla deportazione, alcuni dei quali gia' internati in
lager. Sullo stesso fatto la regista Margarethe von Trotta ha presentato nel
settembre 2003 al Festival di Venezia il film Rosenstrasse. Dice la regista: "Il
fatto dimostra che in quel periodo si poteva davvero agire contro il nazismo se
si fosse stati piu' coraggiosi" ("La Stampa", 7 settembre 2003). Il film e'
andato in programmazione in Italia (almeno a Torino) il 27 gennaio 2004,
giornata della memoria della Shoah, ma subito ha sorpreso le persone attente
perche' il fatto risolutivo sembra nel film non la resistenza delle donne, ma la
concessione dolorosa di favori sessuali da parte di una delle mogli, di famiglia
altolocata, a Goebbels. Lo storico della Freie Universitaet di Berlino, Ekkehart
Krippendorff, mi informa il 31 gennaio che in Germania c'e' una forte polemica,
fino dallo scorso autunno, per questa concessione della regista ad aspetti
pruriginosi, riducendo la realta' storica dal politico al personale privato. Il
direttore del "Zentrum fuer Antisemitismusforschung" della Technische
Universitaet, Wolfgang Benz ha scritto un articolo molto aspro contro il film e
ha fatto riferimento a un'analisi molto approfondita sul caso fatta dal suo
istituto che contraddice l'interpretazione sentimentale. Anche Jacques Semelin,
il principale storico europeo delle lotte nonviolente, mi informa il 14 febbraio
che l'unica fonte storica valida e' il libro di Stoltzfus e che, a giudizio
degli storici tedeschi, il film presenta una versione fantasiosa (fantaisiste) e
non storica, dei fatti. Cio' nonostante che, almeno nell'edizione italiana,
all'inizio del film compaia una dichiarazione sulla storicita' dei fatti.
Storicita' fondamentale che c'e', ma nella vicenda come e' narrata nel film, e'
falsata nel punto essenziale (vedi il mensile torinese "il foglio", n. 311,
aprile 2004, p. 7). Anna Maria Bruzzone, autrice di indagini di storia orale,
dopo una ricerca, conferma questo giudizio.
- Enzo Collotti, La Germania nazista, (dalla Repubblica di Weimar al crollo
del Reich hitleriano), Einaudi, Torino 1962, pp. 273-305. Dello stesso autore
vedi anche l'articolo Per una storia dell'opposizione antinazista in Germania,
in "Rivista storica del socialismo", gennaio-aprile 1961, pp. 105-137, che
contiene piu' ampie referenze bibliografiche.
- Giorgio Vaccarino, Storia della Resistenza in Europa, 1938-1945,
Feltrinelli, Milano 1981, parte prima, pp. 17-152.
- La "parola nuda come arma di resistenza" (come dice Julian Aicher, in "Il
Margine", Trento, n. 8/1998) fino a pagare con la vita, fu il mezzo d'azione dei
fratelli Hans e Sophie Scholl e dei loro compagni d'azione nell'Universita' di
Monaco, su cui vedi Paolo Ghezzi, La Rosa Bianca, Edizioni Paoline, Cinisello
Balsamo 1994. Il libro di Ghezzi contiene una bibliografia di 53 titoli, dalla
quale segnalo Inge Scholl, Die Weisse Rose, Fischer Taschenbuch Verlag,
Frankfurt am Main 1982, edizione italiana non integrale La Rosa Bianca, a cura
di Carlo Francovich, La Nuova Italia, Firenze 1978, quarta edizione. Una
profonda riflessione su questa esperienza e' il libro di Romano Guardini, La
Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 1994 (scritti del 1946 e 1958). Il testo
intero dei sei volantini scritti e diffusi dal gruppo di studenti resistenti e'
in Paolo Ghezzi, Noi non taceremo. Le parole della Rosa Bianca, Morcelliana,
Brescia 1997. Merita una visita il Museo della Rosa Bianca presso l'Universita'
di Monaco, dove si possono incontrare testimoni ancora viventi e vedere
documenti.
