Telegrammi. 289
- Subject: Telegrammi. 289
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 21 Aug 2010 00:48:00 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 289 del 21 agosto 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal
Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della
nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero:
1. Contro il razzismo dei governi italiano e francese intervengano Unione
Europea ed Onu
2. Paolo Arena e Marco
Graziotti intervistano Osvaldo
Caffianchi
3. Associazione "Respirare": Dalla Commissione Europea per il lago di
Vico
4. Maria
G. Di Rienzo: Non siamo macchine
5. Il 22 agosto a Viterbo
6. Il cinque per mille al Movimento Nonviolento
7.
"Azione nonviolenta"
8.
Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento
Nonviolento 10. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. CONTRO IL RAZZISMO DEI GOVERNI
ITALIANO E FRANCESE INTERVENGANO UNIONE EUROPEA ED ONU
Dopo il colpo di stato razzista in Italia, in
Francia il governo attua la persecuzione e la deportazione dei rom.
Il razzismo dilaga nelle politiche imposte da
funesti governi che sistematicamente violano i diritti umani.
*
Occorre che l'Unione Europea intervenga nei
confronti della Francia e dell'Italia: che faccia cessare le deportazioni dalla
Francia; che convinca il governo e il parlamento italiano a recedere
dal colpo di stato razzista e ad abrogare le misure razziste che stanno facendo
scempio di tante vite umane innocenti, di dignita' e diritti, e della
stessa civilta' giuridica.
*
E non solo l'Unione Europea: occorre che
anche l'Onu attraverso le sue agenzie ad hoc, ma anche con un esplicito
pronunciamento delle sue istanze e rappresentanze piu' alte: l'Assemblea
generale, il Consiglio di sicurezza, il Segretario generale, si pronunci e
richiami ogni stato al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani, e
ad abrogare ogni misura razzista.
2.
LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI
INTERVISTANO OSVALDO CAFFIANCHI
[Ringraziamo Paolo
Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco
Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci
messo a disposizione questa intervista a Osvaldo Caffianchi. Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo. Osvaldo Caffianchi e' un vecchio amico di questo
foglio]
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza? - Osvaldo Caffianchi: Come per chiunque: un po' per caso e un po' per
scelta. Piu' precisamente, per quanto attiene alla scelta: per un'esigenza
di rigore logico e morale, ovvero di rispetto per se stessi e per gli
altri.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno
contato di piu' per lei, e perche'?
- Osvaldo Caffianchi: Molte e tra loro molto diverse. Ma molto ha contato
lo studio delle vite e delle opere di personalita' dalla nonviolenza distanti, e
che pure mi hanno sempre piu' persuaso della necessita' della nonviolenza. Molto
ha contribuito ad esempio lo studio di Frantz Fanon e di Che Guevara. Ma
anche di Marcuse e di Sartre, di Kafka e di Beckett, di Ernesto De Martino
e di Michel Foucault, della tragedia greca e di Gregory Bateson. Moltissimo le
letture - e talora la frequentazione, e l'amicizia - di superstiti dei
lager.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un
giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno
che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e
scolastica?
- Osvaldo Caffianchi: Consiglierei innanzitutto di leggere i classici della
letteratura mondiale, da Omero a Primo Levi.
Sconsiglierei invece di iniziare col leggere tanta manualistica o
pubblicistica o memorialistica di militanti e testimoni spesso animati
dalle migliori intenzioni ma sovente piu' confusi nel dire che nel fare; e
sconsiglierei molte opere pubblicate da case editrici benemerite ma che non
eseguono un sufficiente editing e quindi stampano opere gremite di spropositi
che non fanno un buon servizio a nessuno.
Tra i testi specifici ripeto quanto gia' molti hanno detto: di Gandhi,
Teoria e pratica della nonviolenza; di Aldo Capitini gli Scritti sulla
nonviolenza e gli Scritti filosofici e religiosi; di Giuliano Pontara,
L'antibarbarie; di Vandana Shiva, Il bene comune della terra; di Gene Sharp,
Politica dell'azione nonviolenta; di Ernesto Balducci il corso di filosofia:
Storia del pensiero umano, e l'antologia del pensiero pacifista moderno e
contemporaneo curata insieme a Lodovico Grassi: La pace. realismo di
un'utopia. E ancora: di Adriana Cavarero e Franco Restaino, Le filosofie
femministe. E per utili confronti il Dizionario di politica diretto da
Norberto Bobbio, Nicola Matteucci e Gianfranco Pasquino, il Dizionario di
sociologia di Luciano Gallino, il Dizionario di psicologia di Umberto
Galimberti, il Dizionario di filosofia di Nicola Abbagnano. Di Hannah Arendt e
di Simone Weil tutto cio' che si legge e' buon nutrimento.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel
mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere
sostenute con piu' impegno?
- Osvaldo Caffianchi: Quanto all'Italia: l'opposizione alla guerra;
l'opposizione al colpo di stato razzista.
Nel mondo: ogni iniziativa per il disarmo; ogni iniziativa in difesa dei
diritti umani, e innanzitutto per il diritto a non essere
uccisi.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed
urgente un impegno nonviolento?
- Osvaldo Caffianchi: Ovunque una persona si trovi, cominci li'.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne
segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza
organizzata oggi in Italia?
- Osvaldo Caffianchi: Suggerirei di contattare il Movimento
Nonviolento.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le
sue caratteristiche fondamentali?
- Osvaldo Caffianchi: Propongo una definizione
"larga" e inclusiva: sono nonviolente tutte quelle pratiche (anche quelle
pratiche teoriche) che contrastano la violenza e la menzogna, che propongono la
misericordia e la solidarieta', che promuovono responsabilita' e umanita', e che
lo fanno con premesse, metodologia e strumentazione coerenti sia col
fine della promozione e della difesa della dignita' e dei diritti di tutte le
persone, sia col fine del rispetto del vivente e della tutela della
biosfera.
Secondo questa definizione "larga" sono nonviolente
tutte le pratiche di riduzione della violenza, di riduzione della sofferenza e
del danno, di lotta per i diritti d tutti, di opposizione alle ingiustizie
e alle menzogne, purche' tali pratiche siano agite nel rispetto della vita,
della dignita' e dei diritti di tutte le parti coinvolte attivamente o
passivamente in tali pratiche.
Ma di nonviolenza si puo' dare anche una
definizione piu' ristretta e specifica: la nonviolenza e' la lotta contro la
violenza, la lotta la piu' nitida ed intransigente; ovvero: la nonviolenza e' la
difesa della dignita' e dei diritti di ogni essere vivente e del mondo comune;
ovvero: la nonviolenza e' prassi di solidarieta'
e di liberazione agendo secondo il principio responsabilita' (Arendt, Levinas,
Jonas).
Poi mi piace citare il testo della "carta
ideologico-programmatica" del Movimento Nonviolento, che - come e' noto
- afferma: "Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza
individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale,
nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che
trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali
direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale
alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie
sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e
di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel
rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal
basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere,
inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e
dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il
futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di
violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che
implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della
menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di
critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio,
l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di
organi di governo paralleli".
Ma naturalmente molte altre definizioni possono
darsi; ed in coda a questa intervista ne ripropongo una gia' in altre interviste
ripetuta.
* - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e
femminismo?
- Osvaldo Caffianchi: Ripeto quello che e' stato gia' detto molte volte: il
femminismo e' la maggiore esperienza storica della nonviolenza.
Cosi' come il maschilismo e il patriarcato sono le manifestazioni piu'
arcaiche e longeve della violenza.
La liberazione dell'umanita' passa attraverso l'abbattimento del sistema di
potere maschilista e patriarcale che nega l'uguaglianza di diritti di tutti gli
esseri umani e quindi pretende di disumanizzare meta' dell'umanita' e cosi'
facendo peraltro effettualmente disumanizza l'altra meta' di cui vorrebbe essere
l'ideologia trionfante ed e' in realta' l'alienazione piu' abissale.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed
ecologia?
- Osvaldo Caffianchi: Chiamiamo ecologia la relazione nonviolenta tra gli
esseri umani e la natura tutta.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno
antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di
tutti gli esseri umani?
- Osvaldo Caffianchi: La nonviolenza e' intrinsecamente e sostanzialmente
lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
quindi essa e' costitutivamente antirazzista.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta
antimafia?
- Osvaldo Caffianchi: Nonviolenza e antimafia sono la stessa parola, lo
stesso concetto, la stessa lotta.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del
movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed
oppresse?
- Osvaldo Caffianchi: La nonviolenza e' oggi il fondamentale
riferimento teorico-pratico e l'indispensabile "cassetta degli attrezzi" del
movimento delle oppresse e degli oppressi. La nonviolenza eredita ed invera la
correnta calda delle tradizioni socialiste e libertarie, ed intreccia queste
esperienze e riflessioni con il femminismo e l'ecologia.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di
liberazione dei popoli oppressi?
- Osvaldo Caffianchi: La liberazione dei popoli oppressi e' legata alla
scelta della nonviolenza; la storia ha dimostrato che altre vie hanno esiti
liberticidi.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e
pacifismo?
- Osvaldo Caffianchi: Un pacifismo senza nonviolenza e' destinato alla
declamazione inane e ipocrita.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e
antimilitarismo?
- Osvaldo Caffianchi: Nonviolenza e antimilitarismo sono sinonimi sotto
tutti i riguardi.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e
disarmo?
- Osvaldo Caffianchi: Il disarmo - in ogni ambito di relazioni - e'
l'obiettivo primario della lotta nonviolenta.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza
e diritto alla salute e all'assistenza?
- Osvaldo Caffianchi: Essendo la nonviolenza un prendersi cura delle altre
persone essa non solo lotta per quei diritti, ma li invera nel suo stesso
darsi.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e
psicoterapie?
- Osvaldo Caffianchi: La nonviolenza e' terapeutica. E proprio nell'ambito
dell'assistenza al sofferente psichico in Italia si e' data una delle esperienze
fondamentali della nonviolenza in cammino: il movimento della psichiatria
democratica e la lotta contro le istituzioni totali guidata da Franco
Basaglia.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e
informazione?
- Osvaldo Caffianchi: Essendo la nonviolenza "forza della verita'" (che e'
la traduzione del termine gandhiano "satyagraha"), essa richiede anche un
particolare impegno conoscitivo, di studio, di informazione, di documentazione,
di coscientizzazione, di messa a disposizione di tutti degli strumenti per
sapere, per interpretare, per valutare. Una corretta informazione,
interpretazione e valutazione dei fatti e del contesto e' "conditio sine qua
non" dell'azione nonviolenta.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una
grande importanza il metodo del consenso: come lo
caratterizzerebbe?