- La limpida grande figura di Franz Jaegerstaetter, contadino austriaco
che, sostenuto solo dalla comprensione della moglie, rifiuto' per ragioni morali
e religiose il servizio militare sotto il nazismo e fu decapitato il 9 agosto
1943, e' illustrata in due libri in lingua italiana, usciti a grande distanza di
tempo: Gordon Zahn, Il testimone solitario. Vita e morte di Franz
Jaegerstaetter, Gribaudi, Torino 1968; Erna Putz, Franz Jaegerstaetter, Un
contadino contro Hitler, Editrice Berti, Piacenza 2000. Il secondo libro (da me
recensito in "Il Margine", n. 6/2002) e' piu' preciso del primo nella
documentazione. Il 9 agosto 2003 si e' tenuto un grande incontro a St Radegund,
nel giorno stesso del sessantesimo anniversario della morte di Jaegerstaetter,
con sosta anche a Bolzano per Josef Mayr-Nusser e a Monaco per i giovani della
Rosa Bianca: vedi il mio resoconto Pellegrinaggio ai martiri anti-nazismo, nel
mensile torinese "il foglio", n. 305, ottobre 2003, p. 4. (Vedi sotto, rivista
"Humanitas").
- Francesco Comina, Non giuro a Hitler, La testimonianza di Josef
Mayr-Nusser, San Paolo, Milano 2000. Altoatesino, fervente cattolico, arruolato
d'autorita' nelle SS dopo l'8 settembre 1943, Mayr-Nusser si rifiuto' di giurare
a Hitler par ragioni di fede, come Jaegerstaetter. Dapprima internato in
manicomio, muore di sfinimento durante il viaggio verso Dachau. Comina documenta
la lucidita' del suo precoce giudizio morale e poltico sul nazismo. Di
Mayr-Nusser ha scritto anche Isabella Bossi Fedrigotti sul "Corriere della
Sera", 2 febbraio 2002, p. 29.
- Sui resistenti, ribelli e disertori nell'esercito nazista ho raccolto dei
fatti e dei dati in Quelli dell'ultima ora, uscito, come parte di una piu' ampia
relazione tenuta per l'Iprase di Trento nell'aprile 2000, nel volume Maestri e
scolari di nonviolenza, a cura di Claudio Tugnoli, Franco Angeli, Milano 2000,
pp. 243-256.
- Ho raccolto parecchi casi di boicottaggio personale della Shoah, compiuto
anche da molti cittadini tedeschi, in uno scritto inedito intitolato Molti
Schindler: dunque si poteva resistere al nazismo.
- Sulla probabile obiezione degli scienziati tedeschi alla costruzione
della bomba atomica: Leandro Castellani, La grande paura, Storia dell'escalation
nucleare, Prefazione di Carlo Bernardini, ERI, Torino 1984, pp. 96-106; Thomas
Powers, La storia segreta dell'atomica tedesca, Mondadori, Milano 1994 (1993),
pp. 503-509.
- Sul problema di coscienza relativo all'uccidere Hitler, cfr. la mia
recensione del libro di Peter Hoffmann, Tedeschi contro il nazismo. La
Resistenza in Germania, Il Mulino, Bologna 1994 (1988), pubblicata in
"Servitium", n. 102, novembre-dicembre 1995, fascicolo "Resistenza al male", pp.
117 e 119-120.
- Documenti di alta resistenza morale, che ricordano in qualche momento gli
atti dei martiri cristiani sotto l'impero romano, sono: Helmuth James von
Moltke, Futuro e resistenza (dalle lettere degli anni 1926-1945), Morcelliana,
Brescia 1985; Dietrich Bonhoeffer, Dieci anni dopo. Un bilancio sul limitare del
1943, in Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere, Edizioni Paoline,
Cinisello Balsamo 1989, pp. 59-74.
- La rivista bimestrale Humanitas (sito: www.morcelliana.com; e-mail:
redazione at morcelliana.it), anno LVIII, n. 5, settembre-ottobre 2003, dedica il
fascicolo a Figure della resistenza al nazismo. La prefazione e' stesa da
Wolfgang Huber, figlio di Kurt, il professore ispiratore dei giovani della Rosa
Bianca (vedi sopra). Segue, pubblicata integralmente per la prima volta,
l'autodifesa di Kurt Huber nel processo che lo condanno' a morte, coraggiosa e
franca sfida al totalitarismo nazista e allo stesso feroce presidente del
tribunale, Freisler. Tra altre figure della rivolta morale contro la violenza
del potere, un articolo di Anselmo Palini illustra la vicenda di Franz
Ja'gersta'tter con alcuni documenti in piu' anche rispetto al libro di Erna Putz
(vedi sopra).