- Osvaldo Caffianchi: Il "metodo del consenso" e' la principale tecnica
deliberativa nonviolenta, la cui caratteristica fondamentale e' che si prendono
solo le decisioni su cui si raggiunge l'unanimita' dopo aver permesso a tutti i
partecipanti di esprimersi compiutamente e dopo aver discusso costruttivamente
tutte le proposte. Vi sono varie modalita' attraverso cui utilizzare il metodo
del consenso, modalita' che consentono di adottare questo metodo anche in
situazioni complesse e con una partecipazione al processo decisionale molto
numerosa.
E' un metodo che offre alcuni grandi vantaggi: il primo e' che tutte le
persone partecipanti al processo deliberativo sono responsabilizzate, sanno che
il loro parere conta e che il loro voto - il voto di ciascuna persona - e'
decisivo, infatti ogni persona ha potere di veto su qualunque decisione.
Disponendo di un cosi' grande potere ogni persona si sente responsabile di
usarne saggiamente. Il secondo e' che ogni persona deve impegnarsi sia ad
esprimersi, sia soprattutto ad ascoltare le proposte di tutte le altre persone
che partecipano al processo decisionale. Il terzo e' che il metodo abitua a
guardare all'essenziale e a raggiungere accordi non sulla base di rinunce ma
sulla base dell'inclusione dei diversi punti di vista in sintesi piu' elaborate,
piu' ricche, piu' profonde. Il quarto e' che la sperimentazione del metodo del
consenso rivela quanto facile sia costruire il consenso se solo se ne ha la
pazienza e la disposizione dialogica adeguata.
Nella mia personale esperienza tutte le volte che se ne e' fatto uso ha
dato risultati molto positivi: non solo per la qualita' delle decisioni, ma
soprattutto per il miglioramento della qualita' delle comunicazioni e delle
relazioni tra i partecipanti durante il processo decisionale. Quando poi accade
che non si riesca a prendere una decisione, cio' non va vissuto come scacco, ma
come utile stimolo a riprendere la riflessione e la discussione da altri punti
di vista e con un di piu' di creativita'.
Beninteso: il metodo del consenso non e' garanzia assoluta di
ottimalita' delle singole concrete decisioni con esso prese; si puo' ottenere
l'unanimita' su una proposta che poi all'atto pratico si rivela sbagliata. Ma e'
certo che avendo ogni partecipante al processo decisionale il potere di bloccare
ogni decisione, questa e' una garanzia maggiore che non quella offerta dal
semplice procedere a maggioranza.
Peraltro una delle implicazioni del metodo del consenso e' che tutte le
decisioni possano essere nuovamente poste in discussione, quindi tutte devono
avere il carattere della reversibilita', ovvero della non distruttivita'.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza
nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e
perche'?
- Osvaldo Caffianchi: La prima e fondamentale tecnica operativa della
nonviolenza e' l'esempio. La cosa giusta da fare, falla tu per primo.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione alla
nonviolenza?
- Osvaldo Caffianchi: Come un'esperienza complessa della
complessita'.
Come una ricerca interiore che si esprime attraverso il dialogo, e quel
primo necessario passo del dialogo che e' la tua disposizione all'ascolto
dell'altro.
Come una piena coscienza dell'intersoggettivita', ovvero dell'esistenza
degli altri per i quali altri anche tu sei un altro, ed ai quali altri quindi
devi riconoscere la stessa dignita' e gli stessi diritti il cui riconoscimento
tu rivendichi da parte loro nei tuoi confronti in quanto tu medesimo altro per
loro.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Come caratterizzerebbe l'addestramento
all'azione nonviolenta?
- Osvaldo Caffianchi: Poiche' la nonviolenza e' - in sostanza - la
lotta contro la violenza, essa si realizza nell'azione nonviolenta che si oppone
alla violenza, ovvero che costruisce solidarieta'. L'elemento maggiormente
caratterizzante - e il luogo critico e cruciale di manifestazione - della
nonviolenza e' l'azione diretta nonviolenta.
L'azione diretta nonviolenta (che sia uno sciopero, uno sciopero alla
rovescia, un sit-in, un digiuno, o una qualunque delle pressoche' innumerevoli
forme in cui concretamente l'azione di lotta nonviolenta si da') richiede una
rigorosa preparazione sotto molti profili. Essendo ad un tempo conflitto e
comunicazione, affermando la coerenza tra i mezzi e i fini, cercando di
promuovere costantemente la comprensione e il negoziato con le controparti,
impegnandosi a non esercitare violenza contro l'integrita' fisica e morale di
ogni essere vivente convolto, la nonviolenza e' esigente: coloro che la scelgono
sanno che una campagna o un'azione diretta nonviolenta richiede un impegno
scrupoloso, un grande esercizio di concentrazione, di responsabilita', di
benevolenza. Per questo e' necessario non solo "discuterne" prima, durante e
dopo l'azione; ma "addestrarsi" ad essa.
Mi e' capitato di organizzare e guidare azioni dirette nonviolente: non ho
mai permesso che vi partecipassero persone che non si fossero prima
preparate per quanto possibile; ed in particolare ho sempre posto come
prerequisiti che tutti i partecipanti sapessero tutte le possibili conseguenze
dell'azione su ogni piano; che tutti si vincolassero al rispetto assoluto delle
regole di condotta nonviolente condivise; che tutti sapessero che la prima
azione inappropriata di uno solo dei partecipanti all'azione diretta nonviolenta
implicava la cessazione immediata e quindi la sconfitta dell'azione. Con
questi criteri abbiamo condotto azioni dirette nonviolente con risultati
positivi sia sul piano dell'esito del conflitto, sia sul piano della crescita
morale dei partecipanti.