- Aggiungo qualche riferimento (1998) in Germania sulla Resistenza
antinazista:
1) DRAFD, Deutsche in der Resistance, in den Streitkraeften der
Antihitlerkoalition und der Bewegung Freies Detschland (Tedeschi nella
Resistenza, nelle forze armate della coalizione antihitleriana, nel movimento
Libera Germania). Telefono sede centrale di Berlino: 0049/30/5098852. Contatto
diretto con un partigiano del DRAFD: Peter Gingold, Reichsforststrasse 3,
D-60528 Frankfurt, tel 0049/69/672631.
2) Bundesvereinigung Opfer der NS Militaerjustiz (Associazione vittime dei
tribunali militari nazisti), Freidrich Humbert Strasse 116, D-28758 Bremen, tel.
0049/421/622073, fax: 621422. Contatto diretto con il presidente Ludwig Baumann,
Aumunder Flur 3, D-28757 Bremen, tel. 0049/421/665724.
3) Antikriegsmuseum, Friedensbibliotek (Museo antiguerra, Biblioteca della
pace), Bartolomaeuskirche, Friedensstrasse 1, D-10249 Berlin, tel
0049/30/5081207.
4) Mahn- und Gedenkstaette fuer die Opfer der Nationalsozialistischen
Gewaltherrschaft (ammonimento e memoria per le vittime del dominio nazista),
Moehlenstrasse 29, D-40591 Duesseldorf. Catalogo di 202 pagine Verfolgung und
Widerstand in Duesseldorf 1933-1945, (Persecuzione e Resistenza a Duesseldorf,
1933-1945), Duesseldorf 1990.
* 10. Ermes Ferraro, La Resistenza napoletana e le Quattro Giornate, in Una
strategia di pace: la difesa popolare nonviolenta, cit. (nella prima sezione al
n. 16), pp. 89-95. Secondo l'ordine di Hitler, l'esercito dei guastatori doveva
lasciare "cenere e fango" al posto della citta'. Una popolazione in gran parte
femminile, quasi senza armi, inflisse all'esercito tedesco "l'unica sconfitta
popolare da esso subita nel mondo" (A. Drago, Una nuova interpretazione della
Resistenza italiana secondo categorie storiche nonviolente,
dattiloscritto).
11. Lotte nonviolente nella storia, materiale preparato per un volume non
uscito, come proposta di lavoro rivolta a insegnanti e studenti. Contiene una
parte metodologica generale e una parte storica limitata al periodo della
Resistenza al nazifascismo, in diversi paesi europei, compresa la Germania. Il
lavoro contiene molte ulteriori indicazioni bibliografiche che allungherebbero
di molto il presente elenco. Esso e' stato compiuto da un gruppo di ricerca del
Centro Studi e Documentazione "Domenico Sereno Regis" di Torino.
12. Un episodio tipico, tra i molti sconosciuti, di resistenza senz'armi e'
narrato bervemente in Neera Fallaci, Vita del prete Lorenzo Milani. Dalla parte
dell'ultimo. Prefazione di David Maria Turoldo, Bur, Milano 1993 (1974), p. 219,
nota 13. Nel piccolo villaggio di Acone, nel Mugello fiorentino fu creato uno
dei maggiori centri di smistamento e di raccolta dei prigionieri alleati fuggiti
dai vari campi di concentramento. Poveri contadini analfabeti, inermi che
aiutavano altri inermi per puro spirito evangelico, furono la base di questa
azione animata dal pievano e da una organizzazione clandestina del Partito
d'Azione.
* 13. Antonio Parisella, Sopravvivere liberi. Riflessioni sulla storia
della Resistenza a cinquant'anni dalla Liberazione, Gangemi editore, Roma 1997,
pp. 160. L'Autore, in questa raccolta di saggi, valorizza la lotta nonarmata,
definita "una scoperta del Cinquantenario" (v. sopra, n. 7), partita dalla
cultura nonviolenta e finalmente entrata sotto l'attenzione degli storici.
Parisella mostra come la lotta per la sopravvivenza fisica e ideale, lungi
dall'essere "attendismo", e' componente essenziale e basilare della Resistenza
al nazifascismo come di ogni lotta di resistenza. La liberazione e' il
compimento della sopravvivenza, e questa e' l'inizio della liberazione.