Vi sono molte modalita' di addestramento all'azione diretta nonviolenta, ed
alcuni libri assai utili. Tra i piu' noti segnalo Le tecniche della nonviolenza,
di Aldo Capitini; Politica dell'azione nonviolenta, di Gene Sharp; Addestramento
alla nonviolenza, di Alberto L'Abate. Utilissimo anche Teoria e pratica della
nonviolenza, la fondamentale antologia gandhiana curata da Giuliano Pontara con
un'introduzione e un indice che sono essi stessi strumenti di lavoro
eccellenti.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze
editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a
promuovere la nonviolenza?
- Osvaldo Caffianchi: Vorrei dire questo foglio, ma temo che non sia
elegante.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di
ulteriori strumenti di comunicazione? E con quali caratteristiche?
- Osvaldo Caffianchi: Qualche anno fa mi sembrava
giunto il momento per un quotidiano che fosse voce della nonviolenza diffuso
anche in edicola, che avrebbe potuto avere un ruolo coagulante e
trainante, ma una serie di circostanze (alcune private, altre pubbliche: in
primis la catastrofe del movimento pacifista italiano, e la prostituzione alla
guerra di tanta parte del panorama politico e culturale di questo paese -
prostituzione che tuttora perdura) indussero a rinunciare al progetto
(che avrebbe richiesto nella fase di avvio uno sforzo considerevole). Nel
frattempo vari quotidiani sono nati (e defunti), ma nessuno che abbia come sua
proposta la nonviolenza: ed e' la voce che manca, e che sarebbe piu'
necessaria, nel panorama giornalistico italiano (tutto il resto -
tutto - e' omologato alla cultura dominante della violenza).
Tuttavia a mio avviso ci sarebbero ancora oggi
- ovvero oggi di nuovo - le condizioni per organizzare una "filiera corta"
multimediale di informazione nonviolenta quotidiana (un sito che sia anche
giornale radio e telegiornale web, un notiziario quotidiano diffuso per posta
elettronica in formato ultraleggero, un giornale in edicola e periodicamente in
supplemento ad esso vari volumi - di classici della nonviolenza, ma anche di
testimonianza, inchiesta, formazione, dibattito - e dvd parimenti in
edicola oltre che diffusi per abbonamento e via web) e ci sarebbe altresi'
lo spazio cosiddetto di mercato per un'impresa editoriale cosi' concepita e
organizzata.
L'esperienza decennale del notiziario telematico
quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" dimostra che vi sono le
possibilita', gli spazi e le competenze per fare un lavoro di buona
qualita' con risorse scarse e scelte di sobrieta' e di giustizia (e
raggiungendo anche un bacino d'utenza di molto superiore a quello
raggiunto da molti quotidiani cartacei che pure godono di molte
agevolazioni).
Ebbene, con un uso ragionevole delle tecnologie
disponibili, e promuovendo una forma di finanziamento basata sull'azionariato
popolare, si potrebbe realizzare uno strumento d'informazione della
nonviolenza organizzata di effettivo impatto e di cospicua qualita'.
Con una redazione diffusa e fortemente partecipata, con molti
corrispondenti, con editorialisti di eccellente livello, con una redazione
centrale capace di un lavoro di verifica della veridicita', precisione e
correttezza dei contenuti e di un editing adeguato dei testi e degli altri
materiali multimediali. E con un'amministrazione intelligente non sarebbe
difficile trovare il sostegno anche di qualche editore illuminato.
Forse varrebbe la pena di pensarci
sopra. *
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Nonviolenza e politica: quale
relazione?
- Osvaldo Caffianchi: Nulla e' fuori della politica.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Nonviolenza e vita quotidiana: quale
relazione?
- Osvaldo Caffianchi: La concreta esperienza umana si da' solo nel qui ed
ora del ciclo dei giorni e delle notti, nella vita quotidiana. Non ve ne e'
altra.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Nonviolenza e cura del territorio in cui si
vive: quale relazione?
- Osvaldo Caffianchi: La difesa della biosfera, e quindi anche dei
diritti delle generazioni future, comincia dalla cura del luogo in cui
vivi.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Nonviolenza e cura delle persone con cui si
vive: quale relazione?
- Osvaldo Caffianchi: Il primo ambito in cui si esercita e si sperimenta la
scelta della nonviolenza e' quello delle relazioni con i prossimi piu' prossimi,
con le persone con cui entriamo in diretto contatto, e particolarmente con le
persone che hanno immediato bisogno del nostro aiuto. Se non ci si prende cura
delle persone con cui si vive, tutto il resto sono chiacchiere di
ciarlatani.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della
nonviolenza?
- Osvaldo Caffianchi: Tra quelle recenti particolarmente significative
l'esperienza della "Commissione per la verita' e la riconciliazione" in
Sudafrica; e quella del referendum brasiliano per l'abolizione del commercio
delle armi: occorre riproporre queste iniziative anche in altri paesi,
forti anche di quelle esperienze storiche.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Nonviolenza e internet: quale relazione?
e quali possibilita'?
- Osvaldo Caffianchi: Senza internet questa
intervista non ci sarebbe, ne' il notiziario telematico quotidiano su cui essa
appare.
*
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: C'e' qualcosa che vorrebbe
aggiungere?