Parisella cita Collotti e Klinkhammer: "Quando la resistenza civile assume forme
collettive puo' avere una forza anche superiore a quella di un gesto armato". Si
ricava l'immagine della resistenza nonarmata come un cerchio molto ampio, che
comprende mille forme e modi autonomi, entro il quale sta il cerchio minore, per
quanto importante, della resistenza armata; immagine che rovescia quella
tradizionale tutta e solo armista.
14. Bianca Ballesio, La guerra di Kira, La resistenza civile nel Canavese,
prefazione di Ersilia Perona, L'Angolo Manzoni ed., Torino, 1999.
* 15. Lidia Menapace, Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001, pp. 90.
L'autrice racconta, in base alla propria esperienza partigiana, che nella
Resistenza si poteva fare obiezione di coscienza all'uso delle armi, insomma che
la vicenda fu molto piu' ricca di quanto la tradizione della storiografia
italiana (molto politico-militare e poco sociale e popolare) ci abbia trasmesso.
* 16. Anna Maria Bruzzone e Rachele Farina, La Resistenza taciuta. Dodici
vite di partigiane piemontesi, Bollati Boringhieri, Torino settembre 2003, pp.
312. Anna Maria Bruzzone e' autrice di vari libri sulla Resistenza e la Shoah.
Questa edizione di La Resistenza taciuta, dopo la prima del 1976,
apprezzatissima e da lungo tempo esaurita, compare in forma nuova e bella,
arricchita da una intelligente prefazione di Anna Bravo (coautrice, con Anna
Maria Bruzzone, di In guerra senza armi; si veda il n. 7 della seconda parte di
questa bibliografia). Queste opere d'inchiesta e testimonianza sulla
partecipazione delle donne, effettiva ma per lo piu' disarmata, alla lotta di
Resistenza, hanno promosso tra gli storici l'individuazione e il riconoscimento,
dapprima gravemente mancato, del fatto e del concetto di resistenza nonarmata e
nonviolenta, concetto "di valore euristico" (Claudio Pavone, "Il Ponte", n.
1/1995), realta' ben diversa dalla resistenza passiva. Chi lavora per la
trasformazione nonviolenta della gestione dei conflitti acuti, e cioe' per
l'eliminazione del disumano infelice giudizio delle armi nelle contese umane,
trova in questi lavori storici, che danno il giusto riconoscimento al contributo
delle donne alla civilizzazione umana, motivo di profonda gratitudine e
ammirazione per l'insegnamento prezioso che da essi ci viene.
17. Silverio Corvisieri, La villeggiatura di Mussolini. Il confino da
Bocchini a Berlusconi, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2004. Il titolo allude
all'espressione ultrabenevola con cui Berlusconi ha qualificato le condanne
degli antifascisti al confino. Il libro racconta, tra l'altro, di un ambulante
deportato in quanto autore di una canzone in cui si chiedeva a sant'Antonio la
grazia di non fare scoppiare la guerra, di rivolte al confino, tra cui quella
contro l'imposizione del saluto romano, e di scioperi della fame. I confinati
seppero organizzare una vera e propria resistenza, scrissero manifesti
profetici, progettarono riviste, rischiarono e accumularono anni e anni di
carcere o di confino aggiuntivo, ma senza piegarsi. In genere i cittadini delle
isole e dei duecentosessantadue paesini scelti dal fascismo come luoghi di morte
civile vollero loro bene e li protessero.
(Fine. La prima e la seconda parte sono apparse rispettivamente nei
notiziari dell'altro ieri e di ieri) 5. APPELLI.
PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Sostenere finanziariamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia. Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
6. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA" "Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata
da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle
tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail:
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Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto
"copia di 'Azione nonviolenta'". 7. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riedizioni
- Martin Gilbert, La grande storia della seconda
guerra mondiale, Mondadori, Milano 1990, 2010, pp. X + 900, euro 12,90 (in
supplemento a vari periodici Mondadori).
- Ronald D. Laing, L'io diviso, Einaudi, Torino
1969, 2001, Fabbri - Rcs Libri, Milano 2007, 2010, pp. XXVIII + 222, euro
9,90. 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e
internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento
dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della
creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo
di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 304 del 5 settembre 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
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