- Osvaldo Caffianchi: Come dicevo sopra, vorrei riproporre ancora una volta
una definizione della nonviolenza gia' piu' volte apparsa su questo foglio
e gia' citata in questa serie di interviste.
"I. Una premessa terminologica
Scriviamo la parola "nonviolenza" tutta attaccata, come ci ha insegnato
Capitini, per distinguerla dalla locuzione "non violenza"; la locuzione "non
violenza" significa semplicemente non fare la violenza; la parola "nonviolenza"
significa combattere contro la violenza, nel modo piu' limpido e piu'
intransigente.
Chiamiamo le persone che si accostano alla nonviolenza "amici della
nonviolenza" e non "nonviolenti", perche' nessuno puo' dire di essere
"nonviolento", siamo tutti impastati di bene e di male, di luci e di ombre, e'
amica della nonviolenza la persona che rigorosamente opponendosi alla violenza
cerca di muovere verso altre piu' alte contraddizioni, verso altri piu' umani
conflitti, con l'intento di umanizzare l'agire, di riconoscere l'umanita' di
tutti.
Con la parola "nonviolenza" traduciamo ed unifichiamo due distinti e
intrecciati concetti gandhiani: "ahimsa" e "satyagraha". Sono due parole
densissime che hanno un campo semantico vastissimo ed implicano una
concettualizzazione ricca e preziosa.
Poiche' qui stiamo cercando di esprimerci sinteticamente diciamo che ahimsa
designa l'opposizione alla violenza, e' il contrario della violenza, ovvero la
lotta contro la violenza; ma e' anche la conquista dell'armonia, il fermo
ristare, consistere nel vero e nel giusto; e' il non nuocere agli altri (ne' con
atti ne' con omissioni), e quindi innocenza, l'in-nocenza nel senso forte
dell'etimo. Ahimsa infatti si compone del prefisso "a" privativo, che nega
quanto segue, e il tema "himsa" che potremmo tradurre con "violenza", ma anche
con "sforzo", "squilibrio", "frattura", "rottura dell'armonia", "scissura
dell'unita'"; in quanto opposizione alla lacerazione di cio' che deve restare
unito, l'ahimsa e' dunque anche ricomposizione della comunita',
riconciliazione.
Satyagraha e' termine ancora piu' denso e complesso: tradotto solitamente
con la locuzione "forza della verita'" puo' esser tradotto altrettanto
correttamente in molti altri modi: accostamento all'essere (o all'Essere, se si
preferisce), fedelta' al vero e quindi al buono e al giusto, contatto con
l'eterno (ovvero con cio' che non muta, che vale sempre), adesione al bene,
amore come forza coesiva, ed in altri modi ancora: e' bella la definizione della
nonviolenza che da' Martin Luther King, che e' anche un'eccellente traduzione di
satyagraha: "la forza dell'amore"; ed e' bella la definizione di Albert
Schweitzer: "rispetto per la vita", che e' anch'essa un'ottima traduzione di
satyagraha. Anche satyagraha e' una parola composta: da un primo elemento,
"satya", che e' a sua volta derivato dalla decisiva parola-radice "sat", e da
"agraha". "Agraha" potremmo tradurla contatto, adesione, forza che unisce,
armonia che da' saldezza, vicinanza; e' la forza nel senso del detto "l'unione
fa la forza", e' la "forza di attrazione" (cioe' l'amore); e' cio' che unisce in
contrapposizione a cio' che disgrega ed annichilisce. "Satya" viene tradotto per
solito con "verita'", ed e' traduzione corretta, ma con uguale correttezza si
potrebbe tradurre in modi molto diversi, poiche' satya e' sostantivazione
qualificativa desunta da sat, che designa l'essere, il sommo bene, che e' quindi
anche sommo vero, che e' anche (per chi aderisce a fedi religiose) l'Essere,
Dio. Come si vede siamo in presenza di un concetto il cui campo di significati
e' vastissimo.
Con la sola parola nonviolenza traduciamo insieme, e quindi unifichiamo,
ahimsa e satyagraha. Ognun vede come si tratti di un concetto di una
complessita' straordinaria, tutto l'opposto delle interpretazioni banalizzanti e
caricaturali correnti sulle bocche e nelle menti di chi presume di tutto sapere
solo perche' nulla desidera capire.
II. Ma cosa e' questa nonviolenza? lotta come umanizzazione
La nonviolenza e' lotta come amore, ovvero conflitto, suscitamento e
gestione del conflitto, inteso sempre come comunicazione, dialogo, processo di
riconoscimento di umanita'. La nonviolenza e' lotta o non e' nulla; essa vive
solo nel suo incessante contrapporsi alla violenza.
Ed insieme e' quella specifica, peculiare forma di lotta che vuole non solo
vincere, ma con-vincere, vincere insieme (Vinoba conio' il motto, stupendo,
"vittoria al mondo"; un motto dei militanti afroamericani dice all'incirca lo
stesso: "potere al popolo"); la nonviolenza e' quella specifica forma di lotta
il cui fine e' il riconoscimento di umanita' di tutti gli esseri umani: e' lotta
di liberazione che include tra i soggetti da liberare gli stessi oppressori
contro il cui agire si solleva a combattere.
Essa e' dunque eminentemente responsabilita': rispondere all'appello
dell'altro, del volto muto e sofferente dell'altro. E' la responsabilita' di
ognuno per l'umanita' intera e per il mondo.
Ed essendo responsabilita' e' anche sempre nonmenzogna: amore della verita'
come amore per l'altra persona la cui dignita' di essere senziente e pensante,
quindi capace di comprendere, non deve essere violata (e mentire e' violare la
dignita' altrui in cio' che tutti abbiamo di piu' caro: la nostra capacita' di
capire).
Non e' dunque una ideologia ma un appello, non un dogma ma una
prassi.
Ed essendo una prassi, ovvero un agire concreto e processuale, si da'
sempre in situazioni e dinamiche dialettiche e contestuali, e giammai in
astratto.
Non esiste una nonviolenza meramente teorica, poiche' la teoria nonviolenta
e' sempre e solo la riflessione e l'autocoscienza della nonviolenza come prassi.
La nonviolenza o e' in cammino, vale da dire lotta nel suo farsi, o
semplicemente non e'.
Esistono tante visioni e interpretazioni della nonviolenza quanti sono i
movimenti storici e le singole persone che si accostano ad essa e che ad essa
accostandosi la fanno vivere, poiche' la nonviolenza vive solo nel conflitto e
quindi nelle concrete esperienze e riflessioni delle donne e degli uomini in
lotta per l'umanita'.
III. Tante visioni della nonviolenza quante sono le persone che ad essa si
accostano
Ogni persona che alla nonviolenza si accosta da' alla sua tradizione un
apporto originale, un contributo creativo, un inveramento nuovo e ulteriore, e
cosi' ogni amica e ogni amico della nonviolenza ne da' una interpretazione
propria e diversa dalle altre. Lo sapeva bene anche Mohandas Gandhi che defini'
le sue esperienze come semplici "esperimenti con la verita'", non dogmi, non
procedure definite e routinarie, non ricette preconfezionate, ma esperimenti:
ricerca ed apertura.
IV. La nonviolenza come insieme di insiemi
Io che scrivo queste righe propendo per proporre questa definizione della
nonviolenza cosi' come a me pare di intenderla e praticarla: la nonviolenza e'
cosa complessa, un insieme di insiemi, aperto e inconcluso.
1. E' un insieme di concetti e scelte logico-assiologici, ovvero di criteri
per l'azione: da questo punto di vista ad esempio la nonviolenza e'
quell'insieme di scelte morali che potremmo condensare nella formula del
"principio responsabilita'" in cui ha un ruolo cruciale la scelta della coerenza
tra i mezzi e i fini (secondo la celebre metafora gandhiana: tra i mezzi e i
fini vi e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta).
2. E' un insieme di tecniche interpretative (il riconoscimento dell'altro,
ergo il rifiuto del totalitarismo, della cancellazione o della sopraffazione del
diverso da se'), deliberative (per prendere le decisioni senza escludere alcuno)
ed operative (per l'azione di trasformazione delle relazioni: interpersonali,
sociali, politiche); come esempio di tecnica deliberativa nonviolenta potremmo
citare il metodo del consenso; come esempio di tecniche operative potremmo
citare dallo sciopero a centinaia di altre forme di lotta cui ogni giorno
qualcuna se ne aggiunge per la creativita' di chi contro la violenza ovunque si
batte.
3. E' un insieme di strategie: e ad esempio una di esse risorse strategiche
consiste nell'interpretazione del potere come sempre retto da due pilastri: la
forza e il consenso; dal che deriva che si puo' sempre negare il consenso e
cosi', attraverso la noncollaborazione, contrastare anche il potere piu'
forte.
4. E' un insieme di progettualita' (di convivenza, sociali, politiche):
significativo ad esempio e' il concetto capitiniano di "omnicrazia", ovvero: il
potere di tutti. La nonviolenza come potere di tutti, concetto di una ricchezza
e complessita' straordinarie, dalle decisive conseguenze sul nostro agire.
V. Un'insistenza
Insistiamo su questo concetto della nonviolenza come insieme di insiemi,
poiche' spesso molti equivoci nascono proprio da una visione riduzionista e
stereotipata; ad esempio, e' certo sempre buona cosa fare uso di tecniche
nonviolente anziche' di tecniche violente, ma il mero uso di tecniche
nonviolente non basta a qualificare come nonviolenta un'azione o una proposta:
anche i nazisti prima della presa del potere fecero uso anche di tecniche
nonviolente.
Un insieme di insiemi, complesso ed aperto.
Un agire concreto e sperimentale e non un'ideologia sistematica e
astratta.
Un portare ed agire il conflitto come prassi di umanizzazione, di
riconoscimento e liberazione dell'umanita' di tutti gli esseri umani; come
responsabilita' verso tutte le creature.
La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' questo cammino. Il cammino
vieppiu' autocosciente dell'umanita' sofferente in lotta per il riconoscimento
di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
VI. Una grande esperienza e speranza storica
Non patrimonio di pochi, la nonviolenza si e' incarnata in grandi
esperienze e speranze storiche, due sopra tutte: la Resistenza, e il movimento
delle donne; ed e' il movimento delle donne, la prassi nonviolenta del movimento
delle donne, la decisiva soggettivita' autocosciente portatrice di speranza e
futuro qui e adesso, in un mondo sempre piu' minacciato dalla catastrofe e
dall'annichilimento della civilta' umana". 3. AMBIENTE E SALUTE. ASSOCIAZIONE "RESPIRARE":
DALLA COMMISSIONE EUROPEA PER IL LAGO DI VICO
[Riceviamo
e diffondiamo]
L'intervento del Commissario europeo all'Ambiente
sulla situazione del lago di Vico fa piazza pulita di tante mistificazioni e di
tante sottovalutazioni.
Mistificazioni e sottovalutazioni commesse e
propalate da amministratori locali insipienti ed irresponsabili, e per cio'
stesso complici dell'inquinamento selvaggio, complici del danno alla salute e ai
diritti della popolazione locale.
La situazione del lago di Vico richiede interventi
adeguati ed un impegno comune di tutte le istituzioni pubbliche variamente
competenti.
Il diritto dei cittadini all'acqua potabile e' un
diritto umano primario.
L'ambiente e' un bene comune da tutelare nel modo
migliore.
Si intervenga al piu' presto nel modo piu' adeguato
ed efficace.
*
E si dimettano gli amministratori locali che hanno
cercato di ingannare la popolazione.
Si dimettano gli amministratori locali che
grottescamente ed ignobilmente hanno addirittura cercato di intimidire chi ha
fatto sapere la verita' alla popolazione.
Si dimettano gli amministratori locali incapaci,
insipienti, irresponsabili, mistificatori.
Si dimettano gli amministratori locali stupidi,
bugiardi, prevaricatori e spregiatori della verita' e della
legalita'.
*
L'associazione "Respirare"
Viterbo, 20 agosto 2010
L'associazione "Respirare" e' stata promossa a
Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto
alla salute e la difesa dell'ambiente.
4. MONDO. MARIA G. DI RIENZO: NON SIAMO MACCHINE [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81; si veda anche l'intervista in "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 250]
Questa e'
la storia di un film e di un ritratto, dell'uomo che ha ispirato il primo e
della donna che ha dipinto il secondo. E' un misto di recensione retrodatata e
recensione attuale. E' un tributo alla memoria, in un tempo in cui nessuno
impara dal proprio passato o da quello altrui. Ho visto
qualche giorno fa (lingua originale, sottotitoli in inglese) una pellicola
sudcoreana del 1995: “Una bella gioventu': Jeon Tae-il” - titolo inglese “A
single spark”. Nel film, ambientato durante la dittatura degli anni '70, uno
scrittore cerca materiale per la biografia di un operaio morto pochi anni prima,
Jeon Tae-il. A causa del clima politico deve farlo in clandestinita' ma la
biografia (non c'e' nulla di inventato ne' nel racconto delle sue vicissitudini
ne' nel racconto di quelle di Jeon Tae-il) sara' infine pubblicata, diventando
un best-seller con il titolo appunto di “Una singola scintilla”, “A single
spark”. Jeon
Tae-il mori' nel 1970, all'eta' di 22 anni, e la sua morte segno' in pratica la
data di nascita del movimento sindacale in Corea del Sud. Tae-il era un
lavoratore dell'industria tessile, il figlio maggiore in una famiglia che
dipendeva economicamente da lui. Le condizioni di lavoro nei laboratori di
sartoria erano terribili: cio' che Tae-il vedeva quotidianamente erano donne e
bambine che contraevano la tubercolosi a causa della scarsa o inesistente
ventilazione degli ambienti (e come cominciavano a sputare sangue erano messe
alla porta), donne e bambine a cui venivano praticate fino a quattro iniezioni
di anfetamina al giorno, affinche' rimanessero sveglie e non crollassero sotto
il peso di una giornata lavorativa di 16 ore. Gli stipendi, ovviamente, erano
irrisori. Altrettanto
ovviamente, il chiedere aumenti salariali, pause, miglioramenti dei locali
otteneva al meglio risposte vaghe, seguite da scherno, al peggio il
licenziamento del richiedente. Tae-il scopre un giorno qualcosa che non sapeva
esistesse: un trattato sulle leggi che regolano il lavoro (la maggioranza delle
sue colleghe e dei suoi colleghi non sa leggere o compita a fatica). Scopre, e
lo comunica agli altri, che i datori di lavoro non hanno affatto diritto di
trattare le maestranze in quel modo, e nel farlo veicola nei suoi compagni
uomini e donne il senso dell'essere pienamente umani, degni di rispetto. Poiche'
le richieste indirizzate ai padroni continuano a non avere seguito, Tae-il
redige un primo rapporto sui laboratori tessili e lo presenta al Dipartimento
del Lavoro. Il rapporto viene gettato con noncuranza su una scrivania e lui
invitato ad andarsene. Le nubi cominciano ad addensarsi sul suo capo: protestare
per le cattive condizioni di lavoro significa per analogia protestare contro il
regime del presidente Park Chung-hee che appoggia i padroni qualunque cosa
facciano; i “capetti” dei laboratori spargono la voce di star lontani da Tae-il,
sicuramente e' un pericoloso comunista, sicuramente finira' in galera un
giorno o l'altro. Quando
Tae-il ed il comitato che si e' formato attorno a lui (dapprima si
chiameranno “La societa' degli stupidi” a causa di una frase di Tae-il: “Siamo
stati stupidi sino ad ora a credere di non poter sognare”) presentano il secondo
rapporto dopo una serie di volantinaggi, piccole manifestazioni e l'ottenimento
di un articolo su un quotidiano, i funzionari del Dipartimento del Lavoro lo
ignorano accusandoli di essere antipatriottici, e i datori di lavoro, per
rappresaglia, intensificano la repressione nei loro
confronti. Ora la
paura serpeggia nei laboratori. Lo sciopero indetto per protestare contro
quest'ultimo rifiuto di applicare le leggi sul lavoro raccoglie pochissime
adesioni. Tae-il dice ai suoi compagni che c'e' bisogno comunque di attirare
l'attenzione: andranno in piazza del mercato e la' lui brucera' quel libro che
l'aveva fatto sognare, il trattato sui diritti dei lavoratori. In realta', ha in
programma di dar fuoco non solo al libro, ma a se stesso. E' il 13 novembre
1970: Jeon Tae-il corre in fiamme lungo le strade di Seul, gridando
ripetutamente: “Non siamo macchine! Rispettate le leggi sul lavoro!”. I suoi
colleghi e le sue colleghe, che inizialmente non avevano aderito allo sciopero,
si riversano fuori come un fiume in piena; forse solo ora, mentre Tae-il brucia
in strada, capiscono cosa lui intendeva quando disse loro: “Voi siete la casa
della mia anima”. Trasportato ad un ospedale nelle vicinanze, Tae-il non sopravvisse. La sua morte ruppe in qualche modo il sigillo che altre categorie avevano messo sulla solidarieta' con gli operai: studenti universitari, leader religiosi e giornalisti cominciarono da quel momento ad appoggiare la causa dei diritti dei lavoratori. * E in quello stesso anno 1970 a Seul nacque una bambina. Oggi la chiamano “La donna che dipinge lo spirito delle persone”, ma lei ha scelto per se' un nome diverso da quello datole alla nascita: e' Min Ei-su, la cui ultima parte significa “amo qualsiasi cosa sia fatta con le mani”. Mentre frequentava l'Universita' di Hongik, per laurearsi in Belle Arti, Ei-su si uni' ad un gruppo di altri studenti che ufficialmente formavano il “Club della pittura popolare” ma il cui ruolo reale era produrre striscioni, dipinti, illustrazioni e fumetti per il movimento studentesco. Nel 1991 divenne la presidente del circolo: “Una varieta' di nuove idee, di nuovi pensieri, arrivo' a me tramite questa esperienza. Quando i tuoi pensieri cambiano, anche tu come persona cambi”. Min Ei-su ha lavorato e lavora per un'infinita' di progetti (fra cui la “Coalizione dei cittadini per la democrazia nei media”) ma deve la sua fama iniziale ai ritratti di figure storiche: fra i quali c'e' Jeon Tae-il. “Mi piace davvero dipingere ritratti”, ha dichiarato Ei-su, “E' estremamente affascinante descrivere il viso di qualcuno. La prima impressione che ho di questa persona, i sentimenti che provo nel disegnarla, amo queste sensazioni. Quando dipingo un volto un flusso di emozioni mi attraversa la mente. E' come se vivessi con la persona che ritraggo per il tempo in cui la dipingo, ed e' come se la reinterpretassi attraverso il disegno, come se un altro aspetto di lui o di lei fosse creato da me, a modo mio. Dopo le figure storiche, mi sono concentrata su persone che vivono oggi e che sono rispettate per cio' che fanno. Il mio scopo e' questo: voglio mostrare persone ammirevoli di quest'epoca, che siano conosciute al grande pubblico o no. Oggi la maggior parte della gente pensa e dice solo "globalizzazione" ma io penso che le attivita' locali siano importanti, che sia importante riformare a livello locale, rendere le societa' piu' vicine alle persone. Facendo volontariato, ho incontrato i prigionieri che hanno sentenze a lungo termine. Mi trovavo in un momento difficile a livello personale, e tuttavia ho tratto nuovo coraggio di vivere proprio da loro. Non importa quanto la tua vita possa essere confinata da qualcosa o qualcuno, il tuo voler essere umano non cambia. Un giorno ero in visita ad una cella in cui mezza dozzina di prigionieri vivevano insieme. Uno di loro, che stava male fisicamente, aveva ottenuto un permesso d'uscita ma non riusciva neppure a vestirsi. Di colpo gli altri gli sono sciamati attorno, lo hanno aiutato, gli hanno fatto il nodo alla cravatta, si comportavano come una moglie affettuosa con un marito. Ho provato un'emozione inspiegabile, molto profonda. Da quel giorno in poi, posso riflettere diversamente sulla mia vita e sulle vite degli altri". Non
siamo macchine. Il nostro voler essere umani non
cambia. 5. INCONTRI. IL 22 AGOSTO A VITERBO
Domenica 22 agosto 2010, con inizio alle ore
15,30, presso il centro sociale autogestito "Valle Faul" a Viterbo, si
svolgera' il trentottesimo incontro di studio del percorso di formazione e
informazione nonviolenta iniziato da alcuni mesi.
All'incontro partecipa il responsabile del
Centro di ricerca per la pace di Viterbo.
Il centro sociale autogestito "Valle Faul" si trova in strada
Castel d'Asso snc, a Viterbo.
L'iniziativa e' ovviamente aperta alla partecipazione di tutte le persone
interessate. 6. APPELLI.
IL CINQUE PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Anche con la prossima dichiarazione dei redditi si puo' destinare il cinque per mille al Movimento Nonviolento. Non si tratta di versare denaro in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il cinque per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale del Movimento Nonviolento, che e': 93100500235. * Per ulteriori informazioni: tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 7.
STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata
da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle
tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail:
an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto
"copia di 'Azione nonviolenta'".
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Oscar Wilde, Opere, Mondadori, Milano 1979, 2005, pp. LII + 1700.
- Oscar Wilde, Tutte le opere, Newton Compton 1994, Roma, pp. 1136.
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e
internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento
dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della
creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo
di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 289 del 21 agosto 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
